Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Sucar Drom (del 12/06/2007 @ 09:36:14, in blog, visitato 1472 volte)
Milano, l'Opera Nomadi chiede di essere ascoltata
Abbiamo ricevuto le seguenti riflessioni di Maurizio Pagani dell'Opera Nomadi di
Milano che precedono il Seminario promosso dall’ISMU – Milano 13 Giugno sul tema
dell’abitare e delle politiche pubbliche rivolte alle Minoranze rom e sinte.
Maurizio Pagani è già intervenuto pubblicamente su ...
Torino, per i Sinti e i Rom si vuole seguire la strada di Roma e Milano?
«Di nuovi campi-nomadi a Torino non se ne parla. In compenso bisogna
militarizzare quelli autorizzati per garantire il numero chiuso». Parola di
Agostino Ghiglia, che durante la riunione della quarta commissione presieduta da
Maria Teresa Silvestrini ha fatto saltare sulla sedia gli assessori Borgione
(Servizi sociali) e Borgogno (Polizia municipale). Emergenza nomadi: è scontro
fra maggioranza e ...
Minoranze Linguistiche, il piano scolastico esclude i bambini sinti e rom
Il Ministero della Pubblica Istruzione ha reso noto il Piano di interventi e di
finanziamenti, relativamente al prossimo anno scolastico, per la realizzazione
di progetti nazionali e locali nel campo dello studio delle lingue e delle
tradizioni culturali appartenenti a minoranze linguistiche. Le scuole
interessate potranno inviare i progetti entro il prossimo 15 settembre.
In considerazio...
Mantova, azione spettacolare per consegnare otto avvisi di garanzia
In merito alla notizia “una retata al campo nomadi” offerta dalla stampa con
ampio risalto, l’Associazione Sucar Drom e l’Ente Morale Opera Nomadi contestano
le dichiarazioni del Pubblico Ministero Tamburini e in particolare le parole del
Tenente Colonnello dei Carabinieri Maurizio Esposito.
Il P...
Trento, presentata l'Associazione Nevo Drom TN
I Sinti trentini chiedono di essere tutelati come minoranza etnico-linguistica e
di avere a disposizione delle microaree dove vivere. “I campi nomadi, ad esempio
quello di Ravina, sono sovraffollati e moltissimi sono costretti ad andarsene
quando decidono di mettere su famiglia perché manca qualsiasi riservatezza”,
hanno detto mercoledì 6 giugno a Trento Giuliano e Mirco Gabrieli presentando l’ass...
Di Fabrizio (del 11/06/2007 @ 09:54:06, in Europa, visitato 1912 volte)
Da
Czech_Roma
TRANSITIONS ONLINE:
Czech Republic: Time Bomb for Roma by Mia Malan and Jayalakshmi
Shreedhar - 31 May 2007
Alti livelli di uso di droghe e sesso senza protezione
creano una crisi indefinita per le comunità ceca
PRAGA Milan Horvat si sveglia ogni mattina ed esce in strada per incontrare i
suoi "clienti".
E' un uomo di mezza età sempre vestito alla stessa maniera: vestito e scarpe
nere, camicia bianca con i primi due bottoni slacciati. Quattro anelli d'oro,
due per mano, brillano [...]. Ha l'aria di un uomo d'affari. Ma il suo lavoro a
Praga non è affatto normale.
Ogni giorno. Horvat incontra tossicodipendenti nei vicoli della città. Molti
di loro sono Rom. Vuole aiutarli ad uscire dal vizio, ma è un compito
complesso e talvolta senza speranza. Nel contempo, fornisce nuovi aghi e
siringhe al posto di quelle usate. Se proprio devono iniettarsi droghe, gli
strumenti che usano siano almeno puliti, questa è la sua attitudine.
SIAMO IN ATTESA DI UN'EPIDEMIA?
[...] "Anch'io vengo dalla strada, sono Rom e qui mi sento a casa, anche se
non ho mai fatto uso di droghe," brontola. "Ma so cosa significa la droga."
Horvat ha esperienza personale sull'abuso di droga: lui e la sua famiglia
hanno lottato per anni per aiutare suo fratello tossicodipendente. Ebbero
successo e suo fratello smise di drogarsi. [...]
"Quando leggo sul giornale, 'Cerchiamo Rom per lavoro di strada', [...] so
che il mio lavoro può essere importante."
Horvat è uno dei due lavoratori di strada dell'organizzazione Romodrom, che
raggiunge i tossicodipendenti in questa comunità praghese. Crede che il problema
tra i Rom sia uno dei più grandi in quanto non ci sono stime.
Ci sono circa 5.000 tossicodipendenti nella città registrati da Romodrom.
L'organizzazione ritiene che almeno il 40% sono Rom - anche se si stima che
siano il 2% della popolazione globale dei 10 milioni di cittadini cechi. L'anno
scorso , Romodrom ha contattato circa 6.000 clienti e distribuito 25.000 aghi
puliti.
Horvat dice che circa 140 Rom cercano ogni giorno il centro.
Romodrom ha un programma speciale rivolto ai tossicodipendenti, per
proteggere dalle infezioni con vari agenti di trasmissione, come epatite ed HIV.
Nella Repubblica Ceca nel 2004, circa il 9% delle persone con HIV si è
infettata assumendo droghe, secondo l'agenzia AIDS delle Nazioni Unite. D'altra
parte, nessuno conosce quanti di loro siano Rom, perché la legge ceca non
permette di raccogliere dati sanitari su base etnica.
Uno studio bel Programma ONU di Sviluppo del 2004 su Rom e HIV/AIDS ha
trovato un incremento drammatico del tasso di infezione da HIV in Europa
Centrale. Secondo lo studio, HIV/AIDS affliggono gruppi con alti tassi di
povertà, alta mobilità e accesso limitato ai servizi sociali. Anche se il numero
totale di quanti nella Repubblica Ceca vivono con l'HIV è basso, circa lo 0,1%
della popolazione, secondo una stima del 2005 di UNAIDS, i Rom paiono possedere
tutti i tratti che rendono le persone vulnerabili nel contrarre l'HIV: poveri,
le donne generalmente sono disoccupate, genitori e figli raramente parlano di
questioni sessuali, alto abuso di alcool, molto basso uso del condom.
