Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 28/08/2010 @ 09:31:08, in casa, visitato 2239 volte)
Da
Roma_Daily_News (notizie
precedenti
QUI)
Hürriyet Daily News by SEVİM SONGÜN
Anche se casi giudiziari in merito al progetto di rinnovamento sono ancora in
corso, le autorità hanno continuato il progetto di ristrutturazione nella zona
di Sulukule a Istanbul. Foto DAILY NEWS, Hasan Altinisik
Istanbul, 20/08/2010 - La Corte Europea dei Diritti Umani ha accettato il
ricorso dell'Associazione Rom contro il progetto di rinnovamento del comune di
Fatih nell'area storica di Sulukule, [che prosegue] nonostante le cause tuttora
in corso.
L'associazione ha fatto ricorso alla Corte Europea accusando il progetto di
trasformazione urbana in corso a Sulukule di violare sei articoli, precisamente:
"protezione della privacy e della vita familiare", "prevenzione della
discriminazione", "protezione della proprietà", "diritto ad un processo equo",
"rispetto dei diritti umani" e "diritto ad ottenere un'istanza efficiente".
Hilal Küey, avvocato dell'associazione, ha detto che questa ha fatto ricorso
alla Corte Europea il 20 maggio, con un documento di 22 pagine ed altre 48 di
allegati. "Di solito la Corte Europea non accetta ricorsi se i casi nei
tribunali locali sono ancora aperti. Ma hanno accettato il nostro," dice Küey,
aggiungendo che ci sono almeno tre casi in discussione nei tribunali in Turchia
sul progetto di rinnovamento a Sulukule.
Küey ha detto che la corte ha accettato il ricorso perché il processo
giudiziario in Turchia non ha dato frutti per tre anni e nel frattempo molta
gente è stata mandata via dalla sua casa.
Viki Ciprut, della Piattaforma per Sulukule - organizzata per appoggiare i
Rom a Sulukule, ha detto che i casi in tribunale sul progetto di rinnovamento
stanno andando avanti, ma che le autorità continuano con il progetto, demolendo
tutte le case di Sulukule e rimuovendo i Rom che vi abitavano da sempre. Dice:
"In realtà, è finito tutto, ma i casi sono ancora discussi in tribunale. Penso
sia per questo che la Corte Europea ha accettato il ricorso."
Mustafa Demir, sindaco di Fatih, rigetta l'accusa di "evacuare la gente dalle
proprie case" e ha detto di essere sorpreso che la Corte Europea abbia accettato
il ricorso.
Le associazioni e tre residenti hanno intentato una causa nel 2007, quando
iniziarono le demolizioni a Sulukule, contro il progetto di rinnovamento,
dicendo che si stava danneggiando la cultura rom ed il tessuto storico del
quartiere, aggiunge Küey. Dice anche che c'è in corso un altro processo, dato
che alcuni residenti non hanno accettato le somme per l'esproprio loro offerte
dal comune di Fatih, che guida il progetto di rinnovamento.
"A nome di alcuni residenti, ho obiettato che le offerte per l'appropriazione
erano troppo basse. Secondo la legge, il comune di Fatih ha aperto un caso per
valutare il reale valore dell'esproprio di queste proprietà," dice Küey,
aggiungendo che questo secondo caso è durato sino al 2008. La Camera dell'Unione
Turca degli Ingegneri ed Architetti, TMMOB, ha a sua volta intentato una causa
contro il progetto per Sulukule, che è ancora in corso.
Di Fabrizio (del 26/08/2010 @ 09:05:14, in casa, visitato 1590 volte)
Da
Roma_Daily_News
Reuters AlertNet.org - Source: World
Vision Middle East/Eastern Europe/ Central Asia office (Reuters e
AlertNet non sono responsabili per il contenuto di questo articolo o per
qualsiasi sito Internet esterno. Le opinioni espresse sono del solo autore.)
Una delle otto famiglie rom inizia ad insediarsi
nella loro nuova casa. Photo by Isabela Stefan - World Vision MEERO, http://meero.worldvision.org
17/08/2010 - Nuove case per otto famiglie rom nel comune di Cumpana,
distretto di Costanza, hanno non solo cambiato le loro vite, ma hanno anche
avuto un impatto positivo sull'intera comunità. Un anno fa, l'Organizzazione di
Base Comunitaria (CBO) ottenne il suo primo prestito dall'Unione Europea, in
partenariato col consiglio locale ed il municipio, per costruire otto case per
famiglie rom svantaggiate del posto. Settimana scorsa, le otto
famiglie rom selezionate si sono trasferite nelle loro nuove case e hanno
iniziato a decorarle, pulirle e arredare le stanze. E' già evidente che il
progetto ha cambiato l'attitudine dell'intera popolazione rom di Cumpana e sta
nel contempo ricostruendo la fiducia nell'appoggio della comunità ed aumentando
l'auto rispetto dei Rom.
