Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 30/06/2012 @ 09:20:09, in lavoro, visitato 1670 volte)
Segnalazione di Stojanovic Vojislav
PuntoCuneo Giovedì 28 giugno 2012 14:33 - Protesta in via Roma per chiedere
il permesso da ambulanti per raccogliere il ferro vecchio
La protesta da via Roma al Municipio
Hanno sfilato in via Roma fino a raggiungere il Comune. A protestare sono i rom-sinti che chiedono una licenza per la raccolta del ferro, finora negata.
"Non siamo cittadini di serie B - scrivono i rom - e come italiani rivendichiamo
il nostro diritto di uguaglianza e libertà, ma soprattutto di vivere nella
legalità. Seppur richiesta ci vediamo ancora negata la possibilità di avere una
normale licenza di ambulante per esercitare l’attività di raccolta del ferro
vecchio, attività che coniuga finalità ambientali con quelle dell’impresa.
Purtroppo il diniego di tale riconoscimento, che è normale per ogni altro
cittadino, ci viene opposto non per mancanza dei requisiti morali e
professionali ma soltanto perché siamo rom-sinti (ma sempre cittadini dello
Stato Italiano) e questo ci frustra moltissimo. Chiediamo all’amministrazione di
Cuneo soltanto di riconoscere la nostra attività e rilasciarci una licenza di
ambulante che ci permetta di esercitare legittimamente l’attività".
scritto da Roberto Bernard
Di Fabrizio (del 23/06/2012 @ 09:04:08, in lavoro, visitato 1635 volte)
RiminiToday
Mercoledì mattina nella sede della Provincia di Rimini si è svolta la
presentazione della neonata cooperativa sociale, Metalcoop, per la raccolta e il
recupero di materiali ferrosi, creata da un gruppo di Sinti e di Rom
[...] Erano presenti l'assessore ai Servizi sociali della Provincia di
Rimini Mario Galasso, il presidente della cooperativa Marcello Spada, il
vicepresidente Davide Gerardi e il segretario nazionale di Confesercenti Davide
Ricci.
Un gruppo di Sinti e di Rom hanno formato una cooperativa sociale di 18 persone
con lo scopo di fare la raccolta del materiale ferroso, adeguandosi alle
normative, e dimostrare così la loro volontà di integrarsi in modo corretto
nella nostra comunità nel pieno rispetto della legalità.
Nella cooperativa sono stati accolti anche 3 "residenti", come vengono definiti
gli italiani non SINTI non ROM, perché da soli non riuscivano a fare questo
lavoro secondo le nuove normative. La cooperativa è formata da 18 persone dai 20
ai 60 anni che lavorano in tutta la Romagna e risiedono nella provincia di
Rimini.
Anche su:
Di Fabrizio (del 21/05/2012 @ 09:33:23, in lavoro, visitato 1608 volte)
Corriere della Sera Lo denuncia una ricerca dell'Associazione 21 luglio
ROMA - Un milione e 600 mila euro. Questa la spesa sostenuta dal Comune di Roma
per finanziare tre progetti di reinserimento socio-lavorativo rivolto a 125 Rom.
Ma solo per 16 di loro la «borsa lavoro» si è concretizzata in un contratto
vero, con un costo pro capite di centomila euro. Sono i numeri di «Lavoro
sporco», la ricerca elaborata da Angela Tullio Cataldo dell'Associazione 21
luglio. Dallo studio emerge che per il progetto della "pulizia dei campi", una
grossa quantità di denaro pubblico è stato elargito a pioggia e senza un reale
controllo da parte dell'amministrazione. Somme ingenti, più di un milione di
euro, secondo l'associazione stanziati senza progettualità. Addirittura c'è il
sospetto che siano finiti nelle tasche di sedicenti rappresentati delle diverse
comunità Rom per ottenere una cosa specifica in cambio: lo spostamento
dell'insediamento.
IL PROGETTO - Non c'è un nome del progetto per la pulizia dei campi attrezzati,
che ha fatto emergere il sospetto di accordi poco limpidi tra le amministrazioni
e i rappresentanti delle comunità Rom. A fronte dei finanziamenti, sostiene la
ricerca, non ci sono stati risultati in termini di miglioramento della
condizione lavorativa e sociale per chi vi ha partecipato. Grazie alle
testimonianze di alcuni Rom si è ipotizza che lo scopo principale del progetto
sia stato quello di facilitare lo sgombero degli insediamenti presenti in città.
