Un gruppo di 14 alunni rom (da 09 a 16 anni) e 5 operatori dell’associazione
Romà onlus, collaboratore del progetto scolarizzazione del Comune di Roma, sono
arrivati sabato pomeriggio 22 Agosto 2009 a Silvi Marina per una visita guidata
in Abruzzo di sette giorni.
Questi alunni rom partecipano al progetto scolarizzazione attivato dal comune di
Roma e gestito da Casa dei Diritti Sociali in collaborazione con l’associazione
Romà onlus, per un percorso di integrazione culturale dei bambini rom e sinti.
L’associazione Romà onlus ha affittato tre appartamenti presso il Green marine
di Silvi per il pernottamento del gruppo e concordato con il ristorante Velvet
di Silvi Marina il consumo di colazione, pranzo e cena.
Sabato sera 22 agosto 2009 il gruppo proveniente da Roma con un l’ospite locale,
Nazzareno Guarnieri presidente della Federazione romanì, hanno cenato in una
sala del ristorante Velvet unitamente alle persone ospiti dalle zone terremotate
di Aquila.
La cena, a cui ero ospite, è stata consumata regolarmente.
Il giorno successivo, domenica 23 Agosto, il gruppo di ragazzi di Roma, all’ora
di pranzo, ore 12,45, i sono recati presso il ristorante Velvet per pranzare, ma tutto il gruppo è stato rifiutato dal gestore che ha lamentato il fastidio
degli altri ospiti per la presenza di ragazzi di etnia rom.
Quindi i ragazzi non hanno potuto pranzare con grande stupore, anche se gli
operatori di Romà onlus hanno cercato di nascondere, ai bambini, la grave
discriminazione razziale subita.
A fronte di questo rifiuto i responsabili dell’associazione Romà onlus si sono
recati presso il vicino ristorante Tiffany, ma anche qui non hanno potuto
pranzare con la motivazione che era tardi (ore 13, 30 !).
Finalmente il gruppo è riuscito a mangiare presso il vicino ristorante
Sassofano blu a cui pubblicamente va la nostra riconoscenza per l’ospitalità del
titolare e di tutto il personale.
Poi dicono “i Rom non vogliono integrarsi”.
Nazzareno Guarnieri - Presidente Federazione romanì
Di Fabrizio (del 21/08/2009 @ 09:40:04, in Italia, visitato 1895 volte)
Vi segnalo questo articolo a firma di Ilaria Urbani,
pubblicato su "Il Manifesto" del 17 agosto perché, a mio avviso, ha l'indubbio
merito di porre in evidenza alcuni fatti fin qui trascurati: la completa
mancanza di "sicurezza" della strada, cosa questa già segnalata in passato e
colpevolmente ignorata, una attenta ricostruzione dell' "incidente", le
incredibili condizioni di vita degli abitanti del campo, la questione degli
spari uditi all'interno del campo, diversamente riportati dalla stampa, il
dolore della Famiglia. Giancarlo Ranaldi
Il luogo dove sono stati ritrovati Slavica e Luca.
Una tazzina di caffè, sigarette, dolci, tre bicchieri e tanti fiori colorati.
La famiglia di Slavica Djordjevic, la ragazza rom di 20 anni uccisa da un pirata
della strada sabato mattina davanti al campo comunale di Secondigliano, ha
allestito la baracca come una camera mortuaria. Ma Slavica non c'è. E' in una
camera di un obitorio. L'autopsia ieri ha confermato che ad ucciderla è stato un
pirata della strada. L'uomo alla guida non si è fermato a soccorrerla. Il figlio
di 6 giorni, Luka, ricoverato in terapia intensiva all'ospedale Santobono,
migliora di ora in ora. Il neonato che al momento dello schianto si trovava nel
passeggino ha fatto un salto di alcuni metri riportando due fratture al cranio e
un'emorragia. Non è stato ancora identificato l'automobilista che ha travolto la
donna mentre è stato recuperato uno degli specchietti retrovisori esterni della
vettura, una Volskwagen Polo, di colore celeste. Dalle impronte riportate sullo
specchietto gli investigatori cercano di risalire al pirata della strada. L'uomo
potrebbe essersi fermato alcuni minuti sul luogo dell'incidente per riporre il
corpo della ragazza tra il ciglio della strada e guard rail. Slavica è stata
colpita all'altezza del gluteo sinistro. Lo schianto ha provocato lo
spappolamento della milza. Non sono state trovate tracce di sangue perché si era
riversato tutto nei polmoni. Le ferite al braccio sono dovute ad una caduta
successiva all'impatto. «E' impensabile che un corpo finisca da solo in uno
spazio così piccolo dopo uno schianto del genere», dicono gli abitanti del
campo.
