Ricevo da Maria Grazia Dicati
Cronistoria e Motivazione di un Percorso Matematico
Le proposte raccolte si riferiscono a un percorso di insegnamento-apprendimento
relativamente ad alcuni concetti aritmetici ed in particolare al concetto di
numero
Tale percorso é il risultato di una attività di "ricerca sul campo" come
fonte privilegiata per l'acquisizione di conoscenze e di tecniche più adeguate
per favorire l' apprendimento degli alunni Rom.
Per gli alunni Rom ai quali si riferisce lo specifico intervento didattico
l'apprendimento risultava condizionato da numerosi fattori, tra cui
l’insufficiente conoscenza della lingua italiana e la mancanza di esperienze
prescolastiche nella scuola dell’infanzia.
Tali problematiche, rivelatesi in tutta la loro gravità in un'alunna, hanno
rappresentato la "motivazione psicologica e professionale" per la
ricerca-azione.
“All’inizio del mio lavoro, come insegnante distaccata dalla classe, ben
presto mi sono accorta del grave dislivello degli alunni rom rispetto ai
compagni: tutti per quanto riguarda l’area logico matematica avevano grosse
lacune perfino sugli apprendimenti elementari e primari, concetti chiave che
pregiudicano gli apprendimenti successivi.
Una ragazzina di V conosceva a fatica i numeri entro il 10 con incertezza nella
lettura tra il 7 ed il 4 e il 6 ed il 9, un'altra di IV conosceva con difficoltà
i numeri entro il cento ma non conosceva la struttura della numerazione in base
10, un'alunna di II non conosceva i numeri e.... potrei continuare con altri
esempi.
Dopo i primi tentativi di ripercorrere le fasi in modo più lento,
individualizzando al massimo il percorso e utilizzando i materiali più comuni
(regoli, blocchi logici, multibase...), mi sono accorta che i risultati non
erano soddisfacenti ed inoltre i bambini erano demotivati e a volte si
rifiutavano di lavorare.
Si era tentato di utilizzare alcuni giochi motori, ma l’eccitazione ed altri
elementi interferivano nell’attenzione e nella concentrazione e non favorivano
né l’apprendimento né la relazione
Una bambina in particolare soffriva tremendamente e non riusciva a capacitarsi
sul fatto che tutti avevano imparato mentre lei no : era talmente frustata e si
sentiva così inferiore rispetto ai suoi compagni che anche nelle attività dove
era molto brava, ad esempio nel gioco della pallavolo, era impacciata e rigida;
in classe si mimetizzava, non interveniva e non partecipava , inutili erano le
mie spiegazioni sul fatto che lei parlava un’altra lingua e che l’insegnante,
non conoscendo tale lingua, si trovava in difficoltà.
D’altra parte la non conoscenza dei segni numerici e delle prime competenze
logico matematiche non permetteva molte possibilità di lavoro all’interno della
classe per cui durante le attività matematiche specifiche, si doveva procedere
con un lavoro differenziato non sempre motivante e/o gratificante.
Molto più grave era la situazione della ragazzina di V, che , sprovvista della
strumentalità minima di base , può aver vissuto in modo negativo i cinque anni
di scuola e in particolare una disciplina così importante come la matematica,
l’insegnante avrà pensato che la bambina forse aveva problemi o deficit
intellettivi e chissà che opinione sulla scuola si saranno fatto i genitori
della ragazzina.
Risultati così deludenti non contribuiscono certamente a creare quel clima di
fiducia e di stima tra il mondo dei rom e la scuola”.
Questa situazione alquanto generalizzata, è stata di stimolo per individuare
metodi e strategie alternative, per favorire l'apprendimento dei concetti in un
contesto di accettazione e valorizzazione del sé, nonché della "fiducia di
base".
E' chiaro dunque che la metodologia qui proposta, non é stata utilizzata con i
bambini Rom che seguivano il regolare programma scolastico.
