Circa il 13% degli studenti che hanno usufruito dei posti distribuiti
agli studenti di etnia Rom nelle scuole superiori ed il 10% di quanti occupano i
posti speciali assegnati ai Rom nelle università statali, non sono
affiliati a questo gruppo etnico, secondo una ricerca condotta da Gallup e
commissionata dal Fondo Istruzione Rom (REF).
La ricerca indica che soltanto il 7% di quanti occupano il posto
riservato a giovani Rom nelle scuole superiori parla romanes. Secondo la
ricerca, i beneficiari di questi posti sono giovani di piccole famiglie (1-2
figli) con una migliore situazione finanziaria, dato che il 75% di loro possiede
un computer e un più alto livello d'istruzione.
Mentre i beneficiari delle istituti artistici e commerciali, la maggior parte
arriva da famiglie con più di 3 bambini, con risorse finanziarie più
basse (il 40% di loro ha un computer). In questo caso, il 22% di loro parla
romanes ed osserva le tradizioni di questo gruppo etnico.
I beneficiari dall'ambiente universitario vengono da famiglie con 3-4 figli,
il 71% di loro ha un computer proprio e soltanto il 17% parla romanes. La
distribuzione di genere a livello universitario indica che la percentuale delle
ragazze rom è significativamente più alta di quella dei ragazzi.
Le specializzazioni universitarie per cui hanno optato riguardano gli
studi sociali: sociologia, pedagogia, filologia ecc.
La ricerca poi rivela che il 77% dei beneficiari dalla scuola
secondaria e l'88% dei Rom delle istituzioni scolastiche superiori,
parteciperebbero in almeno un tipo di azione nel campo delle OnG.
Tra il 2000 e il 2006, furono distribuiti circa 10.300 posti speciali
a studenti rom delle superiori e 1.420 posti nelle università furono
stanziati per giovani Rom, il 20% dei beneficiari provenienti dalle aree rurali.
Nel 1998, il Ministero dell'Istruzione adottò il primo regolamento
ufficiale per la distribuzione di posti speciali per candidati Rom in sette
università. Susseguentemente, il numero dei posti venne allargato ad un maggior
numero di università.
A partire dal 2000, per ordine del Ministero dell'Istruzione, le misure
affermative furono estese all'intero sistema dell'istruzione secondaria,
e gli ispettorati scolastici distrettuali furono incaricati di stabilire il
numero di posti e le istituzioni scolastiche dove andavano distribuiti. Furono
stabiliti entro il limite massimo di due posti speciali per classe (al di sopra
del tasso d'istruzione).
Il Fondo Istruzione Rom ha la missione di ridurre il gap esistente
tra la popolazione rom e gli altri gruppi etnici in termini di risultati
educazionali, attraverso politiche e programmi che promuovano istruzione di
qualità per i Rom, incluso la de-segregazione del sistema educativo.
L'obiettivo principale del REF è di appoggiare il disegno e lo sviluppo di
politiche che possano aiutare l'inclusione dei Rom nel sistema educativo. Il
Fondo Istruzione Rom sta finanziando progetti educativi nei paesi dell'Europa
Centrale e Orientale che partecipano al Decennio dell'Inclusione Rom.
Anche per l’anno 2008, la Fondazione Anna Ruggiu conferisce alcune Borse di
studio riservate a giovani appartenenti all’etnia Rom che frequentino con
profitto la scuola.
L’iniziativa, giunta ormai alla V° edizione, ha favorito la scolarizzazione
di diversi giovani Rom che abitano nei campi della Sardegna, alcuni dei quali
hanno già conseguito un diploma delle scuole secondarie, altri le frequentano
con soddisfacenti risultati e ci si aspetta che il contributo offerto dalla
Fondazione possa rafforzare ed accelerare il processo di scolarizzazione ormai
da anni in atto tra le comunità rom della Sardegna.
L’obbiettivo è quello di favorire, attraverso l’elevazione culturale, la
comprensione reciproca tra le culture, nella convinzione che il raggiungimento
di elevati livelli di istruzione tra gli appartenenti all’etnia Rom, possa
svolgere una funzione estremamente positiva in tale direzione. Alcune esperienze
scolastiche, peraltro, dimostrano come sia possibile raggiungere elevati livelli
di integrazione.
