Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 01/08/2010 @ 09:29:43, in Italia, visitato 1903 volte)
Ricevo da Marco Brazzoduro
Care colleghe e cari colleghi,
spero che tutti voi stiate bene.
Le vacanze sono vicine e mi auguro che voi riusciate ad avere un meritato
riposo…
Oggi, come alcuni di voi hanno già saputo, è avvenuto un fatto storico: il
nostro amico, collega e membro della federazione romanì, Najo Adzovic ha avuto
la delega per le questioni riguardanti i rom e i sinti di Roma dal primo
cittadino, l'on. Gianni Alemanno.
Negli anni passati, la delega è sempre stata data dal sindaco di turno o a un
gagiò aderente o vicino a qualche associazione pro rom.
I risultati del lavoro svolto nei precedenti anni, per quanto riguarda Roma,
sono sotto gli occhi di tutti.
Oggi il sindaco ha dato alla comunità rom una grande opportunità, ha scelto come
uomo di fiducia un rom della nostra comunità.
Ovviamente sappiamo benissimo che non sarà un compito facile da svolgere poiché
compito di Najo sarà quello di trovare un equilibrio tra le esigenze delle
Istituzioni e le esigenze della Comunità rom.
Quanto accaduto oggi a Roma (il conferimento della delega ad un rom) potrebbe
essere d'esempio per tante altre città e per tanti Sindaci amici, più disposti
al dialogo, per iniziare a lavorare insieme ai rom.
Noi, come Romà Onlus, come promotori del Coordinamento Rom a Roma sappiamo
benissimo che quello di oggi è il risultato di un lungo lavoro ed è solo un
primo piccolo passo.
Le difficoltà ci sono state e sono state tante, ma siamo contenti di questo
primo risultato che ha portato alla creazione di tre importanti strumenti per la
comunità rom romana:
- la delega di Najo,
- la costituzione di una nuova associazione di promozione sociale "Ceferino
Gimenez - Rom a Roma" [di cui Bajram Hasimi (rom kosovaro) è Presidente]
- la costituzione di una cooperativa per inserimento lavorativa denominata
"Rom a Roma" (di cui io sarò Presidente).
Sappiamo che la politica è un mondo difficile, però l'inizio sembra buono.
Vedremo che cosa accadrà domani. Noi come Romà Onlus, auguriamo al nostro caro
amico Najo, un buon inizio di lavoro.
Graziano Halilovic
Presidente
Romà onlus
Associazione di Promozione Sociale
Via Altavilla Irpina, 34/36
00177 - Roma (Italy)
Phone +39 06 64 82 97 95
Fax +39 06 64 82 97 95
graziano.halilovic@romaonlus.it
http://www.romaonlus.it
Di Fabrizio (del 31/07/2010 @ 09:36:32, in casa, visitato 1908 volte)
I finanziamenti per la realizzazione di una cittadella per i nomadi
(attualmente ospiti in un campo a Scampia) sono fermi: colpa del buco
finanziario denunciato dalla nuova amministrazione regionale e dell'esigenza di
rispettare il patto di stabilità. Ma in gioco c'è molto di più
Domenico Pizzuti
In riferimento alle notizie più volte circolate circa l'inizio dopo l'estate
della costruzione di un villaggio attrezzato per i rom del campo "nomadi" di
via Cupa Perillo, sulla base di un progetto approvato da una delibera di
giunta comunale con un finanziamento regionale di 7 milioni di euro, abbiamo
voluto verificare presso la Regione Campania la disponibilità effettiva del
finanziamento deliberato dalla precedente Giunta Regionale.
Dall'informativa ricevuta risulta che la somma in questione – insieme ad
altri finanziamenti - è bloccata per rispondere alle esigenze del patto di
stabilità in ragione del buco finanziario riscontrato dalla nuova
amministrazione regionale. Dopo la verifica di tutte le risorse disponibili in
seguito a contatti in corso con il Ministero del tesoro, sono previste le
decisioni politiche in merito alla rimessa in bilancio o alla revoca dei
progetti a suo tempo finanziati per le politiche sociali. E' un percorso non
solo formale o finanziario e su cui occorre aprire una discussione pubblica con
le Istituzioni ed associazioni interessate e soprattutto con le famiglie rom del
campo, secondo gli orientamenti alla partecipazione più volte ribaditi dalla
Commissione Europea per la formazione delle decisioni che li riguardano.