Il Comune di Napoli si farà carico delle spese dei funerali o del rimpatrio
della salma. Il corpo della ragazza, di origine serba che prima del matrimonio
abitava del campo di Via Cupa Perillo a Scampìa, dovrebbe tornare nel paese
d'origine anche se l'autorizzazione per il rimpatrio non è ancora arrivata. Il
marito Denis, la famiglia e gli amici di Slavica hanno organizzato una veglia
funebre di tre giorni nel campo di via Cupa Perillo dove la ragazza abitava
prima del matrimonio. I figli del vento del campo comunale di Secondigliano
chiedono dall'aprile del 2001 l'istituzione della fermata di un autobus
all'esterno della baraccopoli. Le automobili sfrecciano a cento all'ora
mettendo, un pericolo costante per i rom. Le novanta famiglie del campo sono
costrette ad attraversare la Circumvallazione esterna per uscire dal campo. «Le
istituzioni non hanno ancora fornito di mezzi trasporto la zona perché ci
sarebbe una disputa sulle competenze. Non si capisce - spiega Marta di Opera
Nomadi - se il tratto è gestito dalla Provincia o dal Comune. Una questione che
riguarda anche la raccolta dei rifiuti che infestano l'area». Il campo rom è
fornito di acqua e energia elettrica che però salta spesso. D'inverno per
l'utilizzo delle stufe e d'estate dei ventilatori. La baraccopoli ha il sistema
fognario in comune con il vicino carcere di Secondigliano. Quando le fogne vanno
in tilt una puzza nauseabonda ricopre il campo.
Nella baraccopoli a ridosso della Circumvallazione esterna ieri si sono
registrati alcuni momenti di tensione. Gli operatori sociali presenti nel campo
ieri mattina spiegano che i colpi di pistola uditi all'esterno non sarebbero
stati esplositi per sedare una rissa scoppiata tra due fratelli, come riportato
da alcune agenzie di stampa, ma perché un ragazzo che usciva dal campo non si
sarebbe fermato all'alt della polizia municipale. Gli agenti avrebbero dovuto
sparare alcuni colpi in aria per intimare lo stop al ragazzo. Gli unici rumori
che hanno interrotto il silenzio di una giornata di lutto.
In Italia, come è tristemente noto, i Rom e Sinti non sono riconosciuti
minoranza etnico-linguistica nonostante continue raccomandazioni della
Commissione Europea la quale afferma i presupposti umani e culturali innegabili
di un popolo perseguitato nonché il diritto ad essere inserito nella storia
territoriale.
L'atteggiamento del nostro paese coincide con il disinteresse altresì di
custodire memoria storica attraverso un simbolo commemorativo.
Obiettivo della Federazione romanì è il riconoscimento di minoranza linguistica
e per realizzarlo è necessario attivare una strategia che possa condurre al
riconoscimento dello status di minoranza linguistica a Rom e Sinti.
La Federazione romani ha attivato una propria strategia che nelle prossime
settimane presenterà dettagliatamente a diverse Istituzioni nazionali e
successivamente a tutti i cittadini per un sostegno forte.
In breve sintesi si tratta:
- della realizzazione di una ricerca storica che definisca la situazione dei Rom
e dei Sinti in Italia durante gli anni del regime nazi-fascista
- della realizzazione di un simbolo artistico a riconoscimento e a memoria dei
caduti rom e sinti nei campi di sterminio
Documento storico
Tra i punti salienti dell'indagine occorre appurare le cause della mancata
deportazione di massa di Rom e Sinti in Italia, (circola tra i rom una storia
legata alla Regina Elena originaria del Montenegro imparentata, forse?, con i
rom, o per altra ragione da ricercare, la quale avrebbe impedito la deportazione
tramite l'intervento del re Vittorio Emanuele II).
