Conoscere non significa limitarsi ad accennare ai Rom e ai Sinti quando c'è di mezzo una disgrazia, ma accompagnarvi passo-passo alla scoperta della nostra cultura secolare. Senza nessuna indulgenza.
Di Fabrizio (del 31/12/2012 @ 09:04:08, in scuola, visitato 1707 volte)
ЕТНОСИBorsa di studio per Rom qualificato miglior studente in tre università
"Da bambina volevo diventare un medico e aiutare i malati. Sia perché mi
piace aiutare le persone, gli altri - ma anche perché questa professione è molto
redditizia", afferma Antonia Valentinova, che ha ricevuto un premio come
studente candidato di maggior successo medico.
E' stata adottata simultaneamente in tre facoltà di medicina - Sofia, Pleven
e Varna, con un punteggio molto alto. Ha scelto di studiare nella capitale. In
preparazione per gli esami, Antonia viene aiutata dal programma di borse di
studio per gli studenti di medicina e medici laureati rom - una iniziativa del
progetto "Rom Salute" - programma di borse di studio Roma Education Fund
e dell'Open Society Institute di Budapest, con i partner Amalipe
e Promedia. Il progetto mira a sostenere l'istruzione superiore degli
studenti rom, nelle specialità di medicina, farmacia, ostetricia, radiologia,
riabilitazione e gestione della salute.
[...] Oggi Antonia è convinta che il suo successo sia dovuto principalmente al
sostegno avuto dal programma. "Esplorando il mondo della medicina, da loro ho
imparato molto. Siamo stati e continuiamo ad essere una buona squadra con
insegnanti e colleghi, anche quelli in altre università," dice un'altra ragazza.
Sicuramente il sogno diventa più grande.
Antonia ha ricevuto una borsa di studio che copre costo di iscrizione, libri
di testo e articoli di cancelleria. Oltre a questo il supporto per gli studenti
delle
scuole superiori mediche e professionali e collegi e medici laureati, il
programma funge da mentore sul campo, per giovani accademici e professionali e la
loro formazione.
Sono stati premiati durante una cerimonia dei partecipanti al progetto il vice ministro della
sanità, Desislava Dimitrova, e il vice ambasciatore degli
Stati Uniti, Brian Dalton. Antonia si definisce una donna fortunata. Il suo
messaggio a colleghi ed amici è la sua frase preferita di Louis Pasteur: "La
felicità aiuta la mente ben preparata."
Il progetto ha ricevuto premi e studenti mentori - ". Yordanka Filaretova" Prof.
Ivaylo Tarnev coinvolti nel programma sin dal suo inizio, ostetrico-ginecologo
dottor Krassimir Kamburova Romanov e Galia, professore presso il Medical College
/ Salute
Di Fabrizio (del 25/12/2012 @ 09:10:47, in scuola, visitato 1613 volte)
IlSole24ore 21 DICEMBRE 2012 - 10:18 Il futuro dei consumi di
Roberto La PiraRiceviamo e pubblichiamo questa testimonianza:
La temperatura in questi giorni gira intorno allo zero. Neve, freddo, nebbia. Mi
telefona Florina e mi chiede un paio di scarpe n° 36, le sue si sono bagnate con
la neve e non si sono più asciugate, a "temperatura ambiente" non è possibile.
Da una settimana non va a scuola perché non ha le scarpe. Vive con i genitori
nello scheletro di una fabbrica non terminata.
Ho della frutta e qualche panettone, vado a trovare Luminita e i suoi figli. Mi
offre un caffè, entro nella baracca rischiarata dall'alcool che brucia in una
lattina scoperchiata di aranciata; il sistema di sicurezza è la pentola dentro
cui la lattina è posta. Albert, sette anni toglie il quaderno dallo zaino per
farmelo vedere; tratti incerti, un po' troppo per un bambino che fa la seconda,
ma gli brillano gli occhi quando parla dei compagni e della sua maestra. Entra
anche Monica, che ha iniziato l'asilo quest'anno.
Chi sono questi bambini che vivono in baracca, senza luce, senza riscaldamento,
senza acqua e spesso con poco cibo? In quale città siamo?
