Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 26/06/2008 @ 09:25:59, in scuola, visitato 1839 volte)
Da
British_Roma
By Deborah Lewis - 24/06/2008 - I TRAVELLERS hanno visitato scuole
allo scopo di dissipare miti e pregiudizi, come pure per incoraggiare i loro
bambini a frequentare la scuola.
Come parte del primo nazionale Mese di Storia dei Rom e dei Traveller (GPTHM),
i travellers di Hyndburn - che ha una delle più grandi comunità nomadi nell'East
Lancashire con 15 siti - sono andati a scuola per presentare agli studenti il
loro modo di vita.
Le scuole coinvolte sono la St Paul's Primary di Oswaldtwistle, Sacred Heart
Primary di Accrington, Huncoat Primary School e Rhyddings Business and
Enterprise School di Oswaldtwistle.
Le visite, che sono partite lo scorso mese [...], sono state organizzate
dalla squadra di sviluppo comunitario del Lancashire County Council.
Un numero di travellers di Hyndburn e Burnley ha messa a punto un comitato
che ha organizzato le visite con le scuole.
Gill Cookson, coordinatrice allo sviluppo per l'area di Hyndburn, ha detto che
lo schema ha segnato un "vero punto di svolta".
Gill, che ha lavorato con le comunità traveller per 10 anni, ha detto "C'è
ancora tanta stampa negativa sui travellers, e una gran parte di questa
iniziativa è stata dare alla comunità una possibilità di dire che non siamo
tutti gli stessi, ed educare la gente sulla cultura di cui sono fieri."
"Abbiamo voluto aprire un canale di comunicazione e deciso di coinvolgere le
scuole locali, perché avrebbe migliorato l'accesso degli insegnanti, e questo
può aiutare ad affrontare i pregiudizi dei giovani."
"Tutte le scuole avvicinate sono state contente di avervi preso parte."
"Storicamente, i travellers sono preoccupati che i loro bambini si
allontanino dalla loro cultura passando troppo tempo a scuola, questo significa
che la frequenza alla scuola primaria è irregolare, e quasi inesistente a
livello secondario. Molti lasciano a 11 anni."
"Si ritiene che qualsiasi qualificazione formale sia superflua, perché non
ricercheranno impiego nei principali settori."
"Costruendo legami con Rhyddings, speriamo che i travellers vedano i benefici
dell'educazione secondaria, cioè permettere ai giovani di operare scelte
informate ed essere informati sulle occasioni disponibili."
"Questo riguardo a dissipare miti da ambo le parti."
I travellers hanno passato il loro tempo nelle classi rispondendo alle
domande degli alunni sul loro stile di vita e raccontando la loro storia.
Giovedì si è tenuta una giornata aperta all'Hyndburn Youth and Community
Centre con circa 30 travellers a parlare ai visitatori circa la loro cultura,
offrendo brodo e torta preparato secondo la loro tradizione.
Dice Gill: "E' stato veramente un pieno successo. I bambini sono stati
affascinati dalla cultura differente, ed alcuni dei bambini traveller hanno
potuto parlare del loro patrimonio culturale con orgoglio, cosa che non era mai
accaduta prima."
Ha detto di sperare che le visite continuino dopo la fine di questo mese.
Il Dipartimento per l'Infanzia, le Scuole e le Famiglie ha fondato il primo
GRTHM, che ha visto la comunità dei 300.000 travellers in GB lavorare a fianco
di autorità locali, scuole ed organizzazioni culturali per combattere il
pregiudizio. Ha aggiunto Gill: "Dieci anni fa i travellers erano riluttanti a
raggiungere la comunità più estesa, ma ora stanno muovendosi in avanti."
"E' un vero punto di svolta perché ci si sono buttati a corpo morto ed il
successo ha dato loro fiducia, da tutto ciò sono nate un sacco di idee."
"E' il prodotto di anni di lavoro ed abbiamo passato gli ultimi 12 mesi
preparandoci per questo, ma ne è valsa la pena."
Di Fabrizio (del 25/06/2008 @ 15:48:04, in Europa, visitato 1456 volte)
Da
La
voix des Rroms
Aspettiamo.
Dopo la campagna politico-mediatica apertamente antizigana in Italia, che ha
dato luogo a veri pogroms, la peste sembra avere toccato anche la Francia. A
Marsiglia circolano SMS, che accusano i Rroms di rapimento di bambini magrebini
per fare traffico d'organi. È bastata questa voce perché tre Rroms siano stati
vittima di un tentativo di linciaggio da una folla isterica d'un centinaio di
persone. Perché "gli zingari rubano i bambini".
