Di Fabrizio (del 24/04/2006 @ 10:23:48, in Italia, visitato 2110 volte)
Per iniziare, il comunicato di Aven Amentza:
61° anniversario della Liberazione d’Italia
noi Rom e Sinti, italiani e immigrati, aspettiamo la democrazia
cioè la liberazione dalla guerra dell’oppressione e del pregiudizio
che già portò alle persecuzioni e stragi nazifasciste (ben oltre 600.000 morti)
e che oggi ci costringe a nascondere la nostra identità nazionale per poter vivere e lavorare in pace
se questo è un paese libero
lo deve alle lotte e al sacrificio di chi si è opposto alla dittatura fascista e all’occupazione nazista, che molti, interessati o confusi, cercano oggi di dimenticare, così come si cerca di cancellare la Storia, delle violenze e delle stragi, delle deportazioni, dei campi di concentramento e di sterminio.
In tutta Europa, dovunque si è organizzato un movimento di Resistenza, Rom e Sinti ne hanno fatto parte; spesso talmente numerosi da costituire intere formazioni, con propri comandanti (come in Jugoslavia, in Francia, in Slovacchia); spesso compiendo imprese e atti di valore personale e d’importanza storica; talvolta persino ottenendo il riconoscimento di una decorazione, in cambio d’una vita sacrificata.
Ma di ogni cosa positiva che viene dal nostro piccolo popolo pacifico (violenze, guerre, stragi, distruzioni le abbiamo solo subite, mai compiute) volutamente si perde notizia. I nostri grandi –uomini e donne- sono nascosti e dimenticati o ne viene taciuta l’appartenenza.
Rivendichiamo, così come facciamo per le centinaia di migliaia di nostri (e vostri!) fratelli, sterminati dagli oppressori, che queste persone stiano col loro nome nella schiera di coloro che hanno contribuito a liberare questo ed altri paesi e a porre le basi di una nuova Europa. Senza confini, proprio com’è nella nostra antica cultura. Ecco i nomi degli ignoti partigiani rom e sinti italiani:
il rom istrianoGiuseppe Levakovich, detto Tzigari, che militò nella Brigata “Osoppo”, in Friuli, agli ordini del comandante Lupo
Rubino Bonora, partigiano nella Divisione “Nannetti” in Friuli
Walter Catter, eroe partigiano, uno dei Martiri di Vicenza, fucilato l’11 novembre 1944
suo cuginoGiuseppe Catter, fucilato ventenne nell’Imperiese da brigatisti. Il suo distaccamento ne prese il nome. Decorato al valore.
il sinto piemonteseAmilcare Debar, l’unico ancora vivente, staffetta e poi partigiano combattente nella 48^ Bgt. Garibaldi “Dante Di Nanni”, comandata da Colajanni. Dopo la guerra fu rappresentante del suo popolo alle Nazioni Unite.
Il 25 Aprile è arrivato anche grazie a loro, ma per la loro gente non è arrivata la liberazione dal pregiudizio che, a causa di una profonda diversità culturale, ha segnato tutta la loro storia.
ROM E SINTI ASPETTANO IL LORO 25 APRILE
AVEN AMENTZA = VENITE CON NOI
Il tema dei Rom e Sinti non potrà non riguardare la nuova amministrazione: ESSA DOVRÀ DIALOGARE CON NOI. Sarà necessaria un’attenzione alle culture altre e alla volontà d’inserimento delle persone, che non sia continuamente penalizzata da una visione ostile e da ostacoli burocratici. La questione riguarda, a Milano, circa 3000 persone, metà delle quali cittadini italiani. Chiediamo di cessare gli sgomberi e di avviare il superamento della politica –solo italiana- dei campi: siamo ‘nomadi’ solo nel pregiudizio razzista degl’ignoranti.
ESSERE ROM E SINTI NON È UN DELITTO. SIAMO UOMINI E DONNE COME GLI ALTRI. LAVORIAMO, MA DOBBIAMO NASCONDERCI PER NON ESSERE LICENZIATI …PERCHÈ SIAMO ROM E SINTI.
Questo è il nostro 25 aprile nell’ Italia democratica?
In Italia Rom e Sinti sono circa 130.000, per metà cittadini italiani, sedentarizzati, o seminomadi per motivi di lavoro (giostre, circhi, piccolo commercio), o “nomadi” solo perché costretti dai continui sgomberi. Sono lo 0,2 per mille della popolazione: uno ogni mille abitanti. Il livello di scolarizzazione è bassissimo, la speranza di vita da Terzo Mondo, le occasioni d’inserimento poche. L’altra metà proviene dai paesi della Grande Jugoslavia e dalla Romania. Là e in altri paesi la loro condizione può essere anche diversa: vi sono ingegneri e domestiche, professori e giudici, artisti e vigili urbani, operai e impiegati, deputati ai parlamenti nazionali. Un gitano spagnolo è stato deputato al Parlamento europeo ed oggi vi sono due deputate ‘Zingare’ ungheresi.
L’Unione Europea è formata da 25 stati e una nazione: questa siamo noi.
L’ ASSOCIAZIONE “AVEN AMENTZA” – UNIONE ROM E SINTI –ONLUS
È nata due anni fa per combattere il pregiudizio, con l’incoraggiamento di CGIL Lombardia, Camera del Lavoro e Coop Lombardia. È un’associazione di Rom, Sinti e non rom (gagè).
La nostra impostazione: *avere voce come Rom e Sinti *difendere concretamente i nostri diritti, per poi consolidare anche l’esercizio dei doveri *usare l’associazione come percorso d’integrazione nell’esercizio della democrazia *difendere la legalità e la sicurezza di tutti.
Partecipiamo al progetto europeo di ricerca RomEco; in giugno siamo presenti alla Festa del quartiere in cui si trovano i campi di via Triboniano; abbiamo avviato una ricerca sulla partecipazione dei Rom e Sinti alla Resistenza; stiamo costituendo una cooperativa di donne rom (Progetto Equal); nella sede ottenuta dalla Provincia di Milano costituiremo un centro di documentazione su Rom e Sinti. Ma l’iniziativa di gran lunga più ‘scandalosa’ cui abbiamo dato vita, grazie al sostegno attivo di Camera del Lavoro di Milano e FILLEA Cgil, è stata l’apertura (giugno 2005) d’uno sportello sindacale,tuttora attivo,nei campi di via Triboniano, per il controllo delle buste paga e delle situazioni lavorative di numerosi Rom, soprattutto romeni e bosniaci.
