Richiesta intervento urgente per emergenza
umanitaria campo Rom Via Idro
Dedichiamo molto del nostro tempo all'impegno civile e sociale e al
miglioramento della qualità della vita nei quartieri di Crescenzago Adriano
Gobba, sia a titolo personale che in qualità di rappresentanti di associazioni e
comitati.
Con la presente, denunciamo che la situazione del Campo Rom di Via Idro si è
aggravata a tal punto da raggiungere un vero e proprio livello di emergenza
umanitaria.
Giorno dopo giorno, le condizioni del campo peggiorano in modo allarmante: manca
la corrente elettrica da mesi, i frigoriferi non possono funzionare, le fogne
straripano, la strada si allaga. Le persone vivono al freddo. La salute è
seriamente a rischio. Le prime vittime sono i bambini e gli anziani, i più
deboli ed indifesi.
I responsabili dell'amministrazione comunale sono informati, ma inspiegabilmente
non provvedono.
Per i Rom Harvati, cittadini italiani che risiedono da oltre 30 anni in Via
Idro, si sono ulteriormente ridotte le possibilità di lavorare non solo per la
crisi generale, ma soprattutto perché sono vittime - come altri nomadi e
minoranze etniche - di politiche centrali e locali di discriminazione ed
ingiustizia sociale.
Infatti la sentenza del Consiglio di Stato del 16 novembre 2011 ha cancellato il
Piano Maroni che prevedeva, oltre a misure lesive della dignità delle persone,
il finanziamento di un campo di transito in Via Idro e la chiusura entro il 31
dicembre 2011 di quello attuale, regolare e storico.
Si vuole da parte anche della nuova amministrazione di Milano insistere sul
campo di transito in Via Idro, rifiutato sia dalla comunità rom sia da
cittadini, comitati, associazioni, partiti e dal Consiglio di zona 2?
Perchè non si provvede con urgenza a garantire agli abitanti il ripristino delle
condizioni di vita umane e ad approntare un piano di riqualificazione da
inserire in un progetto di valorizzazione del patrimonio ambientale (Lambro,
Martesana, costituendo Parco della Media Valle del Lambro) e della comunità rom,
i cui membri già nel passato hanno dimostrato di potere mettere a disposizione
esperienza e competenza (cooperative per la cura del verde e di lavori diversi)?
Nel ribadire la richiesta ai destinatari della presente ad intervenire
tempestivamente per ripristinare le condizioni di vita normali e rispettose
della dignità e della salute delle persone che vivono nel villaggio di via Idro,
confermiamo la nostra disponibilità a farci promotori di un progetto generale di
riqualificazione e valorizzazione dell'intera area allo scopo di migliorare la
qualità ambientale e urbana e le relazioni tra i rom e gli abitanti dei
quartieri interessati. I bambini di Via Idro si stanno ammalando. Fate presto, prima che sia
troppo tardi!
In attesa di un positivo riscontro, i migliori saluti.
Carlo Bonaconsa, Comitato Vivere Zona 2
Fabrizio Casavola, redazione di Mahalla
Laura Coletta, Associazione "Elementare Russo"
Gabriella Conedera, Scuola Elementare di via Russo
Cesare Moreschi, Comitato Vivere Zona 2
Giuseppe Natale, Anpi Crescenzago
Antonio Piazzi, Anpi Crescenzago
Paolo Pinardi, Martesanadue
Lettera aperta a:
- Sindaco di Milano, Giuliano Pisapia
- Assessore alle Politiche sociali, Pierfrancesco Majorino
- Assessore alla Sicurezza e coesione sociale, Marco Granelli
- Presidente del Consiglio di Zona 2, Mario Villa
QUIinvece trovate la lettera scritta al sindaco dalla scuola elementare
Russo
Nel frattempo, ricevo da Alberto Ciullini:
Strage, stragi, ed emergenze umanitarie nell'indifferenza
Questo l'intervento
che a nome del gruppo di SEL ho letto ieri sera in Consiglio di Zona 2.
Presidente, consiglieri,
avremmo voluto intervenire perché questi giorni sono
giorni particolari: le date che vanno dal 12 al 15 dicembre, sono giorni densi
di significato per Milano, la sua storia ma anche per la storia e la coscienza
di tutto il Paese. Sono i giorni in cui è indispensabile fermarsi e ricordare
uno degli eventi che hanno caratterizzato la storia recente del questo Paese:
una strage, la strage di piazza Fontana, con cui 42 anni fa si avviava la
strategia della tensione e delle stragi di Stato. Bene ha fatto il Consiglio
comunale a riunirsi in seduta straordinaria per commemorare le 17 vittime
innocenti e a proporre l’istituzione della Giornata della memoria cittadina per
"conservare una viva memoria del nostro passato, soprattutto a vantaggio di
quanti non erano presenti: un segno di grande maturità democratica, che permette
di offrire alle giovani generazioni la possibilità di conoscere ciò che accadde
e di partecipare in maniera responsabile alla diffusione di una coscienza
civile". Una strage, 17 vittime e 88 feriti cui vanno aggiunti Giuseppe Pinelli,
la 18° vittima innocente come ha detto giustamente il Presidente Napolitano, e
gli ulteriori tre feriti: Licia Pinelli e le sue due figlie. Una strage rimasta
giuridicamente impunita, costituendo uno schiaffo vergognoso alla memoria di
quelle vittime e al dolore dei loro famigliari, ma non senza colpevoli: perché
la verità storica su quella strage e su quelle che ahinoi si susseguirono negli
anni successivi è ormai acclarata e certa: manovalanza neofascista e regia degli
apparati deviati dello Stato.
Di questo avremmo voluto parlare e ricordare. Ma
la cronaca degli ultimi giorni ci ha purtroppo portato all’attenzione fatti di
una gravità inaudita per un paese che vuole essere democratico e civile. Prima a
Torino e poi a Firenze due episodi apparentemente diversi ma uniti dallo stesso
filo conduttore: l’intolleranza verso il "diverso".
A Torino abbiamo assistito a
quello che molti osservatori hanno giustamente definito un pogrom, che non è
sfociato in tragedia solo per fortuna e casualità. La caccia al Rom perché non
può che essere il Rom a commettere certi atti, non importa se addirittura
inventati: la caccia al Rom è "a prescindere".
A Firenze la strage c’è stata,
due morti e un ferito gravissimo, anche per il ritardo, dobbiamo dirlo, con cui
il criminale è stato intercettato. Un cittadino italiano, bianco, ha sparato
uccidendo due senegalesi e ferendone molto gravemente un terzo. Non soddisfatto
dopo due ore circa ha riaperto il fuoco contro altri cittadini senegalesi per
poi spararsi suicidandosi. Ora qualcuno tenta maldestramente di derubricare il
fatto a pura follia, ma sappiamo invece che se di follia si tratta, stiamo
parlando di lucida follia xenofoba, razzista, neo-nazista. Del resto agli
ambienti che si rifanno e ispirano a queste reiette ideologie il criminale senza
alcun dubbio apparteneva.
Due episodi apparentemente diversi, lontani, separati
ma che trovano ahimè un comune denominatore: quel mix di ignoranza e
sottocultura, che negli ultimi venti anni è stato coltivato, coccolato, aizzato,
alimentato con cinica e fredda volontà da tutti quelli che hanno parlato e
parlano di invasione, calata dei barbari, supremazia culturale, pulizia etnica
ecc.
Due episodi che ci devono far riflettere per fare in modo che il terreno di
coltura di queste folli ideologie non venga alimentato anche solo dalla fatica,
dalla ignavia, dalla pigrizia che ci possono anche involontariamente cogliere.
E
allora dobbiamo evitare che nel nostro territorio, quello della nostra zona, si
consumi un’emergenza umanitaria nell’indifferenza dei cittadini e delle
istituzioni, solo perché stiamo parlando degli ultimi fra gli ultimi. Stiamo
parlando del campo di via Idro, nel quartiere di Crescenzago. Il campo, giorno
dopo giorno, si sta sempre più degradando: manca la corrente elettrica da mesi,
gli abitanti del campo vivono al freddo, non funzionano i frigoriferi, le fogne
straripano, la strada si allaga, mancano il lavoro e una prospettiva per il
futuro.
E le vittime sono prima di tutto i bambini, le donne, gli anziani, i
soggetti più deboli e indifesi.