Una “leggenda” che deve essere verificata per spiegare il “punto vuoto” del
folle progetto di sterminio.
Appurare comunque quanti rom e sinti dall'Italia sono stati realmente deportati
nei campi di sterminio in Germania nel contesto socio-politico del tempo.
Inoltre riscontrare e documentare gli episodi di partecipazione alla Resistenza
anti-fascista da parte di persone rom e sinte e la loro partecipazione alla II
guerra mondiale. Ecc...
Il documento sarà presentato in sede ufficiale il 17 Dicembre 2009, per non
dimenticare l’emanazione delle leggi razziali.
Simbolo artistico commemorativo
Come per tutti gli eventi storici, l'arte è e rimane il mezzo più incisivo
capace di evocazione e di emozione di un fatto realmente accaduto. L'immagine
comunica nell'immediata memoria collettiva il dolore e il senso di un dramma; e
il tutto in una volta sola, più di mille parole.
Per cui si propone la realizzazione di un simbolo artistico, un monumento
commemorativo, studiato ed elaborato.
L’iniziativa è a vantaggio del riconoscimento dell'arte romanì come primo passo
verso l'acquisizione della cultura tutta nell'inclusione di essa fra le
minoranze etnico-linguistiche riconosciute in Italia.
La delegazione presente in corso Monforte era composta da una trentina di
persone. Cinque dei manifestanti sono stati ricevuti dal Viceprefetto vicario,
il dottor Saccone.
I Rom hanno provato a spiegare la situazione in cui si trovano: da oltre
una settimana si son trovati senza un riparo, vengono sgomberati - spesso alle 6
di mattina - una/due volte al giorno, ovviamente non hanno acqua o i servizi
indispensabili, le loro tende ed i ripari improvvisati vengono costantemente
distrutti dalle forze dell'ordine. In questa situazione devono sopravvivere
donne incinte e una cinquantina di bambini, compresi dei neonati.
Inoltre, i criteri usati per dividere gli sgomberati dalla cascina e fornire
una sistemazione a 10 loro famiglie (su 50), prevedevano la frequenza scolare,
quando esistono situazioni di persone con bambini solo in età pre-scolare. Giova
ricordare, che queste persone sono in Italia da una decina d'anni, alcuni
possono portare a prova le loro buste paga.
Il Viceprefetto, che comunque conosceva già la situazione, ha ribadito la
legittimità della politica seguita, a partire dall'abbattimento della struttura
occupata, proponendo come unica soluzione l'allontanamento delle famiglie che
tuttora vagano tra i comuni di Pioltello, Vimodrone e Segrate.
Si è tentato di riportare la discussione nel pratico, ricordando che il
rispetto della legislazione, comporta anche il rispetto dei richiami
internazionali all'Italia, che ricordo riguardano "la Convenzione sui diritti
dell’infanzia delle Nazioni unite del 20 novembre 1989, ratificata dalla
Repubblica italiana con legge n. 176 del 27 maggio 1991, segnatamente agli
articoli 19, 24 (diritto all’assistenza), 26 (diritto alla sicurezza sociale),
27 (diritto allo sviluppo sociale), 28 e 29 (diritto all’educazione)"
Di fronte alla chiusura assoluta del Viceprefetto, la delegazione tornava in
strada per riferire agli altri su quanto si era detto e con una intervista ad
una troupe televisiva, dove esprimevano anche la loro esasperazione e
(nonostante tutto) l'intenzione di resistere, si chiudeva la giornata.
Una bruttissima storia di razzismo contro Cittadini Italiani di etnia Rom.
Alcune famiglie rom di Pescara, cittadini Italiani, decidono di fare una gita a Roma per portare i loro figli al parco acquatico. Arrivati al Parco vanno alla biglietteria per fare i biglietti, ma vengono rifiutati PERCHE' ZINGARI. Il gruppo rom decide di chiamare le forze dell'ordine per far rispettare un loro diritto.
I Carabinieri arrivano al Parco e preso atto dei fatti decidono subito di identificare tutti i rom presenti e chiedere le relative informazioni via radio. Dopo qualche ora di accertamenti NESSUNA ILLEGALITA' viene riscontrata. Ma questo non è sufficiente, quando sei zingaro.
