06/09/2012 - Matteo ha scritto un nuovo commento in risposta al mio post del
4 settembre pubblicato nel blog SOCIALE IN RETE tratto da
Vita. I miei blog non sono testate giornalistiche e io sono mero
collettore volontario di info sociali e news di nicchia. Non ho
strumenti per valutare nel merito la questione. Per correttezza
pubblico comunque e giro a giornalisti professionisti in grado
di effettuare indagini serie l'appello e la denuncia di Matteo
Mattioli.
Paolo Teruzzi
"da 72 giorni io ed altre 13 famiglie stiamo occupando il cantiere di
autocostruzione di Filetto (RA) sul quale già da 3 anni sarebbero dovute sorgere
14 unità abitative realizzate da cittadini svantaggiati, metà dei quali
extracomunitari, individuati attraverso bando del 2006 del Comune che assumeva
su di se l'onere di "sovrintendere coordinare e vigilare in tutte le fasi la
corretta attuazione del progetto". Il Comune procedeva poi ad individure la
ditta Alisei (Alisei S.r.l., figlia della ONG) sempre attraverso bando, ditta
che nel 2010, dopo avere usufruito dell'80% del fido dichiarava fallimento
lasciando i lavori di costruzione al 40%.
Da 3 anni i lavori sono sospesi.
http://difesaconsumatori.eu/
A livello locale questa vicenda ha assunto un certo rilievo mediatico, tuttavia
è una problematica che interessa l'intero territorio nazionale e coinvolge
amministrazioni a vario titolo. In base a ricerche approssimative da me eseguite
è emerso che la società Alisei ONG non si occupa soltanto di autocostruzione ma
di progetti umanitari in Afganistan, Libia, Pakistan, Sry Lanka, Ruanda, Sao
Tomè, Angola, Congo, Haiti che interessano le più svariate discipline, a volte
anche sostenendo missioni militari (Cooperazione in contesti di guerra). La
finalità di tutto ciò è resa ancora più evidente dai rapporti che collegano
Alisei ONG a Protezione Civile, PD, Emma Bonino membro del comitato esecutivo
dell'International Crisis Group e Commissario Europeo all'ONU, e che oggi si
concretizzano ad esempio nella partecipazione all'Expo 2015 di Milano di Alisei
in quanto "impegnata in progetti agricoli di successo in vari paesi del mondo".
In merito a questa vicenda, però, ancora nessuno ha condotto una seria inchiesta
giornalistica che possa far luce sul sistema di scatole cinesi attuato col fine
di "distrarre" dei soldi impunemente.
Mi auguro possiate essere Voi a farlo.
Cos'è l’autocostruzione associata e assistita (tratto da
FONDAZIONE MICHELUCCI)
L’autocostruzione fa parte della storia sociale dell’abitare. [...] la pratica
di costruire direttamente, in tutto o in parte, la casa in cui si andrà ad
abitare, è rimasta diffusa soprattutto fra i ceti popolari.
E’ una pratica molto comune nei paesi in via di sviluppo, ma anche in molti
stati del Nord America e in alcuni paesi europei come in
Germania, Danimarca, Francia, Irlanda. [...]
Oggi, l’autocostruzione assistita è una procedura edilizia con specifiche e
consolidate modalità e tecnologie costruttive, diretta e coordinata da
professionisti, attraverso la quale un gruppo associato e volontario di persone
o di famiglie realizza, nel tempo libero dal lavoro o dall’occupazione
principale, la propria abitazione.
[...]
“Fare l’autocostruzione” significa partecipare attivamente e condividere una
modalità di produzione dell’alloggio, nella quale i futuri abitanti sono
direttamente e materialmente impegnati. Gli autocostruttori sono una comunità
organizzata, autogestita, e assistita nelle procedure e nei lavori da personale
tecnico professionale esperto e accreditato.
Agire in maniera associata con altre persone, e assistiti da professionisti,
permette di condividere le responsabilità, le problematiche, le difficoltà che
accompagnano necessariamente un impegno come quello dell’autocostruzione.
L’autocostruzione promuove la partecipazione e il coinvolgimento nelle scelte di
governo del territorio e nelle politiche di inclusione sociale.
Costituisce una occasione di socialità, di cooperazione, di mutuo aiuto tra
persone. Produce coesione e solidarietà dove la lotta per la casa rischia di
diventare una guerra tra poveri.
Investe sulle relazioni di vicinato e contribuisce alla costruzione della
comunità locale, mentre la convivenza diventa sempre più un aspetto critico
dell’abitare.
Per partecipare a un cantiere di autocostruzione è necessario avere la
disponibilità di un monte/ore settimanale per nucleo familiare, distribuite tra
le giornate di fine settimana (sabato e domenica) ed eventuali fasce orarie
libere in altri giorni della settimana. Il monte/ore settimanale e totale
necessario risulterà dalla progettazione definitiva e dai tempi in cui si
deciderà insieme di completare l’opera.
Non è necessario, anche se è auspicabile, avere competenze in uno dei campi
tecnici (edilizia, impiantistica varia, etc.) necessari sul cantiere.
E’ una occasione di autoformazione professionale e consente di acquisire
capacità e conoscenze preziose.
