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«Campi nomadi, sprecato un milione di euro»
Di Fabrizio (del 21/05/2012 @ 09:33:23, in lavoro, visitato 1609 volte)

Corriere della Sera Lo denuncia una ricerca dell'Associazione 21 luglio

ROMA - Un milione e 600 mila euro. Questa la spesa sostenuta dal Comune di Roma per finanziare tre progetti di reinserimento socio-lavorativo rivolto a 125 Rom. Ma solo per 16 di loro la «borsa lavoro» si è concretizzata in un contratto vero, con un costo pro capite di centomila euro. Sono i numeri di «Lavoro sporco», la ricerca elaborata da Angela Tullio Cataldo dell'Associazione 21 luglio. Dallo studio emerge che per il progetto della "pulizia dei campi", una grossa quantità di denaro pubblico è stato elargito a pioggia e senza un reale controllo da parte dell'amministrazione. Somme ingenti, più di un milione di euro, secondo l'associazione stanziati senza progettualità. Addirittura c'è il sospetto che siano finiti nelle tasche di sedicenti rappresentati delle diverse comunità Rom per ottenere una cosa specifica in cambio: lo spostamento dell'insediamento.

IL PROGETTO - Non c'è un nome del progetto per la pulizia dei campi attrezzati, che ha fatto emergere il sospetto di accordi poco limpidi tra le amministrazioni e i rappresentanti delle comunità Rom. A fronte dei finanziamenti, sostiene la ricerca, non ci sono stati risultati in termini di miglioramento della condizione lavorativa e sociale per chi vi ha partecipato. Grazie alle testimonianze di alcuni Rom si è ipotizza che lo scopo principale del progetto sia stato quello di facilitare lo sgombero degli insediamenti presenti in città. Nel 2010 la Martora viene chiusa e 250 Rom vengono trasferiti a Castel romano, a 30 chilometri dalla città. «Avevano garantito un lavoro a 18 di noi se avessimo promosso lo spostamento del campo – recita una testimonianza presente nel dossier – ma queste promesse non sono mai state onorate e ci siamo ritrovati senza niente, lontani dalle scuole e dalla possibilità di un lavoro». Le cooperative Rom che dovevano pulire il campo venivano ricompensate con circa 40 mila euro al mese, ma il denaro veniva versato direttamente al rappresentante che, nella maggior parte dei casi, assumeva solo famigliari e non rispettava gli accordi presi per lo svolgimento del lavoro.



TOR DE CENCI - Sembra che sia successo a Tor de Cenci. Proprio il campo per cui continua ad essere chiesta la chiusura per trasferire i residenti nel nuovo villaggio attrezzato de La Barbuta. «Il Comune ha affidato la pulizia alla comunità - racconta un rappresentante dei Rom - senza che vi sia un controllo dei fondi spesi: si vuole favore la chiusura di un campo che avrebbe bisogno solo di una manutenzione ordinaria». Infatti le condizioni igienico-sanitarie sono inquietanti e l'insediamento sembra essere totalmente abbandonato dalle amministrazioni.

LO STUDIO - Nella ricerca sono stati presi in considerazione i parametri base per la determinazione della funzionalità di ogni progetto. Fra i tre progetti finanziati tra il 2010 e il 2011, solo il primo denominato Resit ha avuto una reale inclusione socio-lavorativa, perché l'unico a non essere stato elaborato specificatamente per la comunità Rom, ma in generale per le fasce più deboli della società. Oltre a questo, il progetto Retis è stato anche l'unico ad avere un reale svolgimento all'esterno del campo. «Il reinserimento nel mondo del lavoro è una condizione fondamentale per ogni persona, perché garantisce la possibilità di spostamento ed emancipazione – spiega la responsabile della ricerca – C'è la necessità di superare la logica del campo, presente solo nel nostro Paese, che oggi crea una forte discriminazione tra chi vi abita. Il lavoro offre una possibilità d'uscita e proprio per questo è importante mandare avanti quei progetti che hanno avuto successo». Carlo Stasolla, presidente di 21 luglio, fa sapere che il testo sarà consegnato all' assessore alle Politiche sociali del Comune, proprio per «spingere l'amministrazione a effettuare maggiori controlli e a favorire il progetto Retis, l'unico che abbia realmente ottenuto dei risultati».

Veronica Altimari - 17 maggio 2012