“Si procedeva abbastanza parallelamente con la programmazione di classe e non
era completamente alternativo a ciò che l’insegnante di classe svolgeva, ma di
supporto e di integrazione, in quanto l’obiettivo primario era quello di far
partecipare a pieno titolo il bambino rom all’attività della classe .
Proposte che prevedono un insegnamento alternativo, secondo me, sono proposte
che possono tenere l’alunno lontano dalla classe ed inoltre in caso di un
cambiamento di scuola, cosa peraltro frequente tra i rom, l’alunno potrebbe
trovarsi in difficoltà;
ritengo quindi di fondamentale importanza considerare i metodi e gli itinerari
più comuni che vengono attuati nelle classi”
Le difficoltà riscontrate riguardavano l'acquisizione di "concetti chiave"
che pregiudicano gli apprendimenti successivi, quali:
- lettura e nella scrittura dei simboli numerici;
- aspetto ordinale del numero;
- aspetto cardinale del numero;
- valore posizionale delle cifre.
La metodologia proposta vuole sviluppare il concetto di numero
"valorizzando le precedenti esperienze degli alunni Rom nel contare e ricordare
i simboli numerici, in contesti di gioco di vita familiare e sociale"
“Osservando quello che facevano al campo e quali erano le attività che più li
attiravano, un po' alla volta e procedendo per tentativi, ho elaborato un
percorso che si attua attraverso alcuni giochi con le carte”.
Il gioco rappresenta per i bambini Rom e Sinti un elemento di forte
MOTIVAZIONE ad apprendere.
Il gioco, infatti, si presenta come un "luogo di apprendimento"
semplice, con regole precise e definite, dove la lingua non é più veicolo
privilegiato di conoscenza, ma semplice strumento a fini pragmatici.
Il bambino impara attraverso il fare, per semplici deduzioni, senza subire lo
"svantaggio" dovuto alla scarsa o mancata conoscenza della lingua italiana.
Il contesto di gioco organizzato, ripetitivo dal punto di vista simbolico,
linguistico, affettivo, emotivo e relazionale attraverso giochi individuali, in
coppia o per piccoli gruppi, rappresenta un momento positivo:
- di apprendimento alla pari dei coetanei gagé;
- di socializzazione attraverso la conoscenza ed il rispetto di alcune
regole;
- di relazione con se stesso e gli altri attraverso il superamento
dell'ansia;
- di conoscenza della lingua italiana, veicolo per assolvere a semplici
richieste e bisogni.
Le attività di gioco non sono proposte in forma alternativa ad attività e
materiali strutturati ma a loro integrazione.
“Durante gli spostamenti da una scuola all’altra i giochi che utilizzavo con
alcuni bambini rom precedevano il mio arrivo; appena iniziavo, mi veniva
richiesto” ci fai giocare al gioco del cambio?....”, questo mi faceva capire che
i bambini che appartenevano a famiglie diverse e che abitavano in luoghi
diversi, quando si ritrovavano, parlavano di scuola, contrariamente a quanto si
può pensare.
Inoltre alcuni giochi erano così coinvolgenti che dovevo costruirne una serie
per permettere loro di continuare a giocare anche al campo sia con gli adulti e
sia con i più piccoli che ancora non frequentavano e questo costituiva un bel
biglietto da visita per la scuola soprattutto per quei bambini che si dovevano
iscrivere”
Una simile proposta metodologica appare sempre più percorribile e produttiva,
nella misura in cui si realizza un raccordo metodologico didattico tra le
insegnanti che intervengono sul bambino Rom.
L'impostazione ludica delle attività, l'accordo sull'uniforme utilizzo della
simbologia pur nella molteplicità delle esperienze proposte agli alunni,
appaiono variabili determinanti per un apprendimento lineare e progressivo.