L'aspetto contento dei nuovi proprietari dice tutto. Camminano con orgoglio,
sorridono apertamente e parlano con esuberanza delle loro nuove case. Avere una
casa propria da a queste famiglie un senso di uguaglianza con gli altri nel
comune e con la comunità maggioritaria e le loro facce lucenti rivelano quanto
ciò sia importante.
Nuren, 33 anni e madre di tre bambini, viveva in una baracca di fango e
cartoni, senza servizi e acqua corrente. Il tetto sfondato era una fonte
costante di pericolo per i bambini e quando pioveva la casa spesso si allagava.
Ora, hanno una casa di tre stanze con bagno e cucina interni.
Dice Nuren: "Ero ansiosa di entrare in casa mia e quello che ho provato
quando l'ho fatto è stato meraviglioso. Anche se c'è ancora molto lavoro, è casa
mia e lo farò con tutto il cuore."
A Cumpana vivono circa 900 Rom, e qui i tassi analfabetismo e di
disoccupazione sono molto alti.
Aise Hasan è un'altra madre di cinque bambini, il più piccolo ha solo due
mesi. Questa famiglia è molto povera ma sta facendo ogni sforzo per finire la
casa. Ali Regep, il compagno di Aise, investe ogni soldo risparmiato per
comperare la pittura per decorarla. Dice che celebreranno il trasloco nella
nuova casa appena l'abitazione sarà pronta. Nel frattempo, Aise cura i bambini e
aiuta Ali come può.
"La prima notte sotto questo tetto, ho pregato e ringraziato Dio per un
regalo simile. Persino nei miei sogni più audaci, non avevo il coraggio di
chiedere una casa così bella. Prima, vivevamo in una piccolo stanza in affitto.
Adesso abbiamo tre stanze ed un grande bagno. Ho lavato i bambini nella vasca,
con l'acqua calda. E' bello e ci sentiamo rispettati, come esseri umani. Appena
possibile, mi sposerò con il mio compagno per vivere legalmente insieme sottola
benedizione divina," dice Aise.
Come da accordo, le famiglie rom dovranno coprire i costi di acqua ed
elettricità e dopo cinque anni di locazione soddisfacente, ne assumeranno la
proprietà. Le famiglie che non manterranno le promesse di curarsi dell'alloggio,
perderanno l'opportunità della proprietà - una condizione che i membri
dell'Associazione credono aumentare il senso di responsabilità sin dall'inizio.
"Il processo di selezione è stato duro. Prima, abbiamo selezionato 100
famiglie rom povere, condotto investigazioni sociali per ognuna di loro e poi le
abbiamo ristrette a otto.. Alcuni dei criteri di differenzazione erano: numero
dei bambini, livello di alfabetizzazione, situazione finanziaria, se i bambini
erano iscritti a scuola, possesso di carta d'identità, livello dei debiti,
sanzioni o precedenti penali," dice Marcela Avram, capo referente sociale per il
comune e Manager assistente del progetto.
Scopo del progetto è di di integrare i Rom nella comunità aiutandoli a
qualificarsi per lavori di costruzione ed incoraggiandoli a mandare i bambini a
scuola. Il consiglio locale ha co-finanziato il progetto con 52.725 euro ed
assistito con la raccolta dati e selezione dei beneficiari. Altri 200.000 euro
sono stati forniti tramite i fondi PHARE (Unione Europea).
"Queste otto famiglie rom che andranno nelle nuove case hanno avuto un
effetto straordinariamente positivo sull'intera popolazione rom di Cumpana. I
residenti rom non credevano che i Rumeni li avrebbero aiutati. Ora ci credono,
ed hanno cambiato il loro atteggiamento. Ti salutano differentemente, con
maggior rispetto. E poi, non sono più recalcitranti ed aggressivi. Con questo
progetto abbiamo fatto di passi positivi e le cose miglioreranno dopo che verrà
sviluppato un secondo progetto simile, il cui obiettivo è costruire altre dieci
case per i Rom," dice Mitu Stan, consigliere locale per i Rom e membro
dell'Organizzazione di Base Comunitaria di Cumpana.