La cerimonia di consegna delle borse di studio, che ammontano a complessivi
5.000 euri, si svolgerà sabato 15 novembre e 10,30 presso il Centro di
aggregazione sociale di Pabillonis,
I ragazzi premiati quest’anno non sono semplicemente studenti che riescono a
superare una classe, ma giovanissimi che si sono distinti per il merito e che,
in alcuni casi, possono a buon titolo figurare tra i migliori della propria
classe. Provengono da realtà diverse, Sassari, Pabillonis, Monserrato e ciascuno
di essi si distingue per propri peculiari talenti.
Speriamo, un giorno, di trovare alcuni di essi tra i banchi dell’Università.
L’iniziativa, è realizzata in collaborazione con l’Unicef della Provincia di
Cagliari, e con l’Amministrazione comunale di Pabillonis e coinvolge altre
istituzioni, a cominciare dalla Caritas, particolarmente attive in questo
settore.
Speriamo che, almeno per un giorno, le cattive notizie di cronaca relative ai
Rom, alle quali siamo abituati possano lasciare il posto ad altre notizie di
cronaca più positive e, soprattutto, capaci di creare un clima di fiducia e di
speranza.
articolo tratto da
Osce.org - nella foto: Redzep Ali Cupi nella sua casa di Gostivar, 26 luglio 2007
"La cosa più importante per la mia comunità, i Rom, è l'istruzione,"
dice
Redzep Ali Cupi.
Redzep, 24 anni, ha ragione di essere preoccupato sull'istruzione dei Rom in
Macedonia. Il 33% dei Rom non è riuscito a completare l'istruzione primaria,
secondo il rapporto nazionale 2005 dell'Obiettivo di Sviluppo del Millennio
delle Nazioni Unite.
La mancanza di istruzione proviene da un certo numero di fattori collegati,
come le deprivate condizioni economiche, svantaggi linguistici, pregiudizio
contro i Rom, mancanza di motivazione e di applicazione delle leggi
sull'istruzione obbligatoria. Senza un'istruzione adeguata, le opportunità per
l'impiego e l'integrazione nella società maggioritaria sono limitate.
Ma il giovane avvocato vede davanti a sé dei miglioramenti. Ritiene che
l'attuale processo di decentralizzazione del paese, iniziato ufficialmente nel
giugno 2005, può fare la differenza.
Vede segni di progresso anche all'interno della comunità rom: "Negli ultimi
10 anni, ha messo molti sforzi nel far crescere la consapevolezza pubblica
nell'aumento del numero dei Rom istruiti."
Decentralizzazione: chiave di svolta La decentralizzazione intende dare sempre più poteri all'auto-governo
locale per venire incontro ai bisogni dei cittadini. "Attraverso la
decentralizzazione, le comunità etniche più piccole finalmente hanno la
possibilità di partecipare direttamente al processo decisionale locale,
permettendo loro di risolvere tematiche come quelle dell'istruzione."
Ritiene anche che lo Stato dovrebbe sostenere lo sforzo di lavorare con la
società civile per aumentare il livello dei tassi di istruzione e di impiego tra
i Rom.
Redzep ha fatto sua l'importanza di una buona istruzione. Sta per laurearsi
alla Facoltà di Legge di Skopje e spera di proseguire gli studi in legge
all'estero. Dopodiché, intende ritornare per usare in patria le sue capacità
professionali.
"Armato di conoscenza e capacità, si ha il potere," dice Redzep. "Questo
potere dovrebbe essere condiviso col resto della comunità, per stabilire una
buona qualità di vita e armonia tra tutti i componenti."
Insegnando la legge Redzep sta già adoperando le sue conoscenze e capacità per migliorare la
situazione dei Rom. Presso "Arka", un'OnG che promuove i diritti dei Rom, fa
assistenza nell'ottenere i loro documenti di identificazione personali.
E' anche aiuto formatore per un progetto finanziato dalla Missione OCSE a
Skopje, volta a migliorare le capacità professionali dei consiglieri di Suto
Orizari, l'unica municipalità in Europa dove i Rom sono la maggioranza. Insegna
le leggi importanti per il governo locale che dovrebbero guidare il lavoro di
tutti i giorni.
"A causa del mio entroterra etnico e dell'energia che ho, ho deciso di
coinvolgermi nel costruire capacità. Il mio obiettivo è di aprire la strada
verso una società di benessere - per la mia comunità e per tutti gli altri,"
dice Redzep.
