Di Fabrizio (del 11/12/2011 @ 09:23:18, in conflitti, visitato 2483 volte)
"Desideri, disperazioni e voglia di normalità dalla periferia più
periferica" Lo trovate nella colonna centrale in alto, dove appaiono delle
frasi a rotazione. Sabato scorso era una di quelle serate che mi concedo una volta
all'anno, niente di particolare: quattro chiacchiere con gli amici, pizza,
birra, cinemino...
Rientro e l'incanto di una serata normale finisce con l'accensione del
computer:
Incendiato un campo nomadi dopo il corteo per lo stupro inventato. Gli amici
commentano a spron battuto, non li conosco tutti, ma è come una chiamata
a raccolta di pezzi sparsi di società civile. Mi scuso con loro, se non mi sono
subito fatto vivo, ma è altrettanto importante scriverne quando le ceneri vanno
raffreddandosi e cominciamo ad illuderci che non sia successo niente (fino alle
prossime fiamme).
Vedete, da una parte c'è la cronaca: e dovremmo chiamare tutto ciò con il suo
nome: POGROM,
che è storia nostra, dei cosiddetti "civilizzati", con le testimonianze di chi
viene cacciato che emergono a distanza di anni. Dopo anni, si cominciò a
ragionare di cosa successe in uno sperduto
villaggio rumeno, quando ormai le fiamme erano dilagate nel continente. Anche
da noi (non vale riscoprirsi innocenti ora): Opera, Ponticelli... ricordate?
Che fine ha fatto chi teneva in mano l'accendino, chi acquistò le taniche di
benzina? Non sto parlando di malagiustizia italiana, è così ovunque. E
che fine ha fatto chi non si sporcò le mani, ma aizzò la folla finché non la
vide partire in corteo con le torce accese? Ripeto: è la nostra storia, che
vediamo come un fascismo che non passa, ma che c'era già prima...
Ci sono anche gli ALTRI nella cronaca, ma non riusciamo a sentirli. Jag,
significa fuoco in romanés, e fa parte tanto della vita che della morte.
Perché il fuoco è l'amico che si conosce sin dall'infanzia, quando ancora si
girava o adesso che ci si è fermati, quando sei in un campo ABUSIVO, o in un
campo REGOLARE dove comunque non hai più accesso all'elettricità. Il fuoco è
CULTURA, perché ha sentito tutti i racconti dei vecchi, ha visto tutti i balli
delle bambine, ha ascoltato tanti violini. Ma chi di voi ha mai visto con che
rapidità prenda fuoco una baracca di legno o una roulotte, sa che l'amico può
diventare il diavolo in persona, quando si scatena.
Può scatenarlo la folla inferocita, ma a volte basta solo una distrazione,
oppure può essere il sacrificio finale del rito di uno sgombero, ufficiato
dalle stesse autorità che sono preposte al rispetto e alla salvaguardia della
vita umana.
E qui torno alla nostra, di società: cosa è UMANO (e cosa non lo è)? Il campo
dato alle fiamme a Torino viene descritto come ABUSIVO, ma anche come TOLLERATO.
Attenzione alle parole: certo, stiamo parlando di un campo, ma come dobbiamo
"classificare" quegli uomini, donne, bambini, che lo abitavano? Abusivi?
Tollerati? Se è questa la loro condizione UMANA, allora ha una sua ragione
la follia di chi appica (appiccherà ancora, NON DIMENTICHIAMOLO) il fuoco per
razzismo, frustrazione personale, noia, gioco ecc., perché non riconosce alle
vittime la condizione di persone titolari di diritti e doveri.
Le ragioni possono essere un furto, una violenza (che per fortuna, stavolta
non è avvenuta); non è onore, neanche difesa degli affetti, ma un puro e
semplice ribadire un concetto di proprietà contro chi è povero ed escluso. E' la
doppia morale di una Forza Nuova non minoritaria, ma diffusa in chi fa della
paura la sua arma politica. E ne trae una doppia moralità:
Ma attenzione, Forza Nuova diffusa significa anche, se un campo è TOLLERATO,
che chi gli da fuoco può godere di TOLLERANZA: "I rivoltosi si sono così
calmati e allontanati alla spicciolata. Fermato uno dei manifestanti. Un'altra
ventina di persone che avrebbero partecipato all'assalto sono state
identificate" alla faccia della legge.
La foto è di Ververipen, Rroms por la diversidad (tratta da
Facebook)
Signore e signori,
Le OnG EUROM e Romane Romnja hanno in comune un centro culturale a Colonia.
Il centro è stato attaccato nella notte tra il 27 e il 28 novembre 2011.
Sconosciuti hanno tracciato simboli anticostituzionali sui muri. La polizia ha
documentato l'attacco ed è stata sporta denuncia.
Vi esortiamo a non dare spazio a questi criminali da nessuna parte, nella
nostra città o altrove!
Di Fabrizio (del 04/11/2011 @ 09:00:36, in conflitti, visitato 1744 volte)
E' da un po' di tempo che non dedico attenzione
all'Ungheria. Di quanto è successo nei mesi scorsi a
Gyöngyöspata ne parlai questa primavera. Trovo su
Chiara-di-notte.blogspot.com l'aggiornamento che riporto sotto. Dall'autrice di quel blog
mi arriva anche un invito a dare spazio a figure femminili che tra i Rom si
battano non solo contro le discriminazioni esterne, ma anche contro quelle
interne alla comunità, come ad esempio
Ostalinda Maya Ovalle. Tempo permettendo, ci proverò.
L'articolo sara' un po' lungo - ed anche noioso -, pertanto ho scelto di
proporlo diviso in piu' parti, in modo da renderlo maggiormente scorrevole alla
lettura e piu' snello all'eventuale discussione che dovesse svilupparsi. Conto
di poter, con le parti successive e i commenti, sviscerare quelle eventuali
domande o dubbi che credo siano presenti quando si parla di zingari, di gadje',
di razzismo, d'intolleranza, di colpe e cause di un fenomeno che ormai sta
dilagando in tutta Europa.
L'Ungheria e' in crisi. Le tensioni con la popolazione zingara minacciano di
lacerare l'intero tessuto sociale del paese. Nonostante il popolo rom abbia qui
vissuto armoniosamente per cinque secoli, ora, con l'ascesa della destra
xenofoba e razzista, vigilantes seminano il terrore nelle comunita' tzigane ed
e' soprattutto nella citta' di Gyöngyöspata che il problema, alcuni mesi fa, e'
esploso prepotentemente svegliando la coscienza sopita di molte persone.
