Rom e Sinti da tutto il mondo

Ma che ci fa quell'orologio?
L'ora si puo' vedere dovunque, persino sul desktop.
Semplice: non lo faccio per essere alla moda!

L'OROLOGERIA DI MILANO srl viale Monza 6 MILANO

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Gli Zingari fanno ancora paura?

La redazione
-

Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Sucar Drom (del 16/07/2009 @ 19:56:27, in Italia, visitato 1880 volte)

Il Tribunale amministrativo regionale (Tar) del Lazio con la sentenza del 24 giugno 2009 ha dichiarato illegittimi e annullati l’art. 1, co. 2, lett. c) delle ordinanze del Presidente del Consiglio dei Ministri del 30 maggio 2008, attuative del cosiddetto decreto sicurezza del 2008, laddove consentono di procedere all’identificazione delle persone, anche minori di età, attraverso rilievi segnaletici. Illegittime anche alcune norme del Regolamento dei campi nomadi per le comunità rom nella Regione Lazio e nel territorio del Comune di Milano.

Tra le altre, sono state annullate le norme che prevedono il controllo degli accessi e la compilazione del registro delle presenze degli abitanti del campo, insieme alla verifica dell’identità all’ingresso; il rilascio di una tessera con fotografia e dati anagrafici per l’accesso al campo; l’identificazione di parenti, conoscenti e amici in visita e l’obbligo di terminare le visite alle 22.

"Con questa sentenza il Tar riafferma il principio costituzionale secondo cui ogni cittadino può circolare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale, in assenza di limitazioni stabilite dalla legge in via generale" dichiarano i referenti del servizio di medicina di strada del Naga "Come specificato nella sentenza, le disposizioni annullate, oltre che violare il diritto alla libertà di circolazione e di soggiorno, sono lesive del diritto alla vita di relazione perché costituiscono una ingiustificata interferenza nella vita privata e familiare dei destinatari, siano essi gli ospiti siano essi i loro parenti ed amici" proseguono i referenti del Naga, "in sostanza si riconosce che, anche all’interno dei campi, devono essere riconosciuti dei diritti fondamentali, ovvero che ogni cittadino ha diritto a circolare liberamente, ha diritto a una vita libera di relazione ed è libero di scegliere la propria attività. Per questo abbiamo deciso di festeggiare con una notte bianca proprio all’interno del campo rom di Triboniano" concludono i referenti del servizio di Medicina di strada del Naga che da anni portano assistenza all’interno dei campi rom e delle aree dismesse della città.

Il Naga invita quindi a festeggiare venerdì 17 luglio dalle ore 20.00 al campo rom di Triboniano (dietro il cimitero Maggiore). Per maggiori informazioni telefono 02 58 10 25 99, cellulare 349 16 03 305, e-mail: naga@naga.it

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Di Fabrizio (del 16/07/2009 @ 09:06:21, in media, visitato 1892 volte)

Segnalazione di Tommaso Vitale

STRANIERI OVUNQUE. KALÈ, MANOUCHES, ROM, ROMANICHELS, SINTI...
E' uscito il diciannovesimo numero di "Zapruder. Storie in Movimento".
maggio-agosto 2009
Lo puoi trovare in libreria o abbonarti per un anno (3 numeri, 30 €).

EDITORIALE
Andrea Brazzoduro e Gino Candreva Stranieri ovunque. Su una corda tesa

STRANIERI OVUNQUE. KALÈ, MANOUCHES, ROM, ROMANICHELS, SINTI...
Mauro Turrini, Tra stigma e riappropriazione. La questione dell’origine degli “zingari” e dei “rom”
Benedetto Fassanelli, Un’ostinata autonomia. I rom nell’Europa moderna
Tommaso Vitale, Da sempre perseguitati? Effetti di irreversibilità della credenza nella continuità storica dell’antiziganismo

LE IMMAGINI
Stefano Montesi, Casilino 900

SCHEGGE
Luca Bravi, Colpirne cento e rieducarne uno. Internamento e sterminio dei rom nelle politiche del fascismo e del nazismo
Domenica Ghidei Biidu e Serena Marchetti, Abbecedario coloniale. Memorie di donne eritree nelle scuole italiane di Asmara
Stefano Agnoletto, Criticare la crisi. A proposito di una categoria fondamentale della storia economica e del suo uso pubblico

LUOGHI
Gino Candreva, Sulukulè, La prima casa. Un insediamento millenario a Istanbul

VOCI
Stalker/Osservatorio nomade, Campus rom. Pratiche autogestite dell’abitare

ALTRE NARRAZIONI
Daniele Biacchessi, Le bombe nelle piazze, le bombe sui vagoni... Dall’inchiesta al teatro (a cura di Lidia Martin)

STORIE DI CLASSE
Marco Brazzoduro, Rom e sinti a scuola. Luci e ombre della scolarizzazione

INTERVENTI
Mathieu Rigouste, Meta-manuale di meccaniche securitarie. Introduzione alla funzione capro espiatorio nel dispositivo di dominio francese

RECENSIONI
Tommaso Baris (Mirco Dondi, a cura di, I neri e i rossi), Liliana Ellena (Poropora Marcasciano, AntoloGaia), Stefano Galieni (Antonio Moresco, Zingari di merda), Diego Giachetti (Antonio Benci e Maurizio Lampronti, a cura di, Spoon River 1968), Maria Miseo (Timea Junghaus e Katalin Szekely, a cura di, Paradise lost), Andrea Tappi (Michele Colucci, Lavoro in movimento).

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Di Fabrizio (del 15/07/2009 @ 09:01:04, in Europa, visitato 1588 volte)

Da Hungarian_Roma (vedi anche QUI)

12 giugno 2009 BUDAPEST (JTA)

Un gruppo paramilitare neonazista si rilancia sotto nuovo nome in un raduno di massa a Budapest.

La Guardia Ungherese (Magyar Gárda ndr) si è anche rilanciata come Movimento Guardia Ungherese in diversi incontri più piccoli presentati in più parti del paese.

Circa 3.000 aderenti si sono riuniti domenica a Budapest, mentre diverse centinaia  hanno manifestato a Bekescsaba, Szolnok e Mezotur. I partecipanti alle manifestazioni sventolavano bandiere ed insegne che ricordavano quelle famigerate delle Frecce Uncinate Ungheresi del periodo di guerra. Una dimostrazione separata, sempre a Budapest, chiedeva il rilascio di Gyorgy Budahazy, attivista radicale di destra trattenuto con l'accusa di terrorismo.

Sempre domenica, circa 400 dimostranti, per lo più anziani, hanno manifestato a favore del governo e contro la Guardia.

Recentemente i tribunali ungheresi avevano ordinato lo smantellamento della Guardia con l'accusa di generare tensioni etniche e di minaccia all'ordine pubblico. Tuttavia, l'ultima sentenza non interferisce sul diritto di adunarsi pacificamente. Ora la Guardia rivendica di essere un movimento.