Fortunatamente, a differenza dell'Italia, il direttore dipartimentale della
sicurezza pubblica di Marsiglia s'è espresso nei mass media ed ha detto che i
Rroms sono vittime di una voce. Una voce che può essere disastrosa, se non si fa
attenzione. Consultate il servizio
premendo qui (in francese ndr).
Di Fabrizio (del 25/06/2008 @ 10:13:45, in media, visitato 2183 volte)
Da
Roma_Italia
di
Dinorah Cervini e Paul Nicol Adriana ha diciotto anni e tre figli. Dopo cinque anni trascorsi in italia,
vivendo in condizioni indescrivibili, torna con il marito in romania. Lorel,
cinque figli, campa recuperando tra i rifiuti napoletani rame e alluminio.
Florin, in italia da otto anni, fa il muratore e vive in una bella casa. Sono
alcune delle storie raccontate nel servizio che falò ha realizzato nei campi
nomadi di Napoli e Reggio Emilia, in una comunità che in italia viene
accusata delle peggiori nefandezze e soprattutto di rubare i bambini. Nelle
scorse settimane due casi di presunti tentati rapimenti hanno fatto la prima
pagina dei giornali, proprio nel momento in cui il governo varava le nuove
misure su clandestini e sicurezza. Facile l’associazione di idee fra i rom
brutti, sporchi e cattivi e l’insicurezza percepita da chi vive nelle periferie
e nei quartieri popolari. Ma è davvero tutta colpa dei rom? E quanti sono
davvero quelli irregolari? Come si difendono dalle accuse di essere tutti ladri
e malfattori? I tentativi di risposta nel servizio di Dinorah Cervini e Paul
Nicol.
Guarda il video (modem)
Guarda il video (adsl)
Di Fabrizio (del 25/06/2008 @ 09:07:19, in Europa, visitato 1715 volte)
Segnalazione di
Marco Brazzoduro
(adottata il 20 giugno 2008 durante il 46° incontro plenario dell'ECRI)
La Commissione Europea contro il Razzismo e l'Intolleranza (ECRI) intende
esprimere la sua profonda preoccupazione sui recenti eventi riguardanti i Rom e
molti immigrati in Italia.
Rom ed immigrati sono stati soggetto di violenti attacchi razzisti ed intere
comunità sono state ritenute responsabili di atti criminali commessi, o presunti
di essere stati commessi, da individui di queste comunità. In questo contesto,
ECRI rifiuta particolarmente i discorsi persistentemente razzisti e xenofobi di
alcuni politici italiani, anche ai livelli più alti, e dei media. E' anche
preoccupata perché, in questa situazione critica, le autorità italiane stanno
prendendo misure la cui conformità agli standard dei diritti umani nazionali
ed internazionali è opinabile. ECRI nota che questi eventi hanno riguardato
persone di origine Rom dalla Romania ed altri paesi, ma anche cittadini italiani
di origine Rom, cittadini rumeni in generale, ed immigrati, con o senza status
legale in Italia.
In armonia con le raccomandazioni contenute nel suo terzo rapporto
sull'Italia pubblicato il 16 maggio 2006, ECRI enfatizza l'urgente bisogno per
le autorità italiane di prendere una ferma posizione contro tutte le forme di
razzismo e xenofobia, inclusi i discorsi incitanti all'odio, in modo da porre
freno e prevenire lo sviluppo di questi fenomeni nella società italiana. Le
autorità italiane devono assicurare che il rafforzamento della legge protegga
ogni individuo, inclusi i Rom e gli immigrati. ECRI chiede alle autorità
italiane di assicurare che rispetto ai Rom ed agli immigrati sia mantenuta la
regola della legge ed il principio della non-discriminazione come incorporato
negli standard del Consiglio d'Europa sia strettamente osservata.
___
La Commissione Europea contro il Razzismo e l'Intolleranza (ECRI) è un corpo
indipendente del Consiglio d'Europa di monitoraggio dei diritti umani per
combattere razzismo, xenofobia, antisemitismo ed intolleranza. Le azioni di ECRI
coprono tutte le misure necessarie per combattere la violenza, la
discriminazione e il pregiudizio contro persone o gruppi di persone sulla base
di razza, colore, linguaggio, religione, nazionalità od origine etnica. Il
programma di attività di ECRI comprende tre aspetti: (1) monitoraggio
nazione-per-nazione; (2) lavoro su temi generali; e (3) attività in
relazione con la società civile.
