Segnalazione di Alberto Maria Melis
Oggetto: Esposto avverso i giornalisti Michele Ruffi e Roberto Casu
dell'Unione Sarda
Il sottoscritto rappresentante dell'Associazione sarda contro l'Emarginazione
(Asce) e delegato ad acta della onlus Fondazione Anna Ruggiu di Cagliari,
dell'Associazione 2000 [R]esistenze di Monastir, del CagliariSocialForum di
Cagliari e del Gruppo EveryOne (group for international cooperation om human
righys culure) di Treviglio, tutti per l'occasione domiciliati presso A.S.C.E.
in S.S. 387 Km 8 – 09047 SELARGIUS, presenta all'Ordine dei Giornalisti della
Sardegna un esposto avverso i giornalisti dell'Unione Sarda Michele Ruffi e
Roberto Casu, in relazione agli articoli pubblicati sul suddetto quotidiano in
data 11, 12, 13, 15 e 17 agosto 2012, qui di seguito più precisamente indicati,
ritenendo che i loro contenuti violino i doveri imposti dal codice deontologico
dell'Ordine e nel contempo il "Diritto alla Riservatezza" del cittadino ai sensi
della L. 675/96 art. 25 e le Leggi che puniscono l'istigazione all'odio razziale
e le discriminazioni su base etnica.
1) In data 11 agosto 2012 il quotidiano pubblicava in prima pagina, a firma di
Michele Ruffi e sotto la responsabilità del facente funzioni di Direttore
Responsabile Roberto Casu, un articolo intitolato "Cagliari, per gli zingari una
villa con piscina a spese del Comune". L'occhiello recitava: "Bagni di lusso e
aria condizionata". Il sommario in prima pagina riportava: "Una villa con
piscina, una casa con giardino e pavimenti in marmo, aria condizionata e bagni
di lusso con idromassaggio: sono i nuovi alloggi di alcune famiglie nomadi, che
a giugno hanno abbandonato il campo sosta (…) quasi tutti si sono trasferiti, a
spese del Comune di Cagliari, nelle case prese in affitto sul litorale
quartese".
L'articolo pubblicato a pag. 19 riportava invece questo titolo: "Ai nomadi una
villa con piscina". Sottotitolo: "Viaggio nelle case con giardino, tra marmi e
idromassaggio". Nella stessa pagina comparivano inoltre tre fotografie, una
della piscina, una dei servizi igienici di un edificio, la terza di un edificio.
Senza entrare nel merito dell'articolo, che pure offriva una visione distorta ed
erronea delle condizioni delle abitazioni, gli scriventi ritengono che le
affermazioni riportate nei titoli succitati, nell'occhiello in prima pagina e
nel sottotitolo della pagina interna, costituiscano una gravissima violazione
dei principi di verità e oggettività, sostanziatasi nel proporre al lettore una
conoscenza del tutto fuorviante della realtà oggettiva delle cose.
Gli edifici in oggetto infatti, così come risulta dalla immagini, della casa per
sei famiglie, della testata online CagliarIPad (http://www.youtube.com/watch?v=Sq6H0J9LcwQ),
non corrispondono nella maniera più assoluta alla descrizione fornita. In
particolare la cosiddetta "villa con piscina" è in realtà un grande edificio da
tempo abbandonato, con i vani e i servizi resi inagibili dagli atti di
vandalismo, le mura scrostate e minate dall'umidità, gli spazi aperti incolti e
la stessa "piscina", ricolma in parte di fanghiglia e di rifiuti solidi, del
tutto inutilizzabile.
Oltre ad instillare nei lettori una errata percezione delle strutture,
l'occhiello e il testo in prima pagina riportavano inoltre un'altra asserzione
del tutto falsa, laddove recitavano che l'affitto delle strutture sarebbe stato
"a spese" del Comune. Eppure sulla stessa Unione Sarda del 14 agosto un articolo
a firma del Magistrato Altieri spiega che quei denari provengono dalla U.E. Ed
era già risaputo infatti, poiché reso noto dall'amministrazione comunale, così
come peraltro risulta agli scriventi in base alle loro dirette conoscenze delle
normative di legge a tutela dell'etnia Rom, che i fondi che verranno utilizzati
provengono da specifici finanziamenti della Comunità Europea, non altrimenti
utilizzabili, né convertibili in capitoli di spesa altri.
