Richiesta intervento urgente per emergenza
umanitaria campo Rom Via Idro
Dedichiamo molto del nostro tempo all'impegno civile e sociale e al
miglioramento della qualità della vita nei quartieri di Crescenzago Adriano
Gobba, sia a titolo personale che in qualità di rappresentanti di associazioni e
comitati.
Con la presente, denunciamo che la situazione del Campo Rom di Via Idro si è
aggravata a tal punto da raggiungere un vero e proprio livello di emergenza
umanitaria.
Giorno dopo giorno, le condizioni del campo peggiorano in modo allarmante: manca
la corrente elettrica da mesi, i frigoriferi non possono funzionare, le fogne
straripano, la strada si allaga. Le persone vivono al freddo. La salute è
seriamente a rischio. Le prime vittime sono i bambini e gli anziani, i più
deboli ed indifesi.
I responsabili dell'amministrazione comunale sono informati, ma inspiegabilmente
non provvedono.
Per i Rom Harvati, cittadini italiani che risiedono da oltre 30 anni in Via
Idro, si sono ulteriormente ridotte le possibilità di lavorare non solo per la
crisi generale, ma soprattutto perché sono vittime - come altri nomadi e
minoranze etniche - di politiche centrali e locali di discriminazione ed
ingiustizia sociale.
Infatti la sentenza del Consiglio di Stato del 16 novembre 2011 ha cancellato il
Piano Maroni che prevedeva, oltre a misure lesive della dignità delle persone,
il finanziamento di un campo di transito in Via Idro e la chiusura entro il 31
dicembre 2011 di quello attuale, regolare e storico.
Si vuole da parte anche della nuova amministrazione di Milano insistere sul
campo di transito in Via Idro, rifiutato sia dalla comunità rom sia da
cittadini, comitati, associazioni, partiti e dal Consiglio di zona 2?
Perchè non si provvede con urgenza a garantire agli abitanti il ripristino delle
condizioni di vita umane e ad approntare un piano di riqualificazione da
inserire in un progetto di valorizzazione del patrimonio ambientale (Lambro,
Martesana, costituendo Parco della Media Valle del Lambro) e della comunità rom,
i cui membri già nel passato hanno dimostrato di potere mettere a disposizione
esperienza e competenza (cooperative per la cura del verde e di lavori diversi)?
Nel ribadire la richiesta ai destinatari della presente ad intervenire
tempestivamente per ripristinare le condizioni di vita normali e rispettose
della dignità e della salute delle persone che vivono nel villaggio di via Idro,
confermiamo la nostra disponibilità a farci promotori di un progetto generale di
riqualificazione e valorizzazione dell'intera area allo scopo di migliorare la
qualità ambientale e urbana e le relazioni tra i rom e gli abitanti dei
quartieri interessati.
I bambini di Via Idro si stanno ammalando. Fate presto, prima che sia
troppo tardi!
In attesa di un positivo riscontro, i migliori saluti.
Carlo Bonaconsa, Comitato Vivere Zona 2
Fabrizio Casavola, redazione di Mahalla
Laura Coletta, Associazione "Elementare Russo"
Gabriella Conedera, Scuola Elementare di via Russo
Cesare Moreschi, Comitato Vivere Zona 2
Giuseppe Natale, Anpi Crescenzago
Antonio Piazzi, Anpi Crescenzago
Paolo Pinardi, Martesanadue
Lettera aperta a:
- Sindaco di Milano, Giuliano Pisapia
- Assessore alle Politiche sociali, Pierfrancesco Majorino
- Assessore alla Sicurezza e coesione sociale, Marco Granelli
- Presidente del Consiglio di Zona 2, Mario Villa
QUI invece trovate la lettera scritta al sindaco dalla scuola elementare
Russo
Nel frattempo, ricevo da Alberto Ciullini:
Strage, stragi, ed emergenze umanitarie nell'indifferenza
Questo l'intervento
che a nome del gruppo di SEL ho letto ieri sera in Consiglio di Zona 2.
Presidente, consiglieri,
avremmo voluto intervenire perché questi giorni sono
giorni particolari: le date che vanno dal 12 al 15 dicembre, sono giorni densi
di significato per Milano, la sua storia ma anche per la storia e la coscienza
di tutto il Paese. Sono i giorni in cui è indispensabile fermarsi e ricordare
uno degli eventi che hanno caratterizzato la storia recente del questo Paese:
una strage, la strage di piazza Fontana, con cui 42 anni fa si avviava la
strategia della tensione e delle stragi di Stato. Bene ha fatto il Consiglio
comunale a riunirsi in seduta straordinaria per commemorare le 17 vittime
innocenti e a proporre l’istituzione della Giornata della memoria cittadina per
"conservare una viva memoria del nostro passato, soprattutto a vantaggio di
quanti non erano presenti: un segno di grande maturità democratica, che permette
di offrire alle giovani generazioni la possibilità di conoscere ciò che accadde
e di partecipare in maniera responsabile alla diffusione di una coscienza
civile". Una strage, 17 vittime e 88 feriti cui vanno aggiunti Giuseppe Pinelli,
la 18° vittima innocente come ha detto giustamente il Presidente Napolitano, e
gli ulteriori tre feriti: Licia Pinelli e le sue due figlie. Una strage rimasta
giuridicamente impunita, costituendo uno schiaffo vergognoso alla memoria di
quelle vittime e al dolore dei loro famigliari, ma non senza colpevoli: perché
la verità storica su quella strage e su quelle che ahinoi si susseguirono negli
anni successivi è ormai acclarata e certa: manovalanza neofascista e regia degli
apparati deviati dello Stato.
