Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 11/10/2008 @ 08:55:01, in Europa, visitato 2094 volte)
Da Romanian_Roma
Budapest, Bucarest , 6 ottobre 2008: Oggi, il Centro Diritti Rom Europei (ERRC) ha inviato una lettera alle autorità rumene, per portare all'attenzione lo sciopero della fame dell'attivista per i diritti umani Istvan Haller e per chiedere al governo di prendere misure per controllare e salvaguardare la salute di Haller.
Il 2 ottobre 2008, Haller ha iniziato uno sciopero della fame per la persistente mancanza del Governo rumeno di affrontare le serie violazioni dei diritti causate da tre pogrom anti-Rom dei primi anni '90: Hadareni (vedi ndr), Plaiesi de Jos e Casinul Nou, Romania. In seguito alla decisione del Tribunale Europeo sui Diritti Umani, il Governo rumeno si era impegnato ad intraprendere progetti di sviluppo che includevano la messa in opera di infrastrutture, come pure misure di carattere anti-discriminatorio ed educative. Tuttavia, ad oggi il Governo ha mancato di compiere i suoi obblighi legali.
L'ERRC nella sua lettera spedita al Presidente Traian Basescu, al Ministro degli Affari Esteri Lazãr Comãnescu ed a Gruia Bumbu, Capo dell'Agenzia Nazionale per i Rom, chiede lo sviluppo dei programmi comunitari Romanì ed annuncia la sua intenzione di compilare un rapporto assieme al Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa in vista del prossimo Incontro sui Diritti Umani del 2-4 dicembre 2008.
Il testo completo della lettera dell'ERRC è disponibile su Internet: ERRC Letter Hadareni-Haller (in pdf ndr).
Per ulteriori informazioni, contattare Theodoros Alexandridis, ERRC Staff Attorney, theodoros.alexandridis@errc.org
The European Roma Rights Centre is an international public interest law organisation which monitors the human rights situation of Roma and provides legal defence in cases of human rights abuse. For more information about the European Roma Rights Centre, visit the ERRC on the web at http://www.errc. org To support the ERRC, please visit this link: http://www.errc.org/cikk.php?cikk=2735 European Roma Rights Centre 1386 Budapest 62 P.O. Box 906/93 Hungary Tel: +36.1.413.2200 Fax: +36.1.413.2201
Di Fabrizio (del 09/10/2008 @ 09:20:30, in Europa, visitato 5988 volte)
Da
Bulgarian_Roma
Da
QUEST Bulgaria Property Magazine venerdì 3 ottobre 2008
(nota: mentre sto traducendo il testo, il sito è down, può darsi che non si
visualizzino le immagini)
Molti che cercano casa in Bulgaria sono spesso consigliati dalle agenzie bulgare
di evitare i villaggi con un'alta popolazione zingara. Tuttavia quando si
trovano in aree con molti residenti Rom, trovano che il crimine ed i problemi
sociali non sono differenti da qualsiasi altra area rurale in Bulgaria. Difatti
molti sono diventati amici costanti dei loro vicini zingari e mentre non sarebbe
saggio se non possibile trasferirsi in un vero ghetto zingaro, vivere in un'area
con un'alta presenza etnica non è nocivo come dicono i bulgari.
Storia
I Rom, questo il nome corretto per la popolazione zigana non solo in Bulgaria ma
in tutta Europa, hanno una storia lunga ed interessante. Nel Medio Evo, migranti
dall'India arrivarono in Bulgaria e nel resto dell'Europa Orientale. Si ritiene
che fossero discendenti di una sotto-casta indiana. Nel XVI secolo molti di loro
adottarono il turco come lingua madre ed alcuni si convertirono all'Islam.
Praticavano uno stile di vita nomadico basato sulla vendita dei loro manufatti e
capacità, ma questo stile di vita itinerante fu proibito nell'era comunista.
Durante questo periodo, molti diventarono parte della forza lavoro industriale,
o furono impiegati come braccianti nel settore agricolo. La caduta del comunismo
portò difficoltà economiche estreme a questa minoranza etnica. Il boom delle
proprietà ha coinvolto questa comunità, che fornisce manodopera a basso costo
all'industria delle costruzioni.
I differenti gruppi
I Rom sono la più grande minoranza etnica europea, in Bulgaria sono il
secondo gruppo etnico dopo i Turchi e comprendono il 4,7% della popolazione.
Ufficiosamente, questa cifra è considerata molto più bassa della realtà, e la
popolazione Rom èstimata attorno al 7%. La ragione della discrepanza è il fatto
che molti Rom si dichiarano come Bulgari o Turchi nei censimenti e nei documenti
ufficiali per evitare la discriminazione razziale.
