Conoscere non significa limitarsi ad accennare ai Rom e ai Sinti quando c'è di mezzo una disgrazia, ma accompagnarvi passo-passo alla scoperta della nostra cultura secolare. Senza nessuna indulgenza.
Di Fabrizio (del 11/03/2011 @ 09:18:37, in Italia, visitato 1954 volte)
Segnalazione di Giancarlo Ranaldi
In memoria di Eva, Danchiu, Mengji, Tutsa, Raul, Fernando, Sebastian,
Patrizia e per Giulia che ancora vive.
Nella notte fra il 10 e l'11 agosto del 2007, quattro bambini, Eva (10 anni),
Danchiu (8 anni) e Mengji (4 anni) e Lenuca "Tutsa" (6 anni), bruciarono
vivi sotto un cavalcavia alla periferia di Livorno. Eva e Mengji erano
sordomuti. Si disse mai più.
Domenica 6 febbraio 2011, quattro bambini, Raul (4 anni), Fernando (5 anni),
Sebastian (11 anni) e Patrizia (8 anni), perdevano la vita nel tragico incendio
di uno dei tanti "non luoghi" della periferia romana. Raul e Fernando erano
sordomuti.
Sono molti i bambini Rom, presenti sul territorio italiano che, giorno dopo
giorno, rischiano la vita per il freddo, gli incendi e le malattie, e rischiano
il proprio futuro, come Giulia (6 anni), che ogni volta che vede un Vigile si fa
la pipì addosso, che negli ultimi mesi a Milano ha subito 15 sgomberi, ed oggi
vive "nascosta" ma non ha rinunciato alla Scuola, l'unico luogo che le consente
di sentirsi "bambina".
Nell'Italia dei nostri giorni, la "disperazione" si è fatta "uomo", la "povertà"
è divenuta "clandestina" e sopravvive nelle miserie dei campi Rom.
Tutto ciò premesso
IL CONSIGLIO PROVINCIALE
nel ricordare la tragica morte di Eva, Danchiu, Mengji, Tutsa, Raul, Fernando,
Sebastian, Patrizia e per Giulia che ancora vive
DELIBERA
di dare mandato al Presidente della Provincia ed all'Assessore alle Politiche
Sociali, Pace ed Immigrazione, affinché si rendano portavoce presso la
Presidenza della Repubblica, del profondo sconcerto di questo Consiglio
Provinciale;
- per sollecitare reali politiche di sostegno alla povertà, ripartendo dalle
miserie dei campi Rom, dando voce e speranza a queste persone, che oggi non
hanno rappresentanza;
- per l'attuazione di un Piano Nazionale, che superi gli egoismi locali, la cui
gestione non potrà essere demandata alle sole Amministrazioni Comunali né,
tantomeno, delegata al variegato mondo del "volontariato", ritrovando il sano
protagonismo delle Istituzioni attraverso l'attivazione, su base provinciale, di
strumenti di concertazione tra Università, Scuole di ogni ordine e grado,
Presidi Sanitari, Consultori Familiari, Uffici del lavoro, al lato delle
Famiglie, tutti insieme, per superare la triste logica dei "campi";
- per ricordare nella "Giornata della Memoria", istituita ai sensi della Legge
20 luglio 2000, n. 211, la persecuzione su base razziale, il Porrajmos
(divoramento), subita dai Cittadini italiani e stranieri appartenenti alle
minoranze Sinte e Rom;
- per sostenere l'inclusione della lingua "Sinta e Romanes", in tutte le sue
accezioni, nel patrimonio di tutela delle minoranze linguistiche storiche ai
sensi della Legge 15 dicembre 1999, n. 482;
- per riconoscere i diritti negati ai profughi dei Balcani e per dare
cittadinanza alle migliaia di minori nati in Italia;
- per ridare luce alla nostra Costituzione, laddove riconosce e garantisce i
diritti inviolabili dell'uomo e stabilisce che, noi tutti, abbiamo pari dignità
sociale senza distinzioni di sesso, religione o razza, nel caldo delle nostre
case o al freddo di un accampamento Rom.