Di Fabrizio (del 22/08/2010 @ 09:00:14, in casa, visitato 1695 volte)
Il Giorno - Milano Triboniano chiuderà entro il 2011 e al suo posto
sorgerà una strada per Expo. Stessa sorte per Novara, Bonfadini e Idro. [...]
Milano, 20 agosto 2010 - Milano come Parigi? Non proprio. Mentre il
presidente francese Nicolas Sarkozy ha avviato i rimpatri forzati dei rom,
l'Amministrazione di Palazzo Marino si avvia allo smantellamento del campo
nomadi più grande della città. Il Triboniano chiuderà i battenti entro la
primavera del 2011, cioè quando Letizia Moratti si giocherà la riconferma a
primo cittadino.
Al posto dello storico campo, che ospita attualmente 600 tra romeni e
bosniaci, sarà costruita una strada prevista nel progetto Expo 2015. Non
esisteranno più nemmeno i campi di via Novara e via Bonfadini, mentre quello di
via Idro sarà riconvertito in un'area di transito, alla quale potranno accedere
anche gli italiani in camper. Spariranno così dalla mappa tre degli insediamenti
più importanti della metropoli. Del resto, la presenza dei nomadi a Milano è
piuttosto articolata. Ci sono una decina di campi regolari, che ospitano più di
mille persone. E poi ci sono quelli irregolari. Quelli itineranti, che rinascono
dopo uno sgombero e poi vengono nuovamente demoliti: proprio ieri, la polizia
locale ha chiuso un accampamento non autorizzato in via Barzaghi, in un'area
utilizzata dalla Protezione civile.
Prosegue la politica della tolleranza zero per gli abusivi. Per quanto
riguarda, invece, gli spazi comunali, si applicherà nei prossimi mesi il
cosiddetto piano Maroni, che punta alla messa in sicurezza dei campi e
all'integrazione dei residenti nella società civile. Per far questo, il ministro
dell'Interno ha stanziato 13 milioni di euro, di cui 4 destinati alle attività
sociali; altri 2 milioni saranno invece ripartiti tra le borse-lavoro, il
rimpatrio di alcuni nuclei familiari e la ristrutturazione di abitazioni da
assegnare ai rom. "Il lavoro sta andando avanti nel migliore dei modi - assicura
il prefetto Gian Valerio Lombardi, commissario straordinario per l'emergenza rom
-. Le associazioni del terzo settore stanno procedendo con i colloqui e contiamo
di far tutto entro i termini fissati".
Sul Triboniano, in particolare, "c'è stata un'accelerazione in questo
ultimo periodo e speriamo di chiudere entro la metà di ottobre". Secondo gli
operatori della Casa della Carità, fondazione che gestirà fino a dicembre il
campo a due passi dal Musocco, una decina di famiglie di rom romeni avrebbe già
deciso di tornare in patria, dove alcune organizzazioni non governative si
occuperanno di facilitarne l'inserimento nel mondo del lavoro. In alternativa,
si può scegliere di restare in Italia, magari in alloggi con affitti calmierati.
D'altro canto, mancano pochi mesi allo smantellamento dell'insediamento, quindi
tutti giocoforza dovranno prendere una decisione.
Restano scettici quelli dell'Opera Nomadi, l'associazione che cerca da
anni di promuovere la piena integrazione delle popolazioni rom, sinte e
camminanti in Italia: "La maggior parte delle persone non vuole abbandonare i
campi né tantomeno tornare in Romania - attacca Giorgio Bezzecchi, presidente
della sezione di Milano -. E poi non bisogna dimenticare che ci sono campi,
quelli di via Idro e via Negrotto, interamente occupati da rom italiani, nati e
cresciuti qui". Negativo anche il parere di Dijana Pavlovic, vicepresidente
della Federazione Rom e Sinti insieme, che torna a chiedere più trasparenza sui
13 milioni di euro messi a disposizione dal Viminale: "Solo una esigua parte -
sostiene - andrà a sostenere le politiche abitative di chi resterà senza casa
dopo lo sgombero del Triboniano e degli altri campi legali a Milano: appena 1,8
milioni di euro. Nove milioni sono serviti per costruire muri e puntare inutili
telecamere".
Di Fabrizio (del 21/08/2010 @ 09:54:29, in casa, visitato 2156 volte)
20/08/2010 Azuni: "su azioni come queste coinvolgere tutti gli attori"
"Il governo dei campi nomadi attuale è roba da improvvisatori". A dichiararlo in
una nota la consigliera del Gruppo Misto, Maria Gemma Azuni, alla notizia
dell'ampliamento e riqualificazione del campo rom La Barbuta , dichiarato
abusivo da una sentenza del Tar Lazio del 2004.