Gli esperti legali dicono che questo contravviene alla volontà ed agli scopi dei tribunali.

I manifestanti a Budapest sono arrivati in abiti civili e solo dopo molti hanno indossato le uniformi della Guardia. Tra di loro Gabor Vona, presidente del neonazista Jobbik, e Lajor Fur, ex ministro della difesa. Vona ha annunciato che se dovesse ottenere un seggio alle prossime elezioni nazionali, come ci si aspetta, entrerebbe in Parlamento indossando l'uniforme della Guardia.

Viktor Orban, leader del Fidezs, il partito dominante nell'opposizione e che probabilmente formerà il governo l'anno prossimo, ha detto che il suo partito non entrerà mai in coalizione con Jobbik.

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Di Fabrizio (del 15/07/2009 @ 08:57:01, in musica e parole, visitato 2735 volte)

COMUNICATO STAMPA

Collegno - Pinerolo (TO), dal 18 al 25 luglio 2009

VINCOLI SONORI 2009
XIV edizione
www.myspace.com/vincolisonorifestival
www.sferaculture.com
Concerti - Film - Mostre



VINCOLI SONORI, il festival italiano dedicato alle sonorità klezmer, gypsy e balcaniche, apre la quattordicesima edizione con la sorprendente entrata in campo del grande palco della Certosa Reale di Collegno, grazie alla collaborazione con Colonia Sonora.
La sera del 18 luglio, a Collegno doppio concerto inaugurale con i torinesi Nigloswing e Svoboda Orchestra. A seguire, lunedi 20, un evento eccezionale, con un altro doppio set dei Besh O Drom dall'Ungheria e di David Krakauer dagli Stati Uniti, entrambi impegnati per animare uno scatenato dance-floor che, sotto l’insegna BALKAN NIGHT, vedrà l’etno-folk sposare le più moderne sonorità metropolitane.
Accanto ai Besh O Drom, star del Sziget Festival, assenti da ben dieci anni dall’Italia e al newyorkese Krakauer, maestro del clarinetto klezmer, che sarà accompagnato sul palco dalla sua band Klezmer Madness e dall’eclettico compositore di musica elettronica Keepalive, VINCOLI SONORI porta poi a Pinerolo altre due formazioni internazionali di grande spessore e sempre più acclamate sui palchi dei maggiori festival world, rock, pop, jazz: Paprika Balkanicus, al loro debutto assoluto in Italia, residenti nella Londra muticulturale e recente scoperta dei Womad Festival di Peter Gabriel, e la giovanissima ungherese Erika Serre, residente a Parigi, cantante rivelazione della musica Rom, che torna a Vincoli Sonori con la sua nuova formazione Emigrante. Le band italiane dei concerti pinerolesi saranno rappresentate da Giorgio Conte, accompagnato da Atelier de Swing, alle prese con arrangiamenti jazz manouche dei suoi celebri brani; La Chatte Noire, altra formazione manouche; i Taraf, giovane trio abruzzese e, per concludere, i lombardi Dadaiko.

Ma non solo musica live.

La sezione Film del Festival presenterà tre interessanti e pluripremiati documentari, tra cui spicca l’americano Gypsy Caravan di Jasmine Dellal, in una delle sue rare proiezioni italiane. Il Teatro Sociale ospiterà infine la mostra fotografica “In Viaggio nel Vento” degli artisti Michela Pautasso e Franco Rabino, dedicata ai rom di Asti e “Click Sonori - Immagini dal Festival”, una galleria fotografica di Rino Lo Turco, Sergio Ron e Davide Giglio, sulle ultime edizioni di Vincoli Sonori.

CONCERTI

Sabato 18 luglio
ore 21.30 - Certosa Reale, Parco Dalla Chiesa - Collegno
SVOBODA ORCHESTRA + NIGLOSWING

Lunedì 20 luglio
ore 21.30 - Certosa Reale, Parco Dalla Chiesa - Collegno
DAVID KRAKAUER’S KLEZMER MADNESS
feat. KEEPALIVE + BESH O DROM

Martedi 21 luglio
ore 21.30 - Teatro Sociale - Pinerolo
DAVID KRAKAUER’S KLEZMER MADNESS feat. KEEPALIVE

Mercoledi 22 luglio
ore 21.30 - Teatro Sociale - Pinerolo
BESH O DROM

Giovedi 23 luglio
ore 18.00 - Piazza Facta - Pinerolo
TARAF

Giovedi 23 luglio
ore 21.30 - Teatro Sociale - Pinerolo
GIORGIO CONTE & ATELIER DE SWING

Venerdi 24 luglio
ore 18.00 - Piazza Facta - Pinerolo
LA CHATTE NOIRE

Venerdi 24 luglio
ore 21.30 - Teatro Sociale - Pinerolo
ERIKA & EMIGRANTE

Sabato 25 luglio
ore 18.00 - Piazza Facta - Pinerolo
DADAIKO

Sabato 25 luglio
ore 21.30 - Teatro Sociale - Pinerolo
PAPRIKA BALKANICUS

*****************************************

FILM > Circolo Stranamore, via Bignone 89 - Pinerolo

Domenica 19 luglio
ore 21.30
GYPSY CARAVAN - WHEN THE ROAD BENDS
di Jasmine Dellal - USA - 111 min.

Martedì 21 luglio
ore 18.30
LA REPUBBLICA DELLE TROMBE
di Stefano Missio e Alessandro Gori - Italia - 48 min.

Mercoledì 22 luglio
ore 18.30
MIRACOLO ALLA SCALA
di Claudio Bernieri - Italia - 61 min.

*****************************************

MOSTRE > Teatro Sociale – Pinerolo
Apertura dalle ore 20.00 alle 23.00

INAUGURAZIONI > Martedi 21 luglio, ore 18.00
In Viaggio nel Vento di Michela Pautasso e Franco Rabino
Click Sonori, Immagini dal Festival

*******************************************

INGRESSI

Collegno - Certosa Reale, Parco Dalla Chiesa
18 luglio - euro 5
20 luglio - euro 12
apertura biglietteria ore 20.00

Pinerolo - Teatro Sociale, Piazza Vittorio Veneto 24
21 > 25 luglio - euro 8
ridotto under 26 e over 65 - euro 5
Abbonamento 5 concerti - euro 32 in vendita il 21 luglio direttamente alla biglietteria
Apertura biglietteria ore 20.00

In collaborazione con Piemonte dal Vivo facilitazioni d’ingresso ai possessori di Torino+Piemonte Card e Abbonamento Musei Torino Piemonte

Concerti pomeridiani - ingresso libero
Mostre e proiezioni cinematografiche - ingresso libero

per maggiori informazioni:
Sferaculture | via Fiochetto, 15 | 10152 Torino | Italy
phone +39 011 521 78 47

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Di Fabrizio (del 14/07/2009 @ 09:47:37, in Europa, visitato 1559 volte)

Da Polska_Roma

Cafebabel.com by Andreu Jerez Ríos - Berlino (Images: ©Andreu Jerez); Translation: cafebabel.com, Lydia Bigos 08/07/09

Mentre i problemi della più grande minoranza europea sembrano non finire, la UE vorrebbe offrire qualche speranza nonostante "molte chiacchiere e poca azione". Testimonianze dai Rom europei

Verso la fine di maggio, un gruppo di famiglie rom, circa 90 persone, si accamparono in un parco di Berlino per scappare alla miseria di cui soffrivano nel loro paese, la Romania. Subito scattarono le polemiche - la polizia tentò ripetutamente di sgomberarli e diverse associazioni riportarono la mancanza di rispetto dei diritti umani di base di questi cittadini a pieno titolo della UE.

