Rom e Sinti da tutto il mondo

Ma che ci fa quell'orologio?
L'ora si puo' vedere dovunque, persino sul desktop.
Semplice: non lo faccio per essere alla moda!

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La redazione
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\\ Mahalla : VAI : lavoro (inverti l'ordine)
Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 21/05/2009 @ 09:27:37, in lavoro, visitato 1744 volte)

Sull'antica sartoria rom, Marco Brazzoduro consiglia questo video di Giovanna Di Lello

 
Di Fabrizio (del 19/05/2009 @ 09:18:59, in lavoro, visitato 1529 volte)

Sezione di Milano Onlus - Via De Pretis n. 13 - 20142 Milano - C.F. 97056140151 - operanomadimilano@tiscali.it

SARTORIA ROMANI’
I LAVORI ARTIGIANALI DELLE DONNE ROM
Attività laboratoriali di inserimento lavorativo e partecipazione sociale rivolte alle donne rom e alle donne abitanti a Q.to Oggiaro

Il progetto è promosso dall’Associazione Opera Nomadi Milano ed è sostenuto dalla Regione Lombardia, Assessorato alla Famiglia e Solidarietà Sociale, per il recupero e lo sviluppo di nuove professioni e capacità creative imprenditoriali autonome rivolte alle donne rom provenienti dagli insediamenti di Via Monte Bisbino, V.le Sarca, Rho.

Una volta la settimana, il Giovedì mattina, dalle ore 9,30 alle ore 12,30, 6 donne rom accompagnate da una Formatrice dell’Opera Nomadi, esperta di produzioni sartoriali artistiche, si ritroveranno nello spazio nato dal “Progetto Coesione Sociale”, con sede in via F. De Roberto, per progettare e realizzare modelli e prodotti artigianali che verranno commercializzati nei negozi dei mercati solidali e nei mercati comunali.

L’iniziativa è aperta alle donne del Quartiere che desiderassero unirsi alle attività e a tutti i cittadini e volontari che intendessero dare il proprio attivo contributo.

 
Di Fabrizio (del 15/05/2009 @ 09:30:35, in lavoro, visitato 1337 volte)

Da Roma_Francais

(riassunto)

13.05.2009 | 09:40 - Il 28% dei salariati dicono di essere stati vittime di discriminazione

Secondo un sondaggio dell'Halde, che consegna questo mercoledì il suo rapporto all'Eliseo, l'età, l'impegno e l'origine sono visti come i tre principali fattori di discriminazione sul lavoro.

Vittime e/o testimoni, i salariati sembrano sempre più sensibili alle discriminazioni nel quadro del loro lavoro. E' ciò che rivela mercoledì il 13 maggio un sondaggio CSA realizzato dalla Alta autorità di lotta contro le discriminazioni e per le pari opportunità e l'OIT (Organizzazione Internazionale del Lavoro), lo stesso giorno in cui il presidente della Halde, Louis Schweitzer, rimetterà alle 17.00 all'Eliseo il suo rapporto annuale al presidente Nicolas Sarkozy. Nel settore privato, il 28% dei salariati dicono di essere stati vittime di discriminazioni, il 22% nel settore pubblico. Un sondaggio simile realizzato nel 2008 aveva donato il 25% nel privato ed il 22% nel pubblico.

Come fattore di discriminazione, l'età (oltre 45 anni) è citata dal 32% dei salariati nel privato e dal 38% nel pubblico. L'impegno politico o sindacale è citato dal 25% nel privato e dal 33% nel pubblico e l'origine etnica dal 35% nel privato e dal 26% nel pubblico.

La gens du voyage la più discriminata

Più di un terzo dei salariati dicono di essere stati testimoni di discriminazione (38% nel privato e 37% nel pubblico). Le persone della comunità della gens du voyage sono le più suscettibili ad essere discriminate a competenza legale, si stima il 50% dei salariati nel privato (44% nella funzione pubblica).

Il secondo criterio è l'handicap (43%) e l'età superiore a 45 anni (36% nel privato, 34% nel pubblico). In compenso la gioventù (meno di 25 anni), l'omosessualità ed il fatto di essere una donna o francese di origine straniera, non sono percepiti né come un vantaggio né come un inconveniente.

Riguardo alla discriminazione, vissuta o osservata, il 33% dei lavoratori dipendenti del privato ne ha parlato alla direzione o al responsabile (44% nel pubblico), il 24% ha allertato i sindacati nel privato (40% nel pubblico) ed il 7% hanno aperto una procedura nel privato (15% nel pubblico).

I mezzi di prevenzione

Il ricorso ai sindacati ed ai rappresentanti del personale è considerato come il livello efficace d'intervento dal 67% dei salariati nel privato e dal 78% di quelli del pubblico.

Per prevenire le discriminazioni sul lavoro, i salariati credono alla pubblicazione dei risultati di azioni a favore dell'uguaglianza nelle imprese, e poi alla possibilità di allertare la direzione in maniera confidenziale ed anonima sui casi di discriminazione.

Seguono poi i CV anonimi ed i marchi di diversità. In compenso i pareri sono mitigati sulla possibilità di un ricorso a quote d'assunzione.

- Sondaggio realizzato dal 18 al 21 marzo 2009 per telefono su un campione rappresentativo di 1.000 persone (500 del privato, 500 del pubblico).

 
Di Fabrizio (del 27/04/2009 @ 09:43:57, in lavoro, visitato 1948 volte)

Segnalazione di Eugenio Viceconte

Coinvolti 30 giovani romeni di etnia rom, tra i 18 e i 35 anni, in corsi di formazione. Selezionati i rom dei campi di Candone (XV municipio) e Salone (VIII municipio) di Sabina Cuccaro - 26/04/2009

"Siamo alla vigilia del varo del piano nomadi: i passaggi burocratici sono stati risolti e siamo in grado di partire con le gare d'appalto". Presto, insomma, ci saranno nuovi campi rom attrezzati. Ad annunciarlo è stato il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, aggiungendo che "entro 15 giorni ci sarà una conferenza stampa con il Ministro e il Prefetto durante la quale presenteremo sia i campi autorizzati sia i nuovi, destinati ad accogliere coloro che adesso si trovano in campi tollerati".

L’assessore capitolino alle Politiche Sociali, Sveva Belviso, da parte sua ha assicurato che prima dell’estate saranno aperti i cantieri di lavoro. Il sindaco ha, poi, tenuto a precisare che i campi nomadi non saranno solo strutture di permanenza ma "posti nei quali chi vuole, e io credo saranno tanti, potrà trovare integrazione nel rispetto delle nostre leggi".

Non solo. "I nomadi stessi lavoreranno insieme alle imprese per realizzare i nuovi campi". Esperienza di formazione e lavoro, dunque, come base dell’integrazione da parte di un’etnia ancora poco amata dai romani. Il comune si sta impegnando in questo senso con numerosi progetti per l’inserimento. il 24 aprile 2009 è stato presentato, a questo proposito, il progetto ‘La fabbrica dei mestieri’, realizzato dall’Assessorato capitolino alle Politiche Sociali, in accordo con il Ministero del Lavoro e in collaborazione con l’associazione Programma Integra.