Di Fabrizio (del 24/06/2008 @ 10:37:20, in casa, visitato 1558 volte)
Da
Libero.it
Lunedí 23.06.2008 12:41 "Si può essere esemplari anche nel demolire le baracche.
Forse una cerimonia di addio sarebbe stato chiedere troppo, ma far
sapere a quelle persone dove sarebbero andate ad abitare qualche giorno
prima di demolire loro la casa sarebbe stata una normale regola di
educazione civica".
La sala principale della Casa dell’Architettura è al buio. Lo schermo
nero è attraversato dalle parole inviate in una lettera al ex sindaco di
Roma, Veltroni, in occasione dello sgombero di Campo Boario, un campo
Rom a Testaccio. Compaiono le prime immagini di "Rome to Roma - diario
nomade". È un film documentario di Giorgio De Finis sui rom realizzato
dal Laboratorio di Arte urbana Stalker di Roma, in collaborazione con
l’Università di Roma Tre e l’Università di Belgrado presentato nella
capitale alla presenza del Prefetto Carlo Mosca, Don Bruno Nicolini,
presidente Centro Studi Zingari e una platea piena di studenti. Il
documentario è la cronaca di un seminario che ha visto oltre 40 studenti
provenienti da tutto il mondo andare alla scoperta dei campi nomadi
delle capitali.
Partito da Roma, il gruppo di studenti ha attraversato
l’Adriatico alla scoperta dei campi rom della capitale serba Belgrado, e
poi ancora di Skopje, in Macedonia. Quella di Roma, però, è stata la
tappa più importante ed una sperimentazione particolare che ha portato
alla luce una realtà complessa, come spiega lo stesso Prefetto di Roma,
Carlo Mosca. "Roma è ricca di temi complessi - spiega
il Prefetto -. È una città dove si vive drammaticamente il tema della
casa, dove ci sono 6 mila procedimenti per sfratti, 2 mila sfratti
esecutivi, dove c’è una carenza abitativa che portano a tutta
una serie di condizioni che creano frattura sociale. Ma Roma è anche una
città che è coinvolta in un altro tema, quello delle popolazioni senza
territorio. Questo non è un tema di ordine pubblico e sarebbe molto
facile ridurlo a tema di sicurezza pubblica: è un tema squisitamente
sociale".
Altra questione è quella della battaglia dei numeri dovuta
alla mancanza di un vero e proprio censimento, segno anche
questo di non curanza della presenza di questo "popolo leggero". "Sul
territorio romano - continua Mosca - qualcuno dice che siano 9 mila,
qualcuno 15 mila, qualcun altro arriva a stimare queste popolazioni su
20 mila. Il primo obiettivo è innanzitutto conoscere questa realtà. Ci
sono zingari che abitano a Roma da 40 anni. È una realtà che merita
attenzione e conoscenza per sapere chi sono, a quale etnia appartengono,
che età hanno e quali problemi. Bisogna cominciare ad ascoltare i rom".
Il progetto di un film, l’interesse da parte del
Laboratorio Stalker e di alcuni docenti universitari, nasce dai recenti
eventi che hanno interessato i rom. Sgomberi e allontanamenti sono state
la miccia di un progetto che da anni aveva investito nella ricerca
all’interno dei campi rom. "Allontanare i rom dalla città di Roma -
racconta Lorenzo Romito, tra i fondatori del gruppo Stalker - e
concentrarli in quelli che sono stati chiamati i villaggi della
solidarietà, ci ha preoccupati e abbiamo sentito il bisogno di fare quel
che potevamo. Cercare di fare rete tra le università e confrontarci con
questo fenomeno insieme agli studenti". L’idea del film e del seminario
nascono anche da precedenti iniziative del gruppo.
"Questo percorso è più ampio di quello che si vede nel film, è
cominciato con un corso universitario durante il quale siamo andati ad
esplorare le rive del Tevere, per incontrare migliaia di persone che
abitano e vivono in questi luoghi. Abbiamo proposto un corso che ci
portasse dentro la realtà dei campi per imparare dai rom".