 (video in inglese: Europe's young Roma speak)

Situazioni simili sono comuni in Europa e colpiscono i membri della comunità rom, che consiste in circa 9/12 milioni di persone. Mentre la UE continua la sua espansione e cerca soluzioni (migliori o peggiori) alle questioni identitarie ed ai problemi sociali che ne sono al cuore, la tematica rom è ancora aperta da discutere. Questo è corroborato da rapporti come quelli di Amnesty International e delle Nazioni Unite. Queste organizzazioni condannano il razzismo e la violazione dei diritti umani che questo gruppo etnico continua a soffrire, e che non sempre riceve una risposta politica convincente.

Incontro di Berlino

Tre settimane prima dell'arrivo a Berlino delle famiglie zingare rumene, un altro gruppo di zingari da tutta Europa si è incontrato nella capitale tedesca, anche se hanno ricevuto un'attenzione totalmente differente. Cinquanta giovani rom ed operatori sociali che lavorano con le organizzazioni giovanili in quattordici paesi europei, hanno partecipato ad un seminario organizzato dall'associazione tedesca "Amaro Drom e Roma Active Albania", con l'appoggio della commissione europea. L'incontro è servito a condividere le esperienze e sottolineare i piani futuri. Parliamo con sei dei partecipanti sui punti di vista generali della gioventù zigana europea, prospettive, paure e speranze.

Hamze Bytyci, 27 anni, tedesco kosovaro, lavora per Amaro Drom

Hamze si sente "metropolitano, europeo e zingaro". Per lui, il futuro della comunità rom ha due uscite. "Ora stiamo facendo i primi passi per migliorare la situazione. E' come la partenza di una rivoluzione pacifica. D'altra parte, sappiamo tutti cosa sta succedendo alla minoranza rom in paesi come l'Italia e la Repubblica Ceca.. Abbiamo bisogno di più fondi e più tempo".

Admir Biberovic, 25 anni, bosniaco laureato in legge

Admir è positivo sul futuro della sua comunità in Bosnia. "Il governo del mio paese è membro del progetto Decennio dell'Inclusione Rom (2005-2015). Cerca l'inclusione della comunità rom europea, dove ha già investito 3 milioni di euro". Admir è ottimista perché ritiene che se qualcuno è persuaso di cambiare qualcosa, è possibile farlo.

Ionut Stan, 24 anni, poliziotto dalla Romania

Ionut si sente Rom perché "non può essere niente altro". E' cosciente del fatto che la sua comunità continua ad essere discriminata, anche se nota una differenza: "Mentre è sicuro che in alcune regioni della Romania le comunità rom sono molto povere, ci sono anche membri della mia comunità che sono molto ben integrati sia nel lavoro che negli studi." Ionut ha ricevuto un'opportunità di lavoro per sei mesi a Bruxelles, quindi apprezza gli sforzi UE. Ionut è ottimista sul futuro: "La vita dei miei figli sarà migliore della mia".

Karolina Mirga, 26 anni, studentessa polacca

"La mia nazionalità ufficiale è polacca, ma nel mio cuore sono zingara - sono una zingara polacca". Karolina ha qualche incertezza sul futuro, ma è consapevole che la sfida "è già iniziata. Forse tra cinquant'anni ci sarà un presidente zingaro negli USA," ride.

Kike Jiménez, 24 anni, operatore sociale spagnolo

Kike lavora nell'associazione Kale dor Kayiko, che ha sede nei Paesi Baschi. Definire la propria identità non è un compito facile: "Uff, è un po' difficile rispondere data la situazione politica nei Paesi Baschi. Se ha ciò aggiungiamo la mia identità gitana, la questione sembra essere un po' complicata. Mi sento ugualmente gitano, basco e spagnolo, e pure europeo." Kike dice che i Rom nel nord della Spagna sono un po' indietro sui temi dell'istruzione, rispetto ai Rom che vivono in altre regioni come la Catalogna, l'Andalusia o Madrid. "Negli ultimi cinquant'anni la società rom è cambiata notevolmente," conclude. "Tra cinquant'anni, penso che saremo dappertutto, dovunque vorremo essere."

Nesime Salioska, 27 anni, coordinatrice dell'associazione rom per l'affermazione multiculturale di organizzazione - SOS di Prilep, Macedonia

Nesime ha un punto di vista piuttosto pessimista: "Molti paesi UE fanno soltanto chiacchiere sulla situazione della comunità Rom, ma non agiscono. Germania e Spagna ne sono due buoni esempi. Parlano costantemente sulla necessità di migliorare la situazione dei Rom negli altri paesi, come la Macedonia. Invece, né la Germania né la Spagna hanno fatto alcun passo concreto per trovare soluzioni ai problemi con le comunità rom nei loro paesi."

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Di Fabrizio (del 14/07/2009 @ 09:19:35, in Europa, visitato 1342 volte)

Da Roma_ex-Yugoslavia

ZAGABRIA (AFP) - Il presidente croato Stipe Mesic ha parlato all'inizio della settimana contro la crescita di "aggressioni" dei nostalgici del regime pro-nazista instauratosi nel paese durante la II Guerra Mondiale.

Mesic ha anche criticato il fallimento dello stato croato nel confrontarsi con la crescita dei simpatizzanti del nazismo.

"Dobbiamo essere pronti a reagire alle aggressioni dei revisionisti, che stanno diventando sempre più brutali," ha sollecitato martedì per sottolineare la giornata nazionale antifascista della Croazia.

"Dobbiamo difendere la verità storica. Se non lo facciamo oggi, domani sarà troppo tardi," ha aggiunto.

L'ammonimento di Mesic è arrivato in una cerimonia nella centrale città di Brezovica per ricordare la fondazione, il 22 giugno 1941, della prima unità di partigiani croati che si opponevano allo stato Ustascia pro-nazista, che venne sconfitto quattro anni dopo.

Il capo di stato ha anche denunciato un'atmosfera in Croazia che dice di averlo obbligato a richiamare gli sforzi per difendere la lotta conto il fascismo.

Mesic ha aggiunto che la lotta è stata "appannata" da quei nostalgici del regime pro-nazista.

"Invidio il cancelliere tedesco, il primo ministro britannico ed il presidente francese, che non hanno da lottare contro i revisionisti," ha detto.