I Rom si compongono di gruppi differenti, ognuno dei quali si riferisce di
solito all'attività commerciale dei componenti. Come gruppo globale, sono una
comunità divisa in termini di potere politico, cultura e stile di vita, anche il
matrimonio tra componenti di gruppi diversi è raro. Il più grande gruppo tra i
Rom bulgari è quello degli Yerlii, composto da daskane roma, che sono Ortodossi
ed i horahane roma, che sposano la religione Musulmana. Altri gruppi Rom
includono i Kardarashi, che una volta erano rinomati ramai, ma oggi sono spesso
definiti Zingari serbi, poi i Rudari conosciuti come Rumeni o Zingari Vlach
perché la loro lingua nativa è un dialetto rumeno, gli Ursari o Mechkari, che
nei paesi e nei villaggi addestravano gli orsi a ballare per guadagnare soldi
dagli spettatori, i Lingurari o Kupanari, che erano e spesso sono ancora
carpentieri ed i Lautari, che erano musicisti compiuti.
Razzismo
I Bulgari sono apertamente razzisti nel loro denigrare i Rom ed è raro sentirli
chiamare Rom, molto più spesso usano Tsigeni che significa zingaro, o Mangali un
insulto simile a Nigger. In verità, ci sono molte parole e frasi usate dai
Bulgari per etichettare questo gruppo etnico o per insultarne i componenti,
queste frasi includono "nero come uno zingaro" per denotarne il colore della
pelle, "lavoro da zingaro" per indicare un'esecuzione scadente, "menti
come un vecchio zingaro" implica che si è un bugiardo compulsivo e "russi come
un cavallo zingaro". I nomi derogatori arrivano a chiamare "zingari" i noccioli
di cereale bruciati o marroni.
Il razzismo contro la popolazione Rom è esistito per secoli ed è stato
alimentato durante il dominio Ottomano quando molti, probabilmente per il
cattivo trattamento riservato loro dai nativi Bulgari, si misero a fianco dei
Turchi adottando la loro lingua e religione. Il pregiudizio razziale continua
oggi nei media e politicamente, il partito estremista Ataka, che si è affidato a
forti politiche nazionaliste, ha ottenuto 21 seggi parlamentari su 240 ed il 9%
dei voti alle elezioni del 2005.
Mentre molti deridono il colore della pelle ed i costumi dei Rom, il razzismo
tende a crescere perché i Rom sono i membri più poveri della società e sono
perciò associati ai furti, all'elemosinare e alla mancanza di istruzione. Il
loro problema non è dissimile da quello dei disoccupati in Gran Bretagna, che
hanno bassi tassi scolari, i più alti tassi di associazione al crimine e spesso
vivono in proprietà comunali, dove il Britannico medio non metterebbe mai piede.
I compratori britannici sono anche rinomati per chiedere quanti zingari vivono
in un villaggio prima di acquistare una proprietà e molti sono colpevoli dello
stesso pregiudizio della popolazione locale. Molti di questi scelgono anche di
mandare i loro bambini in scuole private per paura che l'istruzione dei loro
figli possa essere svantaggiata dall'inclusione di bambini Rom nel sistema
educativo bulgaro.
Cultura Rom
Sofia, Sliven e Lom hanno la più alta concentrazione zingara in Bulgaria.
Ogni gruppo Rom nel paese vive in una propria area distinta, spesso un ghetto ai
margini della città o del villaggio. Questi ghetti conosciuti come Quartal in
bulgaro hanno poche infrastrutture e sono spesso disseminati di immondizie, ma
abbondano di antenne satellitari e cavalli, asini e cani vaganti. I bambini sono
fuori, incustoditi tutto il giorno e le gravidanze precoci sono comuni.
I gruppi Rom hanno la loro propria lingua, per molti è un dialetto rumeno o
turco. Nel sistema scolastico i bambini sono scoraggiati dal parlare la loro
lingua madre. La loro pelle è più scura di quella della popolazione locale e
questo li rende riconoscibili e spesso bersaglio di razzismo.
Future Integrazione Futura
La "Carta dei Diritti Fondamentali dell'Unione Europea" evidenzia che è
illegale la discriminazione basata su razza, colore, origine etnica o sociale,
lingua, religione o credo. La Bulgaria è stata ammessa nell'Unione Europea con
diverse clausole riguardo la sua appartenenza; una di queste era che il paese
avrebbe lavorato per l'integrazione della popolazione Rom. Un'iniziativa
adottata dalla Bulgaria è la sua partecipazione al "Decennio dell'Inclusione
Rom", un progetto dedicato al miglioramento dello status socio-economico della
popolazione Rom e la sua integrazione nella società locale. Assieme ad altre
otto nazioni, la Bulgaria è ora impegnata a "lavorare per eliminare la
discriminazione e chiudere l'inaccettabile gap tra i Rom ed il resto della
società". Un altro segno positivo nella lotta per abolire il razzismo è il fatto
che sempre più gruppi che rappresentano i diritti dei Rom stanno emergendo, in
particolare l'unione civile "Roma" ed il gruppo di pressione "Sega".
Realisticamente, occorreranno diverse generazioni per debellare il razzismo
innato, che viene trasmesso dalle famiglie bulgare ai loro figli in tenera età,
tuttavia se la comunità Rom dovesse migliorare tramite opportunità di lavoro e
benefici governativi, alcuni dei stigma dovrebbero sparire.
