Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Ricevo da Gianluca Carmosino
Ecco una piccola iniziativa per mandare a quel paese l’ondata di razzismo di
questi giorni e sostenere una bella occupazione rom a Roma [Quintiliani],
ma anche un gruppo di donne indiane...
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Un saluto a tutti
Gianluca Carmosino, CARTA
Di Fabrizio (del 11/06/2008 @ 20:12:02, in Italia, visitato 2445 volte)
Ricevo da Veniero Granacci
From: A.N.E.D. Torino - Cari
tutti,
nell'ultima settimana si sono intensificati anche a Torino episodi di
intimidazione e sopruso da parte di autorità preposte all'ordine pubblico nei
confronti di stranieri. Alcuni di questi hanno avuto spazio sui quotidiani,
mentre altri non sono stati resi noti.
Nei confronti dei rom, vi è stata lunedì mattina intorno alle 5 un'irruzione di
una sessantina di agenti in tenuta antisommossa nel campo comunale di sinti
piemontesi di via Lega. Gli abitanti sono stati fatti uscire dalle loro
abitazioni e radunati al centro del campo dove hanno atteso in piedi per ore che
venissero fatti i controlli sulle loro identità.
I sinti non hanno voluto coinvolgere i giornalisti e hanno scritto la seguente
lettera che ho avuto in dattiloscritto da Secondo Massano, presidente dell'Opera
Nomadi di Torino, e che prego di divulgare.
Maria Teresa Silvestrini
"Torino, 9 giugno 2008
Anche a Torino c'è stato un blitz rastrellamento, tipo Milano, nel vecchio campo
nomadi di via Lega, datata residenza di un gruppo di sinti piemontesi.
Operazione "antisommossa", all'alba, con spropositati agenti e mezzi agli
ingressi nonchè costrizione dei residenti di uscire dalle loro abitazioni per
confluire al centro del campo ed essere infine sottoposti a sfibranti controlli
personali.
Cose mai viste in un accampamento "regolare", ricco di potenziali indicazioni
per ulteriori insediamenti abitativi a misura di cittadini italiani, sì diversi,
ma decisamente radicati, dopo molte tribolazioni, sul territorio.
Uomini, donne e bambini del campo ritengono di essere stati bistrattati ed
offesi come persone e come cittadini: è anche uno sgarbo alla ospitale città di
Torino, "medaglia d'oro" alla Resistenza che ha fatto riacquistare la libertà a
tutti i cittadini dopo un periodo oscuro e autoritario decisamente cancellato
che non deve mi più ritornare.
Un gruppo di sinti con l'Opera Nomadi"
grazie a Claudio Sommaruga
Di Sucar Drom (del 11/06/2008 @ 10:51:09, in blog, visitato 1382 volte)
Solidarietà a Giorgio Bezzecchi
Pubblichiamo alcuni dei 300 messaggi di solidarietà inviati a Giorgio Bezzecchi
(in foto), dopo l’iniziativa del Prefetto di Milano che ha schedato i
trentacinque Rom italiani che abitano nel “campo nomadi” di Via Impastat...
Un sondaggio razzista
Roberto Malini di EveryOne ha segnalato il sondaggio attivato da "Il Resto del
Carlino" che di fatto rappresenta un'odiosa istigazione all'odio razziale. E'
assolutamente pazzesco che nell'attuale situazione in cui versa...
Roma, Rom e Sinti chiedono rispetto
"Gli italiani non sono razzisti, ma c'è in questo paese una disinformazione
dilagante, una mistificazione". Lo ha dichiarato Alexian Santino Spinelli,
presidente dell'associazione Them Romano, promotrice del corteo svoltosi oggi
nella Capitale...
Il Governo approva la "Carta di Parma"
Una ventina di sindaci delle città medio-piccole e il ministro dell'Interno sono
d'accordo: ai primi cittadini servono più poteri in materia di sicurezza urbana
e più risorse per le politiche di re...