In primo luogo, a nostro avviso, si tratta di dar compimento al piano
previsto dal Ministero dell' Interno per gli interventi successivi al censimento
- realizzato in Campania nei mesi di giugno-luglio 2008 (2784 censiti a Napoli e
Provincia) - che prevedevano la chiusura dei campi non autorizzati, la
realizzazione di villaggi attrezzati dotati dei servizi essenziali, l'avviamento
al lavoro dei giovani e soprattutto la scolarizzazione dei minori nomadi che
secondo il censimento anche a Napoli sono più della metà di coloro che vivono in
questi insediamenti. Il progetto elaborato dal Comune di Napoli prevede la
costruzione di due unità abitative con moduli monofamiliari per circa 200
persone (delibera Comune di Napoli n. 1261 del 30 luglio 2009), che non
esaurisce le 565 persone censite nel campo spontaneo di Scampia. Avranno accesso
ai nuovi insediamenti abitativi coloro che hanno il permesso di soggiorno, per
cui è in atto una verifica delle posizioni degli abitanti dei campi per il
rilascio del permesso di soggiorno nell'ambito delle norme vigenti.
In secondo luogo, si deve tener conto delle speranze suscitate con il
censimento a cui le famiglie rom del campo hanno volontariamente cooperato, in
vista di un riconoscimento legale e di una sistemazione abitativa vivibile, se
si tiene conto delle precarie abitazioni ("baracche") in cui un buon numero di
famiglie ha vissuto per venticinque anni e più, e del degrado dell'area che
abbiamo più volte denunciato anche per l'emergenza estate .
Al di là di considerazioni ragioneristiche di bilancio, si tratta di una
motivata scelta di civiltà a favore della vita delle famiglie che abitano il
campo, di cui si è fatto promotore un Ministro leghista ed attuata dal
Commissario straordinario per l'emergenza relativa agli insediamenti rom in
Campania, Prefetto Alessandro Pansa, augurandoci che il suo successore dia
compimento al piano. Invitiamo il Presidente Caldoro in nome della legalità e
civiltà, e della solidarietà sociale che caratterizza il suo pedigree politico,
a rimettere in bilancio il finanziamento previsto per l'attuazione del progetto
del Comune di Napoli, per dare compimento al piano formulato dal Ministero dell'
Interno. Augurandoci che si tratti solo di sospensione e non di revoca,
torneranno i conti, caro Presidente Caldoro, con un bilancio sociale!
FoianoInPiazza.it Si apre il Festival Visioni, XI edizione 2010, la
kermesse di teatro e musica della Valdichiana (clicca
QUI) con lo spettacolo:
KALEROM. IL GRANDE FUOCO DELLA FESTA
Acquaragia drom musica dalle province zingare d'Italia (Roma)
Domenica 1 agosto a Castiglion Fiorentino in Piazza del Comune
ingresso: adulti € 5,00; fino a 18 anni € 1,00
con: Elia Ciricillo voce, chitarra, tamburelli; Rita Tumminia organetto; Erasmo
Treglia violino, tromba de' zingari, ciaramella; Marcus Colonna clarinetto,
clarone; Sandu Gruia Sandokan
Sarà una vera e propria "notte dei gitani", con acceso il grande fuoco della
festa. Kalerom è lo spettacolo che combina le musiche delle province zingare
d`Italia degli Acquaragia Drom, gruppo storico della musica popolare italiana, e
le melodie d'amore - dall'Oltenia rumena - dei Taraf da Metropulitana,
trascinante ensemble di musicisti zingari.
Una sarabanda sonora, condita da balli e da gag, da musiche passionali e ritmi
frenetici, che partono dalla Transilvania e dai Carpazi per arrivare alle
melodie popolari italiane e ai successi internazionali eseguiti alla maniera
"zingara".
I protagonisti, lasciano i loro strumenti per portare il pubblico nel cuore di
una cerimonia tradizionale, di un matrimonio, di una animata festa gitana
intorno ad un grande fuoco da campo: ritmi incalzanti e passionali, melodie
struggenti e racconti di storie inverosimili con protagonisti tragicomici di cui
si può ridere o commuoversi. Uno spettacolo “Kalerom. Il grande fuoco della
festa”, di sicuro effetto dove la scena è anche del pubblico.
Clicca
QUI
per il sito degli Acquaragia Drom
Di Fabrizio (del 30/07/2010 @ 09:28:43, in Italia, visitato 3216 volte)
Ndr. Una notizia che ha avuto parecchio risalto sui media.
Non ne avevo scritto, perché tra molti "addetti ai lavori" la nomina di Najo
Adzovic ha scatenato più che altro ripicche e gelosie, e qualche mal di pancia
da parte di chi vede compromessi i propri storici appetiti. Resti tra noi, gli
unici auguri sinceri sono arrivati dagli amici di
U VELTO. In questa breve intervista, Najo Adzovic illustra qual è il
programma che intende realizzare (insomma, ci mette la faccia); teniamola a
mente e giudichiamolo (a suo tempo) sulla base di cosa (e come) riuscirà ad
ottenere.
Iris Press
ROMA, 28 LUG - I rom della Capitale avranno una voce sola, Najo Adzovic,
già portavoce del Casilino 900: il campo nomadi sgomberato verso la fine dello
scorso anno, come previsto dal Paino Nomadi dall’amministrazione Alemanno. Najo
era un soldato nell’ex Juoslavia di Tito, e disertò quando gli chiesero di
uccidere alcuni prigionieri, e venne in Italia con mezzi di fortuna.