L’autocostruzione, che può essere totale o parziale (e con varie gradazioni),
consente un sensibile abbattimento del costo di costruzione e di accesso ad una
abitazione. L’abbattimento è in stretta relazione con la percentuale di opere
realizzate in autocostruzione, e può oscillare tra il 40 e il 60%.
L'Autocostruzione in Italia spesso è stata il pretesto di giochi politici ed
economici.
Dal 1999, anno in cui venne avviato il primo progetto a Vergiate (VR)
dall'architetto Cusatelli, padre dell'autocostruzione in Italia, ad oggi, sono
stati avviati qualcosa come 40 cantieri, in almeno 8 regioni italiane.
Il 90% di questi sono stati affidati ad Alisei ONG o sue società "figlie",
avente/i il compito di dirigere i lavori con personale tecnico qualificato,
istruire gli autocostruttori e amministrare le risorse economiche (linee di
credito intestate alle cooperative di autocostruttori).
Questi i progetti avviati da Alisei in Italia:
VERGIATE - VR: concluso.
AMMETO MARSCIANO - PG: concluso nel 2007, gravi difetti di costruzione,
infiltrazioni.
GABELLETTA - TERNI: nessuna informazione.
RIPA - PG: concluso.
BESANA BRIANZA - MI:nessuna informazione.
PADERNO DUGNANO - MI: non risulta avviato.
TREZZO SULL'ADDA - MI fermo dal 2009.
PIEVE EMANUELE - MI: fermi, mancano 1,3 milioni di €.
VIMODROME - MI: cantiere interrotto da 3 anni.
CASAMAGGIORE - CR: concluso con problemi strutturali, i proprietari abitano le
case senza avere rogitato.
SANT'ENEA - PG: finito nel luglio 2012.
SANPOLINO - BR: case rase al suolo.
BAREGGIO - MI: annullato.
PADOVA: concluso, ma con fondi del Ministero.
MONTERIGGIONI - SI: ancor prima di far partire il cantiere con la cooperativa
già avviata era già bella e sparita e i lavori non si sono mai avviati.
CADONEGHE - PD: cantiere bloccato da gennaio 2012.
PIEDIMONTE CE: in corso.
VILLARICCA - NA: in corso.
CAIAZZO - CE: in fase di avvio.
PIANGIPANE - RA: terminato con finanziamento della Regione.
SAVARNA - RA: avviato nel 2005 non è ancora stato completato.
FILETTO - RA: bloccato dal luglio 2009, buco di 500.000 €.
Lugo, fondi pubblici per il campo rom. Insorge la Lega: "Prima i
ravennati"
L'amministrazione comunale ha stanziato 6 mila euro che, aggiunti ai
45 mila della Regione, andranno a ristrutturare la rete fognaria e gli impianti
elettrici del piccolo spazio di via Arginello. Il giovane consigliere del
Carroccio, Jacopo Berti: "Visto il periodo di crisi, questi soldi vadano
piuttosto al welfare o al rilancio del commercio" di Enrico Bandini | Lugo
(Ra) | 9 settembre 2012
Via libera al rifacimento del campo nomadi di Lugo. Una delibera regionale di
luglio ha scongelato 1 milione e 90 mila euro di fondi destinati nel 2005, in
conto capitale per l'immigrazione, alla manutenzione dei campi Rom presenti in
Emilia Romagna.
Della cifra complessiva solo poco più di 45 mila euro andranno al piccolo
stanziamento di via Arginello a Lugo. Il contributo regionale rappresenta il 90%
dei 50.867 euro necessari per intervenire sulla struttura. La restante quota di
5.500 euro la verserà il Comune.
È la goccia che fa traboccare il vaso per Jacopo Berti, giovane consigliere
leghista della provincia di Ravenna. Solidale con le critiche espresse da subito
in Regione dal consigliere berlusconiano, ex An, Galeazzo Bignami, Berti se l'è
presa con questo finanziamento fatto con denaro pubblico: "Prima bisogna pensare
ai ravennati", questa la sua linea.
Niente di nuovo sotto il sole. La polemica, prevedibile, è lo specchio di un
orientamento antitetico sulle tematiche dell'accoglienza e dell'inclusione
sociale. Lega e Pdl da una parte, arroccate in posizione di difesa e giunta
regionale Pd dall'altra.
"La delibera regionale che prevede lo stanziamento dei fondi per la messa a
norma dei campi nomadi risale a 7 anni fa. Gli assessori provinciali e comunali
ci hanno segnalato situazioni pericolose ed era necessario intervenire per
tutelare le persone che vivono in quelle strutture, prevenendo così eventuali
disgrazie". Così Teresa Marzocchi, assessore regionale alla promozione delle
politiche sociali e di integrazione per l'immigrazione, intende tagliar corto
con "una polemica gratuita, inadeguata e vecchia".
"I soldi stanziati serviranno soprattutto per interventi sugli impianti
elettrici: non è bello che una roulotte vada a fuoco. Poi contribuiranno a
migliorare la rete fognaria e il sistema degli scarichi. Diverso il caso di
Reggio Emilia dove verrà aperta una nuova micro area, poiché l'attuale campo è
sovraffollato. Per ora è allo studio la sua collocazione".