VENITE A LAVORARE CON NOI! Chi è interessato ai nostri progetti e al nostro modo d’agire, può contattarci al telefono sotto indicato o agli indirizzi meg.rossi@tin.it, cipes.lomb@fastwebnet.it.
Per i Rom, clandestini sono i diritti
sede legale: Via Triboniano 212 – 20156 Milano (Italia). Tel. +39.(02).48409114
sede operativa: Provincia di Milano, via P. Pancrazi 10 – 20145 Milano. Tel. +39.(02).7740.4489 – fax 7740.4490
Costituita il 18 luglio 2004, registrata a Milano il 22 novembre 2004 , n° 104485 serie 3. Codice fiscale 97389270154
Stampato in proprio 25.4.2006
I Rom di Milano sfileranno al corteo di domani, in partenza alle 14.45 da Porta Venezia. Veniteci a salutare
(chi avesse altre segnalazioni da fare, può postarle nell'AGENDA)
Di Fabrizio (del 20/04/2006 @ 09:14:34, in Italia, visitato 2028 volte)
Avrei voluto mettere qualche novità sul
programma elettorale visto dal famigerato campo di via Idro. Ma tra
elezioni, ponti vari e amministratori pubblici (passati e futuri) sempre troppo
impegnati, non si registrano cambiamenti o incontri.
In compenso, vista che nel frattempo al campo stanno ritirando (dopo anni) i
loro certificati elettorali, un po' per noia e un po' per curiosità stanno
seguendo il dopo elezioni nazionali. Indovinate qual'è la domanda che tutti si
fanno?
... Esatto:ma perché chi ha perso non vuole riconoscerlo??
Con qualche preoccupazione in più. Dopo la Cassazione, rimangono solo i
caschi blu, e visto che con quei baldi soldatini di pace le cose in Kosovo,
Afghanistan, Palestina... continuano come ai tempi dei macelli, la gente è
inquieta. Vaglielo tu a spiegare che l'Italia è una democrazia!
Parliamo d'altro (anzi no): sempre al campo, la signora H. ha ricevuto una
gentile lettera su carta intestata del Comune di Milano. Un certo FRANCO MASSARI
spiega di essere un consigliere comunale, che vorrebbe incontrare i cittadini,
anche solo per prendersi un caffé. Segue NUMERO VERDE.
Nessuno sapeva dell'esistenza di questo Massari, che mai si è fatto vivo
prima. Potete immaginare di quale partito sia, non andate sul suo sito se non vi
piacciono quelle pagine che come si aprono partono con la musica, e coi link che
funzionano quando vogliono.
Io non credo che il signor Massari legga queste pagine, ma se vi capita
diteglielo voi: al campo l'ospitalità funziona ancora e per prendere un caffé non c'è bisogno di annunciarsi su
carta intestata. E neanche di farsi vivi a un mese dalle elezioni.
Di Fabrizio (del 15/04/2006 @ 12:37:47, in Italia, visitato 2131 volte)
Rischia di sembrare ampliamente OT, ma è una buona notizia anche per Rom e
Sinti dell'area nord-est di Milano:
Nell'ambito della querelle Rondò dei Pini, nel 2002, emerse la proposta
di costituire un parco lungo il canale Villoresi, tra Monza e Muggiò. Una
proposta in cui ho creduto fermamente e che ho sempre sollecitato. Sono
felice di segnalare perciò che l'Amministrazione comunale ha assunto
l'impegno fino in fondo, collegando gli 86 mila mq ceduti al Comune
nell’ambito dell’accordo di programma “Rondò dei Pini” e i 30 mila...
Oggetto: Comportamento irriguardoso, scorretto, discriminatorio e calunnioso nei confronti degli Zingari presenti, stanziali e residenti a Foggia.
Eccellenza,
Nel salutare umilmente, amichevolmente e calorosamente l’Ambasciata della Repubblica di Makedonia presso il Quirinale, l’Associazione delle Comunità Straniere in Italia (ACSI), organizzazione nazionale, apolitica, socio-umanitaria senza scopi lucrativi alla quale aderiscono movimenti, comunità, circoli ricreativi, luoghi di culto di varie confessioni, richiedenti asilo, apolidi e popoli migranti provenienti di Romania-Macedonia-Serbia-Ucraina-Bulgaia-Ungheria-India-Turchia-Mali-Niger-Sudan-Russia-Armenia-Spagna-Francia-Malta-Mauritania-Sahara Occidentale etc…, presenti e residenti in 18 regioni italiane, informa S.E Ill.ma di quanto segue:
da sette anni, una donna “ Zingara “, non gode il suo diritto sacro santo di portar via il proprio bambino dopo il parto avvenuto presso la maternità di Foggia.
Questa donna è obbligata di recarsi alla Sua Cancelleria al fine di produrre un’successiva documentazione.La cosiddetta “ nulla osta”.Da presentare entro dieci giorni dal parto per non perdere la potestà.Nel frattempo, il neonato è affidato ad una casa accoglienza.
L’intero nucleo familiare si sposta a Roma ( a carico del volontariato ): bambini e madre sul treno di notte, la mamma senza cure ( alcune con cesareo), non potendo sfamare, accudire o lavare la “ truppa”, attesa davanti l’ambasciata, incomprensione con alcuni funzionari - d’origine albanese- - che chiedono il pagamento di vari diritti fuori portata delle interessate ( alcune aspettano un anno circa per ricevere un passaporto e senza quello, sono dolori amari con le forze dell’ordine, l’ospedale, l’Asl, il Consultorio etc…). Per tutti, gli Zingari sono “ pericolosi da sorvegliare”.
Il Ministero dell’Interno non è d’accordo ( vedere risposta inviata a quest’organizzazione, alla prefettura ed all’ospedale).