Siamo a Milano, periferia est, ma qualunque altra periferia andrebbe benissimo
perché i luoghi disprezzati diventano casa per tanti bambini, per i loro papà e
per le loro mamme, che non hanno altra possibilità se non quella di "occupare
abusivamente" ciò da cui chiunque di noi si tiene assolutamente lontano.
Sono i miei amici rom che ci abitano. Anche per loro il freddo, la fame, la
mancanza di elementi primari sono duri e brutti. Non vivono lì perché è la loro
indole, vivono lì perché la loro povertà non consente altro. Unica speranza è
che le forze dell'ordine non distruggano anche la poca protezione che una
baracca può offrire. Incontro questi bambini e i loro genitori a scuola, li
incontro andando a trovarli, accompagnandoli a fare le vaccinazioni, ascoltando
le loro storie e i loro sogni, che sono quelli di tutti noi.
Cara Florina, le scarpe ora non le ho, ciò che arriva riparte subito, ma te le
cerco in fretta. Di bambini come lei e Albert, Monica, ce ne sono tanti a
Milano, arrivano a scuola con tanta fatica addosso, con tante difficoltà, ma
anche con tanta voglia di farcela, e i loro genitori fanno il possibile per fare
sì che la storia bella della scuola continui, e che i loro figli siano come gli
altri bambini.
Storie che vanno sostenute innanzitutto guardando questi bambini con occhi
diversi e apprezzando la loro fatica. Storie che, se accompagnate, rendono
Milano una città più giusta e aprono strade di cittadinanza a bambini altrimenti
destinati all'esclusione.
Di Fabrizio (del 23/12/2012 @ 09:05:08, in scuola, visitato 1442 volte)
Il 50% dei nuovi utenti delle biblioteche appartengono alle minoranze
[...] lo dice all'agenzia "Focus" Trendafil Meretev, di "Biblioteche
globali".
"Ha provocato grande interesse tra i bulgari che rom e turchi trovino le
librerie un posto molto interessante," dice Trendafil Meretev. "Anche se in un
primo momento è quasi un gioco, vanno lì per l'accesso ai libri e ad altri tipi
di servizi forniti dalle biblioteche. Inoltre, imparano a comunicare meglio tra
di loro, ed essendoci molti altri bambini, la biblioteca diventa un luogo di
attività sociale per tutti gli utenti."
Ha aggiunto che un buon esempio di ruolo moderno delle biblioteche pubbliche
sono i paesi nordici - Finlandia, Svezia, Danimarca ed in occidente - Inghilterra
e Paesi Bassi.
"Ci sono molti esempi di biblioteche pubbliche valorizzate, in cui le persone
sono realmente attive. La direzione delle nostre biblioteche lascia molto a
desiderare, confrontata con quelle simile in Europa occidentale, soprattutto
negli Stati Uniti. Per esempio, negli USA il 65% della popolazione frequenta le
biblioteche, mentre in Bulgaria la percentuale è inferiore al 10%. Anche questo
è importante," ha concluso.
Prague, 23.11.2012 20:46, Per avere successo studentessa rom
deve lasciare le scuole ceche
Il portale di notizie Novinky.cz
ha pubblicato (in lingua ceca, tradotto in inglese da Gwendolyn Albert ndr.))
la seguente intervista con Magdaléna Karvayová, una donna rom che ha frequentato
le superiori, nonostante la perdurante discriminazione a causa del colore
della sua pelle. Sin da giovane si è trovata di fronte odio, non ha mai avuto
molti amici a scuola ed era disprezzata dagli insegnanti, anche se i voti che
prendeva dimostravano che era un'alunna di talento. Si è iscritta ad una scuola
superiore internazionale per sfuggire da quell'ambiente sgradevole, ed anche là
ha ottenuto successo. Per lungo tempo nessuno ha creduto che potesse farcela, ma
alla fine è riuscita a segnare un percorso praticabile per i suoi fratelli più
piccoli.
Cosa faceva tuo padre per vivere?
Si guadagnava da vivere come indovino. Aveva una laurea, che dopo la
rivoluzione non è stata riconosciuta. Mia madre faceva le pulizie.
Sei cresciuta in una vasta comunità rom?