I Carabinieri decidono di portare un rom al comando Carabinieri di Ponte Galeria a Roma per accertamenti, un modo per evitare al gruppo dei rom di entrare al Parco.
Incontreremo le famiglie rom nelle prossime ore a Pescara e avvieremo tutte le iniziative necessarie e democratiche.
Dopo lo scempio compiuto dalle forze dell'ordine, sotto mandato delle
autorità territoriali (comuni di Milano e Pioltello) e governative (Prefettura)
e la conseguente distruzione della storica occupazione dei rom (cascina
Bareggiate era stata occupata dai reduci dello sgombero di via Adda, e resisteva
dal giugno del 2004), la repressione si è abbattuta ulteriormente sulle famiglie
sgomberate che, dopo aver trovato rifugio nel bosco attiguo alla cascina, si
sono visti braccare dai carabinieri che hanno distrutto nuovamente il loro
insediamento di fortuna, costringendoli ad un nuovo esodo e ad una condizione di
precarietà senza precedenti.
Parallelamente Comune di Pioltello e associazioni caritatevoli hanno cercato di
mostrare il volto buono dell'operazione, consentendo ad 8 famiglie di insediarsi
in un mini-campo regolare (per sei mesi) costruito nelle immediate vicinanze e
impedendo a tutti gli altri l'accesso non solo alle strutture ma persino
all'acqua. Ieri si è svolta una prima conferenza stampa di denuncia
dell'accaduto, delle discriminazioni subite e della pretestuosità dei cosiddetti
progetti che, lungi dall'essere una soluzione per i rom, assomigliano molto ad
un cavallo di Troja che, da sempre, accompagna sgomberi e deportazioni,
dividendo la comunità e indebolendone le capacità di reazione e di difesa. E
sono proprio questi i contenuti e le motivazioni che stanno alla base della
decisione presa dai reduci di cascina Bareggiate che convocano un presidio
sotto la Prefettura per martedì 18 agosto alle 17, e cercano così di
rilanciare una lotta ormai storica dell'intera loro comunità a Milano. Visti i
trascorsi ed il clima di intolleranza che grava sui rom, oltre che la necessità
di opporsi al clima xenofobo e terroristico rafforzato dall'ultimo pacchetto
sicurezza, facciamo appello a tutti gli antirazzisti affinchè garantiscano il
loro sostegno alla mobilitazione
Uniamo il diavolo l'acquasanta,
IlPadano.comspiega tutta l'inutilità di questo sgombero:
Pioltell - "I nomadi sono stati allontanati, ma di fatto non si conosce la
loro destinazione. Presumibilmente in questo momento ci sono gruppi di sbandati
che stanno andando a cercare una sistemazione nei Comuni vicini, e così di fatto
non si è risolto il problema, ma lo si è solo spostato di qualche chilometro.
Già ieri sera qualche rom si aggirava per il Parco cercando dove poter piazzare
una tenda. E’ segno che non si sono del tutto allontanati dalla zona". Questo il
commento di Marco Rondini, deputato della Lega Nord e segretario
provinciale della Martesana, a proposito delle operazioni di smantellamento
dell'insediamento abusivo di Cascina Bareggiate, sita nel territorio del Comune
di Pioltello, confinante con quelli di Cernusco sul Naviglio, Segrate e
Vimodrone, in provincia di Milano.
Il parlamentare del movimento di Umberto Bossi critica anche
l’insediamento provvisorio autorizzato di alcune famiglie: "Non si conosce –
sostiene - il criterio con cui sono state selezionate. In ogni caso, una volta
autorizzata la sosta delle roulotte sarà estremamente complicato rimuoverle. Di
fatto viene autorizzato un piccolo campo nomadi. Alla fine – aggiunge - il
risultato è: un centinaio di sbandati in giro per la Martesana, l’ultima cascina
rimasta nel Parco demolita, e un piccolo campo nomadi autorizzato. Se questo è
un bilancio positivo…".
