Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Di Daniele (del 26/03/2006 @ 10:54:06, in casa, visitato 2479 volte)
Iniziativa Thara Haus
Thara è la parola rom per "domani" ma significa anche "futuro". Cos'è Thara.L'iniziativa Thara Haus (Haus significa casa) è una collaborazione di organizzazioni rom e non rom a Vienna, Austria. L'obiettivo principale è di offrire ai giovani rom e sinti che risiedono a Vienna, Austria, un ampio paniere di programmi di formazione e di attivazione orientati a prepararli per il futuro ingresso nel mercato del lavoro o istruzione superiore. Come una cooperazione di sviluppo Equal (nEwC_baselines), l'iniziativa Thara Haus è impegnata nella promozione dell'integrazione dei giovani rom e sinti nel mercato del lavoro con una attenzione particolare al background socio-culturale del gruppo interessato. L'iniziativa Thara Haus – Equal DP nEwC_baselines si rapporta ad altri progetti simili in tutta Europa. O biettivi di Thara.Migliorare le prospettive di vita dei giovani rom e sinti; migliorare le loro possibilità d'ingresso nel mercato del lavoro o conseguire l'istruzione superiore rafforzando la sicurezza di sé ed in generale elevando il livello di istruzione. Incoraggiare i giovani a conoscere il loro background culturale come un aspetto positivo di vera diversità e nello stesso tempo dare loro la possibilità di sviluppare sinergie con la società dominante, senza perdere "di vista" il loro background culturale. Offrire ai partecipanti l'opportunità di acquisire facili competenze e vere qualifiche attraverso una varietà di stimolanti programmi, nei quali possono sperimentare elementi chiave di lavoro di gruppo, scoprire le loro personalità e più in generale imparando con piacere. Creare una piattaforma per il dialogo interculturale (e intergenerazionale) a tutti i livelli per migliorare l'accettazione e la comprensione fra i rom e i non rom. Ridurre il pregiudizio e le barriere fra rom e non rom: imparando l'uno dall'altro è un aspetto chiave di questo obiettivo. L'attivazione e la motivazione delle grandi imprese di Vienna ad entrare nelle cooperazioni CSR ed offrire ai giovani rom posizioni di apprendistato, di tirocinio o offerte di lavoro. Per incoraggiare e assicurare l'attiva partecipazione dei rappresentanti rom e sinti agli sforzi dell'iniziativa Thara Haus. Un approccio innovativo.L'iniziativa Thara Haus non deve integrare i giovani rom e sinti nella società dominante imponendogli i propri valori, costringendoli a rinunciare al loro tradizionale background culturale e sociale. L'approccio innovativo è quello della collaborazione e del dialogo che aiuterà i giovani rom e sinti ad individuare il meglio dei due mondi e incoraggiarli a utilizzare questa conoscenza a loro vantaggio. I programmi educativi devono stimolare l'interesse del nostro gruppo obiettivo ed essere percepiti "divertenti", "calmi", moderni e tradizionali, creativi e di supporto allo stesso tempo. Una varietà di progetti permetterà ai partecipanti di "imparare facendo" e darà loro l'opportunità di conquistare qualifiche e abilità di base, scoprire i loro punti di forza e di debolezza, definire le loro preferenze e attitudini e sperimentare l'importanza della credibilità e della forza nella realizzazione dei progetti.
Di Daniele (del 24/03/2006 @ 10:53:04, in casa, visitato 2837 volte)
Da International Alliance of Inhabitants: Una donna incinta, Kathy Buckland, era lì mentre la sua casa-mobile veniva trascinata via dalla sua terra e veniva bruciata vicino alla strada … Migliaia di persone in Gran Bretagna subiscono questo trattamento: sfrattate con la forza dalle loro stesse proprietà e costrette ad arrangiarsi, alla stregua di occupanti “illegali” di parcheggi e di aree di sosta. Perché? Perché esse appartengono a una minoranza, stabilitasi in Inghilterra da 500 anni, che ha sempre subito atti di intolleranza, pregiudizi e discriminazione razziale della maggior parte della popolazione; i Rom, o Zingari, e i nomadi, che nonostante tutti gli ostacoli e le difficoltà incontrate restano attaccati alle loro tradizioni, lingue e modi itineranti. Attualmente Dale Farm è la più grande comunità di nomadi della Gran Bretagna. La continua minaccia di sfratto è causa di forte stress per tutte le famiglie di Dale Farm e per quelle delle comunità minori di nomadi di Five Acre Farm e Hoverfields Avenue. Il numero totale di persone coinvolte supera il migliaio. Si tratta di un caso di pulizia etnica? Come tale è percepito dalle vittime, tra cui vi sono nove donne incinte. Grattan Puxon , ex segretario generale del Congresso Mondiale dei Rom: “In poche parole, vogliamo che Dale Farm sia lasciata in pace. E stiamo opponendo resistenza nella speranza di mettere fine agli sfratti della nostra gente in tutta la Gran Bretagna e nel resto del mondo. Vogliamo che la pulizia etnica venga fermata. Aiutateci per favore.” Cosa possiamo fare? Moltissimo, come è dimostrato dalle altre Campagne Sfratti Zero. Queste funzionano perché si stabilisce un legame di solidarietà tra la mobilitazione locale e le decine di migliaia di persone che sostengono concretamente la battaglia, anche con una semplice firma. Perciò è indispensabile la solidarietà internazionale. Clicca qui per firmare subito l'Appello! La tua firma raggiungerà immediatamente tutte le controparti interessate. Spedisci questo appello ai tuoi amici e falli firmare.
