Rom e Sinti da tutto il mondo

Ma che ci fa quell'orologio?
L'ora si puo' vedere dovunque, persino sul desktop.
Semplice: non lo faccio per essere alla moda!

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Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 01/04/2012 @ 09:33:10, in Italia, visitato 1314 volte)

Ricevo da Roberto Malini

Foto di Steed Gamero: Nita Ciuraru detto "Toma" - L'appello al Presidente della Repubblica

Ancona, 30 marzo 2012. Nita Ciuraru detto "Toma" si trova nel carcere di Monteacuto - Ancona. E' molto depresso, perché sa che la moglie, malata di cancro, è rimasta sola a Pesaro e fatica a sopravvivere. I figli sono in Romania, anch'essi vittime di povertà ed esclusione. Toma sta molto male: è cardiopatico e soffre di patologie ossee dolorose. La prigione in cui si trova è sovraffollata e non consente ai detenuti una vita dignitosa. Per una persona anziana e malata come Toma, è la più triste anticamera della morte. Come aiutare Toma? Oggi il Presidente della Camera Gianfranco Fini si è interessato al suo caso - grazie a Marcello Zuinisi, che gliel'ha sottoposto a Roma - e speriamo di cuore che sostenga il nostro appello di fronte al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Trenta poeti italiani di grande valore hanno aderito alla richiesta di grazia: le loro voci sono già al cospetto di Napolitano. Toma è in serio pericolo di vita e non dobbiamo abbandonarlo. E' utile copiare l'appello e inviarlo, firmato, a:

presidenza.repubblica@quirinale.it

E' anche utile divulgare l'appello presso i propri conoscenti, affinché lo inviino al Presidente. Per evitare che Toma si trovi in condizioni insopportabili dietro le sbarre, però, è fondamentale che non lo facciamo sentire solo e abbandonato. Inviamogli messaggi di amicizia e solidarietà al seguente indirizzo, non solo via email, ma anche tramite fax e posta (utile anche telefonargli):

Sig. NIta Ciuraru detto "Toma"
c/o Casa Circondariale di Monteacuto
Via Montecavallo 73/A
60100 Ancona
Telefono: 071 897891
Fax: 071 85780
Email: cc.ancona@giustizia.it

Toma è un uomo buono e sensibile, ma la sua tempra è fragile a causa dei tanti anni di privazioni e stenti. L'uomo è inoltre soggetto a momenti di grande malinconia. Se non si sentirà tradito da tutti, se sentirà di avere degli amici che lo attendono e si impegnano per la sua libertà, terrà duro. Una volta Toma mi prese per mano e mi condusse sotto un grande pino. Mi chiese di appoggiare la mano sulla corteccia e poi mi disse: "Io sono come questo vecchio albero: non crollo mai". Aveva appena subito un atto particolarmente umiliante da parte di chi dovrebbe proteggere e non annichilire le persone vulnerabili ed escluse.

"Non arrenderti, vecchio albero Rom: siamo tutti con te!"

 
Di Fabrizio (del 27/03/2012 @ 09:18:09, in Italia, visitato 1661 volte)

Salia (a sinistra) e Vesna, due generazioni, entrambe madri di bambini che frequentano la scuola a Mirafiori - LA STAMPA di MARIA TERESA MARTINENGO

Un pezzo di quartiere si mobilita per aiutarli

TORINO: Alla domanda «Cosa vorresti fare da grande?» una bimba risponde «la poliziotta», un bambino «l'avvocato». In condizioni di normalità, i sogni sono uguali. I bambini della «comunità» rom di Mirafiori Sud, una cinquantina di persone in tutto, di cui 30 minori, una metà dei quali - i più piccoli - da settembre frequentano la scuola. La normalità che li fa sognare.

Intorno a loro e alle loro famiglie, «parcheggiate» nei dintorni del Parco Colonnetti, si è mobilitato un bel pezzo di quartiere. Ai figli dei rom bosniaci più poveri della città, «invisibili» per i censimenti - due generazioni nate qui ma prive di documenti -, Pia, alla Locanda nel Parco, offre colazione e merenda. Beppe Melchionna, del vicino Circolo Arci, ospita il camper di una famiglia in cortile; la Casa del Parco - che lavora per la coesione nel quartiere - fornisce quaderni, acqua calda e ascolto; le suore di Madre Teresa e i volontari di San Remigio offrono docce e aiuto nei compiti.