Ue, nuove norme a favore dei Rom e per il contrasto alle discriminazioni
Il commissario Ue per gli Affari sociali Vladimir Spidla (in foto) ha annunciato
lunedì a Lussemburgo ai ministri Ue un pacchetto di provvedimenti che prevede un
documento sulla popolazione Rom ed un...
Appello: "il sonno della ragione genera mostri"
Mai il titolo dell'acquaforte di Francisco Goya del 1797 è stato più attuale nel
rappresentare cosa stia avvenendo in Italia sul tema degli stranieri: una vera
...
Sgomberi & sgomberi
Nella mattinata di martedì scorso è stato completato lo sgombero di un
insediamento abitativo abusivo sul territorio di Orta di Atella, al confine con
Caivano, in Provincia di Caserta...
Striscia è in cerca di una velina rom
“Vorremmo una velina rom. La stiamo cercando ma finora non se ne è presentata
nessuna”. La provocazione-proposta è venuta da Antonio Ricci ed Ezio Greggio,
autore e conduttore di "Veline" (da martedì 10 su Canale 5) a Riccione per
regist...
Brescia, festa internazionale del circo contemporaneo
Con un omaggio controcorrente alla cultura sinta e rom, proprio nel momento
della "caccia" ai rom, torna a Brescia da domani al 22 giugno la "Festa
internazionale del circo contemporaneo", giunta alla n...
“Stato di emergenza” in relazione agli insediamenti "nomadici": una scelta
irrazionale e discriminatoria
Le ordinanze del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3676, 3677 e 3778 del
30 maggio 2008 dispongono misure urgenti di protezione civile per fronteggiare
lo stato di emergenza in relazione agli insediamenti di comunità sinte e rom nel
territorio delle regioni di Lazio, Lomb...
Rom: persone normali
La questione rom è emersa a livello nazionale, ancora una volta, attraverso
l'approccio che dipinge i rom come delinquenti, che alimenta lo scontro, invoca
i provvedimenti speciali e incoraggia l'esclusione sociale. Mentre la strada
giusta che ha g...
Di Fabrizio (del 11/06/2008 @ 08:29:07, in Europa, visitato 1839 volte)
Da
Baltic_Roma
2 giugno, 2008 - In cooperation with BNS - VILNIUS - I Lituani
preferirebbero lavorare con i Rom, con persone che escono da una dipendenza o
con quanti hanno un orientamento sessuale differente, che comunicare con loro
nelle loro vite personali.
Secondo i dati di un sondaggio condotto da un istituto di ricerca di Vilnius,
sette Lituani su dieci non avrebbero problemi ad avere come colleghi di lavoro
membri della comunità Rom, persone che escono da una dipendenza o quanti abbiano
orientamento sessuale non tradizionale. Altri 6 su 10 non avrebbero problemi
se il loro collega fosse stato precedentemente incarcerato o avesse avuto
disordini psicologici.
D'altra parte, sette abitanti su dieci eviterebbero di avere a che fare con
membri della comunità Rom, persone che hanno superato dipendenze di sorte o
quanti hanno orientamento sessuale non tradizionale, fuori dal campo lavorativo.
Le persone sono più tolleranti riguardo ai disabili: solo due su dieci non
vorrebbero avere come vicini chi ha una disabilità fisica.
Gli abitanti intervistati più dei loro datori di lavoro hanno fiducia nelle
abilità dei rappresentanti dei gruppi sociali sopracitati, con 75 responsabili
di azienda che esprimono un'opinione che tale gente non riuscirebbe a fare
fronte al loro lavoro, comunque soltanto 25% degli abitanti votati hanno tenuto
lo stesso atteggiamento.
Quando è stato chiesto loro perché avrebbero problemi nel lavorare a fianco
di persone di gruppi a rischio, le risposte dicono che si sentirebbero in
difficoltà (48%), o non saprebbero come comportarsi (31%). Per queste ragioni,
oltre il 60% degli intervistati non vorrebbero comunicare affatto e tre su dieci
cercherebbero informazioni aggiuntive.
