(red.) Sembra destinata a durare la polemica tra il comune di Brescia e
quello di Guidizzolo in provincia di Mantova sul trasferimento delle famiglie
sinti in un terreno acquistato dalla controllata della Loggia, la Brixia
Sviluppo, e destinato proprio alla realizzazione di un campo nomadi (leggi
qui).
I residenti del comune mantovano hanno cominciato a scavare una trincea per
erigere successivamente una palizzata al confine tra le loro proprietà e
quella delle famiglie di nomadi, mentre il sindaco Graziano Pelizzaro ha
predisposto un'ordinanza che prevede il divieto di sosta nomadi nel territorio.
A ciò si aggiungono le 500 firme raccolte contro questo insediamento.
La Lega Nord, che ha protestato con i suoi amministratori locali dicendo che
“non staranno a guardare”, presenterà un'interpellanza parlamentare su ciò che
definisce “un tiro mancino” sferrato da un comune, quello bresciano, di
centrodestra.
La vicenda approda in Parlamento con un'interrogazione dell'onorevole
leghista Gianni Fava nella quale, dopo aver ricostruito la vicenda, si chiede al
ministro degli interni se "è a conoscenza dei fatti e quali provvedimenti
ritiene opportuno adottare al fine di evitare che i comuni mantovani non siano
costretti a subire passivamente le decisioni operate dall’amministrazione
comunale”.
Non sembra comunque che ci possa essere spazio per adire a vie legali, in
quanto il terreno è stato regolarmente acquistato e un altro lotto, per
un'analoga operazione del comune di Brescia, è stato individuato a Gazzo di
Bigarello.
Niente teatro gratuito per la recita sulla Shoah. Il sindaco: inaccettabile
parallelo tra i nazisti e il governo
MILANO - Volevano esibirsi al Teatro della Martesana. Si preparavano da mesi,
i ragazzini della media Falcone di Cassina De’ Pecchi. Giorno della Memoria, le
terze sul palco. Il tema di quest’anno, la storia di Rebecca Covaciu, la
quattordicenne «pittrice» (è stata premiata dall’Unicef e le sue opere sono
esposte in tutto il mondo) che ha lanciato un appello contro la persecuzione dei
rom in Italia ed è stata soprannominata la «Anna Frank dei rom». Mancava solo il
patrocinio del Comune. Il sindaco lo ha negato: «Iniziativa non attinente alla
ricorrenza». Un recital organizzato, scritto e diretto dai ragazzi. Con il
contributo del Comune. Che non è mai arrivato. Con una lettera datata 22 gennaio
e indirizzata alla scuola, il sindaco di Cassina De’ Pecchi, il leghista e
onorevole Claudio D’Amico, ha risposto così: «Il diniego del patrocinio è
ascrivibile ai seguenti motivi: l’estraneità dell’evento proposto con la
ricorrenza da celebrare; l’inaccettabilità dell’unica chiave di lettura che
propone uno sconcertante parallelismo tra il nazismo e gli indirizzi perseguiti
dal governo del nostro Paese nei confronti della minoranza rom; infine, la
scuola dispone della palestra, location più che idonea per realizzare l’evento,
oltretutto a costo zero».
Capitolo chiuso. Almeno sembrava. Ma il 25 gennaio il dirigente
dell’istituto comprensivo non ha resistito. Con una lettera inviata al sindaco e
ai genitori delle classi terze, Sergio Roncarati ha voluto fare alcune
precisazioni: «Contesto il fatto che l’evento teatrale sia estraneo al giorno
della Memoria perché è riconducibile al nazismo e alla discriminazione delle
minoranze etniche presenti nei campi di concentramento. La scuola è
un’istituzione, non fa politica. Raccoglie spunti che provengono dalla società
per accrescere la sensibilità dei ragazzi e formare una coscienza civica». La
replica continua, avanti con le precisazioni del preside. «Sul sito della
Conferenza Episcopale Italiana (www.chiesacattolica.it)
si trova un chiaro riferimento alla vicenda della ragazza e alla giornata della
memoria del 2008. E su questo sito non ho trovato "alcun sconcertante
parallelismo tra il nazismo e gli indirizzi perseguiti dal nostro governo nei
confronti della minoranza rom"». E, infine, «la palestra è uno spazio affidato
alle manifestazioni sportive e ad eventi connessi. Per questo abbiamo affittato
il Piccolo Teatro della Martesana, perché da quando è in ristrutturazione il
teatro dell’oratorio, è l’unico spazio idoneo sul territorio di Cassina De’
Pecchi».