Gyöngyöspata e' una piccola citta' che si trova nel nord-est dell'Ungheria, ad
un'ora e mezzo di strada da Budapest. Per chi non conosce questa terra e vi si
reca da turista, e' un luogo che possiede quel fascino tipico di ogni cittadina
ungherese della regione: una imponente chiesa bianca e le case dai tetti rosso
stucco disseminate lungo un ordinato e ben curato paesaggio di campagna. Pero',
alla periferia, su entrambi i lati di un torrente che ogni volta che piove
tracima, c'e' quello che i turisti non vedranno mai: il ghetto zingaro. Case
fatiscenti dove il soffitto fa fatica a non crollare. Una cucina, un paio
camerette e dieci, quindici, persone che ci vivono dentro ammassate. Sono
moltissimi i bambini.
Se riuscirete a farvi accettare, potrete essere invitati ad entrare. Allora vi
siederete su un letto povero e dondolante, mentre intorno a voi i bimbi,
sorprendentemente tutti sempre allegri e sorridenti, inizieranno a danzare al
ritmo di qualsiasi musica esca dall'altoparlante della vecchia radio. Nella
piccola cucina, ci sara' di sicuro un'enorme pentola di riso bollente sul fuoco,
quella che serve ogni giorno per il pranzo e la cena. La padrona di casa vi
raccontera' con un sorriso pieno d'orgoglio della sua famiglia e dei suoi
nipoti, molti dei quali vi fisseranno come se foste dei viaggiatori giunti da un
lontano pianeta.
In queste famiglie, ormai, nessuno piu' ha un lavoro o la speranza di trovarne
uno. Il tasso di natalita' nella comunita' tzigana e' il doppio di quello dei
gadje' - i non zingari - e sono pochi i bambini che frequentano una scuola. Le
cose sono precipitate negli ultimi tempi, con la crisi economica. Lo Stato
risulta sempre piu' assente ed ha tagliato moltissimi dei fondi destinati al
welfare e alla tutela delle minoranze. Per questo motivo un po' tutti, zingari e
non, per ragioni diverse, stanno cominciando a perdere la pazienza, ed e' sempre
piu' tangibile la sensazione che le due comunita', incitate anche dai tanti
politicanti che mestano nel torbido, difficilmente riusciranno ad andare
d'accordo come e' avvenuto in passato.
Quello della difficile coesistenza fra zingari e gadje', che piu' di ogni altra
cosa rappresenta non solo simbolicamente l'enorme divario fra chi oggi ha
qualcosa e chi invece non ha niente, e' un problema che esiste in tutta Europa.
Dalla Bulgaria alla Gran Bretagna, dall'Italia alla Francia, oggi il vecchio
continente e' alle prese con un nuovo focolaio di intolleranza xenofoba, ed
anche stavolta, come sempre, a farne le spese saranno i piu' deboli, vale a dire
coloro che non possono difendersi su cui si riversera' l'odio e la rabbia di
tutti: gli zingari.
Si deve dire che fin da quando sono arrivati nel XV secolo, raramente le
relazioni degli zingari con le comunita' locali sono andate lisce. Hitler non e'
e non sara' certo l'ultimo ad aver tentato di sterminare questo popolo che gia'
molti altri, in passato, avevano gia' cercato di cancellare dalla faccia della
terra, ed e' nei discorsi di tanta gente, fra i buonismi ipocriti di chi si
mette a piangere per i cagnetti abbandonati, che spesso si riscontra questo
antico desiderio atavico: sterminare chi viene ritenuto diverso, inferiore,
inutile, apportatore solo di degrado, sporcizia, malaffare.
Tutto cio' lo si puo' vedere bene da cio' che accade in molti paesi al cui
governo sono arrivati partiti populisti e di chiara matrice razzista, ma anche
laddove il diritto di rimanere zingari non era mai stato messo in discussione.
Paesi in cui le tensioni continuano pero' ad aumentare. In Gran Bretagna,
l'intolleranza e' cresciuta a dismisura negli ultimi anni a causa delle ondate
di immigrazione dalla Romania e Bulgaria, ma anche in Bulgaria e Romania, paesi
dove gli zingari hanno vissuto in gran numero per secoli, esiste tuttora
un'inestinguibile discriminazione. Persino in Spagna, unico paese europeo che
dopo la morte di Franco puo' vantare dei veri successi in fatto di tolleranza e
integrazione, il tasso di abbandono della scuola da parte dei bimbi gitani e'
dell'80%.
Nei confronti dei Rom persiste un po' ovunque l'immagine di una comunita' di
fuorilegge, piccoli criminali, inetti, miserabili che sbarcano il lunario
sopravvivendo ai margini della societa'. Questo, da alcuni anni, lo si riscontra
anche in Ungheria, uno dei paesi in cui fino a poco tempo fa ci si poteva
aspettare che le cose andassero meglio. Dopo tutto, gli zingari qui ci hanno
vissuto per un lungo periodo di tempo - circa cinquecento anni – tanto che le
parole "ungherese" e "tzigano" alla fine si integrano perfettamente. Come in
Spagna per i gitani, l'immaginario artistico del Rom ungheresi, specialmente
nella musica, si e' intrecciato con l'identita' culturale dell'intera nazione.
Senza gli tzigani, infatti, Franz Liszt non avrebbe mai potuto comporre le sue
melodie.
I Rom di Ungheria, fra l'altro, sono anche i piu' importanti dal punto di vista
sociale e a un livello culturale piu' alto che altrove, ad eccezione forse della
sola Russia. Ci sono quattro deputati rom nel parlamento ungherese, e l'unica
eurodeputata rom a Strasburgo e' ungherese. Molti funzionari del governo lo
sono, ed anche gran parte della burocrazia. Eppure, fra tutti i luoghi, e'
proprio in Ungheria, dove non ci sono problemi legati all'immigrazione o alla
lingua, che gli zingari sembrano costituire una potenziale e grave minaccia per
il futuro della nazione.
Lo scorso marzo, centinaia di vigilantes in divisa hanno fatto irruzione in
Gyöngyöspata rimanendovi per tre settimane. Vestiti in uniformi paramilitari
nere, sono entrati nel ghetto zingaro ed hanno iniziato a pattugliarlo
ostentatamente, come se fossero poliziotti. Appartenevano ad un'organizzazione
chiamata Szebb Jövőért Polgárőr Egyesület (Guardia Civile per un Futuro
Migliore), una frangia del partito di estrema destra Jobbik.
