Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 04/09/2012 @ 09:13:28, in media, visitato 1573 volte)
Da
Roma_Daily_News
Ci è gradito informarvi sul progredire del film sulla lingua romanì, iniziato
circa 2 anni fa ed in via di completamento entro ottobre 2012.
Il film sperimentale "Talking Letters" intende rappresentare una lingua che
è un caso straordinario di sopravvivenza alle avverse circostanze sociali,
economiche, politiche ed educative.
Mostrando testimonianze di Rom dall'Austria, Lituania, Moldavia, Romania ed
Ucraina, il film fornisce un sguardo interno sulle differenti realtà dei Rom che
- contro ogni pressione verso l'assimilazione - stanno seguendo una loro strada
nel mantenere, trasmettere e promuovere la loro lingua.
Vi invitiamo a visitare il
nostro sito
web, perché possiate condividere alcuni frammenti video e fotografie del
nostro viaggio. Potete anche lasciarci un messaggio sulla
nostra pagina Facebook.
Talking Letters team: Angelika Herta, Pavel Braila, Lilia Braila
Di Fabrizio (del 02/09/2012 @ 09:18:30, in lavoro, visitato 1207 volte)
Mediaroma
C'è tensione tra i Rom lavoratori agricoli, che giungono a Karasu (distretto
Sakarya - Marmara) per la raccolta delle noci, ed il mukthar della Yeni Mahalla,
O.B. Gli abitanti si lamentano che le tende dei Rom creerebbero inquinamento
visivo. Il mukthar chiede che le tende vengano tolte dall'ingresso della
Yeni Mahalla. I Rom, che lavorano e vivono in condizioni estremamente dure,
hanno paura di perdere, causa la reazione dei residenti, l'unico lavoro che
hanno durante l'estate.
Le famiglie rom di vari insediamenti in Tracia e nelle regioni egee della
Turchia, migrano ogni estate in cerca di lavoro in campagna. Durante questi
periodi possono esserci problemi con i residenti delle zone agricole. L'ultimo
esempio è quello di Karasu.
I lavoratori agricoli rom sono invitati ad andarsene dall'area dove hanno
piantato le tende, a causa dell'inquinamento visivo. Quando il governatore
locale ha rifiutato di portare avanti la richiesta, alcuni residenti hanno
iniziato una campagna dentro di lui, dicendo che "difende i Rom invece dei
residenti locali". Il mukhtar si è unito alla protesta. Inoltre, ci sono
lamentele, e si dice che il tasso delle rapine in zona sarebbe aumentato
vertiginosamente con l'arrivo delle famiglie rom. Sembra anche che i residenti
vogliano unirsi per provocare una reazione comune contro i Rom.
Le famiglie rom aspettano con ansia che le autorità giochino un ruolo di
mediazione con i residenti locali. Altrimenti, se fossero costrette ad
abbandonare prematuramente la zona, potrebbero patire la fame, non avendo
redditi alternativi.
Source: Sakarya Rehberim
Di Fabrizio (del 01/09/2012 @ 09:12:44, in Italia, visitato 1312 volte)
Segnalazione di Giancarlo Ranaldi
Fanpage.it La ragazza rom accusata del tentato rapimento di una neonata torna
a Ponticelli, dove nel 2008 una folla inferocita aveva assaltato e incendiato i
campi della zona e costretto centinaia di persone a fuggire. Angelica racconta
ai microfoni di fanpage.it la verità su quello che accadde in quei giorni.
Angelica Varga torna per un giorno a Ponticelli. La giovane rom accusata del
tentato rapimento di un neonato nel maggio del 2008 quando aveva appena 15 anni:
episodio che scatenò la violenza razzista ai danni della comunità rom, gli
incendi e il pogrom di anziani, donne e bambini. Angelica è stata condannata a
quattro anni di reclusione, trascorsi tra il carcere minorile di Nisida e una
casa famiglia della provincia di Napoli. A fine maggio ha scontato la sua pena
ed è tornata libera. Ha deciso di parlare ai microfoni di fanpage.it e raccontare
la sua verità. Nega l’accusa di rapimento e racconta la sua versione dei fatti.
Lo fa tornando proprio in via Argine, per un giorno, davanti agli ex campi dove
vivevano centinaia di suoi connazionali.