La lettura di Jacopo Berti sull'intervento di Regione e Comune è di altro tono:
"Di fronte ad una crisi che sta mettendo in ginocchio tutta la provincia
ravennate –afferma Berti- invece di pensare ad aiutare cittadini e commercianti
locali, l'amministrazione di Lugo preferisce stanziare 50 mila euro per il
rifacimento del campo nomadi. La cifra non sarà delle più alte ma pensiamo che
in un periodo nero come quello che stiamo vivendo sarebbe meglio destinare i
fondi possibili al welfare, all'incentivazione del commercio e alla sicurezza".
Si tratta solo di una polemica politica per Marzocchi che chiarisce il suo punto
di vista: "Tutte le volte che io presento la parte sociale del bilancio
regionale c'è sempre una parte politica che reagisce male. L'eccezione della
Lega riguarda sempre l'immigrazione, ma noi non riteniamo che questa costituisca
un problema. Per noi è un fenomeno che, se accompagnato nella maniera giusta,
rappresenta una risorsa. A ciò si aggiunga che molti dei rom che vivono nei
campi nomadi sono cittadini italiani poi, se anche non lo fossero, andrebbero
tutelati comunque. L'Emilia Romagna è una regione multiculturale, lo ha detto
anche Vasco Errani, e ormai il dibattito è vecchio. Ora gli immigrati sono più
in crisi di altri cittadini solo perché non hanno una rete parentale attorno".
L'assessore ci tiene a smentire anche le accuse di coloro i quali sostengono che
si spendano troppi soldi per misure di carattere sociale. "Anche quest'anno
–spiega- ci siamo avvalsi di fondi nazionali o derivanti dalla progettazione
europea, che hanno costituito di gran lunga la voce di intervento più
sostanziosa, rispetto a quanto abbiamo investito noi come Regione". Insomma il
messaggio all'opposizione è chiaro: "Piaccia o non piaccia, si devono
rassegnare. Non si torna indietro: la nostra è una società multiculturale".
Da parte sua il consigliere del Carroccio, immaginando di essere stigmatizzato
come razzista per la sua proposta, ha messo le mani avanti: "Il mio intervento
non deve essere classificato come razzista o xenofobo, bensì come razionale, in
quanto so con perfezione che i fondi ora presenti nelle casse delle istituzioni
su tutti i livelli sono scarsi, perciò vanno utilizzati al meglio e con
criterio. Non dico di non pensare al campo nomadi, ma nella mia concezione prima
dei nomadi vengono i cittadini ravennati, in questo caso lughesi".
Nelle note stampa il ventenne leghista di Castelbolognese presenta con prudenza
e pacatezza il suo pensiero. Sul suo profilo Facebook emerge invece un altro
Jacopo Berti. A dare una scorsa alla bacheca si è indecisi se ci si trova
davanti a un politico in erba o piuttosto a un pr delle discoteche di Marina di
Ravenna.
Il consigliere sobriamente sceglie come copertina del profilo una foto in cui fa
festa con due amici: petto nudo, occhiali sgargianti e piglio da discotecaro
habituè degli happy hour estivi.
Nelle informazioni su di sé Berti, fiero, ci tiene a precisare che lui non è
italiano, è romagnolo e non si vergogna troppo della sua omofobia, pubblicando
frasi dialettali: "Avé al mudandi roetti in te cul l'è mej d'avé e cul rott in
t'al mudand" ("Avere le mutande rotte nel culo è meglio che avere il culo rotto
nelle mutande", per chi non capisse il vernacolo locale).
Questo l'alfabeto umano e politico di un consigliere cresciuto in seno alla Lega
Nord Romagna, sotto l'ala protettiva dell'onorevole Gianluca Pini.
Costa (PDL): "Indispensabile i lavori al campo nomadi"
mercoledì 12 settembre 2012
"Dopo avere letto sulla stampa locale, l'intervento
del Consigliere Provinciale Jacopo Berti della Lega Nord, inerente
all'investimento di 50.000,00 euro, da parte dell'Amministrazione Comunale di
Lugo per interventi di ristrutturazione presso il campo nomadi di via Arginello,
volevo fare presente al collega, che il sottoscritto conoscendo la situazione
reale in cui versa il campo nomadi, può affermare con certezza che gli
interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria previsti
dall'Amministrazione Comunale di Lugo, sono necessari e miglioreranno le
condizioni di vita delle famiglie che vi risiedono.
Attualmente i servizi igienici sono carenti in quanto insufficienti e datati.
Vorrei dire, al giovane collega della Lega Nord, sostenere che "prima di
spendere dei soldi per il campo nomadi, il Comune pensi ai lughesi e che prima
dei nomadi vengono i cittadini ravennati" sono affermazioni del tutto fuori
luogo in quanto anche i nomadi sono persone anche se hanno scelto di vivere
diversamente.
Dal momento che l'Amministrazione Comunale ha scelto seguendo le indicazioni di
una legge nazionale, di allestire un campo nomadi a Lugo, la medesima
Amministrazione deve garantire la vivibilità all'interno del campo.
