by Paul Polansky
[continua] Harri Hermanni Holkeri
L'ANTI-PREMIO CITAZIONE INUTILE: alla persona che amava fare citazioni
giornaliere, ma queste citazioni non hanno salvata nemmeno una vita in Kosovo.
Riguardo ai Rom e agli Askali, Harri rifiutò di mettere in pratica quanto
predicava, da qui questo anti-premio.
Le Citazioni giornaliere di Holkeri
- Quello che possiamo fare come individui può non essere molto nella
scala globale, ma dobbiamo iniziare il cambio vivendo come insegniamo.
- Se non accettiamo il pensiero altrui, non si può progredire nel
proprio interesse. Abbiamo bisogno dell'altrui aiuto per ottenere risultati.
- Uomini e donne hanno il loro ruolo - i loro ruoli sono differenti, ma
i loro diritti sono uguali.
- Ci sono molte sfide, ci sono molti ostacoli: cerchiamo di cambiare
gli ostacoli in vantaggi.
- Abbiamo gli strumenti, ma dobbiamo imparare come usarli. Questa è la
mia filosofia politica.
- In crisi nazionali o internazionali, ci sono sempre questioni di
mancanza di confidenza. Devi cambiare le menti delle persone se vuoi
ottenere risultati.
- Non voglio parlare di sovrappopolazione o di controllo delle nascite,
ma penso che l'istruzione sia la maniera di dare nuovo impeto alla questione
della povertà.
- Non puoi prendere decisioni facili se prima non ti impegni per
difficili soluzioni.
Holkeri è nato il 1 gennaio 1937 ad Oripaa, Finlandia. Divenne membro del
Partito della Coalizione Nazionale di Finlandia (Kokoomus) e poi del Parlamento
dal 1970 al 1978. Holkeri fece parte del tavolo dei direttori della Banca di
Finlandia nel 1978-97 e fu candidato alle elezioni presidenziali nel 1982 e nel
1988. Fu Primo Ministro dal 1987 al 1991. Più tardi divenne speaker
dell'Assemblea Generale dell'ONU (2001-2001). Giocò anche un ruolo costruttivo
nell'Accordo del Buon Venerdì in Irlanda del Nord. I suoi sforzi vennero
premiati con il cavalierato onorario conferitogli dalla regina Elisabetta II.
Venne poi nominato Rappresentante Speciale del Segretario Generale in Kosovo.
Se sotto l'SRSG Steiner tutti gli aiuti alimentari ai campi zingari vennero
interrotti, sotto l'SRSG Holkeri i campi furono completamente ignorati.
Nonostante gli appelli a portare la questione all'attenzione del suo staff,
l'invisibile Holkeri rimase tale eccetto per le sue dichiarazioni quotidiane.
Nel maggio 2004 Holkeri si ritirò dalla sua posizione presso l'UNMIK,
adducendo problemi di salute dopo un collasso per esaurimento a Strasburgo. Il
collasso avvenne il giorno dopo che Holkeri aveva visitato il quartiere generale
ONU a New York, dove disse al Consiglio di Sicurezza che l'orgia di violenze di
metà marzo (2004) aveva scosso la missione nelle "sue fondamenta". A seguito di
intensi scontri tra la KFOR ed estremisti albanesi, l'UNMIK riportò che 4.366
Serbi ed alcuni Rom erano stati costretti a fuggire dalle loro case. Inoltre
erano state distrutte o danneggiate circa 950 case, assieme a 36 chiese,
monasteri ed altri monumenti serbi. Sotto Holkeri l'ONU fu lento a reagire.
Molti osservatori ritengono che lui non comprese a sufficienza la situazione in
Kosovo. Però, concordò nell'evacuare dalle loro case oltre 4.000 Serbi usando la
polizia ONU, creando così un precedente in Kosovo per lo sgombero forzato quando
le vite umane fossero a rischio. Fino ad oggi, non ha elaborato una
dichiarazione per quella filosofia umanitaria.