Di Fabrizio (del 10/03/2011 @ 09:31:37, in Italia, visitato 2166 volte)
A Milano, sono da tempo in corso i preparativi per la
campagna elettorale. Anche stavolta proverò, assieme a pochi audaci, a cercare
di coinvolgere i miei amici rom, che invece non ne vogliono sapere (finché
qualche sgombero non li convince che anche loro sono parte in gioco della
partita). Intanto ripesco un vecchio
POST del 27 aprile 2004, che mi sembra ancora valido
Uno degli sport nazionali in Italia sono le campagne elettorali.
Durante questa specie di campionati interregionali, i giocatori delle varie
squadre cercano argomenti per far presa sui loro elettori. Purtroppo x noi, un
argomento che ha sempre molta presa sulla folla è la polemica contro gli
zingari brutti, sporchi e ladri. Visto che l'Italia non è ancora il Kosovo (dove
il problema zingari è stato risolto bombardandoli), non potendo parlare in
campagna elettorale di "soluzione finale o altre amenità", la polemica si sposta
spesso sul rendere impossibili gli insediamenti nomadi nel territorio. Quindi,
Rom e Sinti hanno il diritto di vivere, ma il + lontano possibile.
Questa polemica anti-zingara è manifesta in ogni periodo dell'anno, così le
elezioni svolgono la funzione di cassa di risonanza per questo e per tutta una
serie di malcontenti presenti nel corpo elettorale; ciò è dovuto anche al fatto
che gli stessi mezzi di informazione danno scarsissimo risalto alle
comunicazioni che arrivano dai Rom e dalle loro organizzazioni. Per ovviare a
questa mancanza di comunicazione, bisogna quindi utilizzare le varie occasioni
di incontri politici per "saltare fuori dai nostri buchi".
COSA FARE:
Occorre preparare un calendario delle iniziative pubbliche in programma nella
propria città, quartiere, provincia (privilegiare quelle con rinfresco – dopo
vediamo il perché). Preparare e coinvolgere una squadra di intervento nei campi
sosta (dalle 5 alle 10 persone), se possibile anche con minori. Studiare gli
interventi possibili e documentarsi – individuare chi può fare gli interventi
(consiglio di restringere il campo a 3/4 persone massimo).
OBIETTIVI DA RAGGIUNGERE: Per la comunità Rom e Sinta:
- capire che la partecipazione alla vita sociale può essere utile e divertente
- familiarizzare con le regole civili e i componenti attivi della società
Per la società gagé:
- è molto facile essere offensivi e razzisti verso chi è assente. Viceversa, se
tra il pubblico (che di solito può anche porre domande) ci sono Rom, e sappiamo
che è facile identificarli, allora i toni si ammorbidiscono, talvolta l'oratore
pur guardandoci come bestie da circo, alla fine aggiunge qualche parola di
circostanza sulle tristi condizioni degli zingari. L'importante è che lo faccia
in un'occasione pubblica.
- il razzismo è sempre la maschera di altri problemi. Dietro un campo sosta che
i cittadini non vogliono, c'è quasi sempre l'ennesimo centro commerciale, un
grattacielo, un parcheggio da costruire, quasi mai quell'area sarà a
disposizione della cittadinanza… informatevi sugli interessi immobiliari!
- i candidati si fanno belli coi soldi stanziati dagli altri (e pagati dai
cittadini). Possono dire che sono stati spesi milioni di euro per i Rom (che
quindi dovrebbero essere dei signori), o lamentarsi perché quei soldi sono stati
spesi. Informatevi su quanti soldi effettivamente hanno visto i Rom, su quanto
costa una fontanella o l'allaccio dell'acqua. Insomma, mostrarsi attenti e
partecipi, come è necessario in ogni democrazia. Se queste spese apparissero
gonfiate, proporre, nel quadro democratico, una regolare gara d'appalto, a cui
poter partecipare anche come comunità destinataria dell'intervento, nel piano di
una razionalizzazione degli investimenti. Dimostrare che in un campo vivono
manovali, camionisti, muratori, senza lavoro, che potrebbero essere in grado di
badare a se stessi.