Prova a cacciare le paure e guardare quei campi incendiati dall’ignoranza e
dagli affari criminali. In un italiano impeccabile, Angelica parla del suo
passato e del suo futuro, riannodando i ricordi che aveva provato scrivere in un
diario mentre era in comunità. Napoli, i magistrati che l’anno giudicata "era
solo una bambina", gli operatori sociali e i volontari che l’hanno accolta e
sostenuta, il popolo Rom, sono solo alcuni dei temi che affronta. E poi la "pena", quella
"dentro e fuori al carcere", afferma, "è la prima cosa che mi
viene in mente ricordando questi anni". Eppure Angelica non si arrende e guarda
al futuro. Tornerà in Romania per riabbracciare la sua famiglia e sua figlia che
oggi ha cinque anni. A nemmeno vent’anni, la giovane originaria della
Transilvania rivendica il diritto a una vita per "provare almeno ad assaggiare
la felicità".
Eppure, prima di partire, sa di lasciare un pezzo di sé in Italia. Il nostro
Paese non ha esitato a condannare una ragazzina di 15 anni e deve fare ancora i
conti con la xenofobia, con la povertà e con le paure verso culture diverse.
A cura di Giuseppe Manzo e Alessio Viscardi
Di Fabrizio (del 31/08/2012 @ 09:11:24, in Europa, visitato 1605 volte)
Da
Roma_Francais
par voxrromorum le 21 août 2012
Martedì 21 alle 15 si è tenuta una riunione sotto stretta sorveglianza, nel
capannone di Ion, un Rom rumeno che con altri, sta occupando un terreno
abbandonato nel dipartimento dell'Essoinne. Invitati Rom da tutti i paesi: Zanko
dalla ex Jugoslavia, Dimitar dalla Bulgaria, Janos dall'Ungheria ed anche
Jean-François, detto Papayou, un Sinto che abita nel dipartimento. La
spinosa questione dei Fnarcesi preoccupa questi Rom, convenuti nel consiglio dei
saggi.
Il fatto è che Zanko ha commesso un errore. Da poco incaricato dal consiglio
riguardo le questioni della sicurezza e del paesaggio, ha deciso di smantellare
il sistema di videosorveglianza in alcuni quartieri. Ciò ha provocato la levata
di scudi delle imprese alla sicurezza, mentre i padroni di cani sostengono
l'azione di Zanko e chiedono lo smantellamento del sistema di videosorveglianza
in tutto il dipartimento. La situazione è esplosiva: le società di sicurezza
privata ed il sindacato dei padroni di cani sono due forze inconciliabili per
ogni Essoniano che vuole farsi un nome.
Non solo, Janos l'ungherese, incaricato al commercio e lavoro, è andato fuori
di testa apprendendo la notizia. Pur "comprendendo il disagio causato
dall'installazione di questi sistemi di videosorveglianza", Janos ritiene che il
loro smantellamento non sia una soluzione. Come alternativa propone di
incastonare i sistemi nei muri, le lenti delle telecamere potranno essere
mascherate da una vernice che le renda quasi invisibili, permettendo comunque
loro di funzionare. Comunque tanto Janos che le ditte interessate a questo tipo
di installazioni, sanno che quella vernice è assolutamente opaca e che le
telecamere non riusciranno a registrare niente, ma occorre proporre
un'alternativa, se non altro per smarcarsi da quel coglione di Zanko. Poi, se si
può aiutare gli amici...
La riunione rischiava di essere lunga, attendendo impazientemente le
conclusioni. Da buoni reporter, pubblichiamo per tutti e tutte la decisione
adottata, quando Jean-François, detto Papayou, uscendo dal capannone con gli
occhi sbarrati si è colpito la fronte: "Che idioti!" Gli abbiamo chiesto cosa
non andasse, e ci ha risposto: "Bah, i Fnarcesi non chiedono telecamere, sui
pali o dentro i muri, né coperte, né scoperte, pitturate o altre. Vogliono solo
che permettiamo loro di mettere le serrature alle porte!" Accidenti, avevamo
dimenticato questo divieto per i Fnarcesi di mettere serrature ed utilizzare
chiavi. E questo perché, non si capisce che le imprese che le proteggono, a
colpi di telecamere o possessori di cani...