Con gli atteggiamenti tipici dei nazisti, questa gente ha pattugliato la citta'
giorno e notte, gridando ed impedendo ai rom di dormire, oppure minacciandoli
con armi e cani, o seguendoli ogni volta che lasciavano le loro case, senza che
la polizia locale dicesse o facesse niente. I bambini avevano paura di andare a
scuola, gli uomini non se la sentivano di andare a lavorare e alle madri veniva
impedito di entrare nei negozi a comprare cibo. Questa situazione ha avuto fine
solo quando la Croce Rossa ungherese ha evacuato tutti i rom, portandoli via a
bordo di autobus.
E' stata l'ascesa dell'estrema destra magiara, che nelle ultime elezioni ha
raggiunto oltre il 15%, che ha rinfocolato e dato forza a questo sentimento
antitzigano che non si vedeva piu' dai tempi del nazismo. Qualcosa che preoccupa
e spaventa tutti, persino i liberali ungheresi tradizionalmente di destra. Si
deve tener conto che l'etnia rom in Ungheria rappresenta oltre l'8% dell'intera
popolazione e cio' che potrebbe scaturire da un'eventuale sommossa, qualora gli
animi fossero esacerbati, non e' prevedibile ne' auspicabile.
In questo clima d'intolleranza e razzismo, non sono mancate le violenze fisiche
e neppure svariati attacchi omicidi: sono nove gli zingari uccisi negli ultimi
tre anni. La tecnica preferita degli aggressori e' quella di colpire una casa ai
margini di un villaggio, gettare una bottiglia molotov, attendere che gli
abitanti fuggano dalle fiamme per poi sparare loro addosso quando escono. Ma al
di la' di questi dati scioccanti e del cieco pregiudizio, cio' che manca e' una
spiegazione del perche' tutto cio' stia accadendo proprio ora.
Ovviamente, si tratta anche di un problema locale. In Gyöngyöspata il problema
sono gli alloggi, cioe' le misere case degli zingari, fatiscenti e considerate
pericolose dal punto della stabilita' strutturale - anche se alcune sono
migliori e piu' solide di altre - che sono tutte raggruppate insieme sul bordo
della citta'. Quando la Croce Rossa ha proposto di risistemare alcune famiglie
in alloggi meno malsani piu' vicini al centro della citta', cio' ha infiammato
l'intolleranza dei gadje' che non volevano "mischiarsi" a chi, a loro giudizio,
avrebbe portato in citta' degrado, sporcizia e traffici illeciti. Senza
considerare che non si trattava di intrusi, di invasori, di inferiori da
ghettizzare, ma di una popolazione ben radicata che vive in Ungheria da
centinaia d'anni. Gli zingari di Gyöngyöspata, infatti, cantavano l'inno
nazionale in faccia ai vigilantes. Ed avevano tutto il diritto di farlo essendo
ad ogni effetto cittadini ungheresi, uguali agli altri per diritto
costituzionale oltre che per diritto "umano".
Di Fabrizio (del 01/11/2011 @ 09:33:17, in conflitti, visitato 1406 volte)
Scrivevo l'articolo
precedente che piccole e grandi violenze contro Rom e Sinti, accadono e
possono accadere ovunque... anche in Italia (ricordate
Ponticelli?).
Questo è quanto riportato in un COMUNICATO STAMPA del Gruppo Sostegno
Forlanini. Intanto è già ripartita la raccolta fondi e beni; chi volesse
proporre, si metta in contatto con
Stefano Nutini
Sabato 22 ottobre mattina il piccolo insediamento di rom rumeni compreso tra
lo svincolo/immissione della Tangenziale est e il fiume Lambro, sul lato del
Parco Forlanini, al confine tra Segrate e Milano, è stato colpito da un attacco
incendiario, che ha distrutto alcune baracchine e una tenda; secondo quello che
il Gruppo sostegno Forlanini è riuscito a ricostruire insieme agli abitanti, il
rogo è stato causato dalla vendetta di un italiano che ha esplicitamente
ammesso, prima davanti a due rom sconcertati e poi davanti a un altro abitante
del campo, di essersi fatto giustizia da solo, in quanto li accusava - senza
alcuna prova - di avergli sottratto portafoglio e telefonino dall'auto mentre
lui correva di primissima mattina nel Parco Forlanini. L'italiano è poi in ogni
caso sfrecciato via con la sua potente auto, senza lasciar traccia di sé.
Questo fatto, maturato ai danni di persone innocenti, è drammaticamente
sconcertante, anche per l'ammissione sfrontata del sedicente autore, in presenza
delle forze dell'ordine e dei vigili del fuoco che nel frattempo erano
intervenuti per spegnere le fiamme e il fumo, che invadevano pericolosamente la
tangenziale stessa.
Nei mesi scorsi, in almeno due altre occasioni, rispettivamente a notte fonda e
la mattina presto, il campo era stato fatto segno ad alcuni colpi di arma da
fuoco, sparati in aria, probabilmente dalla vicina tangenziale.
Come Gruppo sostegno Forlanini - sulla base delle testimonianze raccolte dagli
abitanti del campo, che da tempo seguiamo per le esigenze della loro difficile
vita quotidiana, oltre che per l'impegno nell'accompagnamento sociale -
denunciamo questi episodi crudi, che avrebbero potuto avere conseguenze anche
gravissime per la vita di uomini e donne, al pari dei danni ai beni preziosi
(tende, materassi, coperte, baracche, bombole del gas, vestiario) che comunque
sono stati irreparabilmente distrutti in tal modo; troviamo altamente
deprecabile il ricorso a forme di giustizia "fai da te" che sono tanto
immotivate e indiscriminate quanto pericolose, frutti di una persecuzione
razzista, la stessa che avevamo denunciato tempo fa nella pratica istituzionale
degli sgomberi, inumani e privi di alternative.
L'antiziganismo è l'ultimo razzismo socialmente accettabile. Anche i
commentatori abitali di questo blog postano cose simili: "Arrivano e combinano
pasticci incredibili", "Hanno fregato nel mio locale", [...] ed altre
caricature etniche. "Loro", senza dubbio, rubano i bambini.