L'investimento di € 50.000,00, di cui solo una piccola parte verrà pagata dall'
Amministrazione Comunale e la rimanente sarà finanziata dalla Regione Emilia
Romagna, è irrisorio per fare delle ristrutturazioni immobiliari. Secondo il mio
parere servirebbe un piano triennale per gestire le problematiche del campo e
dare soprattutto agli adolescenti che lì vivono la certezza di far parte del
territorio in cui si trovano e non venire discriminati nella scuola, nel lavoro
ecc.... e forse saranno proprio loro che attraverso la scuola e l'inserimento
lavorativo avranno quella autonomia economica utile per cercare una sistemazione
abitativa e lasciare definitivamente i campi nomadi.
In conclusione, se vi è la possibilità di usufruire di questi interventi
previsti dal piano degli investimenti, devo dire che sono indispensabili per
mantenere la struttura efficiente, vivibile e decorosa nella sua funzionalità." Primo Costa - Consigliere PDL Comune di Lugo
Ieri ho scritto gli appunti sul mio diario, a proposito di un'altra visita il
17 agosto a Nikol e alla sua famiglia, che sono stati sgomberati da Belgrado tre
mesi fa, quando la loro baracca è stata demolita dalle ruspe, per far posto ad
un'altra strada comunale. Ho inviato le mie note a diversi colleghi interessati
alla situazione di questa famiglia. Ne ho mandato copia anche a Marija, che
non ho ancora incontrato, segretaria del sindaco per lo Sviluppo Internazionale,
che dovrebbe riferire al sindaco sulla questione rom, ma non durante la sua
sostituzione estiva. Questa è una versione modificata di quel rapporto:
Cari colleghi,
Venerdì [17 agosto] con Ceda sono andato all'indirizzo riportato sulla carta
d'identità di Nikol, una piccola mahala di baracche in un parco industriale
abbandonato lungo la strada che parte dal centro commerciale "Tempo". Volevo
scoprire perché lui e la sua famiglia fossero dei senzatetto, nonostante avesse
un indirizzo sul documento d'identità.
Fui sorpreso di scoprire che sua madre viveva lì. Ci ha invitato ad entrare e
ci siamo intrattenuti per circa mezz'ora. Piangeva perché non poteva avere con
lei Nikol e la sua famiglia. I suoi "parenti" non lo permettevano. Crediamo che
per parenti intendesse la famiglia del suo ultimo marito (ne ha avuti tre: il
padre di Nikol è stato il primo) che è morto tre anni fa.
Ieri (sabato) sono andato a trovare Nikol e la sua famiglia all'incrocio tra
via 7 Luglio e la strada che porta al Teatro Nazionale.
Sono stati contenti di vedere il mio amico Marco e me. Ho detto subito a
Nikol che il giorno prima ero stato a casa di sua madre. Ovviamente, lo sapeva
già (mentre ero da lei le ha telefonato due volte), ma volevo farlo uscire allo
scoperto. Mi ha chiesto perché avessi copiato i dati della sua carta d'identità.
Gli ho detto che avevo bisogno di quelle informazioni per aiutarlo. Ha detto di
apprezzarlo.
Gli ho chiesto perché non vivesse con sua madre. Ha detto che i suo cugini lo
hanno picchiato e cacciato via. Hanno anche picchiato sua madre. Non ha detto
perché, solo che era impossibile vivere là. Ha detto che i rom strozzini del
posto l'avevano trovato oggi all'incrocio. Erano in taxi e l'hanno seguito,
minacciandolo. Due settimane fa Nikol con la sua famiglia erano scappati dal
magazzino abbandonato (dove il comune li aveva sistemati con altre quattro
famiglie, dopo essere stati sgomberati da Belgrado), a causa delle minacce degli
strozzini, che cercavano sua zia perché il nipote doveva loro dei soldi per la
droga. Dopo le prime minacce, Nikol aveva denunciato alla polizia il pestaggio
della zia da parte degli strozzini, ma dopo ulteriori minacce aveva ritrattato
la sua testimonianza. Ora vivevano per strada, dormendo la notte nei parchi o in
edifici abbandonati.
In questo parchetto, ho visto alcune pile di cartoni appoggiati a terra come
materassi. Ho chiesto a Nikol dove dormissero la notte. Ha risposto lì attorno,
dove trovavano una cantina in un edificio abbandonato accessibile. Hanno
trascorso la giornata all'incrocio, lavando i vetri delle macchine.
Gli ho detto che avevo parecchi vestiti da uomo che potevo dargli. Mi ha
detto che non aveva bisogno di vestiti, avevano bisogno di cibo. Gli ho detto
che avrebbe potuto vendere i vestiti domani al mercato delle pulci della
domenica. Ha detto che non poteva andare là, gli strozzini lo avrebbero trovato.
I bambini si rincorrevano con allegria lì attorno ma la zia di Nikol (la
sorella di sua madre) e suo marito non si sono alzati dal marciapiede su cui
erano seduti. Erano molto depressi. Nikol ha detto che sua moglie avrebbe avuto
un incontro in municipio, lunedì alle 8.30 di mattino.
Il centro sociale Santa Sava si era offerto di pagare il loro affitto, se
avessero trovato un posto per 50 euro al mese. Hanno detto che non riuscivano a
trovare un posto. Se non si fosse trovato una soluzione lunedì in municipio,
Nikol ha detto che avrebbe mandato i bambini a mendicare, per trovare il denaro
per prendere l'autobus che li riportasse a Belgrado. Almeno, lì poteva
guadagnare qualcosa e sarebbe stato lontano dagli strozzini che li inseguivano.