Allora a Jince u Příbrami c'erano solo tre famiglie rom, ma avevamo sempre
dei parenti in visita, quindi di volta in volta mi trovavo in una specie di
comunità rom.
Incontravate intolleranza e pregiudizi?
All'inizio. Ho avuto dei conflitti con dei bambini che avevano qualche anno
più di me, e non solo a scuola. Ad esempio, una volta era andata in negozio ed
un ragazzo che era in agguato mi ha afferrato la gola. Era è più tranquillo,
perché tutti ci conosciamo.
Quanto, i tuoi genitori ti hanno motivato a studiare?
Mi hanno appoggiato, ma la motivazione veniva soprattutto da me stessa. Avevo
due fratelli e sorelle più piccoli e dovevo prendermi cura di loro, ma quando
uscivo dicevo loro che dovevo studiare.
Com'era a scuola?
Una catastrofe. In tutta la scuola eravamo soltanto due studentesse rom. Non
avevo amiche e le mie compagne mi perseguitavano. Se solo camminavo nel
corridoio, i ragazzi mi spintonavano dicendo "Fuori di qui grassa zingara!". Mi
avrebbero spinto la testa nella tazza del gabinetto. Se mi lamentavo con
l'insegnante, lei mi accarezzava il viso rispondedomi "Facendo così, ti
succederà di nuovo". Così mio padre veniva a scuola tutti i giorni per
lamesso.entarsi, ma il direttore si limitava ad annuire ed il giorno seguente
era lo stesso.
Com'erano i tuoi voti?
Non ho mai preso meno del massimo dei voti. Facevo del mio meglio per
combattere, per mostrare loro - posso studiare anche meglio di voi, allora
perché mi trattate così? Poi è scattata una reazione e ho iniziato io stessa a
diventare una persona aggressiva, cosa che non piaceva a me né alla mia
famiglia. Decidemmo che avrei studiato alla Scuola Superiore Internazionale (Mezinárodní gymnázium),
dove c'erano sol studenti stranieri. L'ambiente multiculturale mi attraeva. Ci
sono andata a 12 anni.
Il tuo ambiente come ha reagito quando ti hanno accettata?
Gli insegnanti delle elementari mi hanno detto che non dovevo nemmeno
provarci, nessuno di loro credeva in me. Quando ho ottenuto un premio come
miglior studentessa del mese, mio padre l'ha portato alla scuola elementare per
mostrarlo. Dopo, anche i miei fratelli minori sono andati alle stesse mie
elementari, Anche loro hanno incontrato problemi, ma mai quanto me.
Com'era alle superiori?
Esattamente all'opposto. Il personale mi ha baciato e abbracciato per tutti i
miei sei anni di scuola. Il mio inglese non era del livello richiesto lì, ma gli
insegnanti mi aiutavano. Mi sono integrata in pochi mesi. Non c'era nessuna
ragione perché gli stranieri mi discriminassero, al contrario: ero qualcosa di
speciale per loro. Gli altri studenti venivano da tutto il mondo, ma io ero la
prima romanì.
Perché hai deciso per l'Anglo-American College?
Quando volevo iscrivermi alla Charles University, la prima domanda che mi
hanno fatto, guardando la mia carta d'identità, è stata: "Tu non sei Ceca,
vero?" Quell'approccio mi ha spento, avevo paura di ritrovarmi quella roba
daccapo. Dato che l'istruzione individualizzata funzione anche meglio per me, ho
scelto di frequentare l'Anglo-American.
Come fai fronte alla retta, che è piuttosto alta?
Lì c'è una borsa di studio per gli studenti rom - copre il 100% della retta
se si mantiene una certa media di valutazione. Così finora non ho pagato nessuna
tassa scolastica.
Perché stai studiando diritto comparato?
Dopo le esperienze che ho passato, ho deciso di aiutare gli altri, perché
sono sicura che non è capitato solo a me. Dovevo scegliere tra diritto e
psicologia, e diritto mi è sembrato più confacente. Voglio dedicare me stessa
all'istruzione, ai diritti umani e soprattutto alla minoranza romanì.