Durante questo sondaggio, commissionato dal Ministero per la Sicurezza
Sociale ed il Lavoro, sono stati intervistati oltre 1.000 Lituani di tutte le
regioni del paese.
Source:
The
Baltic Times
Di Fabrizio (del 10/06/2008 @ 12:07:45, in Italia, visitato 1967 volte)
COMUNICATO STAMPA
12 GIUGNO ORE 12. LE ASSOCIAZIONI ROM PROMUOVONO UN PRESIDIO CON CONFERENZA
STAMPA DAVANTI ALLA PREFETTURA DI MILANO CONTRO I PROVVEDIMENTI DISCRIMINATORI
VERSO ROM E STRANIERI
L’avvio, nei giorni scorsi, della schedatura su base etnica della
popolazione rom e sinta insediata nei campi nomadi comunali e nelle aree private
di Milano e Provincia da parte della Prefettura, e non di un normale e utile
censimento conoscitivo, è stato accompagnato dall’indignazione e dalla
protesta di numerosissimi concittadini che hanno fatto pervenire e continuano ad
inviare centinaia di lettere e attestati di solidarietà e condanna.
In questo momento di grande incertezza ed apprensione per l’operato delle
Istituzioni, su moltissimi cittadini si stanno infatti scaricando anche gli
effetti di una profonda crisi sociale ed economica che ha allargato il divario
tra ricchezza, povertà e disuguaglianze, dirottando le paure irrazionali e i
problemi reali verso quei soggetti socialmente più deboli, in primis zingari e
immigrati, che vengono avvertiti anche come potenziali competitori nella
spartizione delle poche risorse ancora disponibili.
Eppure, il rogo dei campi rom a Napoli, le molotov contro le abitazioni dei
Sinti di Pavia, i raid contro attività commerciali di extracomunitari, le
sprangate a un militante gay di Roma, la sassaiola contro una madre e una
bambina sinte di Brescia, l’aggressione a Rimini di una donna incinta al settimo
mese, l’immigrato morto per mancanza di soccorso nel CPT di Torino, mentre le
città d’Italia sono percorse da ronde di tutti i colori, sono alcune delle tante
e diverse punte dello stesso violento iceberg che avvelena il nostro Paese:
l’insofferenza diffusa contro il diverso, l’immigrato, lo zingaro ha assunto i
connotati espliciti della xenofobia e della discriminazione razziale.
Questa nuova Italia che criminalizza per decreto la povertà, l’Italia della
violenza contro gli ultimi, del pregiudizio elevato a verità (gli zingari rubano
i bambini), della giustizia fai da te dovrebbe invece far riflettere sul lungo
decorso della malattia della nostra società e sulle preoccupanti prospettive del
suo futuro.
Il silenzio verso le ingiustizie però, può facilmente rendersi complice di chi
inneggia quotidianamente, anche all’interno delle sedi istituzionali, all’odio
etnico o persegue il fine di considerare e trattare con strumenti e regole
eccezionali e umilianti particolari “categorie” di cittadini.
Contro tutto questo vi è stata una pronta e composta reazione civile che
comprende persone di ogni età e condizione sociale, forse inaspettata,
certamente non scontata.
L’angoscia che ci prende di fronte a questo scenario ci riporta, come tante
delle persone che ci hanno scritto, alla memoria del passato, ma soprattutto ci
pesa vedere il volto vile di un paese profondamente malato.
Coloro che aizzano i cani, lanciano molotov e sassi, percorrono in ronde
minacciose le città, i sindaci che annunciano nei cartelloni luminosi dei loro
borghi che “i clandestini possono stuprare i tuoi figli” sono il volto più vile
di chi non è capace di guardare al male che porta dentro di sé, di chi rifiuta
di affrontare la camorra che a Napoli controlla i rifiuti e organizza i roghi
dei campi rom, la mafia che controlla la vita e il voto dei siciliani, la'ndrangheta
che non solo è padrona del territorio calabrese ma di interi quartieri di città
come Milano.