Solo pochi giorni fa un incendio si era sviluppato al confine con il comune di
Ciampino, di fronte l'Aeroporto. Il fuoco, divampato all'interno del campo
nomadi, aveva causato alcuni disagi al limitrofo tratto del Grande Raccordo
Anulare nonché all'atterraggio dei voli.
Il delegato del Sindaco alla Sicurezza Giorgio Ciardi, dopo aver rassicurato i
cittadini preoccupati per l'incendio, aveva evidenziato "la necessità di un
intervento rapido e radicale sul campo abusivo" ."Il campo nomadi della Barbuta
- aveva dichiarato in una nota - che rientra nel Piano Nomadi del Comune di
Roma, come stabilito diventerà un campo attrezzato, in grado di garantire a chi
vi abita maggiore dignita' di vita e ai cittadini della zona un maggior livello
di decoro urbano e sicurezza".
"E' fondamentale - commenta la Azuni - il continuo rapporto con i responsabili
delle famiglie Rom per la gestione interna dei campi, come è importante
rapportarsi con i Presidenti dei Municipi e dei Comuni limitrofi per
l'attivazione di idonee azioni finalizzate all'inclusione sociale.
Il Prefetto di Roma non ha minimamente coinvolto il Sindaco di Ciampino,
soggetto fortemente interessato in quanto il campo è prospiciente allo stesso
comune. sull'ipotesi dell'allargamento del campo della Barbuta, da 300 a 600
ospiti.
E' chiaro che l'incremento di popolazione Rom in questo territorio avrà delle
ripercussione sui cittadini di Ciampino e sulle famiglie Rom.
In questo tipo di cambiamenti è necessario rassicurare la cittadinanza sul
monitoraggio del campo e sulle azioni di sistema tese a prevenire l'esclusione e
a far crescere in termini di rispetto dei contesti, delle regole e del vivere
civile.
Ancora una volta le azioni impositive e le scelte non condivise produrranno
tensioni sociali a scapito dei cittadini e dei Rom.
Chiedo al Prefetto di Roma - conclude la Azuni - il rispetto degli Organi
politici Municipali e dei Comuni limitrofi dove si prevedono azioni di
costruzione od ampliamento di campi Rom, con un fattivo coinvolgimento nelle
azioni da intraprendere!.
Di Fabrizio (del 02/08/2010 @ 09:17:59, in casa, visitato 2176 volte)
Da
British_Roma (cronologia della vertenza di
DALE FARM)
I Viaggianti di Dale Farm: "Non ci arrenderemo e non ce ne andremo" by
Rachel Stevenson
A Dale Farm nell'Essex, il più grande sito in GB di Zingari e Viaggianti,
le famiglie si oppongono ad uno dei più grandi sgomberi della storia britannica
27/07/2010 - Per il momento, regna la pace nei pomeriggi di Dale Farm, che
ospita circa 1.000 persone ai margini di Basildon, nell'Essex. I cani dormono
nei vicoli, le donne vanno avanti e indietro, stendono il bucato, riordinano
casa. Quando finisce la scuola, il ronzio della vicina A127 viene soffocato dai
giochi dei bambini, che corrono attorno in bici. Nei caldi giorni estivi, ci
sono le grida e le delizie delle lotte con l'acqua. Potrebbe sembrare
qualsiasi sistemazione estiva in Gran Bretagna.
Ma tutto ciò è lontano da un idillio suburbano. Qui vengono disegnate le
trincee di uno dei più grandi sgomberi della storia britannica. Dale Farm è il
più grande sito in GB di Romanì e Viaggianti Irlandesi, e una parte di esso sta
per essere demolita.
Un certo numero di Zingari e Viaggianti ha vissuto a Dale Farm del tutto
legalmente dagli anni '60. Negli anni, si sono aggiunte più famiglie dopo che i
consigli iniziarono a chiudere i siti pubblici ed i Viaggianti furono obbligati
a cercare posti permanenti dove insediarsi. Ma il terreno che i nuovi arrivati
comprarono a Dale Farm è cintura verde protetta, rendendovi lo sviluppo
illegale. Dopo una quinquennale battaglia legale col consiglio, sono stati
nominati gli ufficiali giudiziari per sgomberare circa 90 famiglie dai lotti non
autorizzati.
"Non ce ne andremo," proclama uno striscione appeso all'ingresso. Oltre il
filo spinato avvolto attorno alle impalcature, fervono i preparativi per
resistere agli ufficiali giudiziari. Recentemente, il consiglio ha demolito dei
lotti di un sito più piccolo e non autorizzato lì vicino, cosa che ha messo
tutti in allerta. Si profila un brutto confronto.