Ostrava, 24.11.2012 20:16,
Gli insegnanti cechi affermano che la comunità romanì non è interessata
allo studioDeník.cz, translated by Gwendolyn Albert
I genitori di alcuni studenti rom di Ostrava sono recentemente scesi in strada a
manifestare davanti al Municipio Nuovo. Tra i problemi che li preoccupano, il
fatto che ai bambini romanì non siano offerte le stesse condizioni educative
degli altri bambini, che vengono discriminati ed esclusi dall'istruzione
regolare, per essere mandati in scuole e classi per soli rom. Il portale di
notizie Deník.cz ha ora pubblicato un rapporto sulle esperienze negative e
positive di quanti insegnano hai rom nella scuola pubblica. Romea.cz ne presenta
qui la traduzione.
Esperienze negative
Gli insegnanti contattai da Deník.cz e quanti lavorano nella scuola con i
bambini romanì, dicono che la situazione è un po' differente da come è stata
dipinta dai suoi critici. Dicono che i genitori rom non partecipano spesso alle
riunioni di classe e non mostrano interesse nell'istruzione dei loro figli, e
spesso, neanche lo mostrano i bambini stessi.
Il punto è che l'istruzione non è importante nella loro cultura. Un altro
problema è che i genitori di questi bambini non hanno mai completato
l'istruzione primaria, quindi per loro è difficile aiutare i loro figli con le
responsabilità scolastiche, questi è la reale situazione," dice
Šárka Honová, direttrice dell'elementare Trnkovecká a Slezská Ostrava. Molti
degli alunni sono rom.
Honová dice che un altro problema è che i bambini romanì spesso non hanno il
materiale scolastico che serve. "E' stato annullato il beneficio per le matite e
le famiglie semplicemente non hanno i soldi per comperarle, o li usano per
altro," ritiene Honová.
Barbora (36 anni) è un'insegnante con parecchi bambini romanì in classe. Dice
che non è facile interessarli nell'istruzione. "Funziona quando sono più
giovani, ma già a 13-14 anni non hanno più alcun interesse nell'istruzione. Non
ho il tempo per focalizzarmi solo su di loro, specialmente quando le famiglie
non cooperano," dice Barbora, che non vuole rivelare il suo vero nome, per paura
che dei genitori si vendichino su di lei. "I genitori di questi studenti non
sono mai venuti alle riunioni di classe.
Secondo Jolana Šmarhovyčová, un'assistente sociale, sarebbe d'aiuto contare
più mediatrici scolastiche romanì, che aiuterebbero i bambini nell'uso del
materiale scolastico e nel rapporto con le insegnanti. Anche la direttrice
Honová è dello stesso parere.
Aggiunge: "Sfortunatamente, nessuno ci da il denaro che servirebbe. Però, se i
genitori non hanno interesse nell'istruzione dei figli, neanche gli assistenti
potranno servire."
Esempi positivi
Markéta (26 anni) lavora per un'organizzazione che assiste i bambini romanì ad
Ostrava. Dalla sua esperienza ha appreso che a molti di loro piace andare a
scuola.
"Ho visitato la famiglia di un bambino di 10 anni. Durante il periodo in cui
l'ho aiutato, i suoi voti sono migliorati di molto. Occorre pazienza," dice la
giovane.
Šmarhovyčová sottolinea che spesso i bambini romanì vivono segregati dalla
società maggioritaria. Anche se ufficialmente classi e scuole per soli rom non
esistono, dice che nel pratico ci sono queste divisioni.
Chiede: "Come possono questi bambini essere sufficientemente motivati, quando
mancano di esempi positivi? Quando i loro compagni di classe sono tutti nella
loro stessa situazione?"
Recentemente si è tenuta ad Ostrava una conferenza sull'istruzione per le
minoranze. Vi hanno preso parte autorità locali e organizzazioni non-profit,
oltre a genitori e dirigenti scolastici.
"Abbiamo proposto che l'ente legale incaricato delle scuole, monitori la
percentuale dei bambini romanì che le frequentano. Se la percentuale dovesse
raggiungere una data cifra, lì non si dovranno più iscrivere bambini romanì,"
dice Šmarhovyčová, aggiungendo che dev'essere aumentato anche il numero di
mediatrici scolastiche. "Penso che le parti si apriranno tra loro e che la
situazione migliorerà."