L’Ufficio nazionale Antidiscriminazioni razziali ( Presidenza del Consiglio dei Ministri ), la delegazione italiana U.E, l’Ufficio Pari Opportunità ha chiarito all’ACSI: “ il parlamento europeo, la Commissione Europea e l’OCSE sono contrari sia a privilegi sia discriminazione e hanno recentemente denunciato gli abusi perpetrati nei confronti degli Zingari in Europa”.
Il Consiglio di Stato, chiamato in causa dall’ACSI su alcune convenzioni bilaterali, ha precisato negli anni ’80, che “ lo Stato italiano non può applicaredisposizioniestere che si contraddicono con la legislazione italiana e quell’europea”.
L’ACSI ha ringraziato l’Ambasciata ed il Consolato Generale di Romania per il loro sostegno diplomatico ed il loro incoraggiamento come hanno fatto altri prima di loro per difendere i loro connazionali residenti e presenti in zona.
L’ACSI milita a favore dei diritti di tutti gli stranieri senza distinzione di razza, di sesso, di provenienza, di colore, di cultura, di confessione o altro. Combatte da sempre le strumentalizzazioni,condizionamenti,terrorismi,antisemitismi,violenze,ingiustizie,razzismi,intolleranze.
L’ACSI opera a favore di una Società multietnica, multiculturale, laica basata sulla Pace fra popoli e uomini.
Eccellenza,
nell’attesa d’essere ricevuta in visita di cortesia e di amicizia,l’ACSI precisa che non ha intenzione di intromettersi negli affari interni della Macedonia. Cerca,bensì, di operare nell’ambito delle leggi italiane ed europee.
Grazie all’Italia ed all’Unione Europea che le associazioni degli Immigrati riescono a muoversi al fine di tutelare – a norma di leggi – gli interessi dei lavoratori, studenti, richiedenti asilo, popoli migranti, sfollati di guerra etc…e inserirli nel tessuto socio-economico-culturale del Paese ospitante.
Eccellenza,
Where there is a wall there is a way.
Foggia, 31 marzo 2006.
IL PRESIDENTE ACSI.
Prof. Habib SGHAIER
COMUNICAZIONE
Oggetto: Discriminazione delle Donne e dei Neo-nati stranieri a Foggia.
Ref : Nota n°200508650- 15/16030 dal 21.10.2005 / Ministero dell’Interno,Dipartimento Affari Interni e Territoriali-Direzione Centrale per i Servizi Demografici-Area III- Stato Civile.
: Nota U.T.G n° 522.15.1/AreaII dal 25.07.05
: Nota OO.RR n° 200508650-15100/16030 dal 21.10.05 2005.
Da sette anni, vige una prassi che non corrisponde alle normative seguiti da tutti i Comuni della provincia di Foggia, della Puglia e di tutta Italia.
La normativa vigente impone ad ogni neo-mamma di dichiarare la nascita del proprio bambino all’anagrafe.
Cambia tutto, quando la mamma è straniera con particolare riguardo a quelle provenienti da: Macedonia, Romania, Ucraina, Bulgaria, Bielorussia ,Serbia ,Croazia etc…Coiè, “zingari”.
Negli ultimi sette anni, 485 donne immigrate hanno sofferto la discriminazione perché devono recarsi personalmente alle loro ambasciate o consolati al fine di chiedere “il nulla osta”.Devono farlo entro 10 giorni dal parto per non perdere il diritto di ritirare il bambino che nel frattempo il bambino viene affidato a una casa famiglia.
A Natale scorso, una rumena ha sofferto e sudato prima di ritirare il neonato grazie all’intervento del Consolato Generale di Romania , dell’ufficio Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio,dei Consiglieri regionali etc…
Tutto questo, non interesse nessuno.Le donne straniere non votano.
Tutti tacciono e parlano di solidarietà, di fratellanza e di amicizia.
Il Ministero dell’Interno, con risposta inviata sia alla Prefettura che all’Azienda Ospedaliero-Universitaria OO.RR di Foggia indicava che: “Si precisa…che in nessun caso, se il riconoscimento è contestuale all’atto di nascita, si deve esigere documentazione dello Stato d’appartenenza, ma è sufficiente la dichiarazione di parte e l’ufficiale di stato civile procede a registrare semplicemente quando dichiarato delle parte.
L’anagrafe di Foggia rifiuta categoricamente di riconoscere i contenuti della risposta del Ministero dell’Interno e di registrare la nascita del neo-nato straniero su richiesta dei genitori in possesso di passaporti validi e della dichiarazione rilasciata dalla sala parto con firma del Ginecologo e dall’Ostetrica
L’Associazione delle Comunità Straniere in Italia (ACSI) si chiede:
Hanno ragione l’anagrafe e l’Azienda ospedaliera a riservate questo trattamento unico in Italia alle Donne straniere?
Perché non riconoscono di fatto la risposta del Ministero dell’Interno?
Perché questa procedura è applicata solo a Foggia?
La magistratura ha autorizzato ?Alcuni neo-nati sono stati “bloccati” al Nido senza notificare niente ai genitori, senza assistenza legale, linguistica o altro.
Quando gli stranieri saranno considerati “esseri umani” uguali a tutti gli altri?
Quando gli stranieri avranno pari opportunità, come sancito della legge Martelli, di quella Turco-Napolitano?
Nel frattempo,lo straniero deve fare il segno della Croce prima di chiedere un suo diritto che gli sarà “ regalato” dal potente di turno.
Di Sucar Drom (del 13/04/2006 @ 11:13:22, in Italia, visitato 1784 volte)
Romano Prodi ha vinto le elezioni politiche italiane 2006, naturalmente siamo felici perché ha confermato il suo impegno a favore delle Minoranze Nazionali Sinte e Rom.
Comunichiamo il primo elenco delle candidate e dei candidati eletti nelle elezioni politiche italiane 2006 che hanno aderito formalmente alla nostra lettera aperta per promuovere provvedimenti legislativi a favore delle Minoranze Nazionali Sinte e Rom, utilizzando la Raccomandazione n. 1557/2002 del Consiglio d’Europa.