"L’accordo tra comune e Ministero prevedeva il reinserimento dei rom nel sociale – ha spiegato l’assessore Belviso-. Noi abbiamo proposto la professionalizzazione perché siamo convinti che ci sia integrazione solo con strumenti specifici, a partire dalla capacità lavorativa". Il progetto vede coinvolti 30 giovani romeni di etnia rom, di età compresa tra i 18 e i 35 anni, in corsi di formazione professionale. "Sono stati selezionati i rom dei campi di Candone (XV Municipio) e Salone (VIII Municipio) in base alla conoscenza della lingua, esperienze precedenti ed alle motivazioni personali", ha continuato la Belviso. Nello specifico i corsi, composti da 10 allievi l’uno, sono tre: edilizia, idraulica e impiantistica elettrica. Č prevista una fase iniziale con moduli teorici e pratici per una durata complessiva di 300 ore. Grazie ad un accordo tra comune, imprese e cooperative sociali ci sarà, poi, un tirocinio formativo di 200 ore nei mesi estivi (da maggio a luglio) presso le imprese operanti nei tre settori di riferimento.

Alla fine i giovani romeni riceveranno un attestato di qualifica professionale: "Avere uno strumento effettivo che testimoni ciò che una persona può dare e fare è l’unico valore aggiunto che un’amministrazione può fornire", ha concluso l’assessore Belviso assicurando, inoltre, che si impegnerà personalmente per seguire l’inserimento lavorativo dei ragazzi. Alemanno ha definito il progetto "un segnale di speranza verso i tanti giovani nomadi che vogliono trovare lavoro, il vero motore dell’integrazione".

Giovani come Alin, un romeno di 18 anni (in Italia da 6) che sta seguendo il corso di impiantistica elettrica. Spera di trovare un lavoro da elettricista.
Da Libero 25.04.2009

 
Di Fabrizio (del 25/04/2009 @ 09:56:02, in lavoro, visitato 1908 volte)

Ricevo da Ernesto Rossi

Ma la liberazione non è per tutti, non è per gli stranieri, non è per Rom e Sinti, i cosiddetti zingari.

Questi ultimi –davvero ultimi in ogni cosa a partire dai diritti più elementari- non sono liberi in questo paese: nemmeno possono partecipare al corteo che ricorda la fine della Lotta di Resistenza e la nascita conseguente della Costituzione repubblicana. Se lo fanno, possono perdere il posto di lavoro, se riconosciuti dal padrone in una fotografia, in un filmato, di quelli che ci facciamo tra di noi per ricordare questa giornata, o che ci fanno fotografi e operatori di giornali e televisioni.

Ecco nella foto l’Unità (dedicata ai morti sul lavoro), come dovrebbero presentarsi: MASCHERATI.

[immagine non riportata]

Rom e Sinti, italiani, europei o no, sono NEGATI AL LAVORO, anche se lavorano, faticatamente, in nero, saltuariamente, quando possono, respinti e discriminati. Clandestini anche se regolari.

L’Associazione milanese Aven Amentza – Unione di Rom e Sinti ha tenuto per un anno e mezzo uno sportello sindacale, col sostegno di Camera del Lavoro e Fillea Cgil, dentro nel campo di via Triboniano: uno scandalo. Che c’entrano gli zingari col sindacato, col lavoro (in molti se lo sono chiesto), dato che sono notoriamente TUTTI ladri e ladri di bambini? La leggenda è più forte di ogni realtà: ne basta uno per cancellare tutti gli altri e confermare che così stanno le cose. Per Rom e Sinti la colpa è sempre collettiva, mai individuale. Basta l’indirizzo del campo per perdere o non trovare lavoro. Perché nel nostro paese, il peggiore per loro in Europa, devono vivere in ghetti noti e additati, veri lager, da cui è difficile uscire; in cui l’infanzia, oggetto di commosse quanto astratte considerazioni, viene offesa e repressa ogni giorno. Se vanno a scuola, la perderanno al primo licenziamento del genitore che lavora, al primo inutile feroce sgombero.

Gli SGOMBERI sono l’inefficace violenta politica del governo e dell’amministrazione comunale milanese, incuranti della Costituzione, delle leggi, dei trattati internazionali sottoscritti, delle Dichiarazioni Universali, delle proteste del Parlamento Europeo.

SICUREZZA PER TUTTI – LA SICUREZZA Č UN BENE COLLETTIVO, NON PRIVATO

Sicurezza è non morire sul lavoro ogni giorno; sicurezza è non subire violenza fra le mura sicure di casa; sicurezza è aver di che vivere ogni mese sino alla fine del mese; sicurezza è non avere un paese in cui regioni intere sono in mano a potenti organizzazioni criminali.

Per i Rom, clandestini sono i diritti

sede legale: Via Triboniano 212 – 20156 Milano (Italia). Tel. +39.(02).48409114
Costituita il 18 luglio 2004, registrata a Milano il 22 novembre 2004 , n° 104485 serie 3. Codice fiscale 97389270154

 
Di Fabrizio (del 24/04/2009 @ 09:08:02, in lavoro, visitato 2177 volte)

Da Roma_Italia

Laura Clarke, 15/04/2009

L'Antica Sartoria Rom produce vestiti su misura ispirati al design romanì del XIX secolo

Entrare nel laboratorio tessile di Via Nomentana  952 è come entrare in un altro mondo. Qui l'uniformità unisex delle confezioni odierne lascia il passo ad indumenti di straordinaria femminilità e stile. Manichini vestiti di velluto o cashmere, corsetti e lunghe file di gonne a fiori punteggiano il locale. L'uniformità del locale fa da forte contrasto ai colori degli abiti in mostra: verde mela, blu cielo, rosso fuoco, rosa albicocca. Questa è l'Antica Sartoria Rom, una cooperativa di Romnià che producono abiti su misura ispirati al disegno tradizionale romanì del XIX secolo.

L'iniziativa prese vita nel campo di Via della Martora - Via Collatina a Roma est, dove un gruppo di donne rom voleva guadagnarsi da vivere ma senza imparare un nuovo lavoro. "La formazione professionale è complicata per gli adulti," dice la coordinatrice del progetto Alessandra Carmen Rocco, un'Italiana diplomata artistica con un diploma di conservatorio, che si è avvicinata ai Rom per la sua passione per la loro musica. "Prima di tutto, di solito non è pagata, poi c'è l'opposizione dei mariti, e per finire, chi guarderà tutti i bambini?"

Inizialmente, le donne consideravano due opzioni: babysitting ("le donne rom sono eccellenti babysitter, dato che le ragazze curano i fratelli e le sorelle più giovani sin dalla tenera età," dice Rocco) ed aprire un ristorante ("I Rom cucinano molto bene e la loro cucina è il risultato del contatto con le diverse comunità ospitanti), ma tutti e due gli schemi sono stati rapidamente abbandonati per ragioni pratiche. Poi un giorno le donne hanno prodotto a mano un vestito e così è nata l'idea della sartoria.

"Il progetto si adattava perfettamente perché le ragazze rom imparano a cucire a mano da molto giovani," spiega Rocco. "Inoltre, i Rom hanno mantenuto la distinzione tra il proprio modo di vestire e quello della comunità ospitante. Le tradizioni - gonne lunghe, cinturini stretti, corsetti attillati - sono rimasti." Le donne hanno continuato a fare una serie di indumenti, che vendono per i campi. Inizialmente i vestiti hanno sollevato entusiasmo, ma visto che erano fatti a mano, sono presto stati messi da parte, dando una cattiva nomea all'iniziativa.