Percezione del cambiamento Ramadan Berat, Assistente Anziano sulle Tematiche Rom per la Missione OCSE,
è incaricato dell'esecuzione del progetto ed è felice della partecipazione di
Redzep.
"Quello di cui i Rom hanno più bisogno per compensare il loro basso status
sociale, è aumentare l'interazione tra i singoli Rom e le istituzioni nella
società maggioritaria," dice. "Il coinvolgimento di gente come Redzep Ali Cupi
genererà un cambio. I membri della comunità Ro diventeranno creatori di
politiche, invece che oggetto del processo decisionale."
"Dopo il soddisfacente completamento dei suoi studi, Redzep sarà il modello
di inclusione che metterà insieme Rom e non-Rom per discutere, articolare,
difendere e negoziare le loro opinioni ed interessi."
Redzep ritieene che i giovani pieni di entusiasmo ed energia possono far
progredire la società, mentre l'esperienza dei più anziani può offrire
un'assistenza impagabile. "Se si potesse creare una sinergia tra la capacità e
la conoscenza dei giovani e l'esperienza dei loro anziani, nessuno si sentirebbe
rifiutato nella società."
La decisione di demolire il
Centro di San Cristoforo, nel villaggio di Dale Farm nel sud est inglese, è
stata revocata - provvisoriamente.
Apparentemente ciò è dovuto a restrizioni finanziare: il leader conservatore
Malcolm Buckley ha annunciato che il comune di Basildon non contesterà il
controllo giurisdizionale nel voto del consiglio all'inizio del mese per
prendere un'azione diretta contro la scuola ed il centro comunitario.
Tuttavia, i procuratori legali si indirizzano ai costi che l'operazione
comporterebbe per Basildon. Molto più dei quattro milioni di euro stanziati per
perseguire le politiche anti-zigane. E' già stato speso più di un milione di
euro.
"Questo è il nostro terzo Centro di San Cristoforo," ha detto Richard
Sheridan, presidente del Consiglio Zingaro, riferendosi ai due precedenti
intitolati al santo patrono dei viaggianti. [...]
ALLE RADICI DEI DIRITTI CIVILI
I primi giorni del movimento per i diritti civili dei Viaggianti, collegati
intimamente alle prime campagne per i diritti civili nell'Irlanda del Nord, sono
attualmente al centro di una mostra fotografica nella capitale irlandese. Viene
mostrato il Centro di San Cristoforo, nella versione 1 e 2, costruito in un
accampamento di fortuna vicino a Ballyfermot.
L'artista Sean Lynch illustra come la costruzione del secondo Centro di San
Cristoforo nell'insediamento di Cherry Orchard, dove i Viaggianti costruirono il
loro primo insediamento negli anni '60, era connesso alle riprese di Dublino del
film di John Le Carre La Spia Che Venne Dal Freddo.
Poco dopo l'apertura del secondo Centro di San Cristoforo il 4 gennaio 1965,
appena dopo che la Dublin Corporation aveva bruciato il primo, parte del film
replica il Muro di Berlino trasportato a Cherry Orchad e incorporato
nell'edificio.
Nonostante l'apparenza provvisoria, la scuola era un'innovazione. Per la
prima volta in Irlanda, qui venne adottato il sistema Montessori per aiutare i
bambini meno fortunati. Il suo essere a Cherry Orchad, voluto da Joe Donohue,
Larry Ward e da Johnny Connors, incorporò nel lungo periodo la scuola Montessori
in un campo municipale.
Oggi la richiesta di innovazione viene ripetuta a Dale Farm, dove i
Viaggianti ancora una volta si mobilitano per i loro diritti. Grazie
all'iniziativa del pioniere dell'istruzione, prof.
Stephen Heppell dell'Università Anglia Rankin, il terzo San Cristoforo intende
col prossimo anno iniziare dei corsi di computer, adattati alla cultura del
Viaggianti.
Sfortunatamente, Malcolm Buckley non ha ancora accettato l'idea che Basildon
potrebbe ottenere dei meriti permettendo che questa scuola fiorisca nel suo
distretto. Mira ancora alla sua distruzione, anche se la struttura è stata
finanziata dal Consiglio della Contea dell'Essex ed appartenga al Governo.