In questo primo elenco mancano alcuni candidati (Alberto Bugio, Patrizia Santinelli e Matteo Gaddi) che speriamo possano entrare in Parlamento dopo le rinunce di alcuni eletti, perché presenti in diversi collegi o chiamati ad incarichi di Governo.
Come abbiamo gà scritto, siamo consapevoli del ritardo con cui è stata promossa l’iniziativa e sicuramente non siamo riusciti a raggiungere tutte le candidate e tutti i candidati, per questo invieremo la lettera a tutti gli eletti chiedendo la loro adesione.
Ringraziamo le candidate e i candidati che non sono stati eletti e speriamo di poter comunque collaborare con loro a favore delle Minoranze Nazionali Sinte e Rom.
Di Fabrizio (del 10/04/2006 @ 09:20:06, in Italia, visitato 2331 volte)
Vigilia di scrutinio elettorale, dedicata a rimettere in ordine le (mie) idee. Chi sono gli "Zingari"?
per qualcuno sono un problema (in effetti...);
ma nell'immaginario collettivo
sono un gruppo di deviati o criminali;
oppure (come se fosse necessario individuare un'immagine speculare)
un insieme strano di ballerini, cavallerizzi e suonatori di talento.
Stabilito che non si nasce ladri o artisti, dagli ultimi due approcci non si tira un ragno fuori dal buco, se non il rafforzare un immaginario che non risolve i problemi esistenziali, ma li perpetua. Proviamo a stabilire un punto di partenza dai PROBLEMI: ad esempio, la prima volta che, mio malgrado, entrai in un campo, capii subito che era uno schifo e che le malattie (o gli incendi) non sono razziste: ci mettono niente a lasciare le baracche e giungere alle nostre case.
MANDARLI LONTANO DALLE NOSTRE CASE, non risolve il problema a nessuno. Nota Tommaso Vitale:
...Se si costruiscono delle case popolari, queste per legge devono possedere i requisiti di abitabilità. Si possono costruire degli obbrobrii che vengono criticati a lungo: è una questione di merito sulla qualità e l’opportunità dell’intervento pubblico ed attiene alla sfera del un giudizio politico sulla politica sociale. Nel caso dei campi per i Rom, però, il problema non è se un campo è bello o brutto, se è funzionale o meno, se è collocato nel luogo più opportuno o meno, se è una forma di intelligenza o di stupidità sociale. Il problema è se questi campi rispettano i criteri minimi di abitabilità: reti elettriche e fognarie....
A queste persone sono implicitamente attribuiti dei requisiti che sono propri degli animali, dei quali si prevede che di giorno agiscano grazie alla luce del sole e che di notte si orientino al buio, ed espletino le funzioni corporali all’aria aperta. Per questo gli animali non hanno bisogno della rete elettrica e fognaria. I requisiti di animalità sono attribuiti di fatto dal trattamento amministrativo che spesso subiscono i Rom. Certo, si può obiettare che quegli habitat siano stati costruiti così in emergenza, e che poi “i Rom si sarebbero arrangiati”: ma l’arrangiarsi non rientra nella legalità, e un’amministrazione non può programmare una modalità di risoluzione illegale. È un’obiezione insostenibile. Evidentemente, nei confronti dei Rom, scatta un’idea differenzialista per la quale essi manifestano esigenze tutte diverse dalle nostre, intendendo per nostre le esigenze della ‘comune umanità’...
Soluzioni che poggiano sull'IMMAGINARIO (buono o cattivo che sia). Eppure non si tratta di una presenza recente. La loro presenza in Italia è testimoniata dal 1422.
Esiste un problema culturale? Della loro lingua, delle espressioni artistiche, del sincretismo religioso, ne sappiamo pochissimo. Allora, quando va bene, è più comodo etichettarli come "artisti naturali incompresi".
Sì, ma che senso ha questa cultura, se non ha possibilità di esprimersi e di confrontarsi? Se rimane chiusa nei ghetti o nei campi? E' come parlare dei menestrelli medievali, con la differenza che i cavalieri antichi sono estinti, e qua ci riferiamo a un popolo che vive in mezzo a noi. Insomma, buoni o cattivi, sembra che l'importante sia percepirli come DIVERSI.
Diversi, lo siamo tutti, non vedo qua il problema. Il problema è quando la diversità è un alibi per vivere separatamente e senza confronto. Da questo tipo di diversità, non può che nascere una società malata, da un lato e pure dall'altro.
Mentre si continuano a tenere le distanze, i Rom e i Sinti (per natalità o per fuggire alle guerre e alle persecuzioni), sono diventati la minoranza etnica più vasta della Comunità Europea. 10/12 milioni (non lo sappiamo), più degli abitanti dell'Austria o del Belgio. E si affacciano nuove generazioni... - http://sivola.blog.tiscali.it/yf1926617/
La diversità: si parla di loro come se fossero un corpo unico, ma è la stessa storia che ha fatto nascere presenze varie e distanti: tra un Lom in Iran e un Sinto in Germania ci sono tanto similitudini che mondi di differenze.
Tendono a nascondersi: è parte della loro cultura, ma c'è tra loro il muratore, il giardiniere, la babysitter, magari li conoscete e vi hanno sempre nascosto la loro identità. Non sapete se vivono in un campo o in casa. Chiediamoci perché la maggior parte di loro nasconde la sua origine anche se non ha commesso nessun reato.
In realtà, la loro storia va paragonata alle tante minoranze, che in 1000 anni di storia europea si son trovati a scegliere tra assimilazione o sterminio. Apposta, ho usato la parola assimilazione, che è una parola brutta quasi come sterminio. Perché sono le alternative che l'Europa offre da quando ha coscienza di essere continente, diciamo dalle crociate. Faccio notare che in questi secoli ce ne sono di Rom che si sono assimilati, si sono annullati, e quindi non ha senso logico chiedere “quando saranno assimilabili”?
Sterminio e assimilazione non sono le condizioni più propizie al diffondersi di una cultura. Magari qualcuno conosce qualcosa di più, grazie a concerti o convegni che ALTRI organizzano al posto loro.