Nel frattempo il gruppo ha deciso di focalizzarsi nel cucire vestiti ispirati agli stili tradizionali del XIX secolo. "Le donne vivono in condizioni che ricordano [quei tempi], senza elettricità o acqua corrente,e vogliono che i loro vestiti riflettano questo," spiega Rocco. I membri hanno contattato le anziane Romnià che vivono nei campi attorno a Roma, per sapere come la gente si vestiva in quel periodo e sono tornate con una serie di modelli. Poi i fondi sono stati assicurati dalla provincia di Roma per acquistare macchine da cucire, impiantare un laboratorio e fornire una formazione più approfondita.

All'inizio le donne hanno presentato i propri lavori alla Centrale Montemartini in Via Ostiense nel dicembre 2003. Da allora sono apparse all'evento AltaRoma haute couture il presso il Parco Auditorium della Musica, a MACRO, parte di una collezione preparata dal designer milanese Romeo Gigli (vedi QUI ndr), al Club La Palma nell'area Portonaccio per il lancio della cooperativa nel 2006 e, più recentemente, alla Città dell’Altra Economia al Testaccio. Dopo anni di lavoro in locali inadeguati, nel 2005 finalmente è stato garantito loro dal consiglio municipale locale l'uso indefinito dello spazio in via Nomentana, come riconoscimento del contributo dato dal rogetto all'integrazione degli stranieri nell'area.

La sartoria produce principalmente vestiti da donne - gonne, top, cappotti, scialli - ma anche vestiti e gilet maschili, gli indumenti sono fatti soltanto con fibre naturali e tipicamente includono intricati ricami disegnati usando pezzi di vetro, perline, lustrini e cristalli Swarovsk. Molti dei tessuti sono originari direttamente della Romania e sono portati in Italia dalla capo cucitrice Gabi Raducan che, a differenza di molti Rom di oggi, continua a seguire uno stile di vita nomade, viaggiando su e giù tra i due paesi. I prezzi variano dai 90 ai 1.000 €uro o più, a seconda del vestito, tipo e quantità del materiale usato e del ricamo adoperato. Attualmente il laboratorio impiega sette donne, che guadagnano 500 €uro al mese. Molti clienti sono dei privati che si avvicinano alla sartoria per varie ragioni compresa la ricerca di un abito da matrimonio.

Il 2009 è iniziato male con l'allagamento del laboratorio dovuto alle pesanti precipitazioni della fine dell'anno scorso. Inoltre la comunità rom di Roma sta fronteggiando un sovvertimento dovuto ai piani delle autorità cittadine di smantellare i numerosi campi non autorizzati e trasferire i loro abitanti fuori dal Grande Raccordo Anulare (GRA). Però, Rocco dice che la mossa non ha riguardato le lavoratrici tessili, che vivono nel campo autorizzato di Via della Cesarina, non lontano dal laboratorio.

 A dispetto di queste difficoltà ha grandi speranze per quest'anno. In primo luogo le donne stanno organizzando un'altra esposizione di moda dove introdurranno anche una linea di vestiti per bambini. In aggiunto hanno appena lanciato un sito web per presentare e promuovere il loro lavoro, che offre ai potenziali clienti un'idea migliore della bellezza ed unicità degli indumenti che offrono.

Antica Sartoria Rom
Via Nomentana 952
tel. 339/2357366 (Carmen)
anticasartoriarom@libero.it
www.anticasartoriarom.it

 
Di Fabrizio (del 03/04/2009 @ 08:50:59, in lavoro, visitato 1672 volte)

Da Roma_Francais

Le Courrier des Balkans Minoranze ed impiego in Bosnia "Il 99% dei Rrom sono disoccupati" Dalla nostra corrispondente a Sarajevo. In linea: venerdì 27 marzo 2009

Come permettere ai Rom di trovare il loro posto nella società bosniaca? Con l'istruzione ed il lavoro, rispondono in coro Sanela Bešić e Ramiz Sejdić, due responsabili di OnG rrom a Sarajevo. Ebbene, secondo le statistiche ufficiali, il 99% dei Rrom di Bosnia Erzegovina sono alla disoccupazione dalla fine della guerra e della transizione liberale. E riguardo alla situazione economica e dell'incompetenza dei loro rappresentanti politici, i Rrom rischiano di subire per ancora molto tempo le discriminazioni e l'esclusione.
Par Vanessa Pfeiffer

©RIC, Sarajevo

Da qualche mese, si può leggere sui manifesti che ricoprono le strade di Sarajevo "Anche noi, vogliamo una vita degna di un essere umano" [1]. Questa campagna di sensibilizzazione, iniziata dal Centro d'informazione rrom (RIC) di Sarajevo, sostenuta dall'organizzazione umanitaria World Vision e dalla Commissione Europea, si inscrive nel quadro della promozione del Piano d'azione per i Rrom nei settori dell'impiego, dell'alloggio e della sanità (pubblicato a gennaio 2009). L'adozione di quest'ultimo da parte del Consiglio dei Ministri il 3 luglio 2008, ha permesso alla Bosnia Erzegovina di diventare l'11° membro del Decennio per l'Integrazione dei Rrom (2005-2015) [2].

Le OnG rrom si attivano al fine di applicare le misure concrete prese nei mesi scorsi a livello nazionale. Per esempio, questo Piano d'azione prevede che le imprese bosniache che assumessero dei Rrom beneficerebbero di alcuni vantaggi, tra cui un aiuto finanziario dallo Stato.

Così, una delle priorità di questo Piano d'azione è, senza sorpresa, l'accesso all'impiego. Questa misura condiziona molto evidentemente l'accesso ala sanità e l'ottenimento di alloggi decenti e mira a far uscire questa popolazione da una situazione di estrema precarietà, essendo oggi i Rrom la minoranza nazionale più numerosa e più povera del paese. Il tasso di disoccupazione è certamente molto elevato in Bosnia Erzegovina (circa il 47% della popolazione ed il Cantone di Sarajevo conta 71.000 persone alla ricerca di un impiego), ma la minoranza rrom è particolarmente toccata da questo fenomeno. In effetti, il 99% dei Rrom di Bosnia Erzegovina è alla disoccupazione (sapendo che il paese conta tra i 76.000 ed i 100.000 Rrom secondo le stime delle OnG locali) e tra quanti di loro hanno un lavoro, solamente il 2-3% lavorano nel settore pubblico. Nel Cantone di Sarajevo, solo l'1% dei Rrom hanno un impiego per una comunità che non cessa di crescere e che conta attualmente tra le 8.000 e le 10.000 persone [3]. Per (soprav)vivere, una gran parte della comunità rrom recupera e rivende materiale di ogni sorta di materiale (ferro, alluminio, ecc.) destinato al riciclaggio. D' altronde, il Piano d'azione preconizza lo sviluppo nel settore ambientale, favorendo il loro accesso ai Rrom.

Le Courrier de la Bosnie-Herzégovine ha  incontrato nel febbraio 2009 due dei membri del Consiglio dei Rrom di Bosnia Erzegovina [Vijeće Roma BiH]. Sanela Bešić è coordinatrice del Consiglio dei Rrom e del Centro d'informazione rrom (RIC) di Sarajevo. E' pure rappresentante dei Rrom di Bosnia Erzegovina al Forum europeo dei Rrom e membro del Comitato per i Rrom del Consiglio dei Ministri. Ramiz Sejdić è, quanto a lui, presidente dell'associazione "Prosperità dei Rrom" di Sarajevo e mediatore nell'ambito del programma "Pristup" (Accesso) che fornisce aiuto in materia di orientamento e impiego. Tutti e due ci hanno confidato le difficoltà con le quali si sono confrontati nella loro lotta quotidiana per l'integrazione dei Rrom nella società bosniaca. Un'integrazione che passa soprattutto per il loro inserimento nel mercato del lavoro.

