Richiediamo chiarezza. Di Rom si parla poco e male, anche quando il tema delle notizie non è "apertamente" razzista o pietista, le notizie sono piene di errori sui nomi e sulle località
Di Fabrizio (del 25/09/2012 @ 09:13:00, in scuola, visitato 1459 volte)
di Lucio Bontempelli
Stamattina bussa in presidenza una bambina e mi chiede seria: "vorrei
iscrivermi in prima media". Io trasecolo: è da sola? E i genitori? La faccio
accomodare. Una storia interessante: di famiglia povera, i genitori lavorano
tutto il giorno per sbarcare il lunario, trasferiti da poco in città non
possono più accompagnare a scuola la bambina nel paese dove l'avevano iscritta.
Non sembra abbandonata a se stessa, ma è certo temprata dalle difficoltà, è
autonoma e capace di dare una mano alla sua famiglia, prendendosi responsabilità
un poco più grandi di lei. Parla benissimo l'italiano e il rumeno, e mi dice di
conoscere anche un po' di inglese: mi diverto a farci due chiacchiere in
inglese, ma ben presto smetto perché farei una figuraccia: lo sa molto meglio di
me! Purtroppo le mie prime medie sono piene, le chiedo dove abita per capire
dove la posso indirizzare, ma lei si orienta poco a Pisa. Le dico di tornare con
un genitore quando vuole. Dopo due ore torna con la zia. Spiego anche a lei la
situazione, poi individuo due istituti comprensivi abbastanza vicini a casa loro
e mi metto a telefonare. Finalmente le trovo un posto. Spiego, al telefono, che
probabilmente non sarà un inserimento difficile: la bimba sa benissimo
l'italiano, sembra molto educata e responsabile, probabilmente è anche brava
(scolasticamente parlando). "Sarà mica ROM?", mi viene chiesto. Cavolo: mi sono
dimenticato di chiederle l'etnia! E se fosse addirittura EBREA?
OPERA NOMADI DI REGGIO CALABRIA - COMUNICATO STAMPA
La città si trova in un momento di incertezza e di grave crisi . Ma chi pagherà
il prezzo più alto per questa situazione? I bambini e le bambine delle famiglie
più povere, che tra qualche giorno dovranno iniziare la scuola, avranno la
possibilità di studiare?
Ad Arghillà nord, lunedì prossimo quando comincerà la scuola , circa 90
minori non potranno andare a scuola in quanto il Comune ha deciso di non
garantire loro il servizio Scuolabus ( il servizio che serve per portare i
bambini e le bambine a scuola) perché le loro famiglie, che hanno un reddito di
povertà, non hanno pagato la tassa di iscrizione per l'anno scolastico passato.
Da anni, l'Opera Nomadi chiede al Comune di Reggio Calabria di abrogare
questa tassa, non solo per le famiglie rom di Arghillà, ma per tutte le famiglie
reggine che hanno un reddito basso. Alle diverse richieste sono seguite delle
promesse, ma la tassa non è stata abrogata.
Un'amministrazione comunale, a nostro parere, dovrebbe comportarsi come un
buon padre di famiglia che garantisce a tutti i diritti fondamentali,
sostenendo, soprattutto, i cittadini più deboli.
Le famiglie di questi minori vivono senza un reddito fisso e con pochi euro
al giorno, ottenuti da lavori saltuari, devono provvedere al sostentamento del
loro nucleo. Una famiglia, che si trova a vivere in queste condizioni
economiche, se ha un'entrata di pochi euro con questa somma dovrà dare da
mangiare ai figli, non potrà certo utilizzarla per pagare la tassa dello
Scuolabus.
Senza considerare le gravi difficoltà economiche di queste famiglie ( non
solo quelle rom) la Giunta Comunale, tre anni fa , con delibera nr 161 del 3
giugno 2009, ha deciso di imporre anche a loro la tassa di iscrizione al
servizio di Scuolabus.
Questa delibera nei fatti impedisce alle famiglie povere di mandare i propri
figli a scuola.