Najo Adzovic è il delegato del sindaco di Roma ai rapporti con la comunità rom e
sinti. L’incarico è gratuito e durerà un anno. L’obiettivo è quello di favorire
l'inserimento socio culturale, attraverso progetti di scolarizzazione,
formazione e lavoro. Per il sindaco Gianni Alemanno: la nomina rientra nel Piano
Nomadi che ha la volontà dichiarato di eliminare “situazioni indegne come i
campi Casilino 900 e La Martora”. Ma non tutti si sono detti soddisfatti della
scelta compiuta. Delusi ad esempio i rom romeni e sinti giostrai, secondo cui
Najo Adzovic non li rappresenterebbe; e polemiche vengono anche da alcune
associazioni che avrebbero voluto una scelta più partecipata della comunità rom
nella Capitale.
In cosa consiste il tuo incarico e cosa conti di fare nel breve periodo?
Farò il massimo per dare la maggior visibilità alla comunità rom di Roma
soprattutto a chi si vuole integrare, vuole lavorare, vuole mandare i bambini
nelle scuole. Daremo l'opportunità a queste persone di uscire dagli accampamenti
dando loro un'opportunità dal punto di vista lavorativo. Nei prossimi giorni
daremo anche questi input. Ma dall’altra parte la mia nomina, come delegato del
sindaco sulle problematiche della comunità rom, e come coordinatore di “Roma
rom” consiste anche nel fare tolleranza zero contro coloro che delinquono e che
ancora non si vogliono integrare.
Non tutti hanno però salutato la tua nomina come un fatto positivo, alcune
associazioni si sono dette dubbiose.
Sono soltanto polemiche inutili perché la comunità rom a Roma ha ormai
imparato a dialogare a 360 gradi con l'amministrazione. Le associazioni lo
sappiamo benissimo in questi 40 anni cosa hanno fatto. I rom sono rimasti nella
stessa identica situazione dal punto di vista abitativo, lavorativo ma anche dal
punto di vista di una politica del superamento degli accampamenti. Noi a Roma,
grazie a queste associazioni, abbiamo quasi tre generazioni di bambini che sono
rimasti nella stessa identica situazione dal punto di vista dell'educazione
scolastica: cioè non abbiamo un bambino rom, nati e cresciuti da tre generazioni
a Roma, che frequenta le scuole superiori. Queste associazioni hanno preso
denaro pubblico dall'amministrazioni e hanno fatto questo lavoro. Sicuramente la
prima cosa che farò è istituire un tavolo di confronto sia con associazioni sia
con la comunità rom e sia con tutta la parte della cittadinanza: per capire come
insieme possiamo risolvere alcune problematiche. Sarà un tavolo condiviso tra
associazioni, cittadini ed enti pubblici e tra tutti coloro che si prenderanno
la responsabilità di partecipare e discutere pacificamente e di cercare di
risolvere i problemi della comunità rom.
Autore: Fabio Ferri
Di Fabrizio (del 29/07/2010 @ 09:39:18, in casa, visitato 1862 volte)
Autore: Simone Di Stefano
Link per chi legge da Facebook
Durata: 00:17:13 -
La mafia, i rom, due case confiscate e il diritto negato a Palermo
Riferimenti:
1
2
3
Un fatto avvenuto una decina di giorni fa, che ha avuto eco anche nei
media
italiani. Tra l'altro, la Francia non è nuova a
tensioni simili. Non ho avuto tempo per le traduzioni, rimedio adesso. La prima
segnalazione viene da
Roma_Francais sul clima di questi giorni in Francia
IrishTime.com La polizia pattuglia il quartiere L'Arlequin di Grenoble la
settimana scorsa. Foto Quadrini Rolland/Reuters
RUADHÁN MAC CORMAIC in Paris - Sabato 24 luglio 2010HA PREVALSO LA CALMA a Grenoble dopo il funerale di
un sospetto rapinatore armato, ucciso la settimana scorsa dalla polizia,
mitigando i timori che la sua sepoltura potesse riaccendere le violenze che lo
scorso fine settimana hanno scosso la città del sud-est francese.
L'uccisione di Karim Boudouda (27 anni), nel corso di una sparatoria seguita
ad una rapina in un casinò, ha scatenato tre notti di disordini nella periferia
di Villeneuve, dove sono stati esplosi colpi contro la polizia e dozzine di auto
sono state date alle fiamme.
Giovedì notte e nel primo mattino di ieri (venerdì 23 luglio ndr) sono
state bruciate due auto e sono state lanciate bottiglie contro la polizia, ma un
appello alla calma del locale imam e della famiglia di Boudouda sembra essere
stato ascoltato dai più.
Anche se l'ordine è ritornato nelle strade, il crimine continua a dominare
l'agenda politica, dopo una settimana in cui sono avvenuti seri disordini in una
tranquilla città nella valle della Loira.