I rom che abitano in Via Idro vi risiedono da
anni, sono cittadini italiani e hanno il diritto come tutti che venga trovata
assieme una soluzione dignitosa, sia per quelli che intendono trovare altrove
una sistemazione sia per quelli che ci vogliono rimanere.
Questa grave e
insostenibile situazione ci viene segnalata dai cittadini del campo ma anche
dalle associazioni, dai gruppi, dalle organizzazioni, dai partiti e dai semplici
cittadini che negli ultimi anni hanno cercato di trovare concordemente strade e
percorsi per uscire dalla perenne precarietà ed emergenza.
Chiediamo che si
intervenga subito perché lasciare abbandonata al degrado una struttura che,
ricordiamolo, è di proprietà comunale, può solo favorire l’instaurarsi di
fenomeni e derive pericolose e rischiose, come purtroppo le cronache di questi
giorni ci dimostrano. Non governare le situazioni di difficoltà e criticità è il
miglior modo per farle degenerare con il fondato rischio di non controllarle
più.
In questo momento non ci interessa neppure, paradossalmente, ragionare
sulla sentenza del Consiglio di Stato che ha dichiarato illegittimo il decreto "emergenza nomadi" e i successivi decreti attuativi che hanno determinato per
migliaia di nomadi l’esposizione a gravi violazioni dei diritti umani, come
denunciato da organismi regionali e internazionali negli ultimi anni e da un
recentissimo documento redatto da Amnesty International. Non ci interessa
ragionare ora come affrontare definitivamente la questione, anche se è
indispensabile e non prorogabile una di discussione serena e seria su questo
tema.
Oggi chiediamo "solo" che si intervenga subito a garantire condizioni di
vita civili, trovando una soluzione rapida almeno alla fornitura della corrente
elettrica! Perché vorremmo essere convinti di vivere ancora in una città civile
dove non devono passare 6 mesi perché si riesca ad attivare un’utenza elettrica.
Di Fabrizio (del 16/12/2011 @ 09:11:47, in Italia, visitato 1454 volte)
Segnalazione di Maria Derossi
di Lidia Ravera
Dunque la fatale membrana ancora miete vittime. Ancora si investe sulla
verginità delle figlie. Perché così vuole la Chiesa. Perché così vuole il futuro
acquirente, il marito d'una volta, quello che ci teneva a infilarsi per primo
nell'angusto orifizio femminile, a scopo di libidine o di procreazione. Un tuffo
nel modernariato, di cui si potrebbe anche sorridere se non fosse diventato così
frequente, fra le adolescenti, la scelta di cavarsi dai guai, accusando gli
extracomunitari.
Dieci anni fa a Novi Ligure la sedicenne Erika caricò su due innocenti albanesi
il fardello di un duplice delitto. I due rischiarono il linciaggio. Tre giorni
fa a Torino l'adolescente "Sandra", ha caricato sui Rom la sua prima esperienza
sessuale. Erika voleva evitare la galera, Sandra l'ira di una madre bacchettona,
repressiva, arretrata.
Qual è l'unico modo accettabile di perdere la verginità? Dichiarare che te
l'hanno rubata. E qual è il ladro più gradito? Lo zingaro. Accusa lo zingaro e i
tuoi amichetti avranno un'occasione per scaricare il testosterone in eccesso. La
comunità in cui sei cresciuta non ti espellerà. Tua madre potrà girare a testa
alta: una figlia violata da uno zingaro, vale quanto una figlia illibata. Anzi
di più. Mette d'accordo i precetti della Chiesa e quelli di Telepadania.
13 dicembre
Ieri sera alle 21 Luca Massari, consigliere di zona 4 Sinistra per Pisapia, ha
avuto dalla presidente del CDZ l'avviso che stamattina sarebbero passati in
Bonfadini sia Granelli, ass. Sicurezza, che Mastrangelo, capo della polizia
locale milanese.
Stamattina alle 7 eravamo lì, come già dall'altro ieri preannunciato, Luca,
Fulvio, Marina B. e io. Non si è materializzato nessuno prima delle 11, quando
si è visto Mastrangelo (con tre agenti) coi tecnici della MM/Paullese. Hanno
comunicato in modo diretto e ultimativo che domattina partono i lavori del
cantiere che interessano per ora la parte destra (entrando) del campo; si è
concordato cogli abitanti, che non hanno espresso opposizione ma semmai sollievo
per il dilatarsi delle date, di provvedere a smontare le baracchine di quell'ala
(20) e spostarle/ricostruirle nell'ala sinistra; anche l'accesso al campo
attuale verrà adibito a entrata dei mezzi del cantiere, mentre verrà riaperta la
porta originaria del campo, che è in fondo all'ala sinistra, in modo da separare
gli accessi e non creare possibili incidenti tra chi entra a piedi (gli
abitanti) e i mezzi al lavoro.
I lavori sono quelli della fognatura, che passerà in un'area compresa tra la
strada e il campo; ovviamente abbiamo fatto presente la grossa aleatorietà - per
non dire impossibilità - dell'arrivo della Paullese (oggetto di uno specifico
convegno sabato prossimo), dato il forte impatto di traffico e inquinamento, che
ha comportato una forte opposizione in zona. Al convegno sarà presente anche
Pisapia.
Sono subito partiti i lavori di smontaggio/riposizionamento delle baracchine,
eseguite colla nota maestria dagli abitanti.
Come dicevo, da parte di questi ultimi, l'operazione è stata recepita come una
dilazione di tempi; abbiamo sottolineato che, in assenza di cambiamenti nella
gestione politica della questione, ossia se il Comune non pensa ad alternative
secche, lo svuotamento del campo è da mettere - in prospettiva - in conto, e
magari a breve. Questo anche per temperare e correggere le aspettative/illusioni
diffuse di una soluzione verso primavera.
Ci pare che sia sempre più urgente una soluzione politica pubblica integrata di
questa questione; svuotamento dei campi per far cosa?
Confido che la riunione del tavolo rom domani cogli assessori cominci ad
affrontare il problema. A livello di base non riusciamo francamente a far di
più, crediamo di aver tentato tutte le strade e bussato a tutti gli
interlocutori, pur nella nostra debolezza e relativa solitudine.
Coglierei però anche la novità costituita, anche rispetto alla strategia
dissuasiva attuata pur di recente dalla nuova Giunta, dal non intervento delle
ruspe; si è affermato un precedente secondo cui, sia pur momentaneamente, non è
lo sgombero rude la soluzione. Il gesto d'attenzione costituito dalla
salvaguardia delle baracchine e del loro contenuto va colto positivamente.
Semmai, ripeto, accanto a questi segni vanno consolidate le pressioni verso una
soluzione politica complessiva. Altrimenti le innovazioni di processo si fermano
qui, dando esiti prevedibilmente deleteri.
14 dicembre
Ciao, stamattina Fulvio ed io siamo passati due volte al campo Bonfadini. I
lavori di smontaggio e spostamento/ricostruzione delle baracchine dell'ex ala
destra del campo stanno procedendo alacremente, malgrado il maltempo.
Oltre ad alcuni spazi liberi nell'ala sinistra del campo è stata occupata, per
questioni di incompenetrabilità dei corpi, anche l'area per ora libera sulla
sinistra dell'attuale entrata, che diventerà l'entrata dei mezzi di lavoro del
cantiere; a dire il vero, era stato chiesto di lasciar libera per il cantiere
anche quell'area, ma mi pare evidente che questa ristrutturazione a tappe
forzate non può essere fatta ingegneristicamente a tavolino, prescindendo dagli
sazi a disposizione, che sono pochi.
Con gli abitanti abbiamo calcolato l'entità dello spostamento interno: le
baracchine ricollocate sono una ventina, con una media di tre-quattro abitanti
ciascuna.
Abbiamo diffuso tra gli abitanti del campo il volantino dell'iniziativa di
sabato pom. sulla Paullese (HO INVIATO A PARTE VOLANTINO), che li interessa da
vicino; li abbiamo stimolati alla presenza.
Di Fabrizio (del 13/12/2011 @ 09:23:47, in Italia, visitato 2027 volte)
Quali Cittadini del Comitato X Milano di zona 2 siamo stati contattati dagli abitanti del campo di via Idro, che ci hanno manifestato la drammaticità dell'attuale situazione del campo dove già da alcuni mesi a seguito della morosità di alcuni abitanti del campo, è stata smantellata la cabina per energia elettrica che riforniva tutto il campo e tagliata la fornitura di energia elettrica all'intero campo.