Noi riteniamo indispensabile che nel territorio milanese e della provincia, che
con il rogo delle tende di Opera ha inaugurato la caccia al rom e la sua
contropartita politica, ci sia una risposta di mobilitazione contro questa
degenerazione.
Un percorso da costruire insieme con tutti coloro - forze politiche e sociali,
cittadini, senza pregiudizi di schieramento - che ritengono necessario riportare
il dialogo nelle realtà concrete del malessere, non lasciare soli gli esclusi,
confrontarsi con le radici del disagio sociale e insieme costruire le ragioni e
i valori di una cittadinanza per tutti che considera la legge uguale per tutti e
protegge chi cerca accoglienza e dignità.
Opera Nomadi, OsservAzione, Comitato rom e Sinti insieme, Romanodrom
Per adesioni:
operanomadimilano@tiscali.it ,
dijana.pavlovic@fastwebnet.it
,
Di Fabrizio (del 10/06/2008 @ 09:00:25, in Regole, visitato 1750 volte)
Bogotá, 2 giugno, (EFE) La Procura questo lunedì ha sollecitato che vengano
riconosciuti agli afrodiscendenti ed ai gitani il diritto alla sicurezza
sociale, stabilito in una legge per le minoranze etniche, adottata nel 2001 e
che riguarda i popoli indigeni.
L'esclusione di entrambe le minoranze "vulnera il diritto alla salute ed
all'esistenza dei suoi componenti", così ha considerato il procuratore
generale, Edgardo Maya, che ha inviato la petizione alla Corte
Costituzionale, per revisionare la legalità della norma a favori dei popoli
minoritari.
Maya ha difeso in un comunicato gli afrodiscendenti ed i gitani: "Pure loro
hanno diritto all'applicazione dei procedimenti medici secondo le particolarità
etniche e culturali."
La partecipazione attiva di questi gruppi minoritari nel Sistema Generale
della Sicurezza Sociale è necessaria anche per "mantenere e proteggere le
proprie conoscenze e pratiche medicinali tradizionali," ha aggiunto l'alto
incaricato statale.
Il Procuratore ha osservato che, in virtù di diritti come quello
dell'uguaglianza, il pluralismo e la partecipazione previsti nella Costituzione,
i benefici legali devono raggiungere tutte le minoranze etniche.
Di Fabrizio (del 09/06/2008 @ 10:11:45, in Italia, visitato 2010 volte)
Ricevo da Maria Grazia Dicati -
RomSinti@Politica
DOCUMENTO Napoli, 8 giugno 2008:
Il "Comitato Campano con i rom", nato tre anni fa, riunisce
associazioni laiche e religiose, gruppi italiani e rom e rappresentanti della
societa' civile. Il comitato e' nato da un profondo senso di indignazione per
l'assenza di politiche accoglienti e soluzioni concrete ai diritti dei popoli
rom. I comitato si pone come luogo di aggregazione e di riflessione sui problemi
che i rom in mezzo a noi devono affrontare, svolgendo al contempo una forte
azione di pressione sociale e culturale nei confronti delle istituzioni e della societa' civile. Purtroppo in questi ultimi vent'anni, in Italia e in Campania,
non si e' andato oltre soluzioni emergenziali e ghettizzanti per le comunita' rom,
togliendo cosi' a loro la possibilita' di costruire percorsi di cittadinanza.
Alla luce degli atroci avvenimenti di Ponticelli e del
decreto-sicurezza del ministro Maroni:
il Comitato condanna:
- Quanto avvenuto a Ponticelli e chiede che sia fatta piena
luce sui rapporti tra il piano di riqualifica dell'aria di Ponticelli, gli
interessi della camorra e della politica. Inoltre l'episodio del tentato
rapimento della bambina napoletana da parte della ragazza rom deve essere
chiarito in ogni dettaglio, visto che tutti i casi di rapimento da parte dei
rom emersi sui giornali in questi anni si sono sempre rivelati delle
menzogne. Mai nella storia della repubblica un rom e' stato condannato per
sequestro di minore. Questo, se fosse vero, sarebbe il primo caso.