Domenica (18 luglio ndr) tumulti sono scoppiati a Saint-Aignan,
cittadina di appena 3.400 abitanti, dopo che membri della comunità nomade hanno
reagito alla morte di un giovane trattenuto dalla polizia, con violenti attacchi
alla locale stazione di polizia.
I disordini a Grenoble e Saint-Aignan hanno indotto il presidente Nicolas
Sarkozy a dichiarare che lo stato era impegnato in una "guerra contro
trafficanti e delinquenza" e che lo stato non sarebbe indietreggiato nella sua
"implacabile lotta" contro i criminali.
Ha poi esautorato il prefetto dell'Isère, il dipartimento che include
Grenoble, rimpiazzandolo con Eric Le Douaron, alto funzionario di polizia che
Sarkozy conosce da quando era ministro degli interni. E' la seconda volta in tre
mesi che Sarkozy nomina un funzionario di polizia a prefetto. Ad aprile, nominò
Cristian Lambert, ex capo di un gruppo di elite stile-commando, come prefetto di
Seine-Saint-Denise, che include alcuni dei quartieri più poveri della capitale
francese.
L'ultima mossa è stata criticata dall'opposizione: il deputato Manuel Valls
del partito socialista ha detto che il linguaggio belligerante di Sarkozy
sancisce il "fallimento abbastanza patente" delle sue politiche di sicurezza.
Daniel Vaillant, ministro degli interni sotto il primo ministro socialista
Lionel Jospin, ha criticato duramente Sarkozy per "essersi assunto dei poteri
che non ha" sostituendo due prefetti, dato che è il primo ministro o quello
degli interni che possono nominarli.
Prefetti, che agiscono come i massimi rappresentanti dello stato nel
dipartimento, sono normalmente dipendenti pubblici di carriera.
Anche i gruppi antirazzisti e per i diritti umani sono stati critici verso il
presidente, dopo le osservazioni svolte sulla scia delle violenze di
Saint-Aignan, circa "i problemi posti dal comportamento di certe persone nelle
comunità Rom e Viaggianti".
La Lega per i Diritti Umani ha accusato il presidente di "stigmatizzare" Rom
e Viaggianti e di renderli "capri espiatori" dei più vasti problemi di
sicurezza.
Il termine generico francese gens du voyage, o Viaggianti, include
zigani le cui famiglie arrivarono in Francia nel corso dei secoli;
manouches, arrivati dalla Germania nel XIX secolo; gitani spagnoli e
più recentemente i rom.
E ancora, da
Roma_Benelux
Dichiarazione di pace
Il Presidente della Repubblica ha dichiarato guerra alla gens du voyage
ed ai Rrom. Gli Zigani intendono rispondere con una dichiarazione di pace per
evitare un'esplosione sociale.
L'organizzazione il 28 luglio di una riunione all'Eliseo sui "problemi" posti
dagli Zigani, per la prima volta dalla Liberazione.
Come troppo spesso nello loro storia, gli Zigani sono una volta di più il
capro espiatorio preferito di una classe dirigente invischiata in scandali
politico-finanziari.
Se Nicolas Sarkozy dovesse reiterare la sua dichiarazione di guerra, il
Collettivo delle Associazioni Zigane sarebbe costretto ad intraprendere azioni
legali per incitamento all'odio razziale e chiedere ai parlamentari di
interrogarsi sulla necessità di riunire l'Alta Corte.
La prevalenza del razzismo anti-zigano nella società francese è tale che il
primoluglio2010 è passata totalmente inosservata la conferma in Corte d'Appello
della condanna di France Télévisions per incitamento all'odio razziale, in
ragione del contenuto della trasmissione "C dans l'air" intitolata "Delinquenza:
la via dei Rom" (vedi
QUI ndr).
Mentre la Francia è stata oggetto di numerose condanne da parte delle
autorità europee e rischia di trovarsi bandita dall'Europa, nessuno sforzo è
stato fatto dai poteri pubblici per lottare contro la moltiplicazione degli atti
e delle dichiarazioni razzisti contro gli Zigani.
Il 18 luglio 2010,
la Francia, tramite un discorso pronunciato dal segretario di stato agli ex
combattenti, ha finalmente riconosciuto ufficialmente il dramma
dell'internamento e della deportazione dal 1940 al 1946
Dieci giorni dopo, Nicolas Sarkozy prende l'iniziativa di una politica di
natura razziale che, se dovesse essere attuata, rischierebbe fortemente di
costituire una nuova pagina nera della storia francese, com'è vero che gli
Zigani, al di là delle profonde differenze esistenti tra Rrom e gens
du voyage, siano sottomessi in Francia ad un vero regime d'apartheid in
ragione di una legislazione d'emergenza indegna di un paese democratico.
Il Collettivo delle Associazioni Zigane chiede di essere ricevuto dal capo
dello stato per discutere i problemi alla base delle proposte razziste di alcuni
ministri e parlamentari dell'UMP.