Salviati, Casilino 900, Campo Boario e attraversando il mare
Gazela, Kralijevo, Shutka. Questi i campi rom e le realtà
attraversate dai giovani osservatori e futuri architetti con lo scopo di
pensare un modello abitativo nuovo, leggero e che risponda alle esigenze
di tutti. "Si tratta di comprendere e realizzare quelle pratiche
abitative e costruttive che sono proprie delle diverse realtà rom -
Francesco Careri, decente di arte civica presso l’università di Roma Tre
e fondatore del Laboratorio Stalker -. Provare ad inserirle in un
disegno che sia ammissibile e comprensibile da tutti. Questo non solo
per accompagnare i rom nella loro emancipazione abitativa in Italia, ma
anche per apprendere da loro strategie che possano contribuire a offrire
soluzioni al più generale problema della casa che le nostre città si
trovano ad affrontare".
Tre settimane per portare alla luce una realtà abitativa
estrema fatta di ripari, nascondigli e vere e proprie
baraccopoli dove trovano rifugio persone invisibili ad una città
inaridita e che da anni guarda il fiume come ad un ostacolo da
attraversare.
"L’aspetto più grave che pesa sull’integrazione –
spiega don Bruno Nicolini, presidente Centro Studi Zingari - è
questo disprezzo tremendo, ma soprattutto la mancanza di
fiducia. Bisogna entrare nel tempo della responsabilità, è il tempo in
cui occorre dare fiducia alle comunità. Ci chiedono fiducia, ma la
fiducia viene sono se diamo loro responsabilità".
Dai rom, secondo don Bruno Nicolini, possiamo imparare tanto
sulle diversità e sulla importanza che loro le attribuiscono. I
rom riportano al centro dell’attenzione i rapporti primari tra le
persone, rapporti che forse la nostra città contemporanea ha perso di
vista. La pellicola continua a scorrere.
"Queste non sono immagini di Roma – scriveva Pier Paolo Pisolini nel
1966 parlando delle borgate –. So ben figurarmi gli occhi che sorvolano
queste immagini senza guardarle. Sono gli occhi di coloro che pensano
che le borgate non siano non solo un problema loro, ma un problema
attuale". La sala è illuminata dalle immagini degli sgomberi. Il film
viene trascinato via dallo schermo con le ruspe e la luce scompare con
le baracche di Casilino 900, parete dopo parete. Resta il silenzio prima
dell’applauso, resta ancora una delle domande della voce narrante:
sarebbe possibile sgomberare e trasferire con la partecipazione,
invece che demolire con le ruspe e sgomberare con la forza?
Di Fabrizio (del 24/06/2008 @ 09:54:41, in Italia, visitato 1759 volte)
Ricevo da Sara Graziani
COMUNICATO STAMPA: ROM..anticamente ZINGARI
INCONTRO CON PROIEZIONE VIDEO
Giovedì 26 giugno 2008, ore 17.00
Palazzo Valentini - Sala delle Bandiere (Via IV Novembre 119/A)
"I Rom: rubano per cultura; sono nomadi per cultura; inaffidabili per
cultura..", stereotipi che rappresentano un popolo sconosciuto.
Dopo le fiamme nei campi rom di Ponticelli a metà maggio, le schedature su base
etnica di cittadini Rom e Sinti a Milano, lo sgombero di aree di sosta a Roma,
le molotov in un campo a Napoli, un popolo cerca di sopravvivere difendendo
le proprie tradizioni, la propria cultura.
Rom..anticamente Zingari, vuole rappresentare più che un incontro un viaggio di
avvicinamento a culture solo apparentemente così lontane da noi.
Mediatori culturali, esponenti delle comunità Rom, studiosi, ripercorreranno le
tappe del cammino che ha portato la popolazione di etnia Rom dall'India fino in
Europa, facendo chiarezza sui molti luoghi comuni che da sempre colpiscono le
comunità zingare.
L'Associazione Duncan 3.0, con il Patrocinio della Provincia di Roma, presenta
una iniziativa che coinvolge istituzioni, associazioni e i rom in prima persona,
per confrontarsi, discutere di politiche sociali, ma soprattutto per conoscere e
illustrare la cultura rom, dal viaggio fino agli istituti culturali più
importanti (l'arte, l'assetto sociale, gli anziani, la danza...) e fare una
panoramica di come le comunità rom sono distribuite sul nostro territorio.
