Da
Chi rom... e chi no (Bentornati!)
Proposta progettuale di intervento nell’area nord occidentale di Napoli
Con questo documento i gruppi Chi rom e... chi no e OsservAzione propongono
alle istituzioni nazionali, internazionali e campane il superamento della logica
dei campi rom e la riqualificazione dell'area di Scampia nell'interesse di tutta
la collettività, così come è previsto dalla variante del piano regolatore
generale approvata nel 2004 dalla giunta della Regione Campania.
Siamo venuti a conoscenza di un progetto comunale che, nonostante le richieste,
non è stato possibile visionare. Sembra che il progetto preveda la realizzazione
di 5 villaggi – un nuovo modo per indicare i campi, – “temporanei”, con un
finanziamento di circa 7 milioni di euro.
Secondo alcune voci, l’amministrazione intende iniziare i lavori nell'arco di 15
giorni, mentre nei campi rom proseguono un lavoro attento e partecipato su tutte
le questioni che li riguardano da vicino (scuola, regolarizzazioni, questione
abitativa, ecc.).
La proposta che alleghiamo è parte di questo processo di confronto e riflessione
con i rom e diverse altre parti della città, in particolare il Comitato Spazio
pubblico, il Comitato con i rom, l’associazione Asunen romalen. Il documento
sarà presentato alla prefettura e agli organismi nazionali e internazionali
competenti, con l'auspicio che si possa scongiurare l'ipotesi di agire secondo
la purtroppo diffusa logica dell'emergenza e degli interventi straordinari,
discriminatori e ghettizzanti che nel caso specifico dei rom, li vedrebbe
destinatari di un piano avulso dalle necessarie politiche di sviluppo
(culturale, abitativo, lavorativo...) che dovrebbero riguardare ed essere
attuate nell'interesse di tutti, rom e non.
Chiediamo il vostro appoggio per sostenere questa battaglia culturale, per
dimostrare che queste idee sono patrimonio condiviso da tanti.
Le linee guida progettuali che si propongono nel presente documento partono dal
presupposto che le politiche che riguardano i rom devono tendere ad una
normalizzazione degli interventi, da riportare nell’alveo dell’ordinarietà, in
un’ottica reale di integrazione, nonché essere ispirate a principi di
uguaglianza dei diritti delle persone, così come chiaramente enunciato dal
nostro ordinamento giuridico nazionale – a partire dall’art. 3 della
Costituzione - integrato da quello sovranazionale.
Ciò significa che le politiche rivolte ai rom devono rifuggire la logica
dell’emergenza, della temporaneità e della specialità, soprattutto quando questi
paramentri vengono utilizzate per attuare piani che vedono i rom discriminati,
ovvero vittime di un trattamento sfavorevole o almeno meno vantaggioso rispetto
agli altri cittadini, italiani e stranieri, nella casa come nel lavoro, nella
scuola ecc.
Oltre a ciò, appare quanto mai urgente mettere in evidenza che le politiche
abitative non possono in alcun modo prescindere dall’affiancamento di interventi
volti alla regolarizzazione delle posizioni giuridiche, dall’incentivo al lavoro
e soprattutto da interventi sociali e culturali che permettano la crescita di
consapevolezza delle persone, la partecipazione attiva, l’attenzione verso gli
interessi collettivi, nonché il riconoscimento dei propri diritti così come
delle proprie potenzialità, insieme con gli altri cittadini non rom.
Al fine di rendere concreti i principi di cui sopra, si ritiene, come si esporrà
meglio in seguito che – anche per neutralizzare derive xenofobe, di allarme
sociale, nonché di opposizione delle popolazioni “autoctone”– un progetto che
riguarda gli abitanti rom di Scampia non possa prescindere dal riconoscimento e
dall’assunzione di responsabilità pubblica circa le problematiche della
cittadinanza tutta, anche per quanto riguarda le necessità alloggiative.
In particolare, l’area dove insistono gli insediamenti spontanei dei cittadini
rom, rientra in una più ampia zona territoriale, che deve essere presa in
considerazione in maniera complessiva e unitaria, se si vuole realizzare un
corretto intervento, al fine di restituire alla cittadinanza un territorio
vivibile e funzionale, attualmente senza alcuna destinazione fruibile, evitando
di concentrarsi sui soli rom. Ciò significa che l’area in questione, come da
piano regolatore, deve essere destinata al vantaggio del quartiere e dell’intera
città e deve essere dotata di servizi e strutture necessarie per la crescita e
il miglioramento delle condizioni di vita di tutte le persone, in primis di
quelle che abitano nel quartiere.