Il perdurare della situazione, in attesa di una serie di incontri con l'Amministrazione per trovare delle soluzioni di lungo periodo, ha portato alla realizzazione di alcuni allacciamenti abusivi di fortuna negli scorsi mesi, che ovviamente non possono essere la soluzione al problema e non garantiscono la continuità della fornitura, nè la sicurezza della stessa.
Al campo abitano numerose famiglie con bambini piccoli ed anche anziani e la discontinuità della fornitura causa enormi disagi soprattutto ora che la stagione invernale è iniziata ed agli altri problem si unisce l'impossibilità di riscaldarsi.
Gli abitanti del campo ci hanno chiesto di aderire ad un documento da loro predisposto per far conoscere la situazione del campo e richiedere un intervento urgente ed immediato per il ripristino dell'energia elettrica. L'estrema urgenza di tale intervento, che prescinde da quelle che saranno le situazioni di lungo periodo che verranno adottate, ci ha indotto ad aderire senza indugio al documento predisposto dai residenti nel campo con l'ausilio delle associazioni che vi operano.
Continuiamo a essere fiduciosi nella "diversità" di questa amministrazione rispetto alle precedenti. Comprendiamo bene le difficoltà cui va incontro l'amministrazione in questo settore, ma siamo al contempo convinti che una più corretta e civile gestione dei campi nomadi e dei rapporti con le comunità che vi abitano sia un banco di prova decisivo per misurare il cambiamento culturale che abbiamo sostenuto in campagna elettorale. Riteniamo quindi che un forte segnale di discontinuità sia di fondamentale importanza.
Sin dalla campagna elettorale abbiamo condiviso con i partiti di zona della coalizione la chiara posizione che si oppone alla realizzazione di un campo di transito e favorisce invece una riqualificazione del campo esistente, al fine di offrire alle persone che desiderino rimanervi (alcuni abitanti, come sapete, sono stanziali da decenni) una sistemazione che rispetti, oltre alla legge, anche la loro dignità di esseri umani. La filosofia del "superamento della logica del campo" è condivisibile solo nella misura in cui essa si sostanzia nell'aiuto e nell'accompagnamento di chi sceglie liberamente di abbandonare questo tipo di vita, non nella coercizione di chi rivendica il diritto di vivere, con dignità e nella legalità, secondo una propria tradizione culturale.
Ora che, a seguito della sentenza del Consiglio di Stato n. 6050 del 16 novembre 2011, la possibilità di ottenere un ingente finanziamento non è più legata necessariamente alla realizzazione di un campo di transito previsto nell'ambito dell'ormai giuridicamente inesistente "piano Maroni", crediamo che si possa e si debba riaprire in modo costruttivo un dialogo con gli abitanti del campo e con i cittadini delle zone circostanti , nonchè con il convolgimento del consiglio di zona e e degli altri soggetti interessati sull'intervento da realizzare, i suoi modi e i suoi tempi.
Siamo altrettanto convinti che ciò si possa realizzare solo a due condizioni essenziali:
- l'intervento immediato dell'amministrazione per la realizzazione degli interventi indifferibili a garanzia dei servizi essenziali del campo di via Idro ed in particolare che venga immediatamente ripristinata la fornitura di energia elettrica, senza se e senza ma, anche in attesa di una definizione delle condizioni contrattuali e delle modalità (e responsabilità) per il pagamento. Lo ripetiamo con forza; qualunque sia la ragione, lasciare una comunità con bambini e anziani senza energia nel mese di dicembre non è degno della città civile che abbiamo sognato insieme.
- che ogni decisione relativa al futuro del campo di via Idro sia frutto di scelte condivise e l'amministrazione avvii un percorso decisionale sulla piena consultazione degli abitanti del campo e dei cittadini del quartiere, del consiglio di zona e degli altri enti interessati e garantisca, in pendenza di questo percorso una moratoria su ogni ipotesi di intervento di sgombero dell’area mediante la forza pubblica delle persone che a oggi abbiano titolo a risiedervi.
Certi dell'impegno di questa amministrazione per il miglioramento delle condizioni di vita dei residenti dentro e fuori il campo di via Idro e della disponibilità a discutere e condividere le scelte con i cittadini, confidiamo in una risposta celere e costruttiva.
La sentenza del Consiglio di Stato del 16 novembre 2011 cancella il Piano Maroni che prevedeva il finanziamento di un campo di transito in via Idro e la chiusura di quello attuale entro il 31 dicembre 2011.
"Andiamo avanti, come da programma. I fondi europei ci sono e in qualche modo continueremo a usarli" dice l'assessore Granelli, confermando il programma della Giunta Moratti.
Preoccupato don Virginio Colmegna che, concluso il reinserimento di 600 rom del Triboniano, deve gestire la trasformazione di Via Idro in un "Campo di sosta", si legge su "la Repubblica" del 22 novembre 2011.
Perché si persegue su una linea che viene profondamente messa in
discussione dalla sentenza del Consiglio di Stato?
Intanto assistiamo ad una emergenza umanitaria, ignota a molti cittadini di Crescenzago, che si sta consumando nel campo di Via Idro. Il campo, giorno dopo giorno, si sta sempre più degradando: manca la corrente elettrica da mesi, gli abitanti del campo vivono al freddo, non funzionano i frigoriferi, le fogne straripano, la strada si allaga, mancano il lavoro e una prospettiva per il futuro. E le vittime sono di conseguenza bambini, donne, anziani, i soggetti più deboli e indifesi.
I Rom che abitano in via Idro, sono cittadini italiani e hanno il diritto come tutti che venga trovata assieme una soluzione dignitosa, sia per quelli che intendono trovare altrove una sistemazione sia per quelli che ci vogliono rimanere.
Perché non si interviene subito a garantire condizioni di vita
civili, trovando una soluzione rapida alla fornitura della corrente elettrica?
Perché ancora chiudere un campo, che ha problemi che vanno certamente affrontati e governati, per sostituirlo con un campo di transito che porterà ad un peggioramento del contesto ambientale nel quale è collocata via Padova e dintorni, già sufficientemente critico e complesso?
Perché non si vuole tenere conto del fatto che cittadini, comitati, partiti e Consiglio di Zona si sono schierati contro il campo di transito e si sono espressi favorevolmente per la riqualificazione di via Idro ? Chiediamo al sindaco Pisapia di intervenire.
A tutte le persone devono esser garantiti i diritti fondamentali. Le decisioni democratiche devono essere ascoltate e rispettate.
Adesioni: Comunità Rom di via Idro 62 - Comitato VIVERE IN ZONA 2 - ANPI Crescenzago - ANPI L. Viganò - redazione MARTESANA 2 - redazione MAHALLA - Associazione culturale AB - Sinistra Ecologia Libertà zona 2 - Verdi zona 2 - ComitatoxMilano zona 2 - Lista Sinistra per Pisapia di zona 2 - Partito dei Comunisti Italiani, Sezione Alessandro Vaia
Singoli: Antonio Piazzi - Stefania Benedetti - Gabriella Conedera
Una cinquantina di Sinti si sono radunati questa mattina in piazza Duomo per
rivendicare i loro diritti ad essere riconosciuti come una minoranza-etnico
linguistica e ad essere maggiormente considerati all'interno della
amministrazioni locali. Arrivati a Piacenza da tutto il nord Italia, hanno
ribadito le richieste già presentate nei mesi scorsi al governo, che prevedono
oltre al riconoscimento storico anche una serie di diritti legati al sostegno
dei lavori tradizionali svolti dai Sinti, alla valorizzazione della loro cultura
e ad una serie di provvedimenti che facilitano l'inserimento nella vita sociale
del Paese.
I Sinti in piazza Duomo
"Al governo abbiamo chiesto il riconoscimento di una serie di diritti legati
all'abitazione, al lavoro, alla scuola e alla famiglia - ha commentato Davide
Casadio, presidente dell'associazione Sinti italiani, presente alla
manifestazione in piazza Duomo - Alle amministrazioni locali chiediamo di essere
maggiormente considerati, soprattutto riguardo al tema del lavoro; noi facciamo
parte dello spettacolo viaggiante ma costantemente ci vengono negati diritti".