- comprendere che se quei Rom, che sono lì a discutere, dovessero essere
cacciati, dovrebbero ricominciare con gli stessi problemi da un'altra parte,
mentre probabilmente nella stessa area o poco distante, arriveranno altre
persone, anche di un'altra etnia, ugualmente disperate. Quindi, i problemi non
cambierebbero, mentre c'è la possibilità di iniziare a risolverli. Se tra il
pubblico c'è un aspirante Bruno Vespa, coinvolgerlo nel siglare un patto con gli
elettori… non sarebbe il primo. In caso mancasse questo personaggio, servirà
qualcuno che faccia la cronaca dell'incontro (e
magari mi spedisca il riassunto [...])
La base di questi ragionamenti è che anche a livello locale, non esistono
problemi isolati, e ogni appiglio è buono tanto per presentare il "problema
zingari" in chiave positiva o viceversa negativa. Solo che "gli zingari" (e
anche il resto della popolazione) esistono indipendentemente dal fatto di essere
un problema.
NOTE AGGIUNTIVE:
Scrivevo prima di privilegiare le riunioni con rinfresco. Ecco alcune ragioni:
- chiudere la giornata in attivo e mettere qualcosa nello stomaco.
- a tavola, con calma, siamo tutti meno aggressivi e più facili a socializzare.
Quello che non si ottiene nel dibattito politico, può essere raggiunto
buttandosi sulle patatine, e ci sarà sempre qualche gagio che alla fine vi
avvicinerà e comincerà a parlarvi.
- attenzione al vino… se qualcuno non lo regge, può rovinare tutto il lavoro
fatto. Viceversa, un bicchiere offerto all'oratore (se non è astemio) può
renderlo loquace il sufficiente.
- nel caso l'iniziativa politica si svolga presso un'associazione "amica", è
possibile accordarsi per portare qualcosa di tipico al rinfresco
Rappresentanti islamici ed ebrei si oppongono all'estrema destra in Europa
- Czech Press Agency, translated by Gwendolyn Albert
Parigi, 8.3.2011 11:35, AFP riporta che i principali rappresentanti islamici
ed ebrei hanno espresso la loro comune volontà di resistere alla crescita dei
partiti di estrema destra in Europa. Durante un incontro oggi a Parigi,
hanno adottato una dichiarazione in cui dicono essere inaccettabile banalizzare
questi partiti razzisti e xenofobi, e mettono in guardia contro il crescente
pericolo che pongono alle minoranze etniche e religiose nel continente.
Il consiglio di coordinamento dei leader islamici ed ebrei da Belgio, Gran
Bretagna, Italia, Paesi Bassi, Stati Uniti ed altri paesi, hanno anche
annunciato che lanceranno una serie di eventi pubblici nelle capitali europee,
il 9 maggio in onore della Giornata d'Europa. Il consiglio ha tenuto il suo
primo incontro nel dicembre 2010 a Bruxelles.
I partecipanti alla riunione odierna, tra i cui organizzatori figura il
Congresso Mondiale Ebraico, hanno condannato il fatto che i partiti estremisti e
xenofobi nei Paesi Bassi ed altrove, sono diventati partner di governo nelle
coalizioni governative. Hanno inoltre espresso disagio sulle recenti
affermazioni di alti rappresentanti di Gran Bretagna, Francia e Germania, per
cui il multiculturalismo nei loro paesi ha dimostrato di essere un fallimento.
Dietro un anonimo cancello della periferia romana si apre un piccolo mondo
colorato, pieno di bambini. Un piccolo mondo in cui si sono rifugiate alcune
famiglie Rom espulse dai campi in cui stavano, espulse dal mondo esterno, quello
che sta oltre il cancello. «Metropolis», così è stato battezzato lo spazio in
cui vivono, occupato dopo anni di abbandono, è un'ex concessionaria di
automobili, di fatto un grande capannone al cui interno è sorto un piccolo
villaggio coperto, con casette costruite dai Rom stessi.