Di Sucar Drom (del 23/03/2006 @ 01:58:57, in casa, visitato 1630 volte)
Modena, Forza Italia contro gli stanziamenti a favore di Sinti e Rom"Le giunte di sinistra continuano a sperperare milioni di euro per pagare servizi a nomadi. Invece di pensare a rendere più accessibili le case ai cittadini, gli Amministratori di sinistra preferiscono spendere enormi cifre solo per cambiare posto alle carovane."
Con queste parole esordisce Leoni di Forza Italia condannando l'impegno della Regione Emilia Romagna e di seguito del...
Modena, il Consiglio Comunale sceglie le microaree per i Sinti IL Consiglio Comunale di Modena ha votato per la chiusura del "campo nomadi" di via Baccelliera, dove vivono circa trecento Sinti Italiani.
L’area di via Baccelliera è stata permutata all’Istituto Diocesano per il Sostentamento del Clero dell’Arcidiocesi di Modena e Nonantola con un terreno di circa 9.600 metri quadrati di proprietà dell’Istituto. La permuta dei terreni p...
Roma, sgomberate famiglie Rom KalderashaBlitz all'alba di lunedì 20 marzo nel parcheggio di Saxa Rubra dove i Vigili Urbani del XX Gruppo e le Forze dell'Ordine hanno sgomberato il "campo nomadi" abusivo, allestito da almeno un anno. L'operazione era richiesta da alcune settimane dal Sindaco di Roma, Walter Veltroni.
L'Assessore alla Sicurezza del Comune di Roma, Liliana Ferraro, ha espresso il suo apprezzamento e il s...
Roma, sfilata di moda dell'Antica Sartoria RomA Roma domenica 26 marzo 2006, alle ore 18.00 presso La Palma Club, in via Giuseppe Mirri n.35 sarà presentata la nuova collezione dell'Antica Sartoria Rom.
L'evento, organizzato con il contributo del Comune di Roma, è affiancato da un ricco programma che inizia alle ore 16.00 con una tavola rotonda dal titolo "i Rom e il lavoro: realtà e prospettive", prosegue al...
Di Fabrizio (del 21/03/2006 @ 11:48:25, in casa, visitato 3192 volte)
Mangiatoia anche al campo di via Triboniano?
Ci sono lavori in corso, ne parlava un recente comunicato di Aven Amentza: ... si è cominciato dai Rom bosniaci, una famiglia allargata di 50 persone. Essi hanno assistito, dal fango del prato, in cui hanno trascorso questi mesi di pioggia e gelo, alle varie fasi dei lavori e, con grande sconcerto, a quella che ha portato all’installazione dei containers...
Il recente incendio ha provocato nel settore dei Rom rumeni un gran rimescolamento, se il campo era prima un labirinto inestricabile, ora la situazione è persino peggiorata: come ricordava una recente denuncia: Non corrisponde al vero anzi, è una palese e sfacciata menzogna, che vi fosse la possibilità di accogliere quanti si fossero rivolti per chiedere un riparo. [...] Solo 7 o 8 persone, compresi alcuni bambini, hanno potuto occupare un letto in camerata. Nel settore dei Khorakhané (Bosniaci) quanto scritto un mese fa è praticamente uguale. Davanti a un camper, fa bella mostra uno scaramantico estintore. Il ragazzo che voleva fare il cuoco, ha cambiato idea e pensa ad un futuro da elettrauto. Nonostante i rivolgimenti, lo sportello sindacale continua sotto i miei occhi.