- Ogni atteggiamento razzista e xenofobo e coloro i quali
(giornali, politici e cittadini), per propri interessi, soffiano sul fuoco
dell'intolleranza.
- La scelta di voler affrontare le problematiche sociali
con il ricorso a soluzioni di commissariamento.
- La scelta del governo di inserire nel nostro ordinamento
giuridico il reato di immigrazione clandestina. Questo reato, come gia' il
Vaticano e l'ONU hanno dichiarato, e' inaccettabile in quanto discrimina le
persone in base al luogo di nascita in evidente contrasto con la
Costituzione italiana, la Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo e i
trattati internazionali. La legge deve essere uguale per tutti
indipendentemente dalla nascita e provenienza.
- Gli sgomberi dei campi rom, senza l'individuazione di
soluzioni alternative, in violazione del diritto alla casa e
conseguentemente alla salute, allo studio, alla vita familiare ecc., come
previsto dalla convenzione europea dei diritti umani e dalle altre norme di
diritto interno e internazionale.
- Le politiche emergenziali e ghettizzanti che non
risolvono il problema dell'integrazione.
il Comitato chiede:
- La regolarizzazione per tutti i rom che da anni vivono
con noi sul nostro territorio.
- La cancellazione dal decreto del ministro Maroni del
reato di immigrazione clandestina e delle aggravanti per chi non e' regolare.
- L'adozione di politiche non ghettizzanti o discriminanti
per i popoli rom.
- Il coinvolgimento dei rom nei tavoli in cui si decide dei
loro futuro in un processo di partecipazione dal basso.
- Un tavolo di lavoro tra commissario per l'emergenza
sicurezza e le associazioni, i comitati e i rom per progettare insieme una
strategia verso una reale soluzione dei problemi che noi riteniamo essere un
problema, non di sicurezza, ma di rispetto dei diritti umani.
- Il riconoscimento e la tutela da parte dell'Italia e
della UE del romanesh coma lingua antichissima da considerarsi
patrimonio dell'umanita'.
- Il risarcimento ai rom per le persecuzioni millenarie
culminate nello sterminio nazista.
Il Comitato campano con i rom
- Rete Lilliput:
Romanen Asunen, Sassi Fiore, Le donne in nero, Chi rom e chi no, Missionarie
comboniane (Torre Annunziata), Marco Nieli-Opera nomadi, Mani Tese-Napoli,
Felicetta Parisi, Annamaria di Stefano, Padri Alex Zanotelli, Domenico Pizzuti,
Giovanni Fantola, Acli (Arenella), Consiglia Gianniello, Raffaella La Cava.
Aderiscono:
- G.I.M. (Giovani Impegno Missionario)-Napoli
Di Fabrizio (del 09/06/2008 @ 09:27:33, in Europa, visitato 1840 volte)
Da
Roma_ex_Yugoslavia
Spalato, 4 giugno 2008 - Dice un funzionario Rom, che oltre 40.000 Rom vivono
in Croazia, anche se le stime ufficiali dall'ultimo censimento ne indicano di
meno.
Le stime suggeriscono un numero tra i 30.000 ed i 40.000 Rom, comparate alle
registrazioni che ne contano soltanto 9.000, nota l'unico rappresentante
parlamentare della comunità rom.
Nazif Memedi dice che molti Rom si registrano come Macedoni o Albanesi,
dipende da quale parte della ex Yugoslavia arrivino.
"E' per questo che lavoriamo perché i Rom si dichiarino e credo che entro il
2012 potremo registrarne ufficialmente oltre 20.000" dice.
Memedi aggiunge che nel 2003, c'erano circa 11.000 Rom dichiarati.
Dice che un nuovo censimento non dovrebbe pesare sullo stato croato, dato che
"I Rom dichiarati o no usano già i benefici sociali."
"Ricevono 370 kune (€ 50) per membro familiare al mese e tanto più le
famiglie sono numerose, tanto più alta è la somma," dice Memedi.