VITA SUL LATO SBAGLIATO DELLA STRADA
Quello che rende la situazione ancora più terribile è che molti Rom non hanno
documenti d'identità, avendo così un accesso limitato ai servizi sanitari. Per
questo sono meno capaci di ricevere informazioni preventive sul virus o di
essere controllati. E quanti hanno accesso ai servizi e all'informazione
sanitaria hanno una forte sfiducia nel sistema sanitario - soprattutto le donne
rom, che in passato vennero spesso sterilizzate senza consenso, per paura del
governo dei loro alti tassi di nascita.
Esistono pochissimi dati ufficiali sui problemi di droga e sanitari dei Rom
cechi - specialmente riguardo all'HIV. E questa mancanza la potenzialità di una
situazione già pericolosa.
Pochi chilometri fuori Praga, una stretta pista costeggia la ferrovia e si
arrampica su una desolata collina. [...] L'asfalto si interrompe al limite di
una serie di piccole case. Le case sono di fango e con le porte sfondate, i
vetri delle finestre rotti e i fili elettrici partono da una cabina come
serpenti. Ogni edificio ha due piani, non ci sono bagni. Le famiglie condividono
uno sporco bagno comune senz'acqua calda.
Qui è dove vivono i Rom - isolate enclave "sul lato sbagliato della strada"
nella piccola cittadina di Libcice nad Vltavou.
Dei 150 Rom che vivono qui, soltanto 8 su 80 adulti hanno mai avuto un
lavoro. Gli altri 70 sono bambini.
Disoccupazione e povertà sembrano seguire i Rom dovunque vadano. Uno studio
dell'Istituto di Ricerca per gli Affari Lavorali e Sociali di Praga stima in 70%
il tasso di disoccupazione tra i Rom. Molti tra quanti hanno trovato lavoro tra
quelli poco specializzati. Come risultato, la maggior parte campa con gli
assegni sociali direttamente o tramite familiari.
INTEGRAZIONE ATTRAVERSO LE DROGHE
Jozef, un uomo vigoroso di circa trent'anni, è uno dei pochi nel villaggio
con un lavoro. La sua casa è arredata meglio delle altre ed ha più cibo dei suoi
vicini. Ma è rabbioso e cammina avanti e indietro. Vuole parlare del problema
droga nella sua comunità. Suo padre interviene per fermarlo; è preoccupato delle
ripercussioni sulla famiglia se parlano di questo problema.
"Possono succedere cose" ammonisce. Ha paura che comincino a chiamarlo
traditore e creatore di problemi. Parlando, puoi mettere i tuoi amati nei guai,
dice.
"I Rom vedono l'uso della droga come una via er integrarsi nella società
maggioritaria" dice Ivan Vesely, che dirige Dzeno, uno dei gruppi Rom di
supporto legale più vasti di Praga. "E' più difficile integrarsi attraverso lo
studio e il lavoro - c'è molta discriminazione in questi campi. Assumendo
droghe, i Rom imitano i non-Rom nel loro stile di vita," dice.
I Rom nelle città fanno uso di eroina e pervitina, una forma locale di
anfetamina, dice Horvat. Nelle aree rurali, inalano toluene, un colorante, e
colla, soprattutto i più giovani, secondo Marta Hudeckova, direttrice di Manusa
(Gente), un'organizzazione Rom femminile.
Horvat asserisce che la situazione è talmente seria che "madri disperate
denunciano alla polizia i loro figli per falsi furti purché stiano in prigione
un anno o due" sperando che l'accesso alla droga sia più difficile dietro le
sbarre.
Bambini di 12, 13 anni hanno problemi con le tossicodipendenze," dice Horvat.
"Ma non si può aiutarli - secondo la legge le OnG possono lavorare con ragazzi
sopra i 15 anni, i minri di quell'età devono avere un rappresentante legale.
Le OnG come Romodrom e Manusha hanno risposto facendo partire campagne
informative nelle scuole per portare attenzione al problema droga tra i bambini
rom. Per le classi hanno inscenato una satira drammatica che spiega come fare
quando qualcuno offre loro droga o come dirlo ai genitori.
"Vogliamo cambiare realmente qualcosa per la nostra gente" dice Marie Gailova,
presidente di Romodrom. "Lavoriamo dalle 13 alle 14 ore al giorno per aiutare
giornalmente 300 Rom in 5 regioni diverse dove operiamo."
Il non parlare apertamente di droga nelle comunità non è la sola sfida. E'
altrettanto inaccettabile parlare di sesso.
"NOI NON USIAMO QUELLE BUFFE COSE"
La compagna di Jozef, Gabriela (29 anni), stringe fra le braccia il figlio di
due anni. E' chiaramente il suo tesoro.
Jozef e Gabriela non sono sposati. Non ne vedono la necessità. La loro
relazione è basata sulla fiducia - una relazione che esclude categoricamente
discussioni sul sesso o l'HIV.
"Ho mai usato un condom, perché posso fidarmi del mio partner," dice
Gabriela. "Non so se le mie amiche usino il condom, perché di sesso non si
parla. Ma non penso lo usino."
Gabriela e Jozef non hanno mai fatto un test HIV.
Un recente studio del Wisconsin Medical College negli Stati Uniti ha trovato
che l'uso del preservativo tra i Rom nell'Europa Centrale ed Orientale e raro
principalmente associato alla contraccezione. A partire dagli anni '50 le
autorità cecoslovacche hanno usato la sterilizzazione, accompagnata a volte con
somme di denaro, per rallentare la crescita della popolazione rom. Molte donne
hanno citato in giudizio i governi ceco e slovacco per essere state sterilizzate
senza il loro consenso.
