Nomadi, quando il lavoro non è solo integrazione. L'esperienza dell'"Antica Sartoria Rom"
Di Fabrizio (del 10/03/2012 @ 09:26:27, in lavoro, visitato 1684 volte)
Radio Vaticana
"Ho visto anche degli zingari felici" è il titolo di un originale seminario
tenutosi nei giorni scorsi presso la Sala della Crociera di Roma. Nel tentativo
di ribaltare la questione, si è scelto di partire, almeno una volta, non da cosa
la società possa fare per i rom, ma da cosa i rom hanno da offrire alla
società. Centro dell'incontro, l'esperienza della "Antica Sartoria Rom", una
cooperativa di sarte modelle rom che produce capi di alta moda e abiti di scena
per teatri dell'Opera di mezza Europa: sono loro ad aver fornito i vestiti ai
cantanti lirici e ai danzatori che hanno aperto il convegno eseguendo arie
tratte dalla "Carmen" di Bizet. Ora, la sartoria è a rischio chiusura: si
ripongono speranze nella strategia nazionale di inclusione di Rom, Sinti e
Camminanti ufficializzata il primo marzo. Il servizio di Luca Attanasio:
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D. – Carmen Rocco, direttrice dell'Antica Sartoria Rom: un
primo risultato del seminario "Ho visto anche degli zingari felici"?
R. – Tante persone, convinte del fatto che gli zingari vogliano lavorare, che
non è vero che gli zingari stanno in giro ad elemosinare perché sono dei
nullafacenti.
D. – Come si è inserita nel mercato la vostra cooperativa?
R. – L'Antica Sartoria Rom, finalmente si è guadagnata una nicchia di mercato e
noi tentiamo in ogni modo di mantenerla. In questo momento, sta per realizzare i
costumi per l'opera rossiniana dell'‘Italiana in Algeri'".
D. – Ma rischia di chiudere. Mancano la sede e i fondi per formare nuove
sarte...
R. – La nostra sede è del tutto fatiscente. Si allaga, è senza metà del soffitto
e le fogne sono scoperte... Noi avremmo delle commesse: le persone in grado di
fare questo genere di lavoro, su misura, ad altissima precisione attualmente,
nell'Antica Sartoria Rom, sono tre che hanno ricevuto una formazione
professionale adeguata per costumista-sarto. Senza fondi per la formazione non è
possibile.
D. – Signora Nadia Dumitru, lei ha imparato un mestiere…
R. – Sì: mi sento una sarta, felice di questo lavoro. Non avrei mai pensato di
diventare una sarta ed è una cosa molto bella. Fare vedere alle persone che
siamo capaci di fare di tutto: molti non si fidano perché pensano che noi non
vogliamo lavorare, che vogliamo soltanto "integrare"… Ma noi abbiamo la
possibilità.
D. – Dr. Monnanni, lei è direttore generale dell'Unar,
l'Ufficio nazionale anti-discriminazioni razziali: la speranza di questo popolo
risiede nella nuova strategia nazionale di inclusione…
R. – Si tratta di un atto inedito con cui il governo italiano chiude una fase –
quella dell'emergenza nomadi – per avviare una nuova politica, condivisa con le
comunità rom e sinti e con tutta la società civile, per avviare un quadro
strutturale di inclusione sociale e lavorativa dei rom e dei sinti.
D. – Casa, istruzione, accesso ai servizi sanitari e lavoro…
R. – Sono i quattro assi voluti dalla Commissione europea e sono i quattro
pilastri dell'inclusione. Per la prima volta, l'Italia si dota di una cabina di
regia guidata dal ministro Andrea Riccardi, che coinvolgerà il Ministero
dell'interno, del Lavoro, della Salute e dell'Istruzione. L'inclusione sociale e
lavorativa si realizza attraverso una costante presenza e un costante utilizzo
di tutte le risorse, a partire da quelle comunitarie che sono per lo più
inutilizzate. (gf)
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