Aggiunge che i Rom Croati hanno abbandonato da tempo il loro stile di vita
tradizionalmente nomadico, e si sono assimilati al modo di vita occidentale.
Nel frattempo il gruppo croato, Minoranze a Rischio, ha recentemente notato
che "Entro gli ultimi due anni, ci sono stati rapporti di discriminazione
ufficiale ed attività anti-Rom da parte dell'etnia croata."
Il gruppo ha anche aggiunto che "Mentre gli stereotipi anti-Rom sono durevoli
nella società croata, i prospetti degli sviluppi nella posizione dei Rom Croati
non sono completamente visibili. A casa dell'orientamento pro-occidentale
assunto dal paese dopo la morte del presidente (Franjo) Tudjman (1999), la
Croazia è attualmente molto interessata nello sviluppo dei diritti umani e la
posizione delle sue minoranze."
Minoranze a Rischio aggiunge che "Dal 1999, ci sono state una serie di
iniziative politiche, designate per migliorare la posizione dei Rom ma, come nel
2003, lo sviluppo non è ancora iniziato. Molti Rom rimangono senza carte
d'identità o cittadinanza."
BalkanInsight
Di Fabrizio (del 09/06/2008 @ 09:16:25, in media, visitato 1471 volte)
Da
Roma_Francais
Viktoria Mohacsi, Rom, Ungherese, deputata dell'Alleanza dei democratici e
liberali europei (ADLE) al Parlamento Europeo.
L'Europa, sola speranza dei Rom - LE MONDE | 07.06.08
Lo chiedono le OnG che reclamano una commissione d'ispezione europea in
Italia, lei ha visitato dei campi rom a Napoli e Roma, il 17 e il 18 maggio.
Cosa le hanno raccontato i Rom?
La prima reazione è stata: "Siete la nostra ultima possibilità. L'ultima che
possa aiutarci. Perché tutti quelli che ci hanno fatto visita, personalità
politiche, del governo, delle organizzazioni civili, ci hanno abbandonato di
fronte al pericolo. Rom come loro, ero l'ultima in cui potevano avere fiducia.
Quanto avviene in Italia è semplicemente spaventoso Ma non sono io quella che
può cambiare il sistema italiano.
Su 200.000 Rom che vivono in Italia, 80.000 sono cittadini italiani, 120.000
ex Yugoslavi e Rumeni. La maggioranza tra loro è in una situazione molto
particolare: possiedono un passaporto yugoslavo, che non corrisponde più ad
alcun paese esistente, abitano in Italia da oltre venti, trenta o cinquant'anni.
I figli nati in Italia hanno quasi totalmente dimenticato il romanì (lingua
largamente condivisa tra i Rom in Europa).
Lei è, con Livia Jaroka, una delle due sole deputate rom del Parlamento
Europeo, dove è entrata a 29 anni. Come è arrivata sino a lì?
Nei tre piccoli villaggi ungheresi dove ho passato la mia infanzia, alla
frontiera con la Romania, vivevamo come una grande famiglia. Un terzo ungherese,
un terzo rumeno, un terzo rom, ci si conosceva tutti. Tuttavia, sembrava
completamente naturale, malgrado i risultati eccellenti, che fossi relegata in
fondo alla classe. Era la discriminazione, ma non eravamo in pericolo, come è il
caso odierno dei Rom in diversi paesi dell'Unione Europea.
Quando avevo 14-15 anni, cercavo sempre di aiutare i miei a migliorare la
loro situazione. Organizzammo un club con i miei compagni di classe e con dei
componenti della mia famiglia per studiare assieme, per essere piazzati meglio
nella scuola e poi, più tardi, sul mercato del lavoro. Al liceo, volevo
preparare una scuola di giornalismo: volevo lottare contro i problemi della
discriminazione che constatavo tutti i giorni per strada e nelle istituzioni. Ho
capito allora che il mezzo più efficace era di parlare a tutti. L'opinione
pubblica, ne ero persuasa, non poteva che giudicare inaccettabile tutto quello
che subivano le minoranze: difficoltà sociali, segregazione nella scolarità,
ghettizzazione, rifiuto d'accesso al sistema sanitario.
