Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Ricevo da Elena Pino
C'è uno spettacolo che racconta di uno zingaro. Oggi che gli zingari
vengono più che mai dileggiati. E' uno spettacolo che parla di campi di
concentramento. Oggi che si vuole negare persino la memoria di quei momenti bui.
C'è uno spettacolo che grida il suo stupore.
C'è una domanda. Ha salvato più bambini rumeni un teatrante che li ha
strappati dalle fogne di Bucarest o la polizia di stato? C'è una seconda
domanda: è più forte il teatro o la repressione? Le domande sono retoriche, le
risposte no.
Facciamo girare lo spettacolo "La farfala sucullo", perché insieme agli
altri costituisca in questo momento oscuro un appiglio a chi ha voglia di
credere che il razzismo non è mai una buona opinione.
"Farfala sucullo" ha vinto il premio Teatro e Shoà 2007. Sul sito
www.teatrogruppopopolare.it c'è qualche informazione in più. Per altre
informazioni contattateci.
TeatroGruppo Popolare
via Cardano, 29 – 22100 Como
tel. 031 401072
c.f. 95096490131
LA FARFALA SUCULLO
Premio Teatro e Shoà 2007
Non tutti sanno che oltre ai sei milioni di ebrei i nazisti sterminarono nei
campi di concentramento migliaia di dissidenti politici, di minorati psichici e
fisici, di omosessuali e di zingari.
La storia ufficiale si è occupata poco delle sofferenze di questi ultimi,
probabilmente perché non ha trovato tra di loro chi avesse sufficiente voce e
volontà di grido.
Il teatro, come a volte succede, corre in soccorso dei meno potenti, ed è questo
il motivo de la farfala sucullo.
La storia
Durante un rastrellamento in un campo di nomadi un ragazzo zingaro viene
salvato dalla madre che lo affida a un medico nazista, mettendolo al suo
servizio e prospettando al medico la possibilità di fare su di lui – zoppo –
esperimenti che gli consentano la notorietà. Il medico lo porta con sé, di là
della rete di un lager in cui sono racchiusi migliaia di ebrei.
Il ragazzo ha la capacità di fare racconti in grado di affascinare chiunque.
Perseguitati e aguzzini vengono richiamati intorno alle sue narrazioni con la
stessa intensità, in una sorta di sospensione del tempo.
Tra gli ebrei c’è un bambino che fungerà da tramite tra lo zingaro e Miriam,
anch’essa internata, di cui lo zingaro si innamorerà e di cui cercherà la
salvezza con ostinazione e pervicacia.
Il ragazzo si divincolerà dal sentimento di gratitudine verso il medico, che lo
ha risparmiato dalla morte ma la diffonde a piene mani intorno a sé, e alla
fine...
Il metodo
In scena due narratori che con il contributo di canzoni originali
alterneranno parola e musica. Impersoneranno due zingari che al suono della
fisarmonica cercano elemosina, con ironia e imprevedibilità. Davanti a un
pubblico riottoso giocheranno la sfida di raccontarsi in cambio di una moneta,
disvelando “i segreti del mestiere” e le peripezie di una dinastia che ha come
segno distintivo un grosso neo a forma di farfalla, simbolo di una libertà che
non vogliono cedere.
Con: Giuseppe Adduci, Giambattista Galli
Testo e regia: Giuseppe Adduci
Canzoni: Giuseppe Adduci, Giambattista Galli. Arr. Sulutumana
Di Fabrizio (del 06/11/2008 @ 08:11:43, in Italia, visitato 1678 volte)
Ricevo da Roberto Malini
Firenze, prosegue la persecuzione dei Rom:
privati delle coperte, perseguitati, in attesa di sgombero, rischiano la
vita 200 "nomadi"
Firenze, 4 novembre 2008. E’ la conseguenza della politica degli esponenti
fiorentini e sestesi del Partito Democratico e dell'’inasprimento degli RPU,
i Regolamenti di Polizia Urbana. Il sindaco di Sesto Fiorentino Gianni Gianassi
(PD) ha disposto per lunedì 27 ottobre scorso la “bonifica” di un'area comunale,
confinante con un terreno privato, che parte da via del Cantone e arriva,
costeggiando la ferrovia, a via San Piero a Quaracchi. Nei due terreni – uno di
proprietà comunale, l'altro privato – si erano insediate da diverso tempo una
trentina di famiglie rom romene con bambini, donne incinte, malati e anziani,
sgomberati lunedì scorso con l'ausilio di alcuni agenti della Polizia Municipale
sestese e dei mezzi della Quadrifoglio, l'azienda di smaltimento dei rifiuti
fiorentina. “Polizia Municipale e Comune di Sesto Fiorentino hanno parlato di
‘bonifica’.
Ciò che in realtà è avvenuto davanti ai nostri occhi è un tragico sgombero
forzoso," dichiarano Roberto Malini, Matteo Pegoraro e Dario Picciau, leader del
Gruppo EveryOne e Stefania Micol, presidente dell'associazione L’'Aurora onlus
di Firenze, "in cui famiglie disperate senza dimora, senza alcuna alternativa
alloggiativa, senza la possibilità di un lavoro regolare e prive di qualunque
assistenza socio-sanitaria sono state messe in mezzo alla strada. Spazzini e
operatori”, continuano gli attivisti, "hanno avuto l'incarico da parte delle
Istituzioni locali di macinare coperte e vestiti e distruggere giacigli di
fortuna assemblati con assi e tende per ripararsi dall'inverno: sono stati
schiacciati dalla ruspa fornelli, pentole, medicine, piccole riserve di cibo
messe a disposizione da alcune associazioni, zainetti di ragazzi che frequentano
le scuole fiorentine partendo al mattino presto dalle loro baracche e riuscendo
ad arrivare miracolosamente puliti e puntuali in classe".
Solo tre baracche sono state risparmiate alla demolizione con le ruspe in
seguito all'intervento di EveryOne e L'Aurora: tra esse, quella di due giovani
genitori con un bambino di appena 5 settimane. Le altre famiglie sono state
identificate e verranno probabilmente denunciate per occupazione abusiva di
suolo privato. “Gli agenti della Municipale hanno dato loro il tempo di una
settimana per lasciare la baracca. L'unica alternativa di alloggio proposta dal
Comune di Sesto Fiorentino è stata quella di quattro giorni presso un centro
emergenza freddo della Caritas per la mamma e il bambino di 5 settimane.
Proposta che noi stessi abbiamo contestato," spiegano Malini, Picciau, Pegoraro
e Micol, "perché è anticostituzionale distruggere l'unità di una famiglia,
lasciando il padre fuori, in strada, al freddo e al gelo, lontano da chi ama,
così come è impensabile non offrire la minima assistenza agli altri sgomberati.
Lasciare oltretutto una donna che non parla italiano con un bambino di un mese
vorrebbe dire rischiare – come già avvenuto in altre circostanze – che il
Servizio Sociale e la Municipale strappino dalle braccia della madre il bambino,
inserendolo nel Centro Sicuro del Comune di Firenze e poi in una comunità".