Ci entriamo con Militant A, rapper di Assalti frontali che nel nuovo cd Profondo
rosso (esce venerdì) racconta anche di loro, dell'occupazione di questo posto,
della scuola dove incontra quotidianamente i bambini festanti che ci attorniano,
compagni di scuola dei suoi figli. L'uscita del cd è quasi contemporanea al
secondo sciopero dei migranti denominato Un giorno senza di noi che, dopo
l'esordio dell'anno scorso, torna ad interrogarci sulle non-regole dell'economia
liberista, che sfrutta manodopera a basso costo offrendo in cambio emarginazione
e clandestinità. «Il primo Marzo - sottolinea Militant A - è un giorno di lotta
per il diritto al lavoro, alla casa, alla scuola, che sono diritti di tutti e
sono più che mai a rischio per tutti, non solo per gli immigrati».
L'emarginazione sociale è un mostro che divora le vite delle persone
fregandosene del loro passaporto, ma una cosa è certa: colpisce sempre i più
deboli e fra i più deboli Rom e immigrati ci sono sempre. «Queste persone -
continua il rapper romano - sono umanamente ricche, riescono ad avere una forza
per andare avanti che è incredibile rispetto alle condizioni in cui spesso sono
costretti a vivere.
In loro possiamo ritrovare l'umanità che noi abbiamo perso». Sono Cool questi
Rom è una canzone che Militant A ha dedicato a questa gente, a questa
occupazione, nata per rispondere a un disagio ignorato dalle istituzioni:
«Alemanno ha speso 30 milioni di euro in un anno e mezzo per non risolvere
nulla, ha solo cacciato questa gente dai posti dove vivevano».
Anche rispetto alle poche forme di assistenza nei confronti dei Rom, Militant A
ha qualcosa da dire: «L'assistenzialismo è un business per chi lo fa e che costa
alla collettività 1.000 euro al mese per ogni famiglia Rom. Con quei soldi ci si
potrebbe pagare l'affitto di una casa, ma lasciare il problema irrisolto è utile
alla propaganda politica della destra e serve a mantenere l'affare
dell'assistenza. Questa sistemazione invece non costa un euro a nessuno e
recupera anche un luogo abbandonato al degrado da anni».
Profondo rosso è, come sempre quando si parla di Assalti frontali, un album
pieno di realtà e di argomenti concreti, come nel caso di Lampedusa lo sa,
dedicata ai migranti africani ma soprattutto alla gente dell'isola.
IL CONCERTO A LAMPEDUSA «Noi siamo stati a Lampedusa - ci racconta - per un
concerto contro i Cie, che sono una vergogna in sé e in cui i migranti, grazie a
una legge del governo, possono rimanere rinchiusi, senza aver commesso alcun
reato, non più due ma sei mesi. Proprio allora ci fu l'episodio del mercantile
turco Pinar che aveva salvato dei migranti dal mare e che venne bloccato da una
corvetta militare italiana per quattro giorni. In quell'occasione morì una
giovane emigrata incinta.
Noi siamo stati al funerale e c'erano tanti lampedusani, gente di grande dignità
e umanità, che ben conosce e condivide il dramma dei disperati che approdano
sulle coste dell'isola. Anche qui: se i miliardi di euro che si spendono per i
Cie, per tenere in gabbia chi arriva sulle coste italiane in cerca di un futuro,
venissero spesi per l'accoglienza, non sarebbe meglio per tutti?
Ma per cambiare le cose bisogna partire dal basso, da noi stessi, trovare i modi
per unirsi e lottare per diritti che riguardano tutti nello stesso modo. Io con
Assalti frontali racconto queste storie e le canzoni nascono spesso da
esperienze concrete, come questa con i Rom o quella di Lampedusa, le
manifestazioni degli studenti, etc.
Per me il Rap è raccontare quello che vivo ma anche comunicare un immaginario
diverso da quello dominante, perché l'immaginario fa la differenza, è il punto
di partenza per costruire una realtà diversa». 1 marzo 2011
Nel frattempo, con Jovica Jovic alla fisarmonica e Marta Pistocchi al
violino...