Una volta sterilizzate, le donne spesso rifiutano l'uso del preservativo, in
quanto lo intendono come una protezione contro la gravidanza ma non contro le
malattie trasmesse sessualmente. La ricerca mostra anche che gli uomini hanno
una maggior libertà sessuale prima e durante il matrimonio. Hanno possibilità di
pratiche sessuali con sconosciuti/e e più potere di relazione delle donne. Lo
studio mostra che i Rom in Europa sono a conoscenza dell'HIV, ma non se ne
sentono personalmente minacciati.
"Il sesso è qualcosa che tutti fanno, ma di cui nessuno parla," dice Lida Polackova,
consulente romani del dipartimento affari sociali della città di Ostrava, città
industriale nella Repubblica Ceca dell'est, dove vivono molti Rom. "Circa
nessuno nelle comunità Rom sa se sia positivo o negativo all'HIV. E il sesso
prematrimoniale è completamente naturale,a partire dai 13 o 15 anni di
età."
Tornando a Libcice nad Vltavou, due teenagers in jeans attillati bisbigliano
di sesso fumando fuori da una casupola. [...] "Noi non usiamo quelle buffe
cose," dice una. "I condom non sono per noi."
Un lungo treno passa accanto, rendendo impossibile la conversazione. Tutt'attorno
non c'è niente. Al posto di un luogo dove vivono dozzine di persone, potrebbe
essere scambiato per un deposito merci della ferrovia.
La prevenzione dell'HIV, dice Horvat, non può avvenire nell'isolamento.
Migliorare l'accesso ai servizi sanitari, alla scuola, all'impiego, è parte
della soluzione, secondo le stime di tutti: dagli operatori di strada agli
esperti dell'Unione Europea e della Banca Mondiale. Nessuno degli innumerevoli
problemi che i Rom affrontano in posti come Libcice può essere affrontato da
solo. Horvat e quanti altri conoscono la comunità ritengono irrealistico che i
Rom lascino le droghe e così smettano di essere vulnerabili all'HIV/AIDS, quando
le droghe offrono l'unica via di fuga da una dura realtà di povertà,
discriminazione e segregazione di ogni giorno.
E mentre molti Rom continuano a vivere in ghetti senza igiene adeguata, non
ci si può aspettare che si preoccupino del sesso sicuro, anche quando siano
informati sulle malattie trasmesse sessualmente.
Nel suo ufficio di Praga, un agitato Horvat si irrita mentre analizza le
strategie per aiutare la sua gente.
"Per me il momento migliore nel mio lavoro sarebbe quando non ci saranno più
tossicodipendenti o affetti da HIV," dice. "Quando i servizi come il mio non
saranno più necessari perché tutti avranno accesso ai servizi che possono
aiutarli."
Sospira, e ritorna al suo lavoro. La sovrabbondanza sembra ancora un percorso
molto lungo per persone come Milan Horvat.
Mia Malan is the Internews Senior Health Journalism Adviser in Washington, D.C.
Jayalakshmi Shreedhar is the Internews Project Director of the Local Voices
Project in India.
Lucia Curejova, Maria Husova, Petrana Puncheva, Petru Zoltan, and Susan Mathew
contributed to this article, which was produced during a TOL health reporting
seminar.
Di Fabrizio (del 10/06/2007 @ 09:40:40, in casa, visitato 2188 volte)
Da
Osservatorio sui Balcani
Con i rom, di ritorno a Mitrovica
07.06.2007
La ricostruzione degli appartamenti nel quartiere di Mahalla - OSCE
Tre donne rom. Dopo otto anni sono rientrate a Mahalla, quartiere rom di
Mitrovica raso al suolo durante la guerra. Tra un passato da sfollate e un
presente ancora precario. Una nostra traduzione
Di Sebiha Bajrami -
Nevipe Kosov@
Selezione e traduzione a cura di Le
Courrier des Balkans
e Osservatorio sui Balcani
I politici che fanno visita ai rom nel loro quartiere di Mitrovica assicurano
che il Kosovo sarà presto indipendente. Il primo ministro Agim Ceku ha
aggiunto che il Kosovo indipendente rappresenterà un progresso per tutte le
comunità che vi vivono e che nessuno dovrà avere dubbi in merito. “Noi ci
auguriamo che tutti coloro i quali hanno lasciato il Paese rientrino in un
Kosovo indipendente”, ha aggiunto.
"La nostra vita a Kragujevac era molto difficile. Mio bisnonno viveva in questo
quartiere, ed ora noi siamo di ritorno. Non è positivo però essere obbligati a
rimanere sotto la protezione dei soldati internazionali, vogliamo essere liberi.
Prima o poi questi soldati se ne ritorneranno a casa loro, e allora non sappiamo
cosa ci accadrà. E poi speriamo che i nostri figli possano andare a scuola, è là
che si prepareranno per il loro futuro”, ci hanno raccontato alcune donne rom
del quartiere.
Milikia, una donna di sessantatre anni, è rientrata da Subotica, in Vojvodina,
col marito e con i suoi sei figli. Prima della guerra del 1999 viveva in questo
quartiere e ora prova a ricostruirsi una vita. Abbiamo parlato con lei della sua
nuova casa.
Eccoti nella tua nuova casa, come ti senti?
Milikia: Che dire, dopo la guerra in Kosovo, pieni di paura, abbiamo abbandonato
le nostre case. E ora, otto anni dopo, siamo ritornati. Le nostre vecchie case
non esistono più. Ma ci hanno offerto questo appartamento. Devo dire che abbiamo
un po' paura a stare qui, abbiamo paura ci accada qualche cosa. Prego Dio che
non ci accada niente e di non essere obbligati ad andarcene un'altra volta.
Abbiamo ricevuto questi appartamenti, non sono così male, va bene.
Sei contenta di ritornare nel tuo quartiere dopo otto anni?
Milikia: Molto contenta. Prima non avevamo alcun rifugio, abitavamo in campi
collettivi. E ora, grazie a Dio, stiamo bene. Mio bisnonno viveva qui, e noi
siamo ritornati a casa.