E' chiaro che questo provvedimento oltre a essere profondamente ingiusto è,
soprattutto, anticostituzionale perché contraddice quanto stabilisce l'articolo
34 della Costituzione italiana: "l'istruzione inferiore, impartita per almeno
otto anni, è obbligatoria e gratuita".
In tal modo si nega il diritto allo studio a questi minori, diritto già leso
gravemente dalle condizioni di povertà e di emarginazione sociale in cui sono
costretti a vivere.
Ribadiamo che quanto afferma l'associazione non è riferito solo le famiglie
rom di Arghillà, ma a tutte le famiglie reggine che versano in gravi condizioni
economiche per le quali, in questo momento di crisi, il Comune dovrebbe almeno
evitare di gravarle di tasse ingiuste.
Da considerare che queste famiglie con l'inizio dell'anno scolastico dovranno
provvedere anche ad acquistare, oltre il corredo scolastico, anche i libri di
testo. Il Comune non ha saldato ai librai quanto dovuto per i libri di testo
dell'anno 2011 e quindi i librai daranno i testi solo se i genitori li
pagheranno.
Le famiglie che hanno un reddito basso, appena sufficiente per sopravvivere,
come potranno garantire ai loro figli la possibilità di studiare?
La tendenza politica che si sta concretizzando è quella di consentire
l'accesso all'istruzione solo alle famiglie con reddito medio-alto, quelle che
si possono permettere alcune spese, escludendo quelle più povere.
Chiediamo al sindaco Arena e agli assessori di fermare questa tendenza
anticostituzionale, garantendo gratuitamente, a tutte le famiglie a reddito
basso, il servizio Scuolabus e la fornitura dei libri di testo.
L'istruzione per tutti non è solo un diritto individuale sancito dalla
Costituzione ma è un ottimo investimento per il miglioramento della nostra città
.
Reggio Calabria, venerdì 14 settembre 2012
Il presidente Sig. Antonino Giacomo Marino
Corriere della SeraIl Comune taglia il
bus a 90 alunni nomadi La Cgil: «La Loggia ci ripensi». Rolfi: «Hanno 75 mila euro di arretrati tra
mensa e trasporti»
Il campo nomadi di Brescia (Cavicchi)
Via il servizio bus per novanta alunni che risiedono nel campi nomadi di via
Borgosatollo 19 e di via Orzi nuovi 104. La denuncia arriva da Cgil Brescia,
Opera Nomadi, Arciragazzi e Fondazione Guido Piccinni per i diritti dell’uomo.
«Conosciamo la difficile situazione economica nella quale si trovano gli enti
pubblici ma sappiamo anche che la crisi sta mettendo in difficoltà soprattutto
le famiglie - si legge in una nota congiunta-. Brescia, volenti o nolenti e al
di là delle isterie «sicuritarie», per quasi due decenni ha saputo accompagnare
nell’iter scolastico generazioni di giovani concittadini in difficili condizioni
socio economiche, e tra questi anche i minori dei due insediamenti coinvolti».
Per la Cgil e le altre associazioni questa scelta è innanzitutto politica: «La
scelta di non garantire alcun servizio di trasporto scolastico per i minori in
età scolastica delle strutture comunali di via Borgosatollo 19 e di via
Orzinuovi 104, non può rispondere solo a logiche economiche, ma deve tenere
conto della complessità della situazione». E chiedono al Comune un confronto con
Sinti e Rom propedeutico ad un eventuale passo indietro. Il diritto
all'Istruzione, è sancito dalla Costituzione.
la replica di Rolfi. Per il vicesindaco la polemica è strumentale: «Gli utenti
di etnia rom e sinti che usufruiscono dei servizi scolastici a Brescia sono
attualmente 73. Ma queste comunità hanno una morosità nei confronti del Comune
di Brescia di 75 mila euro accumulata negli anni per servizi di mensa e di
trasporto erogati e mai pagati». Per Rolfi non c'è alcuna discriminazione: «si
tratta di rispettare le norme che le famiglie in questione non hanno mai voluto
concordare. Ricordo alla Cgil che il diritto allo studio non è negato. Anzi, è
un obbligo e pertanto deve essere adempiuto dalle famiglie senza alcuna scusa a
riguardo».