Attorno non ho visto cibo, nemmeno una crosta di pane. Gli ho detto che
l'indomani avrei portato loro qualcosa da mangiare. Mi hanno chiesto quando. Ho
detto, a mezzogiorno circa.
Dopo aver inviato questo rapporto ai miei colleghi, Marco, che ha fatto
da interprete all'incontro con Nikol, mi ha inviato questa correzione: "Hanno
detto di dormire in edifici residenziali che abbiano le cantine aperte,
piuttosto che in edifici abbandonati; per questo hanno paura che i residenti
vedendoli in cantina li prendano per ladri."
Dopo aver ricevuto la sua copia del rapporto, Ceda mi ha informato che Sunja,
la moglie di Nikol, tempo fa aveva chiesto shampoo contro i pidocchi per i suoi
bambini. Mi ha detto che se compravo del cibo per loro, avrei dovuto
portarglielo. L'ho invitato a venire con me e si è detto d'accordo.
Abbiamo preso l'autobus delle 13:05 per il mercato di Durlan. Prima siamo
andati da un macellaio all'angolo, che griglia gratis tutta la carne che si
compera da lui. Ho preso due chili di kebab (carne, ndr.). Ci hanno
detto di tornare tra mezzora a prendere la carne grigliata. Nel frattempo
abbiamo comperato dieci forme di pane e due chili di pomodori.
Abbiamo preso un taxi per incontrare Nikol e la sua famiglia. Erano seduti
all'ombra di un piccolo gruppo di alberi e cespugli all'incrocio della 7 Luglio.
Nikol aveva una spugna in mano, ma non stava lavorando. Per la verità, non c'era
molto traffico quella domenica pomeriggio. Erano le 14:30 circa.
Nikol non aveva molte nuove. Non mi ha menzionati gli strozzini zingari.
Soltanto che l'incontro di domani in municipio sarebbe sto per sua zia e non sua
moglie. Comunque, mi haq detto che avevano trovato un appartamento per i
bambini. Costava 140 euro al mese. Il centro sociale ne aveva offerti solo 50.
Ho detto a sua zia di informare il municipio sull'offerta e che a mia volta
avrei fatto pressione sul sindaco per trovare i fondi mancanti.
Sunja era ancora più contenta lo spray per i pidocchi che il cibo, anche se i
bambini si sono buttati sul pane come se non avessero mangiato da tanto tempo.
Hanno mangiato pochissimo kebab. Era ovvio che il pane costituiva il loro
alimento principale. A dire il vero, si sono comportati come se sino allora non
avessero mai mangiato carne.
La farmacista mi aveva consigliato lo spray, invece dello shampoo contro i
pidocchi. Dato che questa famiglia non sapeva assolutamente dove o quando
avrebbe potuto rifornirsi di acqua, lo spray era più pratico. Ho preso diverse
foto dei bambini che mangiavano assieme alla madre e alla zia (qui non
riportate, ndr.).
[...] Nonostante le terribili condizioni, i ragazzi sembrano felici, ignari
del pericolo che gli strozzini potrebbero tentare di rapirli e mandarli
all'estero in una qualche banda di accattoni, come punizione-risarcimento per il
prestito di 150 euro fatto al loro cugino scappato a Belgrado.
Capita, a proposito di
Polansky, che qualcuno mi
chieda perché lui sia ancora in giro per l'Europa a raccontare le stesse storie e
presentare nuovi libri. Altri mi chiedono perché non lo faccia gratuitamente.
Tutto ciò che ho raccontato e tradotto di lui negli anni scorsi, è stato
finanziato da quei libri e dalle conferenze che tutt'ora tiene. Quando si parla
di Rom, di conflitti a bassa o alta intensità, bisogna tradurlo in medicine che
nessun altro fornisce, in lunghi ed estenuanti viaggi e trattative perché le
autorità riconoscano loro i diritti più elementari, ed altro ancora... Soldi: volgarmente
parlando. A volte e col tempo, il caso può assumere rilevanza internazionale,
come il campo di concentramento di
Lety trasformato in porcilaia, o il decennale
avvelenamento da metalli pesanti nei campi profughi in Kosovo; altre volte è
lavoro quotidiano, poco visibile, come il recente caso dei
Rom sgomberati a
forza da Belgrado di cui sopra avete letto un particolare. C'è ancora bisogno di voi, di solidarietà che vada oltre le
belle parole e le buone intenzioni. C'è bisogno di lettori, di chi voglia
mettersi in gioco organizzando un incontro, di chi faccia circolare questi
messaggi. Paul Polansky tornerà in Italia a fine settembre e ci rimarrà
almeno tutta la prima settimana di ottobre. Fatevi vivi.
Di Fabrizio (del 11/09/2012 @ 09:13:08, in Italia, visitato 1289 volte)
Segnalazione di Pierluigi Umbriano
23/08/2012 - L'Associazione di promozione sociale "chi rom e...chi no" nasce
a Scampia (Napoli) nel 2002 e riflette un'idea di periferia come spazio in cui
stabilire relazioni significative e attivare processi pedagogici e culturali
partecipati. La sede dell'associazione è una baracca in un campo rom non
autorizzato di Scampia, spazio laboratoriale multifunzionale e autogestito, in
cui si favorisce il confronto tra i vari attori sociali del quartiere e della
città.