Nel 2010 la Martora viene chiusa e 250 Rom vengono trasferiti a Castel romano, a
30 chilometri dalla città. «Avevano garantito un lavoro a 18 di noi se avessimo
promosso lo spostamento del campo – recita una testimonianza presente nel
dossier – ma queste promesse non sono mai state onorate e ci siamo ritrovati
senza niente, lontani dalle scuole e dalla possibilità di un lavoro». Le
cooperative Rom che dovevano pulire il campo venivano ricompensate con circa 40
mila euro al mese, ma il denaro veniva versato direttamente al rappresentante
che, nella maggior parte dei casi, assumeva solo famigliari e non rispettava gli
accordi presi per lo svolgimento del lavoro.
TOR DE CENCI - Sembra che sia successo a Tor de Cenci. Proprio il campo per cui
continua ad essere chiesta la chiusura per trasferire i residenti nel nuovo
villaggio attrezzato de La Barbuta. «Il Comune ha affidato la pulizia alla
comunità - racconta un rappresentante dei Rom - senza che vi sia un controllo
dei fondi spesi: si vuole favore la chiusura di un campo che avrebbe bisogno
solo di una manutenzione ordinaria». Infatti le condizioni igienico-sanitarie
sono inquietanti e l'insediamento sembra essere totalmente abbandonato dalle
amministrazioni.
LO STUDIO - Nella ricerca sono stati presi in considerazione i parametri base
per la determinazione della funzionalità di ogni progetto. Fra i tre progetti
finanziati tra il 2010 e il 2011, solo il primo denominato Resit ha avuto una
reale inclusione socio-lavorativa, perché l'unico a non essere stato elaborato
specificatamente per la comunità Rom, ma in generale per le fasce più deboli
della società. Oltre a questo, il progetto Retis è stato anche l'unico ad avere
un reale svolgimento all'esterno del campo. «Il reinserimento nel mondo del
lavoro è una condizione fondamentale per ogni persona, perché garantisce la
possibilità di spostamento ed emancipazione – spiega la responsabile della
ricerca – C'è la necessità di superare la logica del campo, presente solo nel
nostro Paese, che oggi crea una forte discriminazione tra chi vi abita. Il
lavoro offre una possibilità d'uscita e proprio per questo è importante mandare
avanti quei progetti che hanno avuto successo». Carlo Stasolla, presidente di 21
luglio, fa sapere che il testo sarà consegnato all' assessore alle Politiche
sociali del Comune, proprio per «spingere l'amministrazione a effettuare
maggiori controlli e a favorire il progetto Retis, l'unico che abbia realmente
ottenuto dei risultati».
Veronica Altimari - 17 maggio 2012
Di Fabrizio (del 01/05/2012 @ 09:37:40, in lavoro, visitato 2464 volte)
Da
Hungarian_Roma
Reuters By Marton Dunai
Budapest, 24/04/2012 - Se pensate che le parti riproduttive del suino
non possano finire nel menu di un ristorante chic, ripensateci
Per un ristorante aperto di recente nella capitale, le tube di Fallopio, da
secoli consumate solo dalla minoranza rom del paese, sono davvero una
prelibatezza.
Il ristorante, nascosto in una zona gentrificata dell'area interna di Budapest,
in un edificio centenario e fatiscente, va sotto il nome di Romani Platni,
che in lingua romanì significa stufa rom.
Parte sede del ristorante e parte esperimento sociale, intende aprire la cucina
rom agli Ungheresi, ed aprire gli Ungheresi ad una migliore comprensione dei
Rom, che sono stati fraintesi e discriminati per generazioni.
Strano lavoro intestino che intende sfidare percezioni radicate, dice Sandor
Orsos, 36 anni, che guida il progetto.
"Abbiamo cercato con grande impegno di evitare gli stereotipi e cucinare come
faceva mia nonna," ha detto di recente, mentre cucinava per 16 coperti. "Si
pensa che la gente fugga urlando sentendo parlare di ovidotti (tube di Fallopio).
Ma un gruppo è tornato appositamente per quel piatto."
Così ce l'hanno fatta. Richieste ad un macellaio di fiducia e ripulite, le tube
sono state cucinate con aglio, poi tagliate a pezzetti e fritte con pancetta sin
quando non si arricciano.