Appena una settimana prima, lunedì 20, gli stessi rom sgomberati hanno
raccontato di essere stati vittima di una spedizione punitiva da parte di
energumeni che indossavano divise: "Tre uomini in divisa sono arrivati con una
jeep intorno alle 22, noi ci siamo allontanati per non farci vedere. Hanno messo
a soqquadro diverse baracche, a uno di noi hanno portato via un lettore MP3, a
un altro dieci euro che teneva nella giacca in baracca". Un ragazzo, testimone
all'’interno della sua baracca di quanto stava avvenendo, ha poi riferito
ulteriori dettagli del raid: "Erano quasi le 23. Uno degli uomini è entrato in
una baracca con la sigaretta accesa e un accendino in mano. Dopo pochi secondi è
uscito, e tutti e tre se ne sono andati risalendo subito in macchina e
abbandonando il campo. Mi sono avvicinato alla baracca in questione,” ha
continuato, “perché scorgevo una luce. Poi ho visto il fuoco. Coperte, stracci,
materasso: se non fossi arrivato per tempo e non avessi chiamato aiuto, non
avremmo spento l'incendio così prontamente"”.
Ma la persecuzione non finisce qui. La mattina di venerdì 31 ottobre la
Polizia Municipale sestese e altri mezzi della Quadrifoglio hanno demolito per
l’'ennesima volta altre baracche abitate da una settantina di rom romeni nella
zona dell’'Osmannoro all’'ex Osmatex, nel territorio comunale di Sesto
Fiorentino. "In Toscana - come in altre regioni italiane - si stanno consumando
abusi intollerabili," commentano gli attivisti, "che contrastano con la
Dichiarazione universale dei diritti umani e con le normative europee che
tutelano la dignità, la salute e la sicurezza degli esseri umani, disponendo che
le Istituzioni garantiscano il diritto alla casa, al sostentamento, al benessere
e alla salute di tutti, ivi comprese quelle persone sono in mezzo alla strada.
In Italia, però, vi sono minoranze etniche e razziali cui è negato il
fondamentale diritto alla vita e vengono scacciate brutalmente. Gli sgomberi,
che somigliano a disinfestazioni, colpiscono indiscriminatamente bambini, donne
incinte e anziani, ma a nessuno importa niente della loro sorte".” "Che dire poi
di coloro che ‘pretendono’ di coprirsi con una coperta mentre riposano?"
continuano i membri di EveryOne e L'Aurora, "i rom romeni che dormono nei pressi
della stazione ferroviaria di Santa Maria Novella a Firenze ci hanno mostrato i
verbali con le multe per occupazione abusiva di suolo pubblico, rilasciate dalla
Polizia Municipale fiorentina. Sulla base del nuovo regolamento urbano varato
dall’'assessore alla sicurezza Graziano Cioni, per i rom di Firenze ci saranno
sanzioni e processi. Il loro delitto è quello di aver cercato di ripararsi dal
freddo. Moltissime contravvenzioni di circa 160 euro ciascuna recitano: 'ha
violato l’'articolo 15 c. 1 lett. d) del R.P.U., dormiva in forma palesemente
indecente occupando il suolo pubblico. L'interessato ripristinava lo stato dei
luoghi mediante allontanamento'.
Di fronte alla divulgazione di episodi vessatori nei riguardi dei Rom, fino
ad oggi le Istituzioni fiorentine e sestesi hanno sempre negato gli stessi,
manifestando contemporaneamente un ostinato rifiuto a dialogare con le
Associazioni. Rinnoviamo tuttavia l'invito alle Istituzioni e alle autorità di
Firenze e Sesto Fiorentino a non mettere in piedi ancora una volta il walzer
delle smentite di quanto segnaliamo, perché abbiamo raccolto verbali,
testimonianze e fotografie degli eventi," proseguono EveryOne e L'’Aurora,
"dunque “abbiamo le prove di una persecuzione etnica e denunciamo un'emergenza
umanitaria che non ha nulla a che vedere con la 'politica' locale. Evitino di
tirare in ballo il decoro urbano e non si rimpallino le responsabilità," dicono
gli attivisti, "ma piuttosto si mettano al lavoro per prestare immediata
assistenza a queste persone, attenendosi al diritto internazionale e alle norme
etiche che distinguono le società civili dai regimi intolleranti: servono
coperte, serve cibo, servono medicine, serve un luogo caldo che li tolga dalla
strada, dove è a rischio la loro stessa sopravvivenza, con le incombenti
temperature gelide e le intemperie di questi giorni. Non chiediamo più incontri,
ma azioni urgenti di aiuto umanitario". Gli attivisti sottolineano un'altro tema
scottante, riguardo ai rapporti fra le autorità e i Rom: "I gruppi umanitari che
si occupano di tutelare i Rom ricevono frequenti segnalazioni di abusi e
violenze sugli stessi da parte di uomini in divisa. In nessun caso, però, gli
agenti violenti sono stati perseguiti e puniti. I Rom lo sanno e hanno paura di
denunciare i loro aguzzini. Così subiscono pestaggi, minacce e insulti in
silenzio. Combattere simili comportamenti da parte di chi dovrebbe proteggere i
cittadini più vulnerabili sarebbe un messaggio di civiltà e giustizia e non di
debolezza, da parte delle Istituzioni italiane". Il Gruppo EveryOne ha
presentato con urgenza i rapporti su alcuni casi di persecuzione razziale nei
confronti dei Rom, fra cui i drammatici sgomberi etnici nel fiorentino, alla
Commissione del Parlamento europeo, sollecitando un intervento urgente.
Per ulteriori informazioni:
Gruppo EveryOne Tel: (+39) 334 8429527
www.everyonegroup.com
::
info@everyonegroup.com
L’Aurora Onlus Tel: (+39) 055 2347593 - (+39) 339 8210866
Di Fabrizio (del 05/11/2008 @ 10:47:52, in Italia, visitato 1948 volte)
Ricevo da Roberto Malini
Comune di Gaggiano; Prefettura di Gaggiano; Ministero degli Interni;
Parlamento Europeo; Commissione Europea; Corte Europea dei Diritti Umani; CERD -
United Nations
A cura del Nucleo PRC di Gaggiano e del Gruppo EveryOne
Firmare la petizione al link:
http://www.petitiononline.com/gagrom/
Gaggiano, 5 novembre 2008. Il Nucleo PRC di Gaggiano e il Gruppo EveryOne
invitano gli antirazzisti e tutte le persone che credono nel valore dei
diritti umani a sollevare un coro di voci indignate nei confronti delle autorità
del comune di Gaggiano (Milano), affinché recedano dal loro progetto di
sfrattare le famiglie Rom che vivono nella frazione di San Vito. Qualche giorno
fa infatti il Comune di Gaggiano ha comunicato lo sfratto ai nuclei familiari
della piccola comunità Rom, che vivono lì da più di dieci anni. Il gruppo è
composto da circa 20 persone di cui almeno 10 minorenni. I bambini frequentano
le scuole ed il loro futuro è adesso del tutto incerto. La zona abitata dai
sanvitesi d’adozione (molti dei quali con cittadinanza italiana) è adibita ad
orti ed i terreni sono, o sarebbe meglio dire erano, di loro proprietà. Sì,
perché per risolvere il problema della loro presenza il sindaco Miracoli, del PD,
non ha pensato a nulla di meglio che privarli delle loro modeste proprietà. I
vigili urbani hanno infatti denunciato le costruzioni abusive fatte sorgere sui
terreni e l’amministrazione comunale ha deciso di procedere all’acquisizione
degli stessi. Di fatto, in realtà, i Rom di San Vito avrebbero acquisito il
diritto alla proprietà o quantomeno all'usufrutto vitalizio di terreni e
abitazioni, mai messo in discussione quando il tempo dell'odio razziale non
aveva ancora iniziato a scorrere in Italia. Adesso però, sull'onda della vox
populi, istigata all'intolleranza da politici e media razzisti, nessun diritto è
più riconosciuto alle famiglie che hanno la sfortuna di appartenere all'etnia
più sgradita e vessata: i Rom, la nuova "black people", i nuovi ebrei. Ora che i
terreni sono di proprietà del Comune è arrivata l’ingiunzione di sfratto ed
arriverà la conseguente demolizione. Nessuna delle costruzioni è in muratura,
sono tutti chalet di legno senza acqua corrente e luce.
