Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Da
Roma_ex_Yugoslavia
14 ottobre 2008 | 17:13 | Source: Beta, Glas Srpske -
BANJA LUKA - Sono state scoperte in un cimitero cattolico a Bosanski
Dubocac due tombe collettive contenenti i corpi di Rom uccisi a Skelane e
Srebenica.
L'ordine dell'eccidio sarebbe stato dato da alcuni generali dell'Armata
Croata, tra cui Ante Prkacin, lo sostiene Nijaz Causevic Medo, ex alto
ufficiale dell'Armata Croata, come riportato da Glas Srpske, giornale di Banja Luka.
"Ho informato Marko Grabovac, presidente dell'Unione per la Ricerca dei
Soldati Catturati e dei Civili Dispersi, di Brod, sulla posizione delle tombe.
Sono pronto, se mi sarà garantita la sicurezza, a testimoniare sul fatto davanti
ai tribunali della Bosnia Erzegovina." il giornale riporta le parole di Causevic,
che attualmente risiede a Slavonski Brod in Croazia.
Slavko Krulj, Procuratore Distrettuale di Doboj, dice che il suo ufficio sta
lavorando senza interruzione per localizzare le due tombe, che si ritiene
contengano i corpi di circa 200 Rom di Skelane e Srebenica, trasportati lì prima
dell'esecuzione da due/quattro autobus.
Testimoni ricordano che gli autobus arrivarono nella città di Brod, da lì
sparirono tutte le tracce dei passeggeri.
Una squadra operativa sulle persone scomparse dalla Repubblica Srpska ha
informazioni su un autobus che riuscì ad attraversare il ponte tra Brod in
Bosnia Erzegovina e la sua omonima in Croazia, mentre gli altri tre rimasero sul
suolo bosniaco.
In quel periodo, le forze armate croate avevano occupato il municipio di Brod
in Bosnia Erzegovina.
I testimoni, incluso Causevic, ricordano che le autorità croate proibirono
all'autobus di passare attraverso il suo territorio.
Causevic dice che più tardi fece deviare gli autobus verso Dubocac, così che
potessero essere trasferiti via traghetto sul fiume Sava attraverso la Croazia.
"Ho sentito che neanche là permisero agli autobus di passare attraverso la
Croazia. Invece, tutti i passeggeri vennero tirati giù dagli autobus ed uccisi,"
ricorda Causevic.
Quattro anni fa furono portati alla luce 59 corpi, si ritiene di Rom da
Srebenica e Skelane dello stesso bus.
Tra le salme c'erano gli scheletri di 23 bambini, mentre le altre vittime
erano per lo più donne.
Da
Romano Them
11 ottobre 2008 – In reazione all'assegnazione al diplomatico finnico Martti
Ahtisaari del Premio Nobel per la Pace, Romano Them ha detto che i Rom
kosovari non hanno ragione per unirsi al coro di chi si congratula. "I successi
di Ahtisaari nel portare la pace in altre parti del mondo sono innegabili, ma
nel caso dei Rom del Kosovo la sua azione è stata un completo fallimento." ha
aggiunto l'organizzazione.
Ritornando alla mediazione dell'ex Ministro degli Esteri finlandese,
dell'accordo internazionale di pace che pose fine alla guerra contro la
Jugoslavia, Romano Them ha ricordato che immediatamente in seguito si
stima che circa 100.000 Rom furono cacciati dal Kosovo e le loro proprietà
distrutte. Sette anni dopo, quando Martti Ahtisaari assunse la guida del gruppo
internazionale di trattativa, che aveva l'intento di raggiungere un accordo
sullo status della provincia, egli decise di limitare gli sforzi alle due
comunità più grandi, escludendo tutte le altre.
"Per Ahtisaari ed il resto della comunità internazionale, noi Rom del Kosovo
praticamente non esistevamo," ha detto un rappresentante di Romano Them.
"Ci hanno visto come una sorta di gente povera e miserabile, con un basso
livello di civilizzazione, ma non avevamo mai vissuto sotto le tende o nei
caravan." Ha inoltre spiegato che i Rom erano una parte integrale nella società
del Kosovo. "Rispettavamo le leggi e il sistema in atto," ha detto.