I Rom hanno rivendicazioni in termini di identità?
In Italia, assolutamente no. Il discorso non è rivolto alle rivendicazioni
identitarie, perché sono in una situazione d'urgenza. Viceversa, nel resto
d'Europa, numerose organizzazioni civili lavorano per ottenere che il romanes
diventi una lingua ufficiale della UE. Le conferenze sui Rom riuniscono
differenti stati membri e si tengono in romanes. In Ungheria, uno dei primi
risultati del movimento rom è stato l'ufficializzazione del romanes: possiamo
studiare ed ottenere diplomi alla scuola ed all'università in romanes (o in
beash, altra lingua parlata dai Rom). L'università possiede un dipartimento di
romologia. Ma la medaglia ha il suo contrario: essere bilingue romani ed
ungherese spesso è percepito male.
I Rom hanno una reale volontà d'integrazione?
Se non desiderassero ottenere la cittadinanza italiana, i 100.000
ex-Yugoslavi ritornerebbero in Serbia, in Montenegro, in Bosnia, in Kosovo... La
questione della volontà d'integrazione non si pone per una popolazione che non
ha più una terra nel paese dove è nata. Quando la Yugoslavia s'è divisa su base
etnica, i Rom non ebbero più il loro posto. Sono fuggiti nei paesi più vicini.
Poco importava che si trattasse dell'Italia, della Gran Bretagna o del Belgio.
Io non so chi ha cominciato a dire che era nel loro sangue il vivere da
nomadi. I Rom non sono nomadi. Non si muovono. Si stabilizzano, anche se nelle
baraccopoli. La maggior parte dei Rom d'Italia vogliono essere regolarizzati.
Non considerano la Serbia o la Croazia come i loro paesi. In questo momento, con
molte OnG internazionali, stiamo mobilitando degli avvocati per raccogliere
tutte le carte dei Rom per permettere loro di ottenere la nazionalità italiana.
Occorre trattare individualmente ogni singolo caso.
Di fronte alla delinquenza, in Italia come in Bulgaria, i cittadini si
mobilitano in milizie per garantire la sicurezza dei quartieri. I Rom rispettano
il diritto comunitario (Romani Criss) ma non altrettanto il diritto nazionale?
La Romani Criss è l'eredità storica dell'arrivo dei Rom dall'India in Europa
nel XIV secolo. Allora erano illegali, cacciati da un paese all'altro. Ed in
questo contesto specifico, si sono dotati di un mezzo per risolvere i problemi
della comunità. Hanno fondato la Romani Criss, una sorte di corte di giustizia
composta dagli uomini più anziani che potevano condannare un Rom al bando o ad
avere il cranio rasato. Questo funzionamento era legato al nomadismo, al quale
erano allora forzati. La comunità non dipendeva da alcun cuore nazionale. Ma la
Romani Criss non è una legislazione, è un'etica comunitaria. E le regole della
Romani Criss non sono in opposizione alle legislazioni nazionali.
Illegali, i Rom in Italia non beneficiano ai sostegni sociali a cui hanno
diritto i cittadini italiani poveri. IO non dico che non pratichino alcuna sorte
di criminalità, ed il bisogno non è una scusa. I crimini devono essere puniti.
La risposta dev'essere la stessa per ogni individuo.
Qual'è, a suo avviso, l'approccio migliore per far evolvere la situazione
dei Rom: nazionale od europea?
Tutte e due. Penso da qualche anno che la questione dell'integrazione debba
essere di responsabilità nazionale, perché ciascuno dei 27 Stati membri ha una
situazione differente: problemi sociali, cittadinanza in Italia, segregazione
scolastica altrove. Ma adesso, dopo la mia esperienza al governo in Ungheria
(come ministro delegata all'istruzione), so che la responsabilità dev'essere
doppia. Ho potuto fare adottare leggi contro la segregazione che hanno permesso
di sviluppare un programma per l'istruzione, largamente finanziata dall'Europa.