L'11 novembre un comitato del Consiglio Distretuale di Basildon riconsidererà
formalmente le opzioni riguardo Dale Farm. Ma Buckley ha già detto alla stampa
locale che dopo il pronunciamento della Corte d'Appello del 5 dicembre prossimo,
il consiglio si aspetta di essere in grado di eliminare tutte le installazioni
non autorizzate, compreso San Cristoforo.
************ *********
PROTEST RALLY OUTSIDE
BASILDON CENTRE - STOP
DESTRUCTION OF SAINT
CHRISTOPHER' S
La famiglia Bislimi è arrivata in Francia nel 2006. Dopo tre traslochi dovuti
alla precarietà della loro situazione e diverse domande di regolarizzazione
(seguite al rigetto delle domande d'asilo), Kenan, Mirusche ed i loro quattro
bambini Mirem, Skender, Avni e Haldimir sono arrivati al gruppo scolastico
Gaspard Monge il 4 settembre 2008. I bambini hanno bisogno di stabilità per
continuare a progredire nel loro apprendimento, e questo è incompatibile con la
minaccia permanente di espulsione verso il Kosovo, che pesa sulla loro vita
quotidiana.
I Rom, dopo aver subito persecuzioni da parte dei Serbi e degli Albanesi, non
hanno alcun diritto e nessuna prospettiva di futuro, soprattutto dopo la recente
indipendenza del Kosovo. D'altra parte, abbiamo appreso che la madre di Kenan (Mirem,
47 anni) ed i suoi fratelli e sorelle (Hetem, 22 anni, Roki, 19 anni, Mustapha,
16 anni e Sabrina, 9 anni!!!) sono attualmente per strada da settembre perché la
loro situazione non è stata regolarizzata malgrado le domande presentate [...].
Questo rende la scolarizzazione della giovane Sabrina presso la scuola dei
fratelli Chappe quasi inesistente.
Domandiamo quindi al prefetto della Loira, Christian Decharrière, la
regolarizzazione di tutta la famiglia Bislimi ed il rispetto della Convenzione
Internazionale dei Diritti del Fanciullo.
Di Fabrizio (del 27/10/2008 @ 16:23:12, in scuola, visitato 2185 volte)
Foggia, 27 OTTOBRE 2008.
A S.E PREFETTO
AL SIG. SINDACO:
Assessorato alla P.I
Assessorato Servizi Sociali
AL SIG. QUESTORE:
Ufficio Minori
Ufficio Immigrazione
Al Comandante Prov.le Carabinieri
AL SIG. PRESIDENTE AMM.NE PROVINCIALE:
Assessorato Sicurezza Sociale
Garante Pro.le per l’Infanzia
Opera Nomadi
Provveditorato Studi
Unicef
Caritas Diocesana
Dott.ssa Anna Laura De Giorni, Consigliere Giuridico – Legale ACSI
Oggetto: Scolarizzazione Minori Rom Macedoni.
L’indagine conoscitiva compiuta da quest’associazione nel periodo 15 / 31
Ottobre 2008, ha registrato che il 30,6% degli scolareschi macedoni hanno
cessato o frequentano occasionalmente la scuola.
I frequentatori erano 114 nel 2005, 84 nel 2007 e 42 nel 2008.
Su 137minori censiti solo 42 alunni frequentano quasi regolarmente i corsi.
Alcuni hanno registrato; senza conseguenze; fino a 100 assenze.
La pedofilia e l’accattonaggio sono il gran problema.
I genitori non controllano (malgrado che loro hanno ricevuto il permesso di
soggiorno grazie alla scolarizzazione dei figli), i servizi sociali non seguono
le famiglie.
L’ACSI ringrazia le scuole di Foggia per gli sforzi profusi a favore di tutti i
minori stranieri e chiede, gentilmente, a chi di dovere di intervenire.
IL PRESIDENTE NAZIONALE A.C.S.I Habib SGHAIER
ASSOCIAZIONE COMUNITA’ STRANIERE IN ITALIA.
ASSOCIACION COMUNIDADES EXTRANJERAS EN ITALIA.