"I nostri ragazzi sono pronti a quando arriveranno gli ufficiali giudiziari.
Non intendiamo alzarci ed andarcene - ci sarà una lotta terribile e non vogliamo
che succeda," dice Mary Ann McCarthy, nonna di 69 anni che con la sua famiglia
ha vissuto a Dale Farm per otto anni. "Sono passata attraverso gli sgomberi e ho
visto cose - gente che urlava e donne che si strappavano i capelli. Questo non
dovrebbe succedere mai."
Alcuni dei residenti dei villaggi vicini, d'altronde, applaudiranno ai
bulldozer. Ci sono denunce di reati e per comportamento antisociale ed
intimidatorio da parte dei Viaggianti. Un uomo del posto, che non vuol essere
nominato, ha detto. " Dobbiamo rispettare le leggi sulla pianificazione - non
possiamo costruire dove ci piace, perché dovrebbero farla franca?"
I Viaggianti dicono che le leggi sulla pianificazione sono discriminatorie
nei loro confronti, e che non hanno altro posto dove andare. "Qui ci sono
persone davvero malate, che non possono tornare sulla strada," dice McCarthy.
"Senza un indirizzo, non puoi avere dottori, i nostri bambini non possono andare
a scuola. I nostri campi sono stati chiusi e barriccati. La vita del nomade è
finita per i Viaggianti."
Anche se rimangono come un gruppo etnicamente definito, con le loro pratiche
culturali e lingua, circa i due terzi della popolazione zingara e viaggiante
britannica ora vive nelle case. Il problema dei siti non autorizzati è
minoritario, e la gran maggioranza di quanti vivono in roulotte lo fanno in
terreni di loro proprietà o affittati da privati.
Basterebbe un miglio quadrato di terreno a fornire a tutte le famiglie
zingare e Viaggianti in GB un posto dove stare, secondo una relazione della
Commissione sull'Eguaglianza ed i Diritti Umani, ma c'è carenza di piazzole
autorizzate. Tuttavia, il governo ha tagliato 30 milioni di sterline per il
finanziamento di nuovi siti.
Il consiglio di Basildon sta facendo tutto il possibile per evitare uno
sgombero a Dale Farm. Ha offerto ad alcuni residenti una sistemazione
alternativa e sta incoraggiando la gente ad andarsene volontariamente. Ma i
Viaggianti dicono che questa non è una soluzione realistica.
"L'unica cosa che ottengono è di spostarci da un'altra parte, cosa sperano di
ottenere mandandoci fuori da qui?" chiede McCarthy. "Tutti devono avere un posto
dove vivere, un posto dove andare. Perché non ci lasciano restare in pace e
tranquilli sulla terra che abbiamo comprato e pagato?"
Di Fabrizio (del 31/07/2010 @ 09:36:32, in casa, visitato 1908 volte)
I finanziamenti per la realizzazione di una cittadella per i nomadi
(attualmente ospiti in un campo a Scampia) sono fermi: colpa del buco
finanziario denunciato dalla nuova amministrazione regionale e dell'esigenza di
rispettare il patto di stabilità. Ma in gioco c'è molto di più
Domenico Pizzuti
In riferimento alle notizie più volte circolate circa l'inizio dopo l'estate
della costruzione di un villaggio attrezzato per i rom del campo "nomadi" di
via Cupa Perillo, sulla base di un progetto approvato da una delibera di
giunta comunale con un finanziamento regionale di 7 milioni di euro, abbiamo
voluto verificare presso la Regione Campania la disponibilità effettiva del
finanziamento deliberato dalla precedente Giunta Regionale.
Dall'informativa ricevuta risulta che la somma in questione – insieme ad
altri finanziamenti - è bloccata per rispondere alle esigenze del patto di
stabilità in ragione del buco finanziario riscontrato dalla nuova
amministrazione regionale. Dopo la verifica di tutte le risorse disponibili in
seguito a contatti in corso con il Ministero del tesoro, sono previste le
decisioni politiche in merito alla rimessa in bilancio o alla revoca dei
progetti a suo tempo finanziati per le politiche sociali. E' un percorso non
solo formale o finanziario e su cui occorre aprire una discussione pubblica con
le Istituzioni ed associazioni interessate e soprattutto con le famiglie rom del
campo, secondo gli orientamenti alla partecipazione più volte ribaditi dalla
Commissione Europea per la formazione delle decisioni che li riguardano.