Sono gli stessi Rom, con i volontari di Aven Amenza, che mi accompagnano nel cantiere dove si sta costruendo il loro nuovo campo. Subito prima dell'ingresso, due segnali forti e di segno opposto:
- tre famiglie si sono accampate accanto al muro di cinta esterno. Le loro roulottes sono bruciate nell'incendio dell'otto marzo e da allora vivono in tenda. Avevano perso tutto e un negoziante lì vicino ha dato loro tre tende nuove, per 18 euro. Non so se questo negoziante posso chiamarlo benefattore, o soltanto una persona onesta.
- questo cartello fa bella mostra di sé:
Comune di Milano Lavori di messa in sicurezza e adeguamento igienico sanitario campo nomadi - 2° intervento - campo nomadi di via Triboniano
Importo progetto |
Euro |
1.000.000,00 |
Importo base d'asta |
Euro |
749.662,51 |
Oneri per la sicurezza |
Euro |
42.237,83 |
Importo del contratto |
Euro |
611.349,78 |
Inizio lavori |
29/08/05 |
Fine lavori |
28/08/06 |
Sospensione lavori |
dal 30 /08/05 al 14/09/06 |
Gara in data 15/04/05 |
Euro 611.349,78. Gara al ribasso del 18,45% |
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Preciso di non avere competenze in materia, ma che mi sfugge la logica di come sono stati spesi un miliardo e due del vecchio cono.
I 50 Khorakhané sono accampati da questo inverno in una spianata, attrezzata di 6 bagni chimici (tutti funzionanti per fortuna). Al cantiere lavorano 5 operai. Il nuovo campo è un rettangolo di circa 20/25 metri per lato, con una gettata di cemento e una rotonda. Al centro è stata ricavata una strada vagamente circolare, con in mezzo una fontanella comune. Nella rotonda forse potrebbe manovrare un Ape piaggio, non di più.
Il resto dello spazio è occupato dal blocco dei bagni e da 6 container, staccati di un paio di metri (e anche meno) l'uno dall'altro. Se per caso dovesse scoppiare un incendio, diventerebbero una trappola micidiale.
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I 6 container. ...mentre la gru li sollevava per collocarli sul terreno, hanno potuto constatare che essi erano ampiamente danneggiati nella parte sottostante. Alcuni lo sono anche nell’interno e nel soffitto. Insomma, ci piove. Uno dovrà essere sostituito, perché i suoi allacciamenti non corrispondono a quelli che l’impresa ha realizzato nel terreno. (op. cit.)
Controllo le targhette su ogni container: provenienza Commissariato del Friuli, costruiti nel 1992, ultima revisione nel 1993.
OK, ho fatto una rapida ricerca. Container simili, ma nuovi li vendono proprio in via Triboniano (hanno persino un sito web, cercatelo con google) i costi variano tra 1.400 e 5.800 euro l'uno a seconda del modello. Rimane da capire dove siano spariti gli altri soldi da quest'estate: tra bagni chimici, una passata di ruspa e una gettata di cemento.
Puntata precedente
Di Sucar Drom (del 21/03/2006 @ 01:48:18, in casa, visitato 2015 volte)
Ti Press |
Problema nomadi, altri cinque anni per
risolverlo |
BELLINZONA - Serviranno altri cinque anni al
Governo per poter individuare quali saranno le aree di sosta per i
nomadi. È quanto sostiene il Consiglio di Stato rispondendo a
un'interrogazione firmata dal deputato leghista Lorenzo Quadri e
cofirmatari. Alla domanda di Quadri "quali sono i tempi previsti per
l'annunciato Piano di utilizzazione cantonale (PUC) che definisca le
aree nomadi", il Governo ha risposto che "sulla base dell'esperienza
già avuta con simile procedura si può indicare in circa cinque anni la
durata della procedura tendente a formalizzare nel PUC le aree di sosta
per i nomadi". Insomma un problema - quello delle aree da destinare ai
nomadi - che non è affatto facile da risolvere anche perchè come
sottolinea il Governo nella sua lunga risposta all'interrogazione la
collaborazione da parte dei Comuni è parecchio scarsa: "La riluttanza
della popolazione sedentaria e la diversità della cultura nomade, sono
sicuramente dei fattori che condizionano la collaborazione e
disponibilità dei Comuni alla realizzazione, sul loro territorio, delle
aree di sosta. Questo atteggiamento, che di fatto ha scaricato sul
Cantone tutta la responsabilità concernente la gestione dei nomadi,
compresa quella finanziaria, non risulta essere consono ad uno spirito
di collaborazione che dovrebbe sussistere tra gli enti locali e
l'Autorità cantonale". |
Il Governo ricorda che:
- il Ticino è da sempre terra di accoglienza e continuerà a dare
ospitalità ai nomadi, garantendo un soggiorno dignitoso e facendo in
modo che ciò avvenga nel rispetto delle leggi e della sensibilità delle
popolazioni indigene.