Di Fabrizio (del 17/08/2012 @ 09:15:34, in scuola, visitato 1552 volte)
Capita spesso che qualcuno mi chieda la traduzione di
qualche frase in romanes. Credo quindi che quanto segue possa interessare. A
occhio e croce, il 90% delle parole riportate sono uguali a quelle usate dai Rom
in Italia.
Condivideremo alcune conoscenze per promuovere la lingua romanì. Di seguito
troverete alcune parole ed espressioni raccolte dai volontari di
Media Roma ad İstanbul. In futuro, il dizionario verrà ampliato col vostro
contributo, includendo nuove parole ed espressioni da altre città.
Vocabolario romanes - preparato ad İstanbul
Termini base
Açho Devlesa: Arrivederci / Ca Devlesa: Tu possa essere felice / To alav sosi?:
Come ti chiami? / Me isi nom o ...: Mi chiamo... / Tu Katar İsinan:
Di dove sei?
/Me isinom katar...: Sono di... / Romanes Canes: Parli romanes? (dialetto
laxo) / Romanes Canesa: Parli romanes? / Sari Sinan: Come stai? / So Kerdan:
Che hai fatto? / So Kerde: Cos'hanno fatto? / So Keresa:
Che stai facendo? / Ci ki yavin: Sino a mattina / Ci ko kher:
Verso casa / Ci: Sino - Verso /
Laçi Tumari Rat: Buona notte a te /
Pronomi
Me: Io / Tu: Tu / Odava: Lui (dialetto xorahahane) / Odiya:
Lei (dialetto xorahahane) / Odala (Xorahane) Voy: Lei (Laxo) / Voj:
Lui (Laxo) / Von: Loro
(Laxo) / Amen: Noi / Tumen: Voi / Odala: Loro (Xorahane) / Kadava:
Questo
(Xorahane) / Kava: Questo (Laxo) / Kiri: Suo (di lei) (Laxo) / Koro:
Suo (di lui) (Laxo) / Kodova:
Quello (Xorahane) / Kova: Quello (Laxo) / Moro: Mio / Toro:
Tuo (Xorahane) / Tori:
Tuo (femminile) (Xorahane) / Les Ki: Suo (di lei) (Laxo) / Les Kiri:
Suo (di lei) (Xorahane) / Les
Ko: Suo (di lui) (Laxo) / Les Koro: Suo (di lui) (Xorahane)
Casi
Kher: Casa / Ekherestar: Da casa / Ekhereste: A casa / Kokher:
Verso casa
Veş: Foresta / Eveşestar: Dalla foresta / Eveşeste: Nella
foresta / Koveş: Verso la foresta
Parentele
Baba: Nonna
Baçe: Fratello maggiore
Baye: Fratello maggiore
Biyav: Matrimonio
Bori: Sposa
Camutro: Sposo
Camutro: Testimone di nozze
Chavo: Figlio
Chay: Figlia
Mami: Nonna
Miday: Mia mamma
Modat: Mio papà
Mophral: Mio fratello
Nane: Fratello maggiore (Laxo)
Papu: Nonno
Phen: Sorella
Phral: Fratello
Calendario
Abreş: Quest'anno
April: Aprile
Bocuk: Dicembre
Breş: Anno
Chon: Mese
Dersi: L'anno prossimo
Disera: Ora
Dives: Giorno
Diyes: Giorno
İç: Ieri
Kham: Sole
Masek: Mese
Milay: Estate
Ratasa: Notte
Thera: Domani (Laxo)
Yavine: Domani
Yivent: Inverno
Termini generali
Bezaxa: Peccato
Çor: Ladro
Doş: Crimine
Drom: Strada
Gili: Canzone
Kher: Casa
Love: Soldi
Pares: Soldi
Sastipe: Salute
Saya: Soldi
Suno: Sogno
Aggettivi
But: Troppo
Buxlo: Ampio
Civdo: Vivo
Khanlo: Cattivo
Mulo: Morto
Phuri: Anziana
Phuro: Anziano
Rama: Giovane
Sano: Magro
Suslo: Umido
Şil: Tempo freddo
Şudro: Cibo freddo
Tank: Stretto
Tato: Caldo
Terni: Giovane per donna
Terno: Giovane per uomo
Thulo: Grezzo
Uço: Alto
Xarik: Piccolo
Xarno: Corto
Poiché i genitori non sono più nomadi da un bel po' di tempo, anche
quest'estate i bambini rom di via Idro non si sposteranno dal campo.