Di Fabrizio (del 09/03/2011 @ 09:19:25, in Italia, visitato 2726 volte)
7 marzo 2011 - Se avete letto che il campo rom di Via Idro è stato
sgomberato, sappiate che non è vero!
La polizia in assetto antisommossa (con vigili del fuoco, vigili urbani,
ambulanze, ruspe, ecc.) è intervenuta giovedì 3 marzo 2011, di buon mattino,
quando ancora i bambini si stavano preparando per andare a scuola e si sono
talmente spaventati che i loro genitori hanno preferito tenerli a casa. Tutto
questo solo per allontanare tre famiglie che vivevano fuori dal campo nomadi e
con l'occasione è stata divelta anche la cabina della luce che ha lasciato il
campo al buio ed al freddo.
In Via Idro abitano da 20 anni famiglie che hanno ottenuto una piazzola in
uso dal Comune con regolare contratto di assegnazione. Sono cittadini milanesi.
CHIEDIAMO AL COMUNE
• Come intende risolvere e garantire sicurezza per tutti, residenti della
zona e del campo?
Ciò sarebbe possibile se il Comune avesse la volontà politica di
predisporre un progetto che utilizzi i fondi del piano Maroni, già
stanziati, ma non per un campo di transito come vuole la giunta
Moratti. Non avevano detto zero campi? Come hanno gestito in questi anni
i campi di transito? Hanno controllato gli ingressi e garantito sicurezza
per tutti? No! noi non ci fidiamo della Moratti, della Lega Nord e delle
loro promesse. La giunta Moratti e la Lega milanese spendono i nostri
soldi solo per demolire. Chi rimane senza alloggio dove va? Di questo il
Comune non si interessa! Anzi a loro interessa che vadano da altre parti per
poter poi distruggere ancora le loro abitazioni e far passare in televisione
e sui giornali il messaggio che combattono l'illegalità e sono dalla parte
dei cittadini: alimentano solo la paura senza preoccuparsi di trovare
soluzioni! E' questo il modo di governare una città?
• Di verificare con puntualità il corretto insediamento delle famiglie già
censite nei controlli in questi ultimi due anni e tutelare le stesse famiglie da
ingressi abusivi nel campo che mettano a repentaglio la legalità e la coesione sociale.
• Di fornire, una volta per tutte, la corrente elettrica ad ogni famiglia,
attraverso la posa di contatori personalizzati che li ponga nelle condizioni di
pagare le bollette o andare incontro alla sospensione della fornitura in caso di
morosità in modo individuale e non collettivo. Come in tutti i condomini se una
famiglia non paga le utenze, le stesse vengono sospese solo alla famiglia morosa
e non a tutto il condominio.
• Rispetto per tutti i cittadini!
Associazione VILLA PALLAVICINI - A.N.P.I. Crescenzago - Associazione "elementare.russo"
- Comitato "Vivere in Zona 2" - Fondazione Casa della Carità - Legambiente
Crescenzago - Comunità Rom via Idro 62 - Comitato Genitori Elementare S. Mamete
- Partito Democratico-Zona 2 - Osservatorio sui razzismi - Sinistra Ecologia e
Libertà-Zona 2 - Martesanadue
Lunedì 21 marzo alle 00.30, France 3 diffonderà nella programmazione di "La
case de l'oncle doc" un documentario intitolato "Roms, premier peuple européen".
Sei secoli dopo il loro arrivo in Europa, i Rom, a seconda delle frontiere
conosciuti come Manouches, Gitans, Sinti…continuano a vivere, tra carovane e
bidonville, alle porte delle nostre società. Ma in Francia a luglio 2010, una
semplice notizia riguardante un cittadino francese di origine gitana, dava fuoco
alle polveri.