«Qui c'è il più alto tasso di frequenza scolastica della città e forse d'Italia», spiega Vesna Vuletic, presidente di Idea Rom, associazione impegnata per favorire l'inserimento sociale e l'autonomia dei rom. «I dati della Prefettura parlano di meno del 50% di frequenza scolastica negli insediamenti torinesi. A Mirafiori si sfiora il 100%, nei momenti più difficili si è arrivati all'85%». Aggiunge Giulio Taurisano, volontario ed esperto: «È successo quando le famiglie, nel gelo di questo inverno, sono state allontanate e si sono stabilite vicino al Cimitero Parco. Per accompagnare i bambini a scuola, dovevano prendere due pullman. La maggioranza lo ha fatto».

Per capire, occorre fare un passo indietro. «Due anni fa, quando abbiamo aperto la “Casa nel Parco” - ricorda Isabella De Vecchi della Fondazione della Comunità di Mirafiori -, alcuni bambini di queste famiglie, che da vent'anni girano qui, sono venuti e ci hanno chiesto di imparare a scrivere. A partire da quella esigenza, con Idea Rom è nato un progetto».

Il progetto «Aerodrom» (aeroporto in bosniaco) vuole far «prendere il volo» alle famiglie che vivono stipate in vecchi camper. «L'obiettivo è supportare l'inserimento scolastico - dice Vesna Vuletic -, favorire l'emancipazione, facendo comprendere ai genitori l'importanza dell'istruzione perché i figli possano sperare in una vita migliore». Giulio Taurisano: «Sono state le madri ad andare a iscrivere i bambini, sono state le madri a portarli a vaccinare, nessuno si è sostituito a loro».

Idea Rom ha coinvolto i servizi sociali, la prefettura. «Queste famiglie sono cittadine di Mirafiori - dice il presidente della Circoscrizione 10, Marco Novelli -, presenti da anni sul territorio. Come amministrazione dobbiamo prendere atto della loro presenza e aiutarle. Però chiediamo collaborazione reciproca, chiediamo che si vada verso un'evoluzione. Ci sono nuclei che rispondono bene, altri meno. Sull'istruzione le cose procedono, su altri fronti si può fare meglio. La componente femminile è quella su cui puntare di più». Con i documenti, sarebbe possibile assegnare borse lavoro e iniziare a pensare alla casa. All'incontro con l'assessore Elide Tisi, Idea Rom ha chiesto che le famiglie possano collocarsi in postazioni singole (non in un campo) per non essere più oggetto di sgomberi.

Il preside della Cairoli, Ugo Mander, conferma il successo di quanto fatto fin qui: «Avremo un passaggio dalla quinta alla prima media, ci sono bambini iscritti alla materna per l'anno prossimo. Le mamme, nonostante la povertà estrema in cui vivono, si comportano come tutte le mamme». Enrico Perotti, presidente del consiglio d'istituto: «Dare normalità ai bambini serve anche ai genitori, lo vediamo alle feste della scuola». La maestra Domitilla: «Questi bambini ci ricordano che la scuola è un diritto di tutti e prima si comincia ad andarci, meglio è: la stabilità abitativa è un requisito per renderlo possibile».

La realtà dei rom di Mirafiori e le loro esigenze sono state riassunte, a partire da «Aerodrom», in una lettera destinata al prefetto Di Pace, al sindaco Fassino e all'arcivescovo, monsignor Nosiglia. «Nel 2001 - hanno scritto operatori e residenti - la nonna di una decina di bambini rom, gravemente malata, ha trascorso gli ultimi due mesi della sua vita ospite di un ortolano nella baracca di un orto abusivo sulle sponde del Sangone. Dieci anni dopo i suoi figli vivono in una condizione non dissimile». Poi le richieste: collocazione provvisoria delle famiglie distribuita in postazioni singole, perché non siano oggetto di continui sgomberi, sostenere l'ottenimento di documenti; concedere spazi per l'accoglienza abitativa in attesa dei requisiti per il successivo ingresso in casa. «Non crediamo - hanno spiegato - che la realizzazione di un nuovo campo possa sostenere l'integrazione di queste famiglie».