Barbara Pierro (Avvocato - Associazione Chi rom... e chi no)
Biagio Di Bernardo (Assistente sociale - Associazione Chi rom... e chi no)
Sergio Sala sj (Comunità dei Gesuiti di Scampia - Centro Hurtado)
Associazione di promozione sociale "chi rom... e chi no" chiromechino.blogspot.com - chirom.e.chino[at]gmail.com
I Sinti in via Gramsci (Artioli) - Il Comune ha deciso di spostare alcune
famiglie del campo di via Gramsci
Reggio Emilia, 3 settembre 2012 - LA COMUNITA' sinti di via Gramsci si prepara a
traslocare. E' infatti di pochi giorni fa (precisamente del 31 di agosto) il via
libera ad un provvedimento dirigenziale del Comune che stabilisce la
realizzazione di due nuove microaree - una a San Maurizio e una sempre a Mancasale
- destinate ad ospitare le famiglie che attualmente vivono nel campo
alla periferia nord della città. Questo intervento rappresenterebbe un ulteriore
passo in avanti sulla strada del progetto, approvato dal consiglio comunale
nell'ottobre del 2007 e finito al centro di una lunga scia di polemiche,
che si
era prefissato lo scopo di migliorare le condizioni abitative della comunità sinta, «andando oltre il concetto dei campi sosta».
E così, dopo la prima microarea creata in via Felesino - a Villa Cella - si
apre ora un'ulteriore valvola di sfogo per gli abitanti del sempre più affollato
campo di via Gramsci. Sulla scia dell' ‘esperimento' di Villa Cella, il Comune
ha quindi individuato due aree idonee ad ospitare le famiglie sinti, una in via
Beretta (a Mancasale) e l'altra in via Zannoni (un'area di campagna non molto
abitata nella zona est della città, non lontano da San Maurizio).
L'INTERVENTO, si legge nel documento di piazza Prampolini, prevede
«per
ciascuna nuova microarea l' ‘urbanizzazione' di un terreno di 660 metri quadri,
la pavimentazione della zona per il parcheggio di roulotte e case mobili, la
realizzazione di 5 colonnine per l'allaccio di acqua ed elettricità, due servizi
igienici, un impianto di illuminazione e uno di smaltimento di acque di scarico
e piovane». I lavori, puntualizzano dal Comune, verranno portati a termine in
meno di un anno dal loro inizio. Per quanto riguarda i costi, si stima una spesa
di 230mila euro, finanziati per il 90% (207mila euro) da fondi regionali. Fondi
(261mila euro in tutto per la provincia di Reggio) che la giunta di viale Aldo
Moro ha sbloccato nel giugno scorso per il «miglioramento delle condizioni di
vita nei campi nomadi». Un provvedimento che ha fatto andare su tutte le furie
il capogruppo della Lega in sala del Tricolore Giacomo Giovannini («Appuriamo
che Errani ha più a cuore i nomadi che i terremotati»).
DI TUTT'ALTRO tenore invece l'accoglienza riservata alla notizia dagli
abitanti del campo sosta di via Gramsci. «Ben vengano le microaree - esulta
Silvio Truzzi, che il campo di Mancasale lo ha visto nascere -. Qui ci sono
quasi 40 ‘campine', e, quando ci siamo tutti, siamo circa in 300. E più le
famiglie si allargano, più serve spazio». Uno spazio che in via Gramsci ormai
non c'è più. «Le casette sono una attaccata all'altra . Non c'è privacy e se per
disgrazia dovesse scoppiare un incendio sarebbe un disastro. Con queste nuove
sistemazioni si potrebbero invece avere spazi idonei per vivere dignitosamente».
Qualche perplessità in più invece riguardo alle dimensioni ipotizzate per le
nuove microaree. «Per 660 metri quadri - continua Truzzi - non vale nemmeno la
pena di iniziare i lavori. Nel giro di due anni, con l'arrivo di figli e nipoti
e il conseguente ampliarsi delle famiglie, si sarebbe ancora da capo. Ne
servirebbero almeno mille». Il progetto si preannuncia comunque tutto in salita.
Il rischio è che - vista anche la non semplice situazione economica - si
scoperchi un ‘vaso di Pandora' ancora peggiore di quello di Villa Cella.
Di Fabrizio (del 08/09/2012 @ 09:15:41, in Regole, visitato 1560 volte)
A Case Study of Italy - by Claudia Tavani -
Brill.com
L'uso di meccanismi che si focalizzano puramente sulla protezione dei diritti
umani individuali, è sufficiente a proteggere l'identità culturale delle
minoranze? Si può ottenere di più adottando un sistema che applichi i principi
di eguaglianza e non-discriminazione, e che comprenda il riconoscimento al
diritto collettivo dell'identità culturale. Cultura ed identità culturale
sono davvero importanti per identificare gruppi ed etnie. Ma i Rom sono un
gruppo etnico? Per rispondere alla domanda, l'Italia viene usata come caso di
studio nell'illustrare i limiti delle disposizioni anti discriminazioni e la
necessità di riconoscere il diritto collettivo all'identità culturale.