Botta e risposta. Che non è servito a riappacificare gli animi e anzi, ha
confermato il mancato patrocinio alla manifestazione da parte del Comune a Est
di Milano. Lo spettacolo, comunque si farà. Le mamme della scuola media
insistono: «Vogliamo tenere i ragazzi fuori dalle polemiche politiche».
L’appuntamento è per giovedì mattina e venerdì sera, ovviamente al teatro della
Martesana, pagato con il contributo delle famiglie e della scuola. Sul palco,
gli studenti. E in platea, Rebecca (che dopo varie peregrinazioni e brutte
esperienze ora vive a Milano) «la cui vicenda condurrà lo spettatore dentro una
realtà di discriminazione e, contemporaneamente, lo avvicinerà a rivelandogli
uno straordinario messaggio di gioia e di speranza».
Nuova espulsione di due Rom rumeni ed OQTF (obbligo a lasciare il
territorio ndr) a Saint-Martin d'Hères il 27 gennaio 2010.
Alcune famiglie rumene con bambini hanno trovato rifugio in un edificio
abbandonato situato in avenue Gabriel Péri à St. Martin d’Hères (Isère). Tentano
di sopravvivere con la speranza di ottenere un lavoro legale, un impiego che
garantirebbe loro dei diritti. Queste famiglie sono seguite quotidianamente
dall'associazione Roms Action nell'agglomerato di Grenoble.
Nel giugno 2009 un raid illegale della Polizia s'è concluso con l'arresto di
un padre di famiglia considerato come "il patriarca" (che non è) e di un
dipendente di Roms Action che svolgeva il proprio lavoro. Sono stati rilasciati
poco dopo, perché non c'era nessun motivo per trattenerli.
L'11 gennaio 2010 alle 7.00 del mattino, dei gendarmi sono andati al medesimo
luogo per arrestare due uomini, che sono stati direttamente inviati al centro di
detenzione di Lione e reinviati via aerea in Romania. Nel contempo le forze
dell'ordine hanno confiscato i documenti (carta d'identità e passaporto) a 3
adulti e 2 bambini, promettendo loro di ridarli l'indomani. Il 13 gennaio i
documenti non erano ancora riapparsi. Roms Action ha accompagnato gli
interessati nella ricerca dei loro documenti d'identità: la polizia ha ammesso
che la confisca dei documenti d'identità è illegale. Per contro, non hanno
accettato un reclamo contro ignoti per furto di documenti. I documenti in
questione sono riapparsi solo il 14 gennaio.
Il 21 gennaio alle 6.00 di mattina, i gendarmi hanno visitato ancora una
volta l'edificio ed hanno arrestato una donna, che è stata reinviata in Romania
con l'aereo.
Il 27 gennaio, di mattino presto, tre camionette della Gendarmerie
accompagnate da una macchina della BAC (Brigate Anti Criminalità ndr) e
da un'interprete si sono ripresentate allo stesso indirizzo.
Dopo un controllo sommario del luogo (dentro gli armadi e sotto ai letti), i
gendarmi hanno arrestato:
Una famiglia con tre bambini (15 mesi, 14 anni e 16 anni)
Una famiglia con due bambini (6 anni e 11 anni)
Un padre di famiglia (i cui due figli vanno a scuola da due anni)
Non è stata fornita nessuna spiegazione riguardo all'ispezione del luogo. Per
giustificare gli arresti, la sola spiegazione data è stata "controllo dei
documenti alla prefettura".
Alle 8.00 di mattina abbiamo appreso che le famiglie non erano in prefettura,
ma alla gendarmerie di Moirans.
Alle 16.30 veniamo a sapere che due dei tre uomini sono stati mandati al
centro di detenzione di Lione. Uno dei due era già stato oggetto di un rimpatrio
forzato in Romania due settimane fa (l'11 gennaio). Era rientrato in Francia
qualche giorno dopo, per raggiungere sua moglie e i suoi bambini che frequentano
la scuola.
Abbiamo anche appreso che gli altri 3 adulti ed i 5 bambini sono stati
rilasciati, con l'obbligo a lasciare il territorio. Le famiglie che hanno
ricevuto un OQTF non erano in Francia che da una settimana - dunque lontane dal
termine legale di espulsione, che è di tre mesi di presenza sul territorio.
Ricordiamo anche che la Romania fa parte, dal gennaio 2007, dell'Unione Europea.