Come vi guadagnate da vivere?
Milikia: E' difficile, molto difficile. E' vero che ci hanno offerto questi
appartamenti, ma come facciamo se non abbiamo lavoro? Io, per esempio, avrei
bisogno di una macchina da cucire, per lavorare e guadagnarmi da vivere. Ci
hanno promesso aiuti regolari, ma per il momento non si è visto niente. Ma
qualsiasi cosa accada quello che a noi serve ora è la libertà, nient'altro.
Un'altra donna si avvicina a noi per ascoltare la conversazione con Milikia.
Stiamo parlando con Milikia della sua vita, prima e ora ... Cosa ci puoi
raccontare della tua?
Xhanxhia: Che dire? E' stato molto difficile per noi la vita in Serbia. Non era
una vita. Ringrazio l'organizzazione che ha costruito questi appartamenti per
noi e che ha organizzato il ritorno in questo nostro quartiere rom. Qui, c'è la
mia famiglia.
Che piani avete per il futuro? Nessuno di voi lavora ...
Xhanxhia: E' vero. Quando ci siamo spostati in questi nuovi appartamenti ci
hanno promesso tre mesi di aiuti alimentari. Questa promessa non è stata
rispettata. Come facciamo a vivere se non abbiamo lavoro? E' vero che ci hanno
regalato delle stufe a legna e che abbiamo la corrente elettrica, ma non
sappiamo cosa faremo in futuro. Non riceviamo più le nostre pensioni, e non
abbiamo nulla.
Ricevete le pensioni a Belgrado?
Xhanxhia: Ho ricevuto la mia pensione solo per un anno, poi è stata tagliata.
Non sappiamo che fare, abbiamo iniziato a cercare cose nella spazzatura perché
abbiamo fame e non abbiamo niente da mangiare. E' per questo che imploro Dio che
ci dia la libertà in Kosovo, e perché non ci sia più guerra. Siamo tutti uguali,
fatti di carne e sangue.
Si avvicina Aichia. Anche lei è appena ritornata nel suo quartiere dopo otto
anni passati a Kragujevac.
Dopo essere stata a Kragujevac siete ritornata nel vosro vecchio quartiere.
Siete contenta?
Aichia: Certamente! Sono molto felice. La nostra vita a Kragujevac era molto
difficile. L'organizzazione DRC ci ha donato cucine ed altri aiuti. Vorrei però
dire che noi siamo abituati a vivere in case con un giardino e non in questi
edifici con più piani. Ci servirebbe inoltre un miglior acesso ai servizi
sanitari, per non essere obbligati ogni volta a recarci a Mitrovica nord, è
troppo lontana per i malati.
Come fate per i generi alimenari visto che nessuno di voi ha un lavoro?
Aichia: Quando siamo arrivati qui ci hanno detto che avremmo ricevuto dei generi
alimentari. E a volte, ce ne danno. Facciamo il giorno prima delle liste di ciò
di cui abbiamo bisogno. Ma poi meno della metà di ciò che abbiamo chiesto arriva
veramente fino a noi. Da questo punto di vista non si può certo dire le cose
vadano bene. Evidentemente qualcuno si sta arricchendo sulle nostre spalle. A
volte non abbiamo né la corrente elettrica né l'acqua.
Qual'è la situazione in merito alla sicurezza nel quartiere?
Aichia: La nostra casa è in fondo al quartiere. La polizia del Kosovo è nel
quartiere 24 ore su 24. E ci sono anche i soldati danesi e francesi della KFOR.
Ciononostante non è positivo essere protetti tutto il tempo dai soldati,
vogliamo essere liberi. Prima o poi i soldati se ne ritorneranno a casa, e
allora non sappiamo cosa ci accadrà.
Da
Roma_Daily_News
Parlando di intellettuali rom in Russia, dobbiamo senza dubbio menzionare le
sorelle Pankov, Natalia e Lubov. Natalia era chimica e Lubov biologa. Entrambe
le sorelle avevano un'alta coscienza nazionale e spesso affermavano che non
potevano permettersi di fare alcunché di sbagliato perché rappresentavano il
loro popolo.
Durante la II guerra mondiale le due sorelle si dimostrarono vere patriote.
Luba e Natasha erano sorelle di Nickolay Pankov (anche lui eminente Rom,
famoso, per esempio, per la sua traduzione del poema di Pushkin "Zingari" in
lingua romani). Il loro padre volle che ricevessero educazione superiore. Ma
quando la Germania di Hitler dichiarò la guerra all'URSS, le ragazze dovettero
lasciare gli studi e iniziarono a lavorare a Mosca nell'industria bellica. "Non
è tempo per studiare" dissero al padre. Lavorando sino all'esaurimento, le due
ragazze costruivano contenitori per razzi.
Dopo la guerra si laurearono. Di seguito una piccola biografia.
Natalia Pankova (1924-1991). Assistente Ricercatrice dell'Istituto
Sottoprodotti Organici e Tinture, dove lavorò per 35 anni. Ebbe una carriera
professionale di successo. Per esempio, registrò 30 sviluppi avanzati della
tintura di cianuro (ricevendo per questi il certificato di invenzione). Natalia
aveva anche talento: cantava e ballava molto bene, dipingeva con matite e colori
naturali.
Lubov Pankova nacque nel 1925 Ottenne un dottorato in Biologia nel
campo della fisiologia umana ed animale. Ha lavorato principalmente nell'area
della fisiologia clinica. E' Assistente Senior di Ricerca di un laboratorio
fisiologico dell'Istituto Centrale di Esame Avanzato della Capacità ed
Organizzazione Lavorale per Disabili. Le sue ricerche furono su un macchinario
per le relazioni intercentrali con le loro anomalie e compensazioni. Lubov
lavorò anche per l'Accademia delle Scienze dell'URSS ed istituti pedagogici,
dove insegnò fisiologia umana ed animale, attività nervosa e peculiarità
anatomica e fisiologica dei bambini e dei teenagers. Inoltre, è autrice e
co-autrice di diversi libri di studio e di oltre 50 lavori scientifici,
pubblicati principalmente nella stampa. Lubov ha anche fatto molto per
preservare e registrare la storia nazionale. Ha scritto le propriememorie, che
sono in attesa di pubblicazione.