"E' nutriente come il maiale, ed ha un sapore squisito," dice Orsos. "La
consistenza ricorda il pollo; io non sono un grande mangiatore di maiale, ma
questo piatto mi piace molto."
Il cibo è un modo come un altro di comprensione culturale, e mentre la gente
viaggia in paesi esotici e rinuncia ai propri costumi per avvicinarsi a cucine
poco conosciute, hanno conoscenza zero o quasi dei loro vicini, continua.
Romani Platni intendeva favorire ciò a livello locale. Ha aperto lo scorso
febbraio grazie ad un piccolo contributo dell'Open Society Institute, ad un
gruppo di volontari e ad una mezzo dozzina di romnià locali in cucina.
Tramite il suo recente blog, Orsos ha invitato un gruppo selezionato di amici e
amanti dell'eno-gastronomia per un primo pranzo, e per segnalare la cosa ai
media. Dice che avrebbe servito cena ogni sera che il posto, un centro giovanile
convertito con una piccola cucina, con pochi tavoli e una libreria, fosse stato
pieno.
L'idea è decollata più velocemente di quanto chiunque, organizzatori compresi,
avesse previsto.
Le cene settimanali di Romani Platni vengono prenotate con un mese d'anticipo, e
hanno avuto così successo che Orsos ha cominciato ad accarezzare l'idea di
tenere aperto tutti i giorni.
CAVOLO RIPIENO, MAIALE A PEZZI
"La gente è molto contenta di questi piatti," dice la capo-cuoca Malvin Nemeth,
o zia Malvina, una piccola romnì di 60 anni con un sorriso pieno di rughe ed una
voce arrocchita da decenni di sigarette a catena. "Prima abbiamo iniziato con
cavolo ripieno, braciole di maiale con pomodoro e peperoni, e patate hanuska
(gnocchetti)."
Hanuska è ancora in menu, e zia Malvina torna a bagnare le patate grattugiate e
le pepite di farina in grasso d'oca e cipolla fritta: uno stomaco pieno apre il
cuore, dice.
"I miei vicini avevano l'abitudine di venire a chiedermi, zia Malvina, cosa stai
friggendo?" dice. "Facevo assaggiare, ed eravamo amici. Eravamo buoni vicini...
Questi (gli ospiti), non conoscono la cucina zingara, ma sono (anche) curiosi su
cosa è."
Nel menu di sabato c'erano verdure al vapore con maiale affumicato, hanuska con
braciole di maiale all'aglio (Ganca), e pasta fritta nel burro e servita con
mollica di pane vanigliato e pesche al miele cristallizzato.
"Il cibo rom è molto semplice e pulito," dice Orson. "Oggi bio è sulla bocca di
tutti , ed il nostro menu lo è di sicuro. Per i rom è sempre stato così: uscire
per boschi, prendere qualcosa di selvatico, friggerlo e mangiarlo col pane.
"Roba semplice, nutriente, non troppo piccante. Le spezie sono costose ed i Rom
sono sempre stati troppo poveri per usarle."
Quando i clienti arrivano, Orsos mette musica rom dal suo smartphone, ed il
locale si riempie improvvisamente di allegria, calore e tranquilla curiosità.
Aspettavo un'iniziativa simile da tempo," dice Nora
Szabolcsi, 33 anni, esperta di finanza.
"Ho convinto i miei amici, che c'era qualcos'altro oltre alla musica di cui i
Rom potessero andare orgogliosi. Inoltre, mi piacciono le braciole di maiale. Le
verdure al vapore potrebbero essere un rischio, staremo a vedere.
A metà pasto, sorridente alza il pollice, e gli altri ospiti, alcuni dei quali
si erano portati il vino da casa, poco a poco si rilassano. Il chiacchiericcio
cresce. Qualcuno prende un assaggio delle sue braciole di maiale.
"Per la maggior parte del pasto li lasciamo da soli," dice Orsos. "Poi gli
ospiti vengono e spesso chiacchierano con le donne che hanno cucinato. Chiedono
le ricette e si complimentano, alla fine vanno a casa. Raramente è una faccenda
lunga."
Non è molto, aggiunge. Ma è un inizio.