ASSOCIACAO COMUNIDADES ETRANGERES da ITALIA
ASSOZIATION ITALIENSCHE GEMEINSCHAFTEN ETRANGERES
ASSOCIATION DES COMMUNAUTES ETRANGERES EN ITALIE
FOREIGN COMMUNITIES ASSOCIATION IN ITALY
SHOQATE KOMUNITET HUAJ NE ITALIA
ASOCIATIA COMUNITARIA A STRAINILOR IN ITALIA
Di Fabrizio (del 18/10/2008 @ 15:00:28, in scuola, visitato 1242 volte)
Da Opera Nomadi Padova
La Lega sembra davvero “avere
molto a cuore” la sorte dei figli dei migranti
o di rom e sinti; qualche mese fa la
schedatura dei minori rom per promuovere la scolarizzazione e, in questi
giorni, il ritorno a classi-ghetto per favorire l’integrazione, “prevenire
il razzismo, educare alla legalità e alla cittadinanza”. Nel concreto
vogliono istituire delle classi riservate ai figli dei
migranti e dei rom che non sono giudicati idonei alla scuola degli
italiani per scarsa conoscenza della nostra lingua.
Le chiamano classi-ponte, in
realtà sono classi differenziali.
Già nel 1965 lo Stato italiano si dotava di uno strumento
istituzionale costituito dalle classi speciali “Lacio drom” (Buon Cammino),
ghettizzando i bambini rom e i sinti all’interno delle scuole, in locali
appartati, non idonei e isolati. Fortunatamente nel 1974 venne dichiarata
l’eccezionalità di tali classi e nel 1982 ci fu la loro definitiva
soppressione. Nel 1986, poi, il Ministero diede nuove disposizioni in
materia di scolarizzazione di minori rom e sinti, disposizioni che
precorrevano la Risoluzione Europea del Consiglio dei Ministri dell’
Educazione del 22/05/1989. Il Ministero, dopo aver richiamato la scuola
materna, elementare e media al principio dell’obbligo scolastico che non è
solo obbligo per i ragazzi a frequentare la scuola, ma anche obbligo della
scuola ad assicurare il massimo possibile di apprendimento a tutti i
frequentanti, prescriveva ad essa l’impegno di offrire un servizio adeguato
nel “massimo rispetto dell’identità culturale dei soggetti
interessati e il dovere di predisporre, per quanto possibile, un’
organizzazione, proficua, soddisfacente e rispondente ai reali bisogni degli
stessi”.
Questo accadeva nel 1989, ora siamo nel 2008 e vengono
ripresentate disposizioni in materia scolastica antecedenti al 1965.
Noi crediamo, quindi, che la proposta della Lega sia
raccapricciante e pericolosa perché non ha altri effetti che la
discriminazione e non consentirà l’integrazione perché gli studenti di
origine straniera e rom saranno a contatto solo con altri stranieri e altri
rom e, ad anno scolastico iniziato, verranno forse introdotti nelle classi
“normali” dove i compagni avranno già socializzato tra loro e l’unica
conseguenza sarà essere percepiti come diversi. E tutto ciò non servirà
neanche a tenerli al passo con la classe perché non si capisce come faranno
a seguire questi “corsi propedeutici” e anche
ad avanzare col normale programma. Non si comprende neanche come si potrà
conciliare il tutto con i tagli che il governo continua a prevedere per
l’istruzione.
È evidente, quindi, che le motivazioni della Lega sono
ispirate dal solito profondo razzismo che la
caratterizza e costituiscono un attacco al diritto all’istruzione e al
principio di non discriminazione, tutelati dalla nostra Costituzione.
I leghisti parlano di integrazione riuscendo ad immaginare
al massimo un’assimilazione degli stranieri alla cultura italiana, facendo
proposte anacronistiche e senza senso dettate dal timore dell’invasione dei
migranti i cui figli, anche se nati in Italia, sono ritenuti colpevoli di
rallentare i programmi scolastici dei figli degli autoctoni...
Crediamo che la scuola sia di importanza cruciale per una
reale e sensata integrazione e per evitare gli aberranti episodi di razzismo
di cui sentiamo parlare sempre più spesso in questi giorni. Sappiamo
perfettamente che ci possono essere difficoltà per gli studenti stranieri ma
crediamo che siano altre le strade per superarle e molte scuole le stanno
già percorrendo mettendo a disposizione: corsi di alfabetizzazione
pomeridiani per dare a tutti le conoscenze minime, necessarie per
avvicinarsi ai linguaggi specifici di ogni disciplina, corsi di educazione
all’ intercultura e ricorrendo anche all’aiuto dei mediatori culturali.