 
Di Fabrizio (del 23/03/2012 @ 09:52:29, in Italia, visitato 1346 volte)

La Gazzetta di Viareggio - mercoledì, 21 marzo 2012, 16:30 (segnalazione di Stojanovic Vojislav)

Dura presa di posizione, quella dell'associazione dei Berretti Bianchi in merito ai volantini anti rom, comparsi a Viareggio: "Tutti a firma di un’organizzazione di destra - che incita all’odio verso il popolo Rom e chiede di arrestarne " l’invasione prima che sia troppo tardi", e la gravità di questo gesto si commenta da sola, come il miserabile tentativo di voler far credere all’opinione pubblica che i problemi della nostra città sono imputabili alla presenza della Comunità Rom". "Vogliamo solo ricordare - afferma il portavoce Licio Lepore - che a Viareggio, ormai da anni, è stanziale un numero esiguo di cittadini Rom, che i loro figli sono compagni di banco dei nostri figli e il loro inserimento è ostacolato solo da una politica sorda e cieca verso le più elementari richieste di una vita dignitosa". La richiesta dell'associazione è che "gli esponenti della Giunta e il Sindaco in prima persona, il mondo politico, il mondo religioso, l’associazionismo e i singoli prendano nettamente e senza ambiguità le distanze da tali atti, che ricordano il periodo più buio della nostra storia, quando il silenzio di molti si è reso responsabile della persecuzione di milioni esseri umani". "Vogliamo anche ricordare - aggiunge Lepore -, perché non sarà mai abbastanza, che più di mezzo milione di rom e sinti sono stati sterminati nei campi di concentramento. Quando tutto è cominciato, molti hanno sottovalutato, hanno lasciato correre …. "tanto erano zingari". La stessa cosa è accaduta per gli ebrei. Abbiamo celebrato il giorno della memoria da due mesi. Affinché le celebrazioni non cadano nella retorica, aspettiamo dichiarazioni di condanna chiare e forti, capaci di isolare e sconfiggere il germe dell’odio razziale che non appartiene all’anima democratica della nostra città".

 
Di Fabrizio (del 22/03/2012 @ 09:34:02, in Italia, visitato 1253 volte)

Milano, 20.3.2012

Buongiorno,
le nostre associazioni seguono da tempo il campo rom non ufficiale di via Sacile per un'iniziativa integrata su diversi fronti, in stretta collaborazione fiduciaria con gli abitanti.

Il campo di via Sacile rappresenta uno tra i più popolati insediamenti rom non ufficiali esistenti sul territorio milanese. Sito in uno spazio isolato e discreto, è costituito da circa 300 persone, di cui una settantina di bambini e bambine di diverse età, che in molti casi stanno frequentando con profitto la scuola dell'obbligo. L'insediamento presenta peculiarità non trascurabili: autogestione della raccolta rifiuti, eliminazione dei ratti, presenza di pozzi neri con "gabbiotti" (prima che venissero demoliti dai lavori di cantiere per la MM).

Oltre a questo, il campo viene seguito in maniera costante da associazioni con diverse specificità:
- con la partecipazione diretta alla Consulta rom e sinti Milano, che tra l'altro sta curando, in accordo con l'Amministrazione, la raccolta dei curriculum per l'avvio al lavoro;
- il NAGA, che sta attuando un intervento di assistenza sanitaria su unità mobile e anagrafe socio-sanitaria finalizzata ad avviare un programma di vaccinazioni per i bambini e le bambine e un'informazione sulla contraccezione per le donne;
- il Gruppo sostegno Forlanini, che sta organizzando una ludoteca e attività di avviamento alla lettura e all'espressività.

Inoltre, già da tempo, i Padri somaschi operano in questo insediamento con interventi individuali per iscrizioni scolastiche e accompagnamento sanitario.

Siamo preoccupati, insieme con gli abitanti, per il destino del campo a causa dell'incombere dei lavori MM. Il campo è in una situazione già di per sé difficile, ulteriormente peggiorata dalla mancanza di acqua, di luce, di servizi igienici.