Søren Jessen-Petersen (foto da
Nato.int)
PREMIO TESCHIO E TIBIE INCROCIATE al funzionario ONU sotto il cui sguardo
morirono più bambini e feti di ogni altra epoca, nei nove anni in cui l'ONU
amministrò questi campi della morte per gli zingari del Kosovo.
Jessen-Petersen nato nel 1945 a Nørrensundbay, Danimarca, venne nominato
Rappresentante Speciale del Segretario Generale delle Nazioni Unite per il
Kosovo e capo dell'UNMIK il 16 giugno 2004 e mantenne la posizione sino alla
fine di giugno 2006. Jessen-Petersen è attualmente Direttore dell'ufficio di
Washington Indipendent Diplomat, lettore presso la Scuola di Servizi Esteri
all'Università di Georgetown, e Studioso Ospite all'Istituto di Pace degli Stati
Uniti (USIP).
Jessen-Petersen ha avuto una lunga carriera nelle Nazioni Unite. Avvocato e
giornalista per formazione, iniziò il suo servizio nel 1972 presso l'ufficio
dell'Alto Commissario ONU per i Rifugiati (UNHCR) in Africa. Nei successivi 30
anni salì diversi gradini nell'UNHCR, nei vari uffici di Stoccolma, Ginevra e
New York ed infine nel 1998 venne nominato Inviato Speciale dell'UNHCR nella ex
Jugoslavia. Attualmente risiede a Washington DC con la moglie di diciannove anni
e due dei suoi quattro figli.
Nonostante una carriera apparentemente distinta con l'Alto Commissario ONU
per i Rifugiati, Jessen-Petersen perse il proprio compasso morale in Kosovo
quando i bambini Rom/Askali iniziarono a morire di avvelenamento da piombo nei
campi UNHCR e lui si rifiutò di evacuarli come richiesto dall'OMS. Sino a
novembre 2004, in molti non sapevano che i campi zingari fossero così
pericolosi, nonostante il rapporto medico ONU inviato all'SRSG Bernard Kouchner
ad ottobre 2000. Ma quando nel 2004 venne portata a conoscenza la morte di
Jenita Mehmeti nel campo ONU di Zitkovac, venne svelato il tentativo dell'UNMIK
di nascondere la verità, anche se Jessen-Petersen tentò di far luce sulla
tragedia. Quando la TV del Kosovo chiese a Jessen-Petersen del mio libro dove
spiegavo l'avvelenamento da piombo, l'SRSG replicò "Polansky non ha di meglio da
fare."
Per mascherare il proprio dilemma morale, Jessen-Petersen tentò di dire alla
stampa che gli Zingari si stavano avvelenando da sé smaltendo le batterie delle
auto. Anche se l'ONU aveva davvero dato licenza per smaltire le batterie e
permesso di tenerle nei campi ONU, un dottore tedesco (Klaus Runow) aveva
raccolto campioni dei capelli in 66 bambini dei campi e trovato 36 elementi
tossici nel loro corpo, non presenti nelle batterie delle macchine.
Jessen-Petersen tentò allora di "curare l'avvelenamento da piombo"
donando150.000 euro prendendolo dal budget per il Kosovo. Ma fu solo un
tentativo cosmetico, neanche un euro servì a curare un bambino dato che vennero
sprecati per voci non mediche: 24.000 euro per latte scremato, 12.000 per saponi
e shampoo, 9.500 euro per fumigare le baracche e 33.000 euro per i kit di
analisi del suolo. Nonostante venisse detto che l'avvelenamento da piombo non
potesse essere curato finché i bambini e le donne incinte (i più vulnerabili)
non fossero rimossi dalla fonte dell'avvelenamento, Jessen-Petersen rifiutò
ancora di evacuare i campi. Sotto il suo sguardo morirono più di 30 Zingari.
Fine sesta puntata