Manifestanti
A Piacenza i Sinti residenti nel campo nomadi sono circa 150, di cui un terzo
minorenni. "Chiediamo che le nostre attività, come giostre e divertimenti
ambulanti, siano più vicine al centro della città e non sistemate alla
periferia" ha aggiunto il segretario provinciale dell'associazione Salvatore
Occhipinti. Tra le richieste fatte dall'associazione Sinti italiani anche la
licenza per l'attività di raccolta del ferro vecchio.
L'incontro con l'assessore Palladini: "Un tavolo di riconciliazione".
L'assessore comunale ai Servizi sociali Giovanna Palladini ha consegnato ai
rappresentanti della comunità sinti una lettera.
Caro Elvis, caro Salvatore, scrivo a voi perché in questi anni, a fasi alterne, avete assunto un ruolo
assimilabile a quello di portavoce della popolazione sinta residente nella
nostra città.
Oggi manifestate in tutto il Paese, insieme alla vostra gente, per rivendicare
politiche pubbliche capaci di superare l'isolamento sociale in cui vi trovate.
In tutti questi anni le amministrazioni locali che si sono succedute, anche di
diverso segno politico, hanno perseguito azioni costanti rivolte soprattutto ad
obiettivi fondamentali come la scolarizzazione dei vostri figli e il graduale
accompagnamento verso soluzioni abitative alternative alla permanenza nei campi
di via Torre della Razza. Sulla scolarizzazione sono stati ottenuti risultati
importanti fino a garantire la frequenza delle scuole dell'obbligo per tutti i
bambini. Qualche difficoltà in più abbiamo dovuto registrare sul tema della
casa. Spesso, infatti, i progetti di inserimento sono andati a buon fine, ma
laddove ciò non è successo, sono stati rilevanti i problemi che si sono dovuti
affrontare.
Grava, nelle relazioni tra voi e la città, oltre ad una difficoltà antica che vi
accompagna, una questione rilevante relativa al patto che governa il rapporto
tra cittadini e tra questi e la cosa pubblica. Mi riferisco, come potete
immaginare, al debito maturato relativamente al rispetto del regolamento vigente
per l'area di sosta che prevede il pagamento di quote giornaliere comprensive,
tra l'altro, del consumo dell'acqua.
E' necessario che, con la collaborazione delle associazioni di volontariato che
in questi mesi hanno ripreso contatto con il campo, si trovi una soluzione.
Le associazioni alle quali fate riferimento, hanno tra i propri obiettivi
prioritari la definizione di un“Patto di riconciliazione nazionale” come
proposto dall'Opera nazionale e una strategia nazionale che punti
sull'integrazione come proposto dalla Federazione che ha organizzato la
manifestazione di oggi..
Sono obiettivi importanti che presuppongono la volontà di assumere,
reciprocamente, la responsabilità insita nei doveri e nei diritti di
cittadinanza.
Insieme alla Caritas, insieme a voi, abbiamo avviato un percorso di confronto
che ha al suo centro temi quali il lavoro, l'associazionismo, l'integrazione. Un
cammino reso più difficile dall'insolvenza maturata nei confronti del Comune.
Abbiamo bisogno di segni concreti, da parte di tutti, che vadano nella direzione
di una inversione di marcia, che consenta di scrivere a Piacenza un Patto di
riconciliazione locale, in mancanza del quale, saranno vani sia gli esiti delle
vostre rivendicazioni, sia l'impegno profuso dai volontari, a partire dalla
Caritas, e di tutti gli altri soggetti animati da buona volontà.
Di Fabrizio (del 10/12/2011 @ 09:21:22, in Italia, visitato 1383 volte)
Segnalazione di Agostino Rota Martir
Divieto di accesso... a chi? Ai rom residenti? A quei rom che il comune sta
ancora sfrattando dagli appartamenti e che si troveranno per strada? Ai
visitatori non Rom? Divieto di accesso ai non ebrei? Come avveniva nel
ghetto di Varsavia...
Insediamento in via di chiusura
DIVIETO DI ACCESSO
I trasgressori saranno denunciati e perseguiti a termini di legge
(artt. 633 e 639 bis codice penale)
Di Fabrizio (del 09/12/2011 @ 09:20:54, in Italia, visitato 1305 volte)
Leggendo questo pezzo, ho avuto due reazioni: Una di
prenderlo come un appello da libro Cuore; l'altra di immedesimarmi quando scrive
che il cambiamento non lo regala nessuno, neanche gli amici. Voi che ne pensate?
Non posso esimermi dall'arduo tentativo di cambiare le cose in questo mondo.
Cercare di migliorare la città, il quartiere, il palazzo, la famiglia, noi
stessi è l'unico modo non utopistico per fare questa rivoluzione. Non
possiamo tirarci indietro. Cosa racconteremmo ai nostri figli? Non possiamo dire
come i nostri nonni di essere stati partigiani o come i nostri padri di aver
contestato. Cosa diremo mentre guarderanno il mondo che gli lasciamo? Cosa
risponderemo quando nostro figlio ci domanderà perché non abbiamo fatto niente
per il suo mondo?
Ogni mattina vedo passare famiglie di zingari, un padre una madre e due o tre
figli. I padri sono seri, pensierosi, camminano qualche passo avanti. Le madri
spingono un passeggino, parlano con i loro bambini, ridono, rimproverano. I
bambini giocano, cantano, ridono, quelli nel passeggino sognano. Chissà cosa
sognano i figli degli zingari, quelli che sono nel passeggino. Non credo sognino
abbondanti bottini agli incroci delle strade, baracche sporche, vestiti colorati
e piedi scalzi. Non possono neanche sognarsi Babbo Natale ed i suoi doni perché
nessuno ha mai raccontato favole per loro. Non so proprio cosa possano sognare i
bambini degli zingari. E le loro mamme? Sognano un gruzzolo cospicuo o un
principe azzurro che apra per loro un castello incantato. E i padri? Eppure
anche gli zingari sono felici. «Ma ho visto anche degli zingari felici corrersi
dietro, far l'amore e rotolarsi per terra. Ho visto anche degli zingari felici
in piazza Maggiore a ubriacarsi di luna, di vendetta e di guerra», cantava
Claudio Lolli nel 76.
Qualche mattina fa mi sono recato al municipio perché sapevo di un sit-in del
comitato di lotta per le case popolari. Osservavo da lontano la rabbia di questa
povera gente disperata. Qualcuno urlava ai politici di uscire, qualcuno di
andare a casa, qualcuno diceva che non bisognava più andare a votare, qualcuno
urlava: rivoluzione e basta. Me ne sono stato in disparte per non far dire agli
amici che speculavo sul dolore mettendomi in bella mostra ma avrei voluto fare a
questa gente una proposta: perché non diventano loro i politici, gli
amministratori dei loro drammi? Loro che li conoscono bene, loro che si
svegliano al mattino già disperati con questi drammi e ci vanno a letto la sera
per notti quasi sempre insonni. Loro diventano gli amministratori, uno di loro
il sindaco, il più faccia tosta e poi si scelgano gli assessori, i tecnici che
diano loro un contributo, una mano. È facile, basta che alcuni di loro si
candidano e tutti gli altri li votino. Stiamo facendo, stiamo vedendo, stiamo
valutando eccetera, sono le solite frasi di queste circostanze che non vorremmo
più sentire. Ma cosa ne possiamo sapere noi che la mattina andiamo a lavorare e
la sera torniamo a casa, al calore della nostra casa, mangiamo, beviamo e
andiamo a dormire sereni? Cosa ne possiamo sapere noi di come sia doloroso anche
solo sentirsi dire stiamo facendo. Quale solidarietà possiamo dare a chi non
lavora e non ha una casa noi che non abbiamo mai provato questa umiliazione?
Ebbene, è dal basso che deve partire la rivoluzione, il cambiamento, la presa di
coscienza, la «classe per sé», come la chiamava Karl Marx. Da chi soffre, chi ha
fame, chi ha freddo, chi è solo, chi è stanco deve cominciare il cambiamento.
Solo chi vive il dramma si affretterà per risolverlo. Lasciamo i politici di
professione a casa, ringraziamoli ed esoneriamoli dalla missione che loro
malgrado e con abnegazione vogliono svolgere per noi, non lasciamoci abbindolare
da fantasiose promesse, garanzie e lavoro ad personam. Lasciamo chi parla in
eleganti salotti di lavoro, disoccupazione, affitto, mutuo, scuola, povertà lì
dov'è. Autocoscienza. Chi ha il problema lo comprende, discute con chi ha lo
stesso problema e cerca le soluzioni velocemente perché non può tornare da solo,
alla sua famiglia con il problema non risolto. Non più una politica serva delle
banche e dei ricchi che ci chiedono sacrifici dall'alto della loro ricchezza
senza mai farne ma una politica serva dei cittadini più bisognosi prima di tutto
e poi il resto accadrà di conseguenza, a salire.
