Rom e Sinti da tutto il mondo

Ma che ci fa quell'orologio?
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La redazione
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\\ Mahalla : VAI : conflitti (inverti l'ordine)
Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Jag
Di Fabrizio (del 11/12/2011 @ 09:23:18, in conflitti, visitato 2483 volte)

"Desideri, disperazioni e voglia di normalità dalla periferia più periferica" Lo trovate nella colonna centrale in alto, dove appaiono delle frasi a rotazione. Sabato scorso era una di quelle serate che mi concedo una volta all'anno, niente di particolare: quattro chiacchiere con gli amici, pizza, birra, cinemino...

Rientro e l'incanto di una serata normale finisce con l'accensione del computer: Incendiato un campo nomadi dopo il corteo per lo stupro inventato. Gli amici  commentano a spron battuto, non li conosco tutti, ma è come una chiamata a raccolta di pezzi sparsi di società civile. Mi scuso con loro, se non mi sono subito fatto vivo, ma è altrettanto importante scriverne quando le ceneri vanno raffreddandosi e cominciamo ad illuderci che non sia successo niente (fino alle prossime fiamme).

Vedete, da una parte c'è la cronaca: e dovremmo chiamare tutto ciò con il suo nome: POGROM, che è storia nostra, dei cosiddetti "civilizzati", con le testimonianze di chi viene cacciato che emergono a distanza di anni. Dopo anni, si cominciò a ragionare di cosa successe in uno sperduto villaggio rumeno, quando ormai le fiamme erano dilagate nel continente. Anche da noi (non vale riscoprirsi innocenti ora): Opera, Ponticelli... ricordate? Che fine ha fatto chi teneva in mano l'accendino, chi acquistò le taniche di benzina? Non sto parlando di malagiustizia italiana, è così ovunque. E che fine ha fatto chi non si sporcò le mani, ma aizzò la folla finché non la vide partire in corteo con le torce accese? Ripeto: è la nostra storia, che vediamo come un fascismo che non passa, ma che c'era già prima...

Ci sono anche gli ALTRI nella cronaca, ma non riusciamo a sentirli. Jag, significa fuoco in romanés, e fa parte tanto della vita che della morte. Perché il fuoco è l'amico che si conosce sin dall'infanzia, quando ancora si girava o adesso che ci si è fermati, quando sei in un campo ABUSIVO, o in un campo REGOLARE dove comunque non hai più accesso all'elettricità. Il fuoco è CULTURA, perché ha sentito tutti i racconti dei vecchi, ha visto tutti i balli delle bambine, ha ascoltato tanti violini. Ma chi di voi ha mai visto con che rapidità prenda fuoco una baracca di legno o una roulotte, sa che l'amico può diventare il diavolo in persona, quando si scatena.

Può scatenarlo la folla inferocita, ma a volte basta solo una distrazione, oppure può essere il sacrificio finale del rito di uno sgombero, ufficiato dalle stesse autorità che sono preposte al rispetto e alla salvaguardia della vita umana.

E qui torno alla nostra, di società: cosa è UMANO (e cosa non lo è)? Il campo dato alle fiamme a Torino viene descritto come ABUSIVO, ma anche come TOLLERATO. Attenzione alle parole: certo, stiamo parlando di un campo, ma come dobbiamo "classificare" quegli uomini, donne, bambini, che lo abitavano? Abusivi? Tollerati? Se è questa la loro condizione UMANA, allora ha una sua ragione la follia di chi appica (appiccherà ancora, NON DIMENTICHIAMOLO) il fuoco per razzismo, frustrazione personale, noia, gioco ecc., perché non riconosce alle vittime la condizione di persone titolari di diritti e doveri.

Le ragioni possono essere un furto, una violenza (che per fortuna, stavolta non è avvenuta); non è onore, neanche difesa degli affetti, ma un puro e semplice ribadire un concetto di proprietà contro chi è povero ed escluso. E' la doppia morale di una Forza Nuova non minoritaria, ma diffusa in chi fa della paura la sua arma politica. E ne trae una doppia moralità:

  1. Un manifesto
  2. "Stupratele, tanto abortiscono"

Ma attenzione, Forza Nuova diffusa significa anche, se un campo è TOLLERATO, che chi gli da fuoco può godere di TOLLERANZA: "I rivoltosi si sono così calmati e allontanati alla spicciolata. Fermato uno dei manifestanti. Un'altra ventina di persone che avrebbero partecipato all'assalto sono state identificate" alla faccia della legge.

 
Di Fabrizio (del 06/12/2011 @ 09:59:21, in conflitti, visitato 1561 volte)

Da Roma_und_Sinti

La foto è di Ververipen, Rroms por la diversidad (tratta da Facebook)

Signore e signori,

Le OnG EUROM e Romane Romnja hanno in comune un centro culturale a Colonia.

Il centro è stato attaccato nella notte tra il 27 e il 28 novembre 2011. Sconosciuti hanno tracciato simboli anticostituzionali sui muri. La polizia ha documentato l'attacco ed è stata sporta denuncia.

Vi esortiamo a non dare spazio a questi criminali da nessuna parte, nella nostra città o altrove!

Chiediamo gentilmente solidarietà e riscontro.

[...]

Colonia, 29 novembre 2011

NGO EUROM
Aladin Sejdic, Jure Leko e Snijezana Moskopp - http://eurom.me/

Romane Romnja
Indira Lösbrock e Gordana Herold - romane.romnja@yahoo.de

 
Di Fabrizio (del 04/11/2011 @ 09:00:36, in conflitti, visitato 1744 volte)

E' da un po' di tempo che non dedico attenzione all'Ungheria. Di quanto è successo nei mesi scorsi a Gyöngyöspata ne parlai questa primavera. Trovo su Chiara-di-notte.blogspot.com l'aggiornamento che riporto sotto. Dall'autrice di quel blog mi arriva anche un invito a dare spazio a figure femminili che tra i Rom si battano non solo contro le discriminazioni esterne, ma anche contro quelle interne alla comunità, come ad esempio Ostalinda Maya Ovalle. Tempo permettendo, ci proverò.

L'articolo sara' un po' lungo - ed anche noioso -, pertanto ho scelto di proporlo diviso in piu' parti, in modo da renderlo maggiormente scorrevole alla lettura e piu' snello all'eventuale discussione che dovesse svilupparsi. Conto di poter, con le parti successive e i commenti, sviscerare quelle eventuali domande o dubbi che credo siano presenti quando si parla di zingari, di gadje', di razzismo, d'intolleranza, di colpe e cause di un fenomeno che ormai sta dilagando in tutta Europa.