Perché questo accanimento? Queste famiglie sono tranquille (il vicinato lo
può testimoniare), frequentano tra l'altro regolarmente i servizi di Roms Action
e provano a cercare soluzioni per costruire la loro vita. I bambini vanno a
scuola con la paura che la polizia li venga a cercare o che i genitori vengano
arrestati in loro assenza. Come costruire un avvenire in queste condizioni?
Chiediamo che cessino l'accanimento e le pratiche d'intimidazione verso
queste persone grandemente sconfortate.
A chi o cosa sono servite le spese generate dalla detenzione, dai giudizi e
dai rimpatri in aereo verso la Romania? Se non sono offerte alternative, le
persone ritorneranno in Francia qualche giorno dopo. A cosa servono queste nuove
espulsioni?
A nome delle persone interessate, di quante lo saranno in seguito, e di
quanti tenteranno con ogni mezzo d'arrivare,
L’associazione Roms Action
La Présidente de l'A.M.I.D.T et Samudaripen Esméralda Romanez
"La storia di Rebecca": a Cassina de' Pecchi (Milano) spettacolo teatrale
studentesco per dire no ai pregiudizi razziali
Gli studenti di terza media di Cassina de’ Pecchi (MI) celebrano la Giornata
della Memoria con una rappresentazione teatrale dedicata alla storia di Rebecca
Covaciu, ragazza Rom, premio UNICEF. La commovente storia di Rebecca Covaciu
viene proposta all’attenzione del pubblico in occasione della ricorrenza della
Giornata della Memoria.
A raccontarla saranno le classi della terza media, che in uno sforzo congiunto
hanno inteso offrire un contributo concreto e quanto mai adeguato alla
circostanza. Rievocare gli orrori della Shoah è per loro e per tutta la scuola
un’occasione per ribadire che quegli eventi di un passato ancora così prossimo
non debbono ripetersi mai più.
Convinti che il pregiudizio, allora come ora, costituisca una fonte di
discriminazioni e di persecuzioni, con questa rappresentazione teatrale gli
alunni hanno inteso valorizzare il tema cruciale del rispetto delle minoranze e
della diversità. La diversità, denigrata e beffeggiata da chi la percepisce solo
come mera estraneità, diviene invece un valore nel momento in cui la si conosce.
Lo spunto per fare questa esperienza viene qui offerto dall’incontro con Rebecca
(che sarà presente alla prima dello spettacolo) la cui vicenda condurrà lo
spettatore dentro una realtà di discriminazione ma al contempo lo avvicinerà al
mondo interiore della protagonista rivelandogli uno straordinario messaggio di
gioia e di speranza, contro tutte le discriminazioni.
L’iniziativa ha ricevuto l’incoraggiamento della Croce Rossa Italiana offertoci
dal dott. Marco Squicciarini, Responsabile Nazionale per le attività accoglienza
e assistenza alle popolazioni Rom.
CASSINA DE’ PECCHI
Piccolo Teatro Martesana
4 febbraio 2010 ore 11.00
5 febbraio 2010 ore 20.30
Per informazioni: "La storia di Rebecca" tel. 02 9529155 Carol Morganti
email: carolmorgant@yahoo.it
Scuola Media Giovanni Falcone
Cassina de' Pecchi (Milano)
Di Fabrizio (del 01/02/2010 @ 15:34:56, in Italia, visitato 1911 volte)
Ricevo da Ernesto Rossi
APERTAMENTE di Buccinasco
Care amiche e amici, soci, insegnanti, concreti, appassionati e affettuosi
sostenitori dell’esperienza del Quartiere Terradeo,
(se dico ‘affettuosi’, non si tratta d’una carineria accattivante, ma d’una
concreta e oggettiva valutazione sul fatto che ci si mette tutta la competenza e
la capacità di cui si dispone, certo. Ma anche l’anima)
questa mattina di sabato 30 gennaio 2010 abbiamo celebrato presso il nostro
Quartiere la Giornata della Memoria. Una ricorrenza che ha particolarmente a
che vedere e a che fare con i Sinti.
Spesso facilmente dimenticate –a partire dalla legge istitutiva- vittime di
quelle violenze che si afferma di voler ricordare.
Presenti e partecipanti circa dieci (ma come si fa a contarli, quando sono così
piccoli? erano di più?) bambine e bambini del Terradeo, alcuni speditici dai
genitori, una minuteria infantile (a parte una grandona di ben 14
anni) vivace ma attenta, insieme ai consiglieri dell’Associazione Augusto Luisi,
dal quale era partita l’ardimentosa proposta, ed Ernesto Rossi. Il tutto nella
casetta messa a disposizione da Romina con l’abituale sensibilità (dopo, le
pulizie).