C'erano anche molti anziani al sit-in. Chi restituirà loro tutti i giorni di
felicità perduta? Se non possiamo cancellare la sofferenza di questi signori
possiamo almeno provare a rendere uguali i sogni di tutti i bambini? Il sogno è
quello che ognuno vorrebbe realizzare. Possiamo dare a tutti i figli della città
la stessa possibilità di realizzare i sogni? Le stesse opportunità. Le stesse
scuole? Non una cultura a pagamento per pochi che produce poco per l'umanità
perché non è detto che quei pochi che possono pagare abbiano molto in testa da
offrire.
Quando vedo un bambino povero, sporco, nudo, che chiede soldi, che lavora o è
ridotto pelle e ossa dalla fame penso sempre che se quel bambino avesse la
possibilità di studiare, di capire il mondo, potrebbe diventare un genio e lo
renderebbe sicuramente migliore ma poiché quel bambino non leggerà mai un libro,
dobbiamo lavorare molto e l'impresa è sì ardua.
Di Fabrizio (del 09/12/2011 @ 09:16:54, in Italia, visitato 1691 volte)
(estratto, cliccare sull'immagine per leggere gli altri interventi)
mercoledì 7 dicembre 2011 FINALMENTE. FINALMENTE QUALCOSA SI STA MUOVENDO, LA
FEDERAZIONE ROM E SINTI INSIEME E' FINALMENTE RIUSCITA A FARSI SENTIRE DAL
GOVERNO, SPECIALMENTE DAL MINISTRO ANDREA RICCARDI PER LA COOPERAZIONE
INTERNAZIONALE E L'INTEGRAZIONE, E DAL SENATORE PIETRO MARCENARO, PRESIDENTE
DELLA COMMISSIONE DIRITTI UMANI DEL SENATO E DALLA VOCE PRESIDENTE DEL SENATO
EMMA BONINO
LA FEDERAZIONE ROM E SINTI INSIEME E IL SUO DOCUMENTO CON I SUOI NOVE PUNTI
PRESENTATO AL SENATO
Prima di parlare dei nove punti che la maggioranza dei sinti e dei rom ci hanno
chiesto di includere nel documento, voglio specificare che oggi noi sinti e rom
non riconosciamo nessuna persona che non sia d'etnia sinta o rom che si
autodefinisce portavoce, intermediario o legale rappresentate di sinti e rom,
oggi siamo noi i diretti portavoce, intermediari e legali rappresentati di noi
stessi, perciò chi , non sinti o rom si proclama tale, noi non lo riconosciamo.
Ma se accompagnato da due persone sinte o rom con una delibera sottoscritta da
tutti i sinti e rom membri dell'associazione o da più persone singole sinti e
rom, questo potrebbe essere rivisto.
Il motivo di Questo è per tutto il lavoro INUTILE che tantissimi portavoce,
intermediari hanno fatto in tutti questi anni, sinti e rom si trovano ancora
oggi rinchiusi in enormi campi nomadi o sgomberati senza nessuna soluzione
alternativa, e tantissimi ancora oggi nell'anno 2011 alle porte del 2012 si
trovano senza i servizi di prima importanza come l'energia elettrica, l'acqua
potabile, sevizi igienici e un tetto dove ripararsi dalla intemperie, oggi noi
non vogliamo e non ci servono dei portavoce, ma ci servono delle persone che
vogliono lavorare tutti insieme, sinti, rom e popolazione maggioritaria. Per
questi motivi noi della federazione rom e sinti insieme abbiamo presentato
questo documento nella sala stampa della Camera e al Senato il 9 novembre 2011,
con i seguenti punti che vi voglio illustrare con parole più significative.
*
il primo punto il lavoro, non meno o più importante dei nove punti, ma vitale
per il proseguimento alla vita. Il problema lavoro: per i Sinti e Rom scarseggia
per svariate cause, primaria e la più grande e la discriminazione razziale, solo
essendo d'etnia Sinti e Rom diventa quasi impossibile trovare lavoro,( se non si
nasconde la propria etnia d'appartenenza), poi la brutta reputazione che dura da
circa 1000 anni, solo il nome "zingari" fa ancora tremare parecchia gente, la
diffidenza in ambo le parti, la mancanza di diplomi, la scarsa conoscenza dei
lavori proposti, la scarsa conoscenza della lingua italiana, nessuno vuole come
partner di lavoro un sinto o un rom e altre molte varie ragioni.
Per questi motivi noi chiediamo di avere la possibilità di intraprendere e poter
lavorare in proprio, con i nostri lavori tradizionali, riportandoli alla
conoscenza non solo ai nostri figli ma a tutta la popolazione maggioritaria, ma
per riuscire abbiamo bisogno di ottenere dei aiuti e dei finanziamenti comunali,
provinciali, regionali e statali, per poter supportare i nostri lavori
tradizionali, come lo spettacolo viaggiante, la musica sinta e rom,
l'artigianato e tutto quello che oggi "per forza dei cambiamenti" e stato
dimenticato, come i cestinai, fiorai, ombrellai e tanti altri che ogni persona
sinta e rom anziana ci potrà aiutare a portarla alla luce e farla imparare ai
nostri giovani.
In alternativa e la costituzione di cooperative sociali costituite direttamente
dai sinti e dai rom, dove potere assumere personale sinto o rom nell'ambito del
lavoro di giardinaggio, pulizie in generale, raccolta materiale ferroso ecc.
ecc. ma supportati dai propri comuni, provincie e regioni che dovranno trovare
un sistema ad aggiudicare i lavori a detta cooperativa senza dover ricorre a
bandi molto difficili per i sinti e rom, intraprendendo questa strada si porta
la conoscenza ai giovani che entrando in queste tipologie di lavoro imparano,
così che l'aiuto del comune provincia regione stato un giorno non serva più.
Ma se si vuole davvero aiutare i sinti e i rom che vogliono lavorare, si devono
agevolare rilasciando anche dei permessi di sosta provvisoria su tutto il
territorio italiano, eliminando tutti i divieti di sosta alle roulette, camper e
nomadi per tutti i sinti e rom che li richiedono per poter lavorare con i propri
lavori tradizionali, ai musicisti, ai giostrai e circolanti, alla predicazione (MEZ)
in assoluta liberta.
Solo percorrendo queste strada si potrà ridare il lavoro perso alla maggioranza
dei Sinti e Rom.
*
Per secondo e L'abitare, questo e un altro grandissimo problema di tutti i sinti
e rom, che grazie ai sgomberi senza alternative, la mancanza di servizi
principali come l'acqua, l'energia elettrica, i servizi igienici e il
riscaldamento invernale, porta ai sinti e rom la scarsa e corretta frequenza
scolastica, ciò impedisce loro i diplomi occorrenti ad un lavoro per il prossimo
futuro. Porta la scarsa ricerca del lavoro, perché impossibile riuscire a
trovare un lavoro definitivo non avendo nessuna abitazione definitiva e regolare
con un indirizzo civico, dove poter essere a disposizione del datore di lavoro,
un altro input negativo al lavoro e avere l'indirizzo di un campo nomadi, ciò
rende ancora più difficile a trovare un qualsiasi lavoro.
E per queste ragioni che noi della federazione nazionale rom e sinti insieme,
chiediamo la Moratoria degli sgomberi senza alternative. Applicazione dei
Progetti per la chiusura dei cosiddetti "campi nomadi" attraverso soluzioni
diversificate quali la realizzazione delle microaree famigliari attrezzate,
composte da genitori e figli con un regolare indirizzo civico senza definirlo
campo nomadi, villaggio ecc. dove poter continuare e salvaguardare la tradizione
e la cultura dei sinti e rom nativi in Italia da decenni, ma anche perché ci
sono tante persone gagge che dichiarano che avere dei sinti o rom come vicini di
casa e viverci con armonia e una cosa impossibile, perciò la creazione delle
microaree e un bene per noi, ma soprattutto e un bene anche per la popolazione
maggioritaria che non vogliono vivere e avere dei vicini di casa sinti e rom.