[...]
Thanks to Nickolay Bessonov for the information
Di Fabrizio (del 08/06/2007 @ 10:13:27, in media, visitato 1604 volte)
Da
Roma_Daily_News
Nessuno ha mai sentito parlare del villaggio di Tomor, eccetto quanti vivono
lì attorno. Ora, questo piccolo villaggio nel nord Ungheria fa notizia. Una
fondazione ha deciso di aiutare gli abitati, la maggior parte disoccupati e di
scarsa scolarizzazione, a rompere la segregazione, fornendo loro computers e
collegamento wi-fi. Asseriscono che è un aiuto, ad esempio, nel terminare
gli studi, ottenere una professione e quindi un lavoro.
In quest'area la segregazione è diffusa. I bambini rom (ed a Tomor molti sono
i Rom) spesso frequentano scuole segregate [...] ed in pochi terminano gli
studi. Questa la ragione per cui la fondazione chiamata Rom Som ha deciso di
aiutarli. Ora esistono dei centri comunitari in sei villaggi dove gli abitanti
possono studiare o semplicemente navigare nel web.
Nondimeno, un altro progetto è partito a Tomor. Con l'aiuto di alcune
compagnie, per i villici sono disponibili computer al prezzo scontato di € 80,
che ricorda l'iniziativa di Nicholas Negroponte del laptop a $ 100, cosa
che ha ispirato l'iniziativa ungherese. Sono possibili anche pagamenti mensili.
Ed accanto ai computers, la connessione free wi-fi copre l'intero villaggio.
Dice la fondazione che se il programma funzionerà, continueranno in altri
villaggi e che potrebbero estendere il programma all'estero. Comunque, una cosa
è sicura: gli abitanti di Tomor sono entusiasti.
Di Sucar Drom (del 07/06/2007 @ 14:54:17, in blog, visitato 1977 volte)
Il Comitato Rom e Sinti Insieme si incontra il 16 giugno a Mantova
Negli ultimi giorni la situazione in Italia per le Minoranze Sinte e Rom è
sempre più grave e difficile. La settimana scorsa avevamo preparato un progetto
per continuare insieme il lavoro su una proposta legislativa ma il precipitare
degli eventi ha di fatto bloccato la segreteria tecnica del Comitato.
Crediamo indispensabile incontrarci insieme per decidere come proseguire e quali
iniziati...
Lettera aperta al Direttore del Corriere della Sera
Egregio Direttore, siamo stupiti per la pubblicazione del servizio “I baby
borseggiatori della Stazione Centrale” del 1 giugno, a firma di Gianni
Cantucci. Un servizio fotografico offerto ai lettori con ampio risalto
addirittura sulla prima pagina del Suo giornale.
É sc...
Roma, seminario nazionale sui diritti delle minoranze rom e sinte
La Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento per i Diritti e le Pari
Opportunità, annuncia che si terrà il 19 Giugno 2007 a Roma, nella Sala
Monumentale di Largo Chigi n. 19, il seminario dal titolo "i diritti
fondamentali dei Rom e Sinti".
Di seguito il programma provvisorio
Ore 14:30 – 14:45
"Introduzione: verso una piena effettività dei diritti fondamen...
Trento, si presenta la nuova associazione "Nevo Drom TN"
Siete tutti invitati domani, mercoledì 6 giugno 2007, alla conferenza stampa per
la nascita della prima associazione sinta nel trentino, denominata “NEVO DROM
TN” (Associazione Culturale di promozione sociale).
L’Associazione, formata prevalentamente da Sinti, persegue obiettivi culturali e
sociali allo scopo di favorire l’interazione tra le varie Culture Europee,
sensibilizzare ad una cult...
Roma, la proposta di un Patto democratico e solidale
Il 18 di maggio il prefetto di Roma Achille Serra, il sindaco della Capitale
Veltroni, i presidenti della Provincia Gasbarra e della Regione Marrazzo hanno
siglato un accordo con il ministro dell'interno Giuliano Amato, definito "Patto
per Roma sicura”.
Analoghe iniziative sono già state prese a Milano e a Torino e ben presto
saranno estese a numerose aree del Paese.
Secondo que...
Varese, Conferenza “Cultura Rom e Mediazione”
Presso l’Istituto Universitario in Scienze della Mediazione Linguistica di
Varese, sabato 9 giugno alle ore 10.30, avrà luogo una conferenza tenuta da
Eligio Benci, responsabile del Campo Rom di via Germagnano a Torino e dalla
segreteria dell’ufficio Rom Sinti e Nomadi di Torino.
Questo intervento rientra nel più ampio programma dei seminari di Mediazione
Culturale attuati dall’Istituto, c...
Raffaele Zanon (AN) : "Servono regole più severe contro i Rom"
Il consigliere regionale di Alleanza Nazionale Raffaele Zanon (in foto) ha
annunciato che ha chiesto la discussione urgente in Commissione del progetto di
legge che si propone di regolamentare e disciplinare gli interventi sulla
presenza delle popolazioni nomadi nella Regione Veneto, attuando un maggior
controllo della legittimità della loro presenza nei territori comunali.
Per Zanon: "...