Di Fabrizio (del 02/12/2012 @ 09:04:18, in scuola, visitato 1250 volte)
Buongiorno SlovacchiaPresov: dal prossimo anno gli alunni rom
saranno a fianco degli altri bambini - 21 novembre 2012
Secondo una sentenza della Corte regionale di Presov del mese di ottobre, la
scuola primaria di Šarišské Michalany, che ha creato classi separate per bambini
provenienti da "ambienti socialmente svantaggiati", ha violato il principio
della parità di accesso all’istruzione. Secondo quanto scrive oggi il quotidiano
Sme, la scuola, con quasi i due terzi di questi alunni (per lo più dalle
comunità rom), dovrà pertanto chiudere le 15 classi separate e comprendere gli
alunni rom nelle classi regolari entro l'inizio del nuovo anno scolastico. In
questo modo si eviterà, ha scritto la corte, una discriminazione su base etnica.
Il nuovo direttore Jaroslav Valastiak ha però dei dubbi: se non rispetta il
verdetto, infrange il verdetto della corte. Ma se formasse solo classi solo
socialmente miste, la struttura diverrà esclusivamente una scuola rom. Dopo la
sentenza, ha detto, quattro bambini hanno lasciato la scuola e altri genitori
stanno pensando di farlo, e cercarsi una scuola diversa per evitare che i loro
figli condividano le classi con bambini rom spesso affamati e non preparati, con
scarse abitudini igieniche. La discriminazione, pensano i genitori, è contro i
loro figli che devono adattarsi al ritmo più lento di apprendimento dei bambini
delle comunità emarginate.
Secondo Valastiak, scrive Sme, la sentenza è legittima ed è contro ogni forma di
segregazione sociale nella scuola, ma secondo lui l'integrazione forzata non
porterà ad alcun beneficio. La sua posizione è condivisa dalla maestra di
appoggio per i rom, Monika Duzdova, che pensa che gli oltre 400 bambini della
scuola a diversi livelli di istruzione, diversa estrazione sociale e con
prospettive diverse non possono essere semplicemente "mischiati". Lei è scettica
nei confronti di questo tipo di "giustizia", considerando che addirittura gli
stessi genitori rom sono contro quest'idea di classi miste ove i loro bambini
dovrebbero studiare fianco a fianco con i figli di famiglie "bianche".
Del resto, la scuola stessa ha già provveduto a trasferire i migliori studenti
rom nelle classi ordinarie per favorirne l’integrazione.
Di Fabrizio (del 11/11/2012 @ 09:11:00, in scuola, visitato 1847 volte)
Post
plebeo e ad alto tasso di intolleranza (GRATUITA?)
Ricordate quel film di Mike Nichols? Il laureato è uno che vorrebbe un
matrimonio felice e magari una bella macchina e tanti figli, ma la potenziale (e borghesissima)
suocera, piuttosto che ammollare l'adorata figlioletta a qualcuno senza arte né
parte, è disposta a scoparsi lei il giovanotto, per ricattarlo e minacciarlo in
futuro. E non è che il giovanotto in questione resista più di tanto a queste
avances.
Qualche anno fa, davo una mano a traslocare i volumi del Centro
Documentazione dell'Opera Nomadi di Milano... a proposito, che fine avrà fatto?
(non l'Opera Nomadi, il centro intendo). Al centesimo scatolone,
bestemmiavo sulla mole di libri scritti su di un popolo tendenzialmente
ANALFABETA.
Da quando frequento Rom e Sinti, per forza ho iniziato a frequentare anche
laureati. Sempre di più. Probabilmente è dovuto al momento di crisi:
senza prospettive di lavoro e con un riconoscimento pubblico prossimo allo zero,
è probabile che nei campi trovino quel po' di considerazione che altrove viene
negata loro.
Dentro i campi, timidi, i laureati rispondono con sorrisi e magari fanno
qualcosa coi bambini. Quando ne escono, scrivono, convinti di aver scoperto un
filone che darà loro fama e importanza. E cosa scrivono di bello? Di cosa hanno
visto, di come provare ad instaurare un rapporto tra DIVERSI? Di solito invece
scrivono rimasticature di altri laureati (di più lungo corso), sulle origini
degli zingari, sul loro cammino, sulla loro miseria materiale ed intellettuale,
su quanto noi stanziali siamo razzisti e malvagi... insomma, cose risapute.