Stamattina in TV osservare in diretta la violenta pulizia etnica nell'Essex è
stata un'esperienza straziante. Il consigliere Tony Ball, leader dell'autorità
che stava conducendo la pulizia etnica, star di Murdoch, spiegava che la sua
azione è popolare. Non ho dubbi che lo sia. Sarebbe popolare a Basildon se ogni
giorno il consiglio appendesse un uomo di colore al pennone della bandiera.
Senza dubbio il piccolo bigotto compiaciuto di sé stamattina è un uomo felice.
Quanti giustificano la sottrazione delle case alle famiglie, distruggere una
comunità ed interrompere la scolarizzazione dei bambini, sulla base di una
rigida interpretazione della legalità e dei permessi edificativi, deve
rispondere anche di questa strettoia del punto legale. L'attacco (perché tale è
stato) a Dale Farm questa mattina è stato condotto dalla polizia antisommossa e
senza la partecipazione degli ufficiali giudiziari. Almeno due donne, entrambe
Traveller e residenti permanenti del sito, hanno avuto bisogno di cure mediche.
La polizia ha sfondato le recinzioni sia interne che esterne, cosa che era stata
espressamente vietata dall'Alta Corte, dicendo che le proprietà erano dei
Traveller e non potevano essere distrutte dagli ufficiali giudiziari. Cosa ha a
che fare questo atto illegale di distruzione con la reiterata difesa legalistica
di questo attacco razzista?
Murdoch News di stamattina ha anticipato la difesa legale della polizia.
"L'Intelligence" della polizia aveva informazioni su una "riserva di oggetti da
usare come armi". Hanno perciò dovuto assaltare il campo nell'interesse della
sicurezza pubblica. Per questo dovevano infrangere il giudizio dell'Alta Corte:
demolire le recinzioni protette come una misura d'emergenza per salvare vite.
Tutto ciò è un pretesto trasparente, un mancato rispetto della legge da parte
della polizia, ben peggiore di qualsiasi suo infrangimento da parte dei
Traveller, perché il comportamento susseguente della polizia è sfociato in
violenze e lesioni. Le scorte di armi ovviamente non esistevano.
Torniamo ai fatti chiave: anche se situato nella "greenbelt", ogni cm. del
sito dei Traveller era in precedenza una fascia degradata, occupata da una
discarica. Le foto dal satellite (QUI
ndr) provano che i Traveller non hanno invaso la Greenbelt. La ragione per
cui non hanno ottenuto i permessi di edificazione è che diverse richieste in
questo senso sono state respinte, e la ragione di questorifiuto è che il
consiglio di Basildon è razzista. Senza dubbio qualsiasi simpatico costruttore
Tory avrebbe ottenuto il permesso di riempire di case quella ex discarica. I
Traveller erano proprietari del terreno su cui risiedevano.
Che male facevano? Nessuno Qual era il loro crimine? La loro etnia. Tutto il
resto è camuffamento legalistico, del tipo utilizzato da ogni stato per
perseguire ovunque la pulizia etnica. Agli occhi dello stato che la svolge, la
polizia etnica ha sempre la sua ragione nel rispetto della legge. E' piuttosto
questo il punto.
Comunicazione di tutt'altro genere: in questo momento mi è difficile
raccogliere testimonianze dirette da Dale Farm: ignoro se alcune persone con cui
ero in contatto siano state arrestate o malmenate dalla polizia.
Traduco con gioia una nota di S., una delle colonne tra i sostenitori di Dale
Farm e per un certo periodo dato per disperso dopo gli scontri, arrivata ieri (pubblico col
consenso dell'interessato):
Prima di tutto, grazie a quanti ieri hanno commentato sul mio profilo FB,
inviato SMS, o in qualsiasi altro modo abbiano cercato di offrirmi sostegno.
Ho avuto così tante richieste, specialmente attorno alle 14.00, che la mia
batteria s'è esaurita. Come sapete l'energia elettrica a Dale Farm era stata
tagliata e non avevo modo di collegarmi a FB per rispondere a tutti.
La polizia antisommossa ha usato tecniche apposite per contenerci per ore,
anche se ad un certo punto ho pensato di scavalcare le impalcature e superare le
loro teste attraverso gli alberi, come se fossi stato minuscolo... LOL
Sono arrivato a Dale Farm qualche tempo fa, per offrire il mio sostegno e la
mia solidarietà ad una comunità che è stata e continua ad essere in un disperato
bisogno di aiuto da parte degli altri. Le mie ragioni sono personali, ma chi mi
conosce sa che non posso accettare il razzismo sotto qualsiasi forma. E nessuno
mi convincerà che lo sgombero di ieri, forzato, brutale ed orrendo, non è stato
altro che un programma razzista per cui alcuni disprezzano la popolazione
zingara-viaggiante in questo paese e altrove.
Anche se non voglio commentare o seguire la retorica anti Dale Farm che
abbiamo visto nei mesi scorsi in alcuni siti internet, non si può tacere che
quanti sono stati d'accordo con lo sgombero ed il modo in cui è stato condotto,
hanno secondo me scelto deliberatamente di ignorare i sotterranei moti vi
razzisti alla base di tutta questa vicenda.
Dale Farm è l'inizio della fine per quanti pensano di poter "spianare" la
loro strada sulla vita di Traveller-Rom e zingari. I residenti di Dale Farm
hanno mostrato un immenso coraggio e convinzione nel mantenere la loro posizione
perché le loro case e vite non andassero distrutte. Come abbiamo visto e
continuiamo a vedere ancora adesso in tutto il mondo, questo singolo ma storico
evento costringerà le autorità locali ed il governo a ripensare le proprie
strategie su come "gestire" in futuro tutto ciò, e con ciò credo veramente che
alla fine i Traveller otterranno il rispetto e la dignità che meritano.
Personalmente mi sento privilegiato per essere stato ammesso a prendere parte
alle proteste ed alla resistenza, e che le famiglie di Dale Farm mi abbiano
accettato sulla loro terra e nelle loro case. Ho conosciuto nuovi e buoni amici
sia a Dale Farm che attraverso la rete dei siti internet.
Non è ancora finita, se me lo permetteranno continuerò ad appoggiare i
residenti di Dale Farm e la comunità viaggiante, anche sottoponendo alla polizia
i commenti razzisti di alcuni siti anti-viaggianti ed assicurandomi che gli
autori siano giudicati.