In merito interviene anche l’Assessore Provinciale ai Parchi e Agricoltura,
Luca Agnelli, segretario della Lega Nord di Pioltello, che si dichiara
preoccupato del destino del Parco delle Cascine: "Dopo la Vallotta e la Chioso,
anche la Bareggiate è a terra. Ora che le cascine sono demolite – afferma - il
rischio è che il Parco perda di significato e prendano piede le proposte di
sviluppo urbanistico di cui si è già parlato in Consiglio comunale. Ci siamo già
dichiarati contrari a simili progetti e continueremo sulla linea del no al
cemento nel parco".
Repubblica.itTragedia nel capoluogo campano: la bimba, 6 giorni, era a 100 metri dal corpo della madre E in Calabria, a Praia a Mare, ragazzo ubriaco travolge e uccide una diciottenne Napoli: rom morta, grave figlia neonata forse investite da un pirata della strada
NAPOLI - Una ragazza rom di 20 anni è morta e la sua bimba di appena sei giorni versa in gravi condizioni all'ospedale pediatrico Santobono dopo che entrambe sono state presumibilmente investite da un'auto pirata a Napoli. Il corpo senza vita della madre e la sua piccola, distante un centinaio di metri da lei, sono stati ritrovati questa mattina sulla Circonvallazione esterna del capoluogo campano, all'altezza del chilometro 1,2, nei pressi di un insediamento rom. La strada è a doppio senso di marcia con spartitraffico: oltre il guard rail c'era una carrozzina.
Le indagini condotte dalla polizia municipale di Napoli convergono al momento sull'ipotesi dell'auto pirata, ma la mancanza di tracce di sangue sull'asfalto così come l'assenza di elementi che riconducano al violento impatto fanno sì che gli investigatori lascino aperte altre ipotesi. Sul corpo della donna è stata disposta l'autopsia, per chiarire la causa e l'ora del decesso.
Momenti di tensione si sono registrati nella comunità rom di Secondigliano all'arrivo della polizia mortuaria, incaricata di trasportare il cadavere della giovane senza vita. Sono stati soprattutto i familiari della ragazza a inveire, manifestando la loro rabbia nei confronti degli agenti.
[...]
(cliccare sul logo per leggere il lancio dell'Ansa)
notizie e foto
AGGIORNAMENTO (nota in breve di Elisabetta Vivaldi in serbo/croato):
Svim Romima! Molim vas recite molitvu za mladu majku, Romni 20 godishnjakinju koju je udarilo auto i podlegla je ranama. Takodjer njezino djete, samo sedmica dana staro je ozbiljno ozljedjeno i bori se za zivot. Romni je iz "Campo Vecchio of ...Scampia ( Napulj)". Ali je zivjela u novome kampu sa svojom obitelji i djecom. Oba kampa se mole i oplakuju Romni. Pridruzite im se u molitvi i pomozite bebi molitvom. Hvala*Nais Tuke
Di Fabrizio (del 15/08/2009 @ 13:39:00, in Italia, visitato 2013 volte)
Segnalazione di Tom Welschen sul caso di
Pioltello
I 200 rom sgomberati si accampano di Zita Dazzi Sgomberati dalla cascina Bareggiate non sanno più dove andare e campeggiano
tra Vimodrone, Segrate e Pioltello
Campeggiano all’aperto, nei campi tra Vimodrone, Segrate e Pilotello come
fossero turisti non troppo esigenti. Ma appena cambieranno le condizioni
climatiche, i circa 200 rom rimasti senza tetto dopo lo sgombero della cascina
Bareggiate, andranno ad occupare qualche altro stabile dismesso.
Nel frattempo, le associazioni che li sostengono, minacciano esposti al prefetto
e al presidente della Repubblica Napolitano per denunciare quella che Djana
Pavlovic, vicepresidente della Federazione Rom e Sinti insieme, non esita a
definire «grave emergenza umanitaria». Ci sono infatti almeno 87 bambini,
fra cui tre neonati, e due donne incinte, fra i nomadi romeni sgomberati dalla
cascina, oggi demolita, dove negli anni passati si sono rifugiati molti degli
zingari sgomberati a Milano.
Dettaglio che viene sottolineato con forza anche dal sindaco di Pioltello,
Antonio Concas, che guida una giunta di centrosinistra e che punta il dito
contro la giunta Moratti: «Io, con le piccole forze che può avere un Comune
dell’hinterland ho chiesto i finanziamenti al commissario straordinario ai rom,
il prefetto Lombardi, per dare una alternativa alla strada alle famiglie
sgomberate che hanno i figli iscritti alle nostre scuole. Palazzo Marino non fa
niente per quelli che vengono da Milano e che hanno ancora i figli iscritti
nelle scuole cittadine, da via Ravenna a Crescenzago.