Da quando queste famiglie si sono trasferite a Gaggiano nulla è stato fatto
per assicurare un miglioramento delle loro condizioni di vita. “Qui il Comune ci
ha sempre trattato male”, ci ha raccontato uno di loro. “In altri comuni ci sono
campi pubblici attrezzati, qui dove il terreno è nostro, non ci hanno neanche
permesso di avere la corrente elettrica. Mia moglie deve lavare tutto a mano.
Provateci voi d’estate con tanti bambini!”. Un lungo periodo di segregazione e
discriminazione, che le Istituzioni locali avrebbero il dovere di risarcire,
riconoscendo alle famiglie la permanenza in loco, attuando piani di assistenza
sociale, fornendo servizi igienici, acqua e luce, attivando programmi seri di
desegregazione e - per la citadinanza - progetti di educazione all'antirazzismo.
Il Nucleo PRC locale si chiede - e chiederà alla giunta - cosa ne sarà ora dei
minori che avevano già intrapreso un percorso scolastico a Gaggiano e che
dovranno lasciare le case nei quali sono nati e gli amici che si sono fatti. “Io
me ne sarei andato anni fa, per come ci ha trattato l’Amministrazione di
Gaggiano” ci ha raccontato un capofamiglia “ma ogni volta i miei figli
piangevano perché sono nati qui e conoscono solo questo paese. Per il loro bene
sarei anche disposto a trasferirmi qui per sempre, se solo le istituzioni ci
aiutassero…”. L’aiuto invece non è arrivato mai. I bambini hanno iniziato a
frequentare le scuole solo grazie alla buona volontà di alcune maestre che ora
si stanno mobilitando nel tentativo di fermare l’amministrazione comunale e di
dare loro un’opportunità. È emblematico come l’unica presenza istituzionale che
gli abitanti del campo conoscono è il Comandante dei vigili urbani. Ci si
domanda cosa abbiano fatto i Servizi sociali di Gaggiano in questi anni? Se il
risultato è quello di permettere l’abbattimento di alcune baracche utilizzate da
due giovani coppie con neonati a carico e uno in arrivo (come avvenuto nel
luglio scorso), sembra non molto. Il Nucleo PRC di Gaggiano e il Gruppo EveryOne
chiedono alle Istituzioni di ottemperare agli obblighi di assistenza e
inclusione, secondo quanto previsto dalla Costituzione, dalla Direttive europee
e dalle normative internazionali sui diritti umani. E' un'emergenza umanitaria
cui devono rispondere tutti coloro che hanno un minimo di autorità e competenza,
a partire dall’Assistente Sociale Cigognini del comune di Gaggiano affinché,
anche se molto tardivamente, si faccia promotrice nei confronti dell’Assessore
ai Servizi sociali Perfetti di un’istanza per dare una possibilità a questi
bambini.
Ancora una volta i più deboli vengono maltrattati ed emarginati da chi (una
Giunta che comprende anche esponenti del PD, insieme ad altri di Forza Italia ed
UDC) ci si aspetterebbe potrebbe aiutarli.
È paradossale poi come venga usata come scusa l’abuso edilizio, proprio in un
comune che sta svendendo il territorio come sta facendo Gaggiano da alcuni anni.
Si mettono a cacciare i Rom per quattro baracche quando stanno costruendo
migliaia di metri cubi di nuove costruzione e palazzi alti 7 piani, anche in
barba al regolamento edilizio.
Il Nucleo PRC e il Gruppo EveryOne faranno il possibile per fermare questo vero
e proprio atto di prevaricazione, cercando di contrastare l’ottusità di
un’amministrazione che non ha fatto nulla per migliorare la vita di queste
persone in dieci anni ed ora, in chiave puramente elettorale (si voterà infatti
alle prossime amministrative di aprile) cerca di scavalcare le politiche
razziste della destra… da destra. In particolare, questa nuova violazione dei
diritti di una minoranza che in una democrazia, in un Paese civile dovrebbe
essere protetta e agevolata nei processi di inclusione, sarà sottoposta
all'attenzione della Commissione europea e degli organismi internazionali che
tutelano i diritti dei popoli.
Prefigurandosi, nel caso di uno sgombero senza alternative di alloggio, una
tragedia umanitaria, il Nucleo PRC e il Gruppo EveryOne si accingono a redarre
una denuncia per gravi abusi contro il popolo Rom da presentare alla Corte
Europea per i Diritti Umani e alla Corte Penale Internazionale de L'Aja. C’è
bisogno però della mobilitazione di tutti coloro che credono ancora in una
società che accoglie i più deboli e che considera la solidarietà, l’accoglienza
e lo scambio culturale una scelta di civiltà che porta arricchimento.
Nucleo PRC di Gaggiano - Gruppo EveryOne
Firmare la petizione al link:
http://www.petitiononline.com/gagrom/
Per ulteriori informazioni e contatti
PRC: w_nicoli@yahoo.it - 3492664424
(Elise)
Gruppo EveryOne:
www.everyonegroup.com ::
info@everyonegroup.com
334 8429527 - 331 3585406
Ricevo da Stefano Montesi
Venerdì 7 novembre 2008 - alle 21.45
Locanda Atlantide, via Lucani 22, san Lorenzo ROMA
Concerto gitano di musica rom, gypsy e, manouche
Czarde e canti tzigani, macedoni, bulgari ed internazionali.
Sirbe, turceasche, hore. Sonorità rom e balcaniche
Cristina Barzi, voce
Marian Serban, cymbalon
Albert Florian Mihai, fisarmonica
Sandu “Sandokhan” Gruia, contrabbasso a tre corde
Luca Pagliani, chitarra
GUESTS:
Marian Balog, voce
Augusto Creni, Pepe di Cicco e Francesco di Cicco, chitarre manouche.
Il progetto musicale di Officina Nomade e Gypsyliana (Cristina
Barzi), ha come obiettivo la sperimentazione di diverse sonorità appartenenti
alla storia contemporanea di una metropoli italiana come Roma.
Albert Florian Mihai, Marian Serban, Sandokhan Gruia e Marian
Balog come ospite, sono i migliori musicisti Rom che possiamo trovare
attualmente in Italia e provengono dalle regioni dell'est europeo,
(Romania e Slovakia).
Il trio Creni di Cicco è formato da tre indiavolate chitarre manouche suonate da
Augusto Creni, Pepe di Cicco e Frncesco di Cicco, bravi musicisti romani che da
anni interpretano con energia ed eleganza, propria dello swing manouche, il
favoloso gypsy jazz di Django Reinhardt.
A seguire selezioni musicali Dj Resident
Ingresso 5€
Di Fabrizio (del 05/11/2008 @ 09:08:32, in casa, visitato 1566 volte)
Da
Chi rom... e chi no (Bentornati!)