(Reporting by Marton Dunai, editing by Paul Casciato)
Di Fabrizio (del 31/03/2012 @ 09:18:08, in lavoro, visitato 1995 volte)
Da
British_Roma
The Guardian 26 marzo 2012: Il viaggio di una Romnì da venditrice di The Big Issue
in the North al pranzo con la regina - Ramona Constantin
ottiene il Diamond Jubilee bunfight dal municipio di Manchester, meno di un anno
fa vendeva la rivista per strada - di
Ciara
Leeming *
Ramona Constantin - ora occupata come interprete di comunità, assistente
giovanile e familiare ed assistente scolastica. Photograph: Ciara Leeming
Vendeva The Big Issue
in the North per le strade della Manchester metropolitana meno di un
anno fa, ma ora ha cenato con i reali.
L'ex venditrice di strada Ramona Constantin, 27 anni, era nel gruppo
selezionato di ospiti invitati settimana scorsa al pranzo di gala nel municipio
di Manchester, alla presenza della regina e del principe Filippo. La sua
inclusione è stata un riconoscimento per quanto da lei conseguito dopo il suo
arrivo in città dalla nativa Romania due anni fa.
Constantin, che è Rom, non ha ricevuto nessuna educazione formale e parlava
un po' di inglese prima di arrivare in GB. Per 18 mesi ha venduto The Big Issue
in the North di fronte alla biblioteca centrale di Manchester - a pochi metri
dal municipio - e quando l'edificio chiuse per restauri, [andò] al centro di
Rochdale. In tutto quel periodò migliorò il suo inglese e fu invitata a
prender parte ad un progetto pilota per giovani adulti rom, gestito
dall'associazione che dirige il giornale, il consiglio comunale ed agenzie
partner. Ora lavora come interprete di comunità, assistente giovanile, familiare
e scolastica.
L'invito al pranzo da parte del sindaco - assieme ad altri operatori sociali,
figure comunitarie e volontari - è stato un grande riconoscimento. Dice:
Essere invitata è stata una cosa incredibile - è stata anche l'unica volta
che mia mamma e la mia famiglia - che sono ancora in Romania, han detto di
essere orgogliosi di me. Tutti hanno sentito parlare della regina d'Inghilterra,
e la mia famiglia e la comunità possono vedere che devo fare buone cose per
essere invitata ad un evento tanto importante. Sono anche molto fiera di me
stessa che la regina, o chi lavora con lei, mi abbiano voluto parte di questa
celebrazione.
Mi è piaciuto l'edificio, ed è stato fantastico essere nella stessa stanza
con gente così importante. Là c'era gente di diverse culture, ma ero l'unica
Rom, e questo mi ha fatto sentire molto speciale. Mi ha motivato a continuare
nel mio lavoro e cercare di ispirare la gante della mia comunità a coltivare le
proprie aspirazioni.
E' buffo pensare che meno di un anno fa vendevo The Big Issue in the North
per strada fuori da quell'edificio, ma dimostra che chiunque può ottenere ciò
che ha in mente.
I Rom sono la più grande e marginalizzata minoranza etnica in Europa.
Cospicue comunità dei paesi dell'Europa Orientale vivono ora nel nord.
Ciara Leeming
è una giornalista
freelance di Manchester e questa settimana scrive per l'edizione
settentrionale del Guardian.
Di Fabrizio (del 26/03/2012 @ 09:31:32, in lavoro, visitato 1165 volte)
Da
Roma_Daily_News
Cingeneyiz.org
Verrà inaugurato un corso professionale per i Rom di Erenler, provincia di
Sakarya, grazie alla cooperazione tra il comune, il Centro Turco d'Impiego ed il
Centro Istruzione Pubblica di Erenler. Il corso, aperto alle donne Rom tra i 18
ed i 30 anni, durerà 60 giorni ed i tirocinanti saranno istruiti sulle macchine
tessili.
Il tirocinio verrà retribuito con 15 lire (8 $). Il progetto, studiato per
superare le barriere che i Rom affrontano nel settore dell'impiego privato, è
stato presentato alle Romnià nell'incontro introduttivo da Abdülvahit Uygar,
direttore del Centro Istruzione Pubblica di Erenler: "Abbiamo liberato le aule
per voi. E' un progetto proprio per voi. Vi prepareremo per una
specializzazione. Crediamo in voi. Presto avrete successo."