- è improponibile pensare di risolvere il problema dello
stazionamento delle carovane di nomadi in Ticino semplicemente impedendo
loro con la forza di fermarsi nel nostro cantone. Questa via non è solo
impraticabile dal punto di vista legale, ma anche e soprattutto dal lato
etico
- riteniamo che la presenza delle famiglie nomadi debba sempre
rimanere in forma transitoria, numericamente sostenibile, in relazione
con la capacità di accoglienza possibili nel Cantone. |
Per quanto riguarda il progetto
della Commissione nomadi di individuare "almeno quattro, meglio sei"
aree attrezzate per i nomadi, il Governo afferma di ritenere "giudizioso
poter disporre di quattro aree di sosta, due ubicate nel Sottoceneri e
due nel Sopraceneri".
Sui relativi costi è ancora prematuro poter esprimere cifre, dato che
prima devono essere individuate le aree, aree che - viene precisato dal
Consiglio di Stato - "sono indispensabili per evitare che i nomadi
sfuggano la controllo delle autorità di polizia e vadano a sistemarsi,
senza autorizzazione, in terreni privati". |
Di Fabrizio (del 19/03/2006 @ 18:30:09, in casa, visitato 2385 volte)
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I residenti di via Fermi uniti ai Rom per sollecitare interventi
Ieri mattina, venerdì, gli abitanti della zona, assieme ai Rom ospiti, hanno fatto visitare il campo “provvisorio” ai giornalisti. Evidenziate le gravi carenze igienico-sanitarie della struttura. Richiesto l’interessamento delle autorità. Il giorno prima il campo era stato visitato dal sindaco di Novara Massimo Giordano
di Massimo Delzoppo - sabato 18 marzo 2006 pag. 9 - CRONACA
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"Si possono lasciare dei bambini in queste condizioni?". La domanda che ci rivolge Piotr, uno dei tanti nomadi rom che vivono nel campo "provvisorio" di via Fermi a Novara, è quella più frequente che sentiamo mentre visitiamo l'area Siamo stati convocati ieri mattina, venerdì, dai residenti della via e dagli stessi nomadi per sollecitare un intervento da tempo atteso, per risolvere una difficile situazione a livello di sicurezza e igiene.
Ad attenderci una delegazione di cittadini formata da Gianluigi Roggia, Antonio Colferai, Giovanni Longoni, Claudio Siviero. "Noi e i rom ci sentiamo entrambi abbandonati dalle istituzioni. - spiega Gianluigi Roggia - Questo problema è stato lasciato tutto sulle nostre spalle e sulle loro. Quindi per motivi diversi sia gli abitanti di via Fermi che i rom vogliono che questa situazione si sblocchi. Questo doveva essere un campo "provvisorio" che è così dal 2001. Guardatevi attorno e dite se tutto questo è degno di una città civile".
La visita al campo offre subito l'idea di come sia sicuramente difficile viverci. I servizi igienici chimici sono pochi e ci viene spiegato che "l'impresa che deve pulirli non sempre passa". Le roulottes del campo non hanno la possibilità di scaricare in un apposito pozzetto le acque. Questo fatto crea problemi a livello di rete fognaria. Spesso avvengono intasamenti delle caditoie con susseguenti esondazioni "e tante volte d'estate l'odore è insopportabile", racconta Antonio, un altro dei referenti della comunità rom.
E' lui a raccontare che nella giornata di giovedì è arrivato in via Fermi il sindaco di Novara: "E' venuto Giordano. Gli ho chiesto se ci avrebbero presto dato un nuovo campo e lui non ha detto né sì, né no, ha aperto le braccia". In merito a questa visita Gianluigi Roggia, per i residenti di via Fermi, aggiunge: "Loro sono stati fortunati ieri a parlare col sindaco, noi in cinque anni abbiamo sempre avuto come interlocutori solo gli assessori".
Mentre giriamo per il campo è un continuo sollecitarci a guardare e raccontare le condizioni di vita. Tante voci di uomini e donne: "Siamo a Novara da quasi trent'anni. Tutti i bambini sono nati qui ma anche tanti giovani". "Vi sono città con un numero alto di rom e hanno risolto il problema; qui siamo un'ottantina, possibile che non si riesca a far niente?".
"Vogliamo solo un terreno dove metterle, poi pagheremo noi le case prefabbricate. Servizi igienici e docce, questo è l'importante". Paolo, un giovane dice: "Non siamo mica degli animale. Dormire si può dormire anche se fa freddo, ma l'igiene è una cosa importante, come si fa a resistere in queste condizioni? Poco distante da qui c'è il campo dei nomadi Sinti, dove è tutto bello, ordinato, le docce e i servizi igienici funzionano. Perché non si può fare qualcosa così anche per noi? D'inverno l'acqua spesso gela".