Malgrado le difficoltà, sono determinati a proseguire nei loro sforzi per costruire l'avvenire dei Rrom di Bosnia Erzegovina, anche se l'appello al rispetto dei diritti delle minoranze lanciato dalle istituzioni europee ed internazionali, come da alcune OnG rrom e non rrom, non sembra essere realmente inteso dalle autorità bosniache. Queste affermano di avere questioni più importanti da affrontare, in vista della situazione economica, politica e sociale della Bosnia.

"In Bosnia Erzegovina, i tre popoli principale [bosniaco, croato e serbo] lottano per il potere. Non abbiamo posto in questo dibattito, siamo la loro ultima preoccupazione", dichiara Sanela Bešić. "Tutti parlano della crisi economica ma per noi, è crisi da più di dieci anni...", aggiunge. Ricorda come la guerra sia stata una vera rottura per i Rrom,  nel senso che la maggioranza di loro non hanno più ritrovato l'impiego che avevano nelle officine prima del conflitto.

In più, Sanela Bešić evoca casi in cui i Rrom hanno salari tre volte inferiori ai non-Rrom per esercitare la stessa professione. Inoltre, i giovani rrom diplomati fanno fatica a trovare un impiego qualificato. Ciò malgrado, le OnG intendono continuare a sostenere l'istruzione. Una vera scommessa sul futuro.

Per esempio, attraverso il programma "Pristup", Ramiz Sejdić permette ai Rrom che lo desiderano di proseguire negli studi da dove li avevano interrotti, grazie ad un accordo stabilito con diverse scuole primarie e secondarie del cantone di Sarajevo. Inoltre questo programma, sostenuto dall'ambasciata di Spagna e lanciato nel 2007 dall'AECID (Agenzia Spagnola per la Cooperazione Internazionale e lo Sviluppo), favorisce l'accesso al lavoro dei Rrom nel Cantone di Sarajevo aiutandoli a effettuare tutti i passi necessari per la ricerca di un lavoro. Ugualmente assicura di seguire i candidati per studiare la loro integrazione nel mercato del lavoro. L'agenzia conta quattro impiegati, di cui due Rrom, ed ha aperto le porte tre mesi fa nel centro di Sarajevo.

Questa esperienza è unica in Bosnia Erzegovina ed i risultati ottenuti in Spagna (dove si trovano 70 agenzie di questo tipo) e negli altri paesi dei Balcani - in particolare in Romania - incoraggiano ad estendere questo programma al Cantone di Tuzla, una delle regioni del paese che conta più Rrom.

Ramiz Sejdić insiste sulla buona accoglienza che è riservata a quanti vogliono beneficiare di questi programmi. Alcuni hanno bisogno di essere ascoltati e rassicurati in interviste che durano dai 30 ai 45 minuti. "Quando vanno ad iscriversi come richiedenti lavoro, li si iscrive in due minuti, poi non li si ricorda mai più", precisa. Quanto all'agenzia, contatta regolarmente i suoi candidati per proporre loro offerte d'impiego, soprattutto nel settore delle pulizie o della vendita. L'agenzia conta oggi 95 tirocinanti e 5 di loro sono riusciti a trovare un lavoro nel Cantone di Sarajevo. Sono manutentori e giardinieri (parchi, fiumi).

Tuttavia, molti Rrom non credono più in questo tipo di programma e Ramiz Sejdić spiega che la maggior parte del suo lavoro, in quanto mediatore, è di riconquistare la loro fiducia.

Questa diffidenza s'esprime ugualmente riguardo ai leader politici rrom. Molti di loro dimenticano la loro comunità una volta arrivati a posti importanti. Questa mancanza di fiducia nelle elite politiche è un serio freno ad una mobilitazione politica più importante delle comunità rrom. La figura di leader è totalmente svuotata di credibilità.

Sanela Bešić e Ramiz Sejdić concordano nel dire che i Rrom che si sono iscritti ad un partito politico o un sindacato bosniaco non difendono più laloro comunità, ma unicamente il loro proprio interesse e quello della loro organizzazione. Secondo loro, solo la creazione di un partito politico o di un sindacato rrom in Bosnia Erzegovina sarebbe suscettibile di risolvere questo problema di  rappresentazione, permettendo alla comunità rrom ed ai suoi leader di pesare nel paesaggio politico bosniaco. Per restare fedeli al detto "niente per noi senza di noi" [4].

[1] I mi želimo život dostojan čovjeka

[2] Il Primo Ministro di Bosnia Erzegovina, Nikola Spiric, ha firmato la Dichiarazione del Decennio il 4 settembre 2008, nel corso della 14^ riunione dei membri del Decennio dei Rrom a Belgrado.

[3] Tutte queste cifre sono approssimative, dato che è molto difficile recensire il numero esatto dei Rrom, soprattutto a causa delle migrazioni economiche.

[4] "Ništa za nas bez nas"

 
Di Fabrizio (del 02/04/2009 @ 09:16:27, in lavoro, visitato 1684 volte)

Da Coopofficina

Riciclare il ferro è un'attività che si fa da tempo immemorabile: era un lavoro non nobile ma che aveva una sua dignità. Al tempo del fascismo "dare ferro alla patria" era diventato addirittura un dovere patriottico. Oggi, ci sembra di essere più ricchi di allora, ma riciclare il ferro è pur sempre un attività che rigenera delle preziose materie prime che altrimenti dovremmo importare dall'estero. Ed è materiale che altrimenti finirebbe in discarica o disperso ai bordi delle strade. Chi potrebbe mai dir male del recupero del ferro?

E invece, in Italia, ci ritroviamo con delle leggi che possono essere interpretate in modo da rendere illegale il recupero del ferro o di qualsiasi altro materiale. Non solo, ma abbiamo anche qualcuno che si è messo di buona volontà a interpretarle in questo modo e anche ad applicarle distruggendo un'attività che stava dando lavoro a decine di famiglie e facendo un'opera utile a tutti.

La storia comincia qualche anno fa, in Toscana dove, con il supporto delle istituzioni e della magistratura, sono nate tre cooperative sociali gestite principalmente dai Rom locali per il recupero del ferro di scarto. Era un lavoro duro e pesante, che però rendeva anche discretamente e permetteva ai membri delle cooperative di vivere in modo dignitoso.

Negli ultimi mesi, tuttavia, queste cooperative sono state soggette a una serie di ispezioni da parte dalla polizia del corpo forestale. Gli agenti si sono presentati all'improvviso, mitra in mano, requisendo i documenti e controllando tutto. Ma, nonostante le irruzioni spettacolari, non è stato possibile trovare niente di illegale o estraneo alle attività delle cooperative. Niente droga, niente refurtiva, niente del genere. La documentazione di rito era tutta a posto, con tutti i fogli e i moduli del caso: i "Fir" formulari di identificazione rifiuti, regolarmente compilati in quattro copie per ogni carico riciclato.

Poteva finire così? Assolutamente no! E, infatti, una delle norme fondamentali della burocrazia è che qualsiasi cosa fai, anche se ti ha detto di farla un funzionario, puoi sempre trovare un funzionario uguale e contrario al quale non va bene. Se questa norma si aggiunge all'altra che dice che comunque vada, devi sempre pagare, allora la burocrazia si trasforma in una trappola mortale dove qualsiasi cosa fai sei fregato.