Date le problematiche specifiche presenti al suo interno (numero minori, precariato lavorativo degli adulti) e le sue proporzioni numeriche, chiediamo una maggiore attenzione e una conseguente strategia che ponga al centro della discussione la RESIDENZA come aspetto essenziale sia della risoluzione delle problematiche legate al lavoro, alla continuità dell'istruzione scolastica dei bambini e delle bambine e alla sanità, sia della collocazione fisica del campo.

Siamo altresì preoccupati per il verificarsi sempre più frequente di controlli da parte della polizia locale (in borghese) talvolta notturni e decisamente invasivi nelle forme (spesso si fanno fotografie e video) che, insieme ai preannunci di sgombero, seminano inquietudine e incertezza tra gli abitanti. Abbiamo ben chiaro inoltre che l'eventuale sgombero interromperebbe i già difficili, ma preziosi, percorsi scolastici dei minori e lavorativi degli adulti.

La stessa Amnesty International (vedi QUI ndr.), un cui funzionario ha recentemente visitato alcuni campi milanesi nell'ambito dell'iniziativa mondiale sul diritto all'abitare dignitoso che questa associazione ha avviato da tempo, ha potuto constatare la specificità e le esigenze dell'insediamento in questione.

Rendendoci perfettamente conto della complessità delle questioni sopraindicate, siamo convinti che una proposta di SPERIMENTAZIONE possa facilitare e avviare un dialogo tra abitanti del campo, associazioni e istituzioni, con l'intento di superare una "impasse" che attualmente, a nostro avviso, non trova sbocchi risolutivi.

Ci premono due sottolineature importanti:
- la necessità di aprire rapidamente un confronto, che sollecitiamo agli Assessorati competenti, per arrivare ad una soluzione positiva, anche sulla scorta delle indicazioni provenienti dal Consiglio di zona 4 (vedi QUI ndr.), maturate in una specifica riunione della sua Commissione Politiche sociali (...);
- non chiediamo, come associazioni firmatarie, di essere gestori, ma sostenitori delle decisioni e delle richieste d'intervento espresse dalla comunità del campo.

Ne consegue che, come associazioni firmatarie, chiediamo l'apertura di un Tavolo con tutte le componenti comunali centrali e periferiche, unitamente alle rappresentanze proprie che il campo riterrà di nominare.

Vi ringraziamo per l'attenzione e restiamo in attesa di un riscontro.

Distinti saluti

Consulta rom e sinti Milano, NAGA, Gruppo sostegno Forlanini

Destinatari:

Assessore alle Politiche sociali Comune di Milano
Assessore alla Sicurezza e alla coesione sociale Comune di Milano
Assessore alla Mobilità Comune di Milano

e p.c.

Presidente Commissione Politiche sociali Cons. comunale
Presidente Commissione Sicurezza e coesione sociale Cons. comunale
Presidente Commissione Mobilità Cons. comunale
Presidente Commissione Pari opportunità Cons. comunale

Presidente Consiglio di zona 4
Presidente Commissione Politiche sociali Consiglio di zona 4

 
Di Fabrizio (del 21/03/2012 @ 09:11:54, in Italia, visitato 1402 volte)

L'associazione Università Migrante e Arci Todo Cambia
presentano
UNIVERSITÀ MIGRANTE 2012 - SESTA EDIZIONE
"Una mattina ci siam svegliati… razzisti" Razzismo e antirazzismo in Italia: storia e geografia di incontri e conflitti

Cinque incontri dal 15 aprile al 26 maggio 2012

PROGRAMMA DEL CORSO
Lo ripetiamo sempre: per combattere il razzismo bisogna conoscerlo meglio dei razzisti.
Il corso primaverile di Università Migrante fornisce strumenti di comprensione e di approfondimento per chiunque, nella propria attività sociale, professionale, educativa o di movimento desideri contrastare con sempre maggior efficacia ogni forma di razzismo e di discriminazione, promuovendo lo scambio interculturale e la convivenza tra cittadini e cittadine di diversa origine e cultura.
Cinque appuntamenti per capire come e perché il razzismo è andato diffondendosi in questo paese negli ultimi anni, ma anche per apprezzare le alternative in campo.