Di Fabrizio (del 08/10/2008 @ 09:29:51, in Europa, visitato 1583 volte)
Segnalazione di Roberto Malini
Da
EL PAIS.com MIGUEL MORA - Roma - 06/10/2008
Circa 50.000 persone, immigrati e cittadini italiani, hanno manifestato
assieme questo fine settimana contro la xenofobia e il razzismo. A Caserta,
Roma, Milano, Parma e Ancona, convocati da piccoli partiti della sinistra
extraparlamentare, c'era gente di tutti i colori, grida contro la Camorra,
appelli al Governo perché freni il clima di intolleranza.
Però la grande novità delle ultime ore è che il montare xenofobo che vive il
paese inizia a preoccupare anche una parte della destra. E' stato Gianfranco
Fini, leader della postfascista Alleanza Nazionale e presidente della Camera dei
Deputati, il primo tra le fila del Popolo delle Libertà nel riconoscere che i
recenti attacchi agli immigrati mostrano che l'Italia vive "un pericolo di
razzismo e xenofobia che sarebbe sbagliato negare".
Secondo Fini, la politica italiana deve tenere la "guardia alta" perché "il
tema del razzismo segnerà il nostro impegno incluso durante i prossimi anni".
Fini ha lanciato l'idea di creare un Osservatorio contro il Razzismo nel
Parlamento, però ha chiesto che si agisca "con tutte le cautele" in casi come
quelli della donna somala, sposata con un italiano, che venerdì ha denunciato di
essere stata denudata e umiliata da diversi poliziotti nell'aeroporto di
Ciampino.
La prudenza di Fini contrasta con lo stile impetuoso della Lega Nord, sua
compagna di coalizione nel Governo. Il Ministro degli Interni, Roberto Maroni,
ha negato che l'Italia viva un'emergenza razzista, e ha considerato che gli
episodi delle ultime settimane siano solo episodi, appunto, e non un fenomeno
generalizzato di cui preoccuparsi. "Ci sono episodi, che devono essere puniti e
lo saranno, come ci sono dei montaggi, per esempio il caso della donna somala,
che saranno puniti nello stesso modo", ha detto Maroni, che ha annunciato che
chiederà i danni alla somala denunciante. Secondo il ministro, "la polizia si è
limitata ad applicare la legge con rigore".
E' entrato nel dibattito anche il presidente del Senato, Renato Schifani, che
in un curioso esercizio ha accusato il Partito Democratico di avvelenare il
clima politico, ha negato che in Italia ci sia razzismo - "non può esistere, non
è nel nostro DNA" - , ed ha riconosciuto che "una parte massimalista" del paese
ha reagito "in maniera xenofoba" contro fatti come l'omicidio della signora
Reggiani, che la polizia ha attribuito ad un gitano rumeno. Schifani, in
qualsiasi caso, si appella all'unità per affrontare il tema. "Contro la mafia la
politica non si divise, non deve farlo nemmeno col razzismo".
Prima di questo incrociarsi di opinioni, sabato, il presidente, Giorgio
Napolitano, ed il papa Benedetto XVI hanno chiesto, durante un incontro
celebrato nel Quirinale, che la solidarietà ed i rispetto della dignità umana
presiedano la relazione con gli immigranti.
L'OnG EveryOne, nel frattempo, ha inviato ieri a diverse autorità spagnole ed
al Parlamento Europeo una petizione di protezione umanitaria urgente per diverse
famiglie rumene di etnia gitana che risiedono a Pesaro EveryOne afferma che le
autorità italiane da mesi continuano a perseguire e negare l'accesso alla sanità
e ad una vita degna per questa piccola comunità in cui diverse persone soffrono
di gravi infermità.
Di Fabrizio (del 07/10/2008 @ 09:10:20, in Europa, visitato 1518 volte)
Da
Roma_Daily_News
La commissione contro il razzismo del Consiglio d'Europa ha trovato che i Rom
sono la minoranza maggiormente oppressa in Russia, lo scrive il giornale
nazionale "Vremya Novostey" nell'edizione del 24 settembre. "Gli Zingari, come
pure i Caucasici, sono fermati 20 volte di più dalla polizia, rispetto alla
gente dall'apparenza Slava," dice il capo deputato della commissione, Michael
Head, in una conclusione condivisa dall'ombudsman sui diritti umani, Vladimir
Lukin.
Ma Galina Kozhevnikova del Centro Sova ha osservato che per i provenienti
dall'Asia Centrale è più facile cadere vittima della violenza neonazista.
La commissione ha anche trovato che il governo russo non ha preso le misure
necessarie contro i neonazisti e che le leggi sull'immigrazione contribuiscono a
discriminare i migranti. Sia la commissione europea che Kozhevnikova trovano che
la polizia russa ha aumentato il numero di arresti di neonazisti, anche se le
leggi contro i crimini razziali sono raramente applicate.
Di Fabrizio (del 06/10/2008 @ 09:33:29, in Europa, visitato 1388 volte)
Da
Roma_Francais
Gourdon. La gens du voyage pregata di traslocare
Controversia. Marie Odile Delcamp ha depositato una procedura per
direttissima presso il tribunale amministrativo.