Di Fabrizio (del 30/08/2012 @ 09:31:11, in casa, visitato 1509 volte)
Pubblicato il 21 ago 2012 Le foto
Continuiamo ad occuparci di bioedilizia, amici di Ecoblog, seguendo i progetti
del contest
Solar Decathlon Europe 2012 che ricordiamo si svolgerà dal 14 al 30
settembre prossimo a Madrid. Dopo la portoghese
Casas Em Movimento, l'abitazione
solare modulare che vi abbiamo presentato nelle scorse settimane, è la volta di
un progetto made in Romania.
Si chiama PRISPA ed è una
casa solare prefabbricata che produce, grazie ai
pannelli fotovoltaici, il 20% in più di energia dei consumi medi (in Romania). A
Bucarest i consumi medi sono di 7.508 kWh all'anno, la casa ne produrrebbe 9.501
kWh. Una piccola centrale energetica che va oltre l'autosufficienza. Il progetto
degli studenti di architettura degli atenei rumeni, rispetto a quello dei
colleghi portoghesi, è decisamente più semplice: non introduce novità radicali,
come nel caso della casa modulare che si adatta alle mutate esigenze di spazio
ed energia della famiglia, in costante evoluzione, bensì punta a sfruttare le
tecnologie esistenti in modo innovativo. D'altra parte, è la prima volta che la
Romania partecipa al Solar Decathlon Europe ed è un esordio davvero niente male.
I pannelli fotovoltaici, 32 in tutto, sono integrati alla struttura per una
potenza installata complessiva di 8 kWp. La casa, costruita in legno, è
ottimizzata per sfruttare la luce solare in inverno e raffrescarsi passivamente
d'estate. In dotazione anche due pannelli solari termici ed impianti per il
riciclo delle acque grigie in grado di recuperare fino a 250 litri al giorno.
La particolare struttura angolare garantisce inoltre un elevato livello di
protezione dai venti gelidi e sferzanti che soffiano in Romania d'inverno. Anche
gli interni sono in legno, sono stati mantenuti i colori naturali dei tessuti e
delle altre materie prime utilizzate per i pavimenti ed i rivestimenti. Gli
ambienti sono arieggiati e molto luminosi e per ridurre l'invasività degli
impianti è stato progettato un locale appositamente per ospitare i convertitori
di energia e le altre apparecchiature tecnologiche.
La casa costerebbe, orientativamente, intorno ai 120 mila euro (è il prezzo del
prototipo di 87,15 metri quadrati), ma gli studenti sperano che il costo in
futuro possa abbassarsi ulteriormente attestandosi intorno ai 70 mila euro,
cifra nettamente più abbordabile.
Cliccare sulle foto per vederle a grandezza originale
PRISPA su
Facebook
Di Fabrizio (del 29/08/2012 @ 09:13:04, in Europa, visitato 1448 volte)
Da
Roma_Francais
Rom: facilitare l'accesso al lavoro, "un vero, falso annuncio" Par Morgane
Bertrand
Il governo potrebbe fare molto di più per aiutare i Rom ad integrarsi,
dice Benjamin Abtan, presidente del Mouvement anti-raciste européen Egam.
Intervista
[...] Il ministro dell'alloggio, Cécile Duflot, ha annunciato mercoledì 22
agosto che il governo ha deciso di
"allentare i vincoli" sull'accesso al lavoro dei Rom,
"sopprimendo la tassa" a carico dei loro datori di lavoro ed "allargando" i
mestieri a cui possono accedere. Lei che ne dice?
Buono, ma potrebbe essere meglio. Prima, una piccola precisazione: il
problema non è facilitare l'accesso dei Rom al lavoro, ma cessare di impedirne
l'accesso a bulgari e rumeni. Per loro esistono disposizioni europee specifiche,
come l'obbligo di avere un permesso di lavoro e di soggiorno, e per il datore di
lavoro di accollarsi quella famosa tassa.
Ciò detto, facilitando l'accesso di rumeni e bulgari al mercato del lavoro,
si faciliterà effettivamente la loro integrazione ed una lotta più efficace
contro il lavoro nero e la mafia. Ma è un "vero-falso" annuncio, dato che la
Francia si era già impegnata di fronte alla Commissione Europea ad abolire
questo dispositivo specifico entro la fine del 2013. Diversi paesi, tra cui
l'Italia e l'Irlanda, l'hanno già fatto.
Il governo non ha anche il merito di affrontare finalmente a viso
aperto una questione tanto complessa?