Pertanto, la risoluzione della problematica abitativa dei rom di Scampia, così
come ogni intervento che si voglia programmare nell’area in questione, non potrà
prescindere ed anzi si dovrà porre in armonia e in linea di continuità con la
destinazione ultima dell’area così come indicata nella Variante al P.R.G., DPGR
323/04, ovvero predisporre servizi e attività produttive, sociali e culturali,
nonché l’aumento della capacità alloggiativa. Così si legge testualmente all’art
132 com. 1 delle norme di attuazione della Variante al P.R.G.: «Nell’ambito
individuato nella scheda 60, la variante persegue l’obiettivo della
riqualificazione del tessuto urbano, attraverso la formazione di un insediamento
di attività per la produzione di beni e di servizi nell’area in corrispondenza
dell’immobile dimesso originariamente adibito a centrale del latte, al fine di
contribuire al processo di rivitalizzazione socio – economica dell’intera
periferia e degli insediamenti urbani dei comuni contermini».
La questione rom
Per quel che attiene in particolare la questione rom occorre evidenziare
alcuni aspetti rilevanti:
1) le linee di indirizzo indicate in ambito europeo delineano come obiettivo
prevalente, in relazione alle politiche di integrazione e miglioramento delle
condizioni di vita delle popolazioni rom, l’eliminazione dei campi nomadi e
delle baraccopoli, così come di ogni progetto segregante e ghettizzante;
2) in tal senso si menzionano in particolare le politiche sociali ed abitative
adottate dal governo spagnolo e dalla Fundación Europea Secretariado Gitano,
così come della maggior parte dei governi europei (Germania, Francia ecc);
3) la mancanza di interventi efficaci e tempestivi, nonché le politiche poste in
essere fino ad oggi in Italia, ispirate alla logica assistenziale e
discriminante con il confinamento dei rom in aree predisposte esclusivamente
alla loro allocazione (campi autorizzati, villaggi attrezzati, campi abusivi,
aree attrezzate, centri di accoglienza e di permanenza temporanea,ecc.), hanno
prodotto gravi danni in termini di aumento di xenofobia, razzismo, degrado e
marginalità sociale, abbandono scolastico, disoccupazione, insicurezza diffusa
ecc;
4) a dimostrazione del fallimento prodotto dalle politiche inefficaci e/o
assenti, vi è l’introduzione, nelle tre maggiori città italiane (Milano, Roma,
Napoli), di una legislazione emergenziale e derogatoria assimilabile a quella
atta ad affrontare catastrofi naturali e simili (art. 5 L.225/92.), che sancisce
ufficialmente lo stato di eccezione delle politiche che riguardano i rom;
5) diversamente esiste da lungo tempo un consolidato orientamento teorico e
pratico – sperimentato e sostenuto da professionisti, cittadini, associazioni,
gruppi, enti, istituzioni pubbliche e private, laiche e religiose – che,
mettendo in pratica metodologie ispirate al modello di intervento della
ricerca-azione partecipata, ha prodotto efficaci risultati in termini di
ricaduta sociale: integrazione, razionalizzazione della spesa pubblica,
diminuzione della criminalità, sicurezza pubblica, inserimento lavorativo di
giovani, crescita culturale, partecipazione attiva, cura degli spazi e degli
interessi collettivi;
6) tale modello ha visto e vede tuttora nel territorio di Scampia un luogo
privilegiato di intervento, in relazione alle sue caratteristiche: allocazione
periferica, altissima percentuale di giovani, presenza di area non utilizzate
ecc.
La messa in evidenza di tali aspetti è finalizzata a rendere chiaro che le
indicazioni progettuali riportate nel seguente documento sono conformi e attuano
le prescrizioni di legge riguardanti le materie in oggetto, si fondano su un’
analisi locale, nazionale ed internazionale di esperienze pregresse e attuali, e
vantano risultati positivi conseguiti in applicazione della metodologica
teorico-pratica di intervento indicata.
Le abitazioni
Per quel che riguarda, in particolare, la questione abitativa dei rom è
necessario chiarire che non esiste un unico modello abitativo ma occorre mettere
in campo soluzioni differenti per garantire il diritto alla casa, in linea con
le potenzialità e i bisogni delle persone, evitando di operare scelte basate su
un’ipotetica cultura rom/nomade.