L'area "ufficiosa" della gens du voyage è chiusa da sabato 20
settembre alle 11.00. Là installati da metà agosto, la gens du voyage ha
rispettato la richiesta della sindaca di liberare l'area [...]. Problema: altri
ne hanno preso il posto e si sono installati da qualche giorno nel terreno
municipale accanto allo stadio. Incontro con Marie Odile Delcamp, sindaca
del comune:
Come intende reagire la municipalità riguardo l'area nuovamente occupata?
Questi nuovi arrivi di carovane sottolineano, se ce ne fosse ancora bisogno,
la "debolezza" della legge. Dato che l'area regolamentare è totalmente occupata
e che la legge esonera Gourdon ed i comuni della comunità ad accogliere ed
occuparsi delle famiglie; spetta ancora alla municipalità regolare il problema.
Nessuno si assume le proprie responsabilità. Ho richiesto una procedura per
direttissima al Tribunale Amministrativo ingiungendo alla gens de voyage di
lasciare il territorio del comune entro otto giorni.
Di che si tratta precisamente?
La chiusura dell'area ufficiale, gestita per un mese dalla Comunità dei
comuni, ha sollevato diverse difficoltà nella gestione. Forse insufficientemente
recepite in occasione della messa in atto dello schema dipartimentale della gens du voyage.
Ricordo che Gourdon e la Comunità dei comuni del
Quercy Bouriane sono stati i primi nel dipartimento ad avere installato un posto
a norma. In questo senso, occorre far chiarezza. Il regolamento interno da
l'autorizzazione ai gestori di chiudere l'area per un mese all'anno,
generalmente ad agosto. Il problema è che la maggior parte delle famiglie della gens du voyage
sono semi-sedentarizzate e non "di passaggio". In origine, l'area prevedeva
posti per quelle famiglie più integrate. In mancanza di mezzi sufficienti da
parte dei finanziatori, quest'aspetto non è stato realizzato. le famiglie si
sono dunque installate provvisoriamente allo stadio des Hermissens. Soluzione
inaccettabile a due titoli. Il primo per una questione di sanità: non ci
sono ne acqua ne elettricità. Il secondo per una questione di vicinanza: le
associazioni sportive di Gourdon utilizzano l'impianto per scambi e
manifestazioni in quest'epoca dell'anno.
Allora, come si può affrontare il problema?
Si tratta di affrontare tutti questi problemi con umanità e pragmatismo
nell'interesse generale. In diverse riprese, ho dialogato con le donne ed i capi
del campo, ricordando la legislazione in vigore, la responsabilità o meno del
sindaco, ed i i diritti e doveri di tutti. La polizia municipale e la
gendarmeria hanno assicurato i loro compiti, se necessario, come li svolgono in
qualsiasi altro posto del comune. Ho ascoltato le osservazioni dei residenti e
sono intervenuta quando non erano rispettati i diritti e i doveri di tutti.
Oggi, il problema è regolato a metà. L'area è completa. Chiedo quindi a tutti i
partner coinvolti, Stato, CCQB, Consiglio generale, una nuova concertazione
perché le lacune apparse nell'applicazione della legge sul nostro territorio non
siano supportate esclusivamente dal comune di Gourdon.
Di Fabrizio (del 06/10/2008 @ 08:53:09, in Europa, visitato 1723 volte)
Una segnalazione di
Tom Welschen
Settembre 7, 2008 di
Sergio Bontempelli
Tutti sanno che, accanto al flusso migratorio di rumeni verso l’Italia, ne
esiste uno opposto, di italiani che vanno in Romania: si tratta però di
un’immigrazione diversa, fatta prevalentemente di imprenditori che delocalizzano
le loro attività produttive in città come Timisoara. Sono in pochi a sapere
invece che, tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, molti italiani
sono emigrati in Romania, nello stesso modo in cui oggi i rumeni arrivano nel
nostro paese: come lavoratori edili, operai di fabbrica e umili salariati.
Quello proveniente dalla Romania è divenuto il principale flusso migratorio
diretto verso l’Italia: questo lo sanno tutti. Ma quanti sanno che nella storia
- tra l’altro in tempi relativamente recenti - è esistito il fenomeno inverso,
di italiani che andavano in Romania? E non si parla qui dell’emigrazione
attuale, fatta di imprenditori del Nord-Est che trasferiscono le proprie
attività in città come Timisoara, non a caso ribattezzata “Trevisoara”: si parla
di un vero e proprio flusso di manodopera salariata - operai, minatori, edili -
che dall’Italia partiva per la Romania. A far luce su questa storia
«dimenticata» è un recente volume sulle migrazioni rumene curato dalla Caritas
[Caritas Italiana, Immigrazioni e lavoro in Italia. Statistiche, problemi e
prospettive, IDOS, Roma 2008].
I primi flussi verso la Romania cominciano nel XIX secolo: si tratta di
lavoratori dell’odierno Triveneto, diretti per lo più in Transilvania.