Conoscersi: in forme differenti, con buona parte di loro condividiamo (da più di 500 anni) un territorio, dove entrambe i popoli (Rom ed Italici) sono stati prima nomadi e poi hanno teso a sedentarizzarsi. Oggi tra Rom e Sinti il nomadismo è un fenomeno residuale, la maggior parte è diventata stanziale quando ho potuto, o è condannata al nomadismo dello sfrattato (cacciato dalla Romania, dalla ex Yugoslavia, dalle tante periferie).
Se manca la consapevolezza di un territorio dove poter stare, la cultura (i costumi, le tradizioni) saranno per il Rom il baluardo con cui difendersi, non il patrimonio da diffondere. La sua unica preoccupazione (comune oggi a buona parte di loro): il mettere assieme il pranzo con la cena.
Quindi la politica, lasci ai Rom e ai Sinti (se vorranno) lo spiegare le proprie usanze e sistema di valori, ma offra invece soluzioni per vivere e convivere (evito il termine INTEGRARSI che può essere equivocato)
In tempi più fortunati, non sarebbe stato uno scandalo chiedere aiuto per una fascia sfortunata della popolazione (si presume 150.000 Rom e Sinti in Italia). Ma oggi questa scelta (politica) si scontra con:
fallimenti precedenti;
scontento sociale delle altre fasce povere della popolazione (anche loro toccate dalla crisi), che non ci stanno a dividere una torta sempre più piccola.
Cosa chiedere: se alcune istanze (fine delle politiche discriminatorie, riconoscimento come minoranza) hanno valore di diritto universale, quindi spettano alla "politica alta", la convivenza e le scelte territoriali spettano alla politica locale.
Il programma che porto ad esempio(che, beninteso, non è automaticamente replicabile, è solo la sintesi di un lavoro non improvvisato) ha questi punti di forza:
nasce sai Rom stessi e dalla LORO conoscenza del territorio dove vivono da anni;
valorizza un patrimonio locale (il verde pubblico) sempre più raro e maltrattato da interessi privati;
valorizza professioni antiche della comunità e professioni nuove, quando il comune ha investito in corsi professionali senza curare la continuità;
prevede uno sviluppo di benessere comune a tutta la popolazione;
non ultimo, visto che le famiglie che l'hanno elaborato sono cittadini italiani e votano, hanno la forza di sostenere le loro decisioni e di spingere i politici a riflettere su questa forza che sinora non hanno mai valutato.
Tutto questo lo scrivo, prima di conoscere i risultati di queste nervose elezioni. E' un discorso che volevo rivolgere tanto a destra che a sinistra, quindi incrocio le dita e tengo per me le speranze sul risultato. Mi permetto una sola nota polemica: se il sistema maggioritario avrebbe dovuto assicurare più governabilità a questo paese, il rischio che si corre, questa campagna elettorale ne è stato l'esempio lampante, è di trasformare le elezioni in referendum. Purtroppo, un referendum infinito, che toglie ossigeno alla POLITICA vera:
fare del proprio paese/quartiere un posto vivibile;
trasmettere le esperienze e imparare dagli altri;
affrontare le proprie responsabilità senza dare la colpa ad altri.
PS: lo so, che a molti il brano musicale scelto sembrerà un cavolo a merenda (e pure vecchio!). Dopo una campagna elettorale sfibrante come come un derby argentino, avevo voglia di un motivo meticcio e speranzoso.
(le proposte di carie assoiciazioni milanesi, tra cui Naga, Arci, Sincobas e Todo ccccambia) per il prossimo sindaco di Milano)
SNODI FOCALI: 1. Spostamento delle competenze per tutte le pratiche inerenti il rilascio e il rinnovo del permessi dalle questure agli enti locali; 2. Riconoscimento del diritto di voto a livello amministrativo 3. Utilizzo dello strumento della requisizione temporanea degli immobili sfitti e abbandonati e destinazione di una quota dell’ICI per l’implementazione di politiche abitative; 4. Costruzione di un sistema di accoglienza per rifugiati, richiedenti asilo e detentori di permesso umanitario; 5. Definizione di un ruolo attivo del Comune negli interventi di contrasto dello sfruttamento del lavoro nero attraverso lo strumento della polizia locale; 6. Rendere effettivo l’esercizio del diritto alla salute universale per migranti regolari e irregolari 7. Avvio di percorsi di pedagogia e programmi interculturali con attenzione anche alla conoscenza e studio delle religioni e culti “altri” all’interno del sistema scolastico comunale; 8. Creazione di un Osservatorio permanente contro le discriminazione e il razzismo; 9. Costruzione di luoghi di rappresentanza degli immigrati non solo a carattere Consultivo; 10. Dichiarazione di Milano “città No-CPT”.
PREMESSA Il 59,5% degli immigrati presenti in Lombardia ha un ‘anzianità di soggiorno maggiore di 5 anni. Questo dato indica una tendenza, confermata anche dal numero elevato di ricongiungimenti familiari, da parte dei cittadini immigrati a confermare la scelta di vivere stabilmente nelle città lombarde.