"In quei paesi, la battaglia è guidata dallo stato che reagisce ad ogni livello" contro gli incidenti neo-nazisti.

"A volte ho l'impressione di essere solo in questa lotta, e quel che manca è il supporto dello stato," ha aggiunto Mesic.

Mesic si è spesso espresso contro i simpatizzanti nazisti in Croazia, ma si è trovato in una situazione imbarazzante nel 2006 quando furono pubblicati suoi commenti dove apparentemente approvava il regime pro-nazista.

Ancora chiese scusa a seguito della pubblicazione di alcune sue opinioni in un discorso del 1992 in Australia.

Nel discorso, Mesic disse che i Croati avevano segnato due vittorie storiche - una quando venne fondato lo stato Ustascia pro-nazista nel 1941 e l'altra quando gli antifascisti vinsero alla fine della II guerra mondiale. Centinaia di migliaia di Ebrei, Serbi, Rom ed antifascisti Croati perirono nei campi di concentramento installati dal regime croato durante la II guerra mondiale.

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Di Fabrizio (del 13/07/2009 @ 09:23:24, in conflitti, visitato 1524 volte)

Da British_Roma (QUI la puntata precedente)

28 giugno 2009 La sfida! Incontro con le famiglie rumene che rifiutano di essere rimpatriate By Peter Popham and David McKittrick

Alla faccia dell'odio, una manciata di rumeni ha deciso di rimanere sopra in Irlanda del Nord. "Dicono che non vogliono che lavoriamo o rimaniamo qui, ma non c'è nessun posto dove vivere e nessun lavoro per noi in Romania, così non abbiamo intenzione di tornare," ha detto un uomo, padre di cinque figli.

Oltre un centinaio di questi cittadini rumeni sono fuggiti da Belfast settimana scorsa, le autorità locali hanno organizzato dei voli dopo gli attacchi che sono stati pubblicizzati in tutto il mondo e condannati come vergognosi.

Ma quest'uomo ha detto di voler rimanere, uno di un piccolo gruppo preparato ad affrontare le proprie opportunità contro quello che è definito "un piccolo gruppo di criminali razzisti" che hanno terrorizzato le famiglie rumene che vivono in due strade a Belfast sud.

Solo in pochi hanno optato di rimanere in Irlanda del Nord nella sfida degli attaccanti, che hanno intrapreso una campagna di intimidazione, lanciando mattoni contro le finestre ed in un caso minacciando di tagliare la gola ad un bambino.

Quasi tutti gli immigrati hanno deciso di tornare in Romania, nonostante i tentativi delle autorità di persuaderli a rimanere. Ma quell'uomo che ha parlato a The Independent on Sunday ha detto che non partirà, nonostante le "pressioni" di alcune persone locali che gli rendono impossibile di lavorare. Non è la sua prima esperienza con le intimidazioni: la sua casa, che è ad una certa distanza da quelle dove vivono gli altri rumeni, ha avuto le finestre rotte. La famiglia si era spostata lì tre mesi fa, perché anche nella casa precedente gli erano state spaccate le finestre.

Lui e sua moglie - che vendono giornali in un mercato - vi vivono con i loro figli, di undici, otto, tre, due anni e tre mesi, assieme al fratello e al padre della moglie. Compresi gli altri parenti, nella casa vivono 13 persone.

Come la maggior parte dei Rumeni a Belfast, parla poco l'inglese. Neanche conosce l'indirizzo della casa dove vive. La nostra intervista è stata condotta in italiano, una lingua che ha imparato quando viveva in Italia - un altro paese, dice, dove la sua famiglia ha provato le intimidazioni.

La violenza per le strade di Belfast sud ha allontanato la maggior parte dei Rumeni -la maggioranza è partita venerdì. Ma affrontano un futuro incerto dovunque vadano, hanno detto ai volontari prima di partire.

Denise Wright, membro del comitato di Embrace, un gruppo cristiano che promuove un'attitudine positiva verso le minoranze etniche, ha lavorato a stretto contatto con i Rumeni, che hanno passato la maggior parte della settimana in ricoveri d'emergenza.

Ha detto: "Sono preoccupati sul trovare lavoro e per il tipo di condizioni di dove stanno tornando. Qui sono stati traumatizzati, anche se non penso che siano stati sorpresi in ogni modo da questo trattamento. Per i Rom questa è la normalità, così non penso che siano stati particolarmente scioccati.  Provano soltanto che questo è ciò che sperimentano in patria e altrove nel mondo. Hanno detto che dovranno spostarsi ancora per trovare di che vivere."

Ha aggiunto che, d'altra parte, i migranti sono stati incoraggiati dall'aiuto e dalla simpatia ricevute a conseguenza degli attacchi. "La benevolenza della gente di Belfast nell'appoggiarli è stata molto incoraggiante," ha aggiunto.

Le autorità locali e la Commissione Alloggi in particolare hanno visto settimana scorsa premiati i loro sforzi, come la diocesi cittadina, un gruppo informale che riunisce oltre un centinaio di persone. Il pastore Malcolm Morgan ha detto:

"Alcuni volontari stavano pulendo fuori dalla chiesa, quando è arrivata la telefonata. Ho detto loro solamente: Ragazzi, abbiamo un nuovo lavoro da svolgere - ed hanno risposto magnificamente. Ho fatto un paio di telefonate ad un'agenzia cristiana che aiuta la gente in difficoltà, ed entro un'ora sono tornati col cibo. Sono arrivati il consiglio cittadino, il sindaco, la Croce Rossa. Un proprietario locale è venuto, ha dato uno sguardo e dopo un'ora è tornato con 15 materassi. E' stato magnifico vedere gli atti di generosità - si è mostrato il meglio di Belfast."

Un altro incidente dai toni fortemente razzisti è avvenuto nel nord della città, con bengala lanciati contro un centro comunitario dove da tempo si è stabilità una comunità indiana. Un membro dello staff locale ha detto: "Ci riteniamo parte integrale della società nord irlandese. Non crediamo che questa sorta di incidente possa danneggiare le nostre buone relazioni con la comunità che ci ospita."

Parlando dell'esodo rumeno, il Ministro degli Interni, Margaret Ritchie, ha detto: "Lodo il lavoro che si è focalizzato, rapido e di assistenza fatto per sostenere le famiglie. Ha mostrato il cuore caldo della vasta maggioranza della gente."

Florin Fekete, che settimana scorsa è ritornato in Romania con sua moglie e due figli, ha detto: "Qui non c'è lavoro. La vita a Belfast era buona, [...] ma non potevo rischiare la vita della mia famiglia. Ho chiesto a qualcuno che ci attaccava: Cosa avete contro di noi? La risposta è stata: Vi odiamo perché siete zingari".

Un uomo di 21 anni ed un ragazzo di 15 sono stati accusati per gli attacchi, iniziati oltre tre settimana fa.