Cerchiamo per loro giochi, fumetti e libri di
narrativa e di attività per le vacanze (anche usati ma in buone condizioni).
Si accettano anche giochi per play station 2 (particolarmente ambiti da un
birbante di cui non faccio il nome).
E si accettano anche, perché siamo previdenti e pensiamo già alla
riapertura della scuola, quaderni, penne, matite, colori ecc.
Per consegne e ritiri, anche a domicilio in zona 2 (massimo 3),
scrivetemi o chiamatemi al
334-3532691, meglio entro la prossima settimana.
Invitandovi a diffondere, vi ringrazio anticipatamente.
Piero
PS: buone vacanze, ovunque le trascorriate. Se a Milano, anche in via Idro al
Marina Social Rom.
Di Fabrizio (del 27/06/2012 @ 09:12:51, in scuola, visitato 1715 volte)
Segnalazione di Alberto Maria Melis
Comunicato Stampa. Fondazione Anna Ruggiu onlus
Cagliari 24 giugno 2012
Ormai da 10 anni la Fondazione Anna Ruggiu, promuove l'elevazione culturale
delle
popolazioni rom presenti in Sardegna mediante l'attribuzione di borse di studio
ai giovani
Rom più meritevoli per rendimento scolastico, con particolare attenzione a
quanti riescono
ad arrivare alle scuole superiori.
L‘iniziativa muove dalla convinzione che la formazione e la cultura possano
costituire
un prezioso strumento di comprensione interculturale, di dialogo e di una
interazione tra
individui e culture rispettosa delle peculiarità di ogni cultura.
L'esperienza di questi anni dimostra che è possibile superare gli stereotipi ed
i tabù che
rendono difficile la convivenza tra due culture ad iniziare dai banchi della
scuola.
Quando l'iniziativa della Fondazione si incontra con la disponibilità di
amministratori
comunali attenti, di insegnanti capaci, di assistenti sociali disponibili, è
stato ed è possibile
raggiungere risultati positivi.
La scelta della sede per la cerimonia di consegna delle borse di studio per il
presente
anno è caduta sul Comune di Monserrato, anche a testimonianza di una ormai lunga
esperienza di iniziative volte a favorire l'inclusione dei rom presenti nel
territorio comunale
raggiungendo livelli di eccellenza nella scolarizzazione.
Tra i premiati di quest'anno, tre studenti delle scuole superiori di tre diversi
campi del sud
Sardegna ed una giovane rom che frequenta la Scuola media di Sinnai (vedi
foto, ndr.).
La manifestazione, realizzata in collaborazione con l'Unicef di Cagliari, che
parteciperà
all'iniziativa con la presidente provinciale Rossella Onnis, si svolgerà presso
il quartiere
rom di Monserrato, nel piazzale della pace dove, proprio nei giorni scorsi, per
volere
dell'Amministrazione comunale, è stato inaugurato un monumento a ricordo dei rom
vittime dello sterminio nazista (vedi
QUI, ndr.).
Gli insegnanti dei rom premiati illustreranno il curriculum dei rispettivi
allievi.
La manifestazione avrà inizio alle ore 19,
nel piazzale della pace, nel quartiere rom di Monserrato,
giovedì 28 giugno
Il presidente: Gianni Loy
Fondazione Anna Ruggiu Viale Sant'Ignazio n. 38. 09123 -
Cagliari. Tel. 3207232122.
Gloy46@tiscali.it
"Chi sono gli zingari?" Con questa domanda, lapidaria e lessicalmente
scorretta, cominciavamo i laboratori con i ragazzi e le ragazze delle terze
medie della scuola San Benedetto, nel quartiere popolare e storicamente a forte
densità rom di Centocelle, periferia est di Roma. Le risposte, molto spesso
politicamente scorrette, introducevano il tema degli incontri, un rimosso della
storiografia ufficiale delle democrazie occidentali: il Porrajmos.