Secondo l'organizzazione, l'esclusione dei Rom dai negoziati sullo status ha
avuto ampie conseguenze sulla posizione dei Rom nel Kosovo odierno. Difatti, la
Costituzione che fu adottata dal Parlamento del Kosovo a febbraio, è ampiamente
costruita sulle proposte incluse nel rapporto preparato dal gruppo di
internazionale di trattativa. "Il fatto che la maggiore ambizione di Ahtisaari
era di soddisfare le richieste conflittuali degli Albanesi e dei Serbi del
Kosovo, ha portato alla negazione degli interessi delle altre comunità, in
particolare i Rom, che non avevano nessun partito ad appoggiarli," ha spiegato
un altro rappresentante di Romano Them.
Come conseguenza, la posizione di seconda o terza classe dei Rom kosovari è
oggi sancita per legge. Romano Them ha citato come esempio i recenti
reclami dei rappresentanti delle organizzazioni Rom della società civile
a Prizren, che hanno sostenuto che la bozza del nuovo statuto della municipalità
non ha alcun interesse per i Rom. "La mancanza di chiare garanzie sulla
rappresentanza politica dei Rom a livello municipale e sull'uso della lingua
romanì discende dalla nuova legge sull'auto-governo e dalla costituzione del
Kosovo", ha detto Romano Them.
Viene quindi giudicato cinico il tentativo della comunità internazionale di
rimandare i Rom in Kosovo, dopo averli deprivati delle garanzie essenziali per
la loro sussistenza.
Da
Mundo_Gitano (come accennato in post precedenti, in Colombia e in buona
parte delle Americhe, i Rom sono ancora semi-nomadi)
pubblicato su
Indymedia Colombia
Colombia, Accampamento Rom
NOMADISMO, SPOSTAMENTO FORZATO E RIPARAZIONE COLLETTIVA: IL CASO DEL
POPOLO ROM
por YOSKA BIMBAY [1] lunedì 22 settembre 2008 at 6:14 PM
prorrom@gmail.com
Idee liberate per affrontare il rompicapo della riparazione collettiva ed
integrale del popolo Rom
"I nostri spostamenti derivati dal conflitto armato non appaiono sicuramente
nelle statistiche. I morti che ha messo il nostro popolo a causa delle guerre
non contano per nessuno. I nostri dispersi per le guerre continuano sotto
silenzio. La precarizzazione crescente dei nostri livelli di vita prodotta dalle
violenze segue totalmente inosservata" [2].
In Colombia si inizia a riconoscere, almeno teoricamente, che il conflitto
armato interno ha generato gravi impatti sul popolo Rom. Significa che questo
riconoscimento, certamente ancora molto precario, è un primo passo perché lo
stato colombiano pensi seriamente alla possibilità di includere i Rom nei suoi
programmi di riparazione collettiva e simbolica.
Quanto scritto sopra discende da ciò che è espresso in un documento elaborato
dalla Commissione Nazionale di Riparazione e Riconciliazione (CNRR) in cui,
riferendosi ai soggetti della riparazione, menziona esplicitamente il popolo
Rom. In particolare vi si legge: "che la riparazione tenga in considerazione i
gruppi particolarmente vulnerabili come le comunità ed i popoli indigeni, le
comunità afrodiscendenti ed il popolo Rom [3]." Anche se l'allusione, nel
contesto del documento, è abbastanza periferica, trascina per il popolo Rom
un'enorme importanza e può vedersi come un bilancio a favore del processo di
riconoscimento dei suoi diritti collettivi.
Inoltre, in un importante studio della Procura Generale della Nazione [4],
portato a conoscenza nel giugno 2007, in cui si esprimono i criteri per arrivare
alla riparazione collettiva ed integrale dei gruppi etnici, il popolo Rom è
incluso come uno dei soggetti collettivi di cui tener conto.
Che il popolo Rom, in maniera adeguata, sia tenuto in conto nei processi di
riparazione collettiva e simbolica, in circostanze simili a quelle dei popoli
indigeni, afrodiscendenti e razziali, è una scommessa politica che senza dubbio
segnala un percorso per dare giustizia storica ad un popolo che è stato
abitualmente e sistematicamente escluso dalle politiche pubbliche e dai
programmi sociali governativi.
Col peso di essere invisibile per l'insieme del paese, il popolo Rom iniziò
ad essere visto dagli attori armati, tanto illegali che legali, i quali con la
voragine di violenza politica che scatenarono, lo colpirono in maniera negativa
nella propria integrità etnica e culturale.
