Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 16/07/2008 @ 15:46:23, in Italia, visitato 1683 volte)
Ricevo da Michela
Rom e Sinti cittadini di Pavia. Una serata giovedì 17 luglio, al campo dei Sinti
di piazzale Europa Per discutere di questi temi, ma innanzitutto per
conoscere direttamente la realtà dei Sinti pavesi, in collaborazione con le loro
comunità invitiamo la cittadinanza Giovedì 17 luglio ad un momento di incontro e
di socializzazione presso il campo di piazzale Europa, che sia il punto di
partenza per un “riconoscimento dal basso” delle istanze e delle motivazioni di
questi nostri concittadini. Durante la serata funzionerà un servizio bar a
prezzo di costo. L’accesso al campo è sulla destra del Palazzo esposizioni.
GIOVEDI’ 17 LUGLIO – CAMPO SINTI DI P.LE EUROPA
H.21: PROIEZIONE DEL DOCUMENTARIO “SIAMO TUTTI SULLO STESSO FIUME”, sulle
comunità dei Sinti pavesi, realizzato da ARCI Pavia, Università di Pavia e
Comune di Pavia
H.22: DIBATTITO PUBBLICO.
PARTECIPANO: Paolo Casagrande (Comunità Sinti P.le Europa), Erasmo Formica
(Comunità Sinti via Bramante); Giorgio Bezzecchi e Maurizio Pagani (Opera
Nomadi Lombardia), Luciano Muhlbauer (Rifondazione Comunista, Milano);
Giovanni Vitrano (Ass. FuoriLuogo); Giovanni Giovannetti (Circolo Pasolini);
Pablo Genova (Rifondazione Comunista, Pavia); Vito Savino (Arci Comitato
Prov. Pavia)
MODERA: Andrea Membretti (Sociologo, Università di Pavia) - (Intervistato
da
ilticino.net)
Ore 23. MUSICA E BALLI ZIGANI. IL SERVIZIO BAR E' A PREZZI ESTREMAMENTE
CONTENUTI
Da molti mesi assistiamo ad una violenta campagna di disinformazione nei
confronti delle comunità di Rom e di Sinti che vivono in Italia: l’immagine che
i media continuano a trasmettere è quella di un popolo di ladri, di sfruttatori
di bambini, di persone che amano vivere nel “degrado”, nella sporcizia, nella
mancanza di qualsiasi regola sociale.
Spinti da forze politiche dichiaratamente razziste, ma con l’appoggio di
fatto anche di partiti sedicenti democratici, i media lavorano incessantemente
le nostre coscienze sopite, per costruire un’idea di “zingaro” che faccia rima
con “non umano”. In modo simile, il regime nazista aveva costruito la
persecuzione nei confronti degli ebrei e delle stesse popolazioni zigane a
partire dal concetto di “sotto-uomini”, ovvero di “non-persone”, con cui
venivano etichettati questi soggetti. Ieri erano gli sgomberi a catena dei campi
nomadi, organizzati brutalmente e senza prospettive anche nella Roma
“democratica” di Veltroni; oggi è l’aberrante iniziativa del governo Berlusconi,
finalizzata a schedare in modo poliziesco i bambini Rom e Sinti, tramite la
presa delle impronte digitali. Dobbiamo riconoscere che è in atto una
progressiva discriminazione razziale, che si accompagna a misure di
ghettizzazione di queste popolazioni, sempre più espulse dalle città e relegate
nelle aree extra-urbane, spesso senza i minimi servizi e senza politiche di
integrazione. La stessa Unione Europea ha mostrato grave preoccupazione per come
l’Italia sta affrontando la questione zigana sul suo territorio.
A Pavia abbiamo già assistito, cercando di contrastarla come associazioni,
partiti di sinistra e realtà della società civile, alla disastrosa “gestione”
del caso Snia da parte della Giunta Capitelli lo scorso autunno 2007: i Rom sono
stati buttati in mezzo alla strada, nel sostanziale disinteresse
dell’Amministrazione locale, mentre si dava spazio alle proteste razziste
culminate nel tentato linciaggio di Pieve Porto Morone e nella manifestazione
neo-nazista degli aderenti a Forza Nuova. A distanza di mesi, e nonostante
alcune meritorie iniziative di solidarietà (anche da parte di singoli cittadini)
i Rom sono perlopiù dispersi sul territorio o hanno migrato a Milano, entrando
in gran parte in quella “invisibilità sociale” tipica appunto delle “non
persone”.
Oggi si discute, in modo ben poco trasparente, di dove ricollocare i campi
dei Sinti di p.le Europa e di via Bramante: in queste aree in disuso, oggetto
delle future speculazioni edilizie garantite dal nuovo PRG, vivono da decenni
gli oltre 300 Sinti di Pavia. Si tratta di comunità coese, dove i bambini
frequentano tutti le scuole locali e la gran parte degli adulti lavora
regolarmente. Sono tutti cittadini italiani, residenti a Pavia, iscritti alle
liste elettorali.
Chiediamo con forza che qualsiasi ipotesi di ricollocare queste comunità sia
discussa con i diretti interessati e che venga avviato un processo di mediazione
con gli abitanti del quartiere in cui il nuovo campo verrà insediato, per
evitare il sorgere di nuovi e dannosi conflitti. Chiediamo inoltre che sia i
Sinti che i Rom di Pavia, indipendentemente dalla loro nazionalità, vengano
riconosciuti cittadini a tutti gli effetti, con pari dignità, diritti e doveri
rispetto agli altri abitanti del nostro territorio, avviando concrete politiche
locali di integrazione e fornendo i servizi necessari affinché Pavia possa
davvero fregiarsi di quel titolo di “città dell’accoglienza”, che oggi appare
purtroppo grottesco. Non accettiamo “trattamenti differenziali” per etnia,
nazionalità o cultura. Per discutere di questi temi, ma innanzitutto per
conoscere direttamente la realtà dei Sinti pavesi, in collaborazione con le loro
comunità invitiamo la cittadinanza ad un momento di incontro e di
socializzazione presso il campo di P.le Europa, che sia il punto di partenza per
un “riconoscimento dal basso” delle istanze e delle motivazioni di questi nostri
concittadini.
Di Fabrizio (del 16/07/2008 @ 10:17:40, in scuola, visitato 1694 volte)
Ricevo da Luisa
NON TOCCATE I BAMBINI ROM:
NO ALLA SCHEDATURA DEI BAMBINI ROM!
NO AL RAZZISMO DI STATO!
Domenica 20 luglio
a Lecce in P.tta de Pace
(di fronte scuola C.Battisti)
dalle ore 18,00 in poi
riflessioni, immagini, storie
e suoni dal campo ROM
OPPORSI AL PROVVEDIMENTO LEGISLATIVO DI SCHEDATURA DEI BAMBINI ROM È UN
DOVERE CIVICO, MORALE, CULTURALE E POLITICO.
ReteAntiRazzistaSalento
reteantirazzistasalento@yahoo.it
tel.320.0740257 - 329.6931041
RETE ANTIRAZZISTA SALENTINA
NON TOCCATE I BAMBINI ROM:
PERCHE' BISOGNA PROTESTARE CONTRO IL RAZZISMO DI STATO
IL DECRETO LEGGE CHE RISCHIA DI ESSERE RESO EFFETTIVO ANCHE NELLA REALTA'
SALENTINA, DISPONE UNA SORTA DI CENSIMENTO DELLE COMUNITA' ROM, COMPRENSIVO
DELLA RILEVAZIONE DELLE IMPRONTE DIGITALI, PRASSI CHE COINVOLGEREBBE ANCHE I
BAMBINI E I MINORENNI, CON IL FINE FORMALE DELLA IDENTIFICAZIONE E
QUANTIFICAZIONE DEL "FENOMENO", COME PRIMA RISPOSTA AD UNA SITUAZIONE DI
"EMERGENZA SOCIALE".