L'Ungheria e' in crisi. Le tensioni con la popolazione zingara minacciano di lacerare l'intero tessuto sociale del paese. Nonostante il popolo rom abbia qui vissuto armoniosamente per cinque secoli, ora, con l'ascesa della destra xenofoba e razzista, vigilantes seminano il terrore nelle comunita' tzigane ed e' soprattutto nella citta' di Gyöngyöspata che il problema, alcuni mesi fa, e' esploso prepotentemente svegliando la coscienza sopita di molte persone.

Gyöngyöspata e' una piccola citta' che si trova nel nord-est dell'Ungheria, ad un'ora e mezzo di strada da Budapest. Per chi non conosce questa terra e vi si reca da turista, e' un luogo che possiede quel fascino tipico di ogni cittadina ungherese della regione: una imponente chiesa bianca e le case dai tetti rosso stucco disseminate lungo un ordinato e ben curato paesaggio di campagna. Pero', alla periferia, su entrambi i lati di un torrente che ogni volta che piove tracima, c'e' quello che i turisti non vedranno mai: il ghetto zingaro. Case fatiscenti dove il soffitto fa fatica a non crollare. Una cucina, un paio camerette e dieci, quindici, persone che ci vivono dentro ammassate. Sono moltissimi i bambini.

Se riuscirete a farvi accettare, potrete essere invitati ad entrare. Allora vi siederete su un letto povero e dondolante, mentre intorno a voi i bimbi, sorprendentemente tutti sempre allegri e sorridenti, inizieranno a danzare al ritmo di qualsiasi musica esca dall'altoparlante della vecchia radio. Nella piccola cucina, ci sara' di sicuro un'enorme pentola di riso bollente sul fuoco, quella che serve ogni giorno per il pranzo e la cena. La padrona di casa vi raccontera' con un sorriso pieno d'orgoglio della sua famiglia e dei suoi nipoti, molti dei quali vi fisseranno come se foste dei viaggiatori giunti da un lontano pianeta.

In queste famiglie, ormai, nessuno piu' ha un lavoro o la speranza di trovarne uno. Il tasso di natalita' nella comunita' tzigana e' il doppio di quello dei gadje' - i non zingari - e sono pochi i bambini che frequentano una scuola. Le cose sono precipitate negli ultimi tempi, con la crisi economica. Lo Stato risulta sempre piu' assente ed ha tagliato moltissimi dei fondi destinati al welfare e alla tutela delle minoranze. Per questo motivo un po' tutti, zingari e non, per ragioni diverse, stanno cominciando a perdere la pazienza, ed e' sempre piu' tangibile la sensazione che le due comunita', incitate anche dai tanti politicanti che mestano nel torbido, difficilmente riusciranno ad andare d'accordo come e' avvenuto in passato.



Quello della difficile coesistenza fra zingari e gadje', che piu' di ogni altra cosa rappresenta non solo simbolicamente l'enorme divario fra chi oggi ha qualcosa e chi invece non ha niente, e' un problema che esiste in tutta Europa. Dalla Bulgaria alla Gran Bretagna, dall'Italia alla Francia, oggi il vecchio continente e' alle prese con un nuovo focolaio di intolleranza xenofoba, ed anche stavolta, come sempre, a farne le spese saranno i piu' deboli, vale a dire coloro che non possono difendersi su cui si riversera' l'odio e la rabbia di tutti: gli zingari.

Si deve dire che fin da quando sono arrivati nel XV secolo, raramente le relazioni degli zingari con le comunita' locali sono andate lisce. Hitler non e' e non sara' certo l'ultimo ad aver tentato di sterminare questo popolo che gia' molti altri, in passato, avevano gia' cercato di cancellare dalla faccia della terra, ed e' nei discorsi di tanta gente, fra i buonismi ipocriti di chi si mette a piangere per i cagnetti abbandonati, che spesso si riscontra questo antico desiderio atavico: sterminare chi viene ritenuto diverso, inferiore, inutile, apportatore solo di degrado, sporcizia, malaffare.

Tutto cio' lo si puo' vedere bene da cio' che accade in molti paesi al cui governo sono arrivati partiti populisti e di chiara matrice razzista, ma anche laddove il diritto di rimanere zingari non era mai stato messo in discussione. Paesi in cui le tensioni continuano pero' ad aumentare. In Gran Bretagna, l'intolleranza e' cresciuta a dismisura negli ultimi anni a causa delle ondate di immigrazione dalla Romania e Bulgaria, ma anche in Bulgaria e Romania, paesi dove gli zingari hanno vissuto in gran numero per secoli, esiste tuttora un'inestinguibile discriminazione. Persino in Spagna, unico paese europeo che dopo la morte di Franco puo' vantare dei veri successi in fatto di tolleranza e integrazione, il tasso di abbandono della scuola da parte dei bimbi gitani e' dell'80%.

Nei confronti dei Rom persiste un po' ovunque l'immagine di una comunita' di fuorilegge, piccoli criminali, inetti, miserabili che sbarcano il lunario sopravvivendo ai margini della societa'. Questo, da alcuni anni, lo si riscontra anche in Ungheria, uno dei paesi in cui fino a poco tempo fa ci si poteva aspettare che le cose andassero meglio. Dopo tutto, gli zingari qui ci hanno vissuto per un lungo periodo di tempo - circa cinquecento anni – tanto che le parole "ungherese" e "tzigano" alla fine si integrano perfettamente. Come in Spagna per i gitani, l'immaginario artistico del Rom ungheresi, specialmente nella musica, si e' intrecciato con l'identita' culturale dell'intera nazione. Senza gli tzigani, infatti, Franz Liszt non avrebbe mai potuto comporre le sue melodie.

I Rom di Ungheria, fra l'altro, sono anche i piu' importanti dal punto di vista sociale e a un livello culturale piu' alto che altrove, ad eccezione forse della sola Russia. Ci sono quattro deputati rom nel parlamento ungherese, e l'unica eurodeputata rom a Strasburgo e' ungherese. Molti funzionari del governo lo sono, ed anche gran parte della burocrazia. Eppure, fra tutti i luoghi, e' proprio in Ungheria, dove non ci sono problemi legati all'immigrazione o alla lingua, che gli zingari sembrano costituire una potenziale e grave minaccia per il futuro della nazione.