"Cos'è il Porrajmos?" Questa strana parola risuonava nelle classi di fronte gli
occhi interrogativi e curiosi dei ragazzi. Sui libri di storia, dove presenti,
solo pochissime parole per liquidare lo sterminio dei rom ad opera del
nazifascismo, mezzo milione di donne uomini e bambini torturati e uccisi nei
lager e nei rastrellamenti.
Più che una lezione di storia negata - l'Olocausto dei rom è stato definito da
qualcuno "il genocidio dimenticato" - gli incontri con i ragazzi e le ragazze
sono stati un momento di stimolo per chiunque, per loro e per noi.
Abbiamo scelto di svolgere gli incontri con un'impostazione frontale e dinamica,
per non annoiare con freddi numeri e dati e soprattutto per far esprimere
liberamente gli studenti, consentendogli sempre di dar sfogo anche alle proprie
critiche e obiezioni. In quanto il problema dell'esclusione sociale, della
discriminazione, del pregiudizio, della disinformazione, della persecuzione dei
rom è tutt'altro che risolto. La lavagna si riempiva di ciò che il termine
"zingaro" evocava nelle menti degli studenti e, ogni volta, per ogni classe, la
discriminazione, il pregiudizio e la disinformazione emergevano feroci. Ma da lì
a poco le certezze crollavano, di fronte ai video proiettati, alle immagini di
personaggi famosi (grande successo per Pirlo e Ibrahimovic) di origine romanì,
fino alle importanti testimonianze dirette di chi ha vissuto e vive nelle
baraccopoli di Roma, subendo sgomberi e blitz polizieschi. Uomini e donne che
potevano parlare delle loro esistenze da una cattedra di una scuola avvolti
dalla rispettosa quanto interessata attenzione dei ragazzi e delle ragazze. Una
presenza non scontata ai nostri laboratori, quella di uomini e donne costretti
ogni giorno a sbattersi per la città con lavori faticosi e in nero. Rinunciare a
ore di lavoro per essere in classe a raccontarsi vuol dire perdere quel po' di
denaro con la vendita al chilo del ferro raccolto che si può mettere insieme.
Per i mesi di aprile e maggio 2012 Popica Onlus e scuola San Benedetto hanno
collaborato intensamente e proficuamente, con due incontri per classe di un'ora
e mezza ciascuno, in orario di lezione.
Gli alunni hanno dimostrato interesse per l'argomento, ma la partecipazione si è
spesso estesa ai professori, a loro volta in buona parte esclusi
dall'informazione e dalle nozioni sui libri di storia di fronte a questo tema.
Il tutto è culminato in un interessante incontro con il Comitato genitori della
scuola, il 18 maggio.
Un'esperienza positiva ed importante che abbiamo voluto sviluppare a titolo
assolutamente gratuito, fuori dai mille progetti destinati ai rom o alla loro
inclusione, in quanto fermamente consci del nostro ruolo di attivismo e convinti
dell'importanza di iniziare la battaglia contro le discriminazioni proprio nella
culla della cultura, nella scuola, e proprio in quelle scuole, come la San
Benedetto, che, più di altre, sono attente alla formazione umana dei loro alunni
e delle loro alunne.
Christian Picucci e Gianluca Staderini
LO SCHEMA DEGLI INCONTRI IN CLASSE
Temi
Lezione-
durata
Tipologia
Conosci gli zingari?
Zingari o Rom
I tuoi pregiudizi sui Rom
I pregiudizi del mondo sui
Rom
Prima
parte:
60 minuti
Frontale / Dinamica /
Introduttiva
Stimolare gli studenti ad
esprimere liberamente la propria
opinione.
Spazio per domande degli
studenti.
Porrajmos
Seconda
parte:
30 minuti
Video
L'ideologia fascista e le
sue implicazioni razziali, prima
del 1938 e dopo.
L'ideologia nazista e le sue
implicazioni razziali
Le fasi di attuazione della
persecuzione antigitani ( cenni
generali e focus sul caso
italiano)
La soluzione finale
(con riferimenti contestuali
alle fonti scritte di natura
teorica)
Terza
parte:
30 minuti
Frontale/ teorica con
indicazioni per gli
approfondimenti individuali da
sviluppare successivamente.