Nota biografica
Claudia Tavani, Ph.D. (2010) in Giurisprudenza, Università dell'Essex, coopera
con diverse OnG ed università, inclusa quella di Cagliari. Suoi interessi di
ricerca sono l'identità e i diritti culturali, la tutela delle minoranze, la
non-discriminazione, i diritti collettivi ed umani in generale.
Indicato
A quanti interessati alle questioni delle minoranze, all'uso dei diritti
collettivi nella tutela dell'identità culturale delle minoranze e delle istanze
di Rom e Sinti.
Table of contents
Acknowledgements;
Abstract; List of Abbreviations; Introduction
Book Outline;
1 Chapter I: An overview of the Roma and their culture
1.1 Introduction: the importance of recognising the Roma as an ethnic group;
1.2 Culture and cultural identity;
1.3 Historical background;
1.4 The Roma today: main characteristics and identification;
1.5 Conclusions: the Roma as an ethnic and transnational minority;
2 Chapter II: The definition of minority and the protection of Roma in
international law instruments
2.1 Introduction;
2.2 Article 27 International Covenant on Civil and Political Rights;
2.3 International Labour Organisation Convention 169 on Indigenous and Tribal
Peoples;
2.4 The 2005 United Nations Declaration on the Rights of Indigenous Peoples;
2.5 The Organisation for Security and Cooperation in Europe;
2.6 The Council of Europe and the Framework Convention for the Protection of
National Minorities;
2.7 The European Charter for Regional of Minority Languages;
2.8 Conclusions;
3 Chapter III: The protection of minority rights through individual human rights
3.1 Introduction;
3.2 The principles of equality and non-discrimination as a full realisation of
the rights of minorities;
3.3 The protection of minorities in the European Union;
3.4 The United Nations instruments and their jurisprudence ;
3.5 The European Convention on Human Rights and the Framework Convention for the
Protection of National Minorities;
3.6 Conclusions: de facto equality, affirmative action and special measures as
ways to protect minorities;
4 Chapter IV: Individual v. Collective rights
4.1 Introduction;
4.2 The added value of collective rights;
4.3 The protection of collective rights in international instruments;
4.4. The debate between supporters and critics of collective rights;
4.5 Collective rights and cultural identity? ;
5 Chapter V: The case of Italy
5.1 Introduction;
5.2 Background information on the Roma in Italy;
5.3 The Italian legal system;
5.4 The juridical status of the Roma in Italy;
5.5 Measures “in favour” of the Roma?;
5.6 Conclusions and final remarks;
Conclusions; Appendix I ; Appendix II; Appendix III ; Appendix IV ; Appendix V;
Bibliography; Table of Cases; Index.
€170.00 - $233.00
Author:
Claudia Tavani Category:
Human Rights and Humanitarian Law - Minority & Group Rights BIC2:
International human rights law, International law
Volume:
3 Series:
Studies in International Minority and Group Rights ISSN:
2210-2132
ISBN13:
9789004202610 Planned Publication Date:
October 2012 Edition info:
1 Version:
Hardback Publication Type:
Book Pages, Illustrations:
xiv, 380 pp. Imprint:
Martinus Nijhoff Language:
English
Di Sucar Drom (del 07/09/2012 @ 09:15:14, in blog, visitato 1377 volte)
Roma, il "campo nomadi" La Barbuta ha un carattere discriminatorio
Azione legale di ASGI e Associazione 21 luglio: il Tribunale di Roma ha ordinato
lo "stop" agli ingressi delle famiglie rom, sotto accusa procedure di
assegnazione, regolamento discriminatorio e ghettizzazione...
Don Bruno Nicolini è scomparso, il ricordo di Peslingo
Don Bruno Nicolini è scomparso. Questa notizia rattrista moltissimi sinti che
l’hanno conosciuto di persona, specialmente noi sinti di Bolzano. Don Bruno è
stato il primo sacerdote che ci ha portato in casa la grande parola di Dio, io
avevo si o no 5 anni quando l'ho conosciuto...
UNAR: un silenzio assordante!
E' passato più di un mese dal mancato rinnovo del contratto al Direttore
dell'Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziale ed Etniche (UNAR) e tutto
tace. Nessuna notizia dal Dipartimento per le Pari Opportunità sotto la
Presidenza del Consiglio...
Mantova, "Alain e i rom" al Festivaletteratura
Sabato 8 settembre al Festival Letteratura di Mantova sarà presentato il volume
"Alain e i rom", dalle ore 17.45, presso l'Aula magna dell’Università di
Mantova. L'evento vede la presenza degli autori Emmanuel Guibert, Alain Keler e
Frédéric Lemercier con Alberto Sebastiani, esperto di graphic novel...
Mantova, la Strategia "Men Sinti"
L'associazione Sucar Drom ha promosso nella Provincia di Mantova la Strategia
locale "Men Sinti" per attuare le indicazioni della Commissione europea,
contenute nella Comunicazione n. 173/2011. La Strategia locale "Men Sinti" è
stata promossa in un quadro di partnership esteso, su cui si è lavorato nel
2011, per incidere in maniera seria, costruttiva e profonda nella realtà
mantovana...