Mentre guardiamo la parte dove sono collocati i wc chimici, vediamo che è una zona di sterpaglie. "Quando arriva il caldo c'è una vera e propria invasione di bisce e vari rettili. Entrano dappertutto. Sul retro del campo c'è un corso d'acqua senza barriere sulla sponda e spesso i bambini giocando rischiano di caderci dentro". I rettili sono sicuramente una delle cose più segnalate.
La luce arriva alle baracche di legno e alle roulotte con impianti di fortuna. I fili elettrici penzolano pericolosamente e scorrono sul terreno calpestati dalle automobili e dalle persone. "Ogni tanto qualcuno prende la scossa", spiega Piotr.
I rom del campo sono quasi tutti provenienti dalla Polonia. "Vogliamo avere un numero civico, avere dei documenti d'identità. Ora non ne abbiamo. Ogni volta che fermano un minore deve passare ore in Questura. Persino i canili hanno un numero civico, persino i cani hanno un numero di riconoscimento. Noi no!".
Rom e italiani parlano poi della loro coesistenza basata su rapporti di buon vicinato che però non bastano. "Quando c'è troppo rumore in certi orari, attraverso la strada vado nel campo - spiega Roggia - e mi rivolgo ad uno dei responsabili della comunità che dice ai giovani di smetterla".
"Sì, spesso i ragazzi fanno musica troppo ad alto volume e allora devo intervenire. - dice Antonio - Per questo speriamo ci diano un'area anche lontana dalla città dove non disturberemo più nessuno". "Non siamo dei santi, lo sappiamo, ma come si può lasciare dei bambini in queste condizioni?" - a parlare è Cristina, una donna di 46 anni -Noi ringraziamo i novaresi che con le loro tasse pagano la nostra luce, l'acqua. I bambini vanno tutti a scuola e passa l'autobus a prenderli. L'Italia è sicuramente la nazione che più fa per i nomadi, però chiediamo un ulteriore sforzo per risolvere questa realtà. Un'area o case popolari dove possiamo pagare un affitto".
Rom e residenti, mentre finiscono di farci visitare la zona, ci dicono: "L'impressione è di abbandono. La pulizia del campo si è diradata, i cassonetti dell'immondizia vengono svuotati con cadenza non consueta, i tombini nonostante le tante segnalazioni non sono mai stati puliti". Gianluigi Roggia, prima di salutarci, dice: "Nei giorni scorsi abbiamo chiesto un colloquio al Prefetto e siamo in attesa di una risposta. E' la nostra, e la loro, ultima speranza".
Di Fabrizio (del 08/03/2006 @ 11:26:20, in casa, visitato 1920 volte)
Il dissolvimento della ex Jugoslavia, oltre ai massacri e alle miserie che seguono ogni guerra, ha portato in tutti i suoi territori a una redifinizione di alcuni diritti fondamentali, che riguardano tanto le popolazioni romanì che gli altri cittadini,qualsiasi sia la loro etnia d'origine. Principalmente, il diritto d'asilo per chi fuggiva dalla guerra e dalle persecuzioni etniche, ma anche, ad esempio in Slovenia, il diritto ai documenti oppure, in Bosnia-Herzegovina, la partecipazione attiva e passiva al diritto di voto e alle cariche elettive. Ci sono state proteste, sono iniziate trattative a livello nazionale e oltre, per superare queste situazioni. Aggiungo questa segnalazione da:
Che cosa significava nell’ex Jugoslavia poter vantare un diritto alla sicurezza abitativa? Significava essere detentori di un diritto di uso a vita e senza limiti di un appartamento, così come quello di prender parte alla sua gestione ed amministrazione. L’unica cosa che l’inquilino non poteva fare era vendere l'alloggio.
Nel 1996 il Parlamento croato ha approvato la legge sugli affitti che privava gli occupanti degli appartamenti privati di proprietà nominale, del diritto di beneficiarne a vita, diritto questo a carattere ereditario e in vigore dal 1945.
Questa legge sugli affitti ha dunque messo in pericolo il diritto umano fondamentale alla protezione della casa e della famiglia degli inquilini che, adesso, corrono un grave rischio di essere sfrattati.
Stiamo parlando di oltre 40.000 persone, i cui sfratti stanno aumentando progressivamente. Donne e uomini anziani vengono mandati in ospizi la cui retta viene pagata non dallo Stato ma dalla loro pensione.