*
Un altro progetto concreto, positivo e forse il migliore perché non sperpera
denaro pubblico e non costa nulla al comune, provincia, regione e stato, perché
un terreno agricolo e una propria proprietà poco onerosa e a portata di tutti i
sinti e rom, da notare che già da parecchi anni moltissime famiglie sinte con
grande successo sono riusciti ad uscire dai campi nomadi grazie all'acquisto di
un terreno agricolo come tipo di abitazione, ed è perciò che chiediamo La
Modifica del Testo Unico 380/2001 che proibisce l'installazione anche di
roulotte mobili su terreni agricoli.
*
Chiediamo anche e soprattutto da subito, la Sospensione della Delibera 67/2010
dell'Autorità per l'energia elettrica, fino a che non si trovi un alternativa al
riscaldamento usato dalla maggioranza dei sinti e rom, questa delibera e
arrivata così all'improvviso che i sinti che usavano l'energia elettrica a forfè
per il proprio riscaldamento, non hanno avuto il tempo necessario a trovare
delle soluzioni alternative a riscaldarsi, oggi con questa delibera per i sinti
e impossibile usare l'energia elettrica per riscaldare le proprio abitazioni
perché troppo oneroso, perciò le problematiche riguardo il riscaldamento sono
immense.
*
Salvare la cultura dei sinti e rom e importante quasi come la casa e il lavoro,
perché senza cultura non ai più nessuna provenienza, famiglia e popolazione,
senza cultura non ti rimane più niente, e grazie ai cambiamenti del progresso,
la cultura dei sinti e dei rom sta scomparendo, oggi se si chiede ad un giovane
sinto o rom che cosa vuol dire cultura non sanno risponderti, ed e per questo
che chiediamo nel nostro documento il sostegno agli artisti Sinti e Rom, la
predisposizione di una campagna nazionale di conoscenza degli apporti culturali
offerti da Sinti e Rom alla cultura italiana ed europea e l'inserimento di
artisti Rom e Sinti nei maggiori eventi nazionali, solo cosi potremmo salvare la
nostra cultura e portarla alla conoscenza della popolazione maggioritaria.
*
La scuola, la causa principale "come dicevo prima" e l'Habitat insufficiente,
essere sgomberato ogni mese per non dire giorno, impedisce ai nostri figli la
regolare frequenza scolastica, il non riuscire ad ottenere un diploma per
svolgere un normale lavoro di tutti i giorni, come si può trovare lavoro senza
saper scrivere e leggere, senza saper fare i conti, e senza sapere tanto altro,
come si fa.
Le cause sono molteplici, e la più brutta e odiosa e la causa della
discriminazione razziale, ci sono maestri e direttori che permettono e applicano
a bambini di 6 / 12 anni, il razzismo nelle scuole elementari, anche se sentono
e vedono che i bambini delle popolazione maggioritaria prende in giro il bambino
o bambina sinta o rom fanno finta di niente, Molte volte sono messi all'ultima
banco, non vengono mai interrogati e non interessa se imparano, ci sono bambini
sinti e rom che frequentano la 5 elementare senza saper ne leggere e scrivere,
questi bambini non riescono a frequentare regolarmente la scuola perché non
hanno nessun input a farlo, non ci sono amici gagge o maestri che rafforzano la
loro voglia di imparare e frequentare la scuola, anche se dei bambini riescono a
far amicizia con i bambini sinti o rom ci pensano i loro famigliari a farli
smettere quell'amicizia, i stessi bambini ci chiedono il perché non ci sono
libri che parlano dei sinti e rom, della loro storia, da dove arrivano, le
guerre vissute dai sinti e rom, l'olocausto subito dai sinti e rom, tutto questo
nelle scuole non c'è, forse questo e il motivo principale che oggigiorno
tantissime persone non sanno nulla dei sinti, per questo e tanto altro chiediamo
tramite il documento l'Introduzione nei programmi scolastici di elementi della
storia e cultura dei Sinti e dei Rom, con particolare attenzione
all'anti-discriminazione, la Predisposizione con la collaborazione delle
associazioni Rom e Sinte di un piano Nazionale per l'istruzione dei bambini Rom
e Sinti e per la formazione dei docenti.
*
Chiediamo soprattutto: La partecipazione diretta di sinti e rom nelle decisioni
che riguardano gli stessi, se ci guardiamo in giro non troveremo mai un sinto o
un rom nella scuola, nei uffici comunali, provinciali, regionali e statali,
nemmeno come custode, spazzino o altro, quando si parla di un campo nomadi o un
qualsiasi cosa si voglia fare per i sinti e rom, non vengono mai interpellati,
si interpella sempre e solo i soliti " esperti" di rom e sinti, senza mai
ammettere che i veri e unici esperti di sinti e rom sono gli stessi sinti e rom,
ma questo non vogliono ammetterlo ed e per questo nel documento chiediamo di
Adottare strumenti di sostegno per implementare la partecipazione dei Sinti e
dei Rom nella vita sociale e politica del Paese. Indicazione Nazionale che
vincoli i finanziamenti solo al terzo settore che prevede la partecipazione
diretta dei Sinti e Rom e che i propri portavoce e intermediari siano solo i
sinti e i rom, oggi vogliamo avere il diritto di decidere da soli, siamo stanchi
che altri decidono per noi come e dove vogliamo vivere, perciò tutte le azioni
saranno discusse e decise insieme ai Sinti e Rom.
*
Il welfare, già da parecchi anni ci sono tantissimi sinti e rom che lavorano
come mediatori culturali senza avere un diploma, senza una retribuzione mensile
e moltissime volte a proprie spese, tutti lavorano solo per migliorare la vita
piena di stenti e sacrifici dei sinti e rom, molti sono perfino senza un titolo
di studio, non hanno fatto nemmeno le prime elementari, eppure sanno scrivere e
leggere e fanno i mediatori culturali, e chi meglio di loro come mediatori
culturali, possono aiutare il proprio popolo, lavorano giorno e notte senza
essere riconosciuti nemmeno dai propri comuni, provincie e regioni, per questo
chiediamo nel documento l'Istituzione della figura del mediatore culturale Sinto
e Rom. Progettazione sociale vincolata alla presenza retribuita di mediatori
culturali Sinti e Rom. Progettazione e gestione diretta dei servizi alle
associazioni Sinte e Rom.
*
Il problema della La sanità e molto grave per tutti e non solo per noi sinti e
rom, eppure per noi c'è ancora qualcosa di più grave, tanti dottori nei Pronti
Soccorsi dei ospedali, appena vedono un sinto o un rom prendono i fogli
consegnati ai infermieri, che sono al primo posto, li mettono sotto tutti gli
altri cosi che i sinti rimangono sempre ultimi, e quando arriva il turno, fanno
delle esclamazioni tipo: (" chi di voi cura la zingara !! io non lo faccio ecc.
") questo e successo a mia sorella al pronto soccorso e a tanti altri sinti i
Italia, oggi nel documento chiediamo una Campagna nazionale di prevenzione e
istituzione della figura del mediatore sanitario. Corsi di formazione per
operatori organizzati in collaborazioni con associazioni Sinte e Rom, con
particolare attenzione All'antidiscriminazione.
*
La vera lotta alle discriminazioni, come si combatte la discriminazione razziale
se per primo a istigarla e propagarla era il governo stesso, il governo bossi
non permette ai sinti e rom di avere una casa, una microarea, un terreno
agricolo di propria proprietà, non c'era nessuna alternativa per la lega nord,
il loro slogan era e rimane: "via gli zingari - no case ai zingari - milioni di
euro speso per zingari - case prima a noi italiani e dopo ai zingari" questi
sono gli slogan che hanno trasmesso ai italiani tramite i mass media e questi
saranno gli slogan che trasmetteranno ai italiani alle prossime elezioni,
autorizzati a fare tutto quello che vorranno anche se il "DECRETO LEGGE del 26
aprile 1993, n. 122, coordinato con la legge di conversione 25 giugno 1993, n.
205, recante: "Misure urgenti in materia di discriminazione razziale, etnica e
religiosa", vieta di istigare altre persone alla discriminazione razziale.