Gli scriventi ritengono che i giornalisti Ruffi, come firmatario dell'articolo,
e Casu, come Direttore Responsabile, abbiano di fatto violato la Carta dei
Doveri del Giornalista sottoscritta dal Consiglio Nazionale dell'Ordine e dalla
Federazione Nazionale della Stampa l'8 luglio del 1983. Sia per la manifesta
falsità del contenuto dei titoli, sottotitolo e occhiello succitati. Sia con la
pubblicazione delle tre fotografie che non mostrano la situazione di sfacelo ma
anzi inducono artatamente a una visione fallace. Sia, infine, perché, più in
generale, anche nel testo dell'articolo, non viene restituita un'informazione
attinente alla realtà oggettuale delle cose ("Il giornalista non deve omettere
fatti o dettagli essenziali alla completa ricostruzione dell'avvenimento. I
Titoli, i sommari, le fotografie e le didascalie non devono travisare, né
forzare il contenuto degli articoli o delle notizie", cit. Carta dei Doveri).
2) In data 12 agosto 2012, il quotidiano pubblicava, sempre a firma di Ruffi e
sotto la diretta responsabilità di Casu, un articolo in prima pagina riportante
questo titolo: "Zingari in villa: è bufera". Occhiello. "Il Comune verserà 2.500
euro al mese al proprietario dell'immobile". L'articolo a pag. 19 è corredato di
una fotografia, le cui caratteristiche di non veridicità oggettuale sono pari a
quelle delle immagini pubblicate il giorno precedente, e supportato di un altro
pezzo di spalla nel quale viene intervistato il proprietario della cosiddetta
"villa con piscina".
Senza in questo caso voler entrare nel merito dei titoli e del testo
dell'articolo, che contiene alcune parziali rettifiche di quanto affermato il
giorno precedente, gli scriventi ritengono che la stessa intervista al
proprietario dell'immobile, laddove viene citata la struttura data in uso ai
Rom, l'ex discoteca il Pandemonium, costituisca di fatto una seconda violazione
dei doveri sanciti dalla Carta e insieme una gravissima infrazione del Diritto
alla Riservatezza così come sancito dalla Legge 675/1996 e dal D.lgs n.123/1997.
Rendendo pubblica infatti la dislocazione dell'abitazione delle famiglie rom che
hanno preso in affitto la struttura, in un rapporto squisitamente economico tra
privati cittadini, i giornalisti succitati hanno fornito al pubblico l'esatta
dislocazione dell'immobile, in un momento, tra l'altro, gravido di tensioni
sociali e di aperte minacce nei confronti della popolazione rom tutta.
Gli scriventi ravvisano in tale azione anche una palese violazione di quanto
sancito dalla Corte di Cassazione con la sentenza n.5259 del 18 ottobre 1984
(più conosciuta anche come Decalogo del giornalista), laddove essa delimita con
esattezza le condizioni per le quali il Diritto di Stampa possa prevalere sul
Diritto alla Riservatezza:
- L'utilità sociale dell'informazione (inesistente nell'indicare l'esatta
ubicazione di un nucleo di famiglie che non si sono rese colpevoli di alcun
reato e la cui unica "eclatante" diversità appare quella etnica);
- la verità dei fatti esposti (minata già alla base dalle false informazioni
pubblicate il giorno precedente);
- la continenza formale, ovverossia la forma civile dell'esposizione (che
palesemente esula dai toni apertamente scandalistici utilizzati negli articoli
dell'11 e del 12 agosto).