Senza essere un inventario esaustivo e solo in maniera indicativa, si può
dire che tra i principali impatti che il conflitto armato interno ha provocato
al popolo Rom, c'è quanto segue:
Si configurano territori del paese in cui i Rom esercitano le loro attività
economiche tradizionali, alle quali per paura - derivate effettivamente da
fattori obiettivi o fondate su fattori soggettivi - non circolano più o non lo
fanno con frequenza ed intensità precedente. Diversi patrigruppi familiari, per
timore delle azioni dei gruppi paramilitari che costantemente ricorrevano alle
estorsioni per lasciarli lavorare o che apertamente rubavano loro mercanzie e
prodotti, hanno optato per diminuire l'intensità, l'ampiezza e la frequenza dei
loro itinerari, sin quasi a ridurla al minimo, così le reti ed i percorsi che
pazientemente erano state costruite nell'esercizio dell'itinerare ancestrale
sono rimaste inattive. Questa situazione è stata fatta propria da alcune kumpeniyi,
associazioni di patrigruppi familiari Rom, come una forma di confinamento, che
impedendo la mobilità si è tradotto negativamente sulle attività economiche
tradizionali. Paradossalmente, mentre il numero dei senza casa nel paese è
cresciuto in poco tempo in maniera esponenziale, i Rom che per natura si
spostano da un luogo all'altro, non possono più farlo come in precedenza.
La vasta mobilità geografica del popolo Rom, imprescindibile per la
realizzazione dei suoi principi e delle più importanti attività economiche,
essendo di fatto notevolmente ridotta, si è presto trasformata in una crescente
precarizzazione economica dei patrigruppi familiari, cosa che ha causato un
allarmante impoverimento socioculturale, dovuto tra l'altro alla diminuzione del
flusso degli ingressi monetari richiesti per il complimento delle cerimonie e
rituali inerenti alla sua vita culturale, soprattutto relazionati alla lealtà,
prestigio e status, hanno causato rotture ed indebolimenti dei suoi valori
identitari.
Senza alcun dubbio non sono stati pochi gli spostamenti non volontari
eseguiti da alcuni patrigruppi familiari come conseguenza del conflitto armato
interno che equivocamente furono spiegati e compresi, tanto dalle istituzioni
nazionali come dalla società maggioritaria, a partire dal tradizionale itinere
che ha caratterizzato il popolo Rom. E così vari casi di spostamenti forzati di
cui sono stati vittime distinti patrigruppi familiari, alla fine sono stati
confusi con le dinamiche proprie di itinere e mobilità del popolo Rom. Questi
spostamenti forzati, che sono avvenuti senza visibilità dalle istituzioni, hanno
inciso nel debilitamento delle rete sociali di solidarietà, sovraccaricando i
dispositivi di reciprocità e mutuo aiuto messi in moto per accogliere i
patrigruppi familiari coinvolti.
Per un popolo quantitativamente piccolo come quello dei Rom, con una popolazione
in Colombia che secondo il Censimento Generale DANE del 2005 si stima in 4.832,
ci si aspetta che la perdita di vite umane abbia impatto profondo sulla vita
sociale e culturale, perdite che, resta inteso, aumentano progressivamente
quando si presentano casi di morti violente e sparizioni forzate commesse dai gadyé
(i non Rom), questo perché non solo le possibilità di fare giustizia scappano
dall'orbita della Romaní Kriss, il proprio sistema giuridico, ma perché
l'immaginario socialmente costruito prodotto dai ricordi accumulati nella
memoria collettiva del popolo Rom sulle persecuzioni incessanti di cui è stato
vittima per mano dei
gadyé in diversi momenti storici e diverse parti del mondo, finiscono per
rinforzare la marginalità, sostenuta dal timore verso le leggi e le istituzioni
degli "altri", si espande. Gli assassinati ed dispersi riportati
all'interno dei patrigruppi familiari, indicano che tanto le
Águilas Negras come i paramilitari delle Autodefensas Unidas de Colombia (AUC)
con gli insorti, hanno la loro parte di responsabilità.
Nel maggio 2002 si diffuse, soprattutto nei circoli del movimento associativo
internazionale del popolo Rom, una notizia [5] che confermava il timore
generalizzato di una kumpania ubicata nel nord-est del paese, dovuto alle
minacce, minacce ed estorsioni di cui erano oggetto alcuni patrigruppi familiari
per mano delle strutture paramilitari delle Autodefensas Unidas de Colombia (AUC).