In primo luogo, a nostro avviso, si tratta di dar compimento al piano
previsto dal Ministero dell' Interno per gli interventi successivi al censimento
- realizzato in Campania nei mesi di giugno-luglio 2008 (2784 censiti a Napoli e
Provincia) - che prevedevano la chiusura dei campi non autorizzati, la
realizzazione di villaggi attrezzati dotati dei servizi essenziali, l'avviamento
al lavoro dei giovani e soprattutto la scolarizzazione dei minori nomadi che
secondo il censimento anche a Napoli sono più della metà di coloro che vivono in
questi insediamenti. Il progetto elaborato dal Comune di Napoli prevede la
costruzione di due unità abitative con moduli monofamiliari per circa 200
persone (delibera Comune di Napoli n. 1261 del 30 luglio 2009), che non
esaurisce le 565 persone censite nel campo spontaneo di Scampia. Avranno accesso
ai nuovi insediamenti abitativi coloro che hanno il permesso di soggiorno, per
cui è in atto una verifica delle posizioni degli abitanti dei campi per il
rilascio del permesso di soggiorno nell'ambito delle norme vigenti.
In secondo luogo, si deve tener conto delle speranze suscitate con il
censimento a cui le famiglie rom del campo hanno volontariamente cooperato, in
vista di un riconoscimento legale e di una sistemazione abitativa vivibile, se
si tiene conto delle precarie abitazioni ("baracche") in cui un buon numero di
famiglie ha vissuto per venticinque anni e più, e del degrado dell'area che
abbiamo più volte denunciato anche per l'emergenza estate .
Al di là di considerazioni ragioneristiche di bilancio, si tratta di una
motivata scelta di civiltà a favore della vita delle famiglie che abitano il
campo, di cui si è fatto promotore un Ministro leghista ed attuata dal
Commissario straordinario per l'emergenza relativa agli insediamenti rom in
Campania, Prefetto Alessandro Pansa, augurandoci che il suo successore dia
compimento al piano. Invitiamo il Presidente Caldoro in nome della legalità e
civiltà, e della solidarietà sociale che caratterizza il suo pedigree politico,
a rimettere in bilancio il finanziamento previsto per l'attuazione del progetto
del Comune di Napoli, per dare compimento al piano formulato dal Ministero dell'
Interno. Augurandoci che si tratti solo di sospensione e non di revoca,
torneranno i conti, caro Presidente Caldoro, con un bilancio sociale!
Di Fabrizio (del 29/07/2010 @ 09:39:18, in casa, visitato 1862 volte)
Autore: Simone Di Stefano
Link per chi legge da Facebook
Durata: 00:17:13 -
La mafia, i rom, due case confiscate e il diritto negato a Palermo
Riferimenti:
1
2
3
Di Fabrizio (del 11/07/2010 @ 09:50:39, in casa, visitato 2559 volte)
IL GIORNALE DI VICENZA SOCIALE. Nuovo sviluppo per il discusso progetto di integrazione
che punta alla stanzialità di una famiglia nomade. In attesa che l'Ater liberi
un alloggio, saranno ospitati al Caile, vicino al rustico Pettinà
L’accampamento attrezzato di via Lago di Vico. FOTO DONOVAN CISCATO
08/07/2010 Una casa per la famiglia Helt. Intanto provvisoria ma presto
definitiva. Siamo ad una svolta decisiva in quello che è stato il primo e assai
discusso progetto di inserimento sociale di un nucleo nomade, partito nel 1989 e
oggetto persino di un referendum consultivo.
L'obiettivo dichiarato dal Comune è semplice: rendere definitivamente stanziali
questi sinti che, a suo tempo hanno deciso di lavorare e restare in città,
relegati però con le loro roulotte nell'area di sosta di via Lago di Vico.
Adesso si va "Oltre l'area", nome del nuovo progetto in collaborazione con la
cooperativa Primavera Nuova, per superare la condizione di precarietà.
Un'operazione promossa in vista di una probabile assegnazione di alloggio di
edilizia residenziale pubblica (ATER), visto che gli Helt sono i primi nella
graduatoria. Prevede la sistemazione temporanea di alcuni dei componenti della
famiglia sinti italiani in uno o più appartamenti dell'ex centro di accoglienza
al Caile, un'ala del rustico Pettinà, centro civico del quartiere.
Servono alcuni interventi per riadattare la struttura, da un anno e mezzo non
più utilizzata dopo l'apertura in centro di Casa Bakhita,
Il progetto prevede la sottoscrizione di un patto di corresponsabilità dove sono
definite regole e impegni economici (tra cui affitto e utenze) da rispettare.