Sabato 14 aprile (dalle 10 alle 13.30)
1. PECULIARITA' DEL RAZZISMO IN ITALIA
PROF. ANNA MARIA RIVERA Antropologa - Università di Bari
Il razzismo "dall'alto", veicolato e rafforzato dai media, alimenta la xenofobia "dal basso" e se ne serve per legittimarsi. Un circolo vizioso che va spezzato se si vuole costruire convivenza civile in una società che è già pluriculturale.

Sabato 21 aprile (dalle 9 alle 13)
2. QUANDO IL RAZZISMO DIVENTA LEGGE
AVV PIETRO DI STEFANO Avvocato e Presidente dell'Ass Todo Cambia
PROF. FEDERICA SOSSI Docente di Estetica all'Università di Bergamo
L'Italia non offre agli immigrati alcuna certezza del diritto. Gli strumenti giuridici per contrastare il razzismo istituzionale e la tutela giuridica dei migranti. L'esempio dei Campi di Identificazione ed Espulsione. Le politiche italiane di esternalizzazione delle frontiere.

Sabato 5 maggio (dalle 9 alle 13)
3. Politiche di inclusione ed esclusione: IL FENOMENO "NORDISTA"
PROF. VINCENZO MATERA Antropologo - Università di Milano
Immigrazione, criminalità, clandestinità, integrazione, assimilazione, multiculturalismo, cittadinanza, seconde
generazioni, moschee e veli islamici, terroristi e stupratori, cibi etnici e intercultura, identità. Il lessico dell'esclusione/inclusione e l'uso della "cultura" nella demagogia politica italiana.

Sabato 12 maggio (dalle 9 alle 13)
4. Politiche di inclusione ed esclusione: L'ESPERIENZA DEL COMUNE DI NOVELLARA
RAOUL DAOLI Sindaco del Comune di Novellara
Con il progetto "Nessuno Escluso" il Comune di Novellara ha vinto nel 2010 il premio nazionale Tom Benetollo per aver saputo ridefinire il concetto di cittadinanza: interculturalità non come risposta ad una emergenza, ma in quanto valorizzazione dell'identità cittadina, includendo i nuovi partecipanti di questo processo; rendendo questa esperienza un modello efficace e replicabile in altri contesti.

Sabato 19 maggio (dalle 9 alle 13)
5. Tavola rotonda: DA VILLA LITERNO A ROSARNO: storia e prospettive del movimento degli immigrati e dell'antirazzismo in Italia
ALY BABA FAYE, MERCEDES FRIAS, KARIM METREF, EDDA PANDO Attivisti del movimento antirazziste e degli immigrati
La nascita del movimento degli immigrati, la sua relazione con il movimento antirazzista, le esperienze positive e negative del percorso di autorganizzazione, lo stato attuale dell'insieme del movimento.

Per iscriversi: Le iscrizioni devono essere inviate via mail a info@unimigrante.net entro il 7 aprile 2012.

Quota di iscrizione: 30 euro. Per frequentare il corso è necessario avere la tessera Arci. Chi non ne fosse in possesso può farla il primo giorno del corso. Il costo è compreso nella quota di 30 euro. La quota di iscrizione serve a coprire le spese del corso che è totalmente autofinanziato.

Luogo: Il corso si svolge presso il circolo Arci Corvetto in via Oglio 21 Milano (MM3 Brenta) sede dell'associazione Università Migrante.

Info: www.unimigrante.net - info@unimigrante.net

 
Di Fabrizio (del 18/03/2012 @ 09:24:17, in Italia, visitato 1371 volte)

Suggerimento di Barbara Stazi

Cliccando sull'immagine potete sfogliare alcune parti del libro. Buona lettura.

 
Di Fabrizio (del 16/03/2012 @ 09:20:42, in Italia, visitato 1642 volte)

Ve lo ricordate?