Da
Kosovo_Roma
Cari amici di roma-kosovoinfo, questi gli aggiornamenti sul nostro sito
News
04 Giugno 2007
Amnesty International "estremamente preoccupata" sui ritorni forzati in
Kosovo
Nel suo rapporto, Amnesty International (AI) ammonisce sui ritorni forzati
delle minoranze etniche in Kosovo. L'organizzazione è "estremamente preoccupata"
su come alcuni stati europei stiano preparando deportazioni in Kosovo, anche se
il conflitto politico sullo status della provincia può portare a rinnovate violenze,
secondo AI. "Sinora, né l'UNMIK (l'Amministrazione ad Interim ONU) né l'attuale
PISG (Istituzioni Provvisorie di Auto Governo) sono state capaci di garantire un
sicuro sviluppo in cui i membri delle minoranze possano ritornare in sicurezza e
dignità", dice AI. Secondo sue stime, dal luglio 1999 oltre 235.000 Serbi, Rom e
membri di altre minoranze etniche hanno lasciato il Kosovo. Solo il 6% ha fatto
ritorno. Il rapporto completo è disponibile nella sezione "Documenti":
http://www.roma- kosovoinfo. com/index. php?option=
com_content&task=view&id=22&Itemid=35#Forced% 20Returns
28 Maggio 2007
L'ONU continua ad ignorare la richiesta di giustizia per i Rom kosovari
A nome dei 158 Rom IDP (Persone Internamente Disperse) il Procuratore Dianne
Post ha compilato un reclamo contro l'ONU nel febbraio 2006. Dalla distruzione
dell'insediamento a Mitrovica sud nel luglio 1999, i Rom vivono in campi,
costruiti su terreni altamente contaminati. I campi hanno continuato ad esistere
sino all'aprile 2006, sotto la supervisione delle Nazioni Unite, nonostante
fossero riportati livelli estremi di contaminazione da piombo. Dianne Post
chiede supporto, dato che sinora l'ONU non ha risposto al reclamo.
http://www.roma- kosovoinfo. com/index. php?option=
com_content&task=view&id=131&Itemid=1
24 Maggio 2007
Rapporto 2007 di Amnesty International: Discriminazione sulle minoranze in
Kosovo
Secondo il rapporto annuale di Amnesty International, che copre lo stato dei
diritti umani in 153 paesi, le minoranze etniche continuano a fronteggiare serie
discriminazioni nella provincia serba del Kosovo. Atti di violenza che sono
motivati da odio etnico sono difficilmente perseguiti, il numero di quanti hanno
fatto ritorno in Kosovo rimane basso. Quanti sono stati rimpatriati a forza
dagli stati membri EU non ricevono supporto dalle autorità pubbliche, critica
AI.
http://www.roma- kosovoinfo. com/index. php?option=
com_content&task=view&id=133&Itemid=1&lang=en
Media
AFP: Roma minority demands to be part of Kosovo status negotiations, 29.5.2007
http://www.dzeno.
cz/?c_id= 14462
"Building a new beginning - The return to Roma Mahala", in: UNMIK, Focus Kosovo,
March 2007.
http://www.unmikonl ine.org/pio/ fokus_kosovo_ eng.htm
Documenti
Amnesty International: Kosovo (Serbia). No Forcible Return of Minorities to
Kosovo, Maggio 2007.
http://www.roma- kosovoinfo. com/index. php?option=
com_content&task=view&id=22&Itemid=35&lang=en#Forced% 20Returns
Di Fabrizio (del 06/06/2007 @ 10:07:41, in Italia, visitato 1979 volte)
Mi sono arrivate quasi assieme: l'annuncio di un convegno ed una sua
lettura critica da parte di Maurizio Pagani - vicepresidente Opera Nomadi Milano
La Fondazione ISMU organizza il 13 Giugno 2007 presso il
Centro Congressi della Fondazione Cariplo in via Romagnosi 6,
Milano Ore 10.30 – 13.30 Il Seminario su
"Insediamenti Rom/Sinti e popolazioni maggioritarie: i rapporti possibili"
PROGRAMMA PROVVISORIO
10.00 WELCOME COFFE E REGISTRAZIONE DEI PARTECIPANTI
10.30-12.30 Introduce e modera: Maurizio Ambrosini, Università degli
Studi di Milano
Intervengono:
Don Virginio Colmegna, Casa della Carità
Mariolina Moioli, Assessore Famiglia, Scuola e Politiche Sociali, Comune
di Milano
Renato Saccone, Prefettura di Milano
Antonio Tosi, Politecnico di Milano
Carlo Berini, Istituto di Cultura Sinta, Mantova
12.30 – 13.30 Dibattito
Conclude Vincenzo Cesareo Fondazione ISMU
Si ringrazia la Fondazione Cariplo per la concessione del Centro Congressi
A proposito del seminario promosso dall'ISMU vorrei proporvi alcune brevi
riflessioni.
Come alcuni di voi già sapranno, la ricerca, a cui abbiamo partecipato anche noi
come Opera Nomadi, è stata presentata in Regione c.ca 2 mesi fa sollevando
alcune questioni che sono rimaste senza risposta (in particolare le analisi
riferite all'abitare e alle politiche di accoglienza).
Nel frattempo, tutto è continuato come se nulla fu desse, da una parte il
binomio Moioli (Moratti) - don Colmegna, con la messa a regime del "Patto di
legalità e solidarietà" in via Triboniano e l'enfasi posta sulle politiche
emergenziali, dall'altro una pletora di persone (soprattutto le comunità rom e
sinte) e di associazioni ridotte a sudditi storditi e silenti.
Giova forse ricordare che non più di 3 settimane orsono, alcune delle persone in
indirizzo si recarono con Basilio Rizzo dal Prefetto per contestare non solo il
metodo autoritario ed escludente del nuovo corso milanese ma anche e soprattutto
i risultati deludenti che fino ad oggi ha raccolto (con buona pace di chi ancora
non se ne è accorto). In quella sede si preferì infatti discettare più di
pragmatismo che di principi ed etica (perchè ad esempio non contestare
apertamente un "Patto" che sancisce una evidente differenza di trattamento tra i
cittadini? o ancora l'espulsione dei 24 Rom dal Ceas di P.co Lambro in assenza
assoluta di regole di garanzia?). Parlammo quindi di quello che non viene fatto
dall'Amministrazione Comunale nell'ambito scolastico e sociale, dell'abbandono
delle aspettative di chi abita nei campi, della rinuncia a sostenere le
esperienze di lavoro delle cooperative rom che operano sul territorio ecc.