Discorsi sicuritari infiammati, amalgama tra delinquenza e "gens du voyage",
regna la confusione, e designa un capro espiatorio per l'insicurezza del
momento: i Rom. Tra i 10 e i 12 milioni di suoi cittadini vivono ai margini dei
diritti più fondamentali, dalla sanità all'istruzione. Tra i 10 e i 12 milioni
di uomini, donne, bambini marginalizzati che vogliamo tenere a debita distanza,
ma a quale distanza, visto che sono europei? Lo stigma, per non dire il rifiuto
di "Gitani, Zigani, Manouches..." è ancestrale. Evidente la loro paura
dell'integrazione o dell'assimilazione. Il loro posto in un'Europa ufficialmente
senza frontiere interne, ma che resta un'Europa delle Nazione, è difficile da
definire. A meno che i Rom stessi non aprano una prima breccia. A marzo 2011,
Romania e Bulgaria, membri dell'Unione Europea entreranno nello spazio Schengen
garantendo la libera circolazione a tutti i loro membri.
Questo film ci fa viaggiare, da Montreuil dove si espellono i Rom rumeni o
bulgari, a Budapest dove le milizie nazionaliste incendiano le case delle
famiglie rom. Un itinerario di paria abbandonati dai loro stati e che convergono
verso Strasburgo e Bruxelles, capitali legislativa e amministrativa dell'Unione
Europea, dove giovani studenti rom tentano di far intendere la voce dei 10-12
milioni di cittadini europei che non vogliono più vivere rifiutati e
marginalizzati. Un viaggio per raccontare la lunga e difficile gestazione di una
nazione senza territorio nazionale. Una prima tappa verso un'Europa dei popoli?
Forse no, ma una questione centrale: quale status perché 10-12 milioni di
cittadini europei non siano più rigettati ai margini dei diritti fondamentali?
Di Fabrizio (del 08/03/2011 @ 09:14:32, in Kumpanija, visitato 1965 volte)
Segnalazione di Susanna Calti
Terra generatrice di vita, terra in cartapesta che contiene vita in varie
forme, e testi su pergamena in lingua romanes, rumena, serbo-croata e italiana,
realizzata dal gruppo di lavoro dei bambini di origine culturale rom residenti
all’interno del Villaggio Attrezzato di via di Salone a Roma, insieme alle
educatrici della Cooperativa Ermes Gessima Besson e Serena Stazi. BELLO!
... si perdono nella leggenda. I Tarocchi sono un tipo di carte in apparenza
da gioco, originatosi tra la fine del Medioevo ed il Rinascimento nelle corti
signorili di Bologna, Ferrara e Milano. Secondo alcuni studiosi gli zingari, i
soli detentori della cartomanzia nel Medioevo, li avrebbero portati in Europa
dall'Egitto; per altri li avrebbero portati in Europa i Templari da Israele;
altri ancora, collocano la loro nascita in India o in Cina. Con sicurezza i
primi documenti che si riferiscono ai Tarocchi risalgono al tardo Medioevo,
quando i potenti iniziarono ad interessarsi a questo gioco. Tuttavia, non è
chiaro se sin dall'inizio si utilizzassero mazzi completi di 78 carte o solo in
un secondo tempo fossero messi insieme i 22 Arcani Maggiori e i 56 Arcani
Minori. La maggior parte degli studiosi considera i 22 Arcani una creazione
italiana, mentre i 56 Arcani Minori sembrano derivare da mazzi arabi importati
in Europa nel Medioevo; la fusione dei due mazzi risale probabilmente alla
seconda metà del XIV secolo. Con l'aiuto di strumenti quali l'incisione su
stampi di legno o di rame, i giochi di carte si diffusero molto rapidamente. Già
nel XVI secolo un gioco di Tarocchi modificato, conosciuto con il nome "Tarocco
di Marsiglia" divenne molto popolare. Ancora oggi in alcune zone europee il
Tarocco viene usato per giocare. Alessio Delfino (classe 1976) attraverso
accattivanti scatti fotografici, ripropone in chiave contemporanea i 22 Arcani
Maggiori che ricrea ed immortala in set curati nei minimi dettagli. Quando si
osservano le carte dei Tarocchi nel loro complesso simbolismo ci si accorge che
gli archetipi raffigurati sono universali. Ad esempio la Ruota (Arcano X) è
presente nelle mitologie e cosmogonie di tutti i popoli (mondo greco, egiziano,
azteco, cinese ecc.). Tuttavia è indubbio che nei 22 Arcani sono ravvisabili i
simboli del Cristianesimo esoterico, si pensi solo all'Arcano XX, il Giudizio.