Lo scorso marzo, centinaia di vigilantes in divisa hanno fatto irruzione in Gyöngyöspata rimanendovi per tre settimane. Vestiti in uniformi paramilitari nere, sono entrati nel ghetto zingaro ed hanno iniziato a pattugliarlo ostentatamente, come se fossero poliziotti. Appartenevano ad un'organizzazione chiamata Szebb Jövőért Polgárőr Egyesület (Guardia Civile per un Futuro Migliore), una frangia del partito di estrema destra Jobbik.

Con gli atteggiamenti tipici dei nazisti, questa gente ha pattugliato la citta' giorno e notte, gridando ed impedendo ai rom di dormire, oppure minacciandoli con armi e cani, o seguendoli ogni volta che lasciavano le loro case, senza che la polizia locale dicesse o facesse niente. I bambini avevano paura di andare a scuola, gli uomini non se la sentivano di andare a lavorare e alle madri veniva impedito di entrare nei negozi a comprare cibo. Questa situazione ha avuto fine solo quando la Croce Rossa ungherese ha evacuato tutti i rom, portandoli via a bordo di autobus.

E' stata l'ascesa dell'estrema destra magiara, che nelle ultime elezioni ha raggiunto oltre il 15%, che ha rinfocolato e dato forza a questo sentimento antitzigano che non si vedeva piu' dai tempi del nazismo. Qualcosa che preoccupa e spaventa tutti, persino i liberali ungheresi tradizionalmente di destra. Si deve tener conto che l'etnia rom in Ungheria rappresenta oltre l'8% dell'intera popolazione e cio' che potrebbe scaturire da un'eventuale sommossa, qualora gli animi fossero esacerbati, non e' prevedibile ne' auspicabile.

In questo clima d'intolleranza e razzismo, non sono mancate le violenze fisiche e neppure svariati attacchi omicidi: sono nove gli zingari uccisi negli ultimi tre anni. La tecnica preferita degli aggressori e' quella di colpire una casa ai margini di un villaggio, gettare una bottiglia molotov, attendere che gli abitanti fuggano dalle fiamme per poi sparare loro addosso quando escono. Ma al di la' di questi dati scioccanti e del cieco pregiudizio, cio' che manca e' una spiegazione del perche' tutto cio' stia accadendo proprio ora.

Ovviamente, si tratta anche di un problema locale. In Gyöngyöspata il problema sono gli alloggi, cioe' le misere case degli zingari, fatiscenti e considerate pericolose dal punto della stabilita' strutturale - anche se alcune sono migliori e piu' solide di altre - che sono tutte raggruppate insieme sul bordo della citta'. Quando la Croce Rossa ha proposto di risistemare alcune famiglie in alloggi meno malsani piu' vicini al centro della citta', cio' ha infiammato l'intolleranza dei gadje' che non volevano "mischiarsi" a chi, a loro giudizio, avrebbe portato in citta' degrado, sporcizia e traffici illeciti. Senza considerare che non si trattava di intrusi, di invasori, di inferiori da ghettizzare, ma di una popolazione ben radicata che vive in Ungheria da centinaia d'anni. Gli zingari di Gyöngyöspata, infatti, cantavano l'inno nazionale in faccia ai vigilantes. Ed avevano tutto il diritto di farlo essendo ad ogni effetto cittadini ungheresi, uguali agli altri per diritto costituzionale oltre che per diritto "umano".

 "Because your skin is a little darker" from Gypata on Vimeo.

(continua…)

 
Di Fabrizio (del 01/11/2011 @ 09:33:17, in conflitti, visitato 1406 volte)

Scrivevo l'articolo precedente che piccole e grandi violenze contro Rom e Sinti, accadono e possono accadere ovunque... anche in Italia (ricordate Ponticelli?).
Questo è quanto riportato in un COMUNICATO STAMPA del Gruppo Sostegno Forlanini. Intanto è già ripartita la raccolta fondi e beni; chi volesse proporre, si metta in contatto con Stefano Nutini

Sabato 22 ottobre mattina il piccolo insediamento di rom rumeni compreso tra lo svincolo/immissione della Tangenziale est e il fiume Lambro, sul lato del Parco Forlanini, al confine tra Segrate e Milano, è stato colpito da un attacco incendiario, che ha distrutto alcune baracchine e una tenda; secondo quello che il Gruppo sostegno Forlanini è riuscito a ricostruire insieme agli abitanti, il rogo è stato causato dalla vendetta di un italiano che ha esplicitamente ammesso, prima davanti a due rom sconcertati e poi davanti a un altro abitante del campo, di essersi fatto giustizia da solo, in quanto li accusava - senza alcuna prova - di avergli sottratto portafoglio e telefonino dall'auto mentre lui correva di primissima mattina nel Parco Forlanini. L'italiano è poi in ogni caso sfrecciato via con la sua potente auto, senza lasciar traccia di sé.
Questo fatto, maturato ai danni di persone innocenti, è drammaticamente sconcertante, anche per l'ammissione sfrontata del sedicente autore, in presenza delle forze dell'ordine e dei vigili del fuoco che nel frattempo erano intervenuti per spegnere le fiamme e il fumo, che invadevano pericolosamente la tangenziale stessa.
Nei mesi scorsi, in almeno due altre occasioni, rispettivamente a notte fonda e la mattina presto, il campo era stato fatto segno ad alcuni colpi di arma da fuoco, sparati in aria, probabilmente dalla vicina tangenziale.

Come Gruppo sostegno Forlanini - sulla base delle testimonianze raccolte dagli abitanti del campo, che da tempo seguiamo per le esigenze della loro difficile vita quotidiana, oltre che per l'impegno nell'accompagnamento sociale - denunciamo questi episodi crudi, che avrebbero potuto avere conseguenze anche gravissime per la vita di uomini e donne, al pari dei danni ai beni preziosi (tende, materassi, coperte, baracche, bombole del gas, vestiario) che comunque sono stati irreparabilmente distrutti in tal modo; troviamo altamente deprecabile il ricorso a forme di giustizia "fai da te" che sono tanto immotivate e indiscriminate quanto pericolose, frutti di una persecuzione razzista, la stessa che avevamo denunciato tempo fa nella pratica istituzionale degli sgomberi, inumani e privi di alternative.

 
Di Fabrizio (del 21/10/2011 @ 09:41:53, in conflitti, visitato 1971 volte)

Craig Murray, ex ambasciatore, attivista dei diritti umani - 19 settembre 2011

(foto da Romea.cz)

L'antiziganismo è l'ultimo razzismo socialmente accettabile. Anche i commentatori abitali di questo blog postano cose simili: "Arrivano e combinano pasticci incredibili", "Hanno fregato nel mio locale", [...] ed altre caricature etniche. "Loro", senza dubbio, rubano i bambini.