Infine, non ho dubbi, da quanto dei Traveller di Dale Farm, che siano stati e
sono pienamente a favore degli attivisti e manifestanti di Camp Costant, per
l'azione svolta a difesa delle loro case, bambini e terra.
La conclusione era inevitabile, ma io, assieme a molti altri, a volte ho
davvero creduto che potessimo vincere e che il risultato per i residenti sarebbe
stato di rimanere fino a che non si fosse trovata una soluzione adatta e
culturalmente accettabile. Tutto ciò è molto triste per la cosiddetta giustizia
britannica...
Stamattina presto la polizia antisommossa e gli ufficiali giudiziari hanno
preso d'assalto la comunità di Dale Farm con un raid all'alba. La polizia ha
infranto l'ordinanza del tribunale, usando delle mazze per sfondare il recinto
di una piazzola completamente legale, al fine di aprirsi un varco. Gli
osservatori dei diritti umani riferiscono di diversi feriti dalla polizia tra i
residenti e gli attivisti al momento della prima carica.
La polizia sta usando i taser (le pistole che danno la scarica elettrica
ndr).
Residenti ed attivisti rimangono dentro il sito, molti di loro si sono
incatenati ai cancelli e alle roulotte per resistere allo sgombero. La polizia
ha violato il perimetro e sta procedendo.
Kathleen McCarthy, residente di Dale Farm, ha detto: "Il ricordo di
Dale Farm peserà fortemente sulla Gran Bretagna per generazioni - siamo
trascinati fuori dalle uniche case che avevamo in questo mondo. La nostra intera
comunità è stata fatta a pezzi dal consiglio di Basildon e dai politici al
governo."
Natalie Fox, del comitato di sostegno, ha detto: "La comunità
traveller è stata criminalizzata, è stato reso illegale il loro viaggiare, ma
non gli viene permesso di fermarsi. Se alle famiglie traveller non è permesso di
fare di un'ex discarica la loro dimora, quando troveranno dove vivere?"
Lily Hayes, osservatore dei diritti umani, ha detto: "Il consiglio di
Basildon sta violando l'ordinanza del tribunale sfondando le recinzioni di una
piazzola assolutamente in regola a Dale Farm. Stanno anche operando brutalmente
usando i taser contro chi protesta contro lo sgombero."
Il consiglio di Basildon, il governo centrale e la polizia stanno affrontando
diffuse proteste pubbliche ("Ci hanno promesso uno sgombero pacifico. Non è
stato pacifico"
THE GUARDIAN ndr) in seguito alle scene di brutalità poliziesca nel sito
di Dale Farm dei Traveller dell'Essex. Attivisti e residenti sono stati oggetto
di numerosi incidenti, colpiti da scariche elettriche dei taser, manganellati
senza provocare e altri comportamenti brutali che hanno avuto come conseguenza
l'ospedalizzazione di entrambi (Johnny Howorth: Nora Egan, altra residente mandata stamattina in ospedale, è tornata a
#DaleFarm in sedia a rotelle. "Per lei in ospedale non c'erano letti" da Twitter ndr.).
Kathleen McCarthy (vedi sopra ndr.) ha descritto scene di "brutalità
poliziesca. Ho visto residenti col sangue che gli colava dalla faccia, ed un
altro mandato in ospedale dalle bastonate della polizia. La maniera in cui a
polizia sta agendo, qui ha scioccato ed indignato tutti. Ci auguriamo che il
mondo ci stia guardando."
Gli eventi di oggi sono stati ispirati da un raid della polizia all'alba, che
ha visto distruggere una piazzola (vedi video successivi, ndr.), in
palese violazione dell'ordine del tribunale. Questo ha causato ferite a diversi
residenti, molti dei quali avevano cercato rifugio in quello che percepivano
come un posto sicuro.
Ali Saunders, sostenitore di Dale Farm, ha detto "questo attacco alle vite
delle famiglie di Dale Farm, ricadrà sulla coscienza di tutto il popolo
britannico. I contribuenti sono stati obbligati a pagare 22 milioni di sterline
per finanziare questa brutale operazione, che stanotte lascerà 82 famiglie senza
un posto dove dormire. Fin dagli albori della mattina, la polizia non ha
mostrato alcun riguardo per la sicurezza e la dignità dei residenti, o la
proporzionalità della forza da impiegare. Le modalità con cui il consiglio di
Basildon ha condotto lo sgombero, confermano quanto era apparso chiaramente
durante tutto il processo legale: cioè che vedono i Traveller come cittadini di
seconda classe da cacciare dall'area." (alla fine della giornata si
conteranno 23 arresti, ndr.)
Il vescovo di Chelmsford e padre Dan Mason, il prete del luogo, hanno
rilasciato una dichiarazione che condanna "l'atteggiamento violento" adoperato
dalla polizia con l'uso di taser e manganelli.
Il vescovo di Chelmsford ha aggiunto "Ricordiamoci che questo sgombero non
risolve i problemi, ma li sposta altrove. Queste famiglie da qualche parte
dovranno dormire stanotte."
Media enquiries: 07040900905, 07583761462
Twitter: @letdalefarmlive
(ndr.) A volte mi rimproverano di guardare a ciò che succede intorno con un occhio troppo personale e per niente oggettivo.
E' vero: non riesco a togliermi dalla testa quando sono stato a Dale Farm, e dormivo sulla paglia assieme agli altri ragazzi del comitato di solidarietà.
Una donna vide che non avevo niente per coprirmi e mi diede una coperta. Era tra le tante a rischio sgombero.
Capirete come mi sento da ieri.
Mi resta una domanda: scene simili le vediamo spesso in televisione, dai
conflitti e dalle violenze in quello che per cattiva coscienza chiamiamo "Terzo
Mondo". Dico "cattiva coscienza" per la gioia nascosta che ci prende: "Guarda
quei mezzi selvaggi, per fortuna che in Europa ci siamo evoluti!"
Non manca mai chi, seduto in poltrona e ciabatte ai piedi, mentalmente fa il
tifo per la fazione più bastonata e "politicamente corretta". Politicamente
corretti i "nomadi" non lo sono mai stati... ma se sono a qualche migliaio di
km. dal nostro portafoglio, forse hanno qualche speranza di trovare la simpatia
di questo isolato tifoso.
Che schiaffo alle nostre sicurezze, sapere che il mitizzato e violento "Terzo
Mondo" fisicamente ci appartiene, e anche nel cuore del nostro continente
c'è ancora chi deve lottare per la terra.