QUESTA CONCRETA POSSIBILITA', BOLLATA COME DISCRIMINATORIA DAL PARLAMENTO
EUROPEO, RAPPRESENTA PER TUTTI NOI UN GRAVE PERICOLO, POICHE' ESPONE L'INTERA
SOCIETA' AD UNA PAUROSA REGRESSIONE DELLE CONQUISTE CIVILI E DEMOCRATICHE:
A LIVELLO GIURIDICO QUESTO PROVVEDIMENTO RIESCE NELLA DIFFICILE IMPRESA
DI CONTRASTARE CON LA NOSTRA COSTITUZIONE E CON I RIFERIMENTI LEGISLATIVI
INTERNAZIONALI RELATIVI AI DIRITTI UMANI (DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI
DELL'UOMO, CONVENZIONE INTERNAZIONALE SUI DIRITTI DELL'INFANZIA).
RIEVOCA E RIPROPONE, IN MANIERA NEANCHE TANTO VELATA, LEGGI RAZZIALI CHE
L'ITALIA, MEMORE DEL SUO RECENTE PASSATO STORICO, AVEVA RIPUDIATO ATTRAVERSO LA
FORMULAZIONE DELLA COSTITUZIONE REPUBBLICANA E DEMOCRATICA.
A LIVELLO POLITICO APPROFITTA DELLA DISINFORMAZIONE E DEL PREGIUDIZIO.
PRETENDE DI GIUSTIFICARSI CON ESIGENZE DI "CONTROLLO E DI SICUREZZA", CHE IN
REALTA' CREANO SOLO UN COMODO E FACILE CAPRO ESPIATORIO, CON LA CONSEGUENZA DI
ALIMENTARE IL PREGIUDIZIO E DIFFONDERE INSICUREZZA.
MA QUESTO PROVVEDIMENTO VA ADDIRITTURA OLTRE! COINVOLGENDO IN MANIERA VERGOGNOSA
E IMPROPONIBILE BAMBINI E MINORENNI, CONSIDERATI ALLA STREGUA DI PROBABILI E
POTENZIALI CRIMINALI DI DOMANI E CONSENTENDO L'ESERCIZIO DI UN POTERE RAZZISTA E
DISCREZIONALE SULLE COMUNITA' ROM.
A LIVELLO SOCIALE E CULTURALE DIFFONDE UNA PERCEZIONE DI INSICUREZZA CHE,
PER LEGGE, VEDE COME PRINCIPALE RESPONSABILE UNA COMUNITA' PARTICOLARE E
CIRCOSCRITTA, INCENTIVANDO ATTEGGIAMENTI E PRATICHE INTOLLERANTI E RAZZISTE GIA'
AMPIAMENTE DIFFUSE NEL TESSUTO SOCIALE VANIFICANDO QUALSIASI PASSO AVANTI FATTO
NEL SENSO DELL'INCLUSIONE SOCIALE, DEL DIALOGO E DEL CONFRONTO.
PROTESTARE
CONTRO QUESTO PROVVEDIMENTO
ATTRAVERSO LA PARTECIPAZIONE ALLE INIZIATIVE CULTURALI E INFORMATIVE
CHE INTERESSERANNO IN QUESTI GIORNI IL TERRITORIO SALENTINO
È UN DOVERE CIVICO, MORALE,
CULTURALE E POLITICO DI TUTTI
Di Fabrizio (del 16/07/2008 @ 09:26:54, in Europa, visitato 1869 volte)
Da
Osservatorio sui Balcani
Il piombo di Mitrovica 07.07.2008
Campo rom di Osterode
20.000 persone occupate e un benessere diffuso. Erano gli anni '70 e '80 e
Mitrovica era un importante polo minerario. Ora rimane poco, se non
l'inquinamento. A farne le spese soprattutto i rom. Riceviamo e volentieri
pubblichiamo
Di Federica Riccardi e Raffaele Coniglio*
Tra i tanti primati che una volta caratterizzavano Mitrovica vanno annoverati il
fiorente indotto minerario che faceva della città e dintorni una delle più
fiorenti aree del Kosovo e dell’ex Jugoslavia (per estrazione di minerali, loro
lavorazione-trasformazione e successiva produzione di batterie), e il più grande
quartiere rom del Kosovo, il Roma Mahala. Questi due aspetti, di valenza
indubbiamente positiva, sembrano non avere interconnessioni mentre invece hanno
stretti legami e tragiche conseguenze.
Gli impianti di Trepca, il fiorente polo minerario nella ricca regione di
Mitrovica, hanno contribuito notevolmente allo sviluppo economico e sociale di
questa zona per tutti gli anni ‘70 e ‘80. Erano più di 20.000 le persone
impiegate, di cui la metà provenienti dalla sola area di Mitrovica, con salari
indimenticabili e tanti benefits per le famiglie degli operai. Sebbene la città
fosse prospera e occupata con il lavoro delle miniere, la gente rimaneva
comunque un tantino insoddisfatta per via della mancanza di investimenti
successivi agli introiti delle miniere. Un detto di quei tempi recitava “Trepca
punon Beogradi ndėrrton”(Trepca lavora e Belgrado si costruisce), sintetizzando
questo aspetto.
8.000 o forse poco di più era il numero di membri della comunità rom che viveva
nel quartiere Roma Mahala di Mitrovica, una striscia di terra a sud del fiume
Ibar che sembra interporsi tra i serbi e gli albanesi. I rom anche allora come
oggi non erano ben inseriti nelle strutture sociali della città, non godevano di
una buona reputazione, e si sono trovati, durante gli anni dello scontro etnico
in Kosovo, tra due fuochi, quello serbo e quello albanese.
Oggi la fotografia di Mitrovica è un’altra. L’intero indotto di Trepca è ridotto
all’osso, con meno di un migliaio di operai vi estraggono soltanto i minerali.
Gli impianti di lavorazione e trasformazione del piombo, rame, zinco sono
dismessi e versano in uno stato fatiscente. Insieme al polo turistico di
Bresovica, gli impianti di Trepca sono stati un grande fallimento per la KTA,
l’agenzia incaricata per le privatizzazioni in Kosovo. Quello che è rimasto dei
fiorenti e produttivi impianti minerari, oltre alle obsolete strutture, è
l’inquinamento del suolo.
Mitrovica oggi ricopre il triste primato di città più inquinata del Kosovo e
dell’ex Jugoslavia. A farne le spese sono tutti i suoi cittadini, i rom più
degli altri. Ed oltre al problema dell’inquinamento, che li vede vittime di
intrighi politici, i rom sono anche cittadini privi delle loro case. Facilmente
manipolati dai serbi e indiscriminatamente percepiti come traditori e nemici
dagli albanesi, si sono visti, da questi ultimi, completamente annientare tutto
il loro storico quartiere. Inermi, dal lato nord del fiume che oggi divide
etnicamente la città in due, hanno assistito alla distruzione delle loro case.
Quelli che avevano deciso di affrontare di petto la situazione persero la vita.
In tanti sono scappati in Europa, in Montenegro, in Serbia.
Campo rom di Zitkovac
I pochi rimasti a Mitrovica sono stati costretti a vivere, in mancanza di
alternative, in posti malsani e inquinati. I campi di Zitkovac, Cesmin Lug e
Kablare, tutti nella parte nord di Mitrovica, furono costruiti nel novembre del
1999 per ospitare circa 500 persone di etnia rom scappate dal loro grande
quartiere. Da allora e per tutti questi anni il problema dei rom è diventato
sempre più grande.
Dovevano restare in questi posti soltanto per 45 giorni. Solo Zitkovac è stato
chiuso ma soltanto nel 2006 ed i suoi abitanti sono stati dislocati negli altri
campi. Nei tre campi di Zitkovac, Cesmin Lug e Kablare molti bambini mostravano
infatti i classici sintomi da inquinamento da piombo: perdita di memoria,
mancanza di coordinamento, vomito e convulsioni. Il Prof. Nait Vrenezi
dell’Università di Pristina già in un suo studio del 1997, condotto
congiuntamente con numerosi esperti internazionali, affermava che l’esposizione
continua ad ambienti con alta concentrazione di piombo crea nei bambini danni
motori e di percezione permanenti.