Il problema è che questo timbro di notizie, da parte di una classe che ha
studiato da dirigente, restituisce lo STATUS QUO, il perpetrarsi della distanza
che si è creata nel tempo. Mi son chiesto spesso se sia un comportamento
cosciente, mirare a mantenere lo STATUS QUO, o sia la reazione di chi col mondo
del lavoro (che continuo a considerare il motore universale del cambiamento) ha
pochi rapporti precari, ma alla fine abbia comunque una casa che lo attenda,
finita la corveé al campo nomadi. Altro punto su cui mi interrogo: quanto è
disposta ad imparare (a mettersi in discussione), una persona che spesso si
auto-considera già istruita?
Insomma: cosa si può pretendere da una situazione così socialmente
sfilacciata? Attualmente: di farsi una risata di tanto in tanto, senza perdere
la speranza che questo rapporto possa evolversi. L'esempio mi viene da una delle
ultime letture di Paul Polansky (anche lui è laureato, nessuno è perfetto...)
a cui ho assistito. Domanda, da parte di un laureato in antropologia:
Come sei riuscito a svolgere il tuo lavoro di
antropologo tra gli zingari?
Risposta:
Gli zingari non sanno neanche cosa sia, l'antropologia.
Hanno però dei bisogni, come tutti, e meglio degli altri sanno
riconoscere se qualcuno si interessa a loro con sincerità e con
impegno. Abbiamo costruito un rapporto, e così sono stato
facilitato nel mio lavoro di antropologo. Ma tutto ciò è venuto
dopo.
Di Fabrizio (del 10/11/2012 @ 09:03:59, in scuola, visitato 1369 volte)
Lettere
Gentile direttore, da cosa si misura la civiltà di un Paese?
Sono comparsi in città dei manifesti imbarazzanti: "Abbiamo fatto pagare i Rom e
i Sinti" - Lega Nord. Non credo che qualcuno potrà dimenticare quei bambini che
camminavano lungo la strada senza marciapiede, la mensa vietata, l'accesso alla
scuola materna proibito. Ci sono stati buoni cittadini che hanno raccolto la
cifra necessaria per ripristinare i diritti negati a quei bambini a cui non solo
è stata fatta pagare la crisi e la povertà delle proprie famiglie, ma sulle cui
spalle è stato costruito un pezzettino della campagna elettorale.
Bisogna creare un nemico per giustificare e coprire il vuoto delle proprie idee,
la crudeltà del proprio cuore e la pochezza del proprio operato. Meglio
prendersela con i Rom piuttosto che affrontare, di fronte alla cittadinanza, lo
scandalo delle mostre taroccate e delle centinaia di migliaia di euro regalati
ad Artematica. Meglio insultare i Sinti piuttosto che raccontare dei tagli ai
servizi sociali e alla scuola, dell'aumento dei costi per le famiglie. Meglio
prendersela con qualche migrante piuttosto che raccontare di quando si
spendevano allegramente i soldi della cittadinanza per le Miss Padania o i
mondiali delle nazioni non riconosciute.
Siamo una delle città più inquinate d'Europa e il primo Consiglio Comunale
sull'argomento sarà convocato a novembre, a pochi mesi dalla fine del mandato.
Una grande prova di efficienza! Meglio parlare e prendersela con i poveracci,
che non hanno voce. Meglio alimentare l'odio, il disprezzo.
Caro direttore, le ripeto la domanda iniziale: da cosa si misura la civiltà di
un Paese? Dalla capacità, fra le altre cose, di creare anticorpi contro questo
razzismo e questo modo di fare politica. Abbiamo bisogno di altro.
In Lituania il primo giorno di scuola (1 settembre) è caratterizzato da una
mezza giornata, gratuita ed obbligatoria, durante la quale i genitori
accompagnano i bambini nel cortile della scuola dove si riuniscono gli
studenti di ogni grado. Il preside farà un discorso di benvenuto, verranno
eseguite delle canzoni, ed alla fine dell'evento i bambini di ogni grado si
terranno per mano. Gli altri li seguiranno all'interno. Lì, si divideranno e
doneranno fiori alle insegnanti.