Alcuni degli Shere Romengue, autorità tradizionali, si videro forzati a
pagare somme di denaro, si suppone in cambio di sicurezza e tranquillità. Altri,
che rifiutarono di pagare queste estorsioni perché materialmente non potevano o
non volevano farlo, dovettero spostarsi verso un'altra kumpeniyi in
Venezuela. Questa situazione si mantenne, con qualche intermittenza, almeno per
due anni.
Anche se certamente è necessario approfondire sugli impatti che il conflitto
armato ha avuto sul popolo Rom, da parte del Proceso Organizativo
del Pueblo Rom (Gitano) de Colombia (PRORROM), si considera ci siano elementi di
giudizio sufficienti per proporre che se non si vuole commettere una
dimenticanza storica imperdonbile, i Rom non possono essere esclusi dalle
iniziative che si stanno costruendo sulla riparazione collettiva e su quella
simbolica, sia nel quadro della Legge di Giustizia e Pace, che negli altri
scenari. L'importante, in ogni caso, è che la società colombiana e lo Stato
ricordino e non dimentichino mai che il popolo Rom è stato colpito nella sua
integrità etnica e culturale per l'azione dei gruppi armati.
Qualsiasi proposta di riparazione collettiva che abbia come soggetto il popolo
Rom, deve fondarsi nella formalizzazione del pieno riconoscimento della sua
esistenza, il che porta implicitamente al tassativo riconoscimento dei suoi
diritti collettivi. In questo contesto l'istituzione di un quadro giuridico che
regoli le relazioni tra lo Stato colombiano ed il popolo Rom, che vada nella
direzione di eliminare per sempre le asimmetrie discriminatorie ed odiose
attualmente esistenti tra i diritti costituzionali e legalmente riconosciuti ai
popoli indigeni e quelli che effettivamente e realmente sono riconosciuti a
questo popolo, è una premessa imprescindibile e non procastinabile che deve
contemplare qualsiasi proposta di riparazione collettiva che pretenda di fare
giustizia con i Rom.
Girón (Santander), 17 de septiembre de 2008
Bibliografía
COMISIÓN NACIONAL DE REPARACIÓN Y RECONCILIACIÓN, (CNRR). Recomendación de
criterios de reparación y de proporcionalidad restaurativa. CNRR. Bogotá, D.C.
2007. [152p.].
PROCESO ORGANIZATIVO DEL PUEBLO ROM (GITANO) DE COLOMBIA, PRORROM. Sobre la paz
y la guerra: Reflexiones de los invisibles de Colombia, presentadas en la sesión
plenaria del Congreso Nacional de Paz y País el 11 de mayo de 2002. En: PRORROM.
Tras el rastro de Melquíades. Memoria y resistencia de los Rom de Colombia.
Colección O Lasho Drom No. 4. PRORROM. Bogotá, D.C. 2005. Pp. 147-150.
PROCURADURÍA GENERAL DE LA NACIÓN. Primero las víctimas. Criterios para la
reparación integral víctimas individuales y grupos étnicos. Procuraduría General
de la Nación. Agencia Canadiense para el Desarrollo Internacional. Bogotá, D.C.
2007. [325p.].
SAVETO KATAR LE ORGANIZATSI AY KUMPENIYI RROMANE ANDA´L AMERICHI (SKOKRA). ¡Un
S.O.S. por los Rom de Colombia! Comunicado de prensa. Bogotá, D.C. 10 de mayo de
2002.
[1] Miembro de la Secretaría Operativa del Proceso Organizativo del Pueblo Rom
(Gitano) de Colombia, PRORROM.
[2] PROCESO ORGANIZATIVO DEL PUEBLO ROM (GITANO) DE COLOMBIA, PRORROM. Sobre la
paz y la guerra: Reflexiones de los invisibles de Colombia, presentadas en la
sesión plenaria del Congreso Nacional de Paz y País del 11 de mayo de 2002. En:
PRORROM. Tras el rastro de Melquíades. Memoria y resistencia de los Rom de
Colombia. Colección O Lasho Drom No. 4. PRORROM. Bogotá, D.C. 2005. Pp. 147-150.
[3] El subrayado es nuestro. COMISIÓN NACIONAL DE REPARACIÓN Y RECONCILIACIÓN, (CNRR).
Recomendación de criterios de reparación y de proporcionalidad restaurativa.