Perciò l'Alleanza delle Associazioni degli Inquilini della Croazia promuove la Campagna Sfratti Zero in Croazia, Restituire il diritto alla sicurezza abitativa degli inquilini, assieme all'International Alliance of Inhabitants e a decine di organizzazioni sociali, sindacali, politiche e personalità.
Cosa possiamo fare? Moltissimo, come è dimostrato dalle altre Campagne Sfratti Zero. Queste funzionano perché si stabilisce un legame di solidarietà tra la mobilitazione locale e le decine di migliaia di persone che sostengono concretamente la battaglia, anche con una semplice firma.
>>> Perciò è indispensabile la solidarietà internazionale.
>>> Clicca qui per firmare subito l'Appello! >>> La tua firma raggiungerà immediatamente tutte le controparti interessate.
>>> Spedisci questo appello ai tuoi amici e falli firmare.
>>> Leggi il messaggio della Presidenza della Repubblica di Croazia all’Alleanza delle Associazioni degli Inquilini della Croazia.
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Ciao in solidarity, en solidaridad, en solidarité, in solidarietà. Cesare Ottolini IAI Coordinator
Di Fabrizio (del 08/03/2006 @ 10:13:37, in casa, visitato 2093 volte)
Copio una testimonianza interessante da Archivio Romano Lil:
L’Italia è il “paese
dei campi”. Nell’opera di alfabetizzazione sostenuta da
Romano Lil si riporta qui una testimonianza sulla nascita dei campi
nomadi nei primi anni settanta del secolo scorso. Nati per sostituire
i campi sosta di periferia, inglobati dall’urbanizzazione
industriale, i “campi nomadi” divennero ben presto
sovraffollati e invivibili. Da luoghi di accoglienza a contenitori di
disagio.
Di Renza Sasso,Opera Nomadi di
Pistoia
A tutti, qualora non fossero al
corrente dell’iter dei campi nomadi per età ( beati
loro!), fornisco alcune brevi notizie che traggo dalla mia personale
esperienza e da quella di Clara Dei.
Nei primi anni di vita dell’Opera
Nomadi insegnavo ai bambini sinti nella scuola Aeronautica (poi
intitolata M.L. King) a Torino. La zona periferica intorno alla
scuola era ancora ricca di prati e campi, e stradine di campagna, vi
potevano sostare “campine”, carovane, e ancora...
continua
Riferimenti:
Progetto
e città: casa e lavoro
Dossier
scuola
Di Fabrizio (del 02/03/2006 @ 09:53:41, in casa, visitato 5346 volte)
Ricerca fotografica: Microaree abitative per Rom e Sinti (ha collaborato la redazione di Sucar Drom)
cliccare sulle immagini per ingrandirle
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Una micro-area è costituita da unità abitative singole per ogni nucleo familiare. al massimo sei nuclei famigliari tutti legati da stretti vincoli di parentela o affinità. Inoltre, la micro-area deve essere progettata insieme alle famiglie che l'abiteranno in un percorso guidato dalla mediazione culturale
...
La manutenzione ordinaria è a carico delle famiglie, la straordinaria al comune se resta proprietario. pensiamo anche a percorsi dove le famiglie acquistano le stesse micro-aree. In ogni spazio famigliare deve esserci un'unità abitativa, una casa, pensata per la famiglia che ci abiterà e uno spazio, almeno 500mq, per l'arrivo di parenti. Inoltre nello studio preliminare è da considerare la proiezione demografica per i successivi quindici anni. Naturalmente a questi progetti vanno affiancati altri sui temi del lavoro e della scuola
Yuri del Bar (cooperativa Sucar Drom) intervista a Mahalla – 9 settembre 2005
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Il cantiere della microarea di Guastalla (RE)
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L'articolo di redattore sociale.it
Terreni e non campi: sarebbero ormai 5000, soprattutto nel nord Italia, le aree private ad uso agricolo acquistate da famiglie sinte e rom per viverci con le proprie roulotte. Ma per lo Stato si tratta di abusi edilizi...
continua
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Le unità abitative terminate, sempre a Guastalla
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Testi e immagini che seguono, sono tratte da tempiespazi.toscana.it
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Dal campo nomadi alla città Ipotesi di residenza per donne e uomini rom che hanno deciso di fermarsi
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planimetria generale
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Linee di progetto
Gli alloggi, i laboratori artigiani, lo spazio attrezzato per la preparazione e vendita di piatti tradizionali, il mercato coperto e scoperto, la piccola moschea, l' ambulatorio-centro sociale e il giardino, sono stati delineati lasciando margini di flessibilità per dare spazio non soltanto a bisogni particolari, ma anche alla creatività degli abitanti.