Tra i punti, oltre al rispetto delle regole di buon vicinato, anche il divieto
di sosta a roulotte di altre famiglie.
«Più di venti anni fa una famiglia di nomadi sinti italiani ha scelto di
fermarsi a Schio. Con loro abbiamo avviato un progetto di accompagnamento e
stretto un patto di impegno reciproco. Ne è nato un percorso di
stanzializzazione, a volte non facile, ma che ha portato frutti importanti: con
la frequenza della scuola da parte dei bambini e l'impegno nel lavoro da parte
degli adulti sottolinea il sindaco Luigi Dalla Via Da quei primi passi oggi la
situazione è quindi molto cambiata e ora, come la famiglia auspica da tempo, si
prospetta la possibilità di un loro ingresso in un alloggio. È un passaggio
importante, sia per la famiglia che per la comunità, e noi vogliamo
accompagnarlo».
La messa in pratica di "Oltre l'area" sarà seguita dagli operatori della
Cooperativa Primavera Nuova.
«Il progetto aggiunge l'assessore Antonietta Martino - ha l'obiettivo di far
superare i disagi della sistemazione attuale rispondendo alla volontà espressa
da tempo dalla famiglia di stabilirsi in un alloggio. Diamo loro questa
opportunità convinti che il vivere sotto un tetto possa essere un aiuto concreto
all'integrazione, oltre che un reale miglioramento della situazione legata
all'area di sosta attuale».
Al Caile la sistemazione sarà dunque provvisoria ma stanziale, in attesa che si
liberino gli alloggi Ater.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Mauro Sartori
Di Fabrizio (del 07/07/2010 @ 09:36:20, in casa, visitato 1526 volte)
Da
Roma_Francais
Ci sono campi di fortuna, nascosti sotto un ponte, rannicchiati su un
terreno abbandonato... improvvisati dietro una strada. L'anticamera
dell'espulsione. E poi ci sono, tra i Rom, quelli che sopravvivono al vagare. A
Lilla, alcuni vivono nel vecchio ospedale Saint-Antoine, a Moulins.
Altri nel villaggio d'inserimento di Fives, in un pugno di case mobili. Altri
infine avrebbero potuto stabilirsi a Wazemmes. Nell'ex scuola privata di rue
Gantois, Saint-Michel. "Sette pezzi potevano essere trasformati molto
rapidamente, sarebbe bastato mettere due docce." Chi racconta è padre
Arthur, uno dei pionieri della questione rom nella metropoli. Pensava di avere
una soluzione d'emergenza per sette famiglie a Mons-en-Baroeul, alloggiati in
tende da quando le ruspe hanno demolito i loro ripari di fortuna a fine maggio.
Ma Rom in rue Gantois, il sindaco non ne vuole. "Non voglio aprire quella
scuola, anche se provvisoriamente", taglia corto Marie-Christine
Staniec-Wavrant.
"Come utilizzare"
A padre Arthur, che gli aveva telefonato in settimana, l'assistente del
comune di Lilla alla solidarietà ha opposto un niet categorico. Secondo
la socialista, Lilla non ha la vocazione per accogliere tutta la miseria del
mondo e fa già la sua parte. "Abbiamo 1.200 posti letti ricovero, il 30%
dell'agglomerato. E' sempre lo stesso, si porta la povertà dove c'è già. Padre
Arthur può chiedere a Bondues, Marcq-en-Baroeul o Lambersart." Cero. Ma questi
tre comuni non si sono autoproclamati "Città della solidarietà". Padre Arthur,
non demorde. "A Mons-en-Baroeul, queste famiglie sono state cacciate dal loro
bosco, sono finite con le loro poco cose nella metropolitana. Che ne sarà di loro?
Quella scuola sarebbe meglio per loro." C'è un esempio. Un precedente. A
gennaio, cinquanta Rom si stabilirono in una vecchia scuola privata a Ronchin.
Una struttura in disuso, messa a disposizione dal suo proprietario,
l'Associazione fondiaria di Lilla e periferia (AFLB). La stessa, braccio
immobiliare delle istituzioni cattoliche, recentemente ha avvertito padre
Arthur: Lilla ha una scuola privata vacante, Saint-Michel, chiusa a giugno 2009.
Alleluia, ha detto l'uomo di chiesa, che ha visto la possibilità di duplicare
l'esperienza di Ronchin.
Ma, l'AFLB non ne è più proprietaria. La sindaca ha fatto valere il suo
diritto di prelazione. L'edificio è suo. "L'atto è firmato," afferma Mme Staniec.