Certo, ma ha scelto di farlo al minimo - ascoltando solo il
collettivo Romeurope - scegliendo cioè un interlocutore francese, ed umanitario.
I problemi dei Rom vanno ben oltre. Non solo non è stata considerata la
dimensione europea, ma il governo non ha neanche prestato orecchio all'Union française des associations tziganes,
che rappresenta la comunità. Se si fosse tenuto conto di questi aspetti, si
sarebbe andato ben oltre.
Esempio?
L'anno scorso, tutti i paesi dell'Unione Europea hanno presentato alla
Commissione la loro strategia d'integrazione dei Rom. Quella della Francia era
assolutamente insufficiente. Aspettiamo quindi dal governo una revisione
profonda di questa strategia, sia riguardo al budget che al calendario. A
Bruxelles ci sono miliardi di euro destinati a sostenere i progetti
d'inserimento dei Rom. Ma sono in gran parte sottoutilizzati. La Francia
potrebbe scegliere di mobilitarli. Quanto ai diritti dell'uomo, avrebbe potuto
prendere l'impegno di portare a livello europeo la lotta contro la
discriminazione ed il razzismo verso queste popolazioni.
Cosa avrebbero potuto domandare le comunità rom e zigane se fossero state
ricevute nella forma dovuta?
L'abolizione della legge del 1969 sul vagabondaggio. Questo testo
discriminatorio impone a queste popolazioni il possesso di un carnet di
circolazione, la perdita del diritto di voto per dieci anni in caso di
cambiamento del comune di residenza, o ancora una quota non superiore al 3% di
gens du voyage per ogni comune. L'anno scorso abbiamo chiesto l'abolizione di
questa legge, ed il partito socialista si era impegnato. Se il governo avesse
ricevuto i latori di questa rivendicazione, avrebbe potuto impegnarsi pure.
Per quanto riguarda lo sgombero dei campi rom, Matignon ha indicato
che "le decisioni giudiziarie continueranno ad essere applicate..."
Per cinque anni, si sono stigmatizzate mediaticamente queste persone, senza
una soluzione. Questi sgomberi non fanno che spostare il problema e complicano
ancora di più la situazione in termini di igiene o di scolarità. François Hollande
aveva promesso che non ci sarebbero più state espulsioni senza rialloggio. Il
governo ha il dovere di trovare una risposta globale. Secondo un
sondaggio Atlantico-Ifop realizzato il 9 e 10 agosto, l'80% dei Francesi
sono favorevoli allo smantellamento dei campi rom illegali, ma il 73% giudica la
misura inefficace!
Cosa risponde a quanti credono che queste persone non siano
sedentarizzabili?
Di cosa parliamo? I Rom di Francia, 15.000 miserabili Rumeni e Bulgari.
Su scala nazionale, la cosa è gestibile! Nei loro paesi, sono sedentari ed
urbanizzati da decenni. Si tratta soprattutto di immigrati poveri che si
ritrovano nelle baraccopoli perché non hanno i mezzi per vivere. Non è nel
loro gene vagabondare di baracca in baracca. Si direbbe dei nuovi immigrati
spagnoli che fuggono dalla crisi economica che sono dei "nomadi spagnoli"?
Di Fabrizio (del 28/08/2012 @ 09:14:11, in Italia, visitato 2296 volte)
Segnalazione di Alberto Maria Melis
Oggetto: Esposto avverso i giornalisti Michele Ruffi e Roberto Casu
dell'Unione Sarda
Il sottoscritto rappresentante dell'Associazione sarda contro l'Emarginazione
(Asce) e delegato ad acta della onlus Fondazione Anna Ruggiu di Cagliari,
dell'Associazione 2000 [R]esistenze di Monastir, del CagliariSocialForum di
Cagliari e del Gruppo EveryOne (group for international cooperation om human
righys culure) di Treviglio, tutti per l'occasione domiciliati presso A.S.C.E.
in S.S. 387 Km 8 – 09047 SELARGIUS, presenta all'Ordine dei Giornalisti della
Sardegna un esposto avverso i giornalisti dell'Unione Sarda Michele Ruffi e
Roberto Casu, in relazione agli articoli pubblicati sul suddetto quotidiano in
data 11, 12, 13, 15 e 17 agosto 2012, qui di seguito più precisamente indicati,
ritenendo che i loro contenuti violino i doveri imposti dal codice deontologico
dell'Ordine e nel contempo il "Diritto alla Riservatezza" del cittadino ai sensi
della L. 675/96 art. 25 e le Leggi che puniscono l'istigazione all'odio razziale
e le discriminazioni su base etnica.
