Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 07/09/2007 @ 09:42:20, in scuola, visitato 1525 volte)
Da settembre i Rom della Repubblica Ceca potranno frequentare un corso di computer per principianti, organizzato dall'associazione Romea [...]
Il centro offre anche libero accesso ad Internet. Viene visitato da 259 persone a settimana. I Rom possono anche cercare lavoro via Internet, aggiunge Adam Pospisil di Romea.
Durante lo scorso mese, 5 dei 20 clienti registrati hanno trovato lavoro nella borsa del lavoro Internet per Rom, la maggior parte nei servizi sociali, come in organizzazioni per disabili o consumatori di droghe, e nel campo delle costruzioni.
Pospisil dice che i Rom mostrano alto interesse per altri siti Rom, visitati da 400 persone ogni giorno.
Nel caso di discriminazioni, i Rom e le altre persone possono usufruire di un numero verde gratuito. Circa 70 persone al mese usano questa linea.
Di Fabrizio (del 03/09/2007 @ 09:20:34, in scuola, visitato 2279 volte)
Invio mio articolo sulla didattica interculturale,
se volete pubblicarlo.
Saluti Maria Grazia Dicati
Premessa
La significativa presenza, all’interno delle scuole,
di bambini stranieri ha evidenziato e fatto emergere prepotentemente la
questione della cultura e della lingua come elementi basilari da tenere
nella dovuta considerazione nel percorso scolasico, tanto che le parole
educazione e pedagogia interculturale sono ormai entrate nel
linguaggio complessivo della scuola.
I rom e i sinti, pur essendo, per la maggior parte
cittadini italiani, possono essere considerati gli stranieri più vecchi
(in Italia dal 1400) per quanto riguarda LA LORO CULTURA E LA LORO
LINGUA, anche se questi due aspetti non sono mai stati sufficientemente
accreditati se non per gli aspetti più appariscenti e folcloristici
quali il nomadismo, l’abbigliamento, le abitazioni…
Ma, gli insegnanti con bambini rom in classe, prima
ancora che iniziasse l’immigrazione da altri paesi e non si fosse
sviluppato un dibattito così forte sulla cultura, sulla lingua altra e
sull’apprendimento dell’italiano come seconda lingua (L2), dovevano
comunque fare i conti con questi due fattori.
I bambini stessi li ponevano quotidianamente e, a
meno che uno non chiudesse occhi ed orecchie, non era possibile
ignorarli.
Come si fa ad ignorare una bambina che si pone e ti pone
questa domanda :
” Perché Maria Grazia devo imparare a parlare come
gli altri bambini e gli altri bambini invece non devono imparare a
parlare come parlo io?” E quasi per una forma di protesta o per farci
capire il suo disagio psicologico e le sue oggettive difficoltà, a
volte, si rapportava con me e con i docenti solo in lingua romanés: io
le chiedevo qualcosa e lei parlava e rispondeva solo utilizzando la sua
lingua romanés.
La risposta potrebbe sembrare facile, bastava dire
che nessuno conosceva la sua lingua, ma in realtà non era solo questo,
la richiesta esprimeva un bisogno più interiore rispetto alla sua
identità.
Ancor oggi, infatti, nonostante l’interculturalità sia una concetto
acquisito e condiviso in una realtà sociale e scolastica multiculturale,
sembra che il progetto interculturale arrivi fino ad un certo punto
oltre il quale ci sono i rom e i sinti.
Nell’unica e superata C.M. 207/86 “Scolarizzazione
degli alunni nomadi e zingari” i bambini rom vengono definiti come
“soggetti svantaggiati sul piano socioculturale”, ma l’appartenenza ad
una cultura diversa e il parlare una lingua diversa, peraltro
antichissima, può determinare uno svantaggio socioculturale?
Con quali parametri viene valutato lo svantaggio?
Qual è la cultura di riferimento rispetto alla quale la cultura rom è
inferiore?
Non c’è forse il rischio di confondere gli elementi
propri della cultura romanì con gli effetti dell’emarginazione e
dell’esclusione sociale, propri di qualsiasi comunità costretta a vivere
in determinate condizioni?
La scuola, e non solo, avrebbe il compito e il dovere di chiarirsi sul
modello culturale a cui fare riferimento e dimostrare che l’educazione
interculturale può tradursi in forme organizzative e strategie
didattiche di lavoro quotidiano, NON solamente come interesse e scelta
del singolo docente più sensibile e motivato perché ha il bambino rom/sinto
in classe, ma come progetto anche dove non frequentano bambini rom,
sinti o bambini stranieri.
Solo in questo modo si concorrerà a costruire quel
dialogo necessario ad una civile e positiva convivenza, eliminando
qualsiasi forma di barriera fisica, mentale, culturale, che ci impedisce
di conoscere ed interagire con chi è diverso.
Non è quindi possibile parlare di didattica
interculturale relativamente ai rom e ai sinti senza un legittimo
riconoscimento della culturale e della lingua romanì, condizione
inderogabile per la costruzione e la condivisione del progetto
educativo interculturale tra le comunità Rom-Sinte e la scuola .
La Didattica interculturale
Diventa però superficiale e riduttivo parlare di
DIDATTICA INTERCULTURALE facendo riferimento solamente alla
canzonetta, al balletto, alla poesia, o alla costruzione della maschera
africana……, in quanto tali interventi potrebbero fissare e non
contrastare gli stereotipi e i pregiudizi.
Un progetto interculturale dovrebbe, a mio giudizio,
innanzitutto contemplare la DIMENSIONE
RELAZIONALE tra i docenti della scuola e le famiglie dei i
bambini rom /sinti.
Come può fare un insegnante a progettare il suo
intervento educativo e didattico se non conosce le modalità educative
dei bambini rom?
Come fa ad interpretare i loro comportamenti ed
atteggiamenti nel momento in cui si differenziano dagli altri bambini?
Come predisporre gli interventi per motivarli, per
gratificarli, per valorizzarli! Quali modalità deve mettere in campo per
rimproverarli e in quali circostanze è doveroso farlo ?
Rispetto a questi interrogativi risulta troppo
sbrigativo e teorico sostenere ed esigere il rispetto delle regole in
base al principio di uguaglianza di tutti gli alunni : tale affermazione
diventa irrealizzabile se non si parte dal presupposto che “a volte” il
punto di partenza della maggior parte degli alunni non rom/sinti
costituisce il punto di arrivo per gli alunni rom/sinti, tragurdo
che richiede una progettazione specifica sulle competenze sociali e
comportamentali da acquisire all’interno della scuola.
Non si chiede agli insegnanti di accettare o di
condividere le scelte educative dei rom e dei sinti, anzi si potrebbe
anche essere contrari ai loro stili educativi, ma si richiede
conoscenza, comprensione e rispetto per chi ha adottato un modello
educativo adeguato alla vita di un popolo nomade, secondo convinzioni e
motivazioni storiche, culturali e sociali.
Come si può adeguare il nostro intervento educativo e
non conoscere che il bambino rom viene educato all’autonomia, ad essere
responsabile delle sue scelte, che difficilmente viene obbligato a fare
ciò che non vuole, che diverse sono le modalità del rimprovero, che è
innanzitutto educato al vincolo del sangue, alla solidarietà della sua
famiglia e del suo gruppo di appartenenza in opposizione alla società
stanziale spesso ritenuta minacciosa e nemica………
Ecco quindi l’importanza della conoscenza e del
dialogo innanzitutto con le famiglie dei bambini rom e sinti e, dove non
fosse possibile, attraverso il rapporto con i mediatori culturali dello
stesso gruppo rom/sinto, grazie ai quali diventa più semplice la
disponibilità, l’apertura e l’interazione per realizzare il percorso di
continuità educativa tra ciò che il bambino apprende nel suo contesto
familiare e ciò che deve imparare a scuola.
Un secondo aspetto che la DIDATTICA INTERCULTURALE
dovrebbe considerare riguarda la METODOLOGIA
DELLE SINGOLE DISCIPLINE : si può forse sottovalutare che il
bambino rom/sinto appartiene ad un popolo con una cultura orale?
Un’approfondita e seria riflessione pedagogica sullo
stile cognitivo di bambini di cultura orale, probabilmente potrebbe
scandagliare meglio le loro difficoltà di apprendimento (nelle nostre
scuole) e di conseguenza ricercare e sperimentare le strategie adeguate
da adottare.
Nella scuola infatti si registrano tra i vari docenti
posizioni differenziate : alcuni sostengono che i bambini rom/sinti
hanno uno stile cognitivo uguale a qualsiasi altro bambino e di
conseguenza si devono adottare gli stessi metodi per l’apprendimento;
altri invece sono convinti che la causa dell’insufficiente apprendimento
è da addebitare allo stile cognitivo diverso; altri ancora considerano
le difficoltà di apprendimento come dei disturbi e quindi propongono
metodologie ed interventi simili a quelli che si utilizzano con i
bambini disabili o con percorsi individualizzati fuori dalla classe.
Escludendo però che tutti i bambini rom possano avere deficit
intellettivi, i dati oggettivi relativi all’apprendimento, sono
estremamente al di sotto degli standard minimi richiesti per tutti gli
alunni : nella maggior parte dei casi i bambini rom/sinti raggiungono un
livello nettamente inferiore a quello degli altri bambini, pur restando
spesso a scuola per tempi più lunghi rispetto agli altri ; in molti
casi non riescono ad acquisire nemmeno la strumentalità della lettura e
della scrittura, motivazione primaria per cui i rom mandano i loro
figli a scuola.
Si può ignorare che nel loro gruppo si esprimono e
comunicano in romanés e che la competenza nella lingua italiana potrebbe
essere molto limitata?
Considerando poi che nella maggior parte dei casi
sono bambini che hanno esperienze esclusivamente con i coetanei del loro
gruppo e che i bambini non rom difficilmente fanno amicizia con loro,
anzi spesso li temono, non si può non intervenire a livello
metodologico con modalità socializzanti e di lavoro cooperativo.
Tutto questo potrebbe richiedere un’organizzazione
della classe più flessibile, per piccoli gruppi o attività di
insegnamento personalizzato, con orari di lavoro ben definiti ed con
criteri valutativi adeguati al percorso didattico delineato.
Infine parlare di DIDATTICA INTERCULTURALE,
significa non trascurare i percorsi di
EDUCAZIONE ALLE DIVERSITÀ, come sfondo integratore delle
discipline, non come spazio a parte, non
come qualcosa che si aggiunge, ma qualcosa che va a modificare, a
integrare le discipline scolastiche seguendo due livelli :
- livello base secondo il principio che non siamo tutti
uguali, ma TUTTI DIVERSI, allo scopo di far acquisire agli
alunni gli strumenti di base, l’alfabeto e quelle competenze utili
per affrontare tematiche più impegnative. Se la finalità educativa
per interiorizzare che “diversità” non è sinonimo di inferiorità,
ma costituisce una risorsa utile per tutti, è necessario in questa
fase, a mio parere, lavorare su un terreno neutro, utilizzando più
codici, dai semplici racconto ai film, che favoriscano la
riflessione sulle dinamiche e sui comportamenti tra soggetti diversi
: “ la rana che vuole diventare grande come il bue, l’elefantino
Dumbo che viene deriso per le sue orecchie….il traghetto sputa acqua
che per sentirsi accettato deve uccidere….” o film sull’identità,
sulla difficoltà di comprensione, sui pregiudizi….
- livello specifico per la conoscenza del mondo rom, della
cultura e della storia, cultura che si confronta ed interagisce alla
pari con altre culture, a cui è dovuto rispetto e considerazione.
Testimonianze Sinte/Rom
“NON ASSIMILATECI” chiede Yuri Del Bar,
Mediatore Culturale Sinto, attualmente Consigliere Comunale
nella città di Mantova “costruiamo insieme una scuola interculturale,
una scuola dove vi siano tracce della nostra cultura e della nostra
storia di rom e sinti italiani
La mia è una cultura orale, non una cultura
scritta. La scuola per la cultura sinta non ha lo stesso valore che ha
nella cultura maggioritaria, dove è
anche uno strumento sociale.
La scuola, per la mia cultura adesso, è vista come
strumento per imparare a leggere, scrivere e far di conto, pura
istruzione. La nostra associazione, ed io come mediatore culturale,
tende ad aiutare i ragazzi ad avere un’esperienza positiva nella scuola
perché loro saranno i genitori di domani. Se un genitore ha avuto una
buona esperienza scolastica quando era bambino, aiuterà il proprio
figlio nella sua esperienza scolastica. Un’ultima cosa rivolta agli
insegnanti: un bambino sinto per sentirsi bene a scuola, deve sentirsi
ACCETTATO. Provate ad immaginare per un attimo un
mondo dove la mia cultura, maggioritaria in senso numerico, obblighi i
vostri figli, minoranza in senso numerico, a frequentare la nostra
“scuola”, il nostro modo di educare.”
Anche Giorgio Bezzecchi , Mediatore culturale e
linguistico rom e consulente presso
scuole, Enti locali,Associazioni….afferma “ una particolare
ATTENZIONE ALLA CULTURA ED ALLA LINGUA DEI ROM E DEI SINTI
non soltanto incoraggerà la frequenza, ma potrà fornire agli stessi un
valido aiuto perché acquistino una piena coscienza culturale dell’oggi e
del domani
La sfida culturale che la scuola dovrebbe percorrere è
innanzitutto quella di accogliere il bambino rom e sinto col suo
bagaglio culturale, la sua lingua, le sue condizioni di vita spesso
difficili e conflittuali con la società maggioritaria….”
Maria Grazia Dicati
Di Fabrizio (del 09/08/2007 @ 09:30:55, in scuola, visitato 2375 volte)
Ricevo da Maria Grazia Dicati
Cronistoria e Motivazione di un Percorso Matematico
Le proposte raccolte si riferiscono a un percorso di insegnamento-apprendimento
relativamente ad alcuni concetti aritmetici ed in particolare al concetto di
numero
Tale percorso é il risultato di una attività di "ricerca sul campo" come
fonte privilegiata per l'acquisizione di conoscenze e di tecniche più adeguate
per favorire l' apprendimento degli alunni Rom.
Per gli alunni Rom ai quali si riferisce lo specifico intervento didattico
l'apprendimento risultava condizionato da numerosi fattori, tra cui
l’insufficiente conoscenza della lingua italiana e la mancanza di esperienze
prescolastiche nella scuola dell’infanzia.
Tali problematiche, rivelatesi in tutta la loro gravità in un'alunna, hanno
rappresentato la "motivazione psicologica e professionale" per la
ricerca-azione.
“All’inizio del mio lavoro, come insegnante distaccata dalla classe, ben
presto mi sono accorta del grave dislivello degli alunni rom rispetto ai
compagni: tutti per quanto riguarda l’area logico matematica avevano grosse
lacune perfino sugli apprendimenti elementari e primari, concetti chiave che
pregiudicano gli apprendimenti successivi.
Una ragazzina di V conosceva a fatica i numeri entro il 10 con incertezza nella
lettura tra il 7 ed il 4 e il 6 ed il 9, un'altra di IV conosceva con difficoltà
i numeri entro il cento ma non conosceva la struttura della numerazione in base
10, un'alunna di II non conosceva i numeri e.... potrei continuare con altri
esempi.
Dopo i primi tentativi di ripercorrere le fasi in modo più lento,
individualizzando al massimo il percorso e utilizzando i materiali più comuni
(regoli, blocchi logici, multibase...), mi sono accorta che i risultati non
erano soddisfacenti ed inoltre i bambini erano demotivati e a volte si
rifiutavano di lavorare.
Si era tentato di utilizzare alcuni giochi motori, ma l’eccitazione ed altri
elementi interferivano nell’attenzione e nella concentrazione e non favorivano
né l’apprendimento né la relazione
Una bambina in particolare soffriva tremendamente e non riusciva a capacitarsi
sul fatto che tutti avevano imparato mentre lei no : era talmente frustata e si
sentiva così inferiore rispetto ai suoi compagni che anche nelle attività dove
era molto brava, ad esempio nel gioco della pallavolo, era impacciata e rigida;
in classe si mimetizzava, non interveniva e non partecipava , inutili erano le
mie spiegazioni sul fatto che lei parlava un’altra lingua e che l’insegnante,
non conoscendo tale lingua, si trovava in difficoltà.
D’altra parte la non conoscenza dei segni numerici e delle prime competenze
logico matematiche non permetteva molte possibilità di lavoro all’interno della
classe per cui durante le attività matematiche specifiche, si doveva procedere
con un lavoro differenziato non sempre motivante e/o gratificante.
Molto più grave era la situazione della ragazzina di V, che , sprovvista della
strumentalità minima di base , può aver vissuto in modo negativo i cinque anni
di scuola e in particolare una disciplina così importante come la matematica,
l’insegnante avrà pensato che la bambina forse aveva problemi o deficit
intellettivi e chissà che opinione sulla scuola si saranno fatto i genitori
della ragazzina.
Risultati così deludenti non contribuiscono certamente a creare quel clima di
fiducia e di stima tra il mondo dei rom e la scuola”.
Questa situazione alquanto generalizzata, è stata di stimolo per individuare
metodi e strategie alternative, per favorire l'apprendimento dei concetti in un
contesto di accettazione e valorizzazione del sé, nonché della "fiducia di
base".
E' chiaro dunque che la metodologia qui proposta, non é stata utilizzata con i
bambini Rom che seguivano il regolare programma scolastico.
“Si procedeva abbastanza parallelamente con la programmazione di classe e non
era completamente alternativo a ciò che l’insegnante di classe svolgeva, ma di
supporto e di integrazione, in quanto l’obiettivo primario era quello di far
partecipare a pieno titolo il bambino rom all’attività della classe .
Proposte che prevedono un insegnamento alternativo, secondo me, sono proposte
che possono tenere l’alunno lontano dalla classe ed inoltre in caso di un
cambiamento di scuola, cosa peraltro frequente tra i rom, l’alunno potrebbe
trovarsi in difficoltà;
ritengo quindi di fondamentale importanza considerare i metodi e gli itinerari
più comuni che vengono attuati nelle classi”
Le difficoltà riscontrate riguardavano l'acquisizione di "concetti chiave"
che pregiudicano gli apprendimenti successivi, quali:
- lettura e nella scrittura dei simboli numerici;
- aspetto ordinale del numero;
- aspetto cardinale del numero;
- valore posizionale delle cifre.
La metodologia proposta vuole sviluppare il concetto di numero
"valorizzando le precedenti esperienze degli alunni Rom nel contare e ricordare
i simboli numerici, in contesti di gioco di vita familiare e sociale"
“Osservando quello che facevano al campo e quali erano le attività che più li
attiravano, un po' alla volta e procedendo per tentativi, ho elaborato un
percorso che si attua attraverso alcuni giochi con le carte”.
Il gioco rappresenta per i bambini Rom e Sinti un elemento di forte
MOTIVAZIONE ad apprendere.
Il gioco, infatti, si presenta come un "luogo di apprendimento"
semplice, con regole precise e definite, dove la lingua non é più veicolo
privilegiato di conoscenza, ma semplice strumento a fini pragmatici.
Il bambino impara attraverso il fare, per semplici deduzioni, senza subire lo
"svantaggio" dovuto alla scarsa o mancata conoscenza della lingua italiana.
Il contesto di gioco organizzato, ripetitivo dal punto di vista simbolico,
linguistico, affettivo, emotivo e relazionale attraverso giochi individuali, in
coppia o per piccoli gruppi, rappresenta un momento positivo:
- di apprendimento alla pari dei coetanei gagé;
- di socializzazione attraverso la conoscenza ed il rispetto di alcune
regole;
- di relazione con se stesso e gli altri attraverso il superamento
dell'ansia;
- di conoscenza della lingua italiana, veicolo per assolvere a semplici
richieste e bisogni.
Le attività di gioco non sono proposte in forma alternativa ad attività e
materiali strutturati ma a loro integrazione.
“Durante gli spostamenti da una scuola all’altra i giochi che utilizzavo con
alcuni bambini rom precedevano il mio arrivo; appena iniziavo, mi veniva
richiesto” ci fai giocare al gioco del cambio?....”, questo mi faceva capire che
i bambini che appartenevano a famiglie diverse e che abitavano in luoghi
diversi, quando si ritrovavano, parlavano di scuola, contrariamente a quanto si
può pensare.
Inoltre alcuni giochi erano così coinvolgenti che dovevo costruirne una serie
per permettere loro di continuare a giocare anche al campo sia con gli adulti e
sia con i più piccoli che ancora non frequentavano e questo costituiva un bel
biglietto da visita per la scuola soprattutto per quei bambini che si dovevano
iscrivere”
Una simile proposta metodologica appare sempre più percorribile e produttiva,
nella misura in cui si realizza un raccordo metodologico didattico tra le
insegnanti che intervengono sul bambino Rom.
L'impostazione ludica delle attività, l'accordo sull'uniforme utilizzo della
simbologia pur nella molteplicità delle esperienze proposte agli alunni,
appaiono variabili determinanti per un apprendimento lineare e progressivo.
Inoltre, se il gioco rappresentava sempre il "momento operativo
significativo" era riproposto successivamente anche nella forma scritta
con schede predisposte che rispettavano la gradualità precedentemente espressa
nel gioco e utilizzavano i medesimi simboli.
FINALITA’ EDUCATIVE DEI GIOCHI
Il gioco come "metodologia privilegiata" per coinvolgere gli
alunni Rom in un percorso di apprendimento efficace e significativo, é una
scelta che risponde a molteplici finalità:
- valorizzazione di sé ed autostima;
- valorizzazione della lingua romanés
- apprendimento-prevenzione-recupero;
- conoscenza e rispetto delle regole scolastiche
Prima di tutto nel gioco si propone un clima positivo di accoglienza, in cui
l'alunno Rom si trova in condizione di assoluta parità con i coetanei e ciò
favorisce lo sviluppo dell'autostima attraverso il superamento di difficoltà
linguistiche e concettuali che spesso il bambino Rom incontra nella "lezione
tradizionale" basata sulla comunicazione verbale dei concetti.
Inoltre, nell'attività ludica, il bambino Rom utilizza con abilità le sue
capacità intuitive, deduttive e pratiche; questo suscita nei compagni
atteggiamenti di stima che accrescono la "fiducia in sé dell'alunno Rom e
favoriscono un più armonico sviluppo della sua dimensione affettiva ed emotiva"
Nel gioco il bambino Rom scopre un "ambiente gratificante" dove
apprendere in modo spontaneo e divertente, attraverso l'azione diretta e mirata
tendente ad uno scopo preciso ed immediato.
Attraverso il gioco l'alunno si appropria, per deduzione, di conoscenze e
concetti come punti di riferimento cognitivi da utilizzare in contesti
successivi e differenziati mediante generalizzazioni ed astrazioni.
Nel gioco, l'alunno Rom é motivato a conoscere e rispettare regole stabilite
precedentemente; in tal modo egli si confronta con regole "diverse" dalla sua
cultura di appartenenza e progressivamente acquisisce una gamma diversificata di
atteggiamenti e comportamenti.
- Il gioco é predisposto tenendo conto di alcune variabili fondamentali
quali:
- l'interesse che può suscitare nell'alunno;
- le conoscenze da raggiungere in coerenza con i fondamenti
epistemologici della disciplina;
- le abilità cognitive e linguistiche da potenziare;
- il percorso cognitivo da innescare nell'alunno considerando l'età
psicologica.
Quindi: "dall'esperienza diretta a quella pensata" dal "concreto
all'astratto".
Fondamentale, nella realizzazione del gioco, è l'atteggiamento dell'insegnante
che non può né estraniarsi, né dirigere con atteggiamento autoritario, nè
fungere da semplice spettatore; deve farsi piuttosto animatore che guida e
partecipa con il medesimo entusiasmo degli alunni, pronto a sostenere,
incoraggiare e gratificare.
Inoltre, poiché l'amicizia tra l'alunno Rom e gagé non sempre si instaura
spontaneamente, l'insegnante dovrà essere particolarmente attenta a cogliere i
minimi segnali di positiva convivenza e relazione, per potenziarli e
rafforzarli.
TIPOLOGIA ED ELENCO DEI GIOCHI
I giochi proposti utilizzano materiali con i quali i bambini Rom, per motivi
culturali, hanno maggior familiarità, quali il gioco con le carte, i dadi, il
denaro, le auto e la velocità
- il gioco a scopa
- la tombola (prima, seconda, terza)
- il primo gioco del cambio
- carta her
- il trenino dei numeri
- i numeri amici
- alla stazione del...
- il secondo gioco del cambio
- le carte di baba
Tutti questi giochi sono finalizzati a sviluppare il concetto di numero ad
integrazione delle attività di classe e si riferiscono ai diversi livelli di
acquisizione
1) Conoscenza del segno numerico
- nominalizzazione
- lettura
- scrittura
Il bambino Rom, non adeguatamente sostenuto dalla competenza linguistica in
lingua italiana, raggiunge questo livello con maggior difficoltà rispetto ai
bambini gagè; pertanto le tre abilità: pronuncia, lettura e scrittura
devono essere allenate attraverso specifici percorsi con una particolare
attenzione all'aspetto linguistico.
2) Aspetto ordinale del numero.
3) Aspetto cardinale del numero.
4) Valore posizionale delle cifre.
Per quanto riguarda l’aspetto cardinale del numero e il valore posizionale sono
stati utilizzati i giochi con le carte e l’uso del denaro, sviluppando in modo
graduale il processo della simbolizzazione e allenando le abilità del contare
come sequenza numerica verbale e come corrispondenza tra l’atto del contare e la
quantità numerica.
Mentre per l’acquisizione dell’aspetto ordinale del numero si è utilizzato uno
sfondo di tipo fantastico con l’utilizzo di un trenino un po' speciale, dove la
sequenza numerica verbale non era più una corrispondenza tra l’atto del contare
ed una quantità numerica, ma una corrispondenza tra l’atto del contare e uno
spostamento da sinistra a destra seguendo l’asse orizzontale dei numeri fino al
numero 9
L'esperienza con i bambini Rom ha evidenziato l'importanza di programmare
separatamente, percorsi graduali, mirati ed esaustivi per ciascuno dei quattro
obiettivi
La programmazione dettagliata di contenuti, attività e modalità di verifica, se
é la base di ogni lavoro scolastico, rappresenta la condizione assolutamente
inderogabile per guidare e controllare il processo formativo dei bambini Rom.
ORGANIZZAZIONE DEI GIOCHI
Alcuni giochi venivano realizzati in classe con tutti i compagni, per altri
giochi si utilizzava un’altra aula adibita a laboratorio interculturale : queste
le possibilità e le modalità
- bambino Rom più insegnante;
- gruppo di bambini Rom di diversa età e diverso livello di apprendimento
più insegnante;
- gruppo di bambini Rom e bambini gagé appartenenti alla stessa classe più
insegnante.
Le modalità indicate dovevano valutare diverse esigenze:
- i tempi di attenzione e concentrazione
- il numero ridotto come condizione più idonea per la attiva
partecipazione di tutti gli alunni;
- permettere all'insegnante di seguire l'alunno Rom con maggiore
continuità sia per gli apprendimenti logico matematici, che per il rispetto
delle regole;
- offrire all'alunno Rom la possibilità di allenarsi senza sforzo su
abilità acquisite, soprattutto in riferimento a problemi dovuti alla
frequenza irregolare e alle mancate esercitazioni pomeridiane
La scelta di una modalità di gioco rispetto ad un'altra dipendeva:
- dalla disponibilità di orario per l'insegnamento individualizzato;
- dal rapporto instaurato tra l'alunno Rom e l'insegnante;
- dal tipo di collaborazione offerta dalle altre insegnanti del
team,soprattutto in ordine alla gestione dei tempi di compresenza;
- dalla difficoltà del bambino a stare in classe per seguire il
normale
programma;
- dalla necessità di creare momenti d'incontro positivi e
soddisfacenti
tra tutti gli alunni Rom del gruppo e tra gli alunni Rom e gli alunni gagé
che frequentavano la stessa classe.
E’ superfluo sottolineare che la terza modalità è la più produttiva ed
efficace non solo per i risultati che si sono registrati sul livello di
apprendimento ma soprattutto sul versante relazionale ed affettivo : la
relazione positiva con i compagni costituisce una condizione fondamentale per
l'apprendimento.
Inoltre inizialmente venivano utilizzati come unica attività alternativa
alle lezioni in classe, in un successivo momento, nella misura in cui procedeva
la socializzazione, venivano proposti come base e motivazione alle attività
scolastiche, infine erano concessi come gratificazione e/o premio.
Di Fabrizio (del 08/07/2007 @ 09:53:23, in scuola, visitato 1838 volte)
Da Czech_Roma
Krnov, North Moravia, July 3 (CTK) - Il municipio di Krnov abolirà le classi speciali dove il 95% dei bambini sono Rom. L'ha comunicato oggi Dita Cirova, portavoce del municipio.
Cirova ha detto che il municipio intende integrare i Rom nelle altre scuole della città per evitare ulteriori problemi in seguito con le classi collettive.
Uno dei principali aspetti della decisione è che i costi per le scuole speciali sono diverse volte superiori delle altre scuole, aggiunge Cirova.
"Non intendiamo separare i Rom, quantunque i Rom stessi hanno scelto la scuola," dice la vicesindaca Alena Krusinova.
"Tuttavia, vogliamo offrire loro le stesse possibilità e condizioni di educazione come per il resto dei bambini di Krnov," dice la Krusinova.
La scuola segue i bambini dal primo al quinto grado ed è molto popolare tra i Rom, in quanto tiene conto dei loro problemi.
Gli insegnanti prestano attenzione alle relazioni e tradizioni dei Rom, la scuola fornisce corsi preparatori e attività libere e ci sono assistenti Rom. Ci sono gruppi di musica e danza.
Però i problemi emergono quando i bambini avanzano al sesto grado dell'istruzione.
"Entrano nelle classi dove già ci sono collettivi stabilizzati. A causa delle diverse caratteristiche e complessità, a volte è difficile per loro integrarsi" continua Krusinova.
Frequentando la scuola collettiva già dal primo grado, hanno maggiori possibilità di raggiungere livelli più alti e integrarsi col resto dei bambini, aggiunge.
L'integrazione partirà da settembre. D'altra parte, il municipio intende fornire le scuole di assistenti Rom.
Di Fabrizio (del 04/07/2007 @ 10:16:50, in scuola, visitato 1705 volte)
Da Slovak_Roma
L'associazione Luludi è una delle prime organizzazioni in Slovacchia dedicata al rafforzamento dell'identità culturale rom, tramite la letteratura ed ha pubblicato due numeri di una rivista bilingue per l'infanzia Rom chiamata Luludi (che in romanes significa "fiori")
Dezider Banga, conosciuto poeta Rom ed editore della serie, ci pensava dal 1997 dopo la pubblicazione del libretto per l'infanzia - Romano hangoro and Romani genibarica. Scopo della rivista è di colmare il gap del sistema educativo in Slovacchia - mancanza di adeguato materiale di lettura per i bambini Rom.
Le due uscite, supportate dal progetto VORBA sono dedicate alla crescita della consapevolezza culturale dei bambini rom, presentando loro materiale di facile lettura con storie e poemi. I testi sono affiancati da immagini colorate per attirare l'immaginazione dei bambini.
Le due uscite della rivista hanno raggiunto il loro target attraverso una distribuzione a tappeto delle istituzioni slovacche - scuole ed altre autorità educative.
Page Back - Issue 37 - June 2007
Di Fabrizio (del 29/06/2007 @ 09:25:43, in scuola, visitato 2543 volte)
By Marianna Tziantzi - da
Roma_Rights
Paraskevoula Sambanis è una bellissima ragazza rom con occhi
scintillanti, e domenica è stata protagonista del popolare programma televisivo
"Protagonisti" di Stavros Theodorakis. La ragazza undicenne, che vive ad
Aspropyrgos nell'Attica occidentale, è l'unica nella sua vasta famiglia che
sappia leggere e scrivere. Non vuole maritarsi giovane, ma intende prima
terminare gli studi e diventare pediatra. Ce la farà? Forse, se supererà grandi
ostacoli.
La vediamo mentre poggia i suoi libri in una piccola tenda
issata in un vecchio hangar, questo è il suo studio. Con i libri di testo per
terra, Paraskevoula studia a gambe incrociate. A notte, continua al chiarore di
una lanterna.
La telecamera vuole catturare gli aspetti più interessanti della
vita nell'accampamento rom - le facce espressive, i bambini che giocano
all'aperto, l'agitarsi dei corpi con la musica. Ma le immagini soo accompagnate
da storie che sono tutto tranne che fotogeniche: storie di povertà,
analfabetismo, fogne a cielo aperto, malasanità ed esclusione sociale.
E la scuola?
"La scuola è bruciata," rimarca Paraskevoula casualmente.
E' così, anche se la scuola non è andata a fuoco casualmente.
Persone non identificate hanno appiccato le fiamme durante le vacanze di Pasqua
ad aprile. Il programma mostra tre containers con le pareti carbonizzate. I tre
containers una volta erano la scuola.
Qui è dove Paraskevoula e altri 50 bambini rom avevano le loro
lezioni, separati dagli "altri".
Questa è la grande notizia, la sfida per ogni giornalista, ma
sfortunatamente mal si coniuga col format di questo tipo di show, che si
focalizza sulle personalità, non sulle notizie. Quello che potrà influenzare il
futuro della giovane Paraskevoula, viene solo accennato.
La scuola rom fu creata a settembre 2005, per la pressione dei
genitori che non volevano i loro figli nella stessa classe dei Rom. Ma
precedentemente vennero sfondate le finestre, poi apparvero graffiti offensivi,
venne rubato l'impianto di condizionamento, e questa Pasqua sconosciuti
assalitori hanno terminato la lista dei sabotaggi.
Quando apre una scuola, chiude una prigione, le voci circolano.
Ma cosa succede quando brucia una scuola? La notizia dell'incendio ha impiegato
sei settimane per arrivare ai media. Le comunità rom non hanno blogs per
pubblicizzare le loro sofferenze.
"Protagonisti" è uno show con la sua specifica attitudine, un
passo rapido, un buon lavoro di telecamera e direzione. Si avvicina ai suoi
soggetti con sensibilità e tenerezza. In questo caso la ragazzina era un
soggetto affascinante, ma non si deve dimenticare che la vita è il protagonista
più perfido di tutti.
Di Fabrizio (del 31/05/2007 @ 09:45:55, in scuola, visitato 2868 volte)
Da
Bulgarian_Roma
UN ANNO SCOLASTICO DI SUCCESSO
Il 24 maggio è il giorno dell'alfabeto bulgaro. E' una grande
festa per gli studenti del primo grado. Quest'anno la festa è stata ancora più
grande per gli studenti del primo grado che vivono nel ghetto rom di Veliko
Turnovo.
Da più di un anno il Centro Amalipe ha iniziato a lavorare con
questi bambini e i loro genitori, per rompere il circolo vizioso delle scuole
speciali per bambini ritardati mentalmente che sono frequentate da molti bambini
del ghetto, la qual cosa porta alla miseria e alla disoccupazione.
Anke è una di loro. Era molto nervosa all'inizio della scuola,
l'anno precedente andava alla scuola speciale della città. Quest'anno è iscritta
nella scuola "normale". Sua madre voleva che fosse questo il suo nuovo inizio.
Per questo l'ha iscritta nuovamente in prima. Anke all'inizio aveva molta paura.
Chiedeva: "Mi picchieranno come facevano sempre nella scuola speciale? Mi
prenderanno in giro perché vengo dalla scuola speciale?"
Non è stato un facile inizio neanche per Ivan. Anche lui si è
iscritto in prima per la seconda volta. L'anno scorso era in un'altra scuola, ma
già il primo giorno era stato insultato da un insegnante ed i suoi genitori
l'avevano ritirato. Gli insegnanti della scuola speciale tentarono più volte di
convincerli a mandarlo a scuola. Rifiutarono. Sapevano che se Ivan voleva un
futuro migliore, doveva andare alla scuola normale. All'inizio per Ivan è stata
dura. Non aveva l'abitudine a stare in classe (e nemmeno nella scuola). La prima
settimana scappava da scuola per tornare a casa. Suo padre dovette prendere un
permesso per assentarsi dal lavoro e stare con Ivan a scuola finché non si è
abituato.
Anche per Georgi l'inizio è stato duro. A otto anni non era mai
andato a scuola e neanche all'asilo d'infanzia. La sua vita l'aveva vissuta per
le strade del ghetto. Non sapeva comunicare con gli altri bambini e non aveva
mai preso in mano una penna. Durante l'estate le insegnanti della scuola
speciale avevano provato ad iscriverlo. Senza successo, perché non voleva
sentire parlare di scuola. Il lavoro con i suoi genitori è stato il più
duro. C'è voluto più di un mese dall'inizio della scuola per convincerlo che non
c'era niente di male nell'andare a scuola.
Ora tutti e tre hanno terminato il primo grado alla scuola Petko
Rachev Slaveykov. E' una delle scuole migliori nel centro città. La mattina del
24 Anke, Ivan e Georgi hanno festeggiato con i genitori, ognuno di loro portando
un mazzo di fiori.
Inizia la festa. Viene chiesto ai bambini cosa hanno imparato
durante l'anno. I bambini scrivono, disegnano e fanno di conto. Le mani di Anke,
Ivan e Georgi si alzano contemporaneamente. Qualche volta rispondono giusto,
altre sbagliato - come gli altri bambini, rimanendo attivi. Sono contenti di
sentire il contatto e l'amicizia di insegnanti e compagni di classe.
Non è stato facile arrivare a questo 24 maggio.. Abbiamo
lavorato molto con i genitori dei nostri bambini. Assieme al direttore e agli
insegnanti abbiamo lavorato anche con i genitori degli altri bambini e con i
bambini stessi. Durante i nove mesi i volontari di Amalipe hanno svolto ogni
settimana attività con i bambini per aiutarli a convivere. Ora Anke è la
migliore della sua classe.
Anche gli altri bambini del ghetto sono scappati dalla trappola
delle scuole speciali e ora sono tra i migliori studenti delle loro classi. I
nove mesi hanno provato quanto sia importante per i bambini rom andare a scuola
come tutti gli altri. E' stato anche provato che i nostri ragazzi possono
farcela. Questi mesi d'altra parte hanno mostrato che per ottenere risultati
bisogna compiere molti sforzi - che coinvolgono tutti noi: gli stessi bambini, i
genitori, gli insegnanti, le OnG...
AMALIPE CENTER FOR INTERETHNIC DIALOGUE AND TOLERANCE, VELIKO TURNOVO
Bulgaria, Veliko Turnovo 5000,p.o.box 113, tel: 062/600-224, 600 541;
0888/681-134;
e-mail: deyan_kolev@yahoo.com,
center_amalipe@yahoo.com,
Di Fabrizio (del 27/05/2007 @ 12:31:01, in scuola, visitato 2410 volte)
Pubblicato su
Rom
Sinti @ Politica, con richiesta di diffusione
Da mesi tutti i bambini Rom e Sinti che vengono
forzatamente e “legalmente” allontanati dopo l’abbattimento delle
loro povere baracche dalle ruspe, vagano per la Capitale in cerca di un posto
dove dormire.
Vista l’insensibilità e l’ipocrisia dei nostri politici, sul concetto di
solidarietà e legalità, come mamma e insegnante, mi rivolgo a tutte le
persone che hanno a cuore i bambini e chiedo loro di sottoscrivere e diffondere
questa foto con uno degli articoli della Convenzione Internazionale sui diritti
dell'infanzia, approvata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 20
novembre 1989 e ratificata anche dall’Italia
Articolo 2 della Convenzione
1.Gli Stati parti s'impegnano a rispettare i diritti che sono enunciati nella
presente Convenzione ed a garantirli ad ogni fanciullo nel proprio ambito
giurisdizionale, senza distinzione alcuna per ragioni di razza, di colore, di
sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, del
fanciullo o dei suoi genitori o tutori, della loro origine nazionale, etnica o
sociale, della loro ricchezza, della loro invalidità, della loro nascita o di
qualunque altra condizione.
2.Gli Stati parti devono adottare ogni misura appropriata per assicurare che il
fanciullo sia protetto contro ogni forma di discriminazione o di sanzione
motivata dallo status, le attività, le opinioni espresse o il credo dei suoi
genitori, dei suoi tutori o di membri della sua famiglia.
Quanti volessero sostenere questo appello, sono pregati di:
- inserirlo nei loro blog
- inviarlo ai loro amici e conoscenti pregandoli di fare la stessa operazione
- trasmetterlo ai vari organi di stampa e informazione
- consegnarlo a persone dello spettacolo, della cultura, del cinema, della
musica,dello sport….
- coinvolgere le varie organizzazioni sindacali
- esporre il volantino nei luoghi di lavoro, di culto, presso le università…..
- farlo pervenire all’Unicef e a tutte le associazioni che si occupano di minori
- ………
Maria Grazia Dicati
“La tua casa non c’è più e dovunque andrete vi manderemo via”
(Foto di Simona Caleo)
Di Fabrizio (del 18/05/2007 @ 10:00:38, in scuola, visitato 2135 volte)
«Se fosse vero che a causa dei nomadi gli altri bambini restano indietro, in
pochi anni avremmo chiuso. Invece... E poi abbiamo il riscontro delle scuole
medie. I nostri alunni non hanno nulla da invidiare agli altri, quelli che
vengono dalle altre scuole elementari. Anzi...».
A parlare è Antonio Perazzi, uno dei maestri della scuola elementare
"Francesco Baracca" di Mestre. Una scuola di frontiera, come di frontiera era
l'esperienza del pilota cui è intitolata, che andava su e giù per i cieli a
battagliare con quegli aerei di "carta" che si facevano nel primo '900.
Una multiformità che non si nota. Un dato solo: alla "Baracca", su una
settantina di iscritti, circa venti sono rom o sinti. Anzi, quasi tutti
sinti. O, per dirla che la capiscano tutti, zingari.
Sono i bimbi del vicino campo di via Vallenari, quello di cui si parla sui
quotidiani un giorno sì e l'altro pure perché si progetta di spostarlo e di
collocarlo in un'altrea area, appositamente attrezzata.
Però, entrando a scuola ci si rende ben poco conto, di primo acchito, di questa
sorta di record da Guinness: tutt'al più si osserva qualche bambino che ha la
pelle più scura. Ma sono gli stessi che all'intervallo stanno giocando insieme
ad altri dal colorito molto italiano. E anche in classe i ragazzini che potresti
immaginare di altra etnia sono sparpagliati qua e là per l'aula: scelta degli
insegnanti, che cercano di favore l'osmosi e scoraggiano la formazione di
gruppetti fissi, legati magari dall'etnia.
Quando poi cominciano ad aprir bocca e a fare domande all'ospite (il cronista),
vanno a raffica, senza distinzioni, curiosi anche di sapere quanto guadagna un
giornalista.
La "Francesco Baracca" è uno degli avamposti dell'integrazione. E anche se non è
tutto rose e viole, è un'esperienza di formazione e di condivisione culturale
che da anni sta dando lusinghieri risultati.
Alessandra Bressan, storica insegnante della "Baracca", dove ha passato
più di trent'anni, si ricorda bene la situazione degli esordi. Allora sì la
continuità della presenza a lezione degli alunni nomadi era una quasi-utopia. E
il senso della disciplina e il rispetto delle regole e degli orari erano ben
lungi dall'essere acquisiti.
Cos’è cambiato da trent’anni fa. Alessandra Bressan ha smesso di
insegnare pochi anni fa, ma la passione per la sua scuola e per questo cocktail
inusuale di umanità la tiene ancora avvinta al complesso scolastico che si trova
in fondo a via Bissuola: era lì anche per organizzare, qualche settimana fa, il
concorso "Io e gli altri", con la successiva premiazione dei disegni elaborati
dagli alunni.
Da trent'anni fa la "scuola degli zingari" è cambiata. Non nel senso di una
forzata assimilazione, ma in quello di un progressivo avvicinamento fiducioso:
«Si è via via creato un rapporto di fiducia con i genitori», sottolinea il
maestro Perazzi.
I segni del cambiamento possono sembrare piccoli, ma sono importanti: da qualche
anno i piccoli sinti si fermano a mangiare alla mensa scolastica; prima non
accadeva. Oppure tornano al pomeriggio, nelle giornate di rientro; prima non
accadeva.
E non accadeva neppure - ricorda il maestro Nerio Bellemo - che venissero
in gita. Adesso, invece, le mamme si fidano e, anche se mantengono un po' di
ansie iper-protettive, affidano i loro figli agli insegnanti: «Purché - aggiunge
qualcuna - lei, maestro, tenga mio figlio per mano».
Un saluto dalla curva. Parimenti, i papà sinti manifestano, magari un po'
a modo loro, il compiacimento di avere i propri ragazzi a scuola: all'intervallo
si avvicinano al cancello per fare un buffetto ai figli che giocano in cortile;
oppure passano in auto e dal curvone danno un colpo di clacson per dire ciao ai
bimbi.
E i nei? E le incomprensioni o le distanze culturali ? Non sono scomparse del
tutto. Anche se il nomadismo è sempre meno diffuso, capita anche oggi che
qualche famiglia del campo di via Vallenari ad un certo punto prenda su baracca
e burattini e se ne vada, anche per qualche settimana. Il che non fa certo bene
alla continuità didattica.
Ma la novità è che un bambino (è successo qualche mese fa) chiami al telefono il
suo maestro per dirgli: «Io voglio stare lì con te, nella mia scuola a Mestre».
Così anche le difficoltà linguistiche che, sia pure più contenute di un tempo,
persistono, sono controbilanciate da aspetti positivi: «Chiedo ai miei alunni -
esemplifica Bellemo - di aiutarmi a spostare i banchi o di prestare una matita a
chi se l'è dimenticata? I più gentili e più veloci sono i nomadi».
Di buono perfino gli odori. Certo, bisogna che gli insegnanti siano
uniti, appassionati. Non è che alla "Baracca" ci debbano essere dei maestri con
una marcia in più: in tante altre elementari - anche se la cosa non finisce in
prima pagina - ci sono educatori competenti e generosi.
Ma alla "Francesco Baracca" bisogna aver presente che si è comunque immersi in
un'esperienza pilota. Perdipiù, in una scuola piccola, si instaura un clima di
comunità. Se ne fa portavoce Antonio Perazzi: «Con i colleghi si è costruita una
vera sintonia. Ma se devo dire perché io mi trovo bene ad insegnare qui, dico
che è perché ritrovo la spontaneità, la freschezza, quel modo affettuoso e
riconoscente di fare che vedevo negli alunni delle mie prime esperienze da
maestro, quando, in un paese delle colline emiliane, insegnavo in una scuola di
campagna pluriclasse: 7 bambini dalla prima alla quinta. Perfino gli odori - di
fresco e di aperto - ho ritrovato nelle classi qui alla "Baracca"».
Di Fabrizio (del 16/05/2007 @ 09:40:08, in scuola, visitato 2992 volte)
Da
Roma_Shqiperia
La maggior parte dei bambini rrom vive in condizioni socio-economiche
estreme, sono presenti contingenze negative e queste sono collegate ad
insufficienze materiali per ottenere l'educazione dei bambini. La maggior parte
delle contingenze negative sono collegate all'analfabetismo che a sua volta è
conseguenza dell'assenza di educazione prescolare e scolare, una situazione che
accompagna i bambini rrom per tutta la loro vita. In questa condizione il
loro livello di scolarizzazione peggiora continuamente, ciò diventa palese nelle
classi seconde e terze quando diminuiscono le loro capacità di assimilazione.
Un'altra causa seria è che molti bambini non sono registrati negli uffici
pubblici [...] La ragione è connessa ai matrimoni prematuri (13-17 anni) delle
ragazze rrom.
Cattive condizioni e vita in miseria, senza un riparo, senza il minimo delle
comodità sono conseguenza della tradizione di vivere in case temporanee dove
l'assenza del minimo indispensabile è evidente. Queste sono le ragioni che
impediscono una normale educazione e la creazione della loro personalità futura.
Come conseguenza i bambini rrom interrompono i loro studi, abbandonano la
scuola, il numero degli analfabeti aumenta, questo porta all'aumento dei
consumatori di droga, delle vittime di traffico di persone e dei bambini che
lavorano in nero ecc.
Tenendo conto di queste situazioni, cresce la necessità di assicurare non
solo il livello di vita socio-economico. Queste sono le premesse, ma noi
lavoriamo per assicurare la continuità nell'educazione per tutti i 9 anni del
sistema scolastico attraverso la creazione di condizioni e di un sistema
ausiliari.
La realizzazione di insegnamento supplementare può essere un metodo efficace
per aiutare gli studenti nei campi dove mostrano inferiorità. Lezioni
complementari danno la capacità di assorbire i programmi educativi.
Alcune indagini, assieme alla nostra esperienza, mostrano che le zone
più problematiche sono quelle dove sono diffuse le minoranze rrom, che devono
essere considerate separatamente, conformemente ai loro bisogni. Tra queste ci
sono: Allias (Kinostudio) , Selite, Nishtulla Nr 3, Tirane, Fushekruje , Shkozet
Durres , Rrapishte Elbasan, Bilisht, Kullair Korce , Baltez Fier, Levan Fier,
Llakatund Vlore, Morave Berat,
E' necessario aiutare lo sviluppo delle condizioni socio-economiche. Lo
sviluppo della continuità scolastica sarà primariamente assicurata creando le
condizioni per la frequenza e il non abbandono scolastico. La nostra sfida è la
frequenza nei 9 anni obbligatori.
Questa è una ragione perché pensiamo che la realizzazione di insegnamento
supplementare può essere un metodo efficace. Gli studenti dovrebbero essere
aiutati nelle materie dove mostrano deficienze. Le lezioni complementari li
rende in grado di assorbire i programmi educativi.
Molti dei bambini rrom, specialmente quelli di famiglie nel bisogno, hanno
serie deficienze che li allontanano dalla normale frequentazione della scuola
media pubblica.
Come è indicato nel programma dell'Atto Fondativo dell'organizzazione Rromani
Baxt Albania, una delle priorità nel campo dell'educazione è il preservare
ed imparare la lingua rrom. Giudichiamo la lingua un elemento fondamentale
dell'identità rrom, da salvare dall'assimilazione, che è una naturale
conseguenza della coesistenza con la maggioranza. E' importante coltivare
parametri contemporanei dellostandard della lingua rrom.
Il nostro desiderio è importante, ma non basta. Donatori come CCFD Francia e
CORDAID Olanda aiutano il nostro progetto ad Alliasi (Kinostudio) . Entrambe
tentiamo di insegnare la lingua rrom con metodi innovativi e questo non basta.
E' necessario il sostegno con testi pedagogici, con letteratura appropriata che
permettano sistemi moderni per l'insegnamento della lingua.
La creazione di una modesta infrastruttura, coadiuvata con audiovisivi, con
pubblicazioni illustrate, con racconti filmici permettono l'assorbimento della
lingua rrom alle giovani generazioni. E' evidente il bisogno di insegnanti rrom,
la loro preparazione pedagogica, la creazione di un gruppo solido, capace di
insegnare il rromanes in tutta la sua profondità.
Nel processo educativo, sin dai primi anni si notano deficienze
nell'equipaggiamento con testi scolastici e letterari, [...]
E' importante fornire aiuto finanziario agli studenti talentuosi di livello
economico più basso, per pagare le spese scolastiche e di alloggio nei casi in
cui studino in altri distretti.
I Rrom che frequentano il ginnasio hanno deficienze in diverse materie e in
quelle comprese nell'esame di maturità, che sono di speciale importanza come
parte dei test obbligatori per accedere all'università.
L'esperienza condivisa dice che la realizzazione di insegnamento supplementare
per quanti frequentano il ginnasio può essere un metodo efficace. I ragazzi
andrebbero aiutati in quelle materie dove provano inferiorità. Le lezioni
complementari permettono loro di passare i test per andare all'università.
E' possibile rendersi conto che la creazione delle condizioni richieste, si
incontra con la crescente sensibilità per la creazione di un'intelligenza rrom,
che permetterà il raggiungimento di livelli professionali ed educativi, una
obbligatoria richiesta del mercato del lavoro e l'integrazione dei più giovani
nella società.
La creazione di una generazione rrom scolarizzata, con un contemporaneo
livello nella teoria e nella pratica, sono la premessa per la loro inclusione
nelle strutture amministrative, tra cui quelle dove la presenza dei rrom è
importante per la comunità.
Questa orientazione socio-economica come priorità della strategia di Rromani Baxt Albania
vede giovani ragazzi e ragazze rrom che abbiano l'ambizione di frequentare le
università, qui o all'estero.
Per quanto sopra descritto, questi sono gli obiettivi e priorità:
· 1.1 Educazione prescolare.
· 1.2 Educazione e creazione delle condizioni più appropriate per assicurare la
frequenza della scuola pubblica e il suo non abbandono.
· 1.3 Educazione e creazione delle condizioni più appropriate per
assicurare la frequenza della scuola media.
· 1.4 Educazione e creazione delle condizioni più appropriate per
assicurare la frequenza dell'università.
·
1.5 Protezione, coltivazione ed assorbimento del linguaggio rrom, che significa
la creazione di una infrastruttura con significati e sviluppi didattici,
formazione dello staff didattico che seguirà l'insegnamento della lingua rrom.
Pubblicazione di letteratura pedagogica, illustrati, audiovisivi, che
aiutino l'apprendimento della lingua rrom conforme agli standard attuali.
Suscettibilità dell'opinione pubblica e pressione democratica per includere
l'insegnamento della lingua rrom nei programmi della scuola pubblica,
soprattutto dove esiste un'alta percentuale di popolazione rrom.
Devlesar
Furtuna
Rromani Baxt Albania
Address: Rruga "Halit Bega", Nr. 28, Tirane
Tel/Fax: 00 355 4 368 324, E-mail
afurtuna@albaniaonl ine.net
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