Nel comune di Milano, infatti, vivono 188.000 cittadini immigrati, di cui il 14,9% è rappresentato da minori. Un aspetto fondamentale della scelta compiuta dai cittadini immigrati nell’ individuare il Comune di Milano come luogo in cui vivere e investire è rappresentato anche dalla presenza di minori nelle scuole milanesi: · 35.241 sono gli alunni stranieri con un incidenza complessiva del 7,3% della popolazione scolastica · Il 16,5% dei bambini/e nelle Scuole di Infanzia sono figli di immigrati
Altro dato interessante relativo sia alla stabilizzazione che alla “trasformazione in atto della società” può essere rappresentato dal sensibile aumento dei matrimoni o coppie miste ( nel 2004 7.944, con un aumento del 3,3% rispetto al 2001)[1]
Questa è la fotografia di una città che è cambiata e che cambia con l’arrivo di nuovi cittadini, gli immigrati e le immigrate. E da qui partiamo per articolare alcune proposte politiche per il Comune di Milano
L’Italia ha smesso solo da pochi decenni di essere un paese di emigrazione e si è rapidamente trasformata in paese di immigrazione, con una percentuale di popolazione immigrata ormai simile a quella di altri paesi europei. A differenza di Francia, Inghilterra o Germania, paesi di più lunga tradizione di immigrazione, da noi la seconda generazione sta crescendo soltanto ora. Questo ci offre l’opportunità di guardare alle esperienze altrui, delle altre grandi città europee, per valutarne gli aspetti positivi e, soprattutto, per non ripeterne i fallimenti. In questi anni in Italia e a Milano però hanno prevalso politiche improntante quasi esclusivamente a misure repressive, rinunciando a politiche attive che potessero accompagnare il cambiamento in atto e favorire l’accoglienza e l’inclusione. Il risultato è che oggi corriamo non soltanto il rischio di ripercorrere le strade fallimentari di altri, ma di fare di peggio. Le preoccupanti tendenze xenofobe e razziste, le tesi islamofobiche e i richiami allo “scontro di civiltà”, ne sono un inquietante segnale d’allarme. Rischiamo una città di tanti ghetti urbani, sociali ed etnici, attraversata da muri visibili e invisibili. Rischiamo una città insicura, invivibile e precaria per tutti e tutte.
Ecco perché vogliamo una politica riguardante l’immigrazione che si basi su un approccio completamente innovativo. Lo vogliamo non solo perché questo è giusto, ma soprattutto perché questo è necessario e urgente.
Non possiamo, quindi, accettare, l’idea di vivere in una società di cittadini di serie a, b e c, basata sulla discriminazione tra immigrati e italiani, tra immigrati regolari e irregolari, sul tragico ma concreto “transito” da una condizione di regolarità a una di irregolarità e sull’improprio sillogismo irregolarità=clandestinità=delinquenza e partiamo dal fatto incontestabile che nella decade 1994-2004 solo il 5-6% dei migranti è entrato in Italia regolarmente (cioè con visto rilasciato dal Consolato - dati pubblici -), mentre tutti gli altri hanno "beneficiato" delle varie sanatorie transitando dalla condizione di clandestino a quella regolare. Non possiamo, accettare, che nel territorio milanese continuino le discriminazioni verso Ia popolazioni rom e sinti, ricordando anche che circa metà dell’attuale popolazione presente sul territorio italiano gode già della cittadinanza italiana[2], ma non riesce ad agire i propri diritti, schiacciata dalla forzata precarietà abitativa e lavorativa, dalla difficoltà di accedere alla formazione e alla scolarizzazione.
Vogliamo che dal COMUNE DI MILANO parta una forte iniziativa politica e culturale che segni una controtendenza rispetto allo spirito che ha caratterizzato tutte le normative sull’immigrazione finora elaborate, a partire dalla chiusura dei Centri di Permanenza Temporanea, passando per la fine della stagione del diritto speciale e del doppio binario giuridico per gli immigrati, l'approvazione di una normativa sul diritto di asilo, la riforma della Cittadinanza, il riconoscimento del diritto di voto, fino ad arrivare al capovolgimento dell'impostazione insensata secondo cui il permesso di soggiorno deve essere richiesto dall'estero
La Milano che vogliamo è una città che assuma fino in fondo e responsabilmente il suo processo di trasformazione, a partire da quello rappresentato dalla composizione demografica, per passare alla trasformazione culturale-sociale, per arrivare al ripensamento dello stesso concetto di cittadinanza e di che cosa sia società e che cosa faccia comunità. A questo proposito sottolineiamo che i diritti di cittadinanza devono essere fondati sulla residenza in un paese, piuttosto che sul possesso di un passaporto; altrimenti la costruzione di una nuova società resterà un obiettivo lontano e controverso.
Non c'è parità possibile e non si costruisce una società partecipata e basta sul rispetto reciproco se l’esercizio dei diritti e dei doveri non sono prodotti di assunzione collettiva di responsabilità, ma solo di imposizioni. Una nuova Milano, che metta al centro le persone senza discriminazione, la qualità della loro vita e i loro diritti; lo sviluppo e il cambiamento della comunità urbana dovrà in primo luogo affermare e potenziare il carattere pubblico e universale del welfare, privo di barriere tra i cittadini.
IN CONCRETO ALCUNE PROPOSTE Riteniamo, prioritario per accompagnare la città nella sua trasformazione che il primo passo sia di intraprendere quegli atti dovuti a concretizzare l’effettivo spostamento delle competenze dalle questure agli enti locali per tutte le pratiche inerenti il rilascio e il rinnovo dei permessi di soggiorno e di prevedere nella fase intermedia percorsi di aiuto e facilitazione per il disbrigo delle pratiche, volte ad accorciare le inumane e insensate lunghe attese dei rinnovi; come ad esempio il rinnovo automatico dei permessi, come sperimentato come già con successo in altre città.
Il comune di Milano individui i suoi interventi nell’ambito dell’immigrazione con una visione non emergenziale, ma di cittadinanza e in un ottica di sistema, promuovendo politiche tese a garantire, senza discriminazione e per tutti, che siano cittadini italiani o stranieri, l’accesso al diritto alla casa, al lavoro, all'assistenza sociale e sanitaria, alla scuola, alla formazione, alla libertà di culto, al contrasto del razzismo (primo ostacolo alla trasformazione di Milano), alla promozione dei diritti di rappresentanza, di aggregazione e di partecipazione, anche con il riconoscimento del diritto di voto ATTIVO E PASSIVO. Concretamente riteniamo che il Comune di Milano possa farsi promotore del riconoscimento del diritto di voto per gli immigrati a livello amministrativo. Concretamente crediamo che il Nuovo Comune di Milano possa promuovere politiche attive sull’immigrazione e accompagnare la città nella sua trasformazione attraverso la creazione di un Assessorato ai Diritti di Cittadinanza con effettive deleghe e competenze e che si assuma la funzione di :
· indirizzo delle politiche e degli interventi nel quadro della trasformazione generale della città e non solo nella gestione dell’emergenza o dei problemi; · coordinamento inter-assesorile per programmare politiche e interventi integrati e di sistema, visto la frammentarietà delle deleghe all’interno della macchina comunale monitoraggio/valutazione del processo di trasformazione della società milanese; · Attivazione di tavoli non consultivi, al di fuori della mera gestione dell’ordine pubblico, stabili e composti da associazioni, istituzioni e funzioni competenti e rappresentanze di immigrati/e, che svolgano la funzione di monitoraggio e di azione diretta in relazione ai rapporti immigrati questura-prefettura; · coordinamento degli “assessorati ai diritti di cittadinanza” decentrati nei consigli di zona, che svolgano la funzione di accompagnare le comunità territoriali nel processo complicato e delicato della trasformazione attraverso percorsi di confronto, interazione e di mediazione fra i cittadini per costruire nuovi patti di cittadinanza.