1) In data 11 agosto 2012 il quotidiano pubblicava in prima pagina, a firma di
Michele Ruffi e sotto la responsabilità del facente funzioni di Direttore
Responsabile Roberto Casu, un articolo intitolato "Cagliari, per gli zingari una
villa con piscina a spese del Comune". L'occhiello recitava: "Bagni di lusso e
aria condizionata". Il sommario in prima pagina riportava: "Una villa con
piscina, una casa con giardino e pavimenti in marmo, aria condizionata e bagni
di lusso con idromassaggio: sono i nuovi alloggi di alcune famiglie nomadi, che
a giugno hanno abbandonato il campo sosta (…) quasi tutti si sono trasferiti, a
spese del Comune di Cagliari, nelle case prese in affitto sul litorale
quartese".
L'articolo pubblicato a pag. 19 riportava invece questo titolo: "Ai nomadi una
villa con piscina". Sottotitolo: "Viaggio nelle case con giardino, tra marmi e
idromassaggio". Nella stessa pagina comparivano inoltre tre fotografie, una
della piscina, una dei servizi igienici di un edificio, la terza di un edificio.
Senza entrare nel merito dell'articolo, che pure offriva una visione distorta ed
erronea delle condizioni delle abitazioni, gli scriventi ritengono che le
affermazioni riportate nei titoli succitati, nell'occhiello in prima pagina e
nel sottotitolo della pagina interna, costituiscano una gravissima violazione
dei principi di verità e oggettività, sostanziatasi nel proporre al lettore una
conoscenza del tutto fuorviante della realtà oggettiva delle cose.
Gli edifici in oggetto infatti, così come risulta dalla immagini, della casa per
sei famiglie, della testata online CagliarIPad (http://www.youtube.com/watch?v=Sq6H0J9LcwQ),
non corrispondono nella maniera più assoluta alla descrizione fornita. In
particolare la cosiddetta "villa con piscina" è in realtà un grande edificio da
tempo abbandonato, con i vani e i servizi resi inagibili dagli atti di
vandalismo, le mura scrostate e minate dall'umidità, gli spazi aperti incolti e
la stessa "piscina", ricolma in parte di fanghiglia e di rifiuti solidi, del
tutto inutilizzabile.
Oltre ad instillare nei lettori una errata percezione delle strutture,
l'occhiello e il testo in prima pagina riportavano inoltre un'altra asserzione
del tutto falsa, laddove recitavano che l'affitto delle strutture sarebbe stato
"a spese" del Comune. Eppure sulla stessa Unione Sarda del 14 agosto un articolo
a firma del Magistrato Altieri spiega che quei denari provengono dalla U.E. Ed
era già risaputo infatti, poiché reso noto dall'amministrazione comunale, così
come peraltro risulta agli scriventi in base alle loro dirette conoscenze delle
normative di legge a tutela dell'etnia Rom, che i fondi che verranno utilizzati
provengono da specifici finanziamenti della Comunità Europea, non altrimenti
utilizzabili, né convertibili in capitoli di spesa altri.
Gli scriventi ritengono che i giornalisti Ruffi, come firmatario dell'articolo,
e Casu, come Direttore Responsabile, abbiano di fatto violato la Carta dei
Doveri del Giornalista sottoscritta dal Consiglio Nazionale dell'Ordine e dalla
Federazione Nazionale della Stampa l'8 luglio del 1983. Sia per la manifesta
falsità del contenuto dei titoli, sottotitolo e occhiello succitati. Sia con la
pubblicazione delle tre fotografie che non mostrano la situazione di sfacelo ma
anzi inducono artatamente a una visione fallace. Sia, infine, perché, più in
generale, anche nel testo dell'articolo, non viene restituita un'informazione
attinente alla realtà oggettuale delle cose ("Il giornalista non deve omettere
fatti o dettagli essenziali alla completa ricostruzione dell'avvenimento. I
Titoli, i sommari, le fotografie e le didascalie non devono travisare, né
forzare il contenuto degli articoli o delle notizie", cit. Carta dei Doveri).