Proposta progettuale di intervento nell’area nord occidentale di Napoli
Con questo documento i gruppi Chi rom e... chi no e OsservAzione propongono
alle istituzioni nazionali, internazionali e campane il superamento della logica
dei campi rom e la riqualificazione dell'area di Scampia nell'interesse di tutta
la collettività, così come è previsto dalla variante del piano regolatore
generale approvata nel 2004 dalla giunta della Regione Campania.
Siamo venuti a conoscenza di un progetto comunale che, nonostante le richieste,
non è stato possibile visionare. Sembra che il progetto preveda la realizzazione
di 5 villaggi – un nuovo modo per indicare i campi, – “temporanei”, con un
finanziamento di circa 7 milioni di euro.
Secondo alcune voci, l’amministrazione intende iniziare i lavori nell'arco di 15
giorni, mentre nei campi rom proseguono un lavoro attento e partecipato su tutte
le questioni che li riguardano da vicino (scuola, regolarizzazioni, questione
abitativa, ecc.).
La proposta che alleghiamo è parte di questo processo di confronto e riflessione
con i rom e diverse altre parti della città, in particolare il Comitato Spazio
pubblico, il Comitato con i rom, l’associazione Asunen romalen. Il documento
sarà presentato alla prefettura e agli organismi nazionali e internazionali
competenti, con l'auspicio che si possa scongiurare l'ipotesi di agire secondo
la purtroppo diffusa logica dell'emergenza e degli interventi straordinari,
discriminatori e ghettizzanti che nel caso specifico dei rom, li vedrebbe
destinatari di un piano avulso dalle necessarie politiche di sviluppo
(culturale, abitativo, lavorativo...) che dovrebbero riguardare ed essere
attuate nell'interesse di tutti, rom e non.
Chiediamo il vostro appoggio per sostenere questa battaglia culturale, per
dimostrare che queste idee sono patrimonio condiviso da tanti.
Le linee guida progettuali che si propongono nel presente documento partono dal
presupposto che le politiche che riguardano i rom devono tendere ad una
normalizzazione degli interventi, da riportare nell’alveo dell’ordinarietà, in
un’ottica reale di integrazione, nonché essere ispirate a principi di
uguaglianza dei diritti delle persone, così come chiaramente enunciato dal
nostro ordinamento giuridico nazionale – a partire dall’art. 3 della
Costituzione - integrato da quello sovranazionale.
Ciò significa che le politiche rivolte ai rom devono rifuggire la logica
dell’emergenza, della temporaneità e della specialità, soprattutto quando questi
paramentri vengono utilizzate per attuare piani che vedono i rom discriminati,
ovvero vittime di un trattamento sfavorevole o almeno meno vantaggioso rispetto
agli altri cittadini, italiani e stranieri, nella casa come nel lavoro, nella
scuola ecc.
Oltre a ciò, appare quanto mai urgente mettere in evidenza che le politiche
abitative non possono in alcun modo prescindere dall’affiancamento di interventi
volti alla regolarizzazione delle posizioni giuridiche, dall’incentivo al lavoro
e soprattutto da interventi sociali e culturali che permettano la crescita di
consapevolezza delle persone, la partecipazione attiva, l’attenzione verso gli
interessi collettivi, nonché il riconoscimento dei propri diritti così come
delle proprie potenzialità, insieme con gli altri cittadini non rom.
Al fine di rendere concreti i principi di cui sopra, si ritiene, come si esporrà
meglio in seguito che – anche per neutralizzare derive xenofobe, di allarme
sociale, nonché di opposizione delle popolazioni “autoctone”– un progetto che
riguarda gli abitanti rom di Scampia non possa prescindere dal riconoscimento e
dall’assunzione di responsabilità pubblica circa le problematiche della
cittadinanza tutta, anche per quanto riguarda le necessità alloggiative.
In particolare, l’area dove insistono gli insediamenti spontanei dei cittadini
rom, rientra in una più ampia zona territoriale, che deve essere presa in
considerazione in maniera complessiva e unitaria, se si vuole realizzare un
corretto intervento, al fine di restituire alla cittadinanza un territorio
vivibile e funzionale, attualmente senza alcuna destinazione fruibile, evitando
di concentrarsi sui soli rom. Ciò significa che l’area in questione, come da
piano regolatore, deve essere destinata al vantaggio del quartiere e dell’intera
città e deve essere dotata di servizi e strutture necessarie per la crescita e
il miglioramento delle condizioni di vita di tutte le persone, in primis di
quelle che abitano nel quartiere.
Pertanto, la risoluzione della problematica abitativa dei rom di Scampia, così
come ogni intervento che si voglia programmare nell’area in questione, non potrà
prescindere ed anzi si dovrà porre in armonia e in linea di continuità con la
destinazione ultima dell’area così come indicata nella Variante al P.R.G., DPGR
323/04, ovvero predisporre servizi e attività produttive, sociali e culturali,
nonché l’aumento della capacità alloggiativa. Così si legge testualmente all’art
132 com. 1 delle norme di attuazione della Variante al P.R.G.: «Nell’ambito
individuato nella scheda 60, la variante persegue l’obiettivo della
riqualificazione del tessuto urbano, attraverso la formazione di un insediamento
di attività per la produzione di beni e di servizi nell’area in corrispondenza
dell’immobile dimesso originariamente adibito a centrale del latte, al fine di
contribuire al processo di rivitalizzazione socio – economica dell’intera
periferia e degli insediamenti urbani dei comuni contermini».
La questione rom
Per quel che attiene in particolare la questione rom occorre evidenziare
alcuni aspetti rilevanti:
1) le linee di indirizzo indicate in ambito europeo delineano come obiettivo
prevalente, in relazione alle politiche di integrazione e miglioramento delle
condizioni di vita delle popolazioni rom, l’eliminazione dei campi nomadi e
delle baraccopoli, così come di ogni progetto segregante e ghettizzante;
2) in tal senso si menzionano in particolare le politiche sociali ed abitative
adottate dal governo spagnolo e dalla Fundación Europea Secretariado Gitano,
così come della maggior parte dei governi europei (Germania, Francia ecc);
3) la mancanza di interventi efficaci e tempestivi, nonché le politiche poste in
essere fino ad oggi in Italia, ispirate alla logica assistenziale e
discriminante con il confinamento dei rom in aree predisposte esclusivamente
alla loro allocazione (campi autorizzati, villaggi attrezzati, campi abusivi,
aree attrezzate, centri di accoglienza e di permanenza temporanea,ecc.), hanno
prodotto gravi danni in termini di aumento di xenofobia, razzismo, degrado e
marginalità sociale, abbandono scolastico, disoccupazione, insicurezza diffusa
ecc;
4) a dimostrazione del fallimento prodotto dalle politiche inefficaci e/o
assenti, vi è l’introduzione, nelle tre maggiori città italiane (Milano, Roma,
Napoli), di una legislazione emergenziale e derogatoria assimilabile a quella
atta ad affrontare catastrofi naturali e simili (art. 5 L.225/92.), che sancisce
ufficialmente lo stato di eccezione delle politiche che riguardano i rom;
5) diversamente esiste da lungo tempo un consolidato orientamento teorico e
pratico – sperimentato e sostenuto da professionisti, cittadini, associazioni,
gruppi, enti, istituzioni pubbliche e private, laiche e religiose – che,
mettendo in pratica metodologie ispirate al modello di intervento della
ricerca-azione partecipata, ha prodotto efficaci risultati in termini di
ricaduta sociale: integrazione, razionalizzazione della spesa pubblica,
diminuzione della criminalità, sicurezza pubblica, inserimento lavorativo di
giovani, crescita culturale, partecipazione attiva, cura degli spazi e degli
interessi collettivi;
6) tale modello ha visto e vede tuttora nel territorio di Scampia un luogo
privilegiato di intervento, in relazione alle sue caratteristiche: allocazione
periferica, altissima percentuale di giovani, presenza di area non utilizzate
ecc.