Pertanto si indicano diversi strumenti per sostenere l’abitare autonomo:
inserimento nelle liste dell’edilizia economica e popolare, assegnazione di
alloggio sociale ai sensi della legge 9/07, garanzia e/o integrazione
all’affitto di appartamenti e/o fabbricati da reperire sul libero mercato,
intermediazioni, agevolazioni e predisposizione di sistemi di garanzia per
l’acquisto di beni immobili (terreni edificabili e fabbricati), sostegno alla
ristrutturazione di edifici dismessi e/o abbandonati, ecc.
La proposta
Proposta progettuale di intervento nell’area nord occidentale di Napoli -
zone BB, EB, EA, ED e DB - ambito 7 art. 132 variante PRG. In ossequio a quanto
esposto sin’ora, si propone un intervento multi ambito (giuridico,
culturale/pedagogico, lavorativo e abitativo) nelle aree in cui insistono i
campi rom spontanei e zone limitrofi in particolare come da tavole di
zonizzazione : BB, EB, EA, ED e DB - ambito 7 art. 132 variante PRG, ovvero le
aree collocate al confine nord-occidentale del Comune di Napoli all’altezza
dell’Asse mediano - (futuro svincolo Scampia) - area ex centrale del latte (v.
all. 1).
Il progetto prevede l’utilizzo di strumenti urbanistici attuativi, per risolvere
l’attuale condizione abitativa dei rom presenti sul territorio di Scampia e
rispondere in parte alla necessità abitativa in cui si trovano i cittadini
italiani del luogo. In considerazione, infatti, della pressante domanda di
alloggi nel quartiere, nonché della contestuale necessità di individuare
soluzioni integrate che possano rispondere alle esigenze della collettività, la
soluzione proposta è potenzialmente in grado di rispondere alla necessità
abitativa di entrambe le comunità presenti nel quartiere, in modi tempi e
percentuali diverse, e scongiurare il verificarsi di opposizioni violente e
rivendicazioni collettive da parte di chi vive un eguale disagio.
Le soluzioni abitative dovranno rispettare inderogabilmente gli standard
abitativi previsti dalla normativa vigente per l’edilizia economica e popolare
anche in termini di diritto e doveri nell’uso dell’alloggio, con pagamento di
affitto e possibilità di riscatto,il pagamento delle utenze domestiche, ecc.
I siti dovranno essere dotati di opere di urbanizzazione primaria e secondaria
per un’utenza di tutto il quartiere, (scuole, centri culturali, centri sportivi,
aree destinate alla produzione e alla vendita, ecc.).
Il progetto deve preservare le aree agricole esistenti, in cooperazione con i
contadini della zona interpreti della memoria del luogo, nonché tutelare e
valorizzare il principale patrimonio verde dell’area nord di Napoli, di cui
l’area interessata è parte.
La destinazione agricola di questa parte di territorio potrebbe adempiere a
diverse funzioni: lavorativa con la formazione di cooperative agricole di
produzione e vendita, la costruzione di serre per la coltivazione di piante e
fiori e didattica con la creazione di orti didattici.
L’eventuale espansione residenziale sarà preferibilmente ubicata in stretta
relazione con quelle esistenti, in tal modo, con la fascia di rispetto dell’Asse
Mediano potenziata a verde pubblico Parco integrato con la Centrale del Latte,
il valore della restante area si trasformerebbe positivamente. La promozione di
progetti che coinvolgano le maestranze locali (rom e non rom) nella costruzione
degli alloggi e delle relative pertinenze.
Gli obiettivi che il progetto intende perseguire sono: il miglioramento della
qualità di vita dei cittadini; la promozione e il rafforzamento della coesione
sociale, in termini relazioni umane, mutuo aiuto, interessi collettivi ecc;
l’aumento del livello di sicurezza del quartiere e della città, in termini
migliore fruibilità degli spazi e dei servizi, nonché diminuzione dei reati che
generano allarme sociale; la crescita e il miglioramento del livello culturale
delle persone; la creazione di servizi per il quartiere (sportelli legali, asili
nido, foresteria/ostello e residenza universitaria, negozi ecc); il
miglioramento della capacità lavorativa del quartiere; l’individuazione di aree
adibite verde pubblico; la creazione di spazi artigianali e poli produttivi con
possibilità di vendita; la tutela e miglioramento dell’area agricola esistente
anche al fine di preservare e valorizzare il principale polmone verde della
città di Napoli, situato nell’area interessata dalla selva di Chiaiano; il
superamento delle soluzioni abitative e sociali temporanee e ghettizzanti;
l’aumento della capacità alloggiativa nel rispetto della normativa vigente in
particolare in tema di edilizia economica e popolare; miglioramento delle
competenze professionali attraverso percorsi di formazione e avviamento al
lavoro; miglioramento delle condizioni di base per la progettazione di un P.u.a.
e/o di ogni altro strumento urbanistico attuativo avente ad oggetto l’ambito 7,
ai sensi dell’art 132, norme di attuazione della variante al P.R.G. area
ex-centrale del latte Scampia.