2) In data 12 agosto 2012, il quotidiano pubblicava, sempre a firma di Ruffi e
sotto la diretta responsabilità di Casu, un articolo in prima pagina riportante
questo titolo: "Zingari in villa: è bufera". Occhiello. "Il Comune verserà 2.500
euro al mese al proprietario dell'immobile". L'articolo a pag. 19 è corredato di
una fotografia, le cui caratteristiche di non veridicità oggettuale sono pari a
quelle delle immagini pubblicate il giorno precedente, e supportato di un altro
pezzo di spalla nel quale viene intervistato il proprietario della cosiddetta
"villa con piscina".
Senza in questo caso voler entrare nel merito dei titoli e del testo
dell'articolo, che contiene alcune parziali rettifiche di quanto affermato il
giorno precedente, gli scriventi ritengono che la stessa intervista al
proprietario dell'immobile, laddove viene citata la struttura data in uso ai
Rom, l'ex discoteca il Pandemonium, costituisca di fatto una seconda violazione
dei doveri sanciti dalla Carta e insieme una gravissima infrazione del Diritto
alla Riservatezza così come sancito dalla Legge 675/1996 e dal D.lgs n.123/1997.
Rendendo pubblica infatti la dislocazione dell'abitazione delle famiglie rom che
hanno preso in affitto la struttura, in un rapporto squisitamente economico tra
privati cittadini, i giornalisti succitati hanno fornito al pubblico l'esatta
dislocazione dell'immobile, in un momento, tra l'altro, gravido di tensioni
sociali e di aperte minacce nei confronti della popolazione rom tutta.
Gli scriventi ravvisano in tale azione anche una palese violazione di quanto
sancito dalla Corte di Cassazione con la sentenza n.5259 del 18 ottobre 1984
(più conosciuta anche come Decalogo del giornalista), laddove essa delimita con
esattezza le condizioni per le quali il Diritto di Stampa possa prevalere sul
Diritto alla Riservatezza:
- L'utilità sociale dell'informazione (inesistente nell'indicare l'esatta
ubicazione di un nucleo di famiglie che non si sono rese colpevoli di alcun
reato e la cui unica "eclatante" diversità appare quella etnica);
- la verità dei fatti esposti (minata già alla base dalle false informazioni
pubblicate il giorno precedente);
- la continenza formale, ovverossia la forma civile dell'esposizione (che
palesemente esula dai toni apertamente scandalistici utilizzati negli articoli
dell'11 e del 12 agosto).
3) In data 13 agosto 2012, a un terzo articolo a firma di Michele Ruffi che
descrive un'altra delle abitazioni prese in affitto dalle famiglie rom sul
litorale di Quartu Sant'Elena, intitolato "Nomadi, ecco le altre case", viene
affiancata una quarta fotografia, presa dall'alto, che oggettivamente rende
pubblica e riconoscibile la sua ubicazione.
Anche in questo caso gli scriventi ravvisano una gravissima violazione del
Diritto alla Riservatezza e una palese violazione della deontologia
professionale dei giornalisti Ruffi e Casu.
4) In data 15 agosto 2012 il facente funzioni di Direttore Responsabile Roberto
Casu pubblicava un editoriale da lui stesso sottoscritto dal titolo "Chi difende
i diritti dei bambini rom". In tale editoriale, oltre a confermare per intero
ogni notizia fino allora pubblicata, faceva propri i peggiori stereotipi sui
bambini rom, offrendo così al lettore una immagine completamente distorta della
realtà e alimentando i sentimenti di ostilità verso i Rom e, data la
generalizzazione, di rifiuto di quella etnia.
Egli infatti scrive dello "sfruttamento dei bambini zingari: esposti ai semafori
dai loro genitori o sfruttatori, per impietosire gli automobilisti, privati
della scuola e addestrati a fingersi storpi". Una realtà simile a Cagliari non
esiste e salvo eccezioni da verificare tutti i bambini risultano scolarizzati e
nessuno viene impiegato per mendicare. Nello stesso scritto il giornalista
insulta i critici degli articoli dei giorni precedenti, riproponendo anche la
falsa notizia della "villa con piscina", nel modo seguente: "... in questi
giorni a Cagliari, nel salotto di qualche orfanello del giornalismo, di odio
razziale si è scritto (si fa per dire) e sparlato anche troppo, … E' bastato che
questo giornale denunciasse lo sconcio di una villa con piscina assegnata ad
alcune famiglie rom ..."