Una conferenza dibattito con proiezione video con l'obiettivo di mostrare
al pubblico la cultura Rom da una prospettiva diversa rispetto a quella
comunemente lasciata passare sui media ed affrontare con autorità politiche e
personalità del sociale un tema quanto mai attuale.
Giovedì 26 giugno 2008, ore 17.00 Palazzo Valentini - Sala delle Bandiere
(Via IV Novembre 119/A)
Relatori:
GIANLUCA PECIOLA, consigliere provinciale
ARMANDO GNISCI, Università di Roma "Sapienza"
PAOLO PERRINI, dirigente Arci Solidarietà del Lazio
GRAZIANO HALILOVIC, mediatore culturale
Partecipano:
CECILIA D'ELIA, Assessore alle politiche culturali della Provincia di
Roma
CLAUDIO CECCHINI, Assessore alle politiche sociali e per la famiglia ed
ai rapporti istituzionali della Provincia di Roma
PORTERA' IL SUO SALUTO LA PRESIDENTE DEL CONSIGLIO PROVINCIALE, PINA MATURANI
Sono stati invitati:
NICOLA ZINGARETTI, Presidente della Provincia di Roma,
CARLO MOSCA, Prefetto di Roma.
Da
Roma_Daily_News
Indo-Asian News Service
Giovedì 19 giugno 2008 (Mumbai) -Per secoli sono stati temuti, disprezzati ed
invidiati. Gli zingari, una minoranza etnica europea, continuano ad affrontare
una discriminazione che non è molto differente da quella che i Dalit in India
devono contendersi.
Una squadra di funzionari ungheresi, nazione che ha un'alta popolazione di
zingari itineranti, è stata a Mumbay per studiare il lavoro fatto per migliorare
la vita dei Dalit e portare a casa qualche lezione.
"Gli Zingari sono stati considerati uno strano popolo quando erano
nomadi, e questo fu 200 anni fa. L'alienazione continua." dice Timea Borovzsky,
capo del Direttorato Generale per le Pari Opportunità (DGEO) del Ministero
Ungherese per l'Istruzione e la Cultura.
"E' come la discriminazione di casta contro i Dalit in India," dice Borovzsky.
Borovzsky assieme ad altri due membri del DGEO ha visitato a lungo le
asciutte alture interne della regione del Vidarbha nel nord est della Maharashtra.
Durante la loro tranquilla visita, hanno studiato come i Dalit vivono in
capanne illuminate dei lampi degli uragani e fanno fronte a pregiudizi di casta.
"Volevamo vedere di persona che tipo di progetti sono stati implementati in
India per aiutare i Dalit a rialzarsi," dice Gabor Sarkozi, vice direttore
generale di DGEO.
"In Europa ci sono 15 milioni di Zingari ed in Ungheria, la popolazione è tra
i 600.000 e 700.000. Sono la più grande minoranza etnica e la comunità più
oltraggiata," aggiunge Sarkozi.
Suri Szilivia, ricercatrice ed interprete di DGEO, dice. "Gli Zingari o Cigan
come sono chiamati in Ungheria, hanno una connessione millenaria con l'India. Le
semantiche del loro linguaggio è simile al Sanscrito."
"Ma oltre a ciò, il riformatore sociale indiano Babasaheb Ambedkar è una
figura riverita da loro come pure da noi ricercatori in Ungheria," dice Suri.
"Nei posti pubblici, i membri della maggioranza comunitaria vorrebbero andare
via piuttosto che essere visti con un Cigan. I Rom sono serviti con riluttanza
negli hotel e raramente vengono offerti loro lavori rispettabili. Persino il
tono verso di loro ha una tinta derogatoria." aggiunge Suri.
Sarkozi puntualizza che in Ungheria, "gli zingari (una parola politicamente
scorretta) o Rom o Cigan sono costretti a vivere con mitici stereotipi sociali
come quelli che da voi (India) hanno le cosiddette tribù criminali."
"Sono scuri di pelle ed hanno i più alti tassi di abbandono scolastico. Sono
guardati dall'alto in basso e la gente li evita. Vivono in ghetti, anche se
questi slums non sono così male come quelli che abbiamo visto nei villaggi
vicino a Nagpur,'' dice Sarkozi.
Sarkozi dice anche che il governo ungherese negli ultimi anni ha tentato di
sollevare questa comunità che, attualmente ha i più alti tassi di disoccupazione
e campa di lavori stagionali nel campo delle costruzioni o di lavori agricoli
dallo stipendio quotidiano.
