Ricevo da Elena Pino
C'è uno spettacolo che racconta di uno zingaro. Oggi che gli zingari
vengono più che mai dileggiati. E' uno spettacolo che parla di campi di
concentramento. Oggi che si vuole negare persino la memoria di quei momenti bui.
C'è uno spettacolo che grida il suo stupore.
C'è una domanda. Ha salvato più bambini rumeni un teatrante che li ha
strappati dalle fogne di Bucarest o la polizia di stato? C'è una seconda
domanda: è più forte il teatro o la repressione? Le domande sono retoriche, le
risposte no.
Facciamo girare lo spettacolo "La farfala sucullo", perché insieme agli
altri costituisca in questo momento oscuro un appiglio a chi ha voglia di
credere che il razzismo non è mai una buona opinione.
"Farfala sucullo" ha vinto il premio Teatro e Shoà 2007. Sul sito
www.teatrogruppopopolare.it c'è qualche informazione in più. Per altre
informazioni contattateci.
TeatroGruppo Popolare
via Cardano, 29 – 22100 Como
tel. 031 401072
c.f. 95096490131
LA FARFALA SUCULLO
Premio Teatro e Shoà 2007
Non tutti sanno che oltre ai sei milioni di ebrei i nazisti sterminarono nei
campi di concentramento migliaia di dissidenti politici, di minorati psichici e
fisici, di omosessuali e di zingari.
La storia ufficiale si è occupata poco delle sofferenze di questi ultimi,
probabilmente perché non ha trovato tra di loro chi avesse sufficiente voce e
volontà di grido.
Il teatro, come a volte succede, corre in soccorso dei meno potenti, ed è questo
il motivo de la farfala sucullo.
La storia
Durante un rastrellamento in un campo di nomadi un ragazzo zingaro viene
salvato dalla madre che lo affida a un medico nazista, mettendolo al suo
servizio e prospettando al medico la possibilità di fare su di lui – zoppo –
esperimenti che gli consentano la notorietà. Il medico lo porta con sé, di là
della rete di un lager in cui sono racchiusi migliaia di ebrei.
Il ragazzo ha la capacità di fare racconti in grado di affascinare chiunque.
Perseguitati e aguzzini vengono richiamati intorno alle sue narrazioni con la
stessa intensità, in una sorta di sospensione del tempo.
Tra gli ebrei c’è un bambino che fungerà da tramite tra lo zingaro e Miriam,
anch’essa internata, di cui lo zingaro si innamorerà e di cui cercherà la
salvezza con ostinazione e pervicacia.
Il ragazzo si divincolerà dal sentimento di gratitudine verso il medico, che lo
ha risparmiato dalla morte ma la diffonde a piene mani intorno a sé, e alla
fine...
Il metodo
In scena due narratori che con il contributo di canzoni originali
alterneranno parola e musica. Impersoneranno due zingari che al suono della
fisarmonica cercano elemosina, con ironia e imprevedibilità. Davanti a un
pubblico riottoso giocheranno la sfida di raccontarsi in cambio di una moneta,
disvelando “i segreti del mestiere” e le peripezie di una dinastia che ha come
segno distintivo un grosso neo a forma di farfalla, simbolo di una libertà che
non vogliono cedere.
Con: Giuseppe Adduci, Giambattista Galli
Testo e regia: Giuseppe Adduci
Canzoni: Giuseppe Adduci, Giambattista Galli. Arr. Sulutumana