Così inizia
il nuovo anno scolastico.
Però a Kirtimai i bambini non cantano. Né sono in molti ad andare a scuola. E
tra questi ci sono i molti che interrompono gli studi già dalle elementari.
L'istruzione è uno dei problemi più formativi dei Rom in Lituania e Kirtimai non
fa eccezione. Le ragioni sono tante, dai problemi logistici alla comprensione
delle questioni sociali.
I bambini di Kirtimai frequentano una delle due scuole di Vilnius, di lingua
lituana o
russa, entrambe a poco
più di quattro km. dall'insediamento. Già prima di iniziare la giornata
scolastica, i bambini trovano le prime difficoltà ad arrivare a lezione. A causa
della strategia contro lo spaccio di droghe, gli autobus nopn passano di
frequente nell'insediamento. Di pomeriggio, ci vogliono due ore di attesa prima
che parta il primo autobus verso Kirtimai, con grandi rischi per la sicurezza di
questi bambini lasciati a se stessi (soprattutto d'inverno). D'inverno la
frequenza deve anche fare il conto col fatto che molti bambini non possiedono
scarpe o vestiti adeguati al
rigido clima
dello stato baltico. Capita che con queste condizioni gli autobus congelino,
limitando ulteriormente le possibilità di partecipazione di questi studenti. A
ciò si aggiungano le povere condizioni finanziarie delle loro famiglie: oltre a
non avere le risorse per la scuola, la disoccupazione influisce sul senso dei
tempi e delle scadenze. I libri scolastici non sempre vengono acquistati per
tempo, ed i bambini non solo non sono in grado di seguire le lezioni, ma si
trovano anche in imbarazzo nei confronti dei loro compagni di classe.
Anche raggiunta la scuola, spesso l'istruzione resta inaccessibile. Per quanto
inaudito, insegnanti ed altro personale scolastico usano atteggiamenti e
comportamenti discriminatori verso i bambini rom. E' una sfida la parte più
coinvolgente per i bambini delle dinamiche scolastiche: l'amicizia. Gli studenti
rom tendono a fare gruppo, i compagni di classe li evitano chiamandoli
"zingari". La vergogna conseguente a queste interazione spinge molti bambini ad
abbandonare, specialmente quando gli insegnanti non affrontano le
discriminazioni.
Gli insegnanti non sono in grado di fornire un supporto adeguato. In aula sono
oberati e non sono operatori sociali. Il budget scolastico soffre per i tagli;
gli insegnanti sono esausti, perché sono pagati di meno ma le ore di lavoro
aumentano. Sfortunatamente, quando si tratta dei bambini rom, non tutti hanno la
pazienza che è cruciale per fornire loro un valido ambiente di apprendimento. Le
questioni linguistiche ostacolano sin dall'inizio la partecipazione scolastica
dei Rom. La loro prima lingua è il romanés; il livello di lituano o russo
acquisito all'inizio della scuola è molto vario, ma spesso non fluente. I
bambini tendono ad avere molta energia e non riescono a stare seduti durante
tutti i 45' della lezione, che spesso non capiscono, così spesso lasciano la
classe. Parte di questo problema discende anche dalla differente socializzazione
che i bambini apprendono nell'insediamento; non hanno familiarità con le norme
della società maggioritaria e non le impareranno se non verranno trasmesse loro
dagli insegnanti a scuola. I bambini hanno bisogno di assistenza sociale.
Crescono in una situazione molto difficile di esclusione, povertà e droghe. Non
si tratta di situazione di comunità, ma di diffidenza e criminalità, e tutto ciò
lascia un forte impatto sulla socializzazione dei bambini.