La realtà ci dice che la villa con piscina non esiste e che per il giornalista
Casu i rom non potrebbero vivere in una villa con piscina neanche se ne avessero
l'opportunità. Infine egli scrive ancora: "E' razzismo chiedere che gli alloggi
ai rom vengano concessi solo a condizione che i beneficiari rispettino le leggi
dello Stato italiano …?" In questo caso il giornalista propone un'altra
discriminazione su base etnica, proponendo una condizione solo per i rom,
presumendo e facendo intendere in modo chiaro che i rom, in quanto tali, sono
propensi a non rispettare le leggi e che l'eventuale mancato rispetto delle
leggi debba comportare, sempre e solo per i rom, la perdita dei diritti umani.
5) Il giorno 17 agosto 2012 il giornalista Ruffi propone un articolo dal titolo
"Noi volevamo un altro campo" nel quale intervista Saltana Ahmetovic ed
Antonello Pabis, contro la volontà degli stessi contenente espressioni
virgolettate ed agli stessi attribuite che non sono mai state dagli stessi
pronunciate e non in quei termini. Nella sua presentazione in prima pagina il
titolo scelto è "Il capo dei Rom: dateci un'altro campo", laddove non si può
affermare, per ragioni di verità, che i Rom siano rappresentati da un capo e che
sia sufficientemente noto che a Cagliari i Rom hanno più delegati in
rappresentanza delle diverse famiglie e che attribuire ad una persona il ruolo
di capo, evidentemente di tutti o della generalità dei rom, oltre a provocare
sospetti tra gli stessi rom, può indurre all'idea di una comunità
pericolosamente organizzata e feudalmente gerarchizzata.
In un successivo pezzo dal titolo "Caso nomadi, una valanga di sms" si propone
un'ampia carrellata di messaggi dimostrativi degli effetti provocati dalle
notizie pubblicate dall'Unione Sarda: "A chi si è fatto venire la bella idea di
ospitarli in ville con piscine mettendo sul groppone di noi sardi i costi ….."
(scrive tale Michele Lavezzi); "la mia casa popolare non ha piscina, né
idromassaggio, quanto meno marmi intarsiati …." (sig. Giuseppe, S.Elia); "Ai rom
villa al mare e 90 euro al giorno" (P.Masia); "... perchè … i rom in pochi
giorni sono stati sistemati anche in villa?" (Sergio); "Bambini tenuti sotto la
pioggia, bambini costretti quantomeno a mendicare (o forse qualcosa di più),
bambini costretti ad imparare mezzi e mezzucci per impietosire e portare a casa
qualche euro per i loro impietosi genitori ..." (Piergiorgio Calò).
Gli scriventi, in merito a tutto quanto su esposto, si affidano agli organi
preposti dell'Ordine dei Giornalisti della Sardegna affinché valutino il
comportamento professionale di Michele Ruffi e di Roberto Casu, soprattutto e
ancora una volta alla luce della sentenza della Corte di Cassazione del 18
ottobre 1984 (Decalogo del giornalista), esemplare nel definire i contorni
dell'informazione comunque scorretta che non si sostanzia solo nel veicolare
notizie false o errate (cosa che nel caso specifico ci pare acclarata dai
fatti), ma anche nel porre in essere tecniche informative viziate dallo sleale
difetto di chiarezza:
- "Il sottinteso sapiente", nella consapevolezza che l'uso di determinate
espressioni ("ai nomadi villa con piscina") verranno intese dai lettori in senso
fortemente sfavorevole;
- "gli accostamenti suggestionanti", (nel nostro caso anche con l'uso di
fotografie probabilmente d'archivio non restituenti la realtà oggettuale dello
stato degli edifici), che tendono a mettere in "cattiva luce" i soggetti di cui
si parla;
- "il tono sproporzionatamente scandalizzato e sdegnato", nel nostro caso
specialmente nei titoli, allo scopo di indurre i lettori più superficiali o
sprovveduti a cadere in suggestione a causa dei toni usati.
Gli scriventi, affidandosi alla valutazione degli organi competenti dell'Ordine,
non possono esimersi, in conclusione di questo esposto, di manifestare tutta la
propria preoccupazione per gli effetti potenzialmente anche devastanti che gli
articoli pubblicati dall'Unione Sarda, testata di antica e più illuminata
tradizione, potrebbero provocare.