La configurazione tipologica degli alloggi permette, nel tempo, di modificarne la grandezza a seconda delle esigenze familiari (garantire ad esempio agli anziani di vivere questo loro tempo della vita vicini a figli e figlie, ma in autonomia).
Al Piano Terra é stata prevista inoltre la possibilità di trasformare un vano per organizzare un laboratorio dove svolgere lavori compatibili con la residenza (sartoria, assemblaggio di elementi elettrici, piccole riparazioni, ecc.).
L'articolazione degli spazi e le loro diverse funzioni rispecchiano chiaramente la scelta di non limitarsi soltanto all'alloggio (che é certamente importante per chi parte da zero), ma di affrontare il nodo dell'occupazione creando opportunità di lavoro, senza il quale non è possibile nessun cambiamento significativo, nessun riscatto personale e collettivo dalla povertà e da tutto ciò che ne consegue, nessuna inversione di rotta delle politiche rispetto -ma non solo- all'accoglienza dei cosiddetti nomadi.
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Unità abitativa, A
Ho cercato una forma spaziale che consenta ai singoli nuclei familiari di aggregarsi fra loro garantendo ad ognuno spazi, sia chiusi che aperti, esclusivi. La 'piccola piazza' é il luogo dove il clan familiare si ritrova insieme per celebrare i propri riti, le proprie feste e tutti quei momenti che segnano una quotidianità dove lo spazio esterno é parte integrante oltre che specchio di quello interno. E' lo spazio che protegge i giochi dei bambini più piccoli e lo svago degli anziani che fan fatica a camminare.
La 'piccola piazza' non ha porte, ma la sua organizzazione richiama in qualche modo al rispetto di una intimità che si infrange soltanto se si é invitati ad entrarvi. Lo spazio aperto 'grande' é di tutti, come il mercato circondato dai laboratori dove scoprire o ritrovare antiche e nuove abilità e creatività. E' un frammento di città dove possono incontrarsi e convivere culture, tradizioni e religioni diverse
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sezione
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prospetto
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piano terra
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primo piano
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Risorse: Fondazione MichelucciArticolo precedente: Progetto di recupero ambientale-lavorativo
Di Sucar Drom (del 19/02/2006 @ 21:59:48, in casa, visitato 2284 volte)
Pubblicato su Archivio Romano LilSabato 18 Febbraio 2006 ore 16:36:38
Sarà ad emulazione dei cartelli razzisti di Piovene Rocchette o forse è tutta la provincia di Vicenza ammantata di odio verso i Rom/Sinti. Giovedì 16 febbraio nel consiglio comunale cittadino è partito un piano di esclusione e di regolamentazione forzata, vessatoria, per le famiglie di Rom e Sinti che vivono in città da oltre venti anni: 33 famiglie, 140 persone. Sembrava di assistere ad una riedizione dei lager, campi di concentramento nazisti. Dei due "campi" cittadini uno sarà chiuso senza alternative per i residenti, l'altro duramente "regolamentato".
Da Vicenza Nereo Turati della sezione Opera Nomadi
Giovedi sera é andata in scena in consiglio comunale a Vicenza la prima parte di un feroce attacco all'esistenza delle famiglie Sinte e Rom che vivono in città da oltre vent'anni. La presentazione di un regolamento per i due "campi sosta" comunali (abusivi e malsani da sempre) ha dato la stura a ignobili provvedimenti quali: - esclusione di qualsiasi ipotesi di costruzione di un unico campo (progetto dell'assessore ai s.s. Piazza - il leghista buono - che per due anni ha tenuto banco nella maggioranza per poi essere cancellato all'ultimo momento) ma senza nessun'altra proposta alternativa; - pagamento delle piazzole più la cauzione antidanneggiamenti su terreno abusivo e con servizi fuori norma in unica soluzione annuale (finora erano gratis); - perdita del diritto alla concessione per vari motivi: crezione di nuovo nucleo familiare, per coinvolgimento in cause penali anche non concluse, morosità, cattiva condotta, evasione dell'obbligo scolastico (provvedimento espressamente voluto dai DS che supera "l'obbligo scolastico" introducendo la "scolarizzazione coatta"); - istituzione di una commissione di controllo disciplinare (in cui é richiesta la partecipazione dell'Opera Nomadi!!!) senza alcuna rappresentanza delle famiglie "concessionarie"; - nessun impegno ad attivare percorsi di sostegno sociale, scolastico, culturale; - nessun impegno a migliorare la situazione abitativa e igienica delle famiglie; - un ordine del giorno che impegna il sindaco a chiudere senza alternative il "campo" di viale Cricoli; - un ordine del giorno che impegna il sindaco ad appoggiare la richiesta della Lega Nord di abrogare la Legge regionale 54/89 (l’unica del veneto a tutela dei Rom/Sinti con finanziamento di 15.000 euro per tutto l’anno 2005).