Permettetemi quindi di avanzare dei cattivi pensieri in merito all'impostazione
dei lavori. Mi domando infatti perchè da essi siano stati esclusi gli
interlocutori (molti) che operano da decenni in questa ambito a Milano? Non
dubito certo delle capacità dialettiche dei curatori della ricerca a cui rinnovo
la mia stima, o di Carlo Berini dell'Istituto di Cultura Sinta ( e Opera Nomadi
di Mantova) noto per il suo forte temperamento, ma non posso altresì che
considerare negativamente l'eccesso di zelo (interessato?) che gli ambiti
accademici, così come la stampa locale, mantiene deferente da tempo di fronte ai
politici di turno.
A chi giova tutto ciò?
Maurizio Pagani - vicepresidente Opera Nomadi Milano
Di Fabrizio (del 06/06/2007 @ 09:37:31, in Europa, visitato 2344 volte)
Un brano appena apparso su Redattore Sociale, subito
segnalatomi da diversi lettori. Grazie
05 - 06 - 2007
''Al Parlamento Europeo dovrebbero sedere 16 membri rom''
''In un mondo ideale'': è invece estremamente scarsa la rappresentanza politica
nell'Ue di rom e sinti, dice il nuovo rapporto di Enar e di Erio.
La prima barriera? I partiti politici
BRUXELLES - "In un mondo ideale, il mondo politico dovrebbe riflettere
fedelmente la propria base di rappresentanza. Se così fosse, i dieci milioni di
rom presenti in europa dovrebbero godere di una rappresentanza del 2% negli
organi decisionali. Ad esempio, al Parlamento Europeo dovrebbero sedere 16
membri rom, ma è una cifra molto lontana dalla realtà": questo brano, tratto dal
'fact sheet' congiunto di Enar (European Network Against Racism) e di Erio (European
Roma Information Office) "Partecipazione politica di rom, nomadi, e sinti",
rende bene l'idea di quanto queste comunità subiscano una spiccata
sottorappresentazione, nonostante i regimi democratici vigenti ovunque in
Europa. Rom, sinti e nomadi costituiscono la minoranza etnica più numerosa nel
Vecchio Continente, in particolare nei paesi dell'Europa centrale e orientale.
Dappertutto però il loro livello di rappresentanza è basso.
Le cause di ciò sono molteplici, e inserite in un circolo vizioso costituito da
pregiudizi da parte degli organi politici (partiti e istituzioni), povertà e
ignoranza da parte di queste minoranze. La partecipazione alle elezioni per
queste comunità è molto bassa, indicando un grado elevato di disillusione per
ciò che il potere politico può fare per loro. D'altra parte però molti sistemi
elettorali alzano verso queste minoranze barriere insormontabili, richiedendo ad
esempio una localizzazione geografica per essere iscritti nei registri degli
elettori. A questo si deve aggiungere che spesso i membri di questi gruppi
etnici sono sprovvisti di uno status civico: molti di loro non hanno nemmeno una
carta d'identità, e atti come matrimoni o nascite non sempre vengono fatti
registrare. Ma anche nel caso si abbiano questi documenti, capita che non
vengano riconosciuti come validi passando da uno Stato all'altro, fatto
frequente nel nomadismo.
Venendo al dettaglio dei meccanismi di esclusione, i partiti politici sono la
prima barriera individuata nel rapporto all'inclusione dei rom nella vita
politica. C'è una generale riluttanza da parte dei partiti più importanti nel
fare proprie le istanze di rom, nomadi e sinti, di candidarli nelle proprie
liste, o comunque di dimostrare vicinanza a questi gruppi, dato che non sono
generalmente ben visti dall'opinione della massa. E quando un rom ce la fa a
farsi candidare, ciò avviene sempre in posizioni di lista che lo rendono
ineleggibile. Nemmeno la creazione di partiti politici su base etnica aiuta, a
causa della scarsa attenzione che i nomadi stessi riservano alla vita politica.
Ad esempio in Bulgaria, il paese con la comunità più numerosa, nel 2005 il
partito Euroma non ha piazzato nemmeno un eletto. Vi chiaramente sono eccezioni,
come le due europarlamentari rom Viktoria Mohacsi e Livia Jaroka, ma nella
maggior parte dei casi sui tratta di successi alle elezioni locali. Questo è un
ambito più vicino agli interessi diretti di queste minoranze, e a una maggior
partecipazione si lega un maggior successo.
Nel documento di Erio e Enar vengono individuate alcune buone pratiche per
contrastare questo stato di cose, come lo sono ad esempio gli organismi di
autogoverno per i rom ungheresi. Nonostante le critiche a questa iniziativa
(mancanza di poteri effettivi, di fondi, di competenze, esclusione dalla vita
politica dominante), questi organismi si sono rivelati un'ottima palestra per
promuovere la coscienza di comunità e dei propri diritti, incoraggiando una
partecipazione politica che può fuoriuscire dai limiti dell'iniziativa. In
questo processo, il ruolo delle ONG e le risorse offerte dal loro lavoro vengono
visti come preziosissimi, ad esempio incentivando al partecipazione al voto o le
candidature. Incontri e tavole rotonde tra politici, amministratori e
rappresentanti di questi gruppi offrono un'ulteriore piattaforma di confronto e
di partecipazione. Alcuni partiti si sono poi impegnati a includere nei loro
ranghi delle minoranze.