Noi chiediamo di applicare a tutte le persone questo decreto legge, nelle
scuole, nei uffici comunali provinciali regionali e statali, nei ospedali, in
tutti gli esercizi pubblici, delle Pene più severe per chi porta la
discriminazione, il razzismo e le calunnie verso i Sinti e rom, Pene severe per
tutti i giornalisti che con i quotidiani istigano, trasmettono qualsiasi
rapporto che parli o che trasmette ad altre persone l'odio razziale e la
discriminazione, per tutto questo noi chiediamo tramite il documento il
Coinvolgimento delle rappresentatività nazionali delle comunità Sinte e Rom
nella costituzione degli Osservatori sulle discriminazioni. Libertà religiosa e
possibilità per le Chiese di usufruire di spazi pubblici. Costruzione
partnership tra le Prefetture e le associazioni Sinte e Rom. Contrasto alle
discriminazioni istituzionali (esempio: cartelli stradali di divieto di sosta a
chi è riconosciuto Sinto o Rom).
*
Non da oggi ma da ormai parecchi tempo in Italia ci sono tantissimi Rom
immigrati, le possibilità sono durissime per noi che siamo italiani al 100 per
100, immaginatevi per loro, vengono in Italia per migliorare la propri vita e si
trovano a dormire sotto i ponti, nelle baraccopoli, e i più fortunati riescono a
trovare della abitazioni quasi demolite ma con un tetto per ripararsi dalla
intemperie, tantissime mattine vengono svegliati senza nessun ritegno per i
vecchi, donne e bambini la mattina presto ancora buia per essere sgomberati
dalla polizia, senza nessuna alternativa ai sgomberi, non interessa se dopo
nasce un altra baraccopoli o accampamento di fortuna, importante e che hanno
fatto gli sgomberi, per questo che nel documento chiediamo la Predisposizione di
un percorso di regolarizzazione per i profughi e per le famiglie di prima
immigrazione (Anni Settanta e Ottanta) dalla ex Yugoslavia. Progetti di
accoglienza per i Rom immigrati dalla Romania contemperando diritti e doveri.
Progetti di informazione e sensibilizzazione con partnership con i Paesi
d'origine.
*
Ma tutto questo non potrà avverarsi se non verrà approvata la proposta di legge
per riconoscere ai sinti e rom lo status di minoranze: Proposta di Legge n.
4446, "Modifiche alla legge 15 dicembre 1999, n. 482, in materia di
riconoscimento e di tutela delle minoranze linguistiche storiche dei rom e dei
sinti", depositata il 21 gennaio 2011.
E la proposta di legge per riconoscere la persecuzione su base razziale subita
dalle comunità Rom e Sinte, durante il nazifascismo: Atto Senato n. 2558
"Modifiche alla legge 20 luglio 2000, n. 211, in materia di estensione del
Giorno della Memoria al popolo dei Rom e dei Sinti", presentato il 15 febbraio
2011.
Io, noi sinti e rom speriamo che oggi che siamo alle porte dell'anno 2012
finalmente anche noi siamo riconosciuti come esseri umani, perché solo se ci
riconoscono allora anche noi esistiamo, altrimenti non saremmo mai ne italiani,
sinti, rom, europei e nemmeno reputati esseri umani.
Per finire ringrazio a nome di tutti i sinti e rom della federazione rom e sinti
insieme l'on Sen dott. Pietro Marcenaro, il Dott., Massimo Serpieri, il Dott.
Isidro Rodríguez il Dott. Zeliko Jovanovic, dott. Jeroen Schokkenbroek, il Dott.
Herry Scicluna e tutti quelli che hanno reso possibile questo evento, ma voglio
anche ringraziare tutti i presenti a questo grande evento, sinti, rom e gagge,
grazie a tutti.
Di Fabrizio (del 08/12/2011 @ 09:47:24, in Italia, visitato 2113 volte)
Potevamo fare a meno di pubblicare quanto segue? CERTAMENTE!
Si tratta di una lettera ricevuta in redazione, abbiamo forti sospetti che sia
un falso, chiediamo aiuto ai nostri indispensabili lettori per capirlo
Ciao a tutti, mi chiamo Claudio Morganti, e faccio nientepopodimeno che
il deputato europeo. Quale partito? Forse lo capirete da soli...
Come potete vedere nelle due foto che seguono mi piace accompagnarmi a gente
di un certo spessore.
Son toscano e son padano, insomma ho idee chiare. E poi, vi dicevo, sono pure
europeo, se guardate il mio
profilo capirete anche dove vanno a finire i vostri soldi. Se non lo
guardate, sono fatti vostri, m'inventerò qualcosa per cui si parli lo stesso di
me.
Anche da Bruxelles, in mezzo a Galli e Celti, è giunta la notizia che in
Italia non siamo più al governo, ma che sono arrivati i demoplutomassoni, e che il
peggiore di loro, un certo Andrea Riccardi, ha persino
detto pubblicamente: "Come ministro posso dire che l’Italia non è tra i
paesi più brillanti nell’affrontare la questione rom e sinta, ma come cittadino
a volte mi sono veramente vergognato della loro condizione nel nostro paese.
Conosco e ho visitato non pochi campi rom. Dobbiamo agire per superare i campi
affinché i Rom e Sinti possano inserirsi tra gli italiani come italiani".
Ma come???? E tutto quello che ha fatto il governo precedente per
l'integrazione di questi parassiti???
Beh, avrete presente anche voi quella reazione automatica che uno ha in
questi casi: cercare soccorso nella propria storia, nell'orgoglio del passato,
che sia toscano, padano e/o europeo. Così, subito, d'amblé come dicono qua,
ho risposto che:
ai bambini degli zingari bisognerebbe prendergli le impronte, come dice
anche il signor Maroni;
che fa parte della loro cultura vivere nella sporcizia e tra i topi,
così come fa parte della loro cultura rubare;
che questo non è farina del mio sacco (si sa mai...), ma lo dicono tutti i
maggiori esperti.
Mi sono dimenticato una cosa della loro cultura:
...vivere in misere baracche che si abbattono da loro stessi, così hanno la
scusa per non integrarsi e non mandare i bambini a scuola!
"Il 21 settembre 2011 è costretto alle dimissioni da Segretario Nazionale
a causa di forti contestazioni di buona parte dei militanti della Lega Nord
Toscana." Da
Wikipedia
Di Fabrizio (del 07/12/2011 @ 09:40:47, in Italia, visitato 1371 volte)
Pubblicato il 05-12-2011 - San Rocco desolatamente semi-deserto per "Un Popolo di bambini", l'incontro
del PD contro i pregiudizi
Del resto, come ha poi avuto modo di rimarcare la Sen. Silvana Amati, era da
immaginarselo che gli spettatori non sarebbero stati numerosi, perché un
argomento come quello toccato, già ispiratore di innumerevoli pregiudizi, non
poteva di certo essere di gran richiamo. Devo dire, invece, che gli assenti,
come sempre, hanno avuto ancora una volta torto e si sono perduti degli interventi utili, se non altro, atti
a far riflettere, documentarsi e non cadere
domani negli stessi sciocchi pregiudizi.
All'incontro doveva partecipare anche il Sen.
Pietro Marcenaro, Presidente
Commissione Diritti Umani del Senato ed un po' padre di
questo rapporto, invece
assente, purtroppo, per motivi di salute e sostituito all'ultimo momento dalla
Sen. Silvana Amati.
Altri partecipanti all'incontro: Francesco Mele del PD di Torino, che ha
contribuito alla realizzazione di questo documentario qui visionabile con un
semplice click "Mandiamoli a casa#2.
I luoghi comuni: i Rom"; Elisabetta
Allegrezza, Segretaria PD Senigallia; Stefania Pagani, Responsabile Forum Sanità
e Sociale PD Senigallia.
Partendo dalla fine dell'incontro, la cosa più incoraggiante che a mio dire ne è
uscita fuori, è stato l'interesse mostrato negli interventi del "pubblico".
Virgoletto perché le venti presenze che lo formavano erano costituite da "addetti ai lavori" o personaggi politici locali. Però coloro che hanno preso la
parola, alla fine dell'incontro, e qui sta la positività, sono state delle
insegnanti, che hanno portato le loro esperienze di lavoro maturate, nelle
proprie classi, con questi bambini. Anche perché ritengo che è proprio dalla
scuola, dalla ingenuità dei bambini, che si possa partire con una vera campagna
di integrazione, in maniera involontaria, "indolore", sotto il coordinamento di
insegnanti sensibili verso questi problemi.
Questi telegraficamente gli interventi prima della proiezione del Documentario.
Ad assumersi il compito di presentare i partecipanti e di fare gli onori di
casa, la Dott.ssa Elisabetta Allegrezza.
