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Lavori in corso
Di Fabrizio (del 02/03/2006 @ 09:53:41, in casa, visitato 5347 volte)

Ricerca fotografica: Microaree abitative per Rom e Sinti (ha collaborato la redazione di Sucar Drom)

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Una micro-area è costituita da unità abitative singole per ogni nucleo familiare. al massimo sei nuclei famigliari tutti legati da stretti vincoli di parentela o affinità. Inoltre, la micro-area deve essere progettata insieme alle famiglie che l'abiteranno in un percorso guidato dalla mediazione culturale

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La manutenzione ordinaria è a carico delle famiglie, la straordinaria al comune se resta proprietario. pensiamo anche a percorsi dove le famiglie acquistano le stesse micro-aree. In ogni spazio famigliare deve esserci un'unità abitativa, una casa, pensata per la famiglia che ci abiterà e uno spazio, almeno 500mq, per l'arrivo di parenti. Inoltre nello studio preliminare è da considerare la proiezione demografica per i successivi quindici anni. Naturalmente a questi progetti vanno affiancati altri sui temi del lavoro e della scuola

Yuri del Bar (cooperativa Sucar Drom) intervista a Mahalla – 9 settembre 2005

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Il cantiere della microarea di Guastalla (RE)


L'articolo di redattore sociale.it

Terreni e non campi: sarebbero ormai 5000, soprattutto nel nord Italia, le aree private ad uso agricolo acquistate da famiglie sinte e rom per viverci con le proprie roulotte. Ma per lo Stato si tratta di abusi edilizi...

continua

Le unità abitative terminate, sempre a Guastalla

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Testi e immagini che seguono, sono tratte da tempiespazi.toscana.it

Dal campo nomadi alla città
Ipotesi di residenza per donne e uomini rom che hanno deciso di fermarsi

planimetria generale

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Linee di progetto

Gli alloggi, i laboratori artigiani, lo spazio attrezzato per la preparazione e vendita di piatti tradizionali, il mercato coperto e scoperto, la piccola moschea, l' ambulatorio-centro sociale e il giardino, sono stati delineati lasciando margini di flessibilità per dare spazio non soltanto a bisogni particolari, ma anche alla creatività degli abitanti.

La configurazione tipologica degli alloggi permette, nel tempo, di modificarne la grandezza a seconda delle esigenze familiari (garantire ad esempio agli anziani di vivere questo loro tempo della vita vicini a figli e figlie, ma in autonomia).

Al Piano Terra é stata prevista inoltre la possibilità di trasformare un vano per organizzare un laboratorio dove svolgere lavori compatibili con la residenza (sartoria, assemblaggio di elementi elettrici, piccole riparazioni, ecc.).

L'articolazione degli spazi e le loro diverse funzioni rispecchiano chiaramente la scelta di non limitarsi soltanto all'alloggio (che é certamente importante per chi parte da zero), ma di affrontare il nodo dell'occupazione creando opportunità di lavoro, senza il quale non è possibile nessun cambiamento significativo, nessun riscatto personale e collettivo dalla povertà e da tutto ciò che ne consegue, nessuna inversione di rotta delle politiche rispetto -ma non solo- all'accoglienza dei cosiddetti nomadi.

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Unità abitativa, A

Ho cercato una forma spaziale che consenta ai singoli nuclei familiari di aggregarsi fra loro garantendo ad ognuno spazi, sia chiusi che aperti, esclusivi. La 'piccola piazza' é il luogo dove il clan familiare si ritrova insieme per celebrare i propri riti, le proprie feste e tutti quei momenti che segnano una quotidianità dove lo spazio esterno é parte integrante oltre che specchio di quello interno. E' lo spazio che protegge i giochi dei bambini più piccoli e lo svago degli anziani che fan fatica a camminare.

La 'piccola piazza' non ha porte, ma la sua organizzazione richiama in qualche modo al rispetto di una intimità che si infrange soltanto se si é invitati ad entrarvi. Lo spazio aperto 'grande' é di tutti, come il mercato circondato dai laboratori dove scoprire o ritrovare antiche e nuove abilità e creatività. E' un frammento di città dove possono incontrarsi e convivere culture, tradizioni e religioni diverse

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sezione

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prospetto

piano terra

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primo piano

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Risorse: Fondazione Michelucci
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