Ieri pomeriggio, in una Milano (come norma) deserta ed assolata, i
Rom sgomberati dalla cascina Bareggiate hanno tenuto il loro
presidio di fronte alla prefettura.
La delegazione presente in corso Monforte era composta da una trentina di
persone. Cinque dei manifestanti sono stati ricevuti dal Viceprefetto vicario,
il dottor Saccone.
I Rom hanno provato a spiegare la situazione in cui si trovano: da oltre
una settimana si son trovati senza un riparo, vengono sgomberati - spesso alle 6
di mattina - una/due volte al giorno, ovviamente non hanno acqua o i servizi
indispensabili, le loro tende ed i ripari improvvisati vengono costantemente
distrutti dalle forze dell'ordine. In questa situazione devono sopravvivere
donne incinte e una cinquantina di bambini, compresi dei neonati.
Inoltre, i criteri usati per dividere gli sgomberati dalla cascina e fornire
una sistemazione a 10 loro famiglie (su 50), prevedevano la frequenza scolare,
quando esistono situazioni di persone con bambini solo in età pre-scolare. Giova
ricordare, che queste persone sono in Italia da una decina d'anni, alcuni
possono portare a prova le loro buste paga.
Il Viceprefetto, che comunque conosceva già la situazione, ha ribadito la
legittimità della politica seguita, a partire dall'abbattimento della struttura
occupata, proponendo come unica soluzione l'allontanamento delle famiglie che
tuttora vagano tra i comuni di Pioltello, Vimodrone e Segrate.
Si è tentato di riportare la discussione nel pratico, ricordando che il
rispetto della legislazione, comporta anche il rispetto dei richiami
internazionali all'Italia, che ricordo riguardano "la Convenzione sui diritti
dell’infanzia delle Nazioni unite del 20 novembre 1989, ratificata dalla
Repubblica italiana con legge n. 176 del 27 maggio 1991, segnatamente agli
articoli 19, 24 (diritto all’assistenza), 26 (diritto alla sicurezza sociale),
27 (diritto allo sviluppo sociale), 28 e 29 (diritto all’educazione)"
Di fronte alla chiusura assoluta del Viceprefetto, la delegazione tornava in
strada per riferire agli altri su quanto si era detto e con una intervista ad
una troupe televisiva, dove esprimevano anche la loro esasperazione e
(nonostante tutto) l'intenzione di resistere, si chiudeva la giornata.