Secondo Borovszky, ''Una delle ragioni per cui abbiamo selezionato l'India è
stata precisamente per la natura della discriminazione che è tanto simile tra
loro e i Dalit."
"Abbiamo trovato diversi progetti estremamente interessanti, innovativi e
socialmente rilevanti nel portare un cambio a comunità depresse e
marginalizzate," dice Borovszky.
Sarkozi ha detto che la discriminazione è diventata più aperta negli ultimi
20 anni. "Durante il regime comunista non era così. Ma ora stanno emergendo
strutture parallele di discriminazione. Vogliamo che siano assorbiti nella
società maggioritaria e siano trattati con equità."
Quindi cosa dire sull'apartheid per questa comunità nelle istituzioni?
"Benché non ci siano politiche simili, un progetto simile è stato a suo tempo
introdotto, ma senza successo. Negli ultimi 20 anni, sono cresciuti diversi
gruppi come i neonazisti e gli skinhead. Finora non sono diventati violenti, ma
sono estremamente virulenti riguardo tali politiche," dice Sarkozi.
Parlando dei progetti che questo gruppo di studio intende introdurre in
Ungheria, dice Szilivia, "Intendiamo sviluppare il progetto ed inoltre
introdurre laboratori per gli insegnati, così che possano imparare come entrare
in empatia con questi popoli marginalizzati."
"Nel nostro giro, abbiamo trovato associazioni caritative ed OnG che lavorano
con i Dalit, unendosi empaticamente con forza irreprimibile. E' una cosa che
vogliamo infondere tra gli insegnanti che lavorano in scuole per gli zingari,"
aggiunge Sarkozi.
Di Fabrizio (del 24/06/2008 @ 00:37:20, in Italia, visitato 1481 volte)
Ricevo da Tommaso Vitale
NOTA PER LA STAMPA
Gravissima aggressione ai danni di un cittadino rumeno: il Naga chiede venga
fatta chiarezza
Milano, 23 giugno 2008. Sei giorni di prognosi per trauma cranico dopo una
notte in osservazione al pronto soccorso dell'Ospedale San Paolo:
Stelian Covaciu (rom rumeno), con la sua famiglia, sarebbe stato
"allontanato" con questi esiti dalla polizia lo scorso venerdì 19 giugno dalla
baracca lungo la massicciata della stazione di San Cristoforo dove viveva con la
moglie, i tre figli minorenni e la nuora incinta.
Secondo quanto raccontato dallo stesso Covaciu, l’aggressione segue un
episodio analogo avvenuto martedì 17 giugno, quando alle 8.00 del mattino si
sono presentate due persone, presentatesi come poliziotti, che, in assenza del
padre, hanno minacciato i componenti della famiglia Covaciu, tra l'altro
intimandoli di lasciare la baracca se non volevano venisse distrutta. Poco dopo,
i due hanno costretto i Covaciu a entrare nella sala di attesa della stazione
per un controllo, li hanno strattonati, perquisiti e lì trattenuti, fino a
quando il capostazione, richiamato dalle urla dei bambini, della madre e del
padre nel frattempo intervenuto, ha chiesto spiegazioni.
I due, nel rispondere di essere poliziotti, hanno comunque lasciato andare la
famiglia.
La notte di venerdì Stelian Covaciu è stato minacciato dalla polizia,
percosso e questa volta è finito al pronto soccorso, dove ha passato una notte
in osservazione; è stato infine dimesso alle 15.30 di sabato pomeriggio, alla
presenza di giornalisti e associazioni di volontariato.
Si aggiunga, infine, che fino ad ora alla famiglia Covaciu sarebbe stato
fisicamente impedito di ritirare i loro averi, tuttora giacenti nella baracca,
sorvegliata a vista dalla polizia.
Il Naga, che con i gruppi Medicina di strada e SOS Espulsioni offre
assistenza sanitaria e legale a chi vive nelle aree dimesse ed i campi rom della
città di Milano, chiede con forza che venga fatta chiarezza su tali gravissimi
avvenimenti, ennesimi episodi di sopruso e discriminazione a danno di rom
rumeni, persone che, benché cittadini europei, troppo spesso non sono nelle
condizioni di sporgere denuncia, per timore delle possibili ripercussioni.