L'Ungheria ha ricevuto 215 milioni di euro per la lotta alla segregazione:
cinque scuole ghetto sono state chiuse, ma ne esistono sempre 400. La legge non
sempre basta, occorre una pressione dei politici nazionali ed europei. I
sindaci, compresi quelli che hanno votato la politica d'integrazione e i
deputati, non la applicano per timore di mettersi contro gli elettori. Ecco
perché c'è bisogno di fondi specifici della UE per l'integrazione dei Rom:
alloggio, lavoro, sanità, istruzione. Occorre ugualmente una giustizia molto
severa contro la discriminazione.
La questione della rappresentazione dei Rom per i Rom è sempre più
attuale. E' diventata interlocutrice di differenti comunità rom in Italia,
Spagna, Francia?
Se i Rom si rivolgono a me, nei campi in Italia o nel mio paese, è
sicuramente perché rappresento la nostra comunità. Ma io sottolineo sempre che
sono un'eletta liberale che lavora per i Rom. Il partito liberale (SzDSz) mi ha
chiesto di essere messa in lista per difendere le minoranze e i Rom in
particolare, dato che in Ungheria la situazione diviene sempre più pericolosa
con la crescita dell'estrema destra. Ma non mi penso come rappresentante di
tutti i Rom. Anche se è il mio sogno.
La rappresentazione dei Rom è una questione molto complessa. Quando lavoravo
per il Centro europeo dei diritti dei Rom, prima di entrare in politica,
giocavamo un ruolo molto efficace d'informazione presso la UE sulle
discriminazioni. In molti mi chiamano ancora oggi quando arriva loro qualche
cosa. Ma rendere un servizio ai discriminati di ogni sorte è più facile come
semplice militante che come membro del governo o come eletta nella UE.
I rappresentanti politici rom sono la speranza dei Rom, ma non sono mai stati
molto efficaci. Si sentono investiti di una missione e fanno del loro meglio. Ma
quando uno di loro prende la parola, davanti al Parlamento ungherese, numerosi
eletti escono dalla sala. Anch'io, quando ho suggerito al mio gruppo politico
che prima dell'adesione della Bulgaria e della Romania, dovevamo cambiare la
politica dell'immigrazione in seno alla UE, sono stata derisa da tutti. Si sono
presi gioco di me, dicendo che la questione era già stata trattata nel processo
di adesione.
La Commissione pubblicherà entro luglio un rapporto sulle politiche, gli
strumenti esistenti ed i progressi realizzati da ciascuno stato membro per
l'integrazione dei Rom. A settembre si terrà una conferenza a Bruxelles. Cosa
possono sperare i Rom e gli stati?
L'integrazione! Che il governo dia una risposta immediata alle
discriminazioni! I Rom in Italia attendono una risposta. Io non so cosa possa
proporre Bruxelles. C'è urgenza. E' per questo che abbiamo iniziato a lavorare
con le OnG. Ed in attesa di ottenere dei fondi di Bruxelles specificatamente per
i Rom, l'Italia e la Romania dovranno regolare il problema. Per quanti sono in
Italia, il meglio sarebbe una regolarizzazione caso per caso degli ex-Yugoslavi.
E, per i Rom rumeni, cominciare seriamente ad integrarli in Romania.
Propos recueillis par Anne Rodier
Apprendiamo tramite un
articolo del sito della tv macedone a1 che oggi, per un attacco di cuore, ci
lascia Šaban Bajramović
uno dei più grandi artisti della musica rom del nostro tempo.
Šaban è stato la colonna sonora dei nostri post e noi lo abbiamo amato
molto.
Vi lasciamo una delle sue più belle e famose interpretazioni,
Djelem
Djelem, che ha a che fare con la vita di un intero popolo e che ci ricorda
che quella stessa vita così come la vita di tutti noi è un viaggio.
Per ascoltare:
QUI
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