Dal 1999 al 2006, 27 persone sono morte a Zitkovac, molte delle quali con ogni
probabilità a causa di avvelenamento da metallo pesante, anche se autopsie non
sono mai state effettuate. Nel 2000 furono effettuati diversi test e analisi
sugli abitanti dei campi dall’allora consulente russo dell’ONU, Dott. Andrei
Andreyev, che confermavano fuori da ogni dubbio l’alto livello di concentrazione
di piombo nel loro sangue. Andreyev allora inoltrò un report dettagliato
contenente dati e cifre all’Organizzazione Mondiale della Sanità e all’UNMIK,
chiedendo loro di provvedere ad una immediata evacuazione dei campi. Il suo
report, però, che oggi non è disponibile al pubblico, non ha avuto nessun
riscontro pratico, se non che molti funzionari internazionali della polizia
dell’Unmik, che giornalmente facevano jogging accanto al campo di Cesmin Lug,
dovettero fare immediati accertamenti medici, e si scoprì che il loro tasso di
piombo era così alto da richiedere il loro rimpatrio. Nel 2004 test capillari su
75 persone dei tre campi, principalmente bambini e donne incinte, mostravano che
44 di loro avevano livelli di piombo nel sangue più alti di quanto il
macchinario potesse misurare (65 mg/dl), laddove 10 mg è considerato il punto in
cui vi è un serio rischio di danni al cervello o al sistema nervoso.
Le ultime da Osterode Camp
Osterode camp, costruito nel 2005 in quella che prima della guerra era una base
militare serba e successivamente una postazione francese, ospita oggi più di 400
persone in container tra stradine asfaltate, ex-capannoni militari ri-utilizzati
e un piccolo parco giochi, il tutto circoscritto da filo spinato. Certo Osterode
- oggi monitorato dalla Norwegian Church Aid, agenzia che coordina i donors e le
attività del campo - appare, al primo impatto, una struttura ben più comoda e
pulita rispetto ai capannoni sporchi ammassati sulle rotaie ferroviarie del
campo di Cesmin Lug, distante appena poche decine di metri.
Campo rom di Cesmin Lug
Tuttavia, il rappresentante rom del campo, il Sig.Habib Haidini, senza tanti
giri di parole ci tiene a precisare che cambia poco avere un container
mettallico di limitate dimensioni e piccole strutture di divertimento, rispetto
alle baracche di lamiera contorte del campo vicino. “Non è una casa, e quelli a
Cesmin Lug non vengono da noi perché sono della nostra stessa opinione: stiamo
tutti aspettando una casa, una casa vera”. Habib incontra quotidianamente i
rappresentanti di enti istituzionali locali e non, per far pressioni e cercare
di velocizzare i tempi affinché tutti i rom dei due campi possano essere
finalmente trasferiti in una struttura permanente. Osterode doveva rimanere
funzionante appena un anno.
Oggi nella vasta area della residenza storica dei rom di Mitrovica,
nonostante l’attualità della “minoranza rom” nell’agenda politica delle
istituzioni e organizzazioni internazionali, sono stati però costruiti appena un
centinaio di case e quattro blocchi plurifamiliari che ospitano non più di 250
persone. Molte delle case ancora non sono state assegnate, probabilmente per via
dei complessi criteri che richiedono lunghe procedure burocratiche, e per altri
motivi.
Un dato certo è che, alla metà del 2008, non è stato fatto abbastanza per i rom
di Mitrovica. Eppure è passato poco più di un anno da quando, nel marzo del
2007, gli alti rappresentanti delle istituzioni internazionali, degli uffici
diplomatici e lo stesso primo ministro del Kosovo in una grande giornata
commemorativa hanno tenuto un’imponente cerimonia di inaugurazione del quartiere
Roma Mahalla a Mitrovica. Grandi parole allora erano state spese da tutti, le
più gettonate delle quali erano “multiculturalità” e “integrazione”.
Stando alle testimonianze più recenti, come quella di Sokol Kursumlija, da anni
impegnato nel campo Osterode con progetti educativo-ricreativi attraverso
l’associazione locale multietnica di cui è presidente, non c’è da stare sereni e
tranquilli: anche per Osterode si parla di gravi casi di contaminazione da
piombo che colpiscono soprattutto i suoi più giovani abitanti. Tuttavia Sokol ci
tiene a precisare, rimanendo fermo sul fatto che effettivamente i rom a
Mitrovica vivono da tempo in condizioni a dir poco precarie, che l’argomento
contaminazione da piombo non può essere circoscritto al solo discorso che verte
sulla minoranza rom, vittima a suo parere di intrighi politici, ma deve essere
generalizzato in quanto riguarda l’intera area di Mitrovica. Nel caso specifico
di Zitkovac, piccolo villaggio a Nord di Mitrovica, Sokol sostiene, ad esempio,
di trovare “assurdo che per la sola opportunità politica soltanto per i rom che
vivevano dall’altra parte del binario si è parlato di contaminazione mentre per
i serbi che vivono a tutt’oggi lì, a due passi da dove si trovavano i rom, c’è
ancora assoluto silenzio e nessuna preoccupazione”.
Forse per via delle scarse condizioni igieniche e del contatto con la terra
tipico dei bambini, i piccoli rom sembrano tuttavia particolarmente esposti
all’avvelenamento da piombo. Nel campo Osterode di recente sono stati fatti dei
test sui bambini dallo staff del WHO. I risultati però sono stati negati ad
Habib e gli altri rom, che pure li richiedevano insistentemente. Stando a Sokol,
per questioni di privacy i dati del WHO non potevano essere diffusi, neppure ai
rappresentanti UNICEF che lavoravano nel campo. “Io volevo sapere almeno il
numero o la percentuale di persone contaminate di Osterode, potevo non saperne i
nomi; quando quell’organizzazione mi ha negato i dati, mi sono rivolto alle
strutture mediche di Mitrovica Nord dove hanno effettuato i test sui bambini. Il
risultato è stato chiaro: contaminazione da piombo per la maggioranza di loro”,
ricorda Habib.
Un argomento così delicato da un punto di vista etico, morale, sociale e
politico non dovrebbe comunque essere lasciato solo alla spicciola cronaca
cittadina che spesso, incapace di sortire i necessari effetti, finisce col
creare invece soltanto involontaria disinformazione. La comunità internazionale
e enti di spessore come l’Organizzazione Mondiale della Sanità, piuttosto che
coprire la realtà con il silenzio, potrebbero seguire l’esempio positivo di
altre organizzazioni che in Kosovo dedicano tempo, spazio e tanti soldi per
pubblicazioni sistematiche di bollettini sui diversi argomenti. È tempo che un
dossier ufficiale, onnicomprensivo e chiaro, esca allo scoperto per far luce su
tutti questi anni bui. Fino a quando su queste tematiche aleggeranno solo e
soltanto strumentalizzazioni di ogni genere, il problema dei rom e della salute
pubblica dei cittadini di Mitrovica resterà solo appannaggio dell’agenda
politica che potrà continuare ad usarle a propria discrezione.
* Federica Riccardi è stata Project Manager per più di 2 anni in Kosovo per
conto di una ONG italiana; attualmente Direttore Esecutivo di una ONG locale
Raffaele Coniglio è Project Manager a Mitrovica per conto della Provincia di
Gorizia, in Kosovo dal 2005.
Di Fabrizio (del 16/07/2008 @ 08:52:35, in media, visitato 1827 volte)
Da
ArcoirisTv
Quest'incontro pubblico si è tenuto all'Università Orientale di Napoli, per
discutere sui fatti accaduti a Ponticelli nel mese di Maggio del 2008, che hanno
visto il presunto rapimento di una bambina da parte di una ragazzina Rom e la
violenta risposta della popolazione locale nei confronti dei Rom stessi.
Hanno partecipato, esponenti di associazioni locali che lavorano per
l'integrazione dei Rom stanziati in Campania, un esponente della comunità
proveniente dalla ex Yugoslavia, presente in zona da circa 20 anni, il Prof
Claudio Marta, membro italiano del comitato di esperti sui Rom del Consiglio
d'Europa.
Questo dibattito è stato organizzato da Radioazioni.