Per maggiori informazioni
Segreteria di direzione - NAGA
02 58 10 25 99
389 51 55 818
naga@naga.it
www.naga.it
Di Fabrizio (del 23/06/2008 @ 20:05:06, in scuola, visitato 1963 volte)
Ricevo da
Maria Grazia Dicati
Al Ministro della Pubblica Istruzione MariaStella Gelmini
Egregio Sig. Ministro,
quale Presidente della "Federazione Rom e Sinti Insieme" e a nome mio personale,
appartenente alla minoranza Rom, mi rivolgo a Lei in qualità di garante e
responsabile del diritto allo studio nel nostro Paese.
Il clima di intolleranza che ha determinato in questi giorni gli episodi di
violenza condannati in primis dall'Unione Europea di cui l'Italia è paese
membro, deplorati anche da intellettuali, giornalisti, associazioni, comunità
Cristiane, singoli cittadini, attraverso petizioni e appelli alle più alte
cariche dello Stato e della Chiesa Cattolica, ricordano e reclamano la sicurezza
anche per gli stessi Rom e Sinti.
Sicuramente il gesto della ragazzina di Napoli, forse di etnia rom, ha fatto da
detonatore alle tensioni che covavano da anni, mettendo in moto una "giustizia
fai da te", montata ora dopo ora tra gente esasperata e stufa del degrado, ma ,
individuare nei gruppi sociali più deboli o nelle etnie più indifese il nemico
da prendere come pretesto per i problemi del momento, colpevolizzare interi
popoli, accusati di essere per loro stessa natura subdoli, violenti, pericolosi,
ci riporta a tempi di un nostro triste e funesto passato.
Siamo profondamente indignati per il comportamento di nostri concittadini che,
ci condannano, non per responsabilità e colpe individuali, ma spesso per la
nostra appartenenza etnica ignorando, le parole di un Grande come Primo Levi
"Non comprendo, non sopporto che si giudichi un uomo non per quello che è ma per
il gruppo cui gli accade di appartenere"
Siamo altresì indignati e preoccupati anche per tutti i Rom e Sinti in Italia da
moltissimi anni, sprovvisti della cittadinanza Italiana, difficile se non
impossibile da ottenere nelle condizioni in cui vivono, soprattutto ora.
Se l'attuale ondata , a mio avviso, irrazionale e pericolosa, scaturisce da una
frattura culturale profonda, non vorremmo che fossero colpiti anche i nostri
bambini, circa il 50% della nostra popolazione; sarebbe davvero insopportabile
scoprire che anche nella tutela dei minori e dei loro diritti universali,
esistono bambini di serie A e bambini di serie B.
Chiediamo a Lei di fare piena luce su quanto accaduto a una bambina Sinta di 8
anni a Brescia, oggetto di infamanti insulti da parte dei compagni di scuola e
che è stata bersaglio di lanci di sassi. mentre si allontanava con la madre,
Fatti come questo, purtroppo non unici e non primi, contribuiscono a fomentare
altro odio e altra violenza in un luogo che per sua natura e dovere
istituzionale non può essere che educativo e rispettoso di tutte le culture,
compresa quella dei Rom e dei Sinti.
Chiediamo a Lei di sollecitare i Dirigenti Scolastici, i Docenti e tutti coloro
che lavorano nella scuola, affinchè vigilino perché simili episodi non si
ripetano e non diventino ulteriore causa di abbandono scolastico da parte degli
alunni Sinti e Rom frequentanti le scuole del nostro Paese.
Ci auguriamo che soprattutto i Docenti, si sentano impegnati nel loro difficile
lavoro quotidiano e sappiano mettere in atto attraverso la loro etica
professionale tutte le strategie possibili per arginare ed impedire quanto
potrebbe accadere anche in loro presenza.
Siamo convinti che l'esempio e le idee di Don Milani siano più che mai attuali e
siano certamente condivise dai Docenti che hanno nelle loro mani il futuro dei
nostri bambini e di conseguenza anche il futuro del nostro Paese :
"Se mandate via i poveri dalla scuola non è più una scuola; è un ospedale che
cura i sani e manda via i malati, diventa uno strumento di differenziazione
sempre più irrimediabile."
La testimonianze di Rebecca, ragazzina Rom prodigio, un talento che ricorda il
grande artista Otto Mueller, sviluppato senza insegnanti, disegnando e
dipingendo all'interno di baracche o sotto i ponti, perseguitata da razzismo e
politiche intolleranti, o l'esempio del ragazzo Rom di quattordici anni che vive
in un campo nomadi della provincia di Cagliari, risultato il più bravo della
classe, per voti e condotta, costituiscono per tutti noi motivo di riflessione e
di condanna per quanti, in questo momento, sollecitano provvedimenti in
contrasto con i diritti dei bambini.