Di Fabrizio (del 08/10/2011 @ 09:04:33, in conflitti, visitato 1364 volte)
FRONTIEREnews.itTesto di Srdjan Jovkovic, fotografie di Ippolita
Franciosi (segnalazione di Marco Brazzoduro)
Passeggiando per Obilic, una delle città più inquinate dei Balcani, si
possono vedere alcune case rosse costruite in mezzo a un campo polveroso. Si
trovano nella zona di Subotic, vicino a due centrali termoelettriche a carbonedalle cui ciminiere esce costantemente fumo grigio. Qui i bambini non giocano
nei cortili e le donne non curano il giardino, come invece accade in qualsiasi
città del Kosovo.
Sono le case costruite dall'Unchr per i profughi ashkali da poco rimpatriati
dalla Macedonia, nelle terre da dove furono espulsi dalla maggioranza albanese,
dopo la guerra del 1999. Rispetto agli altri rom del Kosovo gli ashkali hanno
un'unica, fondamentale, differenza: al posto del romanes, hanno scelto
l'albanese come lingua.
Il quartiere rom di Subotic, Obilic: la casa è bruciata ad agosto
Dopo aver tentato invano di trovare qualcuno con cui parlare, incontriamo fuori
dalla prima casa rossa Hajriz Rizvani, un ragazzo ashkali di 25 anni. Vuole
spiegarci cosa è successo così ci invita ad entrare in casa, aggiungendo che è
troppo spaventato per parlare fuori. Hajriz è tornato in Kosovo insieme alla sua
famiglia da due mesi e mezzo, dopo un esilio in Macedonia durato 12 anni.
Due settimane fa la casa a fianco alla sua, quella dello zio Halim, è stata
bruciata nella notte, ultimo di una serie di atti provocatori, come il lancio di
pietre contro l'abitazione e vari colpi di pistola. Fortunatamente la notte
dell'incendio la famiglia Rizvani non era in casa: preoccupati, avevano deciso
di dormire da parenti. Dopo l'incidente hanno fissato delle barre di metallo su
ogni finestra della casa e hanno preparato i bagagli, pronti a partire in caso
di una nuova minaccia.
Dopo ogni singolo attacco Hajriz ha chiamato la polizia, che si è presentata
ogni volta, senza però risolvere niente: “Vengono, danno uno sguardo alla casa,
osservano le finestre rotte, scrivono qualcosa, ci dicono che tutto andrà bene e
se ne vanno”. Ma le minacce e le violenze continuano.
Hajriz ci racconta che in seguito all'incendio è impossibile dormire, i bambini
hanno visto la casa in fiamme e tutte le notti sono terrorizzati. Di giorno non
si sentono al sicuro: evitano di andare a giocare, anche nel bel mezzo di
un'assolata giornata d'estate. La famiglia Rizvani ha ricevuto anche le visite
di rappresentanti dell'UNHCR e dell'OSCE, che si sono limitati a esprimere
compassione e ad augurarsi che qualcosa del genere non succeda mai più.
Nessuna misura effettiva è stata presa né tanto meno è stata avviata una
qualsivoglia indagine. Per le organizzazioni internazionali questa è una
violenza difficile da riconoscere e sulla quale lavorare, perché è in chiara
contraddizione con la politica adottata dall'UNHCR, che incoraggia i rifugiati a
tornare in Kosovo dalla Macedonia, tagliando i supporti in maniera graduale.
Hajriz è inevitabilmente triste: nella sua giovane vita ha sperimentato la
guerra, è diventato un rifugiato e ora non riesce a vedere alcun futuro nel
Kosovo odierno. Il suo ritorno ha provocato una forte reazione dalla maggioranza
della popolazione albanese. E qualcuno si è spinto oltre la disapprovazione,
rompendo tutte le finestre della sua casa, proprio ora che sta ricominciando una
nuova vita.
Il desiderio di Hajriz è trovare un lavoro per sostenere la sua famiglia: in
Macedonia, essendo rifugiato, per legge non poteva lavorare. Ha deciso di
tornare in Kosovo con la speranza che la legge e le istituzioni garantissero un
ambiente sicuro per lui e per la sua famiglia. Ma chiaramente non è così.
L'incendio delle case è esattamente lo stesso tipo di intimidazione e violenza
che i rom hanno subito prima e durante la guerra del Kosovo, dodici anni fa,
quando la retorica dell'indipendenza trionfava e la violenza tra compaesani
portava molte famiglie (più di 60.000) a lasciare il Kosovo perdendo tutto. Il
futuro assomiglia troppo al passato violento del Kosovo, perché alla fine ogni
speranza del paese, come quella di Hajriz, sembra svanire nel fumo nero delle
case bruciate, ancora una volta.
Di Fabrizio (del 28/09/2011 @ 09:32:49, in conflitti, visitato 2932 volte)
Fonti varie
Su
Youtube da Euronews (20" in inglese ndr.)
QUI in italiano.
Da domenica scorsa sono in corso violenti scontri a carattere etnico in tutto
il paese.
Tutto è iniziato quando nel villaggio di Kanunitsa (160 Km. a sud di Sofia) un
uomo è stato investito (decedendo in seguito) da un furgone guidato da un
appartenente ad una famiglia rom molto ricca ed in vista nel paese.
Come succede spesso in casi simili, si dice che la fortuna della famiglia sia
collegata ad attività fuorilegge: in questo caso il commercio illegale di
alcool.
L'investitore è poi fuggito. Gli abitanti del villaggio hanno immediatamente
pensato che si fosse trattato di un'azione deliberata, a causa di minacce
precedenti subite dalla vittima, ed hanno assalito la villa della famiglia rom.
Durante questo assalto, ci sono stati 5 feriti, tra cui 3 poliziotti, ed un
giovane è caduto in coma, morendo durante il trasporto in ospedale. La polizia
ha operato 127 arresti ed è riuscita ad arrestare l'investitore, mentre cercava
di oltrepassare il confine con la Turchia.
