Comunicato stampa di
Luciano Muhlbauer
La voglia di schedare e classificare etnicamente gli "zingari" è ormai un
vero e proprio virus che sta infettando le istituzioni democratiche. Ora il
Ministro Maroni l’ha fatto diventare legge e politica dello Stato, ma il quadro
inquietante che emerge man mano che si scava nella realtà è che, almeno in
Lombardia, quel virus agisce da tempo.
Avevamo già denunciato che la Polizia municipale di Milano dispone di una
sua autonoma schedatura etnica, risalente al periodo ottobre 2006 – dicembre
2007, e ora scopriamo che iniziative analoghe furono promosse un anno fa
addirittura nelle scuole.
Infatti, come ha segnalato il blog del Circolo Pasolini di Pavia (http://circolopasolini.splinder.com), è sufficiente visitare il sito internet dell’Ufficio scolastico
provinciale di Milano, cercare un po’ ed ecco che salta fuori la
circolare n. 3058 dell’11 giugno 2007 che invitava i direttori
scolastici di città e provincia a procedere a una "rilevazione alunni rom sinti".
A tal fine era stata fornita anche una "scheda rilevazione dati", prodotta
dall’Ufficio scolastico per la Lombardia, da compilarsi a cura del singolo
istituto scolastico: una scheda per ogni alunno "nomade".
Beninteso, che la scuola si preoccupi di monitorare il grado di apprendimento e
di inserimento degli studenti ci pare assolutamente doveroso, specie in una
regione come la Lombardia che da tempo registra un tasso di abbandoni scolastici
superiore alla media nazionale e dove la crescente presenza di bambini
provenienti da famiglie di immigrati richiede nuove e adeguate politiche.
Ma cosa c’entra questo con una schedatura rivolta esclusivamente agli alunni
individuati come "nomadi", che siano essi cittadini italiani o stranieri, che
vivano in campi oppure in appartamenti? E che senso ha classificare i bambini
per appartenenza a gruppi etnici? Difatti, la scheda relativa al singolo alunno
prevede di rilevare informazioni come "Indicare se l’alunno è Nomade italiano o
straniero", "Gruppo nomade di appartenenza (Es. Sinti, Rom, Abruzzesi…)" e
"Luogo di abitazione (Campo, Appartamento, …)".
Insomma, la realtà che sta venendo a galla non è soltanto che la presunta
necessità di "sapere chi sono", invocata dal Ministro Maroni per legittimare la
schedatura etnica di massa degli zingari, è una gigantesca menzogna per
giustificare l’ingiustificabile, ma soprattutto che la cultura democratica e la
legalità costituzionale stanno diventando un optional per troppe istituzioni
pubbliche. E quando una cosa del genere può accadere persino nella scuola,
allora vuol dire che le cose si stanno mettendo davvero male.
Oggi abbiamo presentato un’interpellanza al governo regionale in cui
chiediamo che intervenga con urgenza, affinché questa banca dati etnica venga
distrutta immediatamente. Non si può, infatti, un giorno rivendicare che la
Regione possa gestire autonomamente persino la scuola e il giorno dopo fare
finta di niente quando succedono fatti incredibili come quelli descritti sopra.
Ma soprattutto crediamo che sia necessario un grande moto di disobbedienza da
parte del mondo della scuola per impedire che cose di questo tipo possano
accadere di nuovo, anche se a chiederle sarà un Ministro.