Il tasso di occupazione tra i Rom nel settore tessile, cresce di giorno in
giorno, soprattutto nelle grandi città. E' sottinteso che i Rom formati
attraverso corsi professionali, avranno maggior opportunità in un settore in cui
c'è troppa concorrenza.
Source: News Sakarya
Di Fabrizio (del 15/03/2012 @ 09:59:13, in lavoro, visitato 1537 volte)
Da
Bulgarian_Roma
Novinite.com Il programma "LAND - Source of Income" ha fornito
assistenza finanziaria ad 80 famiglie rom, perché possano avviare un business
agricolo. Photo by money.bg
08/03/2012 - 80 famiglie rom della regione di Plovdiv nella Bulgaria
meridionale hanno ricevuto assistenza finanziaria per dare avvio ad un business
agricolo.
Il programma "LAND - Source of Income" col sostegno della fondazione
America for
Bulgaria sta offrendo schemi di microcredito a basso interesse, così che le
famiglie rom senza terra possano acquistare terreno ed attrezzature agricole ed
avere accesso ad una determinata somma di capitale circolante.
Alcuni dei partecipanti al programma hanno sviluppato progetti che hanno
ottenuto sovvenzioni del programma operativo gestito dal fondo statale per
l'agricoltura.
[...] L'iniziativa ha già contribuito alla creazione di piccole imprese agricole
a Perushtitsa, Parvomai e nei villaggi attorno a Plovdiv e Pazardzhik.
Ilia Iliev, del villaggio di Chaloukovi vicino a Plovdiv ha comprato a basso
interesse 32 decari (cfr.
Wikipedia
ndr.) di terra arabile, che rimborserà in 5 anni alla fondazione.
Sta coltivando aglio, peperoni e pomodori.
Di Fabrizio (del 10/03/2012 @ 09:26:27, in lavoro, visitato 1684 volte)
Radio Vaticana
"Ho visto anche degli zingari felici" è il titolo di un originale seminario
tenutosi nei giorni scorsi presso la Sala della Crociera di Roma. Nel tentativo
di ribaltare la questione, si è scelto di partire, almeno una volta, non da cosa
la società possa fare per i rom, ma da cosa i rom hanno da offrire alla
società. Centro dell'incontro, l'esperienza della "Antica Sartoria Rom", una
cooperativa di sarte modelle rom che produce capi di alta moda e abiti di scena
per teatri dell'Opera di mezza Europa: sono loro ad aver fornito i vestiti ai
cantanti lirici e ai danzatori che hanno aperto il convegno eseguendo arie
tratte dalla "Carmen" di Bizet. Ora, la sartoria è a rischio chiusura: si
ripongono speranze nella strategia nazionale di inclusione di Rom, Sinti e
Camminanti ufficializzata il primo marzo. Il servizio di Luca Attanasio:
real -
mp3
D. – Carmen Rocco, direttrice dell'Antica Sartoria Rom: un
primo risultato del seminario "Ho visto anche degli zingari felici"?
R. – Tante persone, convinte del fatto che gli zingari vogliano lavorare, che
non è vero che gli zingari stanno in giro ad elemosinare perché sono dei
nullafacenti.
D. – Come si è inserita nel mercato la vostra cooperativa?
R. – L'Antica Sartoria Rom, finalmente si è guadagnata una nicchia di mercato e
noi tentiamo in ogni modo di mantenerla. In questo momento, sta per realizzare i
costumi per l'opera rossiniana dell'‘Italiana in Algeri'".
D. – Ma rischia di chiudere. Mancano la sede e i fondi per formare nuove
sarte...
R. – La nostra sede è del tutto fatiscente. Si allaga, è senza metà del soffitto
e le fogne sono scoperte... Noi avremmo delle commesse: le persone in grado di
fare questo genere di lavoro, su misura, ad altissima precisione attualmente,
nell'Antica Sartoria Rom, sono tre che hanno ricevuto una formazione
professionale adeguata per costumista-sarto. Senza fondi per la formazione non è
possibile.
D. – Signora Nadia Dumitru, lei ha imparato un mestiere…
R. – Sì: mi sento una sarta, felice di questo lavoro. Non avrei mai pensato di
diventare una sarta ed è una cosa molto bella. Fare vedere alle persone che
siamo capaci di fare di tutto: molti non si fidano perché pensano che noi non
vogliamo lavorare, che vogliamo soltanto "integrare"… Ma noi abbiamo la
possibilità.