Visita il sito:
http://www.radioazioni.tk
Scarica il video: data: 12/07/2008 - fonte: diego nunziata - lunghezza:
113,00 min
Di Fabrizio (del 15/07/2008 @ 11:51:37, in Europa, visitato 1822 volte)
Da RomNews Network Newsletter
COMUNICATO STAMPA - Centro Europeo per la Ricerca sull'Antiziganismo
14 luglio 2008
Massimo Barra, capo della Croce Rossa Italiana, insiste che lo scopo
di integrare i Rom nella società italiana. Ha detto, se ai bambini verranno
prese le impronte digitali, sarà fatto "come un gioco",. Barra ha detto che
la Croce Rossa "rispetta sempre i diritti umani. Noi stiamo costruendo
ponti, non muri." - 5 luglio,
The Times
Il Centro Europeo per la Ricerca sull'Antiziganismo, con base ad
Amburgo, Germania, condanna nei termini più forti possibile l'involuzione
della Croce Rossa Italiana nell'assistere il Governo Italiano nel registrazione
e delineamento etnico dei Rom. Chiediamo che i membri della Società Civile
Europea condannino questa azione della Croce Rossa Italiana e facciano pressione
alla Croce Rossa (internazionale) che chieda alla sua divisione Italiana di
ritirarsi da questo coinvolgimento.
La registrazione delle minoranze è contraria alla legislazione sui Dati
Europei e Protezione delle Minoranze in Italia, e ieri, lo stesso Parlamento
Europeo ha votato una Risoluzione contro le impronte digitali ai Rom in Italia,
a riguardo una notizia recente della
BBC.
L'annuncio che la Croce Rossa assisterà la polizia italiana nella
registrazione e presa delle impronte dei Rom a Roma, Napoli e Milano è stato
fatto da Massimo Barra, capo della Croce Rossa Italiana, in
un'intervista pubblicata sul Times del 5 luglio. E' stato confermato in
una dichiarazione del Ministro italiano degli Interni, Roberto Maroni,
pubblicata sul Südtiroler Zeitung del 10 luglio, che il governo di Silvio Berlusconi
è orgoglioso della partecipazione della Croce Rossa nella registrazione etnica e
presa delle impronte dei Rom.
La decisione della Croce Rossa Italiana di assistere un Governo neo-fascista
nel censimento dei Rom è un'agghiacciante reminescenza della collaborazione
della Croce Rossa con i nazisti durante la II guerra mondiale nella
registrazione, deportazione e distruzione della vita Rom. Inoltre, oggi queste
azioni sono convalidate da argomenti simili a quelli dei nazisti tedeschi, che
dichiarano che i Rom ed i Sinti devono essere controllati come mezzo di
"prevenzione del crimine".
Chiediamo ad ogni Tavolo e Struttura Organizzativa della Croce Rossa di
condannare le azioni della Croce Rossa Italiana che appoggia le recenti misure
del governo italiano contro i Rom.
Chiediamo una Dichiarazione ufficiale urgente della Croce Rossa
Internazionale, che condanni il comportamento della Croce Rossa Italiana per il
suo appoggio alle politiche del neo-fascista Governo italiano. Chiediamo
un'interdizione immediata di questo appoggio alla Polizia italiana nel
delineamento e registrazione etnici dei Rom.
Inoltre, chiediamo con urgenza ai membri della Società Civile Europea di fare
pressione alla Croce Rossa ritirando il loro appoggio, e smettendo l'appoggio
finanziario alle sue attività.
Di Fabrizio (del 15/07/2008 @ 10:02:32, in Europa, visitato 1889 volte)
Da
Roma_Daily_News
Forum Europeo dei Rom e Viaggianti
Comunicato stampa
NOTA di protesta contro il Governo Italiano
Strasburgo 10 luglio: Rudko Kawczynski, Presidente del Forum Europeo dei Rom
e Viaggianti, ha consegnato a Pietro Lonardo, Rappresentante Permanente
dell'Italia al Consiglio d'Europa, una nota di protesta richiedente di fermare
l'azione anti-Rom delle autorità Italiane di prendere le impronte digitali dei
Rom che vivono nei campi del paese, rifiutando le proteste delle Istituzioni
Europee e delle organizzazioni Internazionali.
"Attività simili non sono soltanto una minaccia alla comunità Rom. Queste
attività ci ricordano i periodi nazista e fascista nei primi anni '30, quando
Rom/Sinti ed Ebrei vennero scelti per discriminazioni e persecuzioni che
portarono poi al genocidio di milioni di innocenti. Al giorno d'oggi questa
è una seria minaccia al futuro degli Europei, della democrazia e del ruolo della
legge" ha scritto Kawczynski nella nota di protesta indirizzata al Primo
Ministro Italiano Silvio Berlusconi.
La nota di protesta, scritta a nome dei 15 milioni di Rom, preme perché le
autorità Italiane fermino immediatamente le attività anti-Rom e prendano tutte
le misure necessarie per fermare i pogrom anti-Rom ed assicurino una vita salva
e sicura a tutti i Rom che vivono in Italia come pure la piena implementazione
delle leggi e degli standard internazionali.
"Crediamo che anche le istituzioni internazionali, come la Commissione
Europea, il Parlamento Europeo, il Consiglio d'Europa, l'OCSE e le Nazioni Unite
debbano prendere posizione e condannare le azioni del governo Italiano come
inumane ed inaccettabili" ha detto Kawczynski in una osservazione di chiusura
della nota di protesta.
Il Forum Europeo dei Rom e Viaggianti ha osservato molto attentamente gli
incidenti dei violenti attacchi ai campi in Italia, la brutalità e le violazioni
della polizia, i discorsi d'odio, in cui centinaia di Rom sono stati obbligati a
scappare per paura della propria vita.
* * *
Il Forum Europeo dei Rom e Viaggianti (ERTF), che ha un accordo di
associazione col Consiglio d'Europa ed uno status speciale con questa
istituzione, è l'organizzazione dei Rom Europei più grande ed inclusiva.
Riunisce le principali OnG internazionali Europee ed oltre 1.500 organizzazioni
Rom nazionali dalla maggior parte degli stati membri del Consiglio d'Europa.
Per ulteriori informazioni contattate:
European Roma and Travellers Forum
c/o Council of Europe
F – 67 075 Strasbourg
Tel.: 00 33 3 90 21 53 50
Email: ertf@ertf.org o
ertf@coe.int
Di Fabrizio (del 15/07/2008 @ 09:11:06, in Europa, visitato 1595 volte)
Da
Osservatorio sui Balcani
Saluto nazista durante un concerto di Thompson
Esaltazione del nazismo tra i giovani croati
10.07.2008 - Da Osijek, scrive
Drago Hedl - Sempre più diffusa tra i giovani croati l’esaltazione dei
simboli nazisti e del movimento ustascia della Seconda guerra mondiale. Secondo
molti, complici del fenomeno sono le performance del cantante Marko Perkovic
Thompson, appoggiato da politici e da circoli della Chiesa
La scorsa settimana presso il Tribunale di Zagabria, uno studente di ventun'anni
è stato condannato con la condizionale ad una pena di 25 giorni di carcere e al
pagamento di 1.600 kune (circa 220 euro), perché durante il concerto del
controverso cantante Marko Perkovic Thompson, tenutosi a Zagabria il 30
maggio scorso, aveva indossato un cappello con lo stemma di una grande "U",
simbolo del movimento filonazista ustascia della Croazia, al tempo della Seconda
guerra mondiale.
Dal momento che la Croazia non dispone di una legge con cui si possa condannare
l’esaltazione dei contrassegni e dei simboli nazisti, il giovane è stato
condannato in base alla Legge sul disturbo dell’ordine e della quiete pubblica e
in base alla Legge sui raduni in pubblico. Finirà in carcere solo se compirà un
gesto simile nell’arco del prossimo anno. Si tratta comunque della prima volta
che in Croazia viene comminata una pena per un gesto del genere, e nell’ultimo
periodo di atti simili ce ne sono stati parecchi.
La pena inflitta al giovane, motivata dall’istigazione di simboli nazisti, è
ritenuta da alcuni analisti croati, tra cui l’ex presidente del Comitato di
Helsinki per i diritti umani in Croazia, Zarko Puhovski, come un segnale
positivo della risolutezza del potere nel prendere di petto la situazione.