Il Collettivo delle Associazioni Zigane chiede l'abrogazione di tutte le
leggi discriminatorie ed un'azione risoluta ai più alti livelli dello stato per
lottare contro il razzismo anti-zigano.
Per la salvaguardia dei valori universali che hanno fatto grande la Francia,
il Collettivo delle Associazioni Zigane lancia un appello riprendendo le parole
esatte utilizzate venticinque anni fa da Georges Guingouin, primo partigiano di
Francia, liberatore di Limoges, nel suo appello lanciato in occasione del 41°
anniversario della battaglia del Mont Gargan:
"Nel 1985, mi appello agli uomini e alle donne dall'animo generoso perché
un soprassalto morale, una nuova Resistenza comincino e la Francia resti il
paese dei Diritti dell'Uomo. La fiamma della Libertà non deve spegnersi!"
Il Collettivo delle Associazioni Zigane organizzerà una conferenza stampa
mercoledì 28 luglio alle 11.00 a Chope des Puces 122 rue des Rosiers à
Saint-Ouen.
Association "La voix des Rroms"
50, rue des Tournelles
75003 PARIS
tél. & fax: 01.80.60.06. 58
http://www.lavoixdesrroms.org
Di Fabrizio (del 27/07/2010 @ 09:36:46, in Europa, visitato 3760 volte)
by Paul Polansky
[continua] Harri Hermanni Holkeri
L'ANTI-PREMIO CITAZIONE INUTILE: alla persona che amava fare citazioni
giornaliere, ma queste citazioni non hanno salvata nemmeno una vita in Kosovo.
Riguardo ai Rom e agli Askali, Harri rifiutò di mettere in pratica quanto
predicava, da qui questo anti-premio.
Le Citazioni giornaliere di Holkeri
- Quello che possiamo fare come individui può non essere molto nella
scala globale, ma dobbiamo iniziare il cambio vivendo come insegniamo.
- Se non accettiamo il pensiero altrui, non si può progredire nel
proprio interesse. Abbiamo bisogno dell'altrui aiuto per ottenere risultati.
- Uomini e donne hanno il loro ruolo - i loro ruoli sono differenti, ma
i loro diritti sono uguali.
- Ci sono molte sfide, ci sono molti ostacoli: cerchiamo di cambiare
gli ostacoli in vantaggi.
- Abbiamo gli strumenti, ma dobbiamo imparare come usarli. Questa è la
mia filosofia politica.
- In crisi nazionali o internazionali, ci sono sempre questioni di
mancanza di confidenza. Devi cambiare le menti delle persone se vuoi
ottenere risultati.
- Non voglio parlare di sovrappopolazione o di controllo delle nascite,
ma penso che l'istruzione sia la maniera di dare nuovo impeto alla questione
della povertà.
- Non puoi prendere decisioni facili se prima non ti impegni per
difficili soluzioni.
Holkeri è nato il 1 gennaio 1937 ad Oripaa, Finlandia. Divenne membro del
Partito della Coalizione Nazionale di Finlandia (Kokoomus) e poi del Parlamento
dal 1970 al 1978. Holkeri fece parte del tavolo dei direttori della Banca di
Finlandia nel 1978-97 e fu candidato alle elezioni presidenziali nel 1982 e nel
1988. Fu Primo Ministro dal 1987 al 1991. Più tardi divenne speaker
dell'Assemblea Generale dell'ONU (2001-2001). Giocò anche un ruolo costruttivo
nell'Accordo del Buon Venerdì in Irlanda del Nord. I suoi sforzi vennero
premiati con il cavalierato onorario conferitogli dalla regina Elisabetta II.
Venne poi nominato Rappresentante Speciale del Segretario Generale in Kosovo.
Se sotto l'SRSG Steiner tutti gli aiuti alimentari ai campi zingari vennero
interrotti, sotto l'SRSG Holkeri i campi furono completamente ignorati.
Nonostante gli appelli a portare la questione all'attenzione del suo staff,
l'invisibile Holkeri rimase tale eccetto per le sue dichiarazioni quotidiane.
Nel maggio 2004 Holkeri si ritirò dalla sua posizione presso l'UNMIK,
adducendo problemi di salute dopo un collasso per esaurimento a Strasburgo. Il
collasso avvenne il giorno dopo che Holkeri aveva visitato il quartiere generale
ONU a New York, dove disse al Consiglio di Sicurezza che l'orgia di violenze di
metà marzo (2004) aveva scosso la missione nelle "sue fondamenta". A seguito di
intensi scontri tra la KFOR ed estremisti albanesi, l'UNMIK riportò che 4.366
Serbi ed alcuni Rom erano stati costretti a fuggire dalle loro case. Inoltre
erano state distrutte o danneggiate circa 950 case, assieme a 36 chiese,
monasteri ed altri monumenti serbi. Sotto Holkeri l'ONU fu lento a reagire.