Siamo partiti dal grave recente lutto per la morte di Carlo Iussi, uomo gentile,
amabile e aperto, e dal fatto che avesse colto lui un’occasione per parlare d’un
suo fratello e d’un cugino, partigiani (sapevano tutto, i bambini), chiedendo
che il presidente cercasse tracce della loro attività di combattenti: una
restituzione di onore, che raramente si compie nei confronti dei non pochi rom e
sinti sostenitori e collaboratori, o combattenti della Resistenza.
Da questa considerazione, facilitati dal fatto che alcuni dei giovanissimi
partecipanti avevano ricevuto informazioni sulla Giornata dalla televisione
(perfino) o dalla scuola, siamo passati a considerare il perché i partigiani
avessero combattuto, con quale obiettivo di libertà e di riscossa, contro le
violenze fasciste e naziste (i bambini si sono molto divertiti riconoscendo i
termini ‘zingari’ ciriklè-uccelli, usato per definire i partigiani, e
kastènghere-quelli del manganello, per i fascisti) e cosa ne fosse nato: la
Costituzione della nostra Repubblica italiana.
Ne abbiamo ricordato l’articolo 3, che non solo afferma il diritto
all’uguaglianza di tutti alla nascita, ma il dovere della Repubblica di
rimuovere gli ostacoli economici e sociali, che, impediscono il pieno
sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori
all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
Perché ‘il lavoro’? perché è il fondamento dell’affermazione di sé e delle
proprie capacità, che tutti abbiamo, maschi e femmine, e base per il progetto
del proprio futuro, individuale e familiare.
Le diversità delle culture e delle lingue (la diversità delle foglie sugli
alberi piantati al Terradeo dai loro genitori), come il sinto, prima lingua dei
nostri piccoli, sono una ricchezza che bisogna utilizzare: rom e sinti, proprio
per la loro particolarità storica, culturale e sociale, sono una felicità per il
nostro paese. Lo dimostrano, qui e altrove, i grandi rom e sinti, musicisti,
danzatori, calciatori e sportivi, e donne e uomini ad alti livelli di
rappresentanza, come il Parlamento europeo.
Insomma, c’è bisogno di voi: studiate.
Tutti felici e contenti –anche noi- e… a pranzo.
Sede legale e operativa: Quartiere Terradeo, via dei Lavoratori, 2 – 20094
Buccinasco MI
Domicilio fiscale: Ernesto Rossi, via Manzoni 15 B – 20090 Trezzano sul Naviglio
MI (Italia) tel.+39.(02).48409114
Costituita il 13 novembre 2006, registrata a Milano l’8 marzo 2007, n.1753,
serie 3. Codice fiscale 97459790156
Due esperti, un architetto urbanista e un'antropologa sociale, spiegano che cosa è stato il Casilino 900 in questi anni. L'esperienza del più grande campo rom italiano e i tentativi di integrazione, andati falliti. (Il video rientra nella inchiesta de "Il Carattere" sul Casilino 900)
Guidizzolo non vuole un campo per i sinti. Il trasferimento delle famiglie
deciso dal comune di Brescia senza avvisare il sindaco. Il prossimo campo a
Gazzo di Bigarello.
Il terreno acquistato dal comune di Brescia
Il Comune di Brescia acquista un terreno a Birbesi di Guidizzolo per
trasferirvi alcune famiglie di sinti. Il tutto all'insaputa del sindaco. E della
popolazione. La quale ha reagito subito: questa mattina i residenti nella zona
di Birbesi hanno cominciato a erigere una palizzata al confine tra le loro
proprietà e quella delle famiglie sinte. Quasi a voler sottolienare che su quel
terreno sorgerà un campo nomadi, non particolarmente gradito.
La Lega Nord, che ha protestato con i suoi amministratori locali dicendo che
«non staranno a guardare», presenterà un'interpellanza parlamentare su ciò che
definisce «un tiro mancino» sferrato da un Comune, quello bresciano, di
centrodestra. Ma problemi legali non dovrebbero esistere: il terreno è stato
infatti regolarmente acquistato e nessuno può impedire che alcune famiglie vi si
trasferiscano. Anche se di etnia sinta. Un altro terreno per un'analoga
operazione del comune di Brescia è stato individuato a Gazzo di Bigarello. La
vicenda delle aree vendute ai nomadi sta scatenando nel Mantovano aspre
polemiche.