Stamattina in TV osservare in diretta la violenta pulizia etnica nell'Essex è stata un'esperienza straziante. Il consigliere Tony Ball, leader dell'autorità che stava conducendo la pulizia etnica, star di Murdoch, spiegava che la sua azione è popolare. Non ho dubbi che lo sia. Sarebbe popolare a Basildon se ogni giorno il consiglio appendesse un uomo di colore al pennone della bandiera. Senza dubbio il piccolo bigotto compiaciuto di sé stamattina è un uomo felice.

Quanti giustificano la sottrazione delle case alle famiglie, distruggere una comunità ed interrompere la scolarizzazione dei bambini, sulla base di una rigida interpretazione della legalità e dei permessi edificativi, deve rispondere anche di questa strettoia del punto legale. L'attacco (perché tale è stato) a Dale Farm questa mattina è stato condotto dalla polizia antisommossa e senza la partecipazione degli ufficiali giudiziari. Almeno due donne, entrambe Traveller e residenti permanenti del sito, hanno avuto bisogno di cure mediche. La polizia ha sfondato le recinzioni sia interne che esterne, cosa che era stata espressamente vietata dall'Alta Corte, dicendo che le proprietà erano dei Traveller e non potevano essere distrutte dagli ufficiali giudiziari. Cosa ha a che fare questo atto illegale di distruzione con la reiterata difesa legalistica di questo attacco razzista?

Murdoch News di stamattina ha anticipato la difesa legale della polizia. "L'Intelligence" della polizia aveva informazioni su una "riserva di oggetti da usare come armi". Hanno perciò dovuto assaltare il campo nell'interesse della sicurezza pubblica. Per questo dovevano infrangere il giudizio dell'Alta Corte: demolire le recinzioni protette come una misura d'emergenza per salvare vite. Tutto ciò è un pretesto trasparente, un mancato rispetto della legge da parte della polizia, ben peggiore di qualsiasi suo infrangimento da parte dei Traveller, perché il comportamento susseguente della polizia è sfociato in violenze e lesioni. Le scorte di armi ovviamente non esistevano.

Torniamo ai fatti chiave: anche se situato nella "greenbelt", ogni cm. del sito dei Traveller era in precedenza una fascia degradata, occupata da una discarica. Le foto dal satellite (QUI ndr) provano che i Traveller non hanno invaso la Greenbelt. La ragione per cui non hanno ottenuto i permessi di edificazione è che diverse richieste in questo senso sono state respinte, e la ragione di questorifiuto è che il consiglio di Basildon è razzista. Senza dubbio qualsiasi simpatico costruttore Tory avrebbe ottenuto il permesso di riempire di case quella ex discarica. I Traveller erano proprietari del terreno su cui risiedevano.

Che male facevano? Nessuno Qual era il loro crimine? La loro etnia. Tutto il resto è camuffamento legalistico, del tipo utilizzato da ogni stato per perseguire ovunque la pulizia etnica. Agli occhi dello stato che la svolge, la polizia etnica ha sempre la sua ragione nel rispetto della legge. E' piuttosto questo il punto.


Comunicazione di tutt'altro genere: in questo momento mi è difficile raccogliere testimonianze dirette da Dale Farm: ignoro se alcune persone con cui ero in contatto siano state arrestate o malmenate dalla polizia.
Traduco con gioia una nota di S., una delle colonne tra i sostenitori di Dale Farm e per un certo periodo dato per disperso dopo gli scontri, arrivata ieri (pubblico col consenso dell'interessato):

Prima di tutto, grazie a quanti ieri hanno commentato sul mio profilo FB, inviato SMS, o in qualsiasi altro modo abbiano cercato di offrirmi sostegno.

Ho avuto così tante richieste, specialmente attorno alle 14.00, che la mia batteria s'è esaurita. Come sapete l'energia elettrica a Dale Farm era stata tagliata e non avevo modo di collegarmi a FB per rispondere a tutti.

La polizia antisommossa ha usato tecniche apposite per contenerci per ore, anche se ad un certo punto ho pensato di scavalcare le impalcature e superare le loro teste attraverso gli alberi, come se fossi stato minuscolo... LOL

Sono arrivato a Dale Farm qualche tempo fa, per offrire il mio sostegno e la mia solidarietà ad una comunità che è stata e continua ad essere in un disperato bisogno di aiuto da parte degli altri. Le mie ragioni sono personali, ma chi mi conosce sa che non posso accettare il razzismo sotto qualsiasi forma. E nessuno mi convincerà che lo sgombero di ieri, forzato, brutale ed orrendo, non è stato altro che un programma razzista per cui alcuni disprezzano la popolazione zingara-viaggiante in questo paese e altrove.

Anche se non voglio commentare o seguire la retorica anti Dale Farm che abbiamo visto nei mesi scorsi in alcuni siti internet, non si può tacere che quanti sono stati d'accordo con lo sgombero ed il modo in cui è stato condotto, hanno secondo me scelto deliberatamente di ignorare i sotterranei moti vi razzisti alla base di tutta questa vicenda.

Dale Farm è l'inizio della fine per quanti pensano di poter "spianare" la loro strada sulla vita di Traveller-Rom e zingari. I residenti di Dale Farm hanno mostrato un immenso coraggio e convinzione nel mantenere la loro posizione perché le loro case e vite non andassero distrutte. Come abbiamo visto e continuiamo a vedere ancora adesso in tutto il mondo, questo singolo ma storico evento costringerà le autorità locali ed il governo a ripensare le proprie strategie su come "gestire" in futuro tutto ciò, e con ciò credo veramente che alla fine i Traveller otterranno il rispetto e la dignità che meritano.

Personalmente mi sento privilegiato per essere stato ammesso a prendere parte alle proteste ed alla resistenza, e che le famiglie di Dale Farm mi abbiano accettato sulla loro terra e nelle loro case. Ho conosciuto nuovi e buoni amici sia a Dale Farm che attraverso la rete dei siti internet.

Non è ancora finita, se me lo permetteranno continuerò ad appoggiare i residenti di Dale Farm e la comunità viaggiante, anche sottoponendo alla polizia i commenti razzisti di alcuni siti anti-viaggianti ed assicurandomi che gli autori siano giudicati.

Infine, non ho dubbi, da quanto dei Traveller di Dale Farm, che siano stati e sono pienamente a favore degli attivisti e manifestanti di Camp Costant, per l'azione svolta a difesa delle loro case, bambini e terra.