Nonostante gli appello alla calma delle autorità, dello stesso primo ministro (e di converso, del capo dell'opposizione), di diverse organizzazioni,
tra cui quelli di esponenti della minoranza turca e di altre associazioni civili
e politiche, gli incidenti si sono subito propagati in tutto il paese, tanto nei
piccoli villaggi che nelle grandi città, vedendo tra gli assalitori diversi fan
ultrà delle squadre di calcio ed i soliti gruppi neonazisti; un dato significativo e preoccupante indicherebbe che un terzo di chi sta manifestando contro i Rom sia minorenne. Tra le città coinvolte Plovdiv (350.000 abitanti,
ospita il quartiere di Stolipinovo, dove abitano 40.000 Rom), la capitale
Sofia (con una manifestazione di migliaia di persone davanti al Parlamento),
la città marittima di Varna (corteo di 200 persone verso la mahala rom di
Maksuda), ed inoltre a Pleven e Burgas, con diversi incidenti che hanno
coinvolto membri della comunità rom, le loro macchine e negozi.
Attualmente a causa dei timori, molti bambini sono tenuti a casa da scuola ed i loro padri non si stanno presentando al lavoro.
Si vocifera di possibili manifestazioni della comunità rom, per
esprimere solidarietà e vicinanza alle famiglie dei morti e preoccupazioni per i
disordini che sono succeduti, ma ovviamente il clima molto teso invita anche
alla prudenza estrema prima di esporsi. Nel contempo, circolano anche voci (preoccupanti ma da verificare) che i Rom asserragliati nei loro ghetti, si stiano armando per resistere.
Sono in corso riunioni, tanto a livello
locale che nazionale, sia nella polizia, che nel governo e nelle amministrazioni
decentrate, che tra le associazioni della società civile, nel tentativo di porre
freno alla catena di violenze che attualmente non si sono ancora fermate.
Nel contempo, la
situazione rimane molto tesa anche in
Repubblica Ceca, soprattutto nelle regioni confinanti con Polonia e
Germania, nonostante l'azione repressiva della polizia.
Un uomo della tribù degli Awá, una delle ultime tribù di
cacciatori-raccoglitori nomadi rimaste in Brasile, è stato brutalmente attaccato
dai taglialegna che hanno invaso la sua terra.
Stando ai racconti, l’uomo stava cacciando nella foresta quando i taglialegna lo
hanno legato e bendato, picchiato con violenza e poi hanno tentato di
decapitarlo. Quando la moglie è accorsa per portargli aiuto, le hanno sparato,
fortunatamente senza colpirla.
Nel corso delle ultime settimane, gli Awá hanno subito una serie di minacce da
parte dei taglialegna, che intimano agli indiani di non entrare nella loro
stessa foresta, pena la morte.
Tra i vari attacchi, uno è stato sferrato contro la sede del gruppo locale della
Ong CIMI (il Consiglio Missionario Indigeno), che è stata svaligiata.
Le violenze sono state compiute per ritorsione contro l’intervento del governo,
che ha chiuso le segherie dove viene lavorato il legno tagliato nella terra
degli Awá. Nel corso dell’operazione sono stati arrestati due taglialegna.
Nella terra degli Awá si sono insediati illegalmente anche coloni e allevatori
di bestiame, che contribuiscono a distruggere ulteriormente la foresta.
Uno dei territori degli Awá è già stato deforestato per oltre il 30%.
Per gli Awá sta diventando sempre più difficile trovare selvaggina da cacciare.
“Presto soffriremo tutti la fame” ha dichiarato a Survival Pirei Ma’a Awá. “I
bambini avranno fame, mia figlia avrà fame e avrò fame anch’io. Non ci sarà più
nulla nella foresta… I taglialegna arrivano con i loro camion e portano via
tutti gli alberi.”
Survival ha scritto alle autorità brasiliane, evidenziando il pericolo di
attacchi violenti e ribadendo la necessità urgente di allontanare gli invasori e
di proteggere la terra della tribù, senza cui gli Awá non potranno sopravvivere.
Di Fabrizio (del 23/09/2011 @ 10:30:43, in conflitti, visitato 2374 volte)
Questo post verrà aggiornato (nel limite degli altri impegni) col susseguirsi
degli eventi di questo venerdì. Non assicuro di riuscire a seguire tutto, quindi
chi può mi dia una mano con le segnalazioni.
CRONACA (gli eventi, salvo diversamente indicato, vengono riportati
col fuso orario italiano) - ANTEFATTI
ore 17.45 circa Finora avevano parlato solo le donne traveller, finalmente
un maschio ha detto come la pensava, durante un'intervista a Sky. (da
Camp Costant Dale Farm) Intanto
tutto è tranquillo, Basildon per la seconda volta ha dovuto rimandare i suoi
propositi bellicosi. Si riprenderà lunedì a metà pomeriggio (ma non
sarò in grado di seguire gli eventi come oggi).La diretta finisce qua,
grazie a tutti per l'attenzione.
ore 16.30 circa Il giudice dice che qualsiasi ponteggio, tenda o
proprietà sul terreno non può essere rimossa. Quindi Camp Costant non può
essere mandato via (vedi QUI ndr) (da
Twitter)
ore 16.00 circa Ora tutto sembra calmo a Dale Farm: i bambini
giocano, il sole splende. Sembra l'inizio di un normale fine settimana. (da
Camp Costant Dale Farm) In
onda su News24 (da
Camp Costant Dale Farm)
ore 15.45 circa Dicono gli avvocati di Dale Farm che se l'oggetto
da rimuovere non è una roulotte, non può essere spostato senza il consenso
del suo proprietario (da
Twitter)
ore 15.30 circa Il tribunale ha stabilito che fu il
consiglio di Basildon a cementificare l'area di Dale Farm (VEDI
ndr), che di conseguenza non va più considerata Green Belt (fascia
verde di rispetto ndr.) (da
Twitter) Articolo
su
FRONTIEREnews.it (segnalazione di Francesca Barile)
ore 15.00 circa Tony Ball (leader conservatore ndr) dice
che le ruspe e gli altri macchinari sono già stati affittati (vedi
QUI ndr), e non possono ridarli indietro o
riottenere la somma versata (da
Twitter) Alla
faccia dei solidali di Camp Costant che perseverano con la cucina vegana
(niente male, comunque ndr), i residenti stanno organizzando una mega salsicciata di fronte all'ingresso di Dale Farm (da
Camp Costant Dale Farm)
ore 14.45 circa La BBC sta ora riprendendo le proteste dei
sostenitori di Tony Ball (da
Camp Costant Dale Farm) La
seduta è stata sospesa per il pranzo (da
Gipsy Council) (così mi preparo un caffè ndr)
ore 14.30 circa BEN FATTO PER TUTTI QUANTI SONO COINVOLTI
(E VI INVITO A COMPRARE UNA PINTA PER IL GIUDICE). Non è ancora finita, ma
oggi di sicuro si sono fatti dei passi in avanti (da
Camp Costant Dale Farm)
ore 14.15 circa Il giudice dice che occorreranno giorni e non
settimane per pronunciarsi sul caso. Basildon ha ammesso che
non esistono piazzole legali a sufficienza per i residenti di Dale Farm,
come affermato anche da quei parlamentari che richiedono soluzioni
alternative. Tony Ball è seduto di fronte a
me, la testa fra le mani; Nora, una residente alla mia sinistra, agita e
bacia il suo rosario per la gioia (da
Twitter)
ore 14.00 circa Corre voce che il caso sia aggiornato a lunedì
(da
British_Roma)
ore 13.45 circa L'Alta Corte ha deciso di ascoltare due ulteriori
elementi legali, prima di decidere se lo sgombero debba proseguire (da
Camp Costant Dale Farm) Il
giudice ha mostrato una foto aerea che dimostra come Dale Farm fosse
precedentemente una discarica, che quindi i Traveller non possono essere
rimossi legalmente, avendo comprato allora il terreno che poi hanno
bonificato (da
Twitter)
ore 13.30 circa A Dale Farm sono euforici, sembra che il giudice
si sia espresso a loro favore (da
Camp Costant Dale Farm).