Qui, i funzionari che hanno esaminato la documentazione delle cooperative hanno deciso di interpretare in senso restrittivo e letterale la norma detta della "tracciabilità dei rifiuti" che vuole che se ne debba sapere la strada percorsa fin dall'origine. La norma è sensata in termini generali ma, ovviamente, se la si applicasse alla lettera, non sarebbe possibile riciclare niente. Ogni tappo e ogni bottiglia avviate al riciclo dovrebbero essere accompagnate da un modulo fir in quattro copie con il nome, cognome, indirizzo e codice fiscale della persona che le ha buttate nel cassonetto.

Questo vale anche per il ferro raccolto dalle cooperative, che era ferro trovato agli angoli delle strade o recuperato presso cantieri e cose del genere. Nei moduli fir, come "origine del rifiuto" c'era la cooperativa. Questa è un'interpretazione valida della legge e, comunque, l'unica possibile se uno vuole riciclare quello che altrimenti resterebbe abbandonato in giro.

Ma chi ha inventato questa guerra contro il recupero del ferro ha trovato il modo di usare la norma per distruggere le cooperative. Stabilito che l'origine dichiarata dei carichi di ferro non era quella giusta, ne consegnue che ogni modulo era irregolare. Siccome la norma prevede una multa da 1000 euro in su per ogni irregolarità, il risultato finale è stato un totale di 19 milioni di euro di multa fatte alle tre cooperative (questo è un totale provvisorio, le multe continuano ad arrivare). Ovviamente, le cooperative non possono che chiudere in queste condizioni; fra le altre cose si sono visti anche sequestrati i furgoncini che usavano per lavorare.

Così, il risultato è che decine di famiglie hanno perso il lavoro, le cooperative hanno chiuso e riciclare il ferro è diventato un'attività illegale in Toscana. Adesso, i Rom che gestivano le cooperative non potranno fare altro che tornare a lavori saltuari e al nero - se non illegali - e ad essere un peso per la comunità. Un altro risultato è stato di fermare un'attività che poteva essere un esempio su come gestire quelle cose che chiamiamo "rifiuti" ma che non lo sono, ma sono invece materie seconde di cui abbiamo disperatamente bisogno per mandare avanti il "sistema Italia".

Non so cosa pensate voi di questo disastro. A me ricorda cose come il "cupio dissolvi" di cui parlava Paolo di Tarso, oppure l' "istinto di morte" di cui parlava Sigmund Freud. O forse la leggenda dei lemming che corrono come pazzi per buttarsi giù tutti insieme dal precipizio. Oppure, quelle belve in gabbia che finiscono per impazzire e per automutilarsi.

Per ogni volta in questo paese che qualcuno riesce a mettere su qualcosa di buono, viene sempre fuori qualcun altro che lo distrugge facendo del male anche a se stesso e a tutti quanti. Questa è l'essenza di questa guerra contro il recupero delle risorse: comunque vada, siamo tutti sconfitti. ( Ugo Bardi)

L'articolo di Repubblica sulla faccenda del 15 marzo 2009
LE COOPERATIVE sociali specializzate nella raccolta di rottami metallici sono in ginocchio. Nel giro di sei mesi il Corpo Forestale dello Stato ha elevato verbali di contravvenzione per quasi 19 milioni di euro nei confrontidelle cooperative La Bussola di Pistoia, I Ferraioli di Prato e L’Olmatello di Firenze e dei soci raccoglitori di ferraglie, per lo più rom e slavi. La loro colpa: aver trasportato «rifiuti speciali non pericolosi con formulari di identificazione rifiuto (Fir) recanti dati inesatti». Per molti dei soci, avviati al lavoro dalla magistratura e da enti che si occupano del recupero sociale di ex detenuti, è a rischio il percorso di riabilitazione.

Spiega l’avvocato Luca Mirco, che li assiste nei ricorsi alla Amministrazione Provinciale: «Questo sistema di cooperative è nato con il favore della politica. Č un lavoro utile all’ambiente e contribuisce alla sicurezza sociale, perché allontana dalla illegalità soggetti svantaggiati. Ai soci vengono dati in comodato gratuito furgoncini sui quali caricano ferraglie raccolte nei cassonetti dei rifiuti o fra gli scarti dei cantieri edili, per portarle ai centri di raccolta autorizzati, come Toscana Rifiuti. Qui i rottami vengono pesati e i raccoglitori incassano subito il corrispettivo, che per l’80% va a loro e per il 20% alla cooperativa. In questo modo riescono a mantenere le famiglie».
Dopo i controlli del Corpo Forestale, però, molti di loro hanno ricevuto verbali di contravvenzioni per cifre spaventose. E i furgoncini sono stati sequestrati. «Si era creato un circolo virtuoso — sottolinea l’avvocato Mirco — era un modo per riabilitare molti soggetti. Ora però sono spaventati a morte».

La Forestale ha applicato le norme in materia ambientale, che prescrivono la tracciabilità dei rifiuti. I Fir (formulari di identificazione rifiuti) devono riportare nome e indirizzo del produttore e del detentore. Nei formulari controllati dalla Forestale, alla voce produttore o detentore risulta indicata la cooperativa di appartenenza dei raccoglitori. Ma nessuna delle tre coop produce o ha in deposito rifiuti. Di qui le contestazioni. Per ogni Fir inesatto la legge prevede una sanzione amministrativa pecuniaria da 1600 a 9300 euro. Poiché, secondo le accuse, tutti i Fir sono inesatti, le sanzioni hanno raggiunto cifre stratosferiche.

«Ma come si fa a indicare la provenienza di un cassonetto o una discarica?», obietta l’avvocato. Una via di uscita per non distruggere il lavoro dei ferraioli potrebbe esserci. La legge sui rifiuti esenta gli ambulanti dalla compilazione dei formulari. Ma chi rilascia la licenza di ambulante? La Camera di Commercio dice che deve farlo il Comune. Il Comune dice che con la legge Bersani la licenza non c’è più. E allora? Č stato chiesto un parere all’Albo nazionale gestori ambientali. Ma nessuno ha risposto.

 
Di Fabrizio (del 28/03/2009 @ 10:47:22, in lavoro, visitato 1884 volte)

Da Corriere.it

Protesta in odore di razzismo: Lo chef  Filippo La Mantia, che si era offerto di assumere il romeno, si è visto costretto a fare retromarcia

ROMA - Non impasterà il pane per Filippo La Mantia, non imparerà a fare cannoli e cassate per i clienti dello chef palermitano. Il sogno di Karol Racz sfuma nel giro di 48 ore: una protesta in odore di razzismo costringe il cuoco ad abbandonare il progetto di assumere il romeno. L'annuncio della possibilità di un contratto per l'ex «faccia da pugile» è di mercoledì, ieri La Mantia ha dovuto fare retromarcia di fronte ai reclami: tre cameriere si sono «licenziate» prima ancora di firmare, una ditta di facchinaggio ha sostenuto che i colleghi italiani senza lavoro hanno più diritti di Racz a un contratto e un'agenzia turistica (non italiana, ma il cuoco non vuole dire di quale Paese) ha minacciato via fax di non mandare più clienti.

Fra le cameriere una, in particolare, non ha digerito la presenza del romeno: «Ha telefonato - racconta lo chef - e ha spiegato che non le va di lavorare con Racz perché è stato accusato di stupro. Era brava, ma non la assumerò più: non mi piace questa mentalità». L'«incidente» ha turbato La Mantia. «Sono avvilito - ammette -, depresso. Racz è stato già giudicato, per la gente è e resterà "faccia da pugile". Non importa a nessuno che non abbia un letto. Il mostro non è lui, siamo noi». Lo chef, che ha vissuto sulla sua pelle una carcerazione ingiusta molti anni fa, racconta di aver ricevuto in due giorni «centinaia» di mail a sostegno della sua iniziativa e una decina di protesta, per lo più da parte di disoccupati: «Perché assume il romeno? Perché è andato in tv?». «Ho risposto a tutti - dice il cuoco - e ho spiegato che è stato un gesto istintivo. Qualcuno mi ha anche accusato di volermi fare pubblicità». Ora per Racz inizia un periodo difficile.

Sembra che anche l'azienda agricola abruzzese abbia ritirato l'offerta di lavoro: resta solo la cooperativa romana che si occupa di manutenzione del verde. «Maledetta la sera in cui ho mandato a Porta a Porta il messaggio con cui dicevo di essere disponibile. Doveva avvenire tutto in sordina»: La Mantia, però, non è sicuro che il progetto si sia arenato per razzismo. «Forse ho scoperto un mondo. Ma per me questa parola è fantascienza: a Palermo - sottolinea - abbiamo sempre convissuto con altre nazionalità».

Lavinia Di Gianvito
28 marzo 2009

NOTIZIE CORRELATE: Il superchef assumerà Racz «Anch'io in cella per un errore»

 
Di Fabrizio (del 24/03/2009 @ 11:52:15, in lavoro, visitato 3165 volte)

Se vuoi sostenere questo appello rispondi al mittente sostienipijatsromano@tiscali.it con nome e cognome, domicilio e attività. Grazie.

SOSteniamo Pijats Romanò

Al Sindaco di Roma Gianni Alemanno
Al Presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo
Al Presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti
Ai Presidenti dei 19 Municipi del Comune Roma

CHIEDIAMO:

· CHE IL PATRIMONIO RAPPRESENTATO DAI PIJATS ROMANO’ NON VADA PERDUTO
· CHE VENGANO AUTORIZZATI I PIJATS ROMANO’ DEI VARI MUNICIPI
· CHE SI SVILUPPI UN PERCORSO CHE PORTI ALLA COSTRUZIONE DI UN UNICO GRANDE (BARO’) PIJATS ROMANO’ CITTADINO CHE RIUNIFICHI PERIODICAMENTE IN OCCASIONI SIGNIFICATIVE LE VARIE MANIFESTAZIONI MUNICIPALI

CHE COS’E’ PIJATS ROMANO’
Pijats Romanò è una manifestazione culturale con esposizione di produzioni artigianali tipiche della cultura Rom/Sinta e di usato riciclato.

L’attività mercatale, svolta in modo non professionistico, con vendita di manufatti frutto dell’ingegno e delle abilità tradizionali viene svolta da sempre dai Rom/Sinti anche se in modo non normato, spontaneo.

Sicuramente questa abilità dei Rom/Sinti nel commerciare è stata favorita storicamente dal nomadismo e dalla necessità di costruire uno sbocco sul mercato ai tipici manufatti artigianali unitamente al commercio dei cavalli, una attività praticata da sempre.

E’ dalla conoscenza e consapevolezza di questa secolare competenza e professionalità nell’arte del commercio che a Roma le Comunità Rom e Sinti insieme all’Opera Nomadi ed alle cooperative Phralipè e Romano Pijats hanno dato vita ai Pijats Romanò. Nella lingua romanì Pijats significa appunto mercato, ma anche piazza a ricordarci che il mercato Rom/Sinti non è un mercato come tutti gli altri ma, potremmo dire, un vetrina di una molteplicità di prodotti, frutto delle abilità artigianali nella lavorazione dei metalli e dei tessuti, ma anche riutilizzo, riciclo e riuso di tutta una serie di beni che l’attuale società consumista presume, troppo velocemente e a torto, vecchi e inutili.

ALCUNI CENNI STORICI
Se i Rom/Sinti da sempre commerciano, a Roma troviamo i primi mercati Rom AUTORIZZATI negli anni ‘90 a Spinaceto (XII Municipio) e a Casilino 700 (VII Municipio). Successivamente una ulteriore esperienza è stata sviluppata sempre in VII Municipio a Piazza San Felice da Cantalice.

Ma sicuramente è con l’edizione del mercatino Rom in V Municipio dapprima di Via di Casal Tidei e successivamente a Via di Cervara 200 (un progetto sostenuto anche dalla Provincia di Roma) che questa manifestazione trova una sua stabilità sul territorio romano e diventa un vero lavoro regolare per decine e decine di capifamiglia Rom/Sinti.

Un lavoro vero che sfata il pregiudizio che vorrebbe queste comunità inoperose, che produce un reddito onesto e che da la possibilità di risiedere legalmente sul nostro territorio attraverso il rinnovo del permesso di soggiorno altrimenti impossibile con le normative in materia di immigrazione via via affermatisi.

Nel frattempo altri mercatini sono stati sviluppati come quelli del XII Municipio in Piazzale militari caduti nei lager ma soprattutto con i Pijats Romanò del VII e dell’XI Municipio rispettivamente nell’area parcheggio di Via Collatina (di fronte a Via Zanibelli poi spostato in Via Longoni) e nell’area di Via Lungotevere Dante (traversa Viale Marconi). Questi due ultimi nati dal recupero di due aree estremamente degradate che l’Assessorato alle Politiche Sociali e il V Dipartimento del Comune di Roma hanno risanato.

Successivamente sono stati attivati quelli del V Municipio a Via Mirtillo, dell’VIII Municipio in Viale Tor Bella Monaca (e successivamente Grotte Celoni), del XV Municipio a Corviale e, infine del IV Municipio a Piazzale Flaiano (una edizione definita IntegraROMa).

Da segnalare inoltre che espositori Rom e i Sinti partecipano ai mercati di Porta Portese e di Porta Portese 2 e quelli nati spontaneamente a ridosso di alcune comunità (come a Via Boccea e a Via Cesare Lombroso).

Purtroppo negli ultimi periodi molte di queste iniziative sono state sospese (a tutt’oggi sono attivi solo i mercatini Rom del IV e del VII Municipio) e il problema della ricerca di ulteriori aree dove poter svolgere tale attività non significa tanto allargamento di questa attività ma presupposto indispensabile per l’esistenza della stessa. Questo perché, per poter funzionare, l’attività mercatale dei Rom/Sinti ha bisogno di un numero determinato di posti che impediscano che, una massa sproporzionata di venditori si riversino sui pochissimi mercati funzionanti, facendoli così collassare data l’esiguità dei posti disponibili rispetto all’alto numero di Rom e Sinti che vogliono svolgere questa attività in modo regolare.

Bisogna poi comprendere che un popolo che non concepisce separazioni, barriere e confini nazionali è difficile che si adegui spontaneamente ai confini municipali con cui attualmente si svolgono i mercatini Rom.

La costruzione dei Pijats Romanò a livello municipale è stata una scelta importante perché ha permesso un radicamento di queste attività sul territorio ed ha sollevato i singoli municipi dalla complessità cittadina dei mercatini rom (ad esempio ai tempi di Casal Tidei tutte le Comunità Rom/Sinte di Roma premevano per partecipare a questo unico mercato esistente con le conseguenze negative che tutti possiamo ricordare e immaginare).