Sinti e Rom: il glossario
Pubblichiamo una prima bozza del glossario utilizzato dall'associazione Sucar
Drom e dall'Istituto di CulturaSinta. Questa pagina è un work in progress,
ovvero sarà integrata e modificata nel tempo in relazione agli approfondimenti e
agli studi svolti dai membri dell'Istituto di Cultura Sinta e dagli stimoli che
arriveranno dall'esterno...
Una giovane Rom di nome Rebecca inizia a soli sei anni un forzato e lungo
viaggio itinerante, che dal Sud America l'ha portata in Europa e infine in
Italia. Una vita la sua, intrisa di drammi e dolori. Sgomberi forzati delle
baracche, incendi nei campi di Napoli, lunghe notti all'addiaccio nei giardini
pubblici di Milano, all'interno di vagoni abbandonati. Rebecca ha però una
capacità fuori dal comune, un dono innato: comunica con i colori. Il fascino per
la pittura la attrae fin dalla nascita e disegna usando quello che trova,
bastoncini, mattonelle colorate e addirittura sassi. Finché qualcuno non le
regala una scatola di tempere. Questo è il suo primo quaderno di appunti, e
questa è la sua storia. Età di lettura: da 9 anni.
Autore/i:Rebecca Covaciu Editore:UR Editore Collana:Atena Prezzo deastore.com (info)
€ 11.70 Costo di Spedizione: 0€ GRATIS con Posta StandardDettagli Formato: Libro in brossura, illustrato Data di pubblicazione: 2012 Disponibilità (info)3 giorni lavorativi ISBN: 8897547117 ISBN 13: 9788897547112
Sono ritornato lunedì 27, dopo due anni e mezzo di (mia colpevole) assenza, nel
campo di Tor de Cenci.
La foto è relativa alla visita del 2010, quando stava prendendo piede la
minaccia della chiusura del campo.
La didascalia diceva "11" anni e nulla è cambiato, prendendo spunto dalla foto
di Tano d'Amico che documentava lo sgombero del Casilino 700 [sindaco Rutelli,
le deportazioni pro Giubileo messe in atto dal clericale ex-radicale sindaco di
sinistra (?)].
In questi due anni e mezzo qualcosa è cambiato, e molto in peggio, in quanto il
campo ha subito l'assedio violento da parte della giunta Alemanno, ed in
particolare la
rabbiosa ostilità della vicesindaco e responsabile delle
politiche sociali.
E' bene ricordare che Belviso ha costruito la sua carriera politica
sulla
promessa ai "benpensanti" del quartiere della rimozione della comunità di Tor
de' Cenci. La comunità rom, composta in buona parte di bambini ed adolescenti,
trattata come un problema di decoro urbano, monnezza da portare fuori dagli
sguardi fuori dal confine del raccordo anulare.
In questi due anni e mezzo sono successe tantissime cose. La più dolorosa
la
morte di George (11 mesi), morte evitabilissima, se chi amministra avesse avuto
a cuore la sicurezza dei residenti del campo più degli interessi elettorali.
In questi due anni e mezzo il Comune ed il Municipio hanno fatto di tutto per
portare al degrado una struttura che, con tutti i limiti degli italici campi
rom, era non disastrosa.
Nel 2010 Tor de' Cenci non era il disastro di adesso. A questo proposito c'è la
testimonianza di Marco Squicciarini (responsabile CRI per i ROM) che mi diceva:
"sono rimasto sorpreso da questo campo. spero rivedano i progetti di
smantellamento. per me ci sono altre priorità in altri campi senza luce, fogne
ed acqua". [Si veda anche :
Roma, Tor de' Cenci: una follia il progetto di
spostare le famiglie Rom a Castel Romano]
Nei mesi successivi il campo tollerato è diventato secondo Alemanno: "un campo
dichiarato inagibile dalla Asl".
Premesso che la dichiarazione di inagibilità non c'è mai stata. Il sindaco
centurione dovrebbe assumersi tutte le responsabilità di questo degrado.
Con una azione tanto dimostrativa e simbolica quanto dispendiosa ed inutile, le
ruspe hanno demolito a Tor de' Cenci i containers lasciati vuoti dalla comunità
macedone.
Un'altra parte dei residenti di Tor de' Cenci, la comunità bosniaca, non ha
ceduto alle pressioni ed è rimasta in quel che resta del campo.
Questa la situazione che ho trovato a Tor de' Cenci lunedì.
Un campo tra le macerie ed una popolazione reduce da un bombardamento, ma ancora
determinata a non andare via ed a ritrovare una vita degna nel quartiere.
Fortunatamente lunedì, a dare uno stop all'assedio, è arrivato un pronunciamento
del TAR che ha sospeso lo sgombero del Campo ed ha sancito il "dovere
dell'amministrazione di adottare tutte le misure idonee a ripristinare, almeno
temporaneamente, adeguate condizioni igienico-sanitarie nel campo Nomadi e nelle
aree circostanti".
E' una tregua ... di una battaglia che sarà lunga.
Questo BLOG sarà schierato a favore dei diritti dei residenti del campo di Tor
de' Cenci, 180 persone, di cui almeno la metà minori. Cittadini italiani e
bosniaci (ogni famiglia ha qualche componente con cittadinanza italiana) che
chiedono dignità ed il diritto alla scolarizzazione, al lavoro, alla salute ed
all'abitare.
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