Anzi De Corato si permette di esortare nuovi sgomberi. Lo trovo scandaloso».
Dopo lo sgombero infatti 8 famiglie rom, 49 persone in tutto, sono state infatti
sistemate in roulotte in un campo comunale, e l’amministrazione, forte di uno
stanziamento di 455mila euro, si è impegnata ad aiutarle a trovare casa e lavoro
regolare, in cambio della firma del Patto di Legalità.
Anche don Massimo Mapelli, vice di don Colmegna alla Casa della Carità,
sollecita altre amministrazioni comunali a farsi avanti per trovare alternative
per le famiglie rom disposte a vivere nella legalità: «Pioltello ha fatto la sua
parte, ora tocca agli altri».
Non è d’accordo l’assessore regionale Davide Boni: «La comunità rom che contesta
lo sgombero di Pioltello prima di recriminare farebbe meglio a imparare a vivere
secondo le leggi vigenti in questo Paese. Anche durante il mese d’agosto non si
possa abbassare la guardia e lasciare che alcune situazioni restino senza
controllo: gli sgomberi devono continuare infatti a ritmo serrato». (15 agosto 2009)
Di Fabrizio (del 13/08/2009 @ 17:05:19, in Italia, visitato 3229 volte)
COMUNICATO STAMPA
Sgombero d’agosto, umanità mia non ti conosco: neonati e donne incinte in
campeggio libero
Venerdì 14 agosto alle 12.30 conferenza stampa presso la cascina Bareggiate,
comune di Pioltello
ll giorno 6 agosto è stata sgomberata e subito demolita la cascina Bareggiate
nel comune di Pioltello al confine con l’Auchan di Vimodrone, nella quale
vivevano da tempo numerose famiglie di rom rumeni. Oltre 200 persone di cui
la metà minori sono stati mandati a dormire sui prati tranne una decina di
famiglie i cui figli frequentano le locali scuole, delle quali si è dato cura il
Comune di Pioltello. Non c’è stato invece nessun intervento a tutela degli altri
minori, tra i quali si contano neonati di 1, 4, 8 mesi e due donne incinte.
La situazione di queste famiglie – circa 200 persone di cui la metà minori -
costrette all’addiaccio senza nessuna alternativa è stata resa più drammatica
dopo che stamane pattuglie di polizia locale e carabinieri le hanno fatte
sloggiare dai loro ricoveri di fortuna.
Di fronte a una situazione di grave emergenza umanitaria la Federazione Rom e
Sinti insieme e l’associazione Upre Roma insieme con i capifamiglia presentano
un esposto al capo dello Stato perché in prima istanza ci sia un intervento
immediato a tutela della vita di questi bambini e invitano i mezzi di
informazione alla conferenza stampa che si tiene domani, venerdì 14 agosto
alle 12.30 nel parcheggio dell’Auchan di Vimodrone.
Di seguito l’esposto.
Per informazioni:
Dijana Pavlovic tel. 339-7608728
Fabrizio Casavola tel. 347-7179602
Lucan Constantin tel. 320-0944772
Al Presidente della Repubblica on. Giorgio Napolitano Palazzo del
Quirinale 00187 Roma
p. c.
Al prefetto di Milano dott. Gian Valerio Lombardi corso
Monforte 31 20122 Milano - Al dottor Razvan Rusu Ambasciatore di Romania Via
Nicolò Tartaglia, 36 00197 ROMA - Al dottor Vladimir Spidla Commissario UE
per Occupazione e Affari Sociali - A European Roma Rights Center H-1386
Budapest 62 Hungary
Oggetto: esposto e ricorso avverso ordinanza del prefetto di Milano prot.