Molti osservatori ritengono che lui non comprese a sufficienza la situazione in
Kosovo. Però, concordò nell'evacuare dalle loro case oltre 4.000 Serbi usando la
polizia ONU, creando così un precedente in Kosovo per lo sgombero forzato quando
le vite umane fossero a rischio. Fino ad oggi, non ha elaborato una
dichiarazione per quella filosofia umanitaria.
Søren Jessen-Petersen (foto da
Nato.int)
PREMIO TESCHIO E TIBIE INCROCIATE al funzionario ONU sotto il cui sguardo
morirono più bambini e feti di ogni altra epoca, nei nove anni in cui l'ONU
amministrò questi campi della morte per gli zingari del Kosovo.
Jessen-Petersen nato nel 1945 a Nørrensundbay, Danimarca, venne nominato
Rappresentante Speciale del Segretario Generale delle Nazioni Unite per il
Kosovo e capo dell'UNMIK il 16 giugno 2004 e mantenne la posizione sino alla
fine di giugno 2006. Jessen-Petersen è attualmente Direttore dell'ufficio di
Washington Indipendent Diplomat, lettore presso la Scuola di Servizi Esteri
all'Università di Georgetown, e Studioso Ospite all'Istituto di Pace degli Stati
Uniti (USIP).
Jessen-Petersen ha avuto una lunga carriera nelle Nazioni Unite. Avvocato e
giornalista per formazione, iniziò il suo servizio nel 1972 presso l'ufficio
dell'Alto Commissario ONU per i Rifugiati (UNHCR) in Africa. Nei successivi 30
anni salì diversi gradini nell'UNHCR, nei vari uffici di Stoccolma, Ginevra e
New York ed infine nel 1998 venne nominato Inviato Speciale dell'UNHCR nella ex
Jugoslavia. Attualmente risiede a Washington DC con la moglie di diciannove anni
e due dei suoi quattro figli.
Nonostante una carriera apparentemente distinta con l'Alto Commissario ONU
per i Rifugiati, Jessen-Petersen perse il proprio compasso morale in Kosovo
quando i bambini Rom/Askali iniziarono a morire di avvelenamento da piombo nei
campi UNHCR e lui si rifiutò di evacuarli come richiesto dall'OMS. Sino a
novembre 2004, in molti non sapevano che i campi zingari fossero così
pericolosi, nonostante il rapporto medico ONU inviato all'SRSG Bernard Kouchner
ad ottobre 2000. Ma quando nel 2004 venne portata a conoscenza la morte di
Jenita Mehmeti nel campo ONU di Zitkovac, venne svelato il tentativo dell'UNMIK
di nascondere la verità, anche se Jessen-Petersen tentò di far luce sulla
tragedia. Quando la TV del Kosovo chiese a Jessen-Petersen del mio libro dove
spiegavo l'avvelenamento da piombo, l'SRSG replicò "Polansky non ha di meglio da
fare."
Per mascherare il proprio dilemma morale, Jessen-Petersen tentò di dire alla
stampa che gli Zingari si stavano avvelenando da sé smaltendo le batterie delle
auto. Anche se l'ONU aveva davvero dato licenza per smaltire le batterie e
permesso di tenerle nei campi ONU, un dottore tedesco (Klaus Runow) aveva
raccolto campioni dei capelli in 66 bambini dei campi e trovato 36 elementi
tossici nel loro corpo, non presenti nelle batterie delle macchine.
Jessen-Petersen tentò allora di "curare l'avvelenamento da piombo"
donando150.000 euro prendendolo dal budget per il Kosovo. Ma fu solo un
tentativo cosmetico, neanche un euro servì a curare un bambino dato che vennero
sprecati per voci non mediche: 24.000 euro per latte scremato, 12.000 per saponi
e shampoo, 9.500 euro per fumigare le baracche e 33.000 euro per i kit di
analisi del suolo. Nonostante venisse detto che l'avvelenamento da piombo non
potesse essere curato finché i bambini e le donne incinte (i più vulnerabili)
non fossero rimossi dalla fonte dell'avvelenamento, Jessen-Petersen rifiutò
ancora di evacuare i campi. Sotto il suo sguardo morirono più di 30 Zingari.
Fine sesta puntata
Di Fabrizio (del 26/07/2010 @ 09:39:14, in Italia, visitato 1998 volte)
COMUNICATO STAMPA
Il 2 luglio 2010 la Provincia di Roma, dopo un lungo e controverso iter, ha
concesso l'Autorizzazione Integrata Ambientale all'inceneritore di rifiuti
tossici e nocivi della Basf di Roma di via di Salone, 245.
L'inceneritore non si trova all'interno di una zona industriale, dove persone
presumibilmente in buona salute trascorrono una parte limitata della giornata
per non tutti i giorni dell'anno, ma ad alcune centinaia di metri dal
villaggio attrezzato di via di Salone in cui vivono stabilmente all'aria aperta
circa trecento minori di etnia rom.