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Di Fabrizio (del 13/07/2009 @ 09:13:32, in blog, visitato 1983 volte)

Chiarimento non richiesto: continuo ad avere poco tempo a disposizione per il blog. In attesa di periodi migliori, è doveroso segnalare questo dibattito promosso da Eugenio Viceconte su NO(b)LOGO

La RAI, nelle pieghe di una emittenza sempre più asservita al potere, che quando non incensa o disinforma tace, continua ad assicurare dei buoni prodotti di giornalismo d'inchiesta.

Due documentari usciti in tempi diversi danno lo spunto per alcune riflessioni sulla situazione Rom in particolare a Roma; sull'efficacia degli interventi delle passate amministrazioni, su quello che sta facendo l'amministrazione Alemanno, e su quali programmi ci sono nell'agenda della ora opposizione.

I due documentari sono:

  • lo splendido "Caccia agli zingari" di Riccardo Iacona per PRESADIRETTA RAI 3. Nel sito della RAI non è più online, per fortuna ci soccorre youtube, dove è ancora visionabile in questa playlist (suddiviso in 9 spezzoni ma visionabili in sequenza) (se ne parlò a suo tempo su U Velto)
  • più recente da "RAI Educational un mondo a colori" "Campi rom: chi ci guadagna?" trasmesso anche questo su RAI 3.
    Ho approfittato di questo secondo documentario per organizzare su Facebook una sorta di "tavola rotonda virtuale" tra addetti ai lavori, alcuni dei quali anche intervistati da "un mondo a colori".

Vi riporto qui, grazie alla disponibilità degli amici, alcuni passi interessanti della discussione.


Sulle mie perplessità su:
- una versione un po' di parte dei fatti da parte del documentario, che a mio avviso, giustamente mette in evidenza gli errori delle precedenti giunte di sinistra ma non analizza quello che sta facendo la giunta Alemanno
- e su alcuni passaggi della conduttrice con delle scivolate antigitane:

Giorgio De Acutis, della casa dei diritti sociali, intervistato nel servizio:
purtroppo la sostanza del servizio è innegabilmente la verità, anche se inevitabilmente semplifica (ma non troppo)

Fabrizio Casavola, di Mahalla:
Secondo me, non si tratta di antigitanismo o meno, qui si tratta di cifre, soldi, aree pubbliche, grandi e piccole speculazioni.
Insomma, non si possono chiudere gli occhi in nome di chissà quale antirazzismo.
Darei un giudizio differente, se questi risultati garbassero ai Rom stessi, ma non è così, visto che neanche a loro piacciono i moderni ghetti dei campi-sosta.
Megastrutture come i campi, isolate dal resto del mondo, hanno secondo me due scopi:
1) concentrare fasce marginali di popolazione, impedendo loro di evolvere e mantenendoli quindi sotto costante ricatto;
2) costruire un business dell'emergenza, a favore di comuni, associazioni, volontariato (insomma, tutti tranne i Rom) e di quanti a parole "aborrono" i campi, ma che senza di questi perderebbero una notevole fonte di entrate.
Se è civile battersi per il loro superamento, dobbiamo noi prima di tutto denunciare le poche trasparenze che la loro gestione comporta. Gestione, ovviamente, bipartisan.
[vedi su Mahalla : la mangiatoia I; la mangiatoia II articoli riguardanti la situazione di Milano]
Quanto ai punti di vista, di destra o sinistra, vorrei aggiungere qualcosa.
Il PD romano, ammesso e non concesso che il PD sia di sinistra, ci sta provando a fare le pulci alle promesse non mantenute da Alemanno. Giusto: spetta a loro farlo, più che ad una trasmissione televisiva. E io dalla TV non mi aspetto certi balletti, dove se intervisti uno della destra, devi per forza citare anche la sinistra.
Ma torniamo alle critiche, appunto. Come è possibile criticare Alemanno se, a parte le belle parole, il progetto "fattuale" di destra e sinistra è simile? Il tutto si trasforma nel solito gioco sulla pelle degli altri.
Sul perché il progetto sia simile, dovrei ripetermi: è un business a cui nessuno vuole rinunciare.

la discussione si è poi focalizzata sul tema scottante della scolarizzazione

Monica Rossi, antropologa, intervistata nel servizio:
Francamente sono d'accordo con Fabrizio.
Penso che sia ora di riflettere su progetti che non hanno portato affatto i risultati attesi, e questo forse si sarebbe potuto fare prima.
L'antigitanismo non c'entra proprio niente, c'entra piuttosto il fatto che il welfare delegato sempre di più al settore privato non funziona.
Il volontariato, anzi meglio, il privato sociale dovrebbe trarre un bilancio spassionato e sincero di questi anni di scolarizzazione.
La situazione attuale è certo determinata dalle istituzioni, ma chi ha accettato il controllo dei campi, le sbarre, i tesserini e quant'altro non credo si possa chiamare fuori dal fare un bilancio spassionato di quanto fatto finora. E soprattutto dal fare una severissima autocritica.
Le condizioni attuali dei campi, le regole per poterci rimanere non risalgono certo a questa amministrazione, ma sono (erano) ben chiare già nella famigerata ordinanza comunale n.80 di Rutelli; le amministrazioni che si sono succedute in questi anni hanno agito in maniera pressochè identica, visto che la proposta (comune ahimè) è quella di costruire mega campi al di fuori del raccordo anulare.
Leggere bandi come quello della scolarizzazione 2005 - 2008 fa venire i brividi.
Si tratta di un progetto malfatto, mal scritto e mal concepito, nel quale viene richiesto il raggiungimento di obiettivi mal formulati prima di tutto nella lingua italiana, e poi proprio concettualmente.
Come si fa a misurare, a valutare, a verificare che sia "facilitata: la responsabilizzazione degli adulti rispetto alla scolarizzazione dei figli", o "favorire la strutturazione di un atteggiamento positivo nei confronti della scuola nelle comunità dei nomadi" (citato dal bando stesso, punti C e D).
E poi chi dovrebbe fare questo? Operatori con quali qualifiche? MISTERO!
Obiettivi espressi in questo modo sono irrilevabili, dunque restano le frequenze, le quali però essendo entità numeriche ci rendono conto solo della quantità di questo fenomeno, e non ci dicono nulla sulla qualità. E non mi pare che qualcuno abbia rilevato questo assurdo.
Ci ho giusto scritto un articolo recentissimamente su questo tema, se vi interessa ve lo passo volentieri
Secondo me è ora di riflettere senza tabù e senza misteri fra di noi; qualche errore è stato fatto, e la colpa non è certo di chi lo rileva, ma di chi lo ripropone.

alla mia sollecitazione sulla sentenza del TAR, che ha bloccato i meccanismi d'appalto per la guardiania ai campi e sul ruolo della sinistra di proporre proporre progetti nuovi alternativi a quelli delle giunte Rutelli, Veltroni, e poi Alemanno risponde ancora:

