Segnalazione di Giancarlo Ranaldi
Fanpage.it La ragazza rom accusata del tentato rapimento di una neonata torna
a Ponticelli, dove nel 2008 una folla inferocita aveva assaltato e incendiato i
campi della zona e costretto centinaia di persone a fuggire. Angelica racconta
ai microfoni di fanpage.it la verità su quello che accadde in quei giorni.
Angelica Varga torna per un giorno a Ponticelli. La giovane rom accusata del
tentato rapimento di un neonato nel maggio del 2008 quando aveva appena 15 anni:
episodio che scatenò la violenza razzista ai danni della comunità rom, gli
incendi e il pogrom di anziani, donne e bambini. Angelica è stata condannata a
quattro anni di reclusione, trascorsi tra il carcere minorile di Nisida e una
casa famiglia della provincia di Napoli. A fine maggio ha scontato la sua pena
ed è tornata libera. Ha deciso di parlare ai microfoni di fanpage.it e raccontare
la sua verità. Nega l’accusa di rapimento e racconta la sua versione dei fatti.
Lo fa tornando proprio in via Argine, per un giorno, davanti agli ex campi dove
vivevano centinaia di suoi connazionali.
Prova a cacciare le paure e guardare quei campi incendiati dall’ignoranza e
dagli affari criminali. In un italiano impeccabile, Angelica parla del suo
passato e del suo futuro, riannodando i ricordi che aveva provato scrivere in un
diario mentre era in comunità. Napoli, i magistrati che l’anno giudicata "era
solo una bambina", gli operatori sociali e i volontari che l’hanno accolta e
sostenuta, il popolo Rom, sono solo alcuni dei temi che affronta. E poi la "pena", quella
"dentro e fuori al carcere", afferma, "è la prima cosa che mi
viene in mente ricordando questi anni". Eppure Angelica non si arrende e guarda
al futuro. Tornerà in Romania per riabbracciare la sua famiglia e sua figlia che
oggi ha cinque anni. A nemmeno vent’anni, la giovane originaria della
Transilvania rivendica il diritto a una vita per "provare almeno ad assaggiare
la felicità".
Eppure, prima di partire, sa di lasciare un pezzo di sé in Italia. Il nostro
Paese non ha esitato a condannare una ragazzina di 15 anni e deve fare ancora i
conti con la xenofobia, con la povertà e con le paure verso culture diverse.
A cura di Giuseppe Manzo e Alessio Viscardi