Abbiamo organizzato le nostre proposte in capitoli specifici di diritto, da non intendersi, in coerenza con l’impostazione generale del documento, come “diritti speciali e specifici” per gli immigrati. Riteniamo, infatti, che alcune proposte sotto riportate abbiano una valenza generale per l’intera cittadinanza milanese mentre altre siano specifiche per gli immigrati/e in ragione della discriminazione culturale- sociale tutt’ora esistente e nei confronti della quale richiediamo un forte impegno da parte del Comune.
Politiche abitative e di accoglienza · Si destini una quota dell’ICI - almeno il 4%, a favore e a sostegno di politiche di implementazione del patrimonio di edilizia pubblica a canone moderato e sociale; · Istituzione di un fondo comunale per il canone sociale per agevolarne l’accesso; · Si utilizzi lo strumento della requisizione temporanea degli immobili sfitti e abbandonati da tempo, per fare fronte alle emergenze abitative (come, per esempio, fatto dal presidente del x municipio di Roma nel settembre del 2005 e ritenuto legittimo dal Tar del Lazio nella recente ordinanza del 25 gennaio 2006); · Si preveda lo strumento della mutazione di destinazione d’uso degli immobili pubblici inutilizzati da almeno 5 anni a scopi sociali-abitativi; · Si promuovano una campagna e interventi di sensibilizzazione per ridurre la discriminazione degli immigrati nell’accesso al mercato degli affitti (da una ricerca del 2005 diretta da APPC- associazione piccoli proprietari di case- emerge che a Milano il 70% dei proprietari non affitta case agli stranieri); · Si attui un intervento di coordinamento reale, di monitoraggio, razionalizzazione e rafforzamento del sistema di accoglienza esistente. Un sistema di accoglienza diversificato e coerente alle esigenze, specificità dei singoli o dei gruppi ( rom, rifugiati , senza dimora, ecc), coerente con un modello di accoglienza modulare, non incardinato su pensiero- pratica del parcheggio non rispettoso della dignità e dei diritti delle persone, ma della promozione dell’ all’autonomia delle persone; · La costruzione di centri di accoglienza per rifugiati, richiedenti asilo politico e detentori di permesso umanitario; · Si superi la logica politica- culturale e gestionale dei “campi nomadi” per avviare politiche orientate all’individuazione di soluzioni abitative alternative, rispettose della convivenza reciproca, della consistenza di nuclei familiari assai dissimili dalla famiglia nucleare italiana; · Si costituisca un tavolo permanente fra i diversi attori istituzionali – terzo settore per monitorare e valutare l’efficacia delle politiche abitative e dell’accoglienza specifica.
Politiche del lavoro e di contrasto del lavoro nero: · Si attuino politiche di stabilizzazione e rafforzamento di sistemi integrati e misti dei servizi di formazione, accompagnamento e inserimento lavoro e sociale con il coinvolgimento attivo di tutti gli attori, funzioni e competenze responsabili ( mondo dell’impresa, servizi pubblici e privati); · Definizione di un ruolo attivo del Comune in concerto con altri soggetti negli interventi di denuncia e di contrasto dello sfruttamento del lavoro nero attraverso l’utilizzo della polizia locale (controllo degli appalti, utilizzo e applicazione dell’articolo 18 previsto dalla D.Lgs . 286/98 contro la riduzione ella schiavitù); · Strutturazione di specifici percorsi di inserimento lavorativo per i rifugiati, richiedenti asilo politico e detentori di permesso umanitario attraverso accordi specifici con sindacati e associazioni di categoria.
Politiche socio –sanitarie · Garantire l’effettiva accessibilità al welfare locale integrato con il sistema di inserimento lavorativo rimuovendo le barriere ostacolanti da individuare: o comunicazione- informazione o relazione fra cittadino straniero e servizi · Rendere effettivo l’esercizio del diritto alla salute universale per migranti regolari e irregolari (come stabilito dall’art. 35 D.Lgs 286/98) attraverso la codifica omogenea di accordi, protocolli e procedure operative con tutte le Asl e Ospedali milanesi; · Rendere effettivo il diritto dei genitori migranti ad accedere al sostegni alla genitorialità garantiti alle famiglie autocotone; · Presa in carico da parte delle funzioni competenti dei soggetti vittima di tortura con attivazione di percorsi di riabilitazione medico/psicologica e sociale.
Politiche dell’educazione e dell’istruzione · Implementare in modo capillare nel territorio le scuole di italiano per immigrati attraverso il potenziamento della rete delle scuole del pubblico, del privato sociale e dell’autorganizzazione sociale, · Attivare sportelli di informazione e di accompagnamento per l’avvio delle procedure per il riconoscimento dei titoli di studio; · Avviare percorsi di pedagogia e di programmi interculturali all’interno del sistema scolastico come adeguamento coerente alla trasformazione culturale e sociale di Milano; · Implementare e sostenere attraverso finanziamenti progetti interculturali all’interno delle scuole; · Reintroduzione, previo ripensamento concettuale su obiettivi e funzioni , dei mediatori culturali linguistici nelle scuole; · Realizzare percorsi formativi interculturali per tutti i/le docenti; · Istituire apprendimenti per la lingua e cultura d’origine in orario scolastico ed extra-scolastico Scuole aperte anche al sabato mattina a complemento delle attività di lingua e cultura d’origine; · Individuazione di tutela ed esercizio del diritto di studio e di istruzione per i cittadini maggiorenni non in regola con la normativa relativa all’ingresso e al soggiorno.