La conclusione era inevitabile, ma io, assieme a molti altri, a volte ho davvero creduto che potessimo vincere e che il risultato per i residenti sarebbe stato di rimanere fino a che non si fosse trovata una soluzione adatta e culturalmente accettabile. Tutto ciò è molto triste per la cosiddetta giustizia britannica...

 
Di Fabrizio (del 20/10/2011 @ 08:55:38, in conflitti, visitato 2649 volte)

Lunedì scorso il tribunale ha dato l'OK per lo sgombero di Dale Farm, che è iniziato mercoledì mattina

Dalefarm.wordpress.com - Posted on October 19, 2011 by dalefarmsupport MATTINA

Lo sgombero è stato descritto dagli osservatori come brutale e illegale.

Altre immagini su The Mirror

Stamattina presto la polizia antisommossa e gli ufficiali giudiziari hanno preso d'assalto la comunità di Dale Farm con un raid all'alba. La polizia ha infranto l'ordinanza del tribunale, usando delle mazze per sfondare il recinto di una piazzola completamente legale, al fine di aprirsi un varco. Gli osservatori dei diritti umani riferiscono di diversi feriti dalla polizia tra i residenti e gli attivisti al momento della prima carica.

La polizia sta usando i taser (le pistole che danno la scarica elettrica ndr).

Residenti ed attivisti rimangono dentro il sito, molti di loro si sono incatenati ai cancelli e alle roulotte per resistere allo sgombero. La polizia ha violato il perimetro e sta procedendo.

Kathleen McCarthy, residente di Dale Farm, ha detto: "Il ricordo di Dale Farm peserà fortemente sulla Gran Bretagna per generazioni - siamo trascinati fuori dalle uniche case che avevamo in questo mondo. La nostra intera comunità è stata fatta a pezzi dal consiglio di Basildon e dai politici al governo."

Natalie Fox, del comitato di sostegno, ha detto: "La comunità traveller è stata criminalizzata, è stato reso illegale il loro viaggiare, ma non gli viene permesso di fermarsi. Se alle famiglie traveller non è permesso di fare di un'ex discarica la loro dimora, quando troveranno dove vivere?"

Lily Hayes, osservatore dei diritti umani, ha detto: "Il consiglio di Basildon sta violando l'ordinanza del tribunale sfondando le recinzioni di una piazzola assolutamente in regola a Dale Farm. Stanno anche operando brutalmente usando i taser contro chi protesta contro lo sgombero."

Cronaca della sera

Il consiglio di Basildon, il governo centrale e la polizia stanno affrontando diffuse proteste pubbliche ("Ci hanno promesso uno sgombero pacifico. Non è stato pacifico" THE GUARDIAN ndr) in seguito alle scene di brutalità poliziesca nel sito di Dale Farm dei Traveller dell'Essex. Attivisti e residenti sono stati oggetto di numerosi incidenti, colpiti da scariche elettriche dei taser, manganellati senza provocare e altri comportamenti brutali che hanno avuto come conseguenza l'ospedalizzazione di entrambi (Johnny Howorth: Nora Egan, altra residente mandata stamattina in ospedale, è tornata a #DaleFarm in sedia a rotelle. "Per lei in ospedale non c'erano letti" da Twitter ndr.).

Kathleen McCarthy (vedi sopra ndr.) ha descritto scene di "brutalità poliziesca. Ho visto residenti col sangue che gli colava dalla faccia, ed un altro mandato in ospedale dalle bastonate della polizia. La maniera in cui a polizia sta agendo, qui ha scioccato ed indignato tutti. Ci auguriamo che il mondo ci stia guardando."

Gli eventi di oggi sono stati ispirati da un raid della polizia all'alba, che ha visto distruggere una piazzola (vedi video successivi, ndr.), in palese violazione dell'ordine del tribunale. Questo ha causato ferite a diversi residenti, molti dei quali avevano cercato rifugio in quello che percepivano come un posto sicuro.

Ali Saunders, sostenitore di Dale Farm, ha detto "questo attacco alle vite delle famiglie di Dale Farm, ricadrà sulla coscienza di tutto il popolo britannico. I contribuenti sono stati obbligati a pagare 22 milioni di sterline per finanziare questa brutale operazione, che stanotte lascerà 82 famiglie senza un posto dove dormire. Fin dagli albori della mattina, la polizia non ha mostrato alcun riguardo per la sicurezza e la dignità dei residenti, o la proporzionalità della forza da impiegare. Le modalità con cui il consiglio di Basildon ha condotto lo sgombero, confermano quanto era apparso chiaramente durante tutto il processo legale: cioè che vedono i Traveller come cittadini di seconda classe da cacciare dall'area." (alla fine della giornata si conteranno 23 arresti, ndr.)

Il vescovo di Chelmsford e padre Dan Mason, il prete del luogo, hanno rilasciato una dichiarazione che condanna "l'atteggiamento violento" adoperato dalla polizia con l'uso di taser e manganelli.

Il vescovo di Chelmsford ha aggiunto "Ricordiamoci che questo sgombero non risolve i problemi, ma li sposta altrove. Queste famiglie da qualche parte dovranno dormire stanotte."

Media enquiries: 07040900905, 07583761462
Twitter: @letdalefarmlive


(ndr.) A volte mi rimproverano di guardare a ciò che succede intorno con un occhio troppo personale e per niente oggettivo.
E' vero: non riesco a togliermi dalla testa quando sono stato a Dale Farm, e dormivo sulla paglia assieme agli altri ragazzi del comitato di solidarietà.
Una donna vide che non avevo niente per coprirmi e mi diede una coperta. Era tra le tante a rischio sgombero.
Capirete come mi sento da ieri.

Mi resta una domanda: scene simili le vediamo spesso in televisione, dai conflitti e dalle violenze in quello che per cattiva coscienza chiamiamo "Terzo Mondo". Dico "cattiva coscienza" per la gioia nascosta che ci prende: "Guarda quei mezzi selvaggi, per fortuna che in Europa ci siamo evoluti!"
Non manca mai chi, seduto in poltrona e ciabatte ai piedi, mentalmente fa il tifo per la fazione più bastonata e "politicamente corretta". Politicamente corretti i "nomadi" non lo sono mai stati... ma se sono a qualche migliaio di km. dal nostro portafoglio, forse hanno qualche speranza di trovare la simpatia di questo isolato tifoso.
Che schiaffo alle nostre sicurezze, sapere che il mitizzato e violento "Terzo Mondo" fisicamente ci appartiene, e anche nel cuore del nostro continente c'è ancora chi deve lottare per la terra.