Quello di cui questo paese ha bisogno non è certo una
politica dell’apartheid che porterà a classi di serie A e classi di serie B,
C etc.. ma occorre mettere a disposizione fondi per avviare progetti che
permettano ai docenti di fare il loro lavoro e di rispondere alla
complessità del cambiamento in atto, difendendo la diversità come ricchezza
e rifiutando l’assimilazione.
Non c’è giorno che non venga diffuso un rapporto che denunci violenze e
violazioni contro le minoranze Rom e Sinte, che riporti cifre spesso estranee
alla realtà, che riferisce sulla drammaticità delle nostre condizioni di vita.
Le denunce inoltrate alle autorità preposte da Rom e Sinti non producono gli
effetti che la legge specifica, anzi spesso sono un premio per chi utilizza
violenze e violazioni contro Rom e Sinti
Con cadenza quotidiana all’opinione pubblica viene somministrata in forma
amplificata una dose di dichiarazioni pubbliche, contraddistinte dalla fierezza
dell’ignoranza e dall’arroganza del potere, che incrementano l’odio contro Rom e
Sinti e ne fanno i capi espiatori di tutti i mali della società, mentre passa
quasi inosservato che un Prefetto chiede la decadenza di un'amministrazione
comunale per infiltrazione della criminalità organizzata, come di recente nel
comune di Fondi e qualche tempo fa nel comune di Nettuno della regione Lazio,
che la stampa nazionale ed i salotti televisivi hanno quasi totalmente ignorato.
La politica è incapace di evitare le "vigliaccate" contro Rom e Sinti, forse
perché è capace di fare solo "porcate"; una politica consapevole che le
proteste e le denuncie dei Rom e dei Sinti produrranno una crescita del consenso
elettorale personale e di partito.
Questo è il contesto politico in Italia, "la descolarizzazione della società",
che amplifica le disuguaglianze sociali e trasforma la massa delle persone in
futuri "sudditi":
il 48,2% della popolazione italiana non ha un titolo superiore alla licenza
media, gli analfabeti totali sono sei milioni,
il 25% dei ragazzi italiani che escono dalla terza media fanno fatica a leggere
e scrivere, 21 milioni d’italiani sono in grosse difficoltà nel leggere un grande
quotidiano.
1 ragazzo su 5 non consegue né diploma, né qualifica professionale; il 20,6%
della popolazione scolastica "scompare" dopo essersi iscritti al primo anno
della secondaria superiore. A questo si dovrebbe aggiungere i dati
sull’insuccesso scolastico che è altissimo.
In questo contesto sociale, culturale e politico alle minoranze Rom e Sinte
manca un prerequisito fondamentale: un progetto politico nazionale e una
strategia organizzativa per realizzarla con il massimo della condivisione
possibile.
Le "passerelle" del passato sono state solo espedienti per un becero
personalismo e la strumentalizzazione di Rom e Sinti per auto accreditarsi come
presunti esperti di una disastrosa politica di assistenzialismo culturale, per
arrogarsi il diritto di sostituirsi a Rom e Sinti in tutte le sedi.
Per noi Rom e Sinti non è più il tempo di fare scelte senza gambe per
camminare, ma dobbiamo andare al cuore delle questioni per definire il
nostro futuro.
I vecchi metodi del passato non ci permetteranno di affrontare con la giusta
razionalità la vera sfida che abbiamo di fronte, occorre cambiare metodo,
cambiamento che deve coinvolgere anche noi.
Le iniziative a livello locale sono sacrosante, necessarie ed utili, ma non
sufficienti se non contenute all’interno di un globale progetto politico
nazionale per Rom e Sinti, perchè rischiano di essere il "nettare" di uno
spregiudicato personalismo che tanti danni ha prodotto nel passato a noi Rom e
Sinti.
La nostra condizione sociale e culturale non ci permette più:
- di tollerare che chi non ha competenze metta le mani sulle nostre vite
- di delegare altri per decidere del nostro futuro
- di rinunciare alla identità culturale collettiva
- di tollerare chi soffia sul fuoco della divisione
In particolare non ci permette più di rinviare la condivisione di un
"progetto politico nazionale" per le nostre minoranze e una strategia
organizzativa per realizzarlo.