3) In data 13 agosto 2012, a un terzo articolo a firma di Michele Ruffi che
descrive un'altra delle abitazioni prese in affitto dalle famiglie rom sul
litorale di Quartu Sant'Elena, intitolato "Nomadi, ecco le altre case", viene
affiancata una quarta fotografia, presa dall'alto, che oggettivamente rende
pubblica e riconoscibile la sua ubicazione.
Anche in questo caso gli scriventi ravvisano una gravissima violazione del
Diritto alla Riservatezza e una palese violazione della deontologia
professionale dei giornalisti Ruffi e Casu.
4) In data 15 agosto 2012 il facente funzioni di Direttore Responsabile Roberto
Casu pubblicava un editoriale da lui stesso sottoscritto dal titolo "Chi difende
i diritti dei bambini rom". In tale editoriale, oltre a confermare per intero
ogni notizia fino allora pubblicata, faceva propri i peggiori stereotipi sui
bambini rom, offrendo così al lettore una immagine completamente distorta della
realtà e alimentando i sentimenti di ostilità verso i Rom e, data la
generalizzazione, di rifiuto di quella etnia.
Egli infatti scrive dello "sfruttamento dei bambini zingari: esposti ai semafori
dai loro genitori o sfruttatori, per impietosire gli automobilisti, privati
della scuola e addestrati a fingersi storpi". Una realtà simile a Cagliari non
esiste e salvo eccezioni da verificare tutti i bambini risultano scolarizzati e
nessuno viene impiegato per mendicare. Nello stesso scritto il giornalista
insulta i critici degli articoli dei giorni precedenti, riproponendo anche la
falsa notizia della "villa con piscina", nel modo seguente: "... in questi
giorni a Cagliari, nel salotto di qualche orfanello del giornalismo, di odio
razziale si è scritto (si fa per dire) e sparlato anche troppo, … E' bastato che
questo giornale denunciasse lo sconcio di una villa con piscina assegnata ad
alcune famiglie rom ..."
La realtà ci dice che la villa con piscina non esiste e che per il giornalista
Casu i rom non potrebbero vivere in una villa con piscina neanche se ne avessero
l'opportunità. Infine egli scrive ancora: "E' razzismo chiedere che gli alloggi
ai rom vengano concessi solo a condizione che i beneficiari rispettino le leggi
dello Stato italiano …?" In questo caso il giornalista propone un'altra
discriminazione su base etnica, proponendo una condizione solo per i rom,
presumendo e facendo intendere in modo chiaro che i rom, in quanto tali, sono
propensi a non rispettare le leggi e che l'eventuale mancato rispetto delle
leggi debba comportare, sempre e solo per i rom, la perdita dei diritti umani.
5) Il giorno 17 agosto 2012 il giornalista Ruffi propone un articolo dal titolo
"Noi volevamo un altro campo" nel quale intervista Saltana Ahmetovic ed
Antonello Pabis, contro la volontà degli stessi contenente espressioni
virgolettate ed agli stessi attribuite che non sono mai state dagli stessi
pronunciate e non in quei termini. Nella sua presentazione in prima pagina il
titolo scelto è "Il capo dei Rom: dateci un'altro campo", laddove non si può
affermare, per ragioni di verità, che i Rom siano rappresentati da un capo e che
sia sufficientemente noto che a Cagliari i Rom hanno più delegati in
rappresentanza delle diverse famiglie e che attribuire ad una persona il ruolo
di capo, evidentemente di tutti o della generalità dei rom, oltre a provocare
sospetti tra gli stessi rom, può indurre all'idea di una comunità
pericolosamente organizzata e feudalmente gerarchizzata.
In un successivo pezzo dal titolo "Caso nomadi, una valanga di sms" si propone
un'ampia carrellata di messaggi dimostrativi degli effetti provocati dalle
notizie pubblicate dall'Unione Sarda: "A chi si è fatto venire la bella idea di
ospitarli in ville con piscine mettendo sul groppone di noi sardi i costi ….."