D. – Dr. Monnanni, lei è direttore generale dell'Unar,
l'Ufficio nazionale anti-discriminazioni razziali: la speranza di questo popolo
risiede nella nuova strategia nazionale di inclusione…
R. – Si tratta di un atto inedito con cui il governo italiano chiude una fase –
quella dell'emergenza nomadi – per avviare una nuova politica, condivisa con le
comunità rom e sinti e con tutta la società civile, per avviare un quadro
strutturale di inclusione sociale e lavorativa dei rom e dei sinti.
D. – Casa, istruzione, accesso ai servizi sanitari e lavoro…
R. – Sono i quattro assi voluti dalla Commissione europea e sono i quattro
pilastri dell'inclusione. Per la prima volta, l'Italia si dota di una cabina di
regia guidata dal ministro Andrea Riccardi, che coinvolgerà il Ministero
dell'interno, del Lavoro, della Salute e dell'Istruzione. L'inclusione sociale e
lavorativa si realizza attraverso una costante presenza e un costante utilizzo
di tutte le risorse, a partire da quelle comunitarie che sono per lo più
inutilizzate. (gf)
Di Fabrizio (del 09/03/2012 @ 09:09:24, in lavoro, visitato 1548 volte)
Dagli all'untore! [...]
Da il Mattino del 23 febbraio apprendiamo della brillante "Operazione della
polizia municipale nei campi rom di Napoli: stop alla 'rivendita' di materiale,
come capi di abbigliamento, prelevato dai cassonetti di rifiuti lungo le strade
della città. «Impressionanti» vengono definite le condizioni igieniche delle
baracche, infestate da topi. Personale composto da 150 unità, diretto dal
comandante, generale Luigi Sementa, è impegnato dalle prime ore del mattino per
inibire l'immissione nelle strade della città di capi d'abbigliamento, utensili
ed oggetti di scarto prelevati dai rom dai cassonetti dei rifiuti e rivenduti
senza nessun trattamento igienico sanitario e, quindi, con rischio per la salute
pubblica e degli stessi rom.
Le tonnellate di mercanzie sequestrate, si legge in una nota dei vigili urbani,
sono state immediatamente distrutte dai compattatori dell'Asia, presenti sul
posto, per evitare qualsiasi forma di recupero. Sono stati inoltre sottoposti a
sequestro i mezzi utilizzati come ricettacoli di spazzatura, che al momento
sono: 524 carrozzine, 45 motocarri Ape, 97 veicoli trovati senza targhe,
documenti e copertura assicurativa, 12 auto risultate rubate, e migliaia di
pezzi d'auto di dubbia provenienza." Ebbene si! C'è qualcuno (una parte
dell'umanità) che vive degli scarti dell'altra parte. Certo questo può
infastidire "malamente" e risultare intollerabile, ma tant'è!
In realtà per il popolo Rom, grande protagonista del Riutilizzo in Italia i
tempi che stiamo vivendo non sono tempi felici. Un decennio di pratiche legali
legate a mercatini del riutilizzo e raccolta di materiali ferrosi e rifiuti
ingombranti (esemplificative le "buone pratiche" di Mestre, Roma e Reggio
Calabria) rischia di finire definitivamente nel dimenticatoio sopratutto in
vista delle varie competizioni elettorali. La certezza è che le attività di
riutilizzo operate dalle Comunità rom raggiungono un volume ed un valore
ambientale, economico, sociale e culturale che non sarà possibile occultare a
lungo. Sicuramente, accanto ad altre, saranno queste le attività virtuose che
garantiranno a questo popolo un futuro di integrazione economica e sociale e una
vita più piena e più degna.
L'attività di recupero e riutilizzo dei Rom è aumentata in modo considerevole in
questo PERIODO DI CRISI GENERALE E DI RECESSIONE ECONOMICA, soprattutto grazie
al lavoro delle ultime comunità che si sono inserite in questo settore (rumene e
bulgare). Ma nonostante il grande servizio che i Rom rendono all'ambiente e le
innovazioni normative nazionali ed europee che sanciscono l'importanza delle
reti locali di riutilizzo, non è ancora registrabile da parte delle
amministrazioni locali e centrali nessun vero segnale di voler regolarizzare il
fenomeno.