CNRR. Bogotá, D.C. 2007. P. 25.
[4] PROCURADURÍA GENERAL DE LA NACIÓN. Primero las víctimas. Criterios para la
reparación integral víctimas individuales y grupos étnicos. Procuraduría General
de la Nación. Agencia Canadiense para el Desarrollo Internacional. Bogotá, D.C.
2007. Pp. 76-77.
[5] SAVETO KATAR LE ORGANIZATSI AY KUMPENIYI RROMANE ANDA´L AMERICHI (SKOKRA).
¡Un S.O.S. por los Rom de Colombia! Comunicado de prensa. Bogotá, D.C. 10 de
mayo de 2002.
Da
Czech_Roma
Rokycany, Boemia Occidentale, 8 settembre (CTK) - Il Municipio di Rokycany
intende installare delle telecamere nei posti più problematici, come reazione
alle tensioni in città tra i Rom e gli estremisti di destra, lo ha detto lunedì
a CTK il sindaco Jan Baloun dopo un incontro con la polizia ed i rappresentanti
Romanì.
Il Comune ha anche chiesto ai Rom di frequentare le riunioni della
commissione per la prevenzione del crimine, che sono tenute dalla polizia una
volta al mese.
I Rom locali si sono lamentati di essere esposti a minacce ed attacchi da
lungo tempo a Rokycany.
La città in precedenza aveva deciso di rinforzare le pattuglie di polizia
statale e municipale nelle strade.
Il Municipio ha organizzato incontri con i Rom e la polizia, in reazione alla
situazione in città, che era peggiorata due settimane fa quando un gruppo di
assaltatori aveva devastato un bar, frequentato da Rom, attaccando i camerieri e
diversi clienti.
La polizia, tuttavia, lunedì aveva annunciato che le donne Rom che
denunciavano di essere state ferite nell'incidente, avevano fabbricato la
storia.
Ha detto Josef Svoboda, capo della polizia locale, che non c'erano prove che
l'attacco avesse una motivazione razziale.
I Rom avevano reagito all'incidente nel bar con una dimostrazione che non era
stata annunciata ufficialmente con anticipo.
Sabato scorso alcuni skinhead avevano tentato di fare una
contro-manifestazione, ma la polizia l'aveva impedito.
Baloun ha anche detto che in città non ci sono problemi con i Rom locale,
eccettuato alcune famiglie.
D'altra parte, ha aggiunto, ci sono gli stranieri, che costituiscono il 10%
degli abitanti - circa 1.700, che hanno iniziato a creare problemi.
This story is from the Czech News Agency (CTK).
Da
Romanian_Roma
Il budget per finanziare il Programma di Sviluppo Comunitario ad
Hadareni, contea di Mures, è stato aumentato a 2,16 milioni di
RON, secondo una decisione adottata dall'Esecutivo nella sessione di
mercoledì 27 agosto.
[...] Così, l'Esecutivo intende incontrare gli impegni presi con l'Unione
Europea riguardo i diritti umani, specialmente per la minoranza Rom, prevenendo
e combattendo la discriminazione, stimolando la partecipazione dei Rom nella
vita economica, sociale, educazionale e politica.
I fondi verranno stanziati dal Fondo di Riserva del Governo, come previsto
nel budget statale per il 2008.
Nel villaggio di Hadareni ebbe luogo nel settembre 1993 un conflitto
interetnico, iniziato con una discussione tra un Rom ed un cittadino rumeno, con
quest'ultimo pugnalato ed ucciso in mezzo alla strada. L'uccisore e suo
fratello, che era stato temporaneamente rilasciato di prigione, si barricarono
in una casa abbandonata. Quando vennero a sapere dell'uccisione, gli abitanti
del villaggio circondarono la casa e le diedero fuoco, per stanare i due.
L'autore dell'uccisione fu catturato dalla folla e nonostante l'intervento del
capo della polizia locale, venne colpito con diversi oggetti acuminati. Lo
stesso successe a suo fratello. Furono portati in ospedale, e morirono entrambi.
Dopo questo incidente, 400-500 persone, Rumeni e Ungheresi, si riunirono nel
centro del villaggio, e aizzati dalle vecchie incomprensioni avute con i Rom a
causa della loro aggressività e dei recenti eventi, si diressero verso il
quartiere Rom, abitato da circa 150 persone in 32 case, e diedero fuoco a 11
case. Furono accusate 11 persone per il cso "Hadareni", e la sentenza venne
emessa nel luglio 1998.