 
Di Fabrizio (del 08/10/2011 @ 09:04:33, in conflitti, visitato 1364 volte)

FRONTIEREnews.it Testo di Srdjan Jovkovic, fotografie di Ippolita Franciosi (segnalazione di Marco Brazzoduro)

Passeggiando per Obilic, una delle città più inquinate dei Balcani, si possono vedere alcune case rosse costruite in mezzo a un campo polveroso. Si trovano nella zona di Subotic, vicino a due centrali termoelettriche a carbonedalle cui ciminiere esce costantemente fumo grigio. Qui i bambini non giocano nei cortili e le donne non curano il giardino, come invece accade in qualsiasi città del Kosovo.
Sono le case costruite dall'Unchr per i profughi ashkali da poco rimpatriati dalla Macedonia, nelle terre da dove furono espulsi dalla maggioranza albanese, dopo la guerra del 1999. Rispetto agli altri rom del Kosovo gli ashkali hanno un'unica, fondamentale, differenza: al posto del romanes, hanno scelto l'albanese come lingua.

Il quartiere rom di Subotic, Obilic: la casa è bruciata ad agosto

Dopo aver tentato invano di trovare qualcuno con cui parlare, incontriamo fuori dalla prima casa rossa Hajriz Rizvani, un ragazzo ashkali di 25 anni. Vuole spiegarci cosa è successo così ci invita ad entrare in casa, aggiungendo che è troppo spaventato per parlare fuori. Hajriz è tornato in Kosovo insieme alla sua famiglia da due mesi e mezzo, dopo un esilio in Macedonia durato 12 anni.
Due settimane fa la casa a fianco alla sua, quella dello zio Halim, è stata bruciata nella notte, ultimo di una serie di atti provocatori, come il lancio di pietre contro l'abitazione e vari colpi di pistola. Fortunatamente la notte dell'incendio la famiglia Rizvani non era in casa: preoccupati, avevano deciso di dormire da parenti. Dopo l'incidente hanno fissato delle barre di metallo su ogni finestra della casa e hanno preparato i bagagli, pronti a partire in caso di una nuova minaccia.
Dopo ogni singolo attacco Hajriz ha chiamato la polizia, che si è presentata ogni volta, senza però risolvere niente: “Vengono, danno uno sguardo alla casa, osservano le finestre rotte, scrivono qualcosa, ci dicono che tutto andrà bene e se ne vanno”. Ma le minacce e le violenze continuano.



Hajriz ci racconta che in seguito all'incendio è impossibile dormire, i bambini hanno visto la casa in fiamme e tutte le notti sono terrorizzati. Di giorno non si sentono al sicuro: evitano di andare a giocare, anche nel bel mezzo di un'assolata giornata d'estate. La famiglia Rizvani ha ricevuto anche le visite di rappresentanti dell'UNHCR e dell'OSCE, che si sono limitati a esprimere compassione e ad augurarsi che qualcosa del genere non succeda mai più.
Nessuna misura effettiva è stata presa né tanto meno è stata avviata una qualsivoglia indagine. Per le organizzazioni internazionali questa è una violenza difficile da riconoscere e sulla quale lavorare, perché è in chiara contraddizione con la politica adottata dall'UNHCR, che incoraggia i rifugiati a tornare in Kosovo dalla Macedonia, tagliando i supporti in maniera graduale.
Hajriz è inevitabilmente triste: nella sua giovane vita ha sperimentato la guerra, è diventato un rifugiato e ora non riesce a vedere alcun futuro nel Kosovo odierno. Il suo ritorno ha provocato una forte reazione dalla maggioranza della popolazione albanese. E qualcuno si è spinto oltre la disapprovazione, rompendo tutte le finestre della sua casa, proprio ora che sta ricominciando una nuova vita.
Il desiderio di Hajriz è trovare un lavoro per sostenere la sua famiglia: in Macedonia, essendo rifugiato, per legge non poteva lavorare. Ha deciso di tornare in Kosovo con la speranza che la legge e le istituzioni garantissero un ambiente sicuro per lui e per la sua famiglia. Ma chiaramente non è così.
L'incendio delle case è esattamente lo stesso tipo di intimidazione e violenza che i rom hanno subito prima e durante la guerra del Kosovo, dodici anni fa, quando la retorica dell'indipendenza trionfava e la violenza tra compaesani portava molte famiglie (più di 60.000) a lasciare il Kosovo perdendo tutto. Il futuro assomiglia troppo al passato violento del Kosovo, perché alla fine ogni speranza del paese, come quella di Hajriz, sembra svanire nel fumo nero delle case bruciate, ancora una volta.

Tutte le fotografie sul Kosovo di Ippolita Franciosi (http://www.ippolitafranciosi.net, [...]) saranno in mostra fino al 10 ottobre al Cafè de la Paix, a Ferrara, in occasione del Festival di Internazionale al Cafè de la Paix.

 
Di Fabrizio (del 28/09/2011 @ 09:32:49, in conflitti, visitato 2932 volte)

Fonti varie

Su Youtube da Euronews (20" in inglese ndr.) QUI in italiano.

Da domenica scorsa sono in corso violenti scontri a carattere etnico in tutto il paese.

Tutto è iniziato quando nel villaggio di Kanunitsa (160 Km. a sud di Sofia) un uomo è stato investito (decedendo in seguito) da un furgone guidato da un appartenente ad una famiglia rom molto ricca ed in vista nel paese. Come succede spesso in casi simili, si dice che la fortuna della famiglia sia collegata ad attività fuorilegge: in questo caso il commercio illegale di alcool.

L'investitore è poi fuggito. Gli abitanti del villaggio hanno immediatamente pensato che si fosse trattato di un'azione deliberata, a causa di minacce precedenti subite dalla vittima, ed hanno assalito la villa della famiglia rom. Durante questo assalto, ci sono stati 5 feriti, tra cui 3 poliziotti, ed un giovane è caduto in coma, morendo durante il trasporto in ospedale. La polizia ha operato 127 arresti ed è riuscita ad arrestare l'investitore, mentre cercava di oltrepassare il confine con la Turchia.

immagine dal sito della Radio Bulgara

Nonostante gli appello alla calma delle autorità, dello stesso primo ministro (e di converso, del capo dell'opposizione), di diverse organizzazioni, tra cui quelli di esponenti della minoranza turca e di altre associazioni civili e politiche, gli incidenti si sono subito propagati in tutto il paese, tanto nei piccoli villaggi che nelle grandi città, vedendo tra gli assalitori diversi fan ultrà delle squadre di calcio ed i soliti gruppi neonazisti; un dato significativo e preoccupante indicherebbe che un terzo di chi sta manifestando contro i Rom sia minorenne. Tra le città coinvolte Plovdiv (350.000 abitanti, ospita il quartiere di Stolipinovo, dove abitano 40.000 Rom), la capitale Sofia (con una manifestazione di migliaia di persone davanti al Parlamento), la città marittima di Varna (corteo di 200 persone verso la mahala rom di Maksuda), ed inoltre a Pleven e Burgas, con diversi incidenti che hanno coinvolto membri della comunità rom, le loro macchine e negozi.