"Riguarda un programma di alloggi sociali." Padre Arthur propone un compromesso:
"Noi ci impegniamo a partire da una data convenuta. In attesa che si facciano i
lavori, si può utilizzarlo."
Ma Mme Staniec non vuole intendere. "Se ci incontreremo, non si potrà fare
niente. E poi mettere delle persone in un edificio non idoneo, non è rispondere
ai loro bisogni." Rinviando ancora le responsabilità alle città vicine. Morale,
quando Lambersart virerà a sinistra e la presidente Aubry negozierà una
soluzione europea a Bruxelles, allora i Rom saranno salvati. Padre Arthur avrà
la pazienza di attendere questo dono dal cielo? • S. B.
Di Fabrizio (del 04/07/2010 @ 09:47:19, in casa, visitato 2327 volte)
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30/06/2010 - I bulldozer sono al lavoro demolendo le case degli zingari anche
se si avvicina il termine dato dall'ONU per la risposta che la Gran Bretagna
deve fornire alla domanda fatta da Dale Farm (vedi
QUI ndr) sullo sgombero di massa che allontanerebbe novanta famiglie
dalla propria terra.
Ieri mattina sono entrati a Dale Farm una mezza dozzina di veicoli che
portavano gli operai addetti alla demolizione, apparentemente per spaventare i
residenti che saranno reindirizzati alla vicina Hovefields. Qui i Viaggianti
hanno avuto un'ora per fare i bagagli prima dell'inizio della distruzione.
"Bambini piccoli giocavano attorno alla scavatrice," riporta Malcolm Tully, a
membro della New Life Church. "Né gli ufficiali giudiziari, né la polizia hanno
mostrato alcuna preoccupazione per la loro sicurezza. E' un chiaro infrangimento
della legge."
Le denunce sono state immediatamente presentate all'UK Health and Safety
Executive che ha iniziato un'indagine. Ma le demolizioni sono continuate ed alla
fine della giornata diverse proprietà zingare, la maggior parte vacante, erano
state rese inabitabili.
Ciononostante, gli avvocati hanno prevalso sul consiglio distrettuale di
Basildon di sospendere la demolizione di Five Acres Farm, il cui proprietario è
in un ospedale di Londra per cure cardiologiche. Sua moglie è tornato al sito,
subito dopo l'arrivo degli ufficiali giudiziari, e ha trovato tagliate acqua ed
elettricità.
Il giorno prima, la proprietaria romanì Sylvia Taylor aveva contattato
Basildon e ricevuto assicurazione che non sarebbe stata presa nessuna azione
senza un preavviso di 28 giorni. Nel caso ci fossero gravi e continuati danni
nel vicinato, la sua proprietà verrebbe risparmiata dalla demolizione immediata
grazie al ricorso del suo avvocato.
Un avvocato, che ha partecipato settimana scorsa ad un incontro ai massimi
livelli con la polizia dell'Essex, ha espresso rammarico perché quanto ottenuto
allora sembra ora messo in discussione. Ha dichiarato che qualsiasi richiesta
motivata riguardo attività penali da parte di ufficiali giudiziari, in
particolare le violazioni del diritto alla sicurezza dei bambini, deve dar luogo
ad una denuncia formale.
Non vi è dubbio che questo sgombero stile cowboy sia il risultato di azioni
pianificate da tempo. Questo si aggiunge al sospetto ventilato solo una
settimana fa, che il consiglio distrettuale di Basildon, che ha assunto la
compagnia privata Constant per allontanare i cosiddetti Zingari illegali dal
distretto al costo di quattro milioni di euro, sia impegnato in quello che
equivale ad una cospirazione criminale.
Nell'ambito della procedura di un'azione urgente, Anwar Kemal, presidente del
Comitato ONU sull'Eliminazione della Discriminazione Razziale, ha richiesto alla
Gran Bretagna di sospendere il previsto sgombero di Dale Farm ed invece di
impegnarsi a dialogare con la comunità per arrivare a fornire adeguate
sistemazioni alternative.
Aggiunge che secondo le informazioni ricevute, Constant & Co si è resa
responsabile di sgomberi brutali di altre comunità romanì e viaggianti, durante
i quali sono state distrutte proprietà private e sono avvenuti abusi razziali.
La compagnia è stata criticata dall'Alta Corte.
"Se il vostro governo decide comunque di procedere come previsto nello
sgombero," scrive Kemal, "dev'essere effettuato d'accordo col diritto
internazionale ed accompagnato da una rilocazione verso un sito destinato a
sistemazione alternativa."
Il governo britannico ha tempo sino al 30 luglio per rispondere a questa
richiesta.
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