Per Stefania Pagani, il pregiudizio è solo frutto dell'ignoranza. Per molti di
noi, Rom è sinonimo di zingaro, di nomade, di sporco, di reati. Non di rado si
sente dire, per intimorire i nostri bambini, la frase: "Ti portano via i
zingari". Ma pochi coloro, invece, che sono informati che la maggior parte dei
Rom, di questa etnia, sono italiani in quanto migrati in Italia fin dal 1400.
Sono erroneamente definiti genericamente nomadi anche se la maggior parte di
loro, oggi, non lo è più. Sono chiamati genericamente Rom (ma non tutti lo
sono), Sinti( ed è il nome di una delle etnie), oppure in modo totalmente
erroneo anche Rumeni o Slavi a causa della cittadinanza di molti di loro.
In realtà non c'è alcuna connessione - neppure etimologica - tra il nome "rom" e
il nome dello stato di Romania, il popolo di lingua neolatina dei rumeni o la
lingua rumena, né teoricamente con le popolazioni slave, in quanto i rom e i
sinti sarebbero etnicamente di origine indiana.
La Sen. Silvana Amati, ci ricorda invece come i Rom siano in Italia, solo uno
sparuto numero di 140/170 mila unità e come essi siano definiti "Un Popolo di
Bambini". Non certo per via del numero dei figli che hanno, ma perché la loro
speranza di vita è molto bassa. E ci fornisce dei freddi, ma illuminanti dati:
il 60% di essi hanno meno di 18 anni, il 30% sono quelli che vanno dai 0 ai 5,
il 6% raggiungono i 50/60 e solo il 3% riescono a superare i 60 anni. La vita
media è sui 45 anni. Frutto, logicamente delle loro condizioni di vita. Un'etnia
che si tira un po' da una parte, cercando di "nascondersi" sapendosi visti con
un occhio diffidente da noi "civili" come essi ci chiamano, facendo risultare
difficile la raccolta di dati statistici. Nell'Olocausto i Rom hanno subito uno
sterminio ed è anche per questo, che un partito come il PD che si occupa di
Diritti Umani non poteva dimenticarsi di questa etnia. Le Emergenze legate ad
essi sono tante, come quella abitativa, quella legata alla sicurezza, al lavoro
ed alla scuola e proprio per questo bisogna cercare di ridurle.
Per Francesco Mele, uno dei realizzatori anche del documentario "Mandiamoli a
casa #1", (entrambi con il n°2, girati nel quartiere di San Salvario di Torino)
da questi documentari emergono tanti luoghi comuni: i Rom, popolo delle
discariche, ruba i bambini, il popolo dei "campi" (autorizzati e non che essi
siano), vivono di furti e così dicendo!
I Rom invece non sono nomadi (di loro solo il 3% lo sono) e se si spostano lo
fanno per i nostri stessi motivi: per affetti, per lavoro (giostrai). Oltre
tutto è un popolo con la cittadinanza italiana. Nessuno nega l'esistenza poi che
esistano dei problemi come quello dei piccoli furti, ma non dobbiamo farne di
un'erba un fascio. La maggior parte di loro lavorano come giostrai, raccolgono
il ferro, si adattano a lavori occasionali. Del resto poi le interviste nel
documentario sono abbastanza esplicative.
La Sig.ra Elisabetta, di cui mi spiace, ma mi è sfuggito il cognome, ci ha
relazionato, da persona che si occupa direttamente in prima persona di queste
problematiche, delle difficoltà che ha incontrato nell'ambito territoriale di
Falconara. Le sue esperienze sui Rom le fanno dire che hanno terrore del
"Condominio" per la loro necessità di vivere la vita di "Famiglia", intesa nel
senso più ampio di più famiglie. Infatti sono soliti posizionare le loro
Roulotte (intese come abitazione fissa e non per girare) con un determinato modo
(una adibita a cucina, una a camera da letto... una vicina all'altra, tutte ben
tenute e precise come del resto ha potuto constatare di persona avendoci vissuto
direttamente appunto per poterli conoscere da vicino). Non sono sporchi, perché
l'interno delle loro roulotte o delle loro baracche, sono precise e ben tenute.
Si deve tener conto che sono sempre baracche, che non hanno acqua corrente.
Ma hanno un senso dell'accoglienza molto sviluppato.
E ricorda così dicendo, quando ha abitato per un periodo con loro ed al mattino
gli portavano il cornetto con il caffè. Però sottolinea anche come quando un
loro ragazzo che voleva fare il meccanico, malgrado l'intervento economico della
Regione che supportava il suo inserimento in un'attività lavorativa, veniva
rifiutato dal datore di lavoro non appena veniva a sapere che era di etnia Rom.
Ecco che allora questo li induce a nascondere la loro etnia, ad isolarsi. Anche
se è vero però che alcuni di loro si stanno invece adeguando al nostro modo di
vita. Alcuni sono andati ad abitare in case di muratura, le donne hanno smesso
le lunghe gonne ed ora indossano i pantaloni, i figli vanno a scuola, li seguono
da vicino ritenendo che sia il modo giusto per integrarsi.
Anche la Sig.ra Simonetta Bucari, qui semplicemente in veste di insegnante e non
di Consigliere, porta una sua significante esperienza maturata in una ventennale
esperienza di insegnamento. Aveva da prima avuto contatti con bambini Rom figli
di giostrai, che per l'attività lavorativa dei genitori, rimanevano nelle classi
per brevi periodi di due o tre mesi e poi se ne andavano. Difficili quindi da
poter analizzare e instaurare con loro, un rapporto educativo di lungo periodo.
Fino al giorno in cui un ragazzino Rom, non nomade, è entrato a far parte della
sua classe e con il quale è riuscita nel tempo, a stabilire un rapporto molto
bello, di grande empatia, successivamente allargato anche alla famiglia del
ragazzino a cui ha fornito anche una abitazione in una sua casa di campagna.
Successivamente poi, con l'aiuto della Caritas, si è riusciti ad inserire in un
condominio, altri due nuclei familiari con 3 bambini al seguito. Ritenendo
infatti, che è forse questo il modo giusto per creare integrazione, senza far
perdere loro la propria identità. Il lasciarli nei loro campi è un po' come
limitarli.
Per un'altra insegnante, il fatto che si dica che i genitori snobbano la scuola,
dipende dal fatto che molti di questi, come le hanno riferito, non vanno, ad
esempio, ai colloqui, perché la maggior parte di loro sono analfabeti. Le
ragazze a 12 o 13 anni vengono tenute in casa perché sono ritenute adulte e
quindi da adibire ai lavori di casa.
Io non sono razzista, né pensavo di avere pregiudizi a prescindere: l'occasione
dell'incontro ha portato a ricredermi o quantomeno a sapere di non esserne
completamente indenne. Non posso certo dire che nei confronti dei "nomadi" fossi
molto "aperto" e ben "disposto". Certa era una cosa, non conoscevo l'etnia Rom e
come tanti ero ignorante in materia e quindi con almeno una punta di
pregiudizio.
Se dicessi che dopo essere uscito dal San Rocco, oggi vedo tutto rosa, direi
solo una falsità. Sicuramente posso però affermare che d'ora in avanti sarò in
grado di analizzare con una critica più obiettiva e forse con un pelo di
"pregiudizio" in meno, certi loro atteggiamenti, raffrontandoli con i miei.
Anche perché mi si è acceso l'interesse per la storia di questa etnia che mi
spingerà a saperne di più. Cosa del resto facile oggi con Internet!
Disclaimer - agg. 17/8/04 Potete
riprodurre liberamente tutto quanto pubblicato, in forma integrale e aggiungendo
il link: www.sivola.net/dblog.
Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza nessuna periodicita'. Non puo' pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001. In caso di utilizzo commerciale, contattare l'autore e richiedere l'autorizzazione. Ulteriori informazioni sono disponibili QUI
La redazione e gli autori non sono responsabili per quanto
pubblicato dai lettori nei commenti ai post.
Molte foto riportate sono state prese da Internet, quindi valutate di pubblico
dominio. Se i soggetti o gli autori avessero qualcosa in contrario alla
pubblicazione, non hanno che da segnalarlo, scrivendo a info@sivola.net
Filo diretto sivola59 per Messenger Yahoo, Hotmail e Skype
Outsourcing Questo e' un blog sgarruppato e provvisorio, di chi non ha troppo tempo da dedicarci e molte cose da comunicare. Alcune risorse sono disponibili per i lettori piu' esigenti: