Una donna rom con le sue cose salvate dalla demolizione della baracca -
Repubblica.it
Sono arrivati alle 6.30 e hanno abbattuto baracche e roulotte. L'Arci, che
nel campo porta avanti un progetto di scolarizzazione: "Molti bambini, sul
pullman che li portava a scuola, ci chiedevano se al ritorno avrebbero ritrovato
le loro madri. Ma la metà di loro non sono venuti perché spaventati"
Sono arrivati all'alba, poco dopo le 6.30, e con ruspe e camion hanno abbattuto
alcune baracche e roulotte abusive all'interno del campo nomadi di Tor de Cenci:
sotto gli occhi di alcuni giornalisti e delle loro telecamere, l'azione di circa
70 agenti della municipale dell'VIII gruppo e del coordinamento operativo per
l'emergenza nomadi, guidati da Antonio Di Maggio, ha portato all'individuazione
di una cinquantina di persone non censite nel campo. Alcune di esse, 18 donne e
2 uomini, sono state condotte all'ufficio stranieri della questura per il
fotosegnalamento.
Momenti di preoccupazione e di tensione nel campo soprattutto da parte dei figli
delle donne condotte in questura, spaventati al momento dell'abbattimento delle
roulotte: molti di loro oggi non sono andati a scuola. A raccontare la
situazione del campo e la reazione delle persone che vi abitano è Paolo Perrini,
coordinatore del progetto scolarizzazione dell'Arci, 15 anni di esperienza nel
campo a Tor de Cenci. Perrini parla della paura di una parte dei bambini del
campo durante l'azione di stamane e l'abbattimento delle abitazioni, con alcuni
di loro che hanno preferito correre a "rifugiarsi" negli altri container del
campo. In particolare, molto preoccupati si sono mostrati appunto i figli delle
donne condotte in questura: "Sul pullman che li portava a scuola questa mattina
ci domandavano quando avrebbero rivisto le loro madri e se le avrebbero trovate
al loro ritorno", dice Perrini che segnala il fatto che una delle conseguenze
dirette dell'azione è stata quella di far perdere un giorno di scuola ai
ragazzi. "Di solito- dice- ne accompagniamo a scuola circa 115, ma oggi non
erano più di 60".
Il coordinatore del progetto scolarizzazione dell'Arci spiega anche che fra i
cosiddetti "abusivi" individuati nel corso dell'azione ci sono anche figli e
nipoti degli abitanti "regolari", cioè le nuove generazioni nate nel corso degli
undici anni che sono trascorsi dal momento in cui furono assegnati i container:
"Nel 2000 le famiglie che ottennero i container avevano al loro interno molti
ragazzi fra i 10 e i 14 anni, che nel frattempo hanno a loro volta formato un
proprio nucleo familiare". Ci sono dunque almeno tre generazioni: i nonni che
hanno il container assegnato, i padri che li hanno lasciati al momento di
costruire la loro nuova famiglia, e i figli, che vivono con i loro genitori a
poca distanza dai container dei nonni.
Il campo di Tor de Cenci è uno dei campi tollerati in attesa di ricollocamento
e non fa parte dunque del gruppo di villaggi attrezzati: il Comune non vi ha
insediato un presidio sociale o socio-sanitario, non vi sono telecamere e non
c'è servizio di guardia, mentre la pulizia all'interno del campo è stata
affidata proprio a una cooperativa rom. "Gli abitanti del campo - riferisce
Perrini- hanno stabilito degli ottimi rapporti con il territorio" e vivono
fondamentalmente con la raccolta dei metalli e l'attività dei mercatini: "La
gran parte dei rom- dice- viene chiamata nel quartiere (e non solo) per lavori
di pulizia, di svuotamento di cantine e simili: il materiale che raccolgono
viene portato nel campo, dove viene effettuata una cernita per individuare
l'alluminio, il rame o il ferro".
"Quello che per noi sembra immondizia - spiega - per loro è vita, perché
ricavano il materiale per vivere, e per vivere onestamente: oltre ai metalli,
gli oggetti ancora utili vengono poi venduti nei mercatini organizzati il sabato
e la domenica". Si tratta di attività ancora informali, nonostante da tempo si
sia manifestata, fra le comunità rom, la necessità e la disponibilità a
regolamentarle: ogni tentativo attuato finora, però, non ha avuto successo.
Dall'Ama, sul versante del riciclaggio del metallo, finora ad esempio non è
arrivata nessuna apertura. Eppure, fra metallo e mercatini "si tratta di un
lavoro onesto: perché non li mettiamo nelle condizioni di farlo alla luce del
sole? Facciamoli campare!".
E del resto le alternative sono davvero poche: non sono mancati i tentativi, nel
corso del tempo, per provare ad inserire i giovani nel mercato del lavoro
locale. Risultati? "Con progetti di formazione lavoro abbiamo formato giovani
parrucchieri o giovani baristi, ma dopo i sei mesi di tirocinio, al momento
della formalizzazione del rapporto di lavoro, essa è sempre stata rifiutata:
quando il datore di lavoro legge sul permesso di soggiorno che il ragazzo abita
al campo rom di Tor de Cenci s'inventa qualsiasi cosa pur di non assumere". E
così molti abitanti del campo lavorano come ambulanti, spesso con partita iva:
attività che consente loro di avere un reddito dignitoso, ma sempre
nell'informalità e nella precarietà.
(04 marzo 2011)