Nicolás Jiménez González ha dedicato la sua vita allo studio del romanés.
Laureato in sociologia, consulente linguistico dell'Instituto de Cultura Gitana
e
professore-lettore nell'Università di Alcalá de Henares, attualmente lavora
al manuale di apprendimento del romanés standard "Sar San?" Inoltre, sta
progettando un piano di formazione per istruttori che possano insegnare
questo metodo nelle scuole con presenza di studenti gitani.
Appassionato di flamenco, dei film d'azione e di tori, Nicolás Jiménez
ritiene imprescindibile che il romanés venga incluso nei piani di studio, perché
questa lingua non finisca con lo sparire. Nel contempo, perché questo succeda è
necessaria l'istituzionalizzazione del popolo gitano.
La popolazione romanì nell'Unione Europea raggiunge i 12 milioni di
cittadini. Milioni di persone che hanno vissuto per anni una storia comune di
persecuzioni, isolamento e marginalizzazione. Milioni di persone che, inoltre,
condividono una cultura ed, in particolare, un lingua, il romanés.
Il romanés è un idioma dialettizzato che, assieme allo
spagnolo, ha dato luogo al
caló. "Il caló è una creazione collettiva dei gitani spagnoli, una parlata
nata in Spagna," afferma l'autore. Nel contempo, insiste che si debba tener
conto che tra due lingue in contatto c'è sempre un feedback. "Occorre
considerare l'influenza del romanés nello spagnolo: per esempio, nell'idioma
spagnolo esistono circa 200 gitanismi. Sono soprattutto nel gergo giovanile,"
spiega il consulente linguistico.
Senza dubbio, secondo il ricercatore, il caló ha smesso la sua utilità
comunicativa e si è convertito, invece, in un referente identitario.
"Posso affermare che il caló corre il rischio di estinguersi, dato che ha perso
la sua capacità di comunicazione," ripete Jiménez. Purtroppo attualmente non c'è
chi lo parli compiutamente, ma solo se ne adoperano alcune parole e brevi frasi
inframmezzate nella conversazione.
Ciononostante il caló è molto importante per i gitani, in quanto parte della
loro identità. Un'identità costruita a partire dall'esotismo e che ha
attraversato il XIX e la metà del XX secolo. "La moda del -flamenquismo-
risvegliò l'interesse della gente in Andalusia e, concretamente, dei gitani,"
assicura Nicolás Jiménez. Fu durante questo periodo che musici, pittori e
scrittori stranieri ricrearono questa atmosfera curiosa e lontana, col boom
dell'andalusismo che contribuì ad aumentare la simpatia per i gitani.
Verso uno standard
Fu così che la simpatia per i gitani divenne la principale motivazione per
iniziare a standardizzare il caló. Come dice Nicolás Jiménez, in Spagna gli
standard si conoscono poco e mai - sino ad adesso - si è fatto uno sforzo per la
loro diffusione. Tuttavia, in campo internazionale, la Commissione di
Linguistica dell'Unión Romaní, guidata dal professor Courthiade, è stata
incaricata di realizzare un progetto di standardizzazione del romanés, che
continua sino ad oggi, con un progressivo aumento degli utenti dell'alfabeto e
la pubblicazione in diversi paesi dei metodi di insegnamento.
"La diversità è ricchezza ed anche l'apprendimento del romanés è un diritto"
"La nostra lingua dovrebbe essere presente nell'insegnamento dello spagnolo.
La diversità è ricchezza ed anche l'apprendimento del romanés è un diritto,"
dichiara Jiménez. Per questo, uno dei piani di formazione è il manuale
Sar-san? (Come
stai?). Questa iniziativa lanciata dall'Instituto de Cultura Gitana, intende
recuperare l'uso del romanés in Spagna, per allontanarlo dal pericolo di
estinzione in cui si trova. Jiménez è il principale promotore e progettista
dell'idea ed afferma che "il libro è il primo passo all'interno di un grande
progetto."