Corriere del Mezzogiorno Sentenza in Corte d'Assise, il pm aveva chiesto l'ergastolo ma i giudici hanno escluso il «futile motivo» IL PRIMO GRADO DEL PROCESSO PER L'ASSASSINIO DEL MUSICISTA ROMENO A MONTESANTO

NAPOLI - Per i giudici sono loro gli assassini del musicista romeno, Petru Birlandenau (Petru Birladeanu ndr.), alla stazione della Cumana di Montesanto a Napoli: misfatto atroce per il quale in tre sono stati condannati a trent'anni di galera ciascuno. Questo il verdetto di primo grado della terza sezione della Corte di Assise (presidente Carlo Spagna). I condannati sono Marco Ricci e Maurizio e Salvatore Forte. La Corte, pur riconoscendo la matrice camorristica del delitto, ha escluso l'aggravante del futile motivo.

COMUNE PARTE CIVILE - Al processo si sono costituiti parte civile il Comune di Napoli, assistito dall'avvocato Fabio Maria Ferrari, e i familiari della vittima, assistiti dall'avvocato Elena Coccia.

MORTE IN DIRETTA - Per i tre imputati il pm Michele Del Prete aveva chiesto la condanna all'ergastolo. Le sequenze dell'agguato furono filmate dalle telecamere di sicurezza, nella stazione della Cumana. Secondo l'accusa, Ricci e i due Forte, cugini tra loro, facevano parte del gruppo di otto killer che, partiti dal quartiere di Ponticelli, dove era ancora egemone il clan Sarno, scorrazzarono sparando per le strade di Montesanto in segno di disprezzo nei confronti del boss rivale Marco Mariano, tra l'altro da poco scarcerato.

NOTIZIE CORRELATE

Redazione online - 5 marzo 2012

 
Di Fabrizio (del 14/03/2012 @ 09:06:32, in Italia, visitato 3066 volte)

Il titolo di un articolo prima mi ha fatto ridere (alla fine svelerò il mistero), e poi disordinatamente sono arrivati in successione alcuni frammenti di pensiero, riassunti in tre immagini.

Osservate questa prima immagine o date un occhio a Gypsy Waggon: piccoli capolavori quasi scomparsi, frutto dell'esperienza, leggeri (alcuni quasi leggiadri), il simbolo del viaggio (ed anche della natura, del cavallo, della musica, di tutto quanto le nostre menti rinchiuse nelle case associano alla vita nomade).

Oggi questa è l'evoluzione REALE di quel mondo fantastico (l'immagine viene nientepopodimeno che dal blog di Riccardo De Corato): una roulotte scassata e senza ruote, che non può andare da nessuna parte... ma neanche restare: la foto è stata scattata durante la chiusura del campo di Triboniano.

Dove si va, mi chiedo? Un tempo, si sarebbe preso il vurdon o la kampina e si sarebbero cercate mete più fortunate, ma adesso i discendenti di chi le abitava non sarebbero più capaci di farlo, e non ci sono più posti dove accamparsi senza che l'autorità ti dica di andar via.

E' quello che ho sentito da molti Rom e Sinti: "Prima ci hanno obbligato a fermarci, a mandare i figli a scuola. L'abbiamo fatto in cambio del campo, che in qualche modo era una certezza. E quando hanno ottenuto da noi ciò che volevano, chiudono il campo e fanno nuove promesse."

Attenzione a quest'altra foto, Mirafiori: riuscite ad immaginare qualcosa di più statico e pesante, impossibile da spostare con tutte le sue catene ed i suoi dipendenti?

Eppure... siamo capaci di farlo. Il titolo a cui accennavo all'inizio è: Marchionne: "Siamo nomadi, andiamo dove si fanno affari". ABBIAMO consegnato a Marchionne (tramite le pagine di Repubblica, non del Giornale o del Sole24Ore) prima che il patrimonio del nomade, le nostre teste. Lasciando a Marchionne la possibilità di andare, con tutti i contributi che i vari governi hanno dato alla FIAT negli scorsi decenni, ed una roulotte senza ruote a chi forse per la prima volta nella sua lunga storia si interroga sul proprio futuro. Per la vulgata, il primo passa da imprenditore, i secondi per ladri...

E mentre Marchionne si riscopre nomade, sono in molti tra i suoi connazionali che parimenti a Rom e Sinti non hanno certezza del loro futuro.