Attualmente a causa dei timori, molti bambini sono tenuti a casa da scuola ed i loro padri non si stanno presentando al lavoro.

Si vocifera di possibili manifestazioni della comunità rom, per esprimere solidarietà e vicinanza alle famiglie dei morti e preoccupazioni per i disordini che sono succeduti, ma ovviamente il clima molto teso invita anche alla prudenza estrema prima di esporsi. Nel contempo, circolano anche voci (preoccupanti ma da verificare) che i Rom asserragliati nei loro ghetti, si stiano armando per resistere.

Sono in corso riunioni, tanto a livello locale che nazionale, sia nella polizia, che nel governo e nelle amministrazioni decentrate, che tra le associazioni della società civile, nel tentativo di porre freno alla catena di violenze che attualmente non si sono ancora fermate.


Nel contempo, la situazione rimane molto tesa anche in Repubblica Ceca, soprattutto nelle regioni confinanti con Polonia e Germania, nonostante l'azione repressiva della polizia.

 
Di Anna Luridiana (del 27/09/2011 @ 09:16:58, in conflitti, visitato 2343 volte)

Survival Nomade Awá picchiato brutalmente dai taglialegna 21 settembre

Un uomo Awá tra le ceneri di quella che prima era la foresta della tribù. - © Fiona Watson/Survival

Un uomo della tribù degli Awá, una delle ultime tribù di cacciatori-raccoglitori nomadi rimaste in Brasile, è stato brutalmente attaccato dai taglialegna che hanno invaso la sua terra.

Stando ai racconti, l’uomo stava cacciando nella foresta quando i taglialegna lo hanno legato e bendato, picchiato con violenza e poi hanno tentato di decapitarlo. Quando la moglie è accorsa per portargli aiuto, le hanno sparato, fortunatamente senza colpirla.

Nel corso delle ultime settimane, gli Awá hanno subito una serie di minacce da parte dei taglialegna, che intimano agli indiani di non entrare nella loro stessa foresta, pena la morte.

Tra i vari attacchi, uno è stato sferrato contro la sede del gruppo locale della Ong CIMI (il Consiglio Missionario Indigeno), che è stata svaligiata.

Le violenze sono state compiute per ritorsione contro l’intervento del governo, che ha chiuso le segherie dove viene lavorato il legno tagliato nella terra degli Awá. Nel corso dell’operazione sono stati arrestati due taglialegna.

Gli Indiani Awá vivono in territori ufficialmente riconosciuti come indigeni, ma le loro vite sono a rischio perché i taglialegna continuano ad abbattere illegalmente la loro foresta, a ritmi vertiginosi.

Nella terra degli Awá si sono insediati illegalmente anche coloni e allevatori di bestiame, che contribuiscono a distruggere ulteriormente la foresta.

Uno dei territori degli Awá è già stato deforestato per oltre il 30%.

Per gli Awá sta diventando sempre più difficile trovare selvaggina da cacciare. “Presto soffriremo tutti la fame” ha dichiarato a Survival Pirei Ma’a Awá. “I bambini avranno fame, mia figlia avrà fame e avrò fame anch’io. Non ci sarà più nulla nella foresta… I taglialegna arrivano con i loro camion e portano via tutti gli alberi.”

Survival ha scritto alle autorità brasiliane, evidenziando il pericolo di attacchi violenti e ribadendo la necessità urgente di allontanare gli invasori e di proteggere la terra della tribù, senza cui gli Awá non potranno sopravvivere.

 
Di Fabrizio (del 23/09/2011 @ 10:30:43, in conflitti, visitato 2374 volte)

Questo post verrà aggiornato (nel limite degli altri impegni) col susseguirsi degli eventi di questo venerdì. Non assicuro di riuscire a seguire tutto, quindi chi può mi dia una mano con le segnalazioni.

CRONACA (gli eventi, salvo diversamente indicato, vengono riportati col fuso orario italiano) - ANTEFATTI