«L’Austria Ungheria», scrive Antonio Ricci, curatore del saggio sulle migrazioni
italiane pubblicato nel volume della Caritas, «tende a favorire le migrazioni
interne tra le regioni più povere e di confine» [Caritas, cit., pag. 59]. Le
prime partenze risalgono - pare - al 1821, quando alcune famiglie della Val di
Fassa e della Val di Fiemme (nel Trentino) vengono condotte nei monti Apuseni,
in Transilvania, a lavorare come tagliaboschi e lavoratori del legno per conto
di un commerciante austriaco di legname [Ibid., pag. 61].
L’emigrazione - in Transilvania, ma non solo - prosegue anche dopo l’unità
d’Italia: tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, anzi, la Romania
diventa una meta secondaria ma tutt’altro che irrilevante per l’emigrazione
italiana. Si è calcolato ad esempio che alla fine del XIX secolo circa il 10-15%
degli emigranti partiti dal Veneto si sia diretto in Romania [Ibid., pag. 59].
Si è trattato, spesso, di migrazioni stagionali: una sorta di pendolarismo
transnazionale che ha trovato sbocco nell’edilizia, nella costruzione delle
ferrovie, in attività boschive o nelle miniere [Ibid., pag. 61]. Stando ai
censimenti del Ministero degli Affari Esteri, il numero di emigranti italiani in
Romania è quasi decuplicato nell’arco di tre decenni, passando dagli 830 del
1871 ai più di 8.000 del 1901 [Ibid., pag. 64].
Un «manuale» per l’emigrante italiano nei Balcani e in Romania, pubblicato nel
1910, si sofferma sulle procedure burocratiche necessarie per raggiungere il
paese: e qui le analogie con la situazione attuale - ma, ovviamente, a parti
rovesciate - sono impressionanti. Il Regio Commissariato dell’Emigrazione,
curatore del volumetto, raccomanda infatti di richiedere il passaporto -
opportunamente vistato da un consolato rumeno - e di stipulate un contratto di
lavoro prima della partenza: il datore di lavoro in Romania, d’altra parte, deve
munirsi dell’apposita autorizzazione all’ingresso per il proprio lavoratore, da
richiedere al Ministero dell’Interno. Si tratta di formalità burocratiche -
avverte il Regio Commissariato - senza le quali si rischia di venir respinti
alla frontiera dalle solerti autorità rumene di polizia [Ibid., pag. 60]. Sono
le stesse procedure burocratiche che l’Italia ha chiesto agli immigrati rumeni,
fino all’ingresso del loro paese nell’Unione Europea.
Proseguita nel periodo tra le due guerre mondiali (alcune stime hanno calcolato
la presenza in Romania, negli anni Trenta, di circa 60.000 italiani),
l’emigrazione è andata man mano esaurendosi negli anni Quaranta. Sono rimasti,
nelle città rumene, quegli emigranti che nel frattempo avevano rinunciato alla
cittadinanza italiana: a queste piccole comunità lo Stato rumeno ha
riconosciuto, all’indomani della caduta del regime comunista, lo status di
minoranza linguistica e il diritto ad essere rappresentate alla Camera dei
Deputati da un proprio parlamentare [Ibid., pag. 68]. «Trascorsi ormai un secolo-un secolo e mezzo dalla partenza», conclude il saggio pubblicato dalla
Caritas, «la vicenda degli italiani di Romania mantiene un carattere esemplare,
ancor più oggi che in Italia si assiste a un malumore diffuso nei confronti dei
rumeni».
Di Fabrizio (del 04/10/2008 @ 09:44:38, in Europa, visitato 1418 volte)
Da
Roma_Francais
Gitani e rifiuti nucleari: Filippetti (PS) "scandalizzata dalle proposte
di un eletto dell'UMP - (Il video in francese con la
dichiarazione incriminata)
PARIGI - Aurélie Filippetti, portavoce del gruppo PS all'Assemblea, giovedì
si è detta "scandalizzata" per le "ignobili opinioni" del presidente (UMP) del
consiglio generale della Mosella, Philippe Leroy, che ha paragonato
"l'accoglienza delle popolazioni di Gitani da parte dei comuni allo stoccaggio
di rifiuti radiottivi".
"Occorre ricordare che sotto il III Reich gitani, zigani, rom, gens de voyage
sono stati sistematicamente eliminati dai nazisti perché erano considerati
precisamente come -rifiuti dell'umanità-?", ha detto Mme Filippetti, deputata
della Mosella.
Interrogato due sabati fa da France 3 Lorraine-Champagne-Ardenne
sull'eventuale interramento di rifiuti nella Mosella, M. Leroy si è detto
"sostanzialmente d'accordo" e poi ha aggiunto: "Ci si arrabbia anche con le
popolazioni dei Gitani, non li vuole nessuno. Ci si arrabbia con le politiche di
trattamento dei rifiuti: nessuno li vuole".
"E tuttavia, il civismo oggi, per tutti, è sapere che dobbiamo accogliere,
sui nostri territori, popolazioni difficili, alloggi sociali, rifiuti nucleari,
industriali e domestici", ha detto ancora all'emittente M. Leroy, anche lui
senatore della Mosella.