In un momento in cui la società, in particolare quella sarda, è minata da gravi
difficoltà economiche, e nel contempo è anche attraversata da fortissime
tensioni sociali, l'uso improprio dell'informazione, allorquando essa è minata
dal veleno della falsità e dall'arroganza del pregiudizio, non solo può minare
l'opera di tutti coloro che oggi sono impegnati nel tutelare i diritti della
minoranza rom, ma può anche portare a pericolose manifestazioni di intolleranza.
Vieppiù nel caso specifico di un gruppo minoritario ancora oggi vittima di
diffusi attacchi razzisti o xenofobi e sempre a rischio di nuovi atti di
violenza.
Dispiace prendere atto di quanto ogni raccomandazione del Parlamento Europeo,
così come le "Comunicazioni" della varie Commissioni di Bruxelles, in merito a
un uso coscienzioso e rispettoso dell'informazione avente come tema le categorie
deboli e in particolare l'etnia Rom e Sinta (l'ultima, la 173, è stata recepita
dall'Italia nel 2011), siano state clamorosamente disattese.
Gli scriventi chiedono di essere informati degli esiti del presente esposto.
All'Ordine dei Giornalisti della Regione Sardegna
Via Barone Rossi 29 – Cagliari
P.c.: Al garante per la protezione dei dati personali
Piazza di Monte Citorio 121 – 00186 Roma
Agli Organi di Stampa
Cagliari 24.8.12
Antonio Pabis
Per L'associazione Sarda contro l'Emarginazione, la Fondazione Anna Ruggiu
onlus, l'Associazione 2000 Resistenze, il Cagliari Social Forum, il Gruppo
EveryOne
Di Fabrizio (del 26/08/2012 @ 09:16:58, in casa, visitato 1420 volte)
Di Nazzareno Guarnieri
...non è stato mai affrontato, solo qualche caso puramente dimostrativo e
demagogico per buttare fumo negli occhi dei cittadini e riempirsi la bocca di
legalità.
E' bene precisare che che questi alloggi sono occupati abusivamente da cittadini
Italiani di cui circa un terzo da imputare a famiglie rom.
Da qualche mese a Pescara e Provincia è in atto LO SFRATTO dagli alloggi
popolari occupati abusivamente, cioè senza una regolare assegnazione o senza il
corretto iter amministrativo.
Una scelta giustissima per la garanzia dei diritti e per il ripristino della
legalità.
Ma gli fratti eseguiti finora riguardano SOLO FAMIGLIE ROM.
Inoltre dopo questi fratti molti bambini rom vengono letteralmente buttati in
mezzo alla strada violando la normativa che obbliga a definire una soluzione
alternativa allo sfratto ed in particolare per tutelare i minori.
E' POSSIBILE RIPRISTINARE LA LEGALITA' VIOLANDO LA LEGGE?
Per esempio si è verificato che in condominio con 3 inquilini abusivi, di cui
uno Rom, lo sfratto è stato notificato ed eseguito solo ll'inquilino abusivo
rom.
Diverse sono situazioni simili, sia a Pescara che nei comuni della Provincia.
Un vero PROGROM che riverserà il disagio sulla quotidianità di tutti i cittadini
E' questa la legalità di questa politica abruzzese?
L'ennesima discriminazione razziale di una politica incapace di governare.
Dove è finita l'opposizione politica?
e la società civile?
Tutti bravi a fare fumo e teorie, fatti concreti utili al cittadino? .... chi sa
quando
La legalità è una valore importante per una società civile e democratica e non
può essere strumentalizzata per interessi personali o di parte.
Quanti personaggi a Pescara si sono riempiti la bocca di legalità ed istigato
all'odio razziale SOLO per essere eletti e dopo la elezione non hanno fatto
nulla?
La Fondazione romanì Italia ed il Centro Studi Ciliclò nei prossimi giorni, in
merito agli sfratti eseguiti e da eseguire a Pescara e Provincia, invieranno una
segnalazione alle istituzioni internazionali preposte ed all'Ufficio nazionale
antidiscriminazione razziale della Presidenza del consiglio dei Ministri,
inoltreranno alla procura di Pescara una denuncia/esposto per indagare su
eventuali violazioni della legge.
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