Di Fabrizio (del 25/05/2012 @ 09:02:51, in scuola, visitato 1327 volte)
23/05/2012
Nei periodi di crisi sembra che tutto crolli, ogni certezza, ogni verità, e
basta poco per cadere nella psicosi, cercando il colpevole di un male che non
c'è dato vedere, ma solo temere.
Ci risiamo, Il 12/12/12 s'avvicina, i profetici maya incombono, la terra trema,
riaffiorano i Gog e Magog del terrorismo di stato e il tutto in un clima per
niente tranquillizzante per la crisi economica in atto. In questo scenario
d'altri tempi, di quelli dove si bruciavano le donne solo perché avevano i
capelli rossi o si perseguiva chi solo voleva essere libero, ritroviamo
l'atavica paura nei confronti dei diversi, dei nomadi, dei Rom.
È successo nei giorni scorsi a San Sebastiano al Vesuvio. Un gruppo di madri si
è presentato presso la locale scuola primaria, al plesso Capasso di Via degli
Astronauti, chiedendo ad alcune maestre le ragioni di un presunto accesso di
"zingari" nei locali scolastici. Le insegnanti cascano dalle nuvole e
rassicurano le donne che a scuola non entra nessuno senza permesso e tanto meno
si è riscontrato l'accesso di sconosciuti più o meno ascrivibili all'etnia in
questione. Le mamme, non paghe della spiegazione, insistono: "Voi volete ce lo
nascondere!" e una di queste spiega che la figlia, lo scorso venerdì, era stata
graffiata da un bambino "zingaro" accompagnato dalla madre nella stessa scuola.
Le insegnanti trasecolano ma rassicurano che nulla di tutto ciò è accaduto,
aggiungendo la probabilità del fatto che la bambina abbia frainteso l'accaduto,
confondendosi, magari anche guidata dalla reiterata usanza di minacciare i
nostri bambini col fatidico sopraggiungere degli "zingari", per portarli via
chissà dove e come.
Già la scorsa primavera avevamo sottolineato di come stesse circolando ancora
una volta il presunto "codice segreto degli zingari" (leggi) e di come questo
non fosse altro che una leggenda metropolitana. Ma sta di fatto che questo, in
un modo o nell'altro, gode ancora di una notevole reputazione "lo hanno detto
anche le Iene!" e questo basta a metter da parte ogni logico e opportuno dubbio,
legato a un sempre più raro buon senso. I forum dei social network sono pieni di
dispute a riguardo, dove si formulano le ipotesi più improbabili e fantasiose;
testate nazionali come la redazione palermitana di Repubblica non evita di dare
man forte a questo luogo comune e non manca su facebook chi augura le bombe di
Brindisi ai campi Rom (vedi).
La crisi crea anche di queste cose e nel momento in cui vengono a cadere le
nostre certezze, sul nostro benessere, sulla nostra sicurezza, aumentano quelle
sul nemico occulto che ci ascolta, che ci controlla per colpirci alle spalle e
quando meno ce l'aspettiamo. Chi meglio di uno "zingaro" può toglierci quello
che ci è più caro? Chi meglio di uno "zingaro" si presterà all'irriducibile odio
di massa e non troverà quasi nessuno a prenderne le parti?
E intanto loro continuano nella minuziosa opera di decompositori del nostro
pattume, come instancabili formiche vanno avanti laboriosi, anche quando li
cacciamo via per colpe mai commesse o non differenti dalle nostre. Ritornano e
riprendono la loro instancabile opera di riciclaggio, si sporcano le mani, là
dove noi non osiamo più metterle, vivono in luoghi che noi non osiamo neanche
più pensare e forse anche questo ce li rende più invisi, forse ci ricordano da
dove veniamo.
Certo che se degli adulti e vaccinati cittadini sansebastianesi, l'anno scorso,
hanno scambiato una pattuglia di carabinieri in borghese per degli "slavi
dall'atteggiamento sospetto", allora possiamo senz'altro giustificare la povera
bambina, purtroppo suggestionata dalle ancestrali paure materne.