Crediamo però pure che dopo questo tirocinio municipale si possa immaginare anche la costruzione di un Romano Pijats cittadino con caratteristiche e basi nuove e l’inserimento di singoli venditori/espositori Rom e Sinti nei mercati rionali e domenicali esistenti.

PIJATS ROMANO’: UN MERCATO MA ANCHE UNA PIAZZA
Come abbiamo già detto il mercatino Rom ha molteplici caratteri e funzionalità:

Carattere economico
I Rom ed i Sinti da sempre praticano la compravendita riciclano materiali usati e sviluppano attività artigianali (rame, ferro, vestiario tradizionale, bottiglie decorate e bonsai).

Tali attività possono avere impulso e sbocco solo con i mercati. Nello stesso tempo l’attività mercatale è importante perché:

- permette loro di preservare le loro caratteristiche di famiglia allargata;
- è in sintonia con la loro concezione del tempo e dello spazio,
- valorizza le loro attitudini artigianali ed autoimprenditoriali.

I Rom e i Sinti naturalmente si sentono artigiani e commercianti e praticano questa attività perlopiù in modo spontaneo (abusivo).

Carattere sociale.
Per abbattere il muro dei pregiudizi e degli stereotipi legati all’immagine negativa dei Rom, Sinti e Camminanti che vivono di espedienti, che rifiutano il lavoro soprattutto inteso come valore, e distaccati da un inserimento sociale, occorre riconoscere la profonda modificazione che sta avvenendo all’interno della cultura di questo popolo. Modificazione culturale presente in tutte le comunità Rom/Sinti, ma evidentissima nei Rom, Sinti e Camminanti italiani: soprattutto per l’attuale scolarizzazione dei minori, la ricerca di istruzione anche tra fasce di età adulta, l’avvicinamento ad una possibile formazione professionale congeniale alla loro potenzialità.

L’istruzione e la formazione con qualifiche professionali definite, diventano il primo strumento utile per abbattere il muro di pregiudizi che porta a vere discriminazioni etniche.. Esse aprono prospettive per nuove possibilità occupazionali, legate alle peculiarità originarie di ogni gruppo, sia esso costituito da Rom, Sinti o Camminanti.

Alla luce della crisi che in questi ultimi decenni ha investito la possibilità dell’indipendenza economica dei Rom, dei Sinti e dei Camminanti, in seguito a vari fenomeni (primo fra i quali il venir meno della civiltà contadina) appare opportuno formulare concrete proposte che possano contribuire a conseguire un inserimento significativo nell’assetto produttivo.

Proposte che mirano a valorizzare le potenzialità presenti in queste comunità rispettando i loro valori. Tutto ciò, sia promuovendo e ridefinendo i saperi artigianali e comunque tradizionali, sia individuando nuove prospettive occupazionali e produttive compatibili con le trasformazioni in atto nel mondo dei Rom, Sinti e Camminanti.

La necessità e l’urgenza nell’affrontare con questo spirito il problema del lavoro, non risponde solo alla logica di una politica occupazionale; essa assume invece, nel caso specifico, una grande importanza, anche perché costituisce una grande occasione di riscatto dall’emarginazione, di prevenzione e superamento della devianza, di sviluppo e autopromozione economica non assistenzialistica, di progettualità produttiva compatibile con le istanze della cultura e dell’assetto sociale del popolo dei Rom, Sinti e Camminanti.

E’ infine la questione legata al permesso di soggiorno per i Rom di origine balcanica fuggiti dalle guerre civili che li vedevano soccombere di fronte alle comunità maggioritarie dei nuovi Stati nazionali nati dopo la caduta del cosiddetto “muro”.

Senza un regolare lavoro per queste persone la possibilità di legalizzazione del loro soggiorno in Italia è impossibile e i mercati Romanò sono una delle poche e di massa risposte a tale necessità in questo preciso momento storico.

Ugualmente anche i cittadini neocomunitari rumeni devono, dopo tre mesi, regolarizzare la loro posizione in Italia attraverso la iscrizione anagrafica.

Quest’ultima è possibile solo in presenza di un domicilio e di un lavoro (o iscrizione a corsi scolastici o professionali e certificando un reddito e un’assicurazione sanitaria).

Carattere culturale

La presenza nel mercato di saperi e culture di questo popolo è stato anche un momento di crescita culturale e di approccio interculturale della cittadinanza romana che ha visitato queste manifestazioni.

In particolare nei pijats romanò si sono svolte le seguenti attività culturali:

- La musica,
- le danze,
- la dimostrazione da parte dei maestri artigiani rom delle loro attività,
- la predizione del futuro praticata da esperte rumrià (donne rom) abruzzesi,
- la mostra storico – documentaria sui Rom Sinti e Camminanti
- la mostra sullo sterminio dimenticato di questo popolo (porrajmos),
- i “giornali parlati” effettuati al mercato sulle caratteristiche e presenza delle Comunità dei Rom, Sinti e Camminanti
- il materiale informativo sui Rom, Sinti e Camminanti distribuito gratuitamente
- i questionari somministrati

hanno fatto conoscere ai visitatori una parte della vita di queste comunità che non è quasi mai portata alla luce dai mezzi di comunicazione ed è per lo più è sconosciuta.