Davanti "alla gravità di un tale paragone", la deputata PS "sostiene le
associazioni che hanno chiesto le dimissioni di M. Leroy da tutti i suoi
mandati".
La rete "Uscire
dal nucleare" ha chiesto giovedì le dimissioni di Philippe Leroy poiché
quest'ultimo "ha osato comparare i Gitani ai rifiuti nucleari".
(©AFP / 02 octobre 2008 19h11)
Di Fabrizio (del 02/10/2008 @ 09:25:41, in Europa, visitato 2202 volte)
Da
British_Roma
26 settembre 2008, Basildon, UK: L'autorità locale sta minacciando di
demolire un centro comunitario costruito dai
Traveller di
Dale Farm, creando nuove tensioni nella lunga battaglia per lo sgombero di Dale
Farm che è arrivata in tribunale.
Il
Centro di San Cristoforo che è stato aperto a maggio, è diventato l'ultimo
obiettivo del Consiglio di Basildon, da quando sta cercando di rimuovere
circa 90 famiglie di Traveller dalle loro case nell'Inghilterra del sudest.
"Stanno montando il terrore per farci andare via," ha detto Richard Sheridan,
presidente della Dale Farm Housing Association.
Per due volte, nel 2005 e nel 2007, il Consiglio ha votato per sgomberare i
Traveller, ritenendo che vivano a Dale Farm illegalmente e senza permesso.
Questi ordini di sgombero furono fermati a maggio dal giudice Andrew Collins
dell'Alta Corte. Il giudice ordinò al Consiglio di trovare una terra alternativa
dove i Traveller potessero vivere. Il Consiglio ha fatto ricorso in appello, e
l'udienza in Corte d'Appello è programmata il 5 dicembre.
Nel frattempo, i Traveller stanno anche aspettando un'ingiunzione ed un
controllo giurisdizionale dell'Alta Corte per fermare la demolizione di San
Cristoforo, secondo Grattan Puxon, segretario della Dale Farm Housing
Association.
L'Advocacy Project (AP) ha lavorato con la Dale Farm Housing Association dal
2005, ed appoggiato i Traveller nella loro lotta contro lo sgombero.
Il Centro di San Cristoforo è stato costruito per i bambini di Dale Farm,
molti di loro non frequentano le scuole locali per via del bullismo e degli
insulti razzisti. Nel Centro sono stati installati dei computer per permettere
corsi sulla tecnologia informatica, e questo mese devono partire corsi di
fotografia e sartoria. Il Centro è anche usato dal Club Giovanile Chaveys, che
istruisce i ragazzi, e per gli incontri di preghiera ogni giovedì.
Malgrado un appello all'ultimo minuto di Lord Eric Avebury, membro della
Camera dei Lord, ed un rapporto della Commissione per l'Uguaglianza Razziale
dell'Essex, il Consiglio di Basildon ha votato giovedì scorso (16 settembre) la
demolizione di San Cristoforo, adducendo che è stato costruito in spregio ai
piani regolatori distrettuali. I ragazzi del Club Giovanile Chaveys hanno
protestato all'esterno della riunione svoltasi a porte chiuse, ma è stato
rifiutato loro di entrare per patrocinare il caso.
I Traveller rispondono che il Centro, un edificio in legno, non aveva bisogno
di alcun permesso perché costruito adiacente ad un edificio preesistente. La
disputa è ulteriormente complicata dal fatto che è il Centro è patrocinato dal
Dipartimento per l'Infanzia, le Scuole e la Famiglia (DCSF) che ne detiene la
proprietà. Il Consiglio di Contea dell'Essex (ECC), l'autorità regionale, l'ha
finanziato. Però i funzionari del DCSF e dell'ECC non hanno risposto alle
richieste dell'AP.
La minaccia a San Cristoforo agita le famiglie Traveller, che sono sempre più
preoccupate di perdere il prossimo appello e che venga permesso di procedere
all'evacuazione. Secondo Puxon, il Consiglio di Basildon ha messo da parte
circa 5 milioni di $ per spianare Dale Farm e distruggere oltre 130 chalet, case
mobili e caravan. Incluso la casa da viaggio di una giovane madre in attesa di u
parto trigemino.
Nelle recenti settimane, le famiglie sono anche state allertate per un piano
che prevede di porre i loro bambini in temporaneo affido governativo, nel caso
di uno sgombero. I genitori sono preoccupati che il processo possa essere
traumatico per i bambini, e di finire senza casa ed incapaci di riavere i propri
figli. Hanno anche paura che i funzionari possano obbligarli a lasciare la
contea in cambio di riottenere i figli.
Durante un incontro il 19 settembre, ECC ha confermato che gli assistenti
sociali non possono prendere i bambini senza una decisione del tribunale, ma può
farlo la polizia su richiesta del commissario. Nel prossimo futuro è programmato
un altro incontro tra l'ECC ed i genitori di Dale Farm, si sta inoltre cercando
un incontro col commissariato.