La messa in evidenza di tali aspetti è finalizzata a rendere chiaro che le
indicazioni progettuali riportate nel seguente documento sono conformi e attuano
le prescrizioni di legge riguardanti le materie in oggetto, si fondano su un’
analisi locale, nazionale ed internazionale di esperienze pregresse e attuali, e
vantano risultati positivi conseguiti in applicazione della metodologica
teorico-pratica di intervento indicata.
Le abitazioni
Per quel che riguarda, in particolare, la questione abitativa dei rom è
necessario chiarire che non esiste un unico modello abitativo ma occorre mettere
in campo soluzioni differenti per garantire il diritto alla casa, in linea con
le potenzialità e i bisogni delle persone, evitando di operare scelte basate su
un’ipotetica cultura rom/nomade.
Pertanto si indicano diversi strumenti per sostenere l’abitare autonomo:
inserimento nelle liste dell’edilizia economica e popolare, assegnazione di
alloggio sociale ai sensi della legge 9/07, garanzia e/o integrazione
all’affitto di appartamenti e/o fabbricati da reperire sul libero mercato,
intermediazioni, agevolazioni e predisposizione di sistemi di garanzia per
l’acquisto di beni immobili (terreni edificabili e fabbricati), sostegno alla
ristrutturazione di edifici dismessi e/o abbandonati, ecc.
La proposta
Proposta progettuale di intervento nell’area nord occidentale di Napoli -
zone BB, EB, EA, ED e DB - ambito 7 art. 132 variante PRG. In ossequio a quanto
esposto sin’ora, si propone un intervento multi ambito (giuridico,
culturale/pedagogico, lavorativo e abitativo) nelle aree in cui insistono i
campi rom spontanei e zone limitrofi in particolare come da tavole di
zonizzazione : BB, EB, EA, ED e DB - ambito 7 art. 132 variante PRG, ovvero le
aree collocate al confine nord-occidentale del Comune di Napoli all’altezza
dell’Asse mediano - (futuro svincolo Scampia) - area ex centrale del latte (v.
all. 1).
Il progetto prevede l’utilizzo di strumenti urbanistici attuativi, per risolvere
l’attuale condizione abitativa dei rom presenti sul territorio di Scampia e
rispondere in parte alla necessità abitativa in cui si trovano i cittadini
italiani del luogo. In considerazione, infatti, della pressante domanda di
alloggi nel quartiere, nonché della contestuale necessità di individuare
soluzioni integrate che possano rispondere alle esigenze della collettività, la
soluzione proposta è potenzialmente in grado di rispondere alla necessità
abitativa di entrambe le comunità presenti nel quartiere, in modi tempi e
percentuali diverse, e scongiurare il verificarsi di opposizioni violente e
rivendicazioni collettive da parte di chi vive un eguale disagio.
Le soluzioni abitative dovranno rispettare inderogabilmente gli standard
abitativi previsti dalla normativa vigente per l’edilizia economica e popolare
anche in termini di diritto e doveri nell’uso dell’alloggio, con pagamento di
affitto e possibilità di riscatto,il pagamento delle utenze domestiche, ecc.
I siti dovranno essere dotati di opere di urbanizzazione primaria e secondaria
per un’utenza di tutto il quartiere, (scuole, centri culturali, centri sportivi,
aree destinate alla produzione e alla vendita, ecc.).
Il progetto deve preservare le aree agricole esistenti, in cooperazione con i
contadini della zona interpreti della memoria del luogo, nonché tutelare e
valorizzare il principale patrimonio verde dell’area nord di Napoli, di cui
l’area interessata è parte.
La destinazione agricola di questa parte di territorio potrebbe adempiere a
diverse funzioni: lavorativa con la formazione di cooperative agricole di
produzione e vendita, la costruzione di serre per la coltivazione di piante e
fiori e didattica con la creazione di orti didattici.
L’eventuale espansione residenziale sarà preferibilmente ubicata in stretta
relazione con quelle esistenti, in tal modo, con la fascia di rispetto dell’Asse
Mediano potenziata a verde pubblico Parco integrato con la Centrale del Latte,
il valore della restante area si trasformerebbe positivamente. La promozione di
progetti che coinvolgano le maestranze locali (rom e non rom) nella costruzione
degli alloggi e delle relative pertinenze.
Gli obiettivi che il progetto intende perseguire sono: il miglioramento della
qualità di vita dei cittadini; la promozione e il rafforzamento della coesione
sociale, in termini relazioni umane, mutuo aiuto, interessi collettivi ecc;
l’aumento del livello di sicurezza del quartiere e della città, in termini
migliore fruibilità degli spazi e dei servizi, nonché diminuzione dei reati che
generano allarme sociale; la crescita e il miglioramento del livello culturale
delle persone; la creazione di servizi per il quartiere (sportelli legali, asili
nido, foresteria/ostello e residenza universitaria, negozi ecc); il
miglioramento della capacità lavorativa del quartiere; l’individuazione di aree
adibite verde pubblico; la creazione di spazi artigianali e poli produttivi con
possibilità di vendita; la tutela e miglioramento dell’area agricola esistente
anche al fine di preservare e valorizzare il principale polmone verde della
città di Napoli, situato nell’area interessata dalla selva di Chiaiano; il
superamento delle soluzioni abitative e sociali temporanee e ghettizzanti;
l’aumento della capacità alloggiativa nel rispetto della normativa vigente in
particolare in tema di edilizia economica e popolare; miglioramento delle
competenze professionali attraverso percorsi di formazione e avviamento al
lavoro; miglioramento delle condizioni di base per la progettazione di un P.u.a.
e/o di ogni altro strumento urbanistico attuativo avente ad oggetto l’ambito 7,
ai sensi dell’art 132, norme di attuazione della variante al P.R.G. area
ex-centrale del latte Scampia.
Metodologia e ambiti di intervento
Tale progettualità deve attuarsi ispirandosi alla metodologia della ricerca
– azione partecipata e deve contemperare i seguenti aspetti:
A - Ambito giuridico. La presenza regolare sul territorio italiano dei
cittadini rom è un aspetto fondamentale e propedeutico al conseguimento degli
obiettivi che il progetto intende perseguire, in assenza della quale qualsiasi
intervento sarebbe un’inutile dispiego di mezzi e risorse. Pertanto, al fine di
regolarizzare la posizione giuridica dei rom è necessario analizzare diversi
aspetti giuridici e trovare gli strumenti idonei per superare gli ostacoli che
frequentemente impediscono l’effettivo esercizio dei diritti. A mero titolo
esemplificativo si indicano le problematiche più frequenti: il mancato
riconoscimento della cittadinanza italiana per l’impossibilità di dimostrare la
residenza legale ininterrottamente dalla nascita sino al compimento dei 18 anni,
le difficoltà di accertamento dello status di apolide, in considerazione della
situazione geo-politica dei territori della ex Jugoslavia a causa di guerre e
ridefinizione dei confini territoriali; le difficoltà di ottenere il rilascio
del permesso di soggiorno per coesione al coniuge, per ricongiungimento
familiare, nonché il rilascio della carta di soggiorno ecc per l’impossibilità
di ottenere dagli organi preposti la certificazione attestante l’idoneità
alloggiativa per chi vive in abitazioni che non rispondono ai requisiti di legge
(es. campi rom).