Opponendosi alla soluzione proposta dal tribunale rumeno, le famiglie di 3
delle vittime e quelli a cui furono bruciate le case fecero ricorso nel 2001
alla Corte Europea per i Diritti Umani (CEDO).
Il 5 luglio 2005 , il CEDO stabilì che il caso era da considerarsi chiuso per
18 dei richiedenti dopo aver raggiunto un accordo, dichiarando che l'impegno
delle parti rappresentava un'equa soluzione per il caso, secondo gli standard
della Corte Europea. Il Governo rumeno si impegnò a ripagare i 18
richiedenti con una somma tra gli 11.000 e i 23.000 €u come compensazione
materiale e morale.
Lo stato rumeno venne sentenziato dopo che il tribunale raggiunse la
conclusione che, nel caso dei Rom di Hadareni, le autorità violarono diversi
articoli della Convenzione Europea sui Diritti Umani. La Corte Europea stabilì
che rappresentanti della polizia presero parte al rogo alle case dei Rom e che
tentarono di nascondere i fatti. Considerando la reazione in ritardo delle
autorità ed il fatto che i tribunali rumeni rifiutarono di fornire una
compensazione, la Corte Europea decise che era stato violato il diritto dei
reclamanti alla famiglia e alla privacy.
La Corte ha anche stabilito che l'origine etnica delle persone coinvolte in
questo caso fu il fattore decisivo nello sviluppo del processo e ha sanzionato
le autorità rumene per discriminazione.
DIVERS – www.divers.ro
Da Hungarian_Roma
By: MTI 2008-08-11 08:24
Il primo ministro ha richiesto al ministero della giustizia di fare in modo di incrementare la presenza della polizia nei piccoli insediamenti, ha detto sabato il portavoce governativo, in seguito a tre attacchi notturni a residenti Rom nei mesi scorsi.
Il portavoce Dávid Daróczi ha detto di aspettarsi una proposta per agire pronta entro la fine del mese.
L'attacco più recente ai residenti Rom è accaduto giovedì notte, nel villaggio di Pirics nell'Ungheria nord orientale, quando è stato dato fuoco a due case dove c'erano famiglie con bambini, ed è stato sparato contro chi tentava di scappare dal fuoco. Un'anziana - 63 anni - è stata colpita alla gamba mentre scappava dall'edificio in fiamme ed è stata ricoverata in ospedale.
Precedentemente, ignoti avevano fracassato le finestre di tre case nel villaggio di Galgagyörk, nell'immediato nord-est di Budapest. In questo caso, nessuno era stato ferito.
Il 3 giugno, alcune case del villaggio di Pátka, a circa 40 km a sud-ovest di Budapest, erano state incendiate. Il fuoco era divampato in una stanza dove dormivano i bambini, ma era stato estinto prima che facesse danni seri. In quel caso i residenti avevano preso tre degli attentatori, che sono stati arrestati e posti in detenzione in attesa del processo.
Da
Ticinonews
Petardi lanciati contro il campo nomadi di Gudo, che ospita circa 200
persone. Sconosciuti gli autori. Il commento di Mauro Tettamanti
Esplosione al campo nomadi di Gudo. La carovana è stata bruscamente svegliata
alle 2.00 di notte dall’esplosione di un fascio di petardi lanciato nel campo
con un biglietto minatorio. Lo scrive oggi il Corriere del Ticino. Il campo
ospita circa 200 persone. Secondo il portavoce del gruppo i petardi erano tenuti
insieme da nastro adesivo. Sono stati accesi e quindi lanciati tra le roulottes
verso le due della notte tra sabato e ieri. Per il momento restano sconosciuti
gli autori.
"Purtroppo - commenta il municipale bellinzonese e membro della commissione
cantonale nomadi Mauro Tettamanti - queste carovane fanno notizia solo
quando si presume che abbiamo compiuto dei reati o quando sono vittime di questi
episodi di intolleranza. Mi risulta che queste circa 200 persone sono presenti
da diverse settimane in Ticino, prima a Galbisio e poi a Gudo, e che non abbiamo
mai creato o avuto problemi”.
“Quella dei nomadi - conclude Tettamanti - è una storia che si ripete tutte le
estati anche perché in Ticino mancano le strutture che per legge, ma anche solo
per una questione di civiltà, dovremmo mettere loro a disposizione".