Il bello, è che tutto ciò che avete letto dall'inizio, l'abbiamo voluto, l'abbiamo permesso, lo pagheremo. E so già che i futuri disoccupati troveranno il modo per odiare di più "gli zingari", perché succede questo quando si ha fame. L'abbiamo voluto... basta ciò a dire che sia anche intelligente?


PS: Un compleanno recente mi ha ricordato che l'epilogo era già stato scritto anni fa, prima che arrivassero fabbriche e città. Non c'era bisogno di saper leggere le stelle, poteva arrivarci anche un gagio che amasse i libri.

 
Di Fabrizio (del 13/03/2012 @ 09:09:21, in Italia, visitato 1815 volte)

di Matteo de Bellis, attivista europeo di Amnesty International

Una ruspa ad appena pochi metri dal campo di via Sacile, ricorda che i lavori continueranno © Private

"Sappiamo che dovremo andarcene per i lavori di costruzione, ma dovrebbero dare un posto, non limitarsi a lasciarci per strada."

Giovanni mi parla, in piedi di fronte a me, davanti ad una fila di baracche, raggruppate in uno spazio grande quanto un campo di calcio a sette.

Sotto il lucente sole di Milano, i bambini corrono come se il campo di via Sacile fosse un parco giochi. Ma non è così.

Giovanni vive da marzo 2011 nel campo non autorizzato di via Sacile. Ora ci sono ci 50 famiglie, attorno alle 250-300persone, tutte Rom dalla Romania.

Da circa un anno vivono qui. Le autorità non hanno fornito alcun servizio: bagni, acqua, raccolta dell'immondizia.

Gli abitanti usano aree specifiche come toilette, ogni giorno vanno a raccogliere l'acqua presso una fontanella a qualche centinaia di metri e pagano una società privata per raccogliere una volta la settimana la spazzatura.

Anche le OnG locali, le associazioni rom e dei cittadini stanno facendo la loro parte, mandando i medici a visitare il campo, aiutando le famiglie ad iscrivere i bambini a scuola e raccogliendo i curriculum degli adulti per aiutarli a trovare lavoro.

  © NAGA

Le autorità cittadine sono quasi completamente assenti da via Sacile. Eccetto forse le visite periodiche della polizia locale, che diverse volte ha annunciato l'imminente sgombero per tutti quanti vivano al campo.

L'area dove vivono le famiglie rom è interessata da lavori infrastrutturali - una nuova rampa autostradale, le fognature ed i relativi lavori di drenaggio.

Lo scorso dicembre, gli abitanti spostarono le loro baracche a qualche metro dalla sistemazione originaria, per permettere che continuassero i lavori nell'area. Allora, le autorità lo considerarono sufficiente ad evitare lo sgombero nella gelata condizione
invernale.

Ma ora che il sole splende ed ancora una volta i lavori di costruzione minacciano di invadere il campo, tutti hanno paura che una sgombero sia imminente.

Alcuni degli abitanti di via Sacile vivevano nel campo autorizzato di via Triboniano, chiuso dalle autorità ad aprile 2011.

Giovanni mi racconta che tutta la sua famiglia è stata espulsa da via Triboniano, subito prima della chiusura, perché aveva ospitato suo padre e sua madre senza la dovuta autorizzazione.

Amnesty International ha documentato espulsioni di questo tipo, dove le autorità hanno applicato regolamenti poi dichiarati illegali. Nel novembre 2011, una decisione del Consiglio di stato ha stracciato la cosiddetta "Emergenza Nomadi", uno stato d'emergenza che violava la legge e discriminava i Rom.

Ma le autorità milanesi e nazionali sinora non hanno fatto niente per aiutare chi era coinvolto. Sembra invece intendano proseguire sulla stessa strada degli sgomberi forzati che hanno oscurato le vite di centinaia di Rom milanesi, e migliaia altrove, negli ultimi anni.

La gente come Giovanni potrebbe ora trovarsi nuovamente di fronte ad uno sgombero forzato.

Un bulldozer parcheggiato appena a pochi metri dal campo di via Sacile ricorda che i lavori proseguiranno, riportando quelle che possono essere dolorose memorie dei precedenti sgomberi forzati.