B - Ambito lavorativo e di sviluppo economico. L’attuazione delle
politiche del lavoro e l’aumento delle possibilità occupazionali rappresentano
un obiettivo prioritario del progetto, in quanto il raggiungimento della
autonomia economica delle persone è elemento essenziale in ogni processo di
autodeterminazione.
Favorendo l’indipendenza economica e lavorativa, inoltre, l’amministrazione
assolverà il proprio ruolo propositivo e incentivatore di risorse, evitando di
cadere nel circolo vizioso dell’assistenza e della dipendenza. Ciò può avvenire
attraverso la messa in atto di una serie di azioni, anche avvalendosi degli
strumenti e dei servizi già attivi, quali ad esempio: il microcredito, la
concessione di licenze per il commercio, l’avviamento a percorsi formativi e
professionalizzanti, il sostegno alla creazione di cooperative. Un’idea molto
interessante riguarda la possibilità di concretizzare degli accordi con
imprenditori locali e finanziatori internazionali disponibili a sostenere
progetti imprenditoriali riguardanti la zona agricola esistente, su cui da
diverso tempo, sulla base delle competenze esistenti e in accordo con i
contadini locali si sta riflettendo.
C - Ambito sociale, culturale e pedagogico. L’area pedagogico culturale
del progetto considera la cultura sia come fattore fondamentale di coesione e
d’integrazione sociale, da cui deriva la valorizzazione delle identità e delle
attitudini territoriali sia come forma di espressione plurale, partecipata e
libera.
In quest’ottica è necessario attivare processi culturali che potenzino e
favoriscano la crescita, la conoscenza e le relazioni tra gli individui e
valorizzino lo scambio tra culture. La musica, il teatro, il gioco, il cinema,
le feste, gli eventi culturali sono strumenti privilegiati e sperimentati per
garantire la convivenza pacifica e armonica tra le persone.
In particolare il progetto ritiene fondamentale la creazione di un centro
culturale-pedagogico per bambini, giovani e adulti inteso quale luogo aperto,
pubblico e fruibile, catalizzatore di iniziative e esperienze innovative
nell’ambito delle arti, della musica, della danza e della cultura considerata
nei suoi molteplici aspetti.
La proposta progettuale in quanto tale, può essere migliorata e rivista sulla
base delle indicazioni e delle riflessioni che vorranno essere proposte e che il
gruppo di lavoro sarà ben felice di accogliere.
Per info e contatti ambito7@gmail.com
A cura di Associazione chi rom e… chi no, Associazione OsservAzione. In
collaborazione con Associazione Asunen Romalen, Comitato Spazio Pubblico,
Comitato con i Rom.
Di Fabrizio (del 05/11/2008 @ 09:06:58, in Italia, visitato 1660 volte)
Da
Vita.it
di Daniele Biella - È quello compiuto dalla parlamentare europea Victoria
Mohacsi, rom ungherese, accompagnata per i campi abusivi d'Italia dai volontari
del gruppo Everyone. Le testimonianze raccolte finiscono sul web e al parlamento
Ue
"Ho attraversato l'Europa per analizzare le condizioni di vita dei rom e il
loro grado di integrazione. Non avevo mai assistito a violazioni di diritti
umani così gravi come quelle che le istituzioni italiane rivolgono alla mia
gente". Suonano gravi le parole che usa Victoria Mohacsi, rom ungherese
membro del Parlamento europeo, all'indomani della fine del suo ‘tour degli
orrori' fra i campi nomadi abusivi delle periferie italiane.
Dal 17 al 20 ottobre 2008 l'europarlamentare ha visitato una decina di
insediamenti rom tra Firenze, Bologna, Pesaro, Padova e Sesto San Giovanni
(provincia di Milano, teatro dell'ultima tragedia di un mese fa, quando un
ragazzino è morto carbonizzato nel sonno per un incendio accidentale nella
fabbrica dismessa dove dormiva), accompagnata da una delegazione formata da
alcuni attivisti per i diritti umani del gruppo Everyone e da una troupe
ungherese di riprese documentarie.
La Mohacsi e i suoi collaboratori hanno ispezionato i luoghi in cui vivono gli
ultimi Rom romeni rimasti in Italia, alcune comunità di Rom e Sinti italiani,
insediamenti di famiglie Rom originarie dei Paesi della ex Jugoslavia. "La
delegazione ha raccolto documentazione riguardo alla condizione dei ‘nomadi' in
Italia, intervistando decine di testimoni della persecuzione e filmando i luoghi
in cui i Rom convivono con topi, parassiti e disperazione", fa sapere il gruppo
Everyone, "Stiamo preparando un dossier illustrato da fotografie, per raccontare
all'Ue le fasi del drammatico viaggio in Italia compiuto da una coraggiosa
parlamentare europea che si batte da quindici anni contro la tragedia del
razzismo che sta annientando il suo popolo". Un riassunto dell'esperienza
italiana della europarlamentare, anch'esso corredato da fotografie, è già
disponibile sul sito web
everyonegroup.org
Di Fabrizio (del 04/11/2008 @ 17:06:14, in Italia, visitato 1609 volte)
Ricevo da Marco Brazzoduro
Alla Presidenza del Consiglio dei Ministri
Al Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
Al Presidente della Camera dei Deputati
Al Presidente del Senato della Repubblica
In relazione alla mozione approvata il 14 ottobre 2008 dalla Camera dei
Deputati nell’ambito del Decreto di Legge n.137 del 1° settembre 2008, i
Firmatari dell’Appello esprimono una categorica contrarietà a qualsiasi forma di
separazione fra gli alunni della scuola pubblica italiana su base etnica, sia
che questa separazione avvenga in “classi di inserimento”, sia che si espliciti
sotto qualsiasi altra forma di discriminazione, anche se definita “positiva e
transitoria”.
Tale mozione è, infatti, in assoluta controtendenza con la cultura
d’integrazione della scuola italiana, la quale ha nel tempo maturato metodi,
strategie e supporti che la rendono unica nel panorama europeo e mondiale nel
campo della formazione e della istruzione.
Nelle “classi di inserimento”, o comunque le si voglia definire, l’aggregazione
di alunni di diversa provenienza culturale e di diversa età anagrafica rischia
di fatto di “segregare” gruppi di bambini ed adolescenti, tra l’altro per
periodi di tempo indefiniti. Come sarà possibile integrare in contesto di
apprendimento alunni che, pur avendo imparato tecnicamente la lingua italiana,
nulla hanno vissuto dell’aspetto relazionale-affettivo che è sempre implicito in
un percorso di apprendimento/insegnamento? Di fatto, l’acquisizione della lingua
avviene nel contesto della relazione interpersonale e di gruppo che caratterizza
una classe scolastica.
La ferma contrarietà dei Firmatari si estende anche alla possibilità, anch’essa
prevista dalla suddetta mozione, di non consentire in ogni caso ingressi nelle
classi ordinarie oltre il 31 dicembre di ogni anno. Si tratta di una scelta che
va contro la Convenzione dei diritti dell’infanzia e la Costituzione Italiana,
che sanciscono il diritto soggettivo dei minori presenti sul territorio
nazionale a frequentare la scuola pubblica.