Ma tutto questo non basta. A discapito della complessità del problema e del
circolo vizioso che lo alimenta, fondamentale resta - sottolineano Erio e Enar -
la partecipazione attiva e diffusa i rom, sinti e nomadi alla vita politica. Ai
governi e a i partiti invece si chiede di attuare strategie che creino un
terreno fertile per un loro coinvolgimento effettivo, cominciando anche ad
assumere rom nelle amministrazioni pubbliche, a partire dal livello locale. Un
occhio di riguardo viene richiesto poi per l'inclusione di frange marginalizzate
nell'emarginazione, come le donne e i giovani. (matteo manzonetto)
© Copyright Redattore Sociale
Da
British_Roma
The Times 1 June 2007
Jan Kochanowski
Un Rom sfuggito dalle strette maglie naziste e divenuto studioso emerito della
cultura romani
Jan Kochanowski ha lasciato una solida eredità di libri in francese ed
inglese, di studi zingari, di cui aveva una conoscenza diretta.
Non sembrava destinato alla vita di studioso. Nato in una tribù dei clan Gila,
Stanga e Frundze, che vivevano in tende nelle foreste alla periferia di
Cracovia, Polonia, nel 1920, vagabondando senza meta con la sua famiglia estesa
attraverso gli stati sovietici del nord est Europa, e divenne esperto nelle
tecniche zigane di sopravvivenza. Così a circa 20 anni si ritrovò in Lettonia
nel mezzo dell'invasione tedesca, e parecchie volte riuscì ad evitare i campi di
lavoro e di sterminio.
Molti della sua famiglia morirono gassati in un sinagoga dove erano
ammassati, altri morirono quando i tedeschi diedero fuoco all'hangar dove
avevano cercato rifugio. Quando altri Rom vennero schierati in un bosco per
essere fucilati, il comandante tedesco prese Kochanowski da parte, dicendo: "Non
il ragazzo."
I suoi fratelli e sorelle non furono tanto fortunati. Caddero vittime del
genocidio che sopraffece tanto gli Zingari che gli Ebrei. Suo padre raggiunse le
forze sovietiche e morì come comandante dell'Armata Rossa durante i
combattimenti a Smolensk nel 1942.
Diversi anni prima, Kochanowski si era iscritto su un corso di studio a Riga.
Un pomeriggio gli arrivò un messaggio da parte si sua madre di lasciare
immediatamente la scuola perché i nazisti lo aspettavano per arrestarlo. Lei
aveva trovato un posto per nascondersi, a lui sconosciuto, ma seppe che doveva
lasciare la Lettonia.
Kochanowski andè in Francia dove, aveva imparato, l'autorità tedesca stava
vacillando. A Parigi nel 1944, d'altra parte, fu preso dai tedeschi e messo con
altri 100 lettoni nel campo periferico di Beauregard. Nuovamente, scappò e nel
gennaio 1945 raggiunse le Forze Polacche sotto il comando britannico.
La sua familiarità col polacco, le lingue baltiche ed il russo lo portarono
all'attenzione dell'intelligence britannico, ma declinò l'offerta di lavorare
come spia nell'Europa del dopoguerra. Era comunque orgoglioso di aver ricevuto
una medaglia per meriti di servizio e volle stabilirsi in Francia. Era un povero
rifugiato senza alcuna prospettiva, quando si innamorò di Elisabeth Morel,
figlia di un industriale. Dopo il loro matrimonio a Parigi nel 1950, si
trasferirono in una grande casa, anche se il matrimonio di un'alta borghese con
uno Zingaro era stato considerato uno scandalo.
Ci furono pressioni contro questo matrimonio. Kochanowski non era in grado di
trovare un impiego regolare, passando invece molto del suo tempo studiando
all'Università di Parigi. Un po' di denaro gli arrivava dal teatro. Già da
bambino era un buon ballerino e cantante, così la Troupe Bohémien fu lieta di
averlo assieme - ma non di pagarlo quanto era la sua popolarità presso il
pubblico.
Sua moglie notava, anche, che lui si sentiva colpevole di essere uno dei due
membri della sua famiglia scampati al terrore nazista. Nel 1960, erano nati nel
frattempo due bambini e una bambina, lasciò la famiglia. Aveva un PhD in
linguistica dalla Sorbona, e la determinazione a fare propaganda per i Rom e
scrivere di loro.
Non fu facile. Altri studiosi contestavano le sue credenziali. Sua madre
dovette arrivare a Parigi da Riga per conversare con lui, nel loro dialetto
romani, sui loro costumi, in fronte ad una giuria accademica. Sperando di aver
taciuto i rumori sulla sua persona, Kochanowski fondò la propria associazione,
Romani Yekhipe (Romani Assieme).
Nonostante il budget risicato, divenne influente. In Francia giocò un ruolo
fondamentale nell'abolire i documenti speciali richiesti ai Rom con i loro
personali dettagli fisici.
Kochanowski partecipò regolarmente alle conferenze romani internazionali,
dove promosse una controversa teoria linguistica sulla ragione della migrazione
verso ovest del suo popolo dall'India del nord. Con il suo nome polacco, e
talvolta sotto il patronimo romani di Gila, pubblicò parecchio sui Rom e i oro
dialetti, incluso uno dei primi libri di istruzione, Parlons Romani. Il suo
lavoro fu sempre stimato ma, con suo gran rammarico, non lo portò mai a
posizioni accademiche.
Kochanowski vedeva l'assimilazione come la morte culturale dei Rom e
richiedeva loro di essere orgogliosi della propria etnicità. Sempre diceva a
Saster, il suo primogenito, di "amare la natura e rispettare ognuno, ballare,
cantare... e fare l'amore con amore".
Per paradosso, i suoi figli finirono completamente assimilati nel mondo
non-Rom. Parte di ciò avvenne perché durante la loro crescita non ebbero modo di
imparare le loro tradizioni ancestrali e la madre lingua.
Sua figlia morì a 25 anni, dei figli sopravissuti uno diventò direttore del
balletto nazionale del Gabon e l'altro generale dell'aviazione militare
francese. Anche sua moglie gli è sopravissuta. Al suo funerale a Beauvais, la
bara è stata avvolta nella bandiera rom.
Jan Kochanowski (Vania de Gila), studioso romani, nacque il 6 agosto 1920.
Morì di cancro al pancreas il 18 maggio 2007, ad 86 anni.
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