Politiche per la liberta’ di culto e dell’espressione delle religioni · Facilitare e favorire senza discriminazioni la possibilità di costruzione di spazi idonei all’esercizio della libertà di culto e di preghiera; · facilitare e promuovere all’interno dei programmi scolastici e nelle cosiddetta “ora di religione” percorsi di conoscenza delle religioni e culti diverse presenti nella comunità milanese.
Politiche di cittadinanza In questo specifico si riportano tutte le proposte che riteniamo utili sia sul piano culturale e politico per rendere chiaro e sostantivo il percorso di trasformazione di Milano. 1. DISCRIMINAZIONE E RAZZISMO - Creazione di un Osservatorio permanente contro la discriminazione e il razzismo, i cui compiti sono: · promozione e realizzazione di un sistema annuale di monitoraggio e di valutazione degli atti di discriminazione perpetuati a danno degli immigrati nei servizi pubblici e sul territorio; · raccolta di segnalazioni da parte dei cittadini; · organizzazione e promozione di campagne di sensibilizzazione sui diritti e sui temi del razzismo, sul territorio e nelle scuole; · interventi formativi rivolti agli operatori della pubblica amministrazione e dei servizi; · istituzione di un fondo a sostegno della tutela dalla discriminazione attraverso lo strumento previsto dall' Art. 45 del D.lgs 286/98 · inserimento nel processo di affidamento dei servizi a terzi del criterio vincolante della non discriminazione degli immigrati siano essi utenti che lavoratori del servizio stesso. 2. DIRITTO DI ASSOCIAZIONISMO E DI RAPPRESENTANZA · Promozione dell’associazionismo straniero e assegnazione di spazi idonei; · Avvio di processi di costruzione di luoghi di rappresentanza non solo a carattere consultivo in rete con il Municipio e le sue articolazioni territoriali; · Creazione di una casa dei popoli come luogo di incontro, conoscenza e confronto; · La creazione di una casa del rifugiato, inteso come luogo nel quale organizzare momenti di dibattito fra i soggetti coinvolti nella tematica del rifugio.
Milano citta’ no – cpt · Dichiarazione di Milano “Città No-Cpt” e conseguente richiesta al Ministero degli Interni della chiusura immediata della struttura detentiva di Via Corelli; · Promuovere iniziative atte alla pubblicità diffusa dei dati sull’ingresso il trattenimento, l’allontanamento degli immigrati da CPT e centro di identificazione sul territorio; · Impedire la realizzazione di espulsioni collettive di migranti nel territorio milanese”; · Impedire anche il solo transito sul territorio comunale di convogli che trasportino cittadini stranieri espulsi collettivamente altrove; · Garantire la funzione pubblica di accesso, monitoraggio e controllo delle zone “no fly” degli aeroporti e all’interno dei CPT e deI centro di identificazione; · Istituzione del Garante dei diritti degli detenuti/trattenuti immigrati:organismo molteplice formato dalle associazioni/gruppi che si occupano di carcere e dei luoghi di detenzione per immigrati, da più rappresentanti dei detenuti/trattenuti, da un funzionario comunale e da un funzionario dell'amministrazione penitenziaria/ del centro di trattenimento.
Politiche per il reinserimento sociale dei detenuti stranieri · Attivare a cura del Comune uno sportello informativo e di monitoraggio interno alle strutture detentive cittadine che: ➔ presti supporto e consulenza per ogni pratica relativa al permesso di soggiorno ed alla normativa relativa; ➔ orienti in relazione alla normativa vigente tempo per tempo in materia di immigrazione; ➔ orienti in relazione alla fruizione di percorsi alternativi alla detenzione; ➔ verifichi anche attraverso contatti con il Centro per l'Impiego del Comune la possibilità di collocamento al lavoro dei liberandi. · Attivazione di una struttura abitativa da adibire a residenza temporanea per detenuti stranieri al fine di rendere effettivo il diritto a percorsi alternativi alla detenzione. · Predisposizione di un protocollo amministrativo per l'ingresso nelle strutture detentive del territorio di mediatori linguisitici e culturali nonché per l'attivazione di corsi graduati di italiano.
Rom e Sinti L’idea di destinare una parte del documento appositamente al popolo Rom non vuole costituire l’ennesima ghettizzazione, nè etnicizzare la differenza di un gruppo rispetto agli immigrati in generale, ma vuole richiamare l’attenzione su un popolo che risulta tra i più esposti al rischio di discriminazione a livello nazionale ed europeo.
In prima battuta è necessario rilanciare campagne antirazziste e contro la discriminazione dei popoli Rom e Sinti, che i questi anni a Milano è stato oggetto di politiche pubbliche differenziali, che hanno promosso un processo di ghettizzazione ed esclusione rispetto ai concittadini milanesi. Più in generale questo processo di esclusione a livello nazionale si è concretizzato nel mancato riconoscimento di minoranza linguistica. È necessario che la nuova amministrazione comunale contrasti efficacemente la discriminazione anche attraverso la valorizzazione e il riconoscimento delle popolazioni Rom e Sinti, promuovendo dentro l’amministrazione stessa e nella città un approccio culturale non discriminante e rispettoso.
Di seguito segnaliamo una serie di criticità sollevate dalla situazione del popolo Rom che sono di interesse generale anche per altri immigrati e per i cittadini italiani.
Questione abitativa Il diritto ad abitare non coincide immediatamente o semplicemente con il possesso di una casa, le comunità Rom esprimono modalità di abitare diverse da quelle attualmente in uso nel nostro paese. La sfera pubblica ho promosso solo la forma del campo, che appare oggi intollerabile non solo per la segregazione cui sono sottoposte le popolazioni che vi abitano, le precarie condizioni igieniche e di sicurezza, ma anche per l’enorme spesa che grava sulle finanze comunali; è necessario ragionare in termini di riconversione della spesa. Quanto viene speso per mantenere la vergogna dei campi nomadi può essere utilizzato per promuovere e sostenere nuove modalità di insediamento familiare, (