Mentre le presenze di rigattieri Rom all'interno di mercati regolari sono sempre
più sporadiche (pur rimanendo significative), i mercati spontanei sono sempre
più sottoposti a sgomberi, multe e sequestro delle merci. Gli operatori
dell'usato Rom sono sotto attacco in tutta Italia: nei mercati delle periferie
romane come nel centrale e famoso mercato di Porta Portese; nel mercatino
dell'usato vicino lo stadio San Nicola di Bari così come nel mercato di Bonola
(Milano); nel mercato del Porto antico di Genova, così come in quello di Piazza
Garibaldi a Napoli o in quello che si sviluppa tra via Aldo Moro e via Salvo
D'Acquisto a Cava dei Tirreni.
Nonostante i problemi di pulizia o decoro che sono principalmente attribuibili
alla mancanza di adeguate regole nell'approvvigionamento e nell'esposizione
delle merci, non c'è dubbio che in tema di riutilizzo il segmento dei Rom è tra
i più virtuosi e lungimiranti. Il 7 Maggio del 2011 il Corriere del Mezzogiorno
riportava le dichiarazioni degli oncologi Antonio Marfella e Giuseppe Comella,
che all'interno di una relazione preparata per l'Isde –Associazione Medici per
l'Ambiente, non esitano ad affermare che i rom sono gli unici ad aver compreso
«la ricchezza diffusa che potrebbe provenire dall'Oro di Napoli: i rifiuti
urbani», poiché sono in grado di recuperare fino al 90% dei mucchi di spazzatura
che si trovano a rovistare ai lati delle strade.
Anche se oggettivamente Ambientalista, per i Rom la pratica del riutilizzo
rimane profondamente e principalmente un'attività Economica: grazie alla vendita
di merci usate circa il 10% di questa comunità riesce ad avere un lavoro e un
reddito onesto, e oggi i Rom sono il vero primo anello della filiera dell'usato.
Se negli anni ‘80 le Comunità dell'ex Yugoslavia avevano determinato un forte
ribasso sul mercato dei prezzi dell'usato imponendo una ristrutturazione delle
attività degli altri rigattieri (italiani e migranti di altre etnie),
attualmente questa dinamica è prodotta dai rom rumeni e bulgari. Questi ultimi
riescono ad adottare prezzi bassissimi a causa di una molteplicità di fattori,
tra i quali segnaliamo:
a) Condizioni abitative di estremo disagio senza servizi (e costi) essenziali
come acqua, luce e riscaldamento;
b) Il frequente insediamento in luoghi urbani che si trovano a ridosso dei
mercati; vicinanza che riduce le spese legate alla ricerca delle merci e il loro
trasporto (sia l'usato da vendere al mercato che i materiali ferrosi da vendere
ai rottamatori).
L'usato Rom non è monolitico e presenta sfaccettature e diversità anche
importanti: si va dai "frugatori" che rovistano i cassonetti (soprattutto quelli
localizzati in zone popolari) agli svuotacantine che sgomberano cantine e
soffitte e agli operatori che ricevono in donazione beni tecnologicamente
superati da negozi e magazzini, o libri da biblioteche, librerie e privati.
Al loro fianco ci sono gli eredi dei "ferrivecchi", che laboriosi come
formichine spalmano la loro attività su tutto il territorio cercando materiali
ferrosi da rivendere ai rottamatori per qualche centesimo di euro al chilo.
Quest'ultima tipologia di operatore è attualmente la più tartassata, con multe
di migliaia di euro e frequenti sequestri dei mezzi e dei materiali raccolti.
Anche nel settore "ferrivecchi" la normativa è molto farraginosa e controversa.
A tal proposito è illuminante un recente articolo dell'avvocato Marilisa Bombi "Cenciaoli
e ferrivecchi: Condannati al carcere dalla semplificazione" che nella sua
conclusione afferma che "sarebbe quanto mai necessario un intervento del
legislatore di modifica della disposizione in materia ambientale, nel senso che
l'articolo 266, comma 5, del D.Lgs. 3 aprile 2006 n. 152, Norme in materia
ambientale, dovrebbe essere modificato nei termini qui di seguito indicati: 5.