Baracche, materassi, vestiti, bambole e quaderni furono travolti e distrutti. Tutto questo senza che le autorità si consultassero preventivamente con la comunità rom, dessero un preavviso od offrissero soluzioni abitative alternative adeguate.

"Stavolta speriamo che diano almeno 5 o 10 giorni di preavviso," dice Bi, un altro giovane che si guadagna da vivere scaricando e distribuendo casse di frutta in centro città. "Se ci sgomberano senza preavviso, perderò anche il mio lavoro, perché dovrei prendere un giorno di ferie e non so come spiegarlo al capo, che non sa che vivo in un campo."

Le famiglie rom di via Sacile chiedono solo un preavviso per lo sgombero ed un posto dove stare, molto meno di quanto le autorità siano tenute a fornire in base al diritto internazionale.

Sperano ancora che il sindaco di Milano faccia la cosa giusta, e sospenda lo sgombero fino a quando non seguano procedure corrette, con l'identificazione di alternative adeguate per ogni famiglia.

Ma ogni notte, quelle famiglie vanno a dormire nelle loro baracche sapendo che può essere la loro ultima notte lì, e la mattina successiva le ruspe potrebbero entrare nel campo.

 
Di Fabrizio (del 12/03/2012 @ 09:53:13, in Italia, visitato 1351 volte)

quiBrescia.it 8 marzo 2012

(red.) Un altro tassello si aggiunge alla difficile questione del trattamento dei rom e dei sinti a Brescia. La Federazione Rom e Sinti Insieme ha espresso infatti il suo parere su quanto sta accadendo nel campo di via Orzinuovi. "La situazione bresciana è molto complessa e negli ultimi anni si è avvitata sul presupposto che l'essere sinti e rom è uno dei mali della società. Presupposto ideologico che preoccupa perché rischia di inficiare qualsiasi intervento rispettoso della legislazione vigente", ha scritto in un comunicato l'associazione. "Dopo una prima analisi ci sembra che le proposte, presentate il 5 marzo dall'amministrazione comunale, contengano elementi di discriminazione perché per dieci famiglie è previsto un trattamento penalizzante, a fronte di una situazione economica famigliare eguale a quella delle altre famiglie (vedi dichiarazioni Isee). E' comunque parso evidente", prosegue, "che tutte le proposte presentate non sono state concordate con le famiglie ma vengono imposte in base ad un "patto di cittadinanza" che porta a pensare ad una lesione dei diritti sanciti dalla Costituzione italiana".

Secondo l'associazione le proposte delle famiglie non sono state nemmeno prese in considerazione. "Nell'incontro del 5 marzo è stato fatto un solo accenno, da parte dei responsabili dei servizi comunali, alle proposte presentate da due famiglie ed è di fatto scoraggiata qualsiasi iniziativa che preveda la piena autonomia delle famiglie sinte. L'impressione avuta durante l'incontro è che l'amministrazione comunale operi in una logica emergenziale anche dopo la sentenza 6050 del Consiglio di Stato. Inoltre, dobbiamo rilevare che in tutti questi anni nessuna azione significativa è stata messa in campo nell'ambito del lavoro e della formazione professionale. Per queste ragioni la Federazione Rom e Sinti Insieme chiede all'Amministrazione comunale di prorogare il termine della chiusura dell'area di via Orzinuovi allo scopo di ricercare soluzioni alternative e definitive, nel rispetto della cultura sinta e in accordo con le famiglie residenti".

"Nei prossimi giorni la Federazione valuterà eventuali altri interventi", prosegue il comunicato, "per la tutela delle famiglie e inviterà il Prefetto di Brescia ad istituire un tavolo di lavoro per approfondire le diverse problematiche a cui si devono confrontare le famiglie sinte e rom. Auspichiamo che la società civile, che in questi anni si è impegnata a fianco delle famiglie sinte e rom di Brescia, riesca a comprendere l'importanza di non arrendersi a soluzioni che in questi anni si sono dimostrate fallimentari in diverse Città italiane. Rimarchiamo che qualsiasi soluzione abitativa, diversa dai terreni privati, è destinata nel tempo a fallire se non è accompagnata da un serio progetto condiviso di mediazione culturale, con la partecipazione diretta di sinti e rom".

 

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