Da
Baltic_Roma
The ADVOCACY PROJECT I BAMBINI SARANNO BAMBINI, CONDIZIONI
PERMETTENDO -
Elise Filo |
Posted October 8th, 2012
Primo giorno di scuola
In Lituania il primo giorno di scuola (1 settembre) è caratterizzato da una
mezza giornata, gratuita ed obbligatoria, durante la quale i genitori
accompagnano i bambini nel cortile della scuola dove si riuniscono gli
studenti di ogni grado. Il preside farà un discorso di benvenuto, verranno
eseguite delle canzoni, ed alla fine dell'evento i bambini di ogni grado si
terranno per mano. Gli altri li seguiranno all'interno. Lì, si divideranno e
doneranno fiori alle insegnanti.
Così inizia
il nuovo anno scolastico.
Però a Kirtimai i bambini non cantano. Né sono in molti ad andare a scuola. E
tra questi ci sono i molti che interrompono gli studi già dalle elementari.
L'istruzione è uno dei problemi più formativi dei Rom in Lituania e Kirtimai non
fa eccezione. Le ragioni sono tante, dai problemi logistici alla comprensione
delle questioni sociali.
I bambini di Kirtimai frequentano una delle due scuole di Vilnius, di lingua
lituana o
russa, entrambe a poco
più di quattro km. dall'insediamento. Già prima di iniziare la giornata
scolastica, i bambini trovano le prime difficoltà ad arrivare a lezione. A causa
della strategia contro lo spaccio di droghe, gli autobus nopn passano di
frequente nell'insediamento. Di pomeriggio, ci vogliono due ore di attesa prima
che parta il primo autobus verso Kirtimai, con grandi rischi per la sicurezza di
questi bambini lasciati a se stessi (soprattutto d'inverno). D'inverno la
frequenza deve anche fare il conto col fatto che molti bambini non possiedono
scarpe o vestiti adeguati al
rigido clima
dello stato baltico. Capita che con queste condizioni gli autobus congelino,
limitando ulteriormente le possibilità di partecipazione di questi studenti. A
ciò si aggiungano le povere condizioni finanziarie delle loro famiglie: oltre a
non avere le risorse per la scuola, la disoccupazione influisce sul senso dei
tempi e delle scadenze. I libri scolastici non sempre vengono acquistati per
tempo, ed i bambini non solo non sono in grado di seguire le lezioni, ma si
trovano anche in imbarazzo nei confronti dei loro compagni di classe.
Anche raggiunta la scuola, spesso l'istruzione resta inaccessibile. Per quanto
inaudito, insegnanti ed altro personale scolastico usano atteggiamenti e
comportamenti discriminatori verso i bambini rom. E' una sfida la parte più
coinvolgente per i bambini delle dinamiche scolastiche: l'amicizia. Gli studenti
rom tendono a fare gruppo, i compagni di classe li evitano chiamandoli
"zingari". La vergogna conseguente a queste interazione spinge molti bambini ad
abbandonare, specialmente quando gli insegnanti non affrontano le
discriminazioni.
Gli insegnanti non sono in grado di fornire un supporto adeguato. In aula sono
oberati e non sono operatori sociali. Il budget scolastico soffre per i tagli;
gli insegnanti sono esausti, perché sono pagati di meno ma le ore di lavoro
aumentano. Sfortunatamente, quando si tratta dei bambini rom, non tutti hanno la
pazienza che è cruciale per fornire loro un valido ambiente di apprendimento. Le
questioni linguistiche ostacolano sin dall'inizio la partecipazione scolastica
dei Rom. La loro prima lingua è il romanés; il livello di lituano o russo
acquisito all'inizio della scuola è molto vario, ma spesso non fluente. I
bambini tendono ad avere molta energia e non riescono a stare seduti durante
tutti i 45' della lezione, che spesso non capiscono, così spesso lasciano la
classe. Parte di questo problema discende anche dalla differente socializzazione
che i bambini apprendono nell'insediamento; non hanno familiarità con le norme
della società maggioritaria e non le impareranno se non verranno trasmesse loro
dagli insegnanti a scuola. I bambini hanno bisogno di assistenza sociale.
Crescono in una situazione molto difficile di esclusione, povertà e droghe. Non
si tratta di situazione di comunità, ma di diffidenza e criminalità, e tutto ciò
lascia un forte impatto sulla socializzazione dei bambini.
Da dove iniziare
Molti di questi bambini hanno sperimentato direttamente gli effetti perversi
dello spaccio di droga a Kirtimai. Vivono in mezzo a tossicodipendenti e
arresti, sostenendo traumi psicologici non curati. I bambini crescono nel timore
delle autorità, non importa se giudiziarie o scolastiche, e parimenti, in
assenza dei genitori, hanno paura di essere messi in orfanotrofio (dove spesso
non viene rispettato l'obbligo di istruzione). Anche la situazione abitativa è
fonte di ansia incessante. La case di Kirtimai sono una specie di limbo
giuridico; in quanto non registrate sono a rischio perenne di demolizione. Le
famiglie non si sentono sicure nelle loro tristi condizioni di vita. Kirtimai
non è un ambiente favorevole allo studio.
Inoltre, e ci sono poche prospettive di successo, ai bambini manca la
motivazione. Una volta che capiscono di "trascinarsi" dietro ai loro compagni di
classe, capiscono anche che non potranno mai raggiungerli, né avere successo a
scuola o realizzare i loro sogni d'infanzia, questi bambini si arrendono. Nella
loro sfortuna, i figli di Kirtimai hanno una forte educazione alla realtà.
Vale la pena ricordare che attualmente si sta sviluppando un progetto, delegato
a due insegnanti nelle due scuole di Vilnius, che coinvolge 78 bambini rom di
Kirtimai. Il progetto è ancora nella sua fase iniziale, scontando
difficoltà logistiche che ora non vorrei affrontare. Ritengo comunque che sia
uno strumento molto importante, se correttamente attuato, per l'integrazione
scolastica.
Tuttavia, le soluzioni non arrivano da sole. Le facilitatrici scolastiche hanno
il potenziale come modelli positivi e per facilitare la comprensione e le
dinamiche sociali scolastiche; ma non il potenziale per risolvere le questioni
sociali e materiali fuori dalle scuole. Se non ci sono autobus, non ci saranno
alunni. Se non ci sono libri di testo, i bambini saranno svantaggiati in classe.
Se la situazione a Kirtimai non cambia, senza prospettive costruttive nel
futuro, non ci sarà motivazione e nessuna facilitatrice potrà salvare questi
bambini.
Se non riusciremo ad educare questi bambini, se non saremo in grado di
fornire loro un lavoro normale, questa sarà un'altra generazione perduta