Altri, però, come l’ex ministro degli Esteri al tempo di Franjo Tudjman,
Zvonimir Separovic, dicono che la stessa pena andrebbe inflitta anche per chi
inneggia alla stella a cinque punte, simbolo comunista, sotto il quale in
Croazia - afferma Separovic - sono state uccise alcune centinaia di migliaia di
persone.
La sentenza dello studente ventunenne è giunta solo una decina di giorni dopo lo
scandalo in una scuola di Makarska, cittadina sulla costa adriatica, dove 12
maturandi per la festa dell’ultimo anno si sono fatti fotografare sotto la
svastica. I loro volti sorridenti, dietro i quali si vede bene la svastica, sono
diventati uno scandalo di prim’ordine, mentre le foto sono finite anche sulle
prime pagine dei giornali.
Il direttore del ginnasio di Makarska, Slavko Gudelj, ritiene però che tutta la
faccenda abbia ricevuto una pubblicità inutile e che all’incidente sia stata
data un’importanza immeritata.
"Si tratta di un colpo di testa e della mancanza di informazione di giovani
generazioni non appesantite dalle vecchie ideologie", ha detto il direttore
della scuola. Ma il giorno successivo, quando la polizia ha iniziato ad indagare
sul caso, il direttore ha in qualche modo cambiato il tono della risposta:
"Nessuna persona con un po' di senno potrebbe appoggiare l’ideologia che sta
dietro a quei simboli", ha affermato Gudelj.
"Questi ragazzi sono il prodotto di una società che dagli anni novanta in avanti
è diventata parzialmente ustascia, solo che questo non viene dichiarato
pubblicamente e ad alta voce", ha detto al quotidiano "Slobodna Dalmacija" il
professor Tvrtko Jakovina, esperto della Seconda guerra mondiale.
Dopo le reazioni negative dell’opinione pubblica, anche gli studenti si sono
scusati, affermando che si è trattato solo di "un brutto scherzo", mentre altri
di loro hanno cercato di relativizzare la questione dicendo che sulla foto non
c’era la svastica, ma bensì "il simbolo indiano della pace e dell’amore".
Tuttavia, l’indagine condotta dimostra che la vicenda non è andata in modo così
ingenuo. Prima di farsi fotografare davanti alla svastica, gli studenti della
stessa classe del ginnasio avevano indossato delle magliette con scritto "Über
alles", e alcuni di loro avevano proposto come "inno della loro generazione" la
canzone ustascia "Jasenovac e Gradiska Stara", che inneggia all’uccisione di
serbi, ebrei e rom nei due campi di concentramento ustascia durante la Seconda
guerra mondiale.
Solo alcuni giorni dopo quanto accaduto, la Lega calcistica della Croazia è
stata multata con 12.500 euro per il comportamento tenuto dai tifosi croati
durante la partita Croazia – Turchia del 20 giugno a Vienna, che la Commissione
disciplinare della UEFA ha valutato come xenofobo e razzista.
Reagendo alla sempre più diffusa esaltazione del nazismo tra i giovani croati,
il presidente della comunità ebraica di Zagabria Ognjen Kraus ha inviato una
lettera al ministro dell’Educazione Dragan Primorac nella quale, con amarezza,
dice: "Mi congratulo con lei per la riforma della scuola, che ha conseguito nel
suo mandato, ma che ha dato come esito lo spiacevole episodio dei maturandi di
Makarska, cui non è stato da meno l’episodio dei giovani sulla piazza Ban
Jelacic".
Sulla piazza principale di Zagabria, un mese fa, si era tenuto il concerto del
cantante Marko Perkovic Thompson, le cui canzoni, secondo molti, tanto per le
parole usate che per l’iconografia scenica, invitano i giovani ad esaltare il
movimento ustascia. Tra il pubblico dei suoi concerti si possono vedere
regolarmente dei giovani con indosso i simboli ustascia, e il noto cantante non
li ha mai invitati una sola volta a non farlo.
Thompson è appoggiato da molti politici in Croazia, i quali ritengono che la sua
vicinanza possa portar loro i voti dell’elettorato. È interessante che il suo
concerto di Zagabria, al quale erano presenti circa 60.000 persone, perlopiù
giovani, sia stato organizzato dalla città di Zagabria, a capo della quale c’è
Milan Bandic, membro del Partito socialdemocratico.
Anche nei circoli della Chiesa cattolica Thompson gode di un certo appoggio.
L’ordinario militare, il vescovo di Zagabria Juraj Jezerinac, ha letto alcune
righe delle sue canzoni durante la liturgia a Vukovar, e quando i giornali hanno
pubblicato la notizia, ha detto di non sapere che fosse Thompson l’autore di
quegli scritti.
Dal momento che le cose evidentemente sono iniziate a sfuggire di mano, e dal
momento che al premier Ivo Sanader di certo non serve questa immagine della
Croazia alla vigilia dei negoziati per l’ingresso in Unione europea, ecco che
per l’esaltazione dei simboli nazisti iniziano ad arrivare anche le prime
sanzioni.
Di Fabrizio (del 15/07/2008 @ 08:31:37, in Europa, visitato 2302 volte)
Da
Roma_ex_Yugoslavia
Martedì 8 luglio 2008 -
Persiste l'emergenza sanitaria nei campi Rom dell'ONU
QUANDO MILIONI DI GIOCATTOLI fabbricati in Cina furono recentemente
richiamati per paura di avvelenamento da piombo, Time magazine, CNN e la maggior
parte dei media ne fecero una notizia da prima pagina. Dottori di tutto il
mondo furono citati per come la pittura al piombo potesse causare danni al
cervello e agli organi, specialmente in bambini sotto i sei anni di età il cui
sistema immunitario non era ancora pienamente sviluppato. Ma nessun media a suo
tempo ha menzionato una parola sul peggior caso di
avvelenamento da piombo nella
storia medica: i campi ONU per persone internamente disperse (IDPs) nel nord
Kosovo.
Forse per la maggior parte dei giornalisti, i campi di morte ONU non sono una
nuova storia anche se le morti continuano a crescere. Ne ho scritto
sull'International Herald Tribune. In seguito a questo, la ZDF (TV tedesca) fece
un breve programma sui campi, e così fece Aljazeera. Bild Zeitung, il più
diffuso giornale tedesco, non solo raccontò la storia, ma chiamo otto bambini
(dopo che la loro madre ed un fratello erano morti di avvelenamento da piombo) in Germania per
trattamenti medici dove le scansioni mostrarono che i bambini avevano gli organi
danneggiati e danni irreversibili al cervello.
Questo è come successe
Il 16 giugno 1999, quattro giorni dopo l'arrivo delle truppe NATO, bande di
estremisti Albanesi, guidate dagli ufficiali in uniformi nere dell'Armata di
Liberazione del Kosovo, attaccarono quasi tutte le comunità Rom in Kosovo. Agli
Zingari fu detto di fuggire o che sarebbero stati uccisi. Su di una popolazione
anteguerra di circa 130.000, oltre 100.000 Rom nei seguenti tre mesi lasciarono
il Kosovo.
Dopo la loro partenza, più di 14.000 case Zingare furono saccheggiate e poi
distrutte.
Le truppe NATO rifiutarono di intervenire, dicendo che era un problema della
polizia locale. Ma a quel tempo non c'era polizia locale. I Serbi che
costituivano la polizia locale erano stati costretti dalla NATO a ritirarsi in
Serbia.
Ho personalmente assistito a parte di questa diaspora, perché nel luglio 1999
l'ONU mi chiese di recarmi volontario in Kosovo e consigliarli sui problemi Rom.
Per tre mesi, sono stato l'unico non-Zingaro a vivere 24 ore al giorno nel più
grande campo ONU, Obilich. Durante il giorno, mi recavo spesso dove gli Zingari
erano stati minacciati. Ho visitato particolarmente la più grande comunità
Zingara in Kosovo, a Mitrovica sud. Là una comunità di oltre 8.000 Zingari (Rom,
Askali ed Egizi) che vivevano in oltre 1.000 case erano state costrette a
fuggire sotto l'occhio delle immobili truppe NATO.
La maggior parte degli Zingari di Mitrovica scappò all'estero. Circa 1.000
trovarono rifugio in una scuola serba chiusa per le vacanze estive. Per alcuni
mesi organizzai acqua e cibo attraverso diverse agenzie di aiuto per questi
Zingari accampati nella scuola.