Un fermo no è espresso anche riguardo alla previsione di insegnamenti speciali
per gli alunni stranieri, i corsi di “educazione alla legalità e alla
cittadinanza”, considerato che non vi è motivo di pensare che i bambini
stranieri ne abbiano maggiore necessità rispetto a quelli italiani, poiché non
si può presupporre che i primi siano “naturalmente” più propensi alla devianza
rispetto ai secondi.
Nel ribadire la ferma disapprovazione sui contenuti della mozione i Firmatari
propongono alcuni elementi utili ad avviare o consolidare nella scuola una piena
integrazione; si tratta infatti di:
- distinguere e semmai differenziare gli interventi nella Scuola Primaria e
Media Inferiore da quelli delle Scuole Superiori e Licei;
- considerare le sperimentazioni già in atto (sostenute tra l’altro da
Amministrazioni Comunali e Regionali) nell’ambito delle quali il problema della
lingua viene affrontato e risolto, senza privare gli alunni di un processo di
apprendimento significativo;
- monitorare tali esperienze per diffonderle più estesamente, facendo attenzione
a rispettare i diversi contesti ambientali;
- distribuire le presenze straniere nelle classi, rispettando la territorialità
in modo da non creare gruppi in cui la presenza di italiani sia minoritaria;
- recuperare e valorizzare il percorso scolastico pregresso dell’allievo
straniero (anche se non parla italiano, non vuol dire che non capisce niente e
non sa niente);
- usare le discipline scolastiche come strumento per un’educazione alla
conoscenza che tenga conto dell’ampiezza e dell’estensione dei saperi, nonché
delle interconnessioni che esistono in tutti i campi delle attività umane;
- attivare concretamente l’inserimento e il successo scolastico di tutti gli
allievi creando allo stesso tempo spazi di coesistenza educativa, mettendo in
grado tutto il personale della scuola, in particolare i docenti, di far ricorso
a nuovi strumenti professionali e di apprendere, attraverso un’adeguata
formazione, modalità metodologiche/comunicative che tengano conto di tutte le
diversità presenti nelle classi;
- attivare laboratori di sostegno linguistico anche fuori orario di scuola, ma
ad essa organicamente agganciabili, in collaborazione con organismi e strutture
dell’extrascuola specializzati;
- mettere a disposizione delle scuole le risorse finanziarie necessarie per
attuare tali percorsi.
Per aderire al presente Appello inviare una e-mail a:
roma@cidisonlus.org
Hanno già aderito:
ASGI
ARCI Ragazzi
CIR Consiglio Italiano per i Rifugiati
Alisei Coop
Il Girasole - Perugia
Azienda ospedaliera San Camillo Forlanini per la sanità e la cooperazione
internazionale
Associazione Equoconsumo Roma
CIES
CIAI Centro Italiano Aiuti all’Infanzia
AUCI associazione universitaria per la cooperazione internazionale
Celio Azzurro
ITC – Consorzio Interpreti e traduttori
OPPI Milano
Glob Act – Perugia
CISS ONG Cooperazione Internazionale Sud-Sud
La Risposta Onlus
Milano Film Festival
Consorzio CISEI
Associazione Lend- Lingua e nuova didattica
Agorà Onlus
Opera Nomadi - Padova
Associazione Per La Scuola della Repubblica
Sinnos Onlus
Donne in Nero - Padova
CNCA Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza
Rete per la Partecipazione
Associazione Credito senza confini
Griot
La Compagnia del Pino
Città di Leonia Coop Soc
NEXUS Emilia Romagna
Donne in Nero Udine
Associazione Immigrati Extracomunitari di Padova
AFFI Associazione Federativa Femminista Internazionale
Archivio Immigrazione
Promidea
Di Sucar Drom (del 04/11/2008 @ 11:56:34, in blog, visitato 1668 volte)
Rende (Cs), intelligence, diritto, democrazia
''Intelligence, Diritto, Democrazia''. Questo il titolo del 2* Modulo di studio
del Master in Intelligence dell'Università della Calabria, diretto dal Prof.
Mario Caligiuri, che si è aperto con le lezioni di Carlo Mosca e Marco Valentini.
Il Prefetto di Roma..
Roma, la parrocchia di San Cleto a San Basilio
Cinquanta anni fa, al quartiere San Basilio, per poter partecipare alla Messa,
la gente la domenica accorreva davanti ai pulmini. «Li aveva messi a
disposizione l’Azione Cattolica femminile per le borgate romane. Erano una
specie di "chiesa mobile"», racconta il parroco di San Cleto, padre Giovan...
Nel Belpaese dell'intolleranza il microrazzismo quotidiano
Il giorno in cui H., cittadino tunisino con regolare permesso di soggiorno,
chiese di partecipare al bando comunale da sessanta licenze per taxi, scoprì
che tassisti, qui da noi, si diventa solo se cittadini italiani. Il giorno in
cui F. ed L., coppia nigeriana residente in Veneto, risposero a un a...
Roma, Veltroni: la madre del razzismo è la paura
In Italia si sta creando un "drammatico cortocircuito" e questo "per colpa di
un'equazione tanto ingiusta quanto sbagliata: più immigrazione uguale
insicurezza, straniero uguale estraneo, diverso, 'altro' da sé, minaccia per il
proprio territorio, la pro...
Bolzano, avanza la destra xenofoba
La Südtiroler Volkspartei vince le elezioni provinciali 2008 in Alto Adige con
il 48,1% dei voti e conquista 18 seggi, la maggioranza assoluta dei 35
disponibili, restando alla guida del Governo dell'Alto Adige. Lo farà ancora una
volta con Luis Durnwalder...
Roma, Maroni e Alemanno vogliono cacciare il Prefetto Mosca
Inizia oggi quella che probabilmente sarà l'ultima settimana di Carlo Mosca
nella carica di prefetto di Roma. Dopo le indiscrezioni degli ultimi giorni sul
trasferimento del prefetto, per altro mai smentite dal ministro...
Scuola, le classi-ponte sono una forma di discriminazione
Critiche di “Famiglia cristiana” contro la mozione proposta dalla Lega e
approvata alla Camera a proposito del trattamento speciale per i bambini
stranieri: “Le classi-ghetto favoriscono la discriminazione”. La...
Playboy riapre con un’inchiesta sul mondo rom
«In tempi di crisi, lo so, tutto ciò che non è necessario è superfluo. Ma non è
il nostro caso: noi possiamo giocare una carta pesante...». Basta intendersi sul
significato della parola carta e si capisce come mai, al primo piano di un
ufficio di periferia, sullo stradone che porta all’aeroporto di Linate, da
qualche giorno ci...
Roma, senza luce dalle cinque di pomeriggio
Le istituzioni? Non pervenute! La lettera è accorata, l’ha scritta una mamma del
quartiere Talenti (si chiama Orietta Pacioselli), periferia residenziale a nord
est della Capitale: “Noi mamme non siamo razziste, lo diciamo subito – ha
spiegato a Dnews – e lo vogliamo precisare, ma nella seconda D della scuola
media sta...
Roma, tavola rotonda “i nostri diversi, come i media li raccontano”
Chi sono i nostri “diversi”? Come vengono descritti o raccontati da giornali,
televisioni e radio? Esistono stereotipi radicati nell’immaginario collettivo su
chi è “diverso” da noi come disabili, immigrati o rom: se ne discuterà domani,
mercoledì...