Molteplici sono le problematiche che impediscono ed interferiscono per una piena
e completa scolarizzazione dei bambini Sinti e Rom, problematiche che non sempre
la scuola da sola può e deve affrontare, in quanto sono di competenza di altri
Enti ed altre Istituzioni.
Per questo Le chiediamo di affrontare questa vergognosa piaga del nostro Paese
sia attraverso l'assunzione di responsabilità da parte di altri Ministeri, ma
anche attraverso il coinvolgimento degli stessi Sinti e Rom che in questi anni
hanno maturato la dovuta esperienza e competenza nel settore.
Nel ringraziare i Dirigenti e le Scuole che nell'Anno Europeo del Dialogo
Interculturale, hanno condiviso ed attuato il progetto Esmeralda per una
corretta conoscenza dei Rom e dei Sinti, desideriamo citare ancora una volta gli
insegnamenti di Don Milani :"Non dimentichiamo mai che il vero cantiere della
pace e della guerra siamo noi nel piccolo ambito dei nostri rapporti quotidiani.
Noi, come membri della specie umana, non siamo in condizione di continuare il
nostro percorso storico se non confrontandoci con la presenza dell'Altro come
tale".
La saluto con gratitudine
Federazione Rom e Sinti Insieme - Il presidente: Nazzareno Guarnieri
Di Fabrizio (del 23/06/2008 @ 18:11:27, in scuola, visitato 1553 volte)
Ricevo da
Maria Grazia Dicati
MILANO - Una classe ghetto per bambini rom. O quasi. Succede alla scuola
dell´infanzia di via Magreglio a Milano. Il prossimo anno scolastico ci saranno
25 bambini rom, alcuni del vicino campo nomadi di via Triboniano. Di questi,
tredici finiranno in un´unica classe, con altri quattro bimbi stranieri e otto
italiani. Da qui la protesta del collegio scolastico: «Se il ruolo della scuola
è quello di promuovere un pieno e completo processo di integrazione, come può il
Settore educazione creare classi nelle quali c´è una presenza elevata di bambini
della stessa etnia e in cui gli stessi, anziché beneficiare di una sana e
serena integrazione, si vedranno maggiormente emarginati? Non sarebbe più
rispettoso per i bambini un´equa distribuzione in almeno due scuole?».
Una richiesta arrivata, sotto forma di lettera, all´assessore comunale alle
Politiche sociali e rilanciata dalla Cgil. «È giusto inserire i bambini rom
nelle scuole comunali, ma metterne così tanti in un´unica classe diventa una
forma di ghettizzazione, così non si costruisce l´integrazione», spiega Adriano
Sgrò, segretario cittadino della Cgil-funzione pubblica. La scuola di via
Magreglio ha quattro classi - che da settembre diventeranno cinque - e cento
bambini, tra cui molti figli di stranieri. Ma mai, finora, bambini rom. I 25 in
arrivo sono stati inseriti dalla Casa della Carità di don Virginio Colmegna (i
genitori hanno firmato il "Patto di legalità") che, in realtà, aveva iscritto i
bambini del Triboniano in cinque scuole della zona, per evitare alte
concentrazioni, e invece ha scoperto che il Comune ha dirottato la maggior parte
proprio in via Magreglio. La protesta delle insegnanti non è però una questione
di razzismo, anzi. «Non è che non vogliamo questi bambini - spiegano - ma è un
numero troppo alto, considerando che non abbiamo una formazione professionale
adeguata e mancano mediatori culturali e strutture».
Ora, dopo la lettera inviata all´assessore Moioli e dopo la denuncia della Cgil,
si aspettano risposte dal Comune. E fanno una riflessione amara: «Ci sentiamo
ancora una volta abbandonate nella nostra dignità di professioniste e di
lavoratrici. Dovremo affrontare una sfida come questa, senza nessun tipo di
aiuto e di sostegno da parte dell´Amministrazione che tanto parla di qualità del
servizio educativo e poco o nulla investe, riducendo i servizi a baby parcheggi
e a pura assistenza sociale. Ma il ruolo di noi insegnanti è ben altra cosa».
23-06-2008 La repubblica LUCA DE VITO ORIANA LISO
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