Nel novembre 1999, l'UNHCR si prese carico di loro e li trasferì in quattro
campi costruiti su di un terreno tossico, gli unici posti che l'ONU disse erano
disponibili. Protestai, chiedendo l'attenzione degli ufficiali ONU - e
specialmente dei capi dell'UNHCR a Pristina - sul fatto che queste aree
intossicate potevano essere di detrimento alla salute di questi IDPs. L'UNHCR mi
rassicurò dicendo che avevano firmato contratti con le municipalità locali,
assicurando che gli IDPs sarebbero stati nei campi per soli 45 giorni. Alla fine
di questi 45 giorni, avrebbero avuto ricostruite le loro case e vi avrebbero
fatto ritorno, oppure sarebbero stati mandati come rifugiati in un altro paese
estero. Sfortunatamente, dopo quasi nove anni e molte morti, a causa
dell'avvelenamento da piombo, gli IDPs vivono ancora su un terreno contaminato.
Durante l'estate del 2000, l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) fece
un'indagine medica a Mitrovica, perché a molti poliziotti ONU e soldati francesi
furono trovati alti livelli di piombo nel sangue. Nel novembre 2000, l'OMS
presentò un rapporto sanitario, dichiarando che la maggior parte di chi viveva a
Mitrovica soffriva di avvelenamento da piombo. Il rapporto dichiarava che gli
effetti peggiori si producevano sugli Zingari che vivevano nei campi ONU e
raccomandava che i campi fossero evacuati e cintati così che nessuno potesse
accedervi accidentalmente. Bernard Kouchner, l'attuale Ministro degli Esteri
francese, era allora a capo dell'UNMIK. Disse agli autori del rapporto sanitario
che lui era un dottore e comprendeva il pericolo di avvelenamento da piombo.
Promise di prendere misure appropriate. Ma l'unica cosa che fece fu di chiudere
la fonderia nelle vicine miniere di Trepca. Non evacuò e non chiuse i campi
Zingari dove i livelli di piombo erano tre volte più alti della popolazione
generale.
Invece di chiudere i campi Zingari, l'ONU costruì una pista che divideva due
dei campi dai depositi di scorie tossici. Poi l'ONU mise cartelli in quattro
lingue chiamando questa pista l'Alleato della Sanità. L'ONU costruì anche un
campo da calcio ed uno da basket per i bambini Zingari accanto a 100 milioni di
tonnellate di rifiuti tossici. Non venne detto loro che tramite questi sport,
con l'apertura dei polmoni, sarebbero stati più vulnerabili all'avvelenamento da
piombo.
Nonostante i ripetuti appelli per aiutare gli Zingari, specialmente quanti
vivevano nei tre campi nell'area nord di Mitrovica, l'ONU fece esattamente
l'opposto. Gli aiuti sul cibo vennero sospesi nel 2002, dicendo che era tempo
che provvedessero loro ai rifornimenti. Nel campo di Zitkovac venne tagliata per
sei mesi la fornitura d'acqua perché gli amministratori del campo - il partner
ONU, Chiese al Lavoro Assieme - trovarono che gli Zingari usavano troppa acqua.
Alla fine, gli Zingari di Zitkovac dovevano camminare per quattro km. due volte
al giorno per prendere l'acqua potabile. In tutti i tre campi la maggior parte
degli Zingari doveva passare dalla discarica per trovare il cibo.
Nell'estate del 2004, l'OMS fece un'indagine speciale nei tre campi dopo che Jenita Mehmeti,
una bambina di quattro anni,morì per avvelenamento da piombo. Non era la prima.
Sino allora in 28 (soprattutto bambini e giovani adulti) erano morti nei tre
campi, ma Jenita fu la prima ad essere curata per avvelenamento da piombo prima
che morisse. Nuovi esami del sangue presi dall'OMS mostrarono che molti bambini,
i più vulnerabili all'avvelenamento, avevano livelli più alti di quanto la
macchina potesse registrare.
I trattamenti medici a riguardo richiedono l'immediata evacuazione dalla
fonte di avvelenamento e l'ospedalizzazione se i livelli di piombo superano i 40 mg/dl.
Danni irreversibili al cervello iniziano di solito a10 mg/dl, specialmente in
bambini sotto i sei anni di età il cui sistema immunitario deve ancora
svilupparsi. Molti dei livelli di piombo nei bambini dei tre campi erano oltre i
65 mg/dl, i livelli più alti che la macchina dell'OMS potesse leggere. Lo staff
dell'OMS sospettava che alcuni bambini (a causa dei loro sintomi) avessero
livelli di piombo tra gli 80 e i 90. Come risultato, un bambino di sette anni
aveva livelli di 120 mg/dl, il più alto nella storia medica.
Nel novembre 2004, l'OMS presentò all'UNMIK il suo rapporto sanitario sui
campi Zingari, raccomandandone l'immediato sgombero. Anche se c'erano dei
precedenti, quando l'ONU evacuò migliaia di Albanesi e Serbi del Kosovo quando
si trattava di fatti che minacciavano la loro vita, questi Zingari non vennero
evacuati. L'unica misura presa dall'ONU fu di iniziare incontri bimensili tra le
agenzie ONU ed altre OnG per studiare il problema. Anche se molte OnG, compreso
il Comitato Internazionale per la Croce Rossa, firmarono una petizione per
chiedere all'ONU l'immediato sgombero di questi "campi della morte", l'ONU non
prese nessuna decisione sino al 2006.
Nel gennaio 2006 l'ONU chiuse uno dei campi e spostò le 35 famiglie in una
nuova località, a circa 50 metri dal vecchio campo. La nuova sistemazione venne
chiamata Osterode. Era un'ex base NATO francese a nord Mitrovica, ma era stata
abbandonata quando a molti soldati fu diagnosticato l'avvelenamento da piombo.
Infatti, ai soldati francesi i medici dissero di non avere figli per nove mesi
da quando avessero lasciato il campo a causa degli alti livelli di piombo nel
loro sangue.
Tuttavia l'ONU, nella sua saggezza, ha speso oltre 500.000 € (donati dal
governo tedesco) per risistemare questo campo. Immaginando che la maggior parte
dell'avvelenamento da piombo venisse dal suolo, l'ONU ha cementato tutta l'area,
ottenendo un certificato dal Centro per il Controllo del Disagio (CCD),
un'agenzia fondata dall'ONU, che il campo era "libero da piombo". Anche se tutti
questi campi sono stati costruiti sopra le vene delle miniere di Trepca, la
maggior parte dell'inquinamento da piombo arriva tramite l'aria, da 100 milioni
di tonnellate di scorie di fronte ai campi.
A settembre 2006, durante la sua prima conferenza stampa come capo dell'ONU
in Kosovo, Joachim Ruecker annunciò orgogliosamente che l'ONU stava facendo
qualcosa per gli Zingari che morivano per il piombo. Oltre a spostarli ad
Osterode, che era stato dichiarato non libero dal piombo ma "più libero dal
piombo", l'ONU iniziò a trattare gli intossicati con una dieta migliore. Per la
prima volta dopo quattro anni, vennero forniti aiuti alimentari agli Zingari,
che così non dovevano più recarsi alle discariche. L'ufficio USA di Pristina
dono 1.000.000 di $ per questa "dieta migliore".
E' ben noto ai medici che una dieta appropriata può diminuire i livelli di
piombo del 20%, ma solo se la persona affetta viene rimossa dalla fonte di
avvelenamento. Nel caso degli Zingari infettati, ridurre il loro livello di
piombo del 20% li avrebbe lasciati lo stesso con livelli pericolosamente alti.
Per la prima volta in quattro anni, l'ONU procurò uno staff medico giornaliero
per visitare gli Zingari. Sfortunatamente, l'avvelenamento da piombo può essere
curato solo se il paziente viene allontanato dalla fonte di inquinamento.