Monica Rossi:
Per quanto posso vedere qui a Roma mi pare che gli Assessori della giunta Alemanno si stiano muovendo con una certa cautela, anche se l'impressione è che si voglia in qualche modo spezzare il meccanismo degli appalti per la scolarizzazione, gestiti qui a Roma da cooperative a associazioni forti e con una presenza storica nel settore migranti e più recentemente anche rom.
A me pare chiaro che si stiano preparando per sostituire con altre lobby (le loro) quelle già esistenti.
Il punto a cui mi riferivo non è l'appalto per la guardiania (che peraltro credo sia stato bloccato dal TAR infatti), ma quello della sorveglianza h24.
Quello non bisognava accettarlo, bisognava sabotare questi bandi fatti da incompetenti non partecipandoci.
E anzi! questo lavoro di critica doveva essere fatto mooolto prima! Fin dal 2005 cioè, data dell'ultimo bando triennale. Anzi dal 2003!!! E per far questo sarebbe bastato analizzare il bando leggendolo con cura e chiedendosi per ogni punto, come raggiungeremo questo obiettivo? Chiedendoselo col cervello e col cuore, non con l'ansia di vincerlo riempiendo pagine e pagine di quella terribile langue du bois nella quale sono scritti questi progetti, perché si ha una struttura da mantenere etc. etc. e quindi andando avanti con inerzia, senza ragionare, ma spinti solo da urgenze.
I compagni che come me sono molto critici verso l'associazionismo non lo sono per motivi personali, ma squisitamente politici e diciamo pure epistemologici.
E' mai possibile che in anni di gestione della scolarizzazione non si produca un rapporto, non si fornisca accesso ai dati (e anzi, ARCI sotto questo punto di vista almeno è ordinatissima, ma prima con l'Opera nomadi santa miseria c'era da diventare pazzi) o sia difficilissimo accederci.
Che non vi sia un criterio unico per le rilevazioni, che la valutazione avvenga esclusivamente per mezzo di indicatori formali e quantitativi perché quelli qualitativi sono espressi in maniera così vaga da renderli incommensurabili.. e tante tante altre cose.
Da sola ho verificato i livelli di alfabetizzazione raggiunta dai ragazzi del Casilino 700 con carta e penna e un pezzo di giornale: Mi leggi questo? Puoi scrivere quello che ti detto?
Beh di 204 che risultavano essere iscritti solo 4 erano in grado di farlo correttamente (considerata età e classe). Possibile che io abbia fatto questo da sola in un campo enorme e le associazioni non possano fare questa semplice verifica? O il comune? O chiunque?

FaceBook, se usato bene è uno strumento impagabile... infatti chiamato in causa interviene:

Sergio Giovagnoli, ARCI responsabile welfare e diritti sociali
Carissime/i,
intanto grazie per avere avviato un dibattito estremamente necessario in una fase tanto delicata.
lo dico sinceramente anche non condividendo alcune cose lette, ma nella consapevolezza che è sempre preferibile chi ti critica in faccia di chi ti offende con il pettegolezzo e le menzogne.
Abbiamo tanto bisogno di confronto serio, profondo, sereno, sincero. un confronto a più voci perché nessuno basta a se stesso, nessuno, neppure gli stessi rom, è in grado di rappresentare tutta la complessità della questione che potremmo definire con il titolo " relazione e intregrazione tra Rom e Italiani". vi prego non fatemi la lezioncina sulla parola integrazione, almeno tra noi diamo per scontato il limite e il rischio di abuso del concetto.
Provo ad argomentare alcune cose che mi hanno colpito dei vostri ragionamenti.
Partiamo dall'attualità. c'è un bando fermato dal Tar di 14 milioni per la vigilanza armata nei campi.
Dopo tante polemiche sullo spreco dei soldi per gestioni e perfino per la scolarizzazione è allucinante che non si levi un grido di allarme da parte di tutte le forze democratiche e le organizzazioni sociali per denunciare questo si come uno spreco di soldi pubblici che non migliorerà la vita dei rom e non darà più sicurezza a romani.
La mancanza di questa reazione è il segno di una sconfitta di tutta l'area della solidarietà che si divide tra chi è più puro e radicale e chi si "compromette" con la gestione del sociale.
Perché non ripartire da qui, dalla ricerca di una condivisa gerarchia di obbiettivi comuni?
A Fabrizio che parla di business, vorrei dire che anche su questo potrebbe essere più efficace, utile e concreto entrare nel merito dei singoli interventi, sviscerare contenuti e costi, risultati e prospettive, anziché parlare di un generico calderone di speculazione.
Vorrei ricordare che 20 anni fa ci battevamo tutti per farli stanziare i fondi, per migliorare la vita dei rom. Se ora ci accorgiamo che in qualche caso i soldi sono stati spesi male dobbiamo capire dove e come, entrare nel merito e non rigettare a priori la spesa sociale finendo per far passare per ladri operatori e associazioni che hanno scelto la solidarietà sociale come area di intervento lavorativo.
In un mondo dove è lecito fare i soldi facili lucrando su tutto, senza vincoli morali, mi sembra allucinante che debbano sentirsi in colpa esperienze che ogni giorno si misurano con i drammi umani di centinaia di famiglie rom, con il diritto al futuro dei bambini, con le speranze di una vita più dignitosa per gli adulti. Discutendo insieme, nel rispetto reciproco potremmo anche convenire che alcuni interventi non hanno funzionato, che vanno corretti o cancellati, ma il presupposto primo per arrivare a queste verifiche è superare quel grumo di diffidenza che spesso ci divide solo perché facciamo mestieri diversi.
Visto che vi sto proponendo di approfondire in un prossimo incontro pubblico non vorrei farla troppo lunga, ma vorrei dire a Monica che ha ragione quando critica alcune parti dei bandi scuola. Io potrei farle notare alcune parti molto più assurde di quelle da lei segnalate.
Su questo servirebbe veramente una azione corale. Io però ritengo che la lotta alla dispersione scolastica dei bambini rom (questa dovrebbe essere la dizione esatta) va sostenuta fino ad esaurimento, nel senso che dovrà estinguersi il giorno stesso in cui la stragrande maggioranza delle famiglie rom sarà in grado di provvedere autonomamente alla scolarizzazione dei figli.
Questo mi convince ancora di più della necessità di superare veramente i campi come luogo di esclusione sociale e culturale.
Quando ci incontreremo avrei il piacere di raccontarvi la vicenda del nucleo rimasto a Savini dopo il trasferimento della comunità a Castel Romano.
Sono d'accordo con Monica che la scolarizzazione non va intesa come forma di "sequestro sociale" per togliere i bimbi rom dalla strada.
Ti dico solo che su questo noi abbiamo rotto nel 94 con Opera Nomadi.
Sui limiti di quanto realizzato fino ad oggi parliamone.
Ma nella trasmissione in oggetto sono state dette cose inesatte: l'evasione dell'obbligo scolastico per esempio comporta semplicemente, quando viene sanzionato, una multa di 14 euro;
i ragazzi che vanno alle superiori non sono una ventina come dice Converso ma più del doppio e qualcuno comincia a fequentare i licei.
Nella prosecuzione degli studi pesa il fattore status giuridico. [nota mia (Viceconte ndr): se i ragazzi non hanno cittadinanza italiana, o peggio sono apolidi, il diploma conseguito non da loro accesso al lavoro].
Infine vorrei ricordare a proposito del successo scolastico quanto contano alcuni fattori "tecnici" uno fra tutti la disseminazione dei bambini rom in un numero incredibile di plessi scolastici (Castel Romano 220 bambini in 48 plessi).
Questo comporta ritardi, fatica, spese superiori di trasporto e non ultima amarezza di fronte a tanta ottusità.
Vi potremmo raccontare come funzionano le riammissioni scolastiche dopo le assenze e molto altro, sempre per entrare nel merito ragionare e criticare nel rispetto reciproco. ci proviamo?
un saluto a tutte e tutti e un arrivederci a presto.
Sergio Giovagnoli
p.s. do per scontato il giudizio durissimo sulla tragedia e sulla vergogna di Castel romano situazione in cui siamo stati coinvolti per facilitare il trasferimento attraverso un percorso partecipato con i Rom e L'Università per essere poi brutalmente estromessi nell'attuazione gestita dal Signor Odevaine.