A notte fonda è mancato il numero legale per le votazioni ed il consiglio comunale è stato rimandato a martedì.
Pubblichiamo l'articolo uscito venerdì sul quotidiano Il Giornale di Vicenza. La maggioranza ha votato per sgomberare e chiudere l’area di Antonio Trentin Come andrà a finire già si sa, ma a notte fonda è mancato il numero legale per arrivare al voto finale. Il Comune mette anche per il futuro a disposizione degli “ZINGARI stanziali” vicentini (33 famiglie e circa 140 persone) i due campi-nomadi ormai storici, quelli in viale Diaz e in viale Cricoli, che rimangono manifestamente e dichiaratamente irregolari per questioni di urbanistica e di logistica. Ma non prevede di procedere a una soluzione del problema legale entro breve termine. Le aree quelle sono e quelle resteranno per un bel po’, senza nessuna previsione neanche teorica di un nuovo campo unico. E intanto si procederà, finalmente, alla loro regolamentazione aggiornata, con un giro di vite nel rapporto amministrativo (presenze, utenze, cauzioni, risarcimenti, multe e obblighi vari) con le famiglie sinti e rom che ci vivono. A meno che nel frattempo non diventi realtà quello che - ieri sera in sala Bernarda - è apparso un caso di corto circuito politico-amministrativo. Il centrodestra, Udc esclusa, ha appoggiato in pieno una richiesta della Lega Nord, partito che punta alla cancellazione delle leggi riguardanti i nomadi, e pur accingendosi ad approvare il regolamento ha anche votato una “soluzione finale” proprio per il campo più malmesso. Per quello di Cricoli, infatti, sono stati indicati “sgombero e chiusura definitiva”, senza indicare un sito dove far eventualmente trasferire le carovane. Con il che lasciando ipotizzare un ritorno della “trea a mulinello” da una periferia a un’altra, da Vicenza ai Comuni vicini, per una quindicina di carovane. È questo il riassunto di una serata consiliare diventata nottata tra un centinaio di interventi e una raffica di votazioni su un regolamento che un anno e mezzo fa aveva avuto il “timbro” della maggioranza, ma che poi non è più risultato gradito. Il testo - portato in discussione già la settimana scorsa dal leghista Davide Piazza - era nel mirino per una serie di aggiustamenti tecnici e per un ritocco sostanziale: quello sul "no" al nuovo impianto unico che piacerebbe all'assessore, che in passato è stato ipotizzato a ovest e poi a est in strada Carpaneda e in via Zamenhof, che il centrodestra ha stabilito di rimandare ad altre stagioni amministrative. E l'impallinamento è riuscito, come annunciato e previsto: ogni idea di provvisorietà in viale Diaz e viale Cricoli è stata cancellata (salvo lo "sgombero" auspicato nell'ordine del giorno prima raccontato...) e ogni idea di nuovi impianti è stata esclusa da un emendamento presentato dal forzista Gianfranco Dori per conto di FI-An-Ln-Udc. La battaglia ideologica era già stata fatta, precedentemente, su un pacchetto di documenti per i quali è stata a lungo mattatrice Franca Equizi. La leghista espulsa dal suo partito e dal gruppo comunale ha mandato avanti una sequenza di polemiche impostate proprio sul suo pessimo rapporto con la dirigenza nordista, e con Piazza in particolare, rivendicando una propria purezza di linea (dura naturalmente) a colpi di proposte collaterali al regolamento. Un gran punto l'ha messo a segno proprio all'inizio della lunga disputa: il centrodestra quasi compatto le ha approvato un ordine del giorno che impegna il sindaco a premere per l'abrogazione della legge che finanzia le iniziative per l'integrazione degli ZINGARI. Un'iniziativa che a Venezia è stata avviata dal gruppo Lega Nord in consiglio regionale. Le hanno detto "sì" in quindici, ma qualcuno si è accorto di non essere propriamente d'accordo e ha dichiarato di essersi "un po' confuso". Ma poi all'Equizi è stata data meno soddisfazione: approvata la richiesta che il Comune non paghi bollette delle famiglie dei campi, ma bocciate asprezze come la proposta di espulsione dai campi di tutti i congiunti di chi finisce coinvolto in casi giudiziari o il divieto di spendere per l'inserimento scolastico dei bambini ZINGARI e per l'inserimento lavorativo degli adulti. In parallelo il centrodestra ha bocciato anche le proposte dell'opposizione più caratterizzate da finalità di integrazione sociale o di approfondimento culturale. Poi, come detto, è mancato il numero legale: tutto ora slitta a martedì.
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