  • ore 17.45 circa Finora avevano parlato solo le donne traveller, finalmente un maschio ha detto come la pensava, durante un'intervista a Sky. (da Camp Costant Dale Farm)
    Intanto tutto è tranquillo, Basildon per la seconda volta ha dovuto rimandare i suoi propositi bellicosi.  Si riprenderà lunedì a metà pomeriggio (ma non sarò in grado di seguire gli eventi come oggi). La diretta finisce qua, grazie a tutti per l'attenzione.
  • ore 16.30 circa Il giudice dice che qualsiasi ponteggio, tenda o proprietà sul terreno non può essere rimossa. Quindi Camp Costant non può essere mandato via (vedi QUI ndr) (da Twitter)
  • ore 16.00 circa Ora tutto sembra calmo a Dale Farm: i bambini giocano, il sole splende. Sembra l'inizio di un normale fine settimana. (da Camp Costant Dale Farm)
    In onda su News24 (da Camp Costant Dale Farm)
  • ore 15.45 circa Dicono gli avvocati di Dale Farm che se l'oggetto da rimuovere non è una roulotte, non può essere spostato senza il consenso del suo proprietario (da Twitter)
  • ore 15.30 circa Il tribunale ha stabilito che fu il consiglio di Basildon a cementificare l'area di Dale Farm (VEDI ndr), che di conseguenza non va più considerata Green Belt (fascia verde di rispetto ndr.) (da Twitter)
    Articolo su FRONTIEREnews.it (segnalazione di Francesca Barile)
  • ore 15.00 circa Tony Ball (leader conservatore ndr) dice che le ruspe e gli altri macchinari sono già stati affittati (vedi QUI ndr), e non possono ridarli indietro o riottenere la somma versata (da Twitter)
    Alla faccia dei solidali di Camp Costant che perseverano con la cucina vegana : - P (niente male, comunque ndr), i residenti stanno organizzando una mega salsicciata di fronte all'ingresso di Dale Farm (da Camp Costant Dale Farm)
  • ore 14.45 circa La BBC sta ora riprendendo le proteste dei sostenitori di Tony Ball (da Camp Costant Dale Farm)
    La seduta è stata sospesa per il pranzo (da Gipsy Council) (così mi preparo un caffè ndr)
  • ore 14.30 circa BEN FATTO PER  TUTTI QUANTI SONO COINVOLTI (E VI INVITO A COMPRARE UNA PINTA PER IL GIUDICE). Non è ancora finita, ma oggi di sicuro si sono fatti dei passi in avanti : - ) (da Camp Costant Dale Farm)
  • ore 14.15 circa Il giudice dice che occorreranno giorni e non settimane per pronunciarsi sul caso. Basildon ha ammesso che non esistono piazzole legali a sufficienza per i residenti di Dale Farm, come affermato anche da quei parlamentari che richiedono soluzioni alternative. Tony Ball è seduto di fronte a me, la testa fra le mani; Nora, una residente alla mia sinistra, agita e bacia il suo rosario per la gioia (da Twitter)
  • ore 14.00 circa Corre voce che il caso sia aggiornato a lunedì (da British_Roma)
  • ore 13.45 circa L'Alta Corte ha deciso di ascoltare due ulteriori elementi legali, prima di decidere se lo sgombero debba proseguire (da Camp Costant Dale Farm)
    Il giudice ha mostrato una foto aerea che dimostra come Dale Farm fosse precedentemente una discarica, che quindi i Traveller non possono essere rimossi legalmente, avendo comprato allora il terreno che poi hanno bonificato (da Twitter)
  • ore 13.30 circa A Dale Farm sono euforici, sembra che il giudice si sia espresso a loro favore (da Camp Costant Dale Farm). (Non ho notizie certe su cosa si sia dicendo in tribunale ndr.)
  • ore 13.00 circa Il giudice dice che i Traveller hanno diritto alla dignità, come qualsiasi altro cittadino. L'approccio degli ufficiali giudiziari viene descritto come carente e violento. Lo sgombero deve causare meno allarme ed angoscia possibili ai bambini e a tutti gli altri. (da Twitter)
    Dalla newsletter Dale Farm Solidarity: La campagna di difesa legale ha bisogno di sottoscrizioni: QUI con Paypal. Inoltre il Comitato di Solidarietà, rispondendo ad alcune polemiche apparse sulla stampa inglese, ribadisce di essere a Dale Farm su richiesta degli stessi abitanti, e che saranno questi a stabilire quanto debba durare la presenza del Comitato.
    A sua volta in tribunale l'avvocato della contea di Basildon ha definito i solidali come degli "intrusi", completamente al di fuori della realtà. (da Twitter)
    C'è anche chi li accusa di essere lì per soldi : - D (da TwitLonger)
  • ore 12.45 circa Il giudice è entrato adesso. Ulteriori aggiornamenti su Twitter (da Camp Costant Dale Farm)
  • ore 12.30 circa Mi sento un po' perso. Ora siamo in una scacchiera legale. Le autorità non vogliono guai con la televisione. La sentenza del tribunale può andare contro, ma io non vedo arrivare gli ufficiali giudiziari. Mezzanotte?? Sabato? Se vinciamo, come dice Tony ciò vorrebbe dire pianificare l'anarchia. La mia previsione è che nulla sarà deciso oggi, forse sarà dato più tempo per trovare un altro sito. Per ottenere permessi retroattivi di pianificazione potremmo avere bisogno dell'intervento dell'ONU - perché non cercarlo? Speriamo che il nuovo giudice usi il suo potere per prendersi cura dei Travellers. (da Camp Costant Dale Farm)
    Articolo sul Daily Mail.
  • ore 12.00 circa Per oggi buona fortuna a tutti. Mantenete la forza, mantenete la calma, mantenetevi sani e salvi ****** (da Camp Costant Dale Farm)
    Ci stiamo preparando (da Camp Costant Dale Farm)
    Articolo della BBC

Per iniziare, voglio mettervi nei panni degli abitanti di Dale Farm, a poche ore dal termine imposto dal tribunale durante il tentativo di sgombero di lunedì scorso. A parte l'evidente stanchezza per una situazione di precarietà che si trascina da anni, c'è il terrore per le esperienze che alcuni di loro hanno vissuto di persona durante sgomberi precedenti, riassunti nel video qui sopra (attenzione, è molto crudo anche per chi abbia assistito a scene simili in Italia!).

Le riprese sono del 2004, e quel ricordo permane tra tutti Traveller, regolari o meno. Proprio per evitare il ripetersi di quelle scene, in Gran Bretagna è emersa la figura dell'Osservatore Legale, cito dal Pacchetto Formativo: "Gli osservatori legali [...] ricordano agli ufficiali giudiziari che le loro azioni sono monitorate. Con la loro presenza aiutano a mantenere protette le persone in quanto deterrente dei mal comportamenti della polizia e se ci fossero incidenti, raccolgono informazioni che possano in seguito essere utili nei procedimenti in tribunale."

Se lo sgombero dovesse iniziare, potremo forse saperlo nel primo pomeriggio (la riunione del tribunale è prevista alle 11.30 ora di Londra).

Questo invece una recente dichiarazione di chi in anni di lotta per i diritti dei Traveller ne ha viste tante: "E' comunque strano che mentre la Bretagna e la Francia hanno protestato con indignazione quando c'era la pulizia etnica in Kosovo, nessuno nei governi, nei media e nemmeno l'ONU sembra protestare efficacemente su Sarkozy e la pulizia etnica a Dale Farm." Ronald Lee

Nel frattempo, i gruppi FB di appoggio a Dale Farm, sono in fibrillazione da ieri sera.

Aggiungo una considerazione personale su quanto potrebbe succedere oggi:

  • Per la gioia dei contribuenti inglesi, l'amministrazione avrebbe dovuto spendere 18 milioni di sterline per lo sgombero di lunedì scorso (oltre ad altri 5 di spese legali), ma ovviamente se Basildon dovesse tornare alla carica (oggi o chissà quando), dovrà spenderne ulteriormente. Inoltre la tariffa degli ufficiali giudiziari aumenta dopo le 20.00 se, come previsto, non riuscisse a terminare il suo "lavoro" e dovesse lavorare anche di notte.
  • Se è questo il concetto di contenimento della spesa pubblica che hanno i conservatori quando sono al governo...

Infine, per chi ha chiesto un riassunto completo che abbracci gli eventi degli ultimi decenni, QUI (in inglese)

 
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