Come ricorderete, infatti, non è la prima volta che le carovane di nomadi
vengono prese di mira. Anni fa fa a Biasca colpi di fucile erano stati esplosi
contro i nomadi accampati vicino all’autostrada.
joe.p./sacha
Da
Czech_Roma
25-06-2008 di Dominik Jun - Diversi genitori Rom hanno preso una
drastica decisione nella città di
Karlovy Vary. Piuttosto che mandare i loro bambini in una scuola
"controllata" da un gruppo paramilitare di estrema destra, preferiscono tenerli
a casa.
Una scuola elementare di Karlovy Vary è diventata scena di un dramma
insolito. Diversi attacchi ai bambini bianchi da parte dei Rom che vivono in un
vicino ostello, hanno portato un partito di estrema destra, il Partito
Nazionale, a formare una "Guardia Nazionale" per proteggere la scuola. Anche la
polizia sta controllando la scuola, anche se a distanza. Adesso, i Rom della
comunità hanno dichiarato che pure loro formeranno una pattuglia sociale per
controllare l'auto nominata "Guardia Nazionale".
Nel frattempo, diversi genitori Romani hanno ritirato i loro bambini da
scuola per paura di esacerbare le attuali tensioni. Milan Kovác è vice
presidente del Gruppo Civico Rom di Karlovy Vary. Gli ho chiesto di spiegarmi
cosa c'è dietro questa situazione:
"Nessun reclamo è stato presentato al consiglio cittadino su gente di questo
insediamento che stia nocendo a qualcuno o distruggendo la proprietà. E anche la
polizia ceca non ha osservato niente di particolarmente spiacevole - ciò
significa che là non sta succedendo niente - qualcuno lo ha composto. La
"Guardia Nazionale" è andata tra le case e distribuito volantini, così il punto
è che si stavano agitando."
E cos'è realmente la cosiddetta Guardia Nazionale?
"Questa Guardia Nazionale è una creazione del Partito Nazionale, che è un
partito che ha ricevuto appena lo 0,17% alle ultime elezioni. Facendo così,
stanno solo tentando di rendersi più visibili. I media sono balzati su questa
storia e per tutta la settimana ci hanno attaccato con falsità, disinformazione
e hanno messo in bocca ai leader della nostra organizzazione parole mai dette.
Tutto ciò sta dando pubblicità alla Guardia Nazionale."
"Sia che sia vero o no, ci sono stati alcuni genitori bianchi che hanno
espresso gratitudine per la controversa ronda. Il crimine è un problema
particolare tra le comunità Rom povere e molti Cechi bianchi si sentono
spaventati. Tuttavia critiche di questo genere ai vigilantes fanno sì che la
cosiddetta "Guardia Nazionale" sfrutti i pregiudizi razziali per rendere
peggiore la situazione. Ma sinora, non hanno infranto nessuna legge - non hanno
attaccato nessuno e dicono si essere disarmati. Ma in effetti lo sono, perché
portano dei coltelli. Tuttavia, se non infrangi la legge, allora la polizia non
può fare niente, ma hanno messo lo stesso dei poliziotti in incognito per
controllare la situazione."
Chiaramente, misure estreme sembrano quasi normali in tempi di paura
intensificata. Ma è da vedere se le comunità locali, i gruppi civici ed anche i
media agiranno responsabilmente per promuovere l'integrazione a Karlovy Vary
piuttosto che la segregazione.
Da
Czech_Roma
By CTK - 25 giugno 2008
I Rom locali hanno paura tanto delle bande Romani che della Guardia
Nazionale
Praga - I Rom di Karlovy Vary, Boemia occidentale, formeranno proprie
pattuglie fuori dalla scuola locale in risposta alle pattuglie create dai
movimenti estremisti Guardia Nazionale (GN), ha scritto martedì Lidove noviny
(LN). Le ronde GN stanno iniziando a controllare la scuola contro quelli che
chiamano gli attacchi dei locali bambini Romani contro gli altri studenti,
martedì scorso. I bambini Romani vengono da un ostello abitato principalmente da
Rom.
Settimana scorsa, i membri della GN sono andati all'ostello "per spiegare la
loro posizione" ai Rom.
"Non abbiamo bisogno di nessuna pattuglia qui" ha detto al giornale un Rom
del posto.