Secondo le testimonianze raccolte dall'associazione "21 luglio" già da anni gli
abitanti del villaggio hanno avvertito cattivi odori e lamentato problemi alle
vie respiratorie per i fumi emessi dalla ciminiera dell'inceneritore.
L'impianto ha subito tra il 1999 ed il 2004 una serie di guasti: la rottura di
un serbatoio di acido cloridrico, lo scoppio di un forno, un principio di
incendio.
Nel settembre 2003 l'Istituto epidemiologico (Asl RME) ha presentato i dati
analitici secondo cui la mortalità per tumore negli uomini dal 1987 al 2001 nel
territorio circostante è del 30% superiore rispetto alla media di Roma
Il 3 novembre 2006 la Asl RMB ha pubblicato i risultati di alcune indagini.
Le indagini epidemiologiche hanno confermato, tra i dati del 2003, 8 su 9
decessi per Linfomi non Hodgkin (+156% rispetto all'atteso), ed evidenziato un
maggior numero di tumori al cervello tra gli abitanti della zona.
Le indagini ambientali, hanno evidenziato concentrazioni di diossina da 5 a 20
volte superiori a quelle medie di altre zone italiane nella centralina posta a
300 metri dall'inceneritore. Le concentrazioni di palladio inoltre sono
risultate doppie.
Alla luce di tali ricerche è ragionevole dedurre che il villaggio attrezzato di
via di Salone sia situato in una zona di elevata ricaduta delle emissioni
tossiche e nocive.
Il 26 marzo 2009, secondo la relazione fatta dalla'ASL RM B "si ritiene che le
abitazioni e le diverse attività poste entro una distanza prudenzialmente
stimabile in 500 mt. dal perimetro dello stabilimento si trovino, già in
condizioni di normale esercizio degli impianti, nell'area di massima ricaduta di
inquinanti pericolosi per la salute umana".
Sempre la ASL RMB, in una nota inviata anche al dott. Angelo Scozzafava, attuale
soggetto attuatore del Piano Nomadi della capitale, aveva già espresso la
propria "contrarietà al rilascio dell'Autorizzazione Integrata Ambientale per
l'impianto di trattamento termico dei catalizzatori esausti, a causa del rischio
per la salute pubblica che esso viene a determinare nel contesto urbanistico
realizzatosi". "Dovrebbe in ogni caso essere predisposto – continua la nota - un
adeguato piano di informazione della popolazione sui rischi associati alle
attività della BASF".
Alla luce di quanto avvenuto l'associazione "21 luglio" manifesta profonda
preoccupazione per l'impatto che le emissioni prodotte dall' all'inceneritore di
rifiuti tossici e nocivi della Basf ha avuto e continua ad avere sulla salute
dei circa trecento minori residenti nel campo di via di Salone ed esprime una
forte perplessità sulla reale attuazione di un piano informativo tra i residenti
del villaggio attrezzato così come raccomandato dalle autorità sanitarie.
E' opportuno ricordare che l'art. 24 par. 1 della Convenzione Internazionale di
New York sui diritti dell'Infanzia e dell'Adolescenza stabilisce che "gli Stati
parti riconoscono il diritto del minore di godere del migliore stato di salute"
mentre la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea ribadisce il
diritto di ogni minore "alla protezione" (art. 24).
L'associazione "21 luglio" sollecita:
- il Commissario straordinario per l'emergenza nomadi a Roma dott. Giuseppe
Pecoraro a fornire le legittime risposte sugli eventuali rischi alla salute dei
minori rom del villaggio attrezzato di via di Salone determinati dalle
esalazioni tossiche dell'inceneritore della BASF
- le istituzioni preposte all'attuazione del Piano Nomadi della capitale a non
far venire meno l'obbligo di ispirare la scelta di collocazione di ogni
insediamento abitativo attrezzato al Principio di Precauzione sancito già dal
Trattato di Maastricht del 1992 e ribadito nei successivi documenti di politica
ambientale – sanitaria della Comunità Europea al fine di assicurare ad ogni
minore rom "le migliori condizioni di salute fisica e mentale che gli Stati
siano in grado di garantire" (art. 12 par. 1 del Patto Internazionale sui
diritti economici, sociali e culturali).
Roma, 22 luglio 2010 -
Associazione "21 luglio"
Di Fabrizio (del 26/07/2010 @ 09:30:13, in Regole, visitato 2087 volte)
A nome della ragazza, autrice di questa protesta rivolta
alla Direzione CPT di Pisa. Ciao, Agostino Rota Martir
Sono una ragazza Rom del campo nomadi di Coltano, sono nata in Italia e vivo
da molti anni con la mia famiglia a Coltano, di origine Bosniaca. Da quando ho
raggiunto la maturità sto facendo di tutto per ottenere la cittadinanza
italiana, benché i miei genitori siano Bosniaci io mi sento Italiana in tutto,
non solo perché questo è il paese in cui sono nata, ma mi sento parte di esso,
penso di rispettare le sue Leggi (mai alcun precedente in fatto di
giustizia), perché sono anche le mie, ma soprattutto perché sento di appartenere
anche alla gente italiana, anche come Rom.