(scrive tale Michele Lavezzi); "la mia casa popolare non ha piscina, né
idromassaggio, quanto meno marmi intarsiati …." (sig. Giuseppe, S.Elia); "Ai rom
villa al mare e 90 euro al giorno" (P.Masia); "... perchè … i rom in pochi
giorni sono stati sistemati anche in villa?" (Sergio); "Bambini tenuti sotto la
pioggia, bambini costretti quantomeno a mendicare (o forse qualcosa di più),
bambini costretti ad imparare mezzi e mezzucci per impietosire e portare a casa
qualche euro per i loro impietosi genitori ..." (Piergiorgio Calò).
Gli scriventi, in merito a tutto quanto su esposto, si affidano agli organi
preposti dell'Ordine dei Giornalisti della Sardegna affinché valutino il
comportamento professionale di Michele Ruffi e di Roberto Casu, soprattutto e
ancora una volta alla luce della sentenza della Corte di Cassazione del 18
ottobre 1984 (Decalogo del giornalista), esemplare nel definire i contorni
dell'informazione comunque scorretta che non si sostanzia solo nel veicolare
notizie false o errate (cosa che nel caso specifico ci pare acclarata dai
fatti), ma anche nel porre in essere tecniche informative viziate dallo sleale
difetto di chiarezza:
- "Il sottinteso sapiente", nella consapevolezza che l'uso di determinate
espressioni ("ai nomadi villa con piscina") verranno intese dai lettori in senso
fortemente sfavorevole;
- "gli accostamenti suggestionanti", (nel nostro caso anche con l'uso di
fotografie probabilmente d'archivio non restituenti la realtà oggettuale dello
stato degli edifici), che tendono a mettere in "cattiva luce" i soggetti di cui
si parla;
- "il tono sproporzionatamente scandalizzato e sdegnato", nel nostro caso
specialmente nei titoli, allo scopo di indurre i lettori più superficiali o
sprovveduti a cadere in suggestione a causa dei toni usati.
Gli scriventi, affidandosi alla valutazione degli organi competenti dell'Ordine,
non possono esimersi, in conclusione di questo esposto, di manifestare tutta la
propria preoccupazione per gli effetti potenzialmente anche devastanti che gli
articoli pubblicati dall'Unione Sarda, testata di antica e più illuminata
tradizione, potrebbero provocare.
In un momento in cui la società, in particolare quella sarda, è minata da gravi
difficoltà economiche, e nel contempo è anche attraversata da fortissime
tensioni sociali, l'uso improprio dell'informazione, allorquando essa è minata
dal veleno della falsità e dall'arroganza del pregiudizio, non solo può minare
l'opera di tutti coloro che oggi sono impegnati nel tutelare i diritti della
minoranza rom, ma può anche portare a pericolose manifestazioni di intolleranza.
Vieppiù nel caso specifico di un gruppo minoritario ancora oggi vittima di
diffusi attacchi razzisti o xenofobi e sempre a rischio di nuovi atti di
violenza.
Dispiace prendere atto di quanto ogni raccomandazione del Parlamento Europeo,
così come le "Comunicazioni" della varie Commissioni di Bruxelles, in merito a
un uso coscienzioso e rispettoso dell'informazione avente come tema le categorie
deboli e in particolare l'etnia Rom e Sinta (l'ultima, la 173, è stata recepita
dall'Italia nel 2011), siano state clamorosamente disattese.
Gli scriventi chiedono di essere informati degli esiti del presente esposto.
All'Ordine dei Giornalisti della Regione Sardegna
Via Barone Rossi 29 – Cagliari
P.c.: Al garante per la protezione dei dati personali
Piazza di Monte Citorio 121 – 00186 Roma
Agli Organi di Stampa
Cagliari 24.8.12
Antonio Pabis
Per L'associazione Sarda contro l'Emarginazione, la Fondazione Anna Ruggiu
onlus, l'Associazione 2000 Resistenze, il Cagliari Social Forum, il Gruppo
EveryOne