Da dove iniziare
Molti di questi bambini hanno sperimentato direttamente gli effetti perversi
dello spaccio di droga a Kirtimai. Vivono in mezzo a tossicodipendenti e
arresti, sostenendo traumi psicologici non curati. I bambini crescono nel timore
delle autorità, non importa se giudiziarie o scolastiche, e parimenti, in
assenza dei genitori, hanno paura di essere messi in orfanotrofio (dove spesso
non viene rispettato l'obbligo di istruzione). Anche la situazione abitativa è
fonte di ansia incessante. La case di Kirtimai sono una specie di limbo
giuridico; in quanto non registrate sono a rischio perenne di demolizione. Le
famiglie non si sentono sicure nelle loro tristi condizioni di vita. Kirtimai
non è un ambiente favorevole allo studio.
Inoltre, e ci sono poche prospettive di successo, ai bambini manca la
motivazione. Una volta che capiscono di "trascinarsi" dietro ai loro compagni di
classe, capiscono anche che non potranno mai raggiungerli, né avere successo a
scuola o realizzare i loro sogni d'infanzia, questi bambini si arrendono. Nella
loro sfortuna, i figli di Kirtimai hanno una forte educazione alla realtà.
Vale la pena ricordare che attualmente si sta sviluppando un progetto, delegato
a due insegnanti nelle due scuole di Vilnius, che coinvolge 78 bambini rom di
Kirtimai. Il progetto è ancora nella sua fase iniziale, scontando
difficoltà logistiche che ora non vorrei affrontare. Ritengo comunque che sia
uno strumento molto importante, se correttamente attuato, per l'integrazione
scolastica.
Tuttavia, le soluzioni non arrivano da sole. Le facilitatrici scolastiche hanno
il potenziale come modelli positivi e per facilitare la comprensione e le
dinamiche sociali scolastiche; ma non il potenziale per risolvere le questioni
sociali e materiali fuori dalle scuole. Se non ci sono autobus, non ci saranno
alunni. Se non ci sono libri di testo, i bambini saranno svantaggiati in classe.
Se la situazione a Kirtimai non cambia, senza prospettive costruttive nel
futuro, non ci sarà motivazione e nessuna facilitatrice potrà salvare questi
bambini.
Se non riusciremo ad educare questi bambini, se non saremo in grado di
fornire loro un lavoro normale, questa sarà un'altra generazione perduta
ROMAREACT.
orgFLASHMOB, PER SVESTIRSI DEGLI STEREOTIPI, 30
settembre 2012
Un gruppo internazionale di 40 studenti ha lanciato romareact.org, una nuova
piattaforma online per mobilitare le comunità rom con flashmob mozzafiato in cui
ragazze e ragazzi pubblicamente si spogliano degli stereotipi.
Questa gioventù ne ha abbastanza di essere percepita come mendicanti, ladri,
cartomanti, anche quando un numero crescente tra loro si sta laureando
all'università.
"Make the Change" è il messaggio di appello all'azione del flash mob, che si
riferisce ad un urgente bisogno di aiutare i Rom a sollevarsi dalla povertà e
misurarsi con successo con i non-Rom.
Hanno perciò occupato il centro di Edirne in Turchia alle 13 di sabato 29
settembre, e messo in atto il primo flash mob nella storia del paese.
Anche la folla è rimasta attonita, era qualcosa di mai visto prima. Romnià
danzatrici del ventre, cartomanti, mendicanti ed alcolizzati che attorniano un
pubblico congelato. La musica li sblocca e si trasformano in avvocati,
infermieri, ingegneri attraverso le loro storie personali che necessitano il
cambiamento.
I "re-attori" - come la rete ERGO che si è occupata
dell'iniziativa chiama i giovani agenti del cambiamento - vogliono anche
mostrare la battaglia che i Rom istruiti conducono per essere differenti tanto
nel mondo rom che in quello non-rom.
RomaReact.org intende
celebrare
il successo dei giovani rom istruiti, dando luogo ad eventi simili nelle loro
stesse comunità e fornendo visibilità internazionale a loro. State all'erta!
ERGO Network ed i suoi membri in Albania, Bulgaria e
Macedonia, hanno organizzato il flash mob per la campagna Roma Women Empowerment
dal titolo Il Nostro Spazio, Il Nostro Spazio, Il Nostro caso. La campagna
riguarda l'accrescimento delle donne rom. Ha anche una componente online nel sito Roma
React, per visualizzare posti, spazi e casi delle donne rom nelle nostre
società.
Disclaimer - agg. 17/8/04 Potete
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