In tal modo veniva garantita sia la segretezza che la continuità di tale
conoscenza. I Tarocchi hanno da sempre accompagnato la storia umana nei secoli,
resistendo nei secoli ad un'univoca decifrazione e interpretazione, conservando
una parte mistico-esoterica che li rende affascinanti ancora oggi ed aperti ad
infinite interpretazioni che partono direttamente dal nostro Io, toccando quella
parte oscura che ognuno di noi possiede ma che la cultura occidentale ha
soffocato dimenticando la nostra parte irrazionale e magica che li ha creati e
che,ancora, li anima, conquistandoci.
"Diversità urbana" è il primo concorso fotografico lanciato dall’Unar -
Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali - presso il Dipartimento per le
Pari Opportunità della presidenza del Consiglio dei Ministri. L'intento è quello
di far emergere a livello nazionale ogni iniziativa di conoscenza reciproca, che
a partire dalla rimozione degli stereotipi che favoriscono la conflittualità,
favorisca il dialogo e l'inclusione sociale nei contesti urbani tra cittadini
italiani, stranieri, rom, sinti e di altre minoranze etnico-linguistiche e di
altre religioni, tra persone disabili, tra giovani ed anziani e tra persone con
diverso orientamento sessuale ed identità di genere.
Il concorso, a cui si potrà partecipare fino al 15 aprile 2011, è rivolto ai
giovani dai 18 ai 35 anni e premierà, con mille euro ciascuna, le migliori 6
foto ritenute vincitrici ex-equo dalla Commissione giudicatrice formata da
esperti dell’Unar e dal National Working Group contro le discriminazioni.
Inoltre, le migliori foto (vincitrici e non) saranno selezionate e diffuse
nell’ambito di campagne informative e di sensibilizzazione elaborate dal
Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei
Ministri, oltre ad essere pubblicate in un libro fotografico e usate per mostre
fotografiche di rilievo nazionale.
Il concorso si articola sui seguenti temi: diversità razziale; diversità etnica
con particolare riferimento alle comunità rom, sinti e camminanti; diversa
abilità; diversità religiosa; diversità di età; diversità di orientamento
sessuale ed identità di genere. Ogni autore può partecipare con un massimo di
quattro foto rappresentative di almeno due temi oggetto di concorso. Tutte le
fotografie devono essere inedite. La domanda di partecipazione si può scaricare
dal sito dal sito www.unar.it e dal sito
www.pariopportunita.gov.it e deve
pervenire entro il 15 aprile 2011.
Di Fabrizio (del 06/03/2011 @ 09:38:56, in Italia, visitato 1628 volte)
Una donna rom con le sue cose salvate dalla demolizione della baracca -
Repubblica.it
Sono arrivati alle 6.30 e hanno abbattuto baracche e roulotte. L'Arci, che
nel campo porta avanti un progetto di scolarizzazione: "Molti bambini, sul
pullman che li portava a scuola, ci chiedevano se al ritorno avrebbero ritrovato
le loro madri. Ma la metà di loro non sono venuti perché spaventati"
Sono arrivati all'alba, poco dopo le 6.30, e con ruspe e camion hanno abbattuto
alcune baracche e roulotte abusive all'interno del campo nomadi di Tor de Cenci:
sotto gli occhi di alcuni giornalisti e delle loro telecamere, l'azione di circa
70 agenti della municipale dell'VIII gruppo e del coordinamento operativo per
l'emergenza nomadi, guidati da Antonio Di Maggio, ha portato all'individuazione
di una cinquantina di persone non censite nel campo. Alcune di esse, 18 donne e
2 uomini, sono state condotte all'ufficio stranieri della questura per il
fotosegnalamento.