La guerra di Marius, contro una vita di campi provvisori che l'avevano
condannato a un'esistenza di analfabetismo e marginalita'. Arrivato a 16 anni a
Milano dalla Romania senza mai aver messo piede in una scuola, nonostante otto
sgomberi ha imparato a leggere e a scrivere in italiano con una borsa di studio
della Comunità di Sant'Egidio e delle mamme e maestre di Rubattino. Ora il suo
rifugio in città è una una biblioteca comunale (quella di via Valvassori Peroni,
zona Rubattino-Lambrate): "Anche quando non avevo dove andare venivo qui… è il
posto migliore che ho conosciuto". Il video di Christine Pawlata e Nicola
Moruzzi è stato premiato domenica al Salone del libro di Torino al concorso
nazionale "A CORTO DI LIBRI. I cortometraggi raccontano le biblioteche"
LA STORIA L'HANNO ACCUSATA DI ESSERE «UNA DELINQUENTE COME TUTTI GLI ZINGARI»
Il Tempo Rom cacciata dai compagni di scuola
La professoressa: «Una ragazza intelligente. Per fortuna è tornata»
Stefano Buda Le tensioni seguite all'omicidio di Domenico Rigante hanno lasciato
il segno.
Nelle scuole della città, qualcosa si è spezzato nel percorso di crescita comune
tra italiani-italiani e italiani di origine Rom. Dalle scuole della città
occorrerà ripartire, per abbattere i muri del pregiudizio e ricostruire il
dialogo tra culture. Dopo la morte dell'ultrà biancazzurro, per diversi giorni,
il processo d'integrazione ha subito un corto circuito. Un fenomeno che ha
colpito soprattutto i più giovani, ragazzi e ragazze come la giovane studentessa
Rom, di 17 anni, che chiameremo Anna. Anna frequenta un noto istituto di scuola
secondaria, non lontano da Rancitelli, il quartiere dove vive con la sua
famiglia. Una compagna di classe, sull'onda del clima da caccia alle streghe che
ha pervaso Pescara, la accusa di essere «una delinquente, come tutti gli
zingari». Anna è esasperata. La sera prima ha chiamato la polizia, avendo visto
«facce strane» bighellonare attorno a casa, e ormai nota una luce diversa negli
sguardi della gente. Reagisce male, difendendosi e contrattaccando con veemenza.
Dopo la lite decide che non andrà più a scuola. «È già molto difficile che una
donna Rom prosegua gli studi dopo l'età dell'obbligo - spiega una sua insegnante
- sarebbe stato un vero peccato perdere una ragazza intelligente come lei, che
ha compreso l'importanza dell'istruzione come forma di riscatto e dimostra
grandi doti e capacità». Anna per fortuna ci ripensa e dopo alcuni giorni torna
in classe. È lei a chiedere scusa. «Nonostante non fosse stata lei a scatenare
la lite - prosegue la professoressa - ha avuto la forza e l'umiltà di
riconoscere l'errore, dimostrando che la scuola aiuta a compiere progressi,
modificando anche certe attitudini tipiche di alcune culture»". La vicenda di
Anna non rappresenta un caso isolato. Molti altri ragazzi Rom, che frequentano
l'istituto, nei giorni scorsi sono rimasti a casa. Avevano paura. Per fortuna,
lentamente, il clima si sta rasserenando. «Non si erano mai verificati episodi
simili in precedenza - osserva l'insegnante - il processo d'integrazione è
sempre stato pacifico e armonioso, anche grazie al coinvolgimento dei genitori
italiani e Rom, nel corso dei frequenti colloqui». È da qui che occorrerà
ripartire, per sanare le ferite inferte a una convivenza che, dopo l'omicidio di
Domenico Rigante, appare sempre più difficile. Intanto il sindaco Mascia ha
chiesto al prefetto Vincenzo D'Antuono l'istituzione di un Tavolo tecnico.
«Occorre eliminare quei piccoli, grandi fenomeni di abusi, soprusi, angherie che
molti sono costretti a subire ogni giorno da poche famiglie che pensano di poter
vivere al di fuori delle leggi e delle regole del vivere civile». Ricomincerà a
breve lo sfratto agli inquilini abusivi grazie all'erogazione di 100mila euro
stanziato dalla Regione Abruzzo, da destinare all'Ater.
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