Un progetto politico nazionale per Rom e Sinti capace di: - mettere al centro la cultura Rom e Sinta,
- coinvolgere Rom e Sinti in un processo di interazione
- proporre soluzioni adeguate e collaborare per la realizzazione
- costruire un dialogo diretto con la società civile e la politica senza
pregiudiziali
Se la partecipazione attiva di Rom e Sinti è la strategia fondamentale, la
costruzione di un dialogo diretto con il Governo, le Istituzioni, la
politica e la società civile è essenziale per un progetto politico nazionale
CREDIBILE e REALIZZABILE.
Il dialogo diretto NON si realizza solo perché siamo Rom e Sinti, ma richiede un
mix di condizioni; la scelta di un metodo comunicativo e relazionale, la
credibilità partecipativa e professionale, la autorevolezza del progetto e della
strategia organizzativa, sono i principali fattori per la costruzione di un
dialogo diretto in grado di dare "valore" al progetto politico nazionale
per Rom e Sinti, e "peso" mediatico e politico alla denuncia.
Nazzareno Guarnieri - presidente Federazione Rom e Sinti insieme
Da
EveshamJournalLa diversità culturale difesa dalla scuola By
Daniel Fawbert Mills
I poliziotti locali Julie De Paris e Julie Pardoe col contastorie romanì
Richard O’Neill e gli scolari Shania Price, Sean Lunnon, e Charlie Smith
9 ottobre 2008 - La scuola primaria di Cleeve sta promuovendo il valore di
differenti culture in un'unica esperienza narrativa per i più giovani.
La scuola ha aperto le proprie porte per accogliere il tradizionale narratore
romanì Richard O’Neill che ha intrattenuto i bambini usando le tecniche
tradizionali romanì, incluse la sua raccolta di bambole di legno.
E' stato raggiunto dall'ufficiale della polizia locale Julie De Paris e
dall'ufficiale di supporto alla comunità Julie Pardoe, ed assieme hanno passato
la mattina con i più giovani.
Pardoe ha detto "E' stata una grande opportunità per tutti scoprire di più
sulle differenti culture in un momento di intrattenimento."
"Alcuni degli scolari provengono dalla comunità viaggiante, così questo
evento è particolarmente speciale."
Il Commissariato di
West Mercia ha lavorato a stretto contatto con O’Neill, lui stesso Romanì, che
ha condotto due momenti formativi per loro.
Grazie a questo lavoro è in grado di offrire queste sezioni narrative uniche
a diverse scuole del Worcestershire, inclusa la Blackminster Middle
School di Evesham e la Pebworth First School.
Ha detto O'Neill: "Intendiamo portare le storie a tanta più gente possibile,
perché crediamo nel potere della narrazione di educare, informare, costruire
ponti e divertire."
Si spera che la formazione specialistica che può fornire assista nel formare
personale con una più ampia consapevolezza della cultura zingara, rom e
viaggiante, come pure una migliore comprensione della negatività che alcune
persone affrontano nella società.
Il consigliere per la diversità zingara e viaggiante, sergente Alistair Webster,
ha detto: "Vorrei questo addestramento per focalizzarsi sul buon lavoro e le
grandi opportunità che si ottengono dal comprendere meglio le differenze."
"Parimenti, gli eventi narrativi nelle scuole aiuteranno a trasportare questi
stessi messaggi alle nostre generazioni più giovani."
Gli studenti rom offrono un barlume di speranzaBy Barnaby
Phillips, Europe correspondent
Un paio di mesi fa, sono stato a Napoli [...] per riportare dell'ostilità
contro il popolo Rom.
I napoletani incolpavano i Rom per l'ondata di criminalità, ed avevano
bruciato uno dei loro campi.
Il fatto venne postato su You Tube da Al Jazeera (qui sotto, in inglese
ndr).
Ecco un esempio di alcuni dei commenti nelle risposte; "gli zingari sono solo
parassiti", "gli zingari non possono adattarsi ad un moderno stile di vita e non
saranno mai i benvenuti", "solo uno zingaro morto è un buono zingaro", e così
via.
Molti commenti non sono riportabili, ma questo è il senso.
Ora, è vero che l'anonimato su internet ha la tendenza deprimente ad
incoraggiare le persone nel pubblicare punti di vista offensivi.
Ma, come corrispondente di Al Jazeera dall'Europa, sono rimasto sorpreso
dall'esteso e radicato pregiudizio contro i Rom.