Le disposizioni di cui agli articoli 189, 190, 193 e 212 non si applicano alle
attività di raccolta e trasporto di rifiuti effettuate dai soggetti iscritti al
registro imprese, per l'attività già disciplinata dall'art. 121 del Testo unico
di pubblica sicurezza ed abrogato dall'art. 6, d.P.R. 28 maggio 2001, n. 311,
limitatamente ai rifiuti che formano oggetto del loro commercio".
Roma 23 febbraio 2012
Aleramo Virgili
Rete di sostegno mercatini rom di Roma
Vicepresidente Rete ONU
Di Fabrizio (del 04/03/2012 @ 09:21:29, in lavoro, visitato 2714 volte)
Repubblica.it Nuovo regolamento in arrivo: ci saranno esibizioni fino a
mezzanotte e meno burocrazia. Sono previsti anche spazi espressamente riservati
agli spettacoli degli artisti di strada di ILARIA CARRA
Alcuni non pagheranno più nulla per occupare il suolo pubblico, palco temporaneo
delle loro esibizioni: un'esenzione dalla Cosap per favorire la creatività
di mimi, giocolieri e musicisti. Potrebbe essere diverso, invece, il futuro di
ritrattisti e cartomanti: loro forse la tassa dovranno pagarla ma, di sicuro,
sarà inferiore a quella di oggi, che in certi casi arriva anche ai 6mila euro
all'anno. È una delle novità della riforma dell'arte di strada milanese. Non
l'unica. Nelle intenzioni, c'è quella di ravvivare la città e la sua creatività:
così, d'estate, si pensa a esibizioni fino a mezzanotte, un'ora in meno durante
la settimana (oggi le regole sugli orari sono più arbitrarie). E poi di
aumentare gli spazi, con la creazione di zone franche per l'arte di strada.
Il regolamento attuale risale al 2000. Dopo aver abbandonato l'idea di un
registro per la categoria, si è deciso di rivedere l'intero impianto normativo.
Lavoro realizzato da due consiglieri comunali, Luca Gibillini (Sel) e Filippo
Barberis (Pd), con la collaborazione della Fnas (Federazione artisti di strada)
e della Piccola scuola di circo. La bozza è pronta, dalla prossima settimane
inizierà l'iter nelle commissioni comunali (Cultura, prima, e poi Commercio) e,
nelle intenzioni, potrebbe essere licenziata dal Consiglio comunale già per la
metà di aprile.
Nel testo sono specificate le due tipologie coinvolte: le espressioni artistiche
di strada, quelle che non prevedono un corrispettivo per la prestazione, salvo
la libera offerta col cappello a terra, e quindi giocolieri, mimi, musicisti
(anche street band), madonnari, acrobati, danzatori. E i mestieri artistici, dal
ritrattista dei Navigli al cartomante di Brera che, invece, vengono pagati.
Con le nuove regole, e l'aiuto dei consigli di zona, si dividerà la città in
varie sezioni: aree aperte a tutti gli artisti, altre dove non si potrà suonare,
altre ancora riservate più a pittori e ritrattisti che a giocolieri e musicisti.
E poi, zone di espressione estemporanea, dove ci si potrà esibire senza bisogno
di alcun permesso. In più, si eliminano anche alcune stranezze: un artista di
strada potrà esibirsi, per esempio, in coppia o con gruppo, cosa che oggi è
vietata. «Uno dei problemi in assoluto a Milano è il tema degli spazi, sia
chiusi ma anche aperti — rileva Gibillini — : con queste nuove regole vogliamo
dare più aree per la cultura, dare lavoro e rivitalizzare le strade della città
che ultimamente sono più morte».
Nella proposta di riforma, si snellisce anche la procedura burocratica per
ottenere i permessi: oggi, il mimo di turno deve fare richiesta ogni settimana
e, cosa molto singolare, attendere gli esiti di un sorteggio, visti i pochi
spazi disponibili per l'arte di strada. In futuro, l'idea è di attribuire un
permesso che valga tre mesi, trascorsi i quali l'artista deve cambiare zona per
una sana turnazione. La competenza, poi, non sarà più dei vigili urbani: per
sottoscrivere la dichiarazione d'attività, l'artista si recherà a uno sportello
di un servizio civico (si pensa a quello di Informa Giovani). In una seconda
fase, verrà anche attivato un sito per permettere agli artisti di prenotarsi
online e ai milanesi di scoprire, se vogliono, dove possono trovare l'arte di
strada di cui hanno voglia.
(01 marzo 2012)
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