N. 9 b1/200900261-Gab
Illustrissimo signor Presidente,
i sottoscritti cittadini europei e le sottoscritte associazioni – Federazione
Rom e Sinti insieme, associazione Upre Roma - ritengono necessario portare a Sua
conoscenza la grave situazione che si è determinata in provincia di Milano con
lo sgombero coattivo di una comunità rom rumena composta da numerose famiglie
con figli minori. Il prefetto di Milano in qualità di commissario per
l’emergenza nomadi in Lombardia notificava il 3 agosto 2009 l’ordinanza
commissariale n. 1 prot. n. 91 b1/200900261-Gab, con la quale intimava lo
sgombero dell’area denominata “cascina Bareggiate” insistente nel comune di
Pioltello, area nella quale da oltre cinque anni era presente una comunità di
Rom rumeni, alla quale si erano aggiunti altri nuclei provenienti da successivi
sgomberi operati dal Comune di Milano. Nell’ordinanza non era indicata nessuna
data entro la quale l’area doveva essere liberata ma alla mattina del 6 agosto
le forze dell’ordine del Comune di Pioltello, coordinate dal responsabile
sicurezza del comune di Milano, provvedevano allo sgombero coattivo dell’area e
alla immediata demolizione dello stabile della cascina Bareggiate.
Durante lo sgombero non veniva consentito a nessuna associazione di essere
presente per verificare il rispetto dei termini previsti dalla comunità
internazionale in caso di sgomberi coattivi, la tutela dei numerosi minori e
neppure era consentito ai mezzi di informazione di documentare quanto avveniva
con l’eccezione di una troupe della televisione di Stato.
Mentre il Comune di Pioltello si dava carico di un progetto per l’inserimento di
una decina di famiglie i cui figli risultano frequentanti le scuole del Comune,
per le restanti 51 famiglie (200 persone di cui 87 minori) non c’era nessun tipo
di assistenza e soprattutto nessun intervento che garantisse ricovero e tutela
per i minori. Lasciate senza nulla davanti ai ruderi della cascina queste
famiglie sono costrette a vivere all’addiaccio nonostante la presenza di donne
incinte e addirittura bambini ancora lattanti (da 1, a 4 a 8 mesi) con grave
rischio per la loro salute e sicurezza.
Dopo essersi sistemate in ricoveri di fortuna sui terreni circostanti la cascina
queste stesse famiglie sono state sgomberate nella giornata del 13 agosto anche
da questi ripari provvisori. Gli effetti di tale sgombero violano, prima ancora
che le norme e le modalità previste dalla Unione europea a proposito degli
sgomberi delle comunità rom, qualunque naturale rispetto nei confronti di esseri
umani, uomini, donne e bambini esposti ora a una situazione di totale precarietà
alla quale si aggiunge il rischio ambientale dovuto alla demolizione di tetti in
eternit contenenti amianto avvenuta senza preventive verifiche e bonifiche, cosa
per la quale ci riserviamo specifica denuncia.
Lo sgombero avvenuto senza alcuna proposta alternativa e la totale assenza di un
intervento di assistenza a tutela dei minori costringe le sottoscritte
associazioni e i sottoscritti cittadini europei a
chiedere un intervento immediato per far fronte all’emergenza umanitaria
che si è determinata tutelando i minori;
denunciare le modalità dello sgombero e conseguentemente fare ricorso
contro il provvedimento emesso dal prefetto di Milano, per violazione di
quanto previsto dalla Convenzione sui diritti dell’infanzia delle Nazioni
unite del 20 novembre 1989, ratificata dalla Repubblica italiana con legge
n. 176 del 27 maggio 1991, segnatamente agli articoli 19, 24 (diritto
all’assistenza), 26 (diritto alla sicurezza sociale), 27 (diritto allo
sviluppo sociale), 28 e 29 (diritto all’educazione).
Con i sensi della nostra stima.
Allegati: elenco dei nuclei familiari interessati, con firma dei
capifamiglia, documentazione fotografica
Milano, 13 agosto 2009
Per la Federazione Rom e Sinti insieme, con sede in via Domenico
Grisolino n. 132, 00156 Roma
Presidente Radames Gabrieli
la vicepresidente Dijana Pavlovic. Tel. 3397608728 – e-mail:
dijana.pavlovic@fastwebnet.it
Per l’associazione Upre Roma con sede in via Pietro Colletta 55, 20137
Milano - tel. 0245488070
Il presidente Paolo Cagna Ninchi. Tel. 3391170311 – e-mail:
paolo.cagnaninchi@fastwebnet.it
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