Metodologia e ambiti di intervento
Tale progettualità deve attuarsi ispirandosi alla metodologia della ricerca
– azione partecipata e deve contemperare i seguenti aspetti:
A - Ambito giuridico. La presenza regolare sul territorio italiano dei
cittadini rom è un aspetto fondamentale e propedeutico al conseguimento degli
obiettivi che il progetto intende perseguire, in assenza della quale qualsiasi
intervento sarebbe un’inutile dispiego di mezzi e risorse. Pertanto, al fine di
regolarizzare la posizione giuridica dei rom è necessario analizzare diversi
aspetti giuridici e trovare gli strumenti idonei per superare gli ostacoli che
frequentemente impediscono l’effettivo esercizio dei diritti. A mero titolo
esemplificativo si indicano le problematiche più frequenti: il mancato
riconoscimento della cittadinanza italiana per l’impossibilità di dimostrare la
residenza legale ininterrottamente dalla nascita sino al compimento dei 18 anni,
le difficoltà di accertamento dello status di apolide, in considerazione della
situazione geo-politica dei territori della ex Jugoslavia a causa di guerre e
ridefinizione dei confini territoriali; le difficoltà di ottenere il rilascio
del permesso di soggiorno per coesione al coniuge, per ricongiungimento
familiare, nonché il rilascio della carta di soggiorno ecc per l’impossibilità
di ottenere dagli organi preposti la certificazione attestante l’idoneità
alloggiativa per chi vive in abitazioni che non rispondono ai requisiti di legge
(es. campi rom).
B - Ambito lavorativo e di sviluppo economico. L’attuazione delle
politiche del lavoro e l’aumento delle possibilità occupazionali rappresentano
un obiettivo prioritario del progetto, in quanto il raggiungimento della
autonomia economica delle persone è elemento essenziale in ogni processo di
autodeterminazione.
Favorendo l’indipendenza economica e lavorativa, inoltre, l’amministrazione
assolverà il proprio ruolo propositivo e incentivatore di risorse, evitando di
cadere nel circolo vizioso dell’assistenza e della dipendenza. Ciò può avvenire
attraverso la messa in atto di una serie di azioni, anche avvalendosi degli
strumenti e dei servizi già attivi, quali ad esempio: il microcredito, la
concessione di licenze per il commercio, l’avviamento a percorsi formativi e
professionalizzanti, il sostegno alla creazione di cooperative. Un’idea molto
interessante riguarda la possibilità di concretizzare degli accordi con
imprenditori locali e finanziatori internazionali disponibili a sostenere
progetti imprenditoriali riguardanti la zona agricola esistente, su cui da
diverso tempo, sulla base delle competenze esistenti e in accordo con i
contadini locali si sta riflettendo.
C - Ambito sociale, culturale e pedagogico. L’area pedagogico culturale
del progetto considera la cultura sia come fattore fondamentale di coesione e
d’integrazione sociale, da cui deriva la valorizzazione delle identità e delle
attitudini territoriali sia come forma di espressione plurale, partecipata e
libera.
In quest’ottica è necessario attivare processi culturali che potenzino e
favoriscano la crescita, la conoscenza e le relazioni tra gli individui e
valorizzino lo scambio tra culture. La musica, il teatro, il gioco, il cinema,
le feste, gli eventi culturali sono strumenti privilegiati e sperimentati per
garantire la convivenza pacifica e armonica tra le persone.
In particolare il progetto ritiene fondamentale la creazione di un centro
culturale-pedagogico per bambini, giovani e adulti inteso quale luogo aperto,
pubblico e fruibile, catalizzatore di iniziative e esperienze innovative
nell’ambito delle arti, della musica, della danza e della cultura considerata
nei suoi molteplici aspetti.
La proposta progettuale in quanto tale, può essere migliorata e rivista sulla
base delle indicazioni e delle riflessioni che vorranno essere proposte e che il
gruppo di lavoro sarà ben felice di accogliere.
Per info e contatti ambito7@gmail.com
A cura di Associazione chi rom e… chi no, Associazione OsservAzione. In
collaborazione con Associazione Asunen Romalen, Comitato Spazio Pubblico,
Comitato con i Rom.