Momenti di preoccupazione e di tensione nel campo soprattutto da parte dei figli
delle donne condotte in questura, spaventati al momento dell'abbattimento delle
roulotte: molti di loro oggi non sono andati a scuola. A raccontare la
situazione del campo e la reazione delle persone che vi abitano è Paolo Perrini,
coordinatore del progetto scolarizzazione dell'Arci, 15 anni di esperienza nel
campo a Tor de Cenci. Perrini parla della paura di una parte dei bambini del
campo durante l'azione di stamane e l'abbattimento delle abitazioni, con alcuni
di loro che hanno preferito correre a "rifugiarsi" negli altri container del
campo. In particolare, molto preoccupati si sono mostrati appunto i figli delle
donne condotte in questura: "Sul pullman che li portava a scuola questa mattina
ci domandavano quando avrebbero rivisto le loro madri e se le avrebbero trovate
al loro ritorno", dice Perrini che segnala il fatto che una delle conseguenze
dirette dell'azione è stata quella di far perdere un giorno di scuola ai
ragazzi. "Di solito- dice- ne accompagniamo a scuola circa 115, ma oggi non
erano più di 60".
Il coordinatore del progetto scolarizzazione dell'Arci spiega anche che fra i
cosiddetti "abusivi" individuati nel corso dell'azione ci sono anche figli e
nipoti degli abitanti "regolari", cioè le nuove generazioni nate nel corso degli
undici anni che sono trascorsi dal momento in cui furono assegnati i container:
"Nel 2000 le famiglie che ottennero i container avevano al loro interno molti
ragazzi fra i 10 e i 14 anni, che nel frattempo hanno a loro volta formato un
proprio nucleo familiare". Ci sono dunque almeno tre generazioni: i nonni che
hanno il container assegnato, i padri che li hanno lasciati al momento di
costruire la loro nuova famiglia, e i figli, che vivono con i loro genitori a
poca distanza dai container dei nonni.
Il campo di Tor de Cenci è uno dei campi tollerati in attesa di ricollocamento
e non fa parte dunque del gruppo di villaggi attrezzati: il Comune non vi ha
insediato un presidio sociale o socio-sanitario, non vi sono telecamere e non
c'è servizio di guardia, mentre la pulizia all'interno del campo è stata
affidata proprio a una cooperativa rom. "Gli abitanti del campo - riferisce
Perrini- hanno stabilito degli ottimi rapporti con il territorio" e vivono
fondamentalmente con la raccolta dei metalli e l'attività dei mercatini: "La
gran parte dei rom- dice- viene chiamata nel quartiere (e non solo) per lavori
di pulizia, di svuotamento di cantine e simili: il materiale che raccolgono
viene portato nel campo, dove viene effettuata una cernita per individuare
l'alluminio, il rame o il ferro".
"Quello che per noi sembra immondizia - spiega - per loro è vita, perché
ricavano il materiale per vivere, e per vivere onestamente: oltre ai metalli,
gli oggetti ancora utili vengono poi venduti nei mercatini organizzati il sabato
e la domenica". Si tratta di attività ancora informali, nonostante da tempo si
sia manifestata, fra le comunità rom, la necessità e la disponibilità a
regolamentarle: ogni tentativo attuato finora, però, non ha avuto successo.
Dall'Ama, sul versante del riciclaggio del metallo, finora ad esempio non è
arrivata nessuna apertura. Eppure, fra metallo e mercatini "si tratta di un
lavoro onesto: perché non li mettiamo nelle condizioni di farlo alla luce del
sole? Facciamoli campare!".
E del resto le alternative sono davvero poche: non sono mancati i tentativi, nel
corso del tempo, per provare ad inserire i giovani nel mercato del lavoro
locale. Risultati? "Con progetti di formazione lavoro abbiamo formato giovani
parrucchieri o giovani baristi, ma dopo i sei mesi di tirocinio, al momento
della formalizzazione del rapporto di lavoro, essa è sempre stata rifiutata:
quando il datore di lavoro legge sul permesso di soggiorno che il ragazzo abita
al campo rom di Tor de Cenci s'inventa qualsiasi cosa pur di non assumere". E
così molti abitanti del campo lavorano come ambulanti, spesso con partita iva:
attività che consente loro di avere un reddito dignitoso, ma sempre
nell'informalità e nella precarietà.
Disclaimer - agg. 17/8/04 Potete
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