Scrivo per raccontare quello che mi è successo due giorni fà a Pisa all’interno
di un autobus del CPT, un fatto che decido di raccontare, perché non è l’unico
che mi è successo ultimamente e credo sia importante farlo conoscere, perché
ferisce non solo il mio animo, ma anche quello del popolo italiano al quale
sento di appartenere, anche se ancora non ufficialmente.
Ebbene mi è successo questo: l’altro giorno (21 Luglio) sono salita sull’autobus
delle ore 16.40 diretto all’ospedale di Santa Chiara per visitare la mia zia
ricoverata, ero munita di regolare biglietto che ho timbrato nella apposita
macchinetta. Il controllore ad un certo punto si è rivolto a noi, ero in
compagnia di una mia cugina, con un atteggiamento di accusatore, dicendoci:
“ragazze, comportatevi a modo” ad alta voce, davanti a tutta la gente, prima da
lontano, poi anche vicino a noi. Ovviamente per me questo atteggiamento
prevenuto verso di noi era offensivo: primo, perché lui non poteva permettersi
di giudicarci senza conoscerci. Io allora, gli ho fatto presente che avevo il
biglietto timbrato e che suo compito era di verificare se il biglietto fosse in
regola, prima di accusarci di qualcosa.
Lui mi ha risposto, senza nemmeno guardare il biglietto, dicendomi sempre
davanti la gente presente in autobus, che senz’altro era già stato utilizzato
due o tre volte. Io gli ho mostrato il biglietto, che lui non si è degnato di
verificare ma ha continuato a sottintendere che noi stavamo facendo delle
“scenate per niente”.
A noi, ha anche detto che lui neanche voleva vedere il biglietto, ma allora mi
chiedo quale è il suo compito? Quello di giudicare le persone che non conosce?
Mi piacerebbe sapere sulla base di che cosa? Io gli ho risposto che lui non
poteva permettersi di giudicare le persone in quel modo, offensivo e maleducato,
semplicemente per le nostre sembianze e per la nostra apparenza Rom.
Io lo so che diverse persone, (Rom , ma anche Italiani e immigrati) utilizzano
l’autobus per scopi non sempre chiari, esempio per furti e borseggi, ma il
controllore non può fare di ogni erba un fascio, sentendosi autorizzato ad
offendermi davanti a tutti e pretendere che io mi comporti a modo, dopo averci
fatte passare per ladre davanti a tutti.
Con questa lettera voglio augurarmi e sperare che l’atteggiamento dei
controllori del CPT nei confronti delle ragazze e donne Rom, non sia dettato da
pregiudizi o da ignoranza, semplicemente chiedo che sia uguale a tutti gli
altri, e di smetterla di giudicarci a priori, perché questo offende non
solamente noi ma colpisce anche la cittadinanza di Pisa. Lo stesso vale anche
per quegli autisti, che quando vedono dei Rom in attesa alla fermata, decidono
di passare oltre senza fermarsi, non vorrei che diventasse una abitudine
consolidata, sia per gli autobus cittadini e sia quelli extra-urbani.
Se sbagliamo è giusto che i controllori ci riprendano e procedano nel darci ciò
che meritiamo (multa, richiamo, allontanamento dal mezzo, o denuncia), è il loro
compito, ma se il nostro comportamento è corretto e civile esigiamo altrettanto
dai controllori e dagli autisti dei mezzi del CPT di Pisa verso noi Rom, come
verso qualsiasi cittadino italiano o immigrato che sia.
Grazie dell’attenzione e spero che tutto questo non si ripeta mai più.
Una ragazza Rom del campo nomadi di Coltano. 23 Luglio 2010
Video in inglese pubblicato dal
Guardian
Cari Amici,
Per undici anni abbiamo tentato di far evacuare dall'ONU i campi rom in
Kosovo dove i bambini hanno i più alti livelli di piombo nella letteratura
medica. Più di 89 Rom/Askali sono morti in quei campi. Ogni bambino nato lì, se
sopravvive, ha danni irreversibili al cervello.
Dato che l'ONU non vuole ascoltare le nostre richieste a favore di questi
bambini, stiamo promuovendo una petizione mondiale rivolta al Presidente Obama,
chiedendogli di evacuare i campi (meno di 600 uomini, donne e bambini) e di
curarli presso le basi militari americane in Kosovo. Questo il link per firmare
la petizione:
http://www.thepetitionsite.com/5/Save-Children-Dying-From-Lead-Poisoning
Vi chiedo di inoltrare questa mail ai vostri amici, il più possibile, e
chiedere loro di aiutarci a salvare questi bambini e le loro famiglie.
Grazie a tutti,
Paul Polansky
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