Stanislav Sivak, attivista della locale Associazione Civica Romani, ha detto
che qualche settimana fa c'è stato un diverbio su cui la polizia sta
investigando.
"Di certo non c'è nessuna banda romani che minaccerebbe l'area," ha detto
Sivak.
"Le autorità hanno abbastanza misure con cui punire i genitori che non badano
ai loro figli. Forse potrebbero tagliare alcuni benefici sociali," ha detto
Sivak.
Sivak ha detto che anche i Rom hanno paura per i loro figli e vorrebbero
proteggerli fuori da scuola.
Attualmente, la scuola è controllata dalla polizia.
Rappresentanti del Partito Nazionale (NS), che hanno formato la para-militare
GN, sono dell'opinione che il problema è stato causato dai bambini Romani
dell'ostello per chi non paga l'affitto.
"Denunceremo i ripetuti attacchi agli scolari," ha detto a CTK Pavel Sedlacek,
dell'ufficio stampa del NS.
I membri della GN vogliono anche organizzare corsi gratuiti di autodifesa per
i bambini locali.
C'è tensione tra i genitori degli alunni, scrive LN.
LN riporta la testimonianza di un padre: "Se qualcuno toccasse i miei figli.
sarei molto duro. Ho una pistola e non esiterei ad usarla."
Tre bambini del quarto grado hanno raccontato al giornale che sono stati
recentemente vittime di attacco da parte di bambini Romani.
"E' successo circa tre settimane fa. Improvvisamente siamo stati attaccati
dagli Zingari," ha detto un bambino, di 10 anni.
"Uno di loro aveva un coltello e ci ha chiesto se volevamo che ci tagliassero
le mani. Un altro ha colpito alla testa un mio amico. Siamo scappati," ha
aggiunto.
Gli assalitori avevano dai sei ai sette anni.
Ha detto un altro bambino: "Erano più giovani, ma non è stato piacevole. Ora
tutti e due ci stiamo allenando per la lotta col bastone."
Czech News Agency (CTK)
NAPOLI - ''La risposta che ha dato e sta dando il quartiere Ponticelli in
queste ore non e' una risposta seria. Comprendo la rabbia di queste persone.
Sono stato il primo a provare sconforto misto a paura e rabbia quando ho saputo
che al centro di quel rapimento c'era un minore, ma tuttavia non possiamo
criminalizzare un intero popolo. Non possiamo criminalizzare un intero popolo
quando da anni il mio popolo, quello napoletano, viene linciato ed etichettato
come popolo del malaffare''.
Lo afferma, in una nota, il consigliere regionale della Campania Tonino Scala
della Sinistra Democratica. ''Se non e' questa la fotografia del popolo
napoletano, non puo' neanche essere questa la fotografia del popolo romeno. Mi
viene da dire dov'era questo popolo quando la camorra ha ucciso i nostri
bambini, quando la stessa camorra arruola i nostri figli per spacciare droga, o
per vendergliela. Dov'era quando hanno ucciso l'edicolante Buglione, o il
giovane pizzaiolo Riccio, o Annalisa Durante.
Semplicemente non c'era, perche' mai nessuno ha osato incendiare le case dei
boss o mettere sottosopra un quartiere quando e' successo qualcosa'', aggiunge
l'esponente di Sd. ''Ed invece per i rom si lanciano molotov e si chiede lo
sgombero. Purtroppo noi napoletani siamo bravi a prendercela con chi sta peggio
di noi con chi sta piu' a sud di noi. La stessa analisi che oggi fanno i
cittadini di Ponticelli nei confronti dei rom e' direttamente proporzionale
all'analisi che fanno nel mondo nei confronti dei napoletani per quanto riguarda
il problema spazzatura. Il coro e' lo stesso 'arsi vivi'.
Occorre mettere in campo, se si vuol realmente risolvere il problema, parlare di
sicurezza. Ma sicurezza che sia per tutti: italiani, rom, immigrati. Ma la
sicurezza e la presenza dello stato da sole non bastano occorre in piu'
assoldare, come diceva Bufalino, maestri. Non possono, infatti, i singoli
cittadini pensare con delle ronde o con atti di violenza, come il lancio delle
molotov, pensare di risolvere da soli il problema. Il problema, invece, va
affrontato nella sua complessita'. Allo Stato il compito di dare risposte.
Risposte serie nei confronti dell'illegalita' che sia italiana o romena'',
conclude Scala.
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