In Grecia e altrove, spesso devo riflettere sulle osservazioni di persone che
altrimenti avrebbero una mente aperta.
Sembra a volte che la forma di razzismo che è ancora socialmente accettabile
è quella contro i Rom.
Incidente scioccante
Settimana scorsa ero in Kosovo, dove i Rom sono in una difficile situazione.
Circa 150.000 Rom (a rischio di offendere, sto usando il termine "Rom" come
scorciatoia per tre comunità differenti: i Rom, gli Askali e gli Egizi) vivevano
in Kosovo agli inizi degli anni '90.
Oggi la popolazione è di circa 40.000.
L'esodo dei Rom dal Kosovo alla fine della guerra del 1999 non ha ricevuto la
stessa attenzione di quello dei Serbi, ma è stato altrettanto drammatico.
In molte parte del Kosovo, la rientrante popolazione albanese ha accusato i
Rom di collaborazionismo con i Serbi, e li hanno cacciati per rappresaglia.
In quello che forse è l'incidente che ha scosso maggiormente, gli Albanesi
hanno distrutto un intero quartiere Rom, che ospitava circa 8.000 persone, sotto
lo sguardo delle truppe internazionali.
Ma quello che è successo dopo è veramente scandaloso.
Danni al cervello
In nove anni, solo una manciata di quei Rom sono tornati alle loro case a
Mitrovica sud.
L'ONU, che ha speso milioni per la ricostruzione in Kosovo, sino al 2006 non
aveva ricostruito nessuna casa dei Rom.
Centinaia di Rom hanno passato anni in squallidi campi per rifugiati,
contaminati da alti livelli di inquinamento da piombo (vedi
ndr).
Gli attivisti incolpano molte morti all'avvelenamento da piombo, e ritengono
che dozzine di bambini hanno sofferto danni irreversibili al cervello.
La storia dei campi Rom è lunga e complicata, con molti interessi
contrastanti, ma una conclusione è inevitabile: nel Kosovo di oggi,è impossibile
per qualsiasi altro gruppo etnico venire trattato con tale indifferenza.
I figli se ne sono andati
Ramadan Gidzic è un Rom amichevole, di circa 50 anni. Vive nel villaggio di
Preoce, in un'enclave serba vicino a Pristina.
E' disoccupato dal 1999, quando molti Rom scapparono da Pristina, e ha perso
il suo lavoro in una libreria.
Due figli, vedendo che non c'era una vita possibile, sono andati in Germania,
portando con loro i figli. E' una storia tipica a Preoce.
Quindici delle 50 famiglie rom sono andate via, ed altre si stanno preparando
a farlo.
In privato, molti ammettono di pagare i contrabbandieri per aiutarli a
raggiungere illegalmente la Germania.
Ramadan ha perso i nipoti e si chiede se qualche Rom rimarrà a Preoce.
Dice: "Chiunque abbia parenti all'estero, prima o poi se ne andrà, qui non
c'è niente da fare, possiamo solo stare qui e morire di fame".
Alcuni attivisti dei diritti umani ritengono che la popolazione Rom nel
Kosovo del dopoguerra stia progressivamente declinando, fino al punto che in
cinque anni non ci sarà più nessuno.
Altri dicono che le statistiche sulla popolazione non sono credibili, e che è
impossibile trarre alcuna conclusione.
Di sicuro non è vero che ai Rom in Kosovo sia data la speranza di costruirsi
lì un futuro.
Ruolo modello
La sfida forse più grande è l'istruzione. In Kosovo la frequenza scolastica
dei bambini rom è notoriamente scarsa.
Secondo uno studio del 2006, soltanto l'1,4% termina la scuola secondaria.
Così è stata una piacevole sorpresa incontrare Tefik Agushi, che ha 22 anni.
Tefik è l'unico studente rom all'American University del Kosovo, ed è un modello
per la sua comunità.
Dice che i bambini rom sono svantaggiati a scuola per l'assenza di qualsiasi
istruzione nella loro lingua nativa.
Ma dice anche che con l'impegno, i giovani Rom possono ottenere quel che
vogliono.
"Non possiamo limitarci a sederci in fondo e aspettare che altri ci aiutino",
dice Tefik, un giovane determinato a non permettere che il pregiudizio sia sulla
sua strada.
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