Di Fabrizio (del 29/09/2008 @ 09:35:00, in Europa, visitato 2188 volte)
Da
Czech_Roma
By Curtis M. Wong, Staff Writer,
The Prague Post
24 settembre 2008 - La complessa proposta di Jiří Čunek, Ministro per lo
Sviluppo Regionale, per affrontare i problemi della comunità Rom, sta
incontrando pareri contrastanti tra i funzionari Rom ed i locali gruppi
umanitari.
Pubblicata all'inizio di questo mese, la proposta di 30 pagine, che i
funzionari ministeriali chiamano "uno sforzo motivazionale per le municipalità
ceche", ha sollevato critiche da alcune autorità soprattutto perché suggerisce
che i cittadini Rom siano divisi in tre gruppi basati sull'origine e sui livelli
di reddito.
Secondo la proposta, il primo gruppo comprenderà le famiglie che vivono
indipendentemente dai sussidi governativi. Il secondo cittadini Rom che hanno
bisogno di qualche assistenza finanziaria e sociale, ed il terzo gruppo
rappresenterà quelli che abusano degli aiuti governativi. I cittadini del terzo
gruppo saranno soggetti a regolare supervisione degli operatori sociali e
spostati in ostelli. La proposta, che i funzionari valutano di un miliardo di
corone, stabilisce anche che solo i cittadini che lavorano nei progetti
comunali, saranno eleggibili per aiuti finanziari ed alloggiativi.
Secondo Josef Baláž, consigliere di Čunek, queste designazioni agiranno
semplicemente come linee guida per permettere alle singole municipalità per
focalizzarsi sui diversi problemi di ognuno dei tre gruppi.
"Quando gli operatori sociali lavorano con queste persone su basi regolari e
impiegano tempo con loro, comprendono che questa gente è su livelli differenti,
e perciò ha esigenze diverse," ha detto Baláž.
Ma i funzionari Rom la pensano differentemente, dicendo che la proposta ha
reminescenze della dittatura fascista ed infrange i loro diritti civili.
"Categorizzare i cittadini Rom in gruppi è contro le leggi sociali e
costituzionali, e viola tutte le idee ed i messaggi della Rivoluzione di
Velluto," ha detto Ivan Veselý, vice capo del consiglio governativo per la
comunità Rom. Per molti cittadini Rom, segregare le persone in gruppi secondo il
loro livello di reddito - che potenzialmente può dividere i gruppi familiari -
ha le connotazioni da Olocausto. "E' essenzialmente la stessa idea che hanno i
neonazisti," ha detto.
I funzionari del Ministero per lo Sviluppo Regionale replicano che lo scopo
della proposta è stato largamente male interpretato dai funzionari Rom come pure
dai media. Infatti, la proposta pubblicata è una bozza che non doveva ancora
essere resa pubblica. Ora le autorità adducono che il ministero è stato
obbligato a pubblicare la proposta sul proprio sito web, dopo che i dettagli del
documento sono stati resi pubblici dai media.
"Credetemi, non volevamo pubblicare il documento così presto, perché non era
ancora completato," ha detto Baláž, aggiungendo che il documento all'inizio del
mese era circolato per consultazioni soltanto tra nove membri del consiglio
governativo per i la comunità Rom . "Mancano ancora molti capitoli che
descrivono compiti che riguardano particolari ministeri, incluso quello per gli
Affari Sociali e Lavorali e quello dell'Istruzione." Baláž si lamenta di aver
iniziato a ricevere telefonate dai giornalisti una settimana dopo che il
documento era stato distribuito ai membri della commissione. Attualmente, il
ministero non ha una data stabilita per l'abbozzo finale della proposta.
Ma Veselý adduce che la prima bozza del documento è semplicemente uno sforzo
per fare pubblicità a Čunek, presidente dei Cristiano Democratici, prima della
caduta alle elezioni del Senato, un appunto che Baláž rifiuta.
"E' soltanto un gioco sporco collegato alla prossima campagna," dice. "Una
volta che le elezioni saranno passate, la domanda è come i Cristiano Democratici
agiranno con questo."
Martin Šimáček, direttore del programma di integrazione sociale per Člověk v tísni
(Gente in difficoltà), una OnG con base a Praga, ha elogiato i recenti sforzi di
Čunek, dicendo che la proposta è un benvenuto primo passo nella conoscenza
governativa delle tematiche Rom.
"Questa potrebbe essere la migliore proposta che abbiamo mai visto," ha detto Šimáček,
che per sette anni ha aiutato ad organizzare programmi educativi e sociali per i
cittadini Rom a Kladno e Libčice nad Vltavou. Pur ammettendo che la
proposta ha bisogno di alcune revisioni, ha aggiunto: "Ci sono tanti buoni
suggerimenti... Sta creando l'opportunità di una discussione politica su questo
tema così importante e complesso."
Šimáček ha applaudito particolarmente l'enfasi della proposta
sull'istruzione. Il documento descrive un piano per offrire ulteriori sussidi
alloggiativi alla famiglie Rom i cui figli frequentano la scuola.