Fabrizio Casavola:
Forse devo un chiarimento a Giovagnoli quando mi richiama a più concretezza.
In questo thread si è parlato soprattutto di politiche scolastiche, io me ne sono occupato sino a 15 anni fa, è passato troppo tempo per parlarne con conoscenza di causa.
I miei metri di giudizio sul "business" nei campi nomadi partono dall'esperienza milanese, e si misurano sul costo di un rubinetto, di una colonnina elettrica, di un container.
Vengo dal mondo dell'edilizia, ed i Rom che conosco sono carpentieri, manovali, idraulici... non insegnanti.
Solo su questi dati CONCRETI si basavano i due articoli che ho citato.
Su queste basi parlo di costi gonfiati, e posso solo OSSERVARE che certi meccanismi sono facilmente replicabili anche in altri settori. Senza stupirmene, perché ormai mi son fatto una mia idea su come girino i "business" in Italia. In maniera bipartisan, lo ripeto.
Da qui arrivo ad un altro punto solo accennato da Giovagnoli: l'INTEGRAZIONE.
Integrazione significa anche accettazione di un modello migliore in cui identificarsi.
Se questo è il modello di società che sappiamo proporre (e lo è in effetti), chi ha meno problema ad integrarsi sono i miei tanti amici rom che campano di piccoli furti e che già da tempo condividono il LAVORO con gli italiani (senza grossi problemi di INTEGRAZIONE, mi risulta).
Per tutti gli altri, i manovali che hanno studiato per imparare qualche lavoro e anche dentro il loro campo si vedono sopravanzati da estranei nell'appalto dei lavori più semplici, la vedo molto più dura.

Nazzareno Guarnieri, presidente della Federazione Romanì, RomSinti@Politica
carissimi
non ho visto la trasmissione, ma ho letto molto in merito ed in particolare la vs. interessante discussione.
Non voglio entrare nel merito della questione Roma perché i risultati sono evidenti a tutti e i benefici per i rom quasi nulla, ma voglio andare oltre nella discussione, perché quello che accade a Roma, accade anche in quasi tutto il territorio italiano.
Come sempre anche in questa discussione manca un prerequisito essenziale: l'intervento dei rom.
E questo non rende facile la discussione.
Certamente è colpa nostra, di rom e sinti. Ma dovremmo tutti riflettere perché manca la nostra partecipazione attiva e propositiva.
E' evidente che finora tutta la questione rom è stata gestita nell'ottica del business.
Questo è accaduto perché manca una partecipazione qualificata e competente dei Rom.
Si ha forse paura della presenza di Rom e Sinti preparati per fare meglio una determinata attività per la popolazione romanì?
Se così fosse dovremmo tutti preoccuparci oltre che di un governo razzista
Come sono abituato a dire manca una partecipazione "Come un fine" di Rom e Sinti, i quali sono sempre utilizzati " come un mezzo".
Sono tanti anni che personalmente critico l'assistenzialismo culturale dei Rom realizzata dalla politica con la collaborazione di tante organizzazioni, alle quali non ho mai risparmiato critiche anche dure ma rispettose, e troppo spesso mi considerano un loro nemico.
Quando sarebbe utile attivare delle collaborazioni con i diretti interessati prepararti e competenti?
Invertire la rotta è fondamentale per il futuro dei Rom, delle organizzazioni che si occupano di rom, che dovrebbero investire nella partecipazione dei Rom, avviare ciollaborazioni concrete con professionisti Rom e Sinti.
Perché non avviene la partecipazione attiva e propositiva di Rom e Sinti?
A chi non conviene la normalità per Rom e Sinti?
In queste domande c'è tutto e le risposte a queste domande possono essere utili per un futuro nettamente migliore per la popolazione romanì.

sulla mia sollecitazione su ruolo della scuola italiana e sulla capacità di insegnati e strutture, di aprirsi ed accogliere i bambini ed i ragazzi rom:

Monica Rossi:
non per dire, ma la scuola non accoglie nemmeno i proletari italiani, non certo solamente i rom, solo che del nostro sottoproletariato non gliene frega davvero niente a nessuno.
Va certamente più di moda l'intercultura che la lotta di classe -_-
A Torbella Monaca le percentuali di evasione dall'obbligo sono altissime, ma non mi pare che si preveda per questi ragazzi un supporto di qualche genere.
Su quella che tu chiami "natura socioculturale della società maggioritaria" avrei molto da dire ma preferirei farlo a voce magari in un incontro diretto.
Queste questioni non possono venire discusse in un post, ma non credo affatto che si debba per forza essere interno al gruppo per scrivere o dire cose sensate (per esempio terapeuta è, no, DEVE essere un estraneo..), le discriminanti devono essere come per tutti le competenze, non l'appartenenza a questo o quel gruppo, perché così facendo entriamo in contraddizione: critichiamo la legge italiana basata sullo ius sanguinis e poi lo riproponiamo noi sotto altre forme?
Chi ha un po' di esperienza del comunitarismo spinto alle estreme conseguenze come ad esempio nel Regno Unito sospetta di queste forme che per me sono solo una forma molto raffinata ed elusiva di tardocolonialismo che proviene dritto dritto dal dual mandate teorizzato da Lugard negli anni '20.
Preferisco la nostra costituzione, che senza guardare se si è Bantu, Rom o Francesi prevede l'eguaglianza e eguale accesso alle risorse (di qualsiasi risorsa si tratti). Su questo la mia posizione è assolutamente giacobina, e il modello che ho in mente, è quello francese delle maisons de la jeunesse..
Per quanto riguarda il lavoro che fanno le scuole, dal 1992 non esistono più gli insegnanti di sostegno, la Gelmini ha ulteriormente ridotto gli spazi per le attività scolastiche. Poi qui in Italia si è sempre praticata un modello di vulgata interculturale basata su affermazioni generiche del tipo "diverso è bello", che sono certo condivisibili, ma che non aiutano a comprendere e a lottare contro i fenomeni di antigitanismo o antiimmigrati. Bollarli tutti indistintamente come vedo spesso fare sotto la voce "razzismo" non ci fa fare passi avanti nell'analisi di questo fenomeno. (E' chiaro che parlo sempre della situazione romana, ignoro cosa avvenga che ne so, a Treviso nella vita quotidiana).
Ci sono certamente dei razzisti, e crescono sempre di più, ma ci sono anche solo gruppi di cittadini abbandonati completamente, e anche di questo ci si dovrà prima o poi occupare, anche se è un tema scomodo.
Quando con Roberto De Angelis facemmo una lunghissima ricerca sul quartiere Centocelle (dove in quegli anni (1994) c'erano praticamente un terzo dei rom romani), intervistammo le persone del quartiere e queste, sollecitate ad esprimersi sulla presenza rom nel quartiere, non si espressero mai convinzioni razziste, mentre tutti rilevarono più che altro la difficoltà di convivenza relative a due questioni principali: le cose bruciate al campo, e l'immondizia lasciata fuori dai secchioni dopo averci rovistato dentro.
Il razzismo vero e proprio, che è qualcosa di ben preciso, parla un'altra lingua. Quando si usa un termine simile, il dialogo è già finito, perché non è un termine medio, è la "credenza nella superiorità di un gruppo rispetto ad un altro".
Quello che abbiamo potuto vedere e rilevare noi, in quella specifica occasione, era disagio sociale, quello si.
Allora va detto forse questo, che se su "pezzi" di popolazione già svantaggiati (Centocelle era un quartiere di baraccati italiani delle nostre migrazioni interne, non dimentichiamolo) ci sono stati tirati sopra anche i campi, senza che le istituzioni alzassero un dito per aiutare e sostenere questi due gruppi, rom e non rom. Tutti democraticamente lasciati nello stesso abbandono.
A mio avviso, e come hanno già fatto alcuni ricercatori come De Angelis, vanno create occasioni materiali di incontro nei quartieri in cui sorgono i campi, incontri con tutti, parrocchie, i rom, le scuole, centri anziani, associazioni, tutti (non la chiamo società civile ma intendo questo), organizzando focus group tematici, parlando insieme in un contesto "protetto e amichevole", magari con scadenza mensile, e conclusi da una bella festa. Cioè la ricerca azione. Io ho sempre praticato questa metodologia e non ne sono mai stata delusa, certo una ricercatrice da sola e per di più precaria può fare pochino, allora uso questo spazio per lanciare un appello.
Chi ha la voglia e la pazienza di intraprendere questa grande operazione di pedagogia autogestita dal basso?

La discussione su Facebook si è chiusa qui.
Il blog è aperto a tutti per ulteriori commenti.

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Di Fabrizio (del 12/07/2009 @ 09:44:43, in Italia, visitato 1679 volte)

MET News dalle Pubbliche Amministrazioni della Provincia di Firenze

Per l’anno in corso è possibile fare il servizio Civile presso la Fondazione Michelucci. Domande entro il 27 luglio
Entro il 27 luglio 2009 è possibile presentare domanda per partecipare alla selezione di volontari per il servizio civile per i progetti di Arci Servizio Civile Firenze, scegliendo come ambito di azione la Fondazione Giovanni Michelucci di Fiesole. Il bando è uscito il 26 giugno. In particolare gli ambiti di impegno presso la Fondazione Michelucci, riguarderanno:

la collaborazione ai lavori di: catalogazione, conservazione, integrazione e valorizzazione dell’archivio progetti e degli altri fondi presenti nella sede di Fiesole; riqualificazione funzionale per la consultazione anche via web; riordino e catalogazione dei fondi librari presenti: il fondo librario “Giovanni Michelucci”, il fondo librario della Fondazione, altri fondi donati.
integrazione alle ricerche in corso sui temi della cittadinanza attiva, con la partecipazione ai cantieri di ricerca gestiti dalla Fondazione sui temi emergenti della questione urbana: partecipazione dei cittadini, superamento delle esclusioni, interazioni culturali e sociali, qualità dell’abitare urbano, autopromozione abitativa (autocostruzione e autorecupero), l’abitare dei Rom e dei Sinti.
La sede di svolgimento del progetto sarà la stessa della Fondazione Michelucci, Villa “Il Roseto” sulle colline di Fiesole; oltre che a invitarvi a visitare il nostro sito www.michelucci.it.

Ulteriori informazioni le potrete richiedere telefonando allo 055 597149 chiedendo di Massimo Colombo o tramite mail all’indirizzo colombo@michelucci.it

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Di Fabrizio (del 12/07/2009 @ 09:35:44, in musica e parole, visitato 2988 volte)

Il video (col racconto) della domenica è offerto da Ernesto Rossi

L’episodio è parte del bellissimo film musicale di Tony Gatlif (regista francese di origine rom algerina) “Lacio drom” (buona strada, buon viaggio-1993), l’unico episodio del film-documentario sul viaggio musicale dei rom dall’India all’Europa, in cui compare una vera (famosa) attrice ungherese di cinema, la madre del bambino (chiedo scusa, ma al momento non ne ricordo il nome), che gratuitamente si è prestata all’interpretazione (guardate come cambia la sua espressione nello sviluppo dell’episodio).

Un gruppo di rom arriva alla stazione di un paesello della grande pianura ungherese (“puszta”, leggi: pusta), accendono un fuoco, fa un freddo boia (notare le nuvolette del fiato); sull’altro lato della massicciata, una madre aspetta il treno con il suo bambino, sonnecchiano nell’attesa e si stringono per il freddo. Il bambino attraversa i binari e, come diciamo noi, ma probabilmente anche loro, tira la giacchetta ad un rom, offrendogli alcune monetine. Tutti ridono della modesta offerta infantile, ma i rom suonano lo stesso, per lui e per se stessi, come sempre, finché non giunge il treno atteso.

Pochi minuti di poesia intensa e naturale: così sono e devono essere i rapporti tra gli esseri umani. Come vorremmo che fossero con gli esseri umani rom, uguali a tutti gli altri. I bambini sono messaggeri di pace.

E se lo inviassimo allo sceriffo de corato (iniziali volutamente minuscole)?

Ciao, Ernesto

P.S. Notare lo strumento musicale costituito da una brocca d’alluminio per il latte, percosso all’imboccatura col palmo della mano: funziona come un basso (lo utilizzano anche famosi complessi musicali rom); e i due cucchiai battuti, uno sull’altro dalla parte convessa: funzionano come una batteria;

 per chi mi legge su Facebook e non visualizza il video, QUI

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