Il Comune di Brescia, tramite la società controllata Brixia Sviluppo, ha
acquistato un terreno a Birbesi di Guidizzolo su cui trasferire alcune famiglie
di nomadi sinti che attualmente occupano il campo di via Orzinuovi che presto
verrà smantellato. Della notizia nessuno era al corrente, né il Comune di
Guidizzolo, né gli abitanti della zona in cui si insedierà il nuovo campo che -
a detta dell'associazione di volontariato Sucar Drom di Mantova che gestisce il
progetto - sarà formato solo da 4 famiglie, 16 persone in tutto. Non ne sono
convinti però i residenti che, appena appresa la notizia, per tutelarsi hanno
già cominciato ad alzare una palizzata per dividere i confini.
"Sono dei bastardi!" ci dice un Rom uscendo da un vecchio caravan. "Hanno
buttato giù la mia baracca e guardate come vivo!"
Ce ne restiamo zitti ad ascoltarlo, mentre continua a domandarci se ciò che
sta accadendo sia giusto. Ci racconta di essere solo.
Su un fianco della roulotte è poggiata una lamiera a mo' di tetto. Lì sotto,
riparato dalla pioggia, c'è un fornello che scalda un brodo. Fa freddo.
Viene da chiedersi se il Piano Nomadi prevede l'abbattimento delle baracche
ancor prima di trasferire la gente che ci vive. Se possa essere considerato
"piano" lasciare che un uomo racconti di se, con le lacrime agli occhi.
"Ci fanno pagare l'affitto nei campi attrezzati. E io dove li trovo 200 euro
al mese? Io faccio l'elemosina!"
Ancora, viene da domandarsi "perché?" quando una ruspa si ferma davanti ad un
furgone, lo fa a pezzi, poi fa inversione per andarsene.
Distruggere un mezzo di trasporto è previsto o è soltanto sinonimo di
"potere"?
Come dire: Devo fare piazza pulita, quello che c'è, c'è!
Il Casilino 900, dopo quaranta anni, sta scomparendo. Nel giro di pochi
giorni, le baracche colorate diventano legni secchi sotterrati dal fango.
Tanta gente è contenta del trasferimento, ma altrettanto arrabbiata per le
modalità che il Comune di Roma sta adoperando per lo sgombero del Campo.
Non si stanno trasferendo dei rottami, delle cose, degli animali. Si stanno
trasferendo delle persone da un luogo ad un altro. Da un territorio nel quale
tanti sono nati e cresciuti.
Pertanto che sia giusto e doveroso eliminare i campi abusivi, per dare ai Rom
una sistemazione più dignitosa, è un concetto che passa in secondo piano, quando
i modi per farlo hanno ben poco di dignitoso.
23 gennaio 2010 - In occasione dell'inaugurazione del nuovo anno del partito
CDU (conservatore), Christian Schwarz-Schilling, che fu ministro delle poste e
telecomunicazioni nella coalizione CDU-FDP dell'ex cancelliere Helmut Kohl, ha
fortemente criticato il rimpatrio forzato dei Rom verso il Kosovo.
Secondo quanto riferito dai media, Schwarz-Schilling, il cui discorso
riguardava il periodo post-bellico, ha richiamato alle proprie responsabilità la
comunità internazionale nell'intervenire nelle catastrofi causate dall'uomo.
In questo contesto, ha giustificato l'intervento nella ex-Jugoslavia e detto che
le condizioni createsi in seguito avevano bisogno di ulteriore assistenza
post-bellica.
Riferendosi al passato storico della Germania, Schwarz-Schilling ha detto che
il rimpatrio forzato dei Rom in Kosovo è stato un grosso errore. Ha ricordato
che i Rom sono stati perseguitati come gli Ebrei sotto il nazionalsocialismo ed
ha detto che è stato inappropriato trattarli in questo modo. Ha anche ricordato
che molti emigranti dalla Germania avévano trovato una nuova casa all'estero.
Schwarz-Schilling ha ripetutamente criticato le autorità tedesche per la loro
scarsa attitudine verso i rifugiati. In un'intervista col programma TV Panorama,
Schwarz-Schilling ha detto che una politica consistente nel ricevere tante
persone e poi nel ricacciarle nuovamente, difficilmente può essere qualificata
come particolarmente umana. Come Alto Rappresentante del Segretario Generale in
Bosnia Erzegovina riconosce il diritto dei rifugiati al ritorno nelle loro case,
puntualizzando nel contempo che rimangono molti ostacoli nell'esercizio di
questo diritto.
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