Il numero dei cittadini Rom che vivono in ghetti è cresciuto di circa il 30%
dal 1989, nonostante una serie di riforme governative disegnate per combattere
il fenomeno. I funzionari stimano che 80.000 Rom vivano in 330 insediamenti
simili in tutto il paese, dove sono segregati tanto geograficamente che
socialmente.
Baláž ha sottolineato come l'enfasi della proposta nel garantire ulteriori
aiuti ai cittadini impiegati nella municipalità, sia un punto chiave.
"E' necessario motivare i comuni che vogliono risolvere questo problema,
motivare la gente che vuole cambiare la propria vita," ha detto. "Questa
concezione prima di tutto cerca di trovare la motivazione di tutti i soggetti
chiave - i Rom che vivono in aree segregate, lo stato, le municipalità, le
associazioni civiche e le OnG che lavorano con gli interessati."
Non è la prima volta che Čunek viene criticato per il suo approccio alle
tematiche Rom. Nel 2006 Čunek, che era allora sindaco di Vsetín, Moravia
settentrionale, spostò delle famiglie Rom dal centro città alle periferie o nei
villaggi attorno.
Veselý rimane fiducioso che la proposta non riceverà in futuro l'approvazione
governativa.
"Čunek [ha dato origine] ad un grande conflitto tra i cechi con basso reddito
ed i residenti Rom con questa proposta, perché i cechi si domanderanno perché
così tanti soldi e sforzi siano garantiti solo ai Rom," ha detto. "Se questa
proposta fosse accettata, porterebbe vergogna internazionale alla Repubblica
Ceca."
Hela Balínová contributed to this report.
Curtis M. Wong can be reached at news@praguepost.com
Di Fabrizio (del 28/09/2008 @ 09:29:48, in Europa, visitato 2130 volte)
Da
Hungarian_Roma
Cafebabel - 23 settembre - Budapest: il giorno delle dimostrazioni
By Linda
Il 21 settembre, il centro di Budapest ha assistito a tre
manifestazioni di persone differenti che portavano messaggi tra loro
contrastanti. Manifestanti della Carta Democratica Ungherese, della minoranza
Rom e dei gruppi dell'estrema destra hanno tenuto contemporaneamente le loro
dimostrazioni e sfilato nel centro di Budapest.
La prima manifestazione organizzata dalla Carta Democratica Ungherese
ha radunato circa 4.500 partecipanti. La fondazione della Carta Democratica
Ungherese è stata patrocinata a luglio dal Primo Ministro Ferenc Gyurcsany
dopo che i gruppi dell'estrema destra avevano attaccato i partecipanti
dell'annuale parata del "Gay Pride" (i dimostranti anti gay avevano scagliato
contro ai partecipanti alla parata delle uova nel tentativo di interrompere la
loro marcia). Lo scopo della Carta Democratica Ungherese è di "mobilitare la
maggioranza pacifica" e di "testimoniare assieme contro ai radicali". I
manifestanti, incluso il Primo Ministro Ferenc Gyurcsany (PS), diversi ministri
e altre personalità pubbliche, si sono riuniti su entrambe i lati del Ponte
Sospeso e poi hanno marciato verso il Parlamento. I partiti dell'opposizione
tuttavia hanno accusato i socialisti di deviare l'attenzione dai seri problemi
economici del paese e dell'impotenza del suo governo di minoranza nell'incitare
il timore pubblico.
I Rom hanno sfilato separatamente per la pace il rispetto della legge
e contro il fascismo vicino al Parlamento. Una dimostrazione di circa un
migliaio di persone che più tardi hanno raggiunto i partecipanti della Carta
Democratica Ungherese per dirigersi assieme verso il Parlamento.
Anche il partito di estrema destra Jobbik ha tenuto una riunione
presso l'abituale ritrovo di Piazza degli Eroi, ma a differenza dei precedenti
ritrovi, il pubblico si limitava questa volta a tre-quattrocento persone.
Seguendo i ben noti discorsi infiammatori dei leader della destra, hanno
iniziato a marciare verso il monumento ai Soviet in Piazza Szabadsag. L'idea
originale era di commemorare le vittime del regime comunista e del "crimine
zingaro" mettendo scarpe vuote al monumento ai Soviet. Tuttavia, i circa
duecento manifestanti presto si sono scontrati con la polizia dopo che avevano
lanciato molotov e pietre alla statua. Una bottiglia molotov ha colpito anche
una macchina della polizia, e i dimostranti hanno aperto gli idranti, hanno pure
capovolto diversi banchi e contenitori dei rifiuti. La polizia ha risposto
usando i gas ed i rivoltosi sono stati dispersi in breve tempo. Cinque
poliziotti sono stati feriti e 15 persone sono state arrestate con l'accusa di
vandalismo.
Le dimostrazioni a Budapest non sono finite, dato che diverse OnG stanno
preparandosi per tenere una manifestazione indipendente il 4 ottobre e
una marcia intitolata Tarka Magyar (ungheresi multicolore) contro la
violenza e l'esclusione. I gruppi dicono che "l'ultra politicizzata" Carta
Democratica Ungherese non può ottenere questi obiettivi, e si aspettano 100.000
manifestanti.
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