(Non ho notizie certe su cosa si sia dicendo in tribunale ndr.)
ore 13.00 circa Il giudice dice che i Traveller hanno diritto
alla dignità, come qualsiasi altro cittadino. L'approccio degli ufficiali
giudiziari viene descritto come carente e violento. Lo sgombero deve causare
meno allarme ed angoscia possibili ai bambini e a tutti gli altri. (da
Twitter) Dalla
newsletter Dale Farm Solidarity: La campagna di difesa legale ha bisogno
di sottoscrizioni:
QUI con Paypal.
Inoltre il Comitato di Solidarietà, rispondendo ad alcune polemiche apparse
sulla stampa inglese, ribadisce di essere a Dale Farm su richiesta degli
stessi abitanti, e che saranno questi a stabilire quanto debba durare la
presenza del Comitato. A sua volta in tribunale l'avvocato della contea
di Basildon ha definito i solidali come degli "intrusi", completamente al di
fuori della realtà. (da
Twitter) C'è
anche chi li accusa di essere lì per soldi (da
TwitLonger)
ore 12.30 circa Mi sento un po' perso. Ora siamo in una
scacchiera legale. Le autorità non vogliono guai con la televisione. La
sentenza del tribunale può andare contro, ma io non vedo arrivare gli
ufficiali giudiziari. Mezzanotte?? Sabato? Se vinciamo, come dice Tony ciò
vorrebbe dire pianificare l'anarchia. La mia previsione è che nulla sarà
deciso oggi, forse sarà dato più tempo per trovare un altro sito. Per
ottenere permessi retroattivi di pianificazione potremmo avere bisogno
dell'intervento dell'ONU - perché non cercarlo? Speriamo che il nuovo
giudice usi il suo potere per prendersi cura dei Travellers. (da
Camp Costant Dale Farm) Articolo sul
Daily Mail.
ore 12.00 circa Per oggi buona fortuna a tutti. Mantenete la
forza, mantenete la calma, mantenetevi sani e salvi ****** (da
Camp Costant Dale Farm) Ci stiamo preparando (da
Camp Costant Dale Farm) Articolo della
BBC
Per iniziare, voglio mettervi nei panni degli abitanti di Dale Farm,
a poche ore dal termine imposto dal tribunale durante il
tentativo di sgombero di lunedì scorso. A parte l'evidente stanchezza per
una situazione di precarietà che si trascina da anni, c'è il terrore per le
esperienze che alcuni di loro hanno vissuto di persona durante sgomberi
precedenti, riassunti nel
video
qui sopra (attenzione, è molto crudo anche per chi abbia assistito a scene
simili in Italia!).
Le riprese sono del 2004, e quel ricordo permane tra tutti Traveller,
regolari o meno. Proprio per evitare il ripetersi di quelle scene, in Gran
Bretagna è emersa la figura dell'Osservatore
Legale, cito dal
Pacchetto Formativo: "Gli osservatori legali [...] ricordano agli
ufficiali giudiziari che le loro azioni sono monitorate. Con la loro presenza
aiutano a mantenere protette le persone in quanto deterrente dei mal
comportamenti della polizia e se ci fossero incidenti, raccolgono informazioni che possano in
seguito essere utili nei procedimenti in tribunale."
Se lo sgombero dovesse iniziare, potremo forse saperlo nel primo pomeriggio (la
riunione del tribunale è prevista alle 11.30 ora di Londra).
Questo invece una recente dichiarazione di chi in anni di lotta per i diritti
dei Traveller ne ha viste tante: "E' comunque strano che mentre la Bretagna e
la Francia hanno protestato con indignazione quando c'era la pulizia etnica in
Kosovo, nessuno nei governi, nei media e nemmeno l'ONU sembra protestare
efficacemente su Sarkozy e la pulizia etnica a Dale Farm." Ronald Lee
Nel frattempo, i gruppi FB di appoggio a Dale Farm, sono in fibrillazione
da ieri sera.
Aggiungo una considerazione personale su quanto potrebbe succedere oggi:
Per la gioia dei contribuenti inglesi, l'amministrazione avrebbe dovuto
spendere 18 milioni di sterline per lo sgombero di lunedì scorso (oltre ad
altri 5 di spese legali), ma ovviamente se Basildon dovesse tornare alla
carica (oggi o chissà quando), dovrà spenderne ulteriormente. Inoltre la
tariffa degli ufficiali giudiziari aumenta dopo le 20.00 se, come previsto,
non riuscisse a terminare il suo "lavoro" e dovesse lavorare anche di notte.
Se è questo il concetto di contenimento della spesa pubblica che hanno i
conservatori quando sono al governo...
Infine, per chi ha chiesto un riassunto completo che abbracci gli eventi
degli ultimi decenni,
QUI
(in inglese)
Disclaimer - agg. 17/8/04 Potete
riprodurre liberamente tutto quanto pubblicato, in forma integrale e aggiungendo
il link: www.sivola.net/dblog.
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