Inoltre, se il gioco rappresentava sempre il "momento operativo
significativo" era riproposto successivamente anche nella forma scritta
con schede predisposte che rispettavano la gradualità precedentemente espressa
nel gioco e utilizzavano i medesimi simboli.
FINALITA’ EDUCATIVE DEI GIOCHI
Il gioco come "metodologia privilegiata" per coinvolgere gli
alunni Rom in un percorso di apprendimento efficace e significativo, é una
scelta che risponde a molteplici finalità:
- valorizzazione di sé ed autostima;
- valorizzazione della lingua romanés
- apprendimento-prevenzione-recupero;
- conoscenza e rispetto delle regole scolastiche
Prima di tutto nel gioco si propone un clima positivo di accoglienza, in cui
l'alunno Rom si trova in condizione di assoluta parità con i coetanei e ciò
favorisce lo sviluppo dell'autostima attraverso il superamento di difficoltà
linguistiche e concettuali che spesso il bambino Rom incontra nella "lezione
tradizionale" basata sulla comunicazione verbale dei concetti.
Inoltre, nell'attività ludica, il bambino Rom utilizza con abilità le sue
capacità intuitive, deduttive e pratiche; questo suscita nei compagni
atteggiamenti di stima che accrescono la "fiducia in sé dell'alunno Rom e
favoriscono un più armonico sviluppo della sua dimensione affettiva ed emotiva"
Nel gioco il bambino Rom scopre un "ambiente gratificante" dove
apprendere in modo spontaneo e divertente, attraverso l'azione diretta e mirata
tendente ad uno scopo preciso ed immediato.
Attraverso il gioco l'alunno si appropria, per deduzione, di conoscenze e
concetti come punti di riferimento cognitivi da utilizzare in contesti
successivi e differenziati mediante generalizzazioni ed astrazioni.
Nel gioco, l'alunno Rom é motivato a conoscere e rispettare regole stabilite
precedentemente; in tal modo egli si confronta con regole "diverse" dalla sua
cultura di appartenenza e progressivamente acquisisce una gamma diversificata di
atteggiamenti e comportamenti.
- Il gioco é predisposto tenendo conto di alcune variabili fondamentali
quali:
- l'interesse che può suscitare nell'alunno;
- le conoscenze da raggiungere in coerenza con i fondamenti
epistemologici della disciplina;
- le abilità cognitive e linguistiche da potenziare;
- il percorso cognitivo da innescare nell'alunno considerando l'età
psicologica.
Quindi: "dall'esperienza diretta a quella pensata" dal "concreto
all'astratto".
Fondamentale, nella realizzazione del gioco, è l'atteggiamento dell'insegnante
che non può né estraniarsi, né dirigere con atteggiamento autoritario, nè
fungere da semplice spettatore; deve farsi piuttosto animatore che guida e
partecipa con il medesimo entusiasmo degli alunni, pronto a sostenere,
incoraggiare e gratificare.
Inoltre, poiché l'amicizia tra l'alunno Rom e gagé non sempre si instaura
spontaneamente, l'insegnante dovrà essere particolarmente attenta a cogliere i
minimi segnali di positiva convivenza e relazione, per potenziarli e
rafforzarli.
TIPOLOGIA ED ELENCO DEI GIOCHI
I giochi proposti utilizzano materiali con i quali i bambini Rom, per motivi
culturali, hanno maggior familiarità, quali il gioco con le carte, i dadi, il
denaro, le auto e la velocità
- il gioco a scopa
- la tombola (prima, seconda, terza)
- il primo gioco del cambio
- carta her
- il trenino dei numeri
- i numeri amici
- alla stazione del...
- il secondo gioco del cambio
- le carte di baba
Tutti questi giochi sono finalizzati a sviluppare il concetto di numero ad
integrazione delle attività di classe e si riferiscono ai diversi livelli di
acquisizione
1) Conoscenza del segno numerico
- nominalizzazione
- lettura
- scrittura
Il bambino Rom, non adeguatamente sostenuto dalla competenza linguistica in
lingua italiana, raggiunge questo livello con maggior difficoltà rispetto ai
bambini gagè; pertanto le tre abilità: pronuncia, lettura e scrittura
devono essere allenate attraverso specifici percorsi con una particolare
attenzione all'aspetto linguistico.