Sotto la soglia, a casa degli immigrati
Come e dove abitano gli immigrati nel Sud d'Italia. Tutti i numeri nell'indagine
"Sotto la soglia" coordinata da un network di associazioni. Un’emergenza a macch...
Roma, incontro con il Prefetto Mosca
Il 27 ottobre 2008 alcuni operatori delle associazioni firmatarie della "Lettera
aperta al Prefetto Mosca" hanno personalmente incontrato il Commissario
Straordinario per l’emergenza nomadi a Roma, consegnando un dossier in cui si
document...
Femminicidi: Meredith Kercher e Giovanna Reggiani, se il colpevole è il “negro”
o lo “zingaro” è più facile fare giustizia
Ieri Rudi Guede è stato condannato a trent’anni di carcere in quanto colpevole
di stupro e assassinio di Meredith Kercher a Perugia. Parallelamente è stato
chiesto l’ergastolo per Romulus Nicolae Mailat, con ogni probabilità stupratore
e...
Roma, Nicolae Romulus Mailat è stato condannato
Nicolae Romulus Mailat è l'assassino di Giovanna Reggiani (in foto), uccisa a
Tor di Quinto la sera di un anno fa. La corte ha riconosciuto anche il vincolo
della continuazione per i tre reati contestati, omicidio, violenza sessuale e
rapina...
Oshadogan, il razzismo esiste
Oshadogan di nome fa Joseph Dayo. E Dayo in nigeriano sta per “sii felice”. Un
nome e uno stato d’animo, quello del difensore centrale della Virtus Lanciano.
Papà nigeriano e mamma italiana, lui è stato il primo...
Furio Colombo (PD): “Quando la roulotte si ferma, di notte, i vigili picchiano
sulla roulotte e spaventano i bambini”
Attacco nell'Aula della Camera di Furio Colombo (Pd) in difesa di una famiglia
sinta. “Mentre noi stiamo parlando - ha detto Colombo - una roulotte con una
famiglia, madre, padre e cinque figli, viene tenuta dal sindaco di...
Firenze, Rom tentò di rapire un bimbo? Il pm chiede la condanna dell’assessore
Cioni
L'assessore (in foto) è imputato per rivelazione e utilizzazione di segreti
d’ufficio in merito al caso della rom accusata di aver cercato di rapire un
bambino in via Calzaiuoli nel 2005. Cioni: «Ho...
Bolzano, «pregiudizio razziale», assolto un Rom
Radames Gabrielli, presidente della Nevo Drom e vice presidente della
federazione “Rom e Sinti Insieme” ha segnalato quest’interessante notizia
apparsa sul Corriere dell’Alto Adige, il 17 ottobre 2008...
Opera (MI), Ettore Fusco torna in giudizio per i fatti del dicembre 2007
Con l'accusa di istigazione a delinquere l'attuale sindaco leghista di Opera, in
provincia di Milano, Ettore Fusco, dovrà nuovamente essere giudicato dal gup del
capoluogo lombardo che il 14 febbraio scorso lo aveva prosciolto. Il verdetto
favorevole è stato annullato con rinvio dai giu...
Bolzano, un mondo di mondi
L’associazione Nevo Drom e l’U.N.A.R. (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni
Razziali ed Etniche) presentano “un mondo di mondi”, istantanee culturali sui
mondi sinti e rom in Italia. Sucar Drom invita tutti a partecipare. La
manifestazion...
Dato le feste appena trascorse, da
Roma_Francais
TUTTI I SANTI. Manouches o Gitani, la gens du voyage numerosa tutti
gli anni si raccoglie tutti gli anni sulle tombe dei loro defunti nei cimiteri
liburnesi.
Tradizioni ben ancorate
Anche se un recente sondaggio di Crédoc (Centre de recherche pour l'étude
et l'observation des conditions de vie) ha stabilito che solo il 45% dei
Francesi rispetta la tradizione delle visite al cimitero il giorno di Tutti i
Santi, presso la gens du voyage, invece, questo costume non va a
diventare desueto.
Ogni anno a Libourne, Gitani e Manouches non esitano a fare diverse centinaia
di kilometri per raccogliersi davanti alla tomba di famiglia. "Da noi il culto
dei morti è molto presente", dichiara Julien Dominique, Gitano di una sessantina
d'anni, la cui famiglia si è installata a la Bastide da più di ventiquattro
anni. "Noi altri Gitani, siamo Latini sedentarizzati".
A differenza dei Manouches come Karine Genebre, installata sull'area della gens du voyage
a Libourne dal mese di maggio. "Noi viaggiamo molto, ma ritorniamo sempre qui",
indica la giovane.
I due, Karin e Julien, non si conoscono affatto. E non si sono mai parlati.
Dalla notte dei tempi, Gitani e Manouches non si mescolano, è così. Diversi sui
modi di affrontare la vita, la morte, portano il medesimo rispetto verso gli
anziani.
Gerarchia
Sabato mattina, nei vialetti del cimitero di la Paillette, si formano dei
gruppi. Davanti alla tomba della famiglia Dominique. Una quindicina di
crisantemi formano un mazzo di fiori dai mille colori.
"Ieri, eravamo più di un centinaio", indica Julien Dominique, il patriarca.
E' a lui che bisogna rivolgersi. "E' lui che sa", dice uno dei più giovani.
Costume scuro e cappello da mandriano fisso in testa, Dominique improvvisa un
corso di cultura gitana. Appassionante.
"Da noi, Tutti i Santi dura un giorno e mezzo, da venerdì mattina a metà
sabato." Il venerdì, si riuniscono genitori e nonni. "Arriviamo al cimitero alle
8.30 e ci restiamo fino alle 17.00." Ore di raccoglimento, discussione e
comunione tra le generazioni.
Durante Tutti i Santi, gli anziani trasmettono le loro conoscenze. Storie di
famiglia, riti di passaggio, credenze e miti sono così raccontati ai più
giovani. Segreti ben custoditi che solo i membri del clan sono autorizzati a
conoscere.
Tombe impeccabili
Tuttavia, la gens du voyage non aspetta Tutti i Santi per fare la pulizia
delle tombe. "Le puliamo e le riempiamo di fiori tutto l'anno. E se partiamo in
viaggio, si domanda sempre a qualcuno di farlo al nostro posto", insiste Karine Genebre.
Sulle tombe, dozzine di targhe funerarie a memoria dei defunti. Fiori,
candele. Le tombe assomigliano a piccoli mausolei tanto sono addobbate. Al
cimitero di La Pailette, certe tombe sono anche ricoperte da capanne in
plexiglas di colore o trasparenti, dotate di porte chiuse a chiave.
"Non abbiamo paura dei ladri, è solo per proteggere le tombe dalle
intemperie", assicura Julien Dominique, che non desidera tornare sull'argomento.
Da parte sua, Karine Genebre, con suo marito ed i tre figli, sono andati a
raccogliersi al cimitero di Quinault. "Per i Manouches, Tutti i Santi è un
giorno quasi come gli altri, andiamo a trovare i nostri morti, come facciamo
tutto il resto dell'anno. E' tutto."
Auteur : Sophie Herber
PS: per chi volesse saperne di più sugli usi e costumi dei
Rom italiani,
QUI un piccolo bigino.
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