Primi firmatari

  1. Sejdovic Dzevad socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via Salviati, 72;
  2. Seferovic Fadil socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via Salviati 72;
  3. Seferovic Pemba socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via Salviati 72;
  4. Sejdovic Samir socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via Pontina 601;
  5. Jovanovic Najdan socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via Dameta 57/E;
  6. Hadzovic Melca socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via della Martora 12/A;
  7. Sejdovic Nedzib socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via Salviati 72;
  8. Ramovic Radmila socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via Salviati 72;
  9. Jovanovic Julijana, socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma via della Martora 12/A;
  10. Seferovic Zagorka socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via Salviati 72;
  11. Sulejmanovic Sakib socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via Salviati 72;
  12. Ahmetovic Ekrem socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via Salviati 72;
  13. Ahmetovic Zumra, socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via Salviati 72;
  14. Sulejmanovic Sakib socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via Salviati 72;
  15. Halilovic socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via Salviati 72;
  16. Sulejmanovic Almasa, socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via Salviati 72;
  17. Adzovic Jasmina socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via Salviati 72;
  18. Hrustic Antonio socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via Salviati 72;
  19. Adzovic Grana socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via Salviati 72;
  20. Djordjevic Nebojsa socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via Dameta 57/E;
  21. Jovanovic Dusanka socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via Dameta 57/E;
  22. Adzovic Ekrem socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via Casilino 900;
  23. Ahmetovic Gordana socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via di Salone 323;
  24. Gigovic Muhamed socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Castel Romano;
  25. Sejdic Fuad socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via Pontina 601;
  26. Hrustic Fatima socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via Pontina 601;
  27. Tajkunovic Zivomir socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via di Salone 323;
  28. Hidanovic Mira, socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma via della Martora n. 12/A;
  29. Piscevic Lidia socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom Roma di Via Salviati n. 70;
  30. Husovic Murat socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via Casina 900;
  31. Djordjevic Gordana socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via Salviati, 70;
  32. Adzovic Naho socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via Salviati 72;
  33. Hamidovic Osman socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Castel Romano;
  34. Sejdovic Camil socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via Pontina 601;
  35. Sulejmanovic Necko socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via Salviati, 72;
  36. Djordjevic Natasa socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via Dameta 57/E;
  37. Omerovic Fuad, socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via Pontina 601;
  38. Bacalanovic Nadica socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via Dameta 47/E;
  39. Osmanovic Cazim socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Castel Romano;
  40. Cizmic Mahmut, socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Castel Romano;
  41. Ahmetovic Hanka socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via Casilino 900;
  42. Hadzovic Nedelijko socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via della Martora 12/a
  43. Salkanovic Suzana, socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via Casilino 900;
  44. Jovanovic Radisa, socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via Dameta 57/e;
  45. Jovanovic Marija, socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via Da meta 47/e;
  46. Halilovic Elizabeta socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via Salviati 72;
  47. Stojik Nadzija socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via del Baiardo, 50;
  48. Omerovic Delija socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via Pontina 601;
  49. Stevic Biljana, socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via Da meta 57/E;
  50. Salkanovic Mamut socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via Casilino 900;
  51. Halilovic Mauzer socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via Salviati, 72;
  52. Halilovic Humica socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via Salviati, 72;
  53. Gigovic Senada socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Castel Romano;
  54. Salkanovic Romeo socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via Casilina 900;
  55. Abaz Ismet socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via Pontina 601
  56. Sulejmanovic Mirabela socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via Salviati, 72;
  57. Hadzovic Serif socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Castel Romano;
  58. Osmanovic Ismet socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Castel Romano;
  59. Hamidovic Cazim socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Castel Romano;
  60. Salkanovic Selvija socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via Casilina 900;
  61. Abaz Minire socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via Pontina 601;
  62. Jovanovic Cica socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via di Salone 323;
  63. Adzovic Helma socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via Casilina 900;
  64. Cizmic Odisey, socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Castel Romano;
  65. Besic Hajrudin socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via della Martora 12/a;
  66. Nikolic Ljubisa socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via Bagaladi, 99;
  67. Ahmetovic Sevko, socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Ardea;
  68. Ademi Lebibe socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via Casilina 900;
  69. Ahmetovic Delija socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via Salviati 72;
  70. Zorel Dumitru socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via Luigi Candoni;
  71. Ibrahimovic Brener socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via Salviati, 72;
  72. Ramovic Dragica socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via Salviati 72;
  73. Maric Jelica socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via L. Candoni 91;
  74. Sejdic Fazlija, socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via Ostiense;
  75. Hadzovic Esad, socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via della Martora 12/a;
  76. Mitic Slavoljub socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via della Martora 12/A
  77. Sejdovic Lepa socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via Salviti 72;
  78. Sejdovic Malena socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via Casilina, 900;
  79. Petrovic Siba socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via della Martora 12/A;
  80. Halilovic Luca socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via Monte Artemisio n. 10;
  81. Halilovic Rambo socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via Monte Artemisio n. 10;
  82. Hamidovic Kasim socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via Pontina 601;
  83. Ramovic Danilo, socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via Salviati 72;
  84. Adzovic Andriano socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via Salviati 72;
  85. Sejdovic Almira, socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via Salviati 72;
  86. Tajkunovic Mihailo socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via di Salone 323;
  87. Tajkunovic Cica socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via di Salone 323;
  88. Adzovic Danica socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via Casilina 900;
  89. Sulejmanovic Sonita socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via Salviati 72;
  90. Sulejmanovic Jasminka socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via Salviati 72;
  91. Hrustic Sefika socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via Cesarina, 11;
  92. Halilovic Enes socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via Salviati 72;
  93. Tajkunovic Maradona socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via di salone 323;
  94. Sejdovic Esad socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via Casilina 900;
  95. Ahmetovic Barabba socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via Salviati 72;
  96. Hadzovic Mirsada socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via Casilina 900;
  97. Sulejmanovic Borzo socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via Salviati 72;
  98. Halilovic Behara socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via Salviati 72;
  99. Husovic Hajrija socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via Casilina 900;
  100. Bogdanovic Stojadinka socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via Salone n. 323;
  101. Adzovic Sajma socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via Salviati 72;
  102. Halilovic Jasmin socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via Salviati 72;
  103. Sejdic Azim, socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Castel Romano;
  104. Hrustic Hasnija socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via Dandolo ;
  105. Hrustic Ferida, socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Castel Romano;
  106. Vuckovic Ljiubisa socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via Salviati 70;
  107. Sulejmanovic Abi socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via Salviati 72;
  108. Sulejmanovic Rambo socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via Salviati 72;
  109. Hrustic Alessandro socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via Pontina 601;
  110. Sejdovic Emela socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via Salviati 72;
  111. Miftar Azra, socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Castel Romano;
  112. Salkanovic Camil socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via Casilina 900;
  113. Ahmetovic Branko socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via Salviati 72;
  114. Salkanovic Sulta socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via Casilina 900;
  115. Sima Velizar socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via Salviati 70;
  116. Cizmic Mirza, socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Castel Romano;
  117. Tajkunovic Jovica socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via di Salone 323
  118. Sejdovic Mirsad socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via Casilina 900;
  119. Delic Sacir, socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Castel Romano;
  120. Seferovic Dzevad socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via Salviati 72;
  121. Hadzovic Mejra socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via Salviati 72;
  122. Besic Hajrija socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via Salviati 72;
  123. Cizmic Muhamed, socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Castel Romano;
  124. Halilovic Sefko socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via Casilina 900;
  125. Husovic Kleo socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via Casilina 900;
  126. Osmanovic Sead socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Castel Romano;
  127. Osmanovic Esma, socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Castel Romano;
  128. Sejdic Zlatan socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Castel Romano;
  129. Adzovic Sida socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via Casilina 900;
  130. Ramovic Samir socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via Salviati 72;
  131. Ramovic Sevko socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via Casilina 900;
  132. Osmanovic Amir socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Castel Romano;
  133. Hrustic Massimo socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Castel Romano;
  134. Sejdovic Suvadin socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via Casilina 900;
  135. Sejdovic Bajram socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via Casilina 900;
  136. Husovic Pemba socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via di Salone 323;
  137. Esadovic Jasminka socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Castel Romano;
  138. Hadzovic Zehra socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via Salviati 72;
  139. Sulejmanovic Aisa, socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via Salviati 72;
  140. Sulejmanovic Renato socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via Salviati, 72;
  141. Sulejmanovic Romson socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via Salviati, 72;
  142. Hamidovic Bisera, socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Castel Romano;
  143. Sejdic Kasim socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Castel Romano;
  144. Hamidovic Zema, socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Castel Romano;
  145. Cizmic Hasnija socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Castel Romano;
  146. Osmanovic Abid socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Castel Romano;
  147. Hamidovic Sacir, socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Castel Romano;
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  149. Adzovic Samanta socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via Casilina 900;
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  158. Mitic Dragoslav socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via della Martora 12/a;
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  160. Hadzovic Manuel socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via della Martora 12/a;
  161. Sejdovic Amir socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Via Pontina 601;
  162. Hamidovic Vehbija socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Castel Romano;
  163. Sejdic Jasmin, socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Castel Romano;
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  165. Cizmic Fadil, socio Cooperativa Romano Pijats - Comunità Rom di Roma Castel Romano;
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