Di questo avremmo voluto parlare e ricordare. Ma
la cronaca degli ultimi giorni ci ha purtroppo portato all’attenzione fatti di
una gravità inaudita per un paese che vuole essere democratico e civile. Prima a
Torino e poi a Firenze due episodi apparentemente diversi ma uniti dallo stesso
filo conduttore: l’intolleranza verso il "diverso".
A Torino abbiamo assistito a
quello che molti osservatori hanno giustamente definito un pogrom, che non è
sfociato in tragedia solo per fortuna e casualità. La caccia al Rom perché non
può che essere il Rom a commettere certi atti, non importa se addirittura
inventati: la caccia al Rom è "a prescindere".
A Firenze la strage c’è stata,
due morti e un ferito gravissimo, anche per il ritardo, dobbiamo dirlo, con cui
il criminale è stato intercettato. Un cittadino italiano, bianco, ha sparato
uccidendo due senegalesi e ferendone molto gravemente un terzo. Non soddisfatto
dopo due ore circa ha riaperto il fuoco contro altri cittadini senegalesi per
poi spararsi suicidandosi. Ora qualcuno tenta maldestramente di derubricare il
fatto a pura follia, ma sappiamo invece che se di follia si tratta, stiamo
parlando di lucida follia xenofoba, razzista, neo-nazista. Del resto agli
ambienti che si rifanno e ispirano a queste reiette ideologie il criminale senza
alcun dubbio apparteneva.
Due episodi apparentemente diversi, lontani, separati
ma che trovano ahimè un comune denominatore: quel mix di ignoranza e
sottocultura, che negli ultimi venti anni è stato coltivato, coccolato, aizzato,
alimentato con cinica e fredda volontà da tutti quelli che hanno parlato e
parlano di invasione, calata dei barbari, supremazia culturale, pulizia etnica
ecc.
Due episodi che ci devono far riflettere per fare in modo che il terreno di
coltura di queste folli ideologie non venga alimentato anche solo dalla fatica,
dalla ignavia, dalla pigrizia che ci possono anche involontariamente cogliere.
E
allora dobbiamo evitare che nel nostro territorio, quello della nostra zona, si
consumi un’emergenza umanitaria nell’indifferenza dei cittadini e delle
istituzioni, solo perché stiamo parlando degli ultimi fra gli ultimi. Stiamo
parlando del campo di via Idro, nel quartiere di Crescenzago. Il campo, giorno
dopo giorno, si sta sempre più degradando: manca la corrente elettrica da mesi,
gli abitanti del campo vivono al freddo, non funzionano i frigoriferi, le fogne
straripano, la strada si allaga, mancano il lavoro e una prospettiva per il
futuro.
E le vittime sono prima di tutto i bambini, le donne, gli anziani, i
soggetti più deboli e indifesi.
I rom che abitano in Via Idro vi risiedono da
anni, sono cittadini italiani e hanno il diritto come tutti che venga trovata
assieme una soluzione dignitosa, sia per quelli che intendono trovare altrove
una sistemazione sia per quelli che ci vogliono rimanere.
Questa grave e
insostenibile situazione ci viene segnalata dai cittadini del campo ma anche
dalle associazioni, dai gruppi, dalle organizzazioni, dai partiti e dai semplici
cittadini che negli ultimi anni hanno cercato di trovare concordemente strade e
percorsi per uscire dalla perenne precarietà ed emergenza.
Chiediamo che si
intervenga subito perché lasciare abbandonata al degrado una struttura che,
ricordiamolo, è di proprietà comunale, può solo favorire l’instaurarsi di
fenomeni e derive pericolose e rischiose, come purtroppo le cronache di questi
giorni ci dimostrano. Non governare le situazioni di difficoltà e criticità è il
miglior modo per farle degenerare con il fondato rischio di non controllarle
più.
In questo momento non ci interessa neppure, paradossalmente, ragionare
sulla sentenza del Consiglio di Stato che ha dichiarato illegittimo il decreto "emergenza nomadi" e i successivi decreti attuativi che hanno determinato per
migliaia di nomadi l’esposizione a gravi violazioni dei diritti umani, come
denunciato da organismi regionali e internazionali negli ultimi anni e da un
recentissimo documento redatto da Amnesty International. Non ci interessa
ragionare ora come affrontare definitivamente la questione, anche se è
indispensabile e non prorogabile una di discussione serena e seria su questo
tema.
Oggi chiediamo "solo" che si intervenga subito a garantire condizioni di
vita civili, trovando una soluzione rapida almeno alla fornitura della corrente
elettrica! Perché vorremmo essere convinti di vivere ancora in una città civile
dove non devono passare 6 mesi perché si riesca ad attivare un’utenza elettrica.
Gruppo SEL in Consiglio di Zona 2