Con la primavera 2006, furono chiusi due campi (Zitkovac e Kablare) ed oltre
100 famiglie vivono ora ad Osterode. Dopo tre mesi, vennero fatti gli esame del
sangue e, secondo l'UNMIK, la salute degli Zingari andava migliorando, grazie
alla nuova dieta ed i livelli di piombo stavano scendendo. Però, l'OMS e l'UNMIK
rifiutarono di mostrare al pubblico o alle stesse famiglie Zingare la copia di
questi esami del sangue.
Nel 2006 l'ONU annunciò che l'unica soluzione per gli Zingari che vivevano
sui terreni tossici era ricostruire le loro case nel loro vecchio quartiere e
spostarli là. Così l'ONU chiamò diversi donatori internazionali per ricostruire
alcune case Zingare e diversi blocchi di appartamenti, con la promessa di
spostare gli Zingari infettati dal piombo al loro vecchio quartiere.
Sfortunatamente, come queste case furono completate tra l'estate e la fine del
2006, l'ONU non diede gli appartamenti a chi viveva nei campi avvelenati, ma
principalmente a Zingari rifugiati del Kosovo che l'ONU voleva rimpatriare dalla
Serbia e dal Montenegro, per mostrare che la politica di ritorno dei rifugiati
stava funzionando.
Nell'aprile 2007, vennero interrotti tutti gli aiuti medici ed alimentari,
perché l'ONU disse di non avere più fondi. Un'altra volta gli Zingari furono
costretti a trovare il cibo nelle discariche. Ma il peggio doveva ancora
arrivare.
Dato che molti bambini ad Osterode e nel vicino campo di Cesmin Lug
mostravano segni comuni (piombo nei denti, vomito giornaliero e perdita della
memoria), i leader del campo insisterono per nuovi esami del sangue nell'aprile
2008. Esami a caso su 105 bambini mostrarono risultati vacillanti. Per molti
bambini del campo ONU "più libero dal piombo" di Osterode, i loro livelli di
piombo erano raddoppiati dal loro trasferimento nell'ex base francese.
Visto che l'ONU, l'UNHCR e l'UNHCHR si rifiutavano di aiutare questi
cittadini del Kosovo, mi sono appellato direttamente al Ministro della Sanità
del neo dichiarato stato del Kosovo. Alush Gashi non è soltanto un dottore, ma
anche un mio amico personale da anni. Una volta viveva e lavorava a San
Francisco. Non solo gli ho scritto una mail, ma l'ho cercato anche nel suo
ufficio, pregandolo di aiutare questa minoranza di cittadini. Lui capisce il
problema. Conosce la situazione. Come dottore sa che questi Zingari devono
essere evacuati immediatamente. Dice che il suo governo vuole aiutarli, ma
sinora non hanno offerto nessun piano concreto.
Dal 2005 abbiamo cercato di obbligare l'ONU ad aiutare questi Zingari. Un
avvocato americano, Dianne Post, ha tentato di citare l'ONU a nome delle diverse
centinaia di Zingari che vivono nei campi. La sua causa contro l'ONU al
tribunale dei Diritti Umani di Strasburgo è stata rigettata perché la corte ha
dichiarato che solo uno stato, non un'organizzazione, può essere accusato. Anche
se l'ONU era l'unico amministratore del Kosovo, il tribunale ha deciso che non
poteva essere accusato. Ma ora che il Kosovo è finalmente un paese indipendente,
può essere citato per negligenza, discriminazione ed omicidio non premeditato.
L'ONU ha una politica di compensazione per problemi simili. Ma gli avvocati
ONU, per tre anni, hanno rifiutato di cooperare nel cercare una compensazione
per gli Zingari o risolvere i loro problemi di salute. L'ONU non nega le proprie
responsabilità ma rifiuta di rispondere sul proprio ruolo e sulle proprie norme.
Nel 2005 la Società per i Popoli Minacciati, la più grande OnG in Germania dopo
la Croce Rossa, ha portato in Kosovo il massimo esperti tedesco
sull'avvelenamento tossico, il dottor Klaus Runow. Anche se l'ONU ha provato ad
escluderlo dai campi, ha potuto raccogliere 60 campioni di capelli dai bambini
Zingari. Spedì i campioni ad un conosciuto laboratorio di Chicago. I risultati
mostrarono che non solo molti dei bambini avevano i più alti livelli di piombo
nella storia medica, ma che tutti avevano anche livelli di avvelenamento di
altri 36 metalli pesanti. Nel tentare di difendersi, il personale ONU rispondeva
che l'avvelenamento da piombo dipendeva dal fatto che gli Zingari fondevano le
batterie delle auto. D'altra parte, il dottor Runow puntualizzava che nessuno di
questi metalli pesanti si trovava nelle batterie delle auto.
Il dottor Rohko Kim, impiegato all'OMS di Bonn, venne raccomandato dall'ONU
sulla questione. Anche se aveva ordini di non dare interviste o informazioni sui
campi Zingari, potei parlare con lui. Gli chiesi se l'avvelenamento dipendeva
dallo smaltire le batterie delle auto. Mi rispose di no. Mi disse che la maggior
parte dell'avvelenamento proveniva dalla polvere tossica dei depositi di scorie
e dal fatto che i campi erano costruiti sopra il terreno delle miniere. Disse
che ogni bambino concepito nei campi avrebbe avuto danni irreversibili al
cervello. Disse che avevamo già un'intera generazione di bambini Zingari
avvelenati dal piombo. In un discorso pronunciato nel 2005 all'OMS, UNMIK e al
Ministero della Sanità del Kosovo, il dottor Kim disse: "L'attuale situazione
della comunità Rom che vive ora nei campi è estremamente, estremamente seria. Ho
personalmente fatto ricerche sull'avvelenamento da piombo dal 1991, ma non ho
mai visto nella letteratura una popolazione con livelli di piombo nel sangue
così alti. Credo che il caso di Mitrovica nord sia unico, mai visto prima nella
storia. Questo è la più grave catastrofe connessa al piombo nel mondo e nella
storia." Nel 1999, l'ufficio USA di Pristina trasportò via aereo 7.000 Albanesi
a Fort Dix, NJ, per proteggerli dai Serbi. Nel marzo 2004, la polizia ONU e la
KFOR evacuarono 4.000 Serbi nella base KFOR per salvarli dagli Albanesi. Ci sono
precedenti in Kosovo per salvare vite, ma non per 500 vite Zingare.
Sinora, 77 Zingari sono morti nei campi ONU. Sono successi anche molti aborti.
L'ONU non ha mai investigato su queste morti o mai condotto un'autopsia.
Tuttavia, dai sintomi descritti da genitori e vicini, i dottori consultati
ritengono che l'avvelenamento da piombo ha contribuito alla maggior parte delle
morti e degli aborti.
Qualche settimana fa un bambino Zingaro è morto ad Osterode. Aveva un mese d'età
ed era nato con una grande testa, pancia gonfia e gambe piccolissime. Si è
svegliato alle sei di mattina, vomitando ed è morto venti minuti dopo in
ospedale.
Avvelenamento da piombo significa per i bambini una morte spaventosa e dolorosa.
Jenita Mehmeti, quattro anni, frequentava l'asilo del campo, quando la sua
insegnante notò che stava perdendo la memoria e faticava a camminare. Jenita fu
rimandata alla sua baracca, dove per i seguenti tre mesi vomitò più volte al
giorno, prima rimanendo paralizzata e poi morendo. Quando la sua sorellina di
due anni mostrò gli stessi sintomi, il dottore ONU per Mitrovica rifiutò di
curarla, dicendo che era in un campo ONU ad un km. dalla sua giurisdizione. Un'OnG
la portò a Belgrado e le salvò la vita.
Paul Polansky è un autore americano e capo della missione Società per i
Popoli Minacciati. Ha vissuto in Kosovo dal luglio 1999. Nel 2005 ha pubblicato
un libro sui campi chiamati ONU-Sangue con Piombo. Può essere ordinato online
pjpusa50401@yahoo.com Questo
indirizzo email è protetto dallo spam, occorre attivare gli JavaScript .
Rukija Mustafa morì nell'aprile 2005 assieme al suo neonato. Sopravvissero
il marito ed otto bambini, tutti portati in Germania per cure mediche dalla Bild Zeitung,
il più diffuso giornale tedesco in circolazione.
Nikolina Mehmeti, bambina di due anni sorella di Jenita che morì di
avvelenamento da piombo. Poco dopo la morte di Jenita, Nikolina mostrò gli
stessi sintomi. L'ONU a Mitrovica rifiutò di autorizzare le cure per Nikolina a
Belgrado, anche se lei cadeva in coma continuamente. Una OnG Romani locale la portò a
Belgrado e le salvò la vita. Più tardi un donatore americano diede alla famiglia
un pezzo di terra a Priluzje dove costruirono una casa. I dottori a Belgrado
dissero che se Nikolina fosse tornata alla fonte dell'avvelenamento, sarebbe
morta come sua sorella.
Di Fabrizio (del 15/07/2008 @ 00:55:54, in Italia, visitato 2166 volte)
Da
Roma_Daily_News
Carissimi,
Potete aggiungervi alla
nostra
protesta contro le impronte digitali ai bambini Rom (qui
il testo tradotto in italiano ndr). Basta aggiungere il vostro nome/titolo
ed indirizzo mail e vi aggiungerete a quanti hanno già firmato. Le vostre mail e
firme saranno inviate ai funzionari Italiani e della Commissione Europea.
A seguito del
meeting di San Rossore un numero di partecipanti ha deciso di firmare la
petizione contro l'anti-ziganismo che le Organizzazioni Rom Europee di Base
facevano circolare. La dichiarazione è ispirata alla Risoluzione del Parlamento
Europeo del 10 giugno. Tra i firmatari ci sono il Presidente del Centro
Marthin Luther King Jr di Atlanta, Isaac Newton , Joe Beasley Presidente di
Ascensione Africana, Laura Balbo, ex ministro italiano delle Pari Opportunità e
Doudou Diene - Relatore Speciale ONU sulle forme contemporanee di razzismo.
Sono disponibili una
foto ed un
video clip
di Doudou Diene che decide di appoggiare una campagna contro ciò che sta
succedendo in Italia, mentre mi mostra il proprio dito pronto per le impronte
digitali in solidarietà.
Un articolo del
Manifesto (verso la fine) che menziona la nostra azione.
I migliori saluti e grazie per ilvostro appoggio
Valeriu Nicolae – Executive Director
European Roma Grassroots Organisation
Strada Rezonantei Nr.1-3 Bl 15-16 Sc A Ap 3 Sector 4 Bucuresti Romania
Tel : (004) 0742379657 or 0727708788
Dichiarazione contro l'antiziganismo - San
Rossore, Italia 10-11 luglio 2008
Noi sottoscritti, notando che l'antiziganismo continua ad essere la forma
di razzismo più diffusa, accettata e principalmente impunita in Europa.
- rifiutiamo i rapporti ripetuti di dichiarazioni pubbliche di sentimenti anti-Romani
di alti funzionari italiani,
- rifiutiamo il fatto che il governo Italiano descriva i Rom come la
causa che "determina una situazione di serio allarme sociale, con possibili
serie ripercussioni sull'ordine pubblico e sulla sicurezza" del resto della
popolazione, giustificando uno "stato d'emergenza" di 12 mesi, in cui
possono essere prese dai Prefetti misure straordinarie in deroga alle leggi,
- chiediamo alle autorità Italiane di astenersi dal condurre un
censimento che includa la possibilità di prendere le impronte digitali ai
Rom ed ai minori Rom, essendo questo in contraddizione con la proibizione di
discriminazione diretta ed indiretta prevista nella direttiva UE su razza ed
etnia, mentre un'ulteriore discriminazione tra i Rom e gli altri cittadini è
promulgata perché gli ultimi non debbano subire simili procedure,
- chiediamo con urgenza che le autorità Italiane intraprendano
immediatamente misure estensive per calmare gli infiammati sentimenti
anti-Romani in Italia e rendano chiaro il proprio impegno per la promozione
di una vibrante società multiculturale in Italia, come pure riaffermino
pubblicamente la propria risolutezza nella lotta a tutte le forme di
razzismo,
- chiediamo che le autorità Italiane rendano immediatamente pubbliche le
informazioni dettagliate sulle persone portate alla giustizia per gli
attacchi motivati razzialmente a persone e comunità Romani dall'aprile 2008,
- chiediamo che la Commissione ed il Consiglio assicurino che gli Stati
Membri applichino costantemente e completamente le leggi UE, e prendano le
misure necessarie in caso di infrazione,
- chiediamo che l'Agenzia per i Diritti Fondamentali dia il suo parere
alle istituzioni dell'Unione sulla legalità di queste nuove misure
intraprese dal governo Italiano,
- chiediamo alla Commissione ed al Consiglio di rafforzare ulteriormente
le politiche UE sui Rom, lanciando una strategia UE sui Rom completa ed a
lungo termine.
Di Fabrizio (del 14/07/2008 @ 17:02:18, in scuola, visitato 1656 volte)
Comunicato stampa di
Luciano Muhlbauer
La voglia di schedare e classificare etnicamente gli "zingari" è ormai un
vero e proprio virus che sta infettando le istituzioni democratiche. Ora il
Ministro Maroni l’ha fatto diventare legge e politica dello Stato, ma il quadro
inquietante che emerge man mano che si scava nella realtà è che, almeno in
Lombardia, quel virus agisce da tempo.
Avevamo già denunciato che la Polizia municipale di Milano dispone di una
sua autonoma schedatura etnica, risalente al periodo ottobre 2006 – dicembre
2007, e ora scopriamo che iniziative analoghe furono promosse un anno fa
addirittura nelle scuole.
Infatti, come ha segnalato il blog del Circolo Pasolini di Pavia (http://circolopasolini.splinder.com), è sufficiente visitare il sito internet dell’Ufficio scolastico
provinciale di Milano, cercare un po’ ed ecco che salta fuori la
circolare n. 3058 dell’11 giugno 2007 che invitava i direttori
scolastici di città e provincia a procedere a una "rilevazione alunni rom sinti".
A tal fine era stata fornita anche una "scheda rilevazione dati", prodotta
dall’Ufficio scolastico per la Lombardia, da compilarsi a cura del singolo
istituto scolastico: una scheda per ogni alunno "nomade".
Beninteso, che la scuola si preoccupi di monitorare il grado di apprendimento e
di inserimento degli studenti ci pare assolutamente doveroso, specie in una
regione come la Lombardia che da tempo registra un tasso di abbandoni scolastici
superiore alla media nazionale e dove la crescente presenza di bambini
provenienti da famiglie di immigrati richiede nuove e adeguate politiche.
Ma cosa c’entra questo con una schedatura rivolta esclusivamente agli alunni
individuati come "nomadi", che siano essi cittadini italiani o stranieri, che
vivano in campi oppure in appartamenti? E che senso ha classificare i bambini
per appartenenza a gruppi etnici? Difatti, la scheda relativa al singolo alunno
prevede di rilevare informazioni come "Indicare se l’alunno è Nomade italiano o
straniero", "Gruppo nomade di appartenenza (Es. Sinti, Rom, Abruzzesi…)" e
"Luogo di abitazione (Campo, Appartamento, …)".
Insomma, la realtà che sta venendo a galla non è soltanto che la presunta
necessità di "sapere chi sono", invocata dal Ministro Maroni per legittimare la
schedatura etnica di massa degli zingari, è una gigantesca menzogna per
giustificare l’ingiustificabile, ma soprattutto che la cultura democratica e la
legalità costituzionale stanno diventando un optional per troppe istituzioni
pubbliche. E quando una cosa del genere può accadere persino nella scuola,
allora vuol dire che le cose si stanno mettendo davvero male.
Oggi abbiamo presentato un’interpellanza al governo regionale in cui
chiediamo che intervenga con urgenza, affinché questa banca dati etnica venga
distrutta immediatamente. Non si può, infatti, un giorno rivendicare che la
Regione possa gestire autonomamente persino la scuola e il giorno dopo fare
finta di niente quando succedono fatti incredibili come quelli descritti sopra.
Ma soprattutto crediamo che sia necessario un grande moto di disobbedienza da
parte del mondo della scuola per impedire che cose di questo tipo possano
accadere di nuovo, anche se a chiederle sarà un Ministro.
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