2) Aspetto ordinale del numero.
3) Aspetto cardinale del numero.
4) Valore posizionale delle cifre.
Per quanto riguarda l’aspetto cardinale del numero e il valore posizionale sono
stati utilizzati i giochi con le carte e l’uso del denaro, sviluppando in modo
graduale il processo della simbolizzazione e allenando le abilità del contare
come sequenza numerica verbale e come corrispondenza tra l’atto del contare e la
quantità numerica.
Mentre per l’acquisizione dell’aspetto ordinale del numero si è utilizzato uno
sfondo di tipo fantastico con l’utilizzo di un trenino un po' speciale, dove la
sequenza numerica verbale non era più una corrispondenza tra l’atto del contare
ed una quantità numerica, ma una corrispondenza tra l’atto del contare e uno
spostamento da sinistra a destra seguendo l’asse orizzontale dei numeri fino al
numero 9
L'esperienza con i bambini Rom ha evidenziato l'importanza di programmare
separatamente, percorsi graduali, mirati ed esaustivi per ciascuno dei quattro
obiettivi
La programmazione dettagliata di contenuti, attività e modalità di verifica, se
é la base di ogni lavoro scolastico, rappresenta la condizione assolutamente
inderogabile per guidare e controllare il processo formativo dei bambini Rom.
ORGANIZZAZIONE DEI GIOCHI
Alcuni giochi venivano realizzati in classe con tutti i compagni, per altri
giochi si utilizzava un’altra aula adibita a laboratorio interculturale : queste
le possibilità e le modalità
- bambino Rom più insegnante;
- gruppo di bambini Rom di diversa età e diverso livello di apprendimento
più insegnante;
- gruppo di bambini Rom e bambini gagé appartenenti alla stessa classe più
insegnante.
Le modalità indicate dovevano valutare diverse esigenze:
- i tempi di attenzione e concentrazione
- il numero ridotto come condizione più idonea per la attiva
partecipazione di tutti gli alunni;
- permettere all'insegnante di seguire l'alunno Rom con maggiore
continuità sia per gli apprendimenti logico matematici, che per il rispetto
delle regole;
- offrire all'alunno Rom la possibilità di allenarsi senza sforzo su
abilità acquisite, soprattutto in riferimento a problemi dovuti alla
frequenza irregolare e alle mancate esercitazioni pomeridiane
La scelta di una modalità di gioco rispetto ad un'altra dipendeva:
- dalla disponibilità di orario per l'insegnamento individualizzato;
- dal rapporto instaurato tra l'alunno Rom e l'insegnante;
- dal tipo di collaborazione offerta dalle altre insegnanti del
team,soprattutto in ordine alla gestione dei tempi di compresenza;
- dalla difficoltà del bambino a stare in classe per seguire il
normale
programma;
- dalla necessità di creare momenti d'incontro positivi e
soddisfacenti
tra tutti gli alunni Rom del gruppo e tra gli alunni Rom e gli alunni gagé
che frequentavano la stessa classe.
E’ superfluo sottolineare che la terza modalità è la più produttiva ed
efficace non solo per i risultati che si sono registrati sul livello di
apprendimento ma soprattutto sul versante relazionale ed affettivo : la
relazione positiva con i compagni costituisce una condizione fondamentale per
l'apprendimento.
Inoltre inizialmente venivano utilizzati come unica attività alternativa
alle lezioni in classe, in un successivo momento, nella misura in cui procedeva
la socializzazione, venivano proposti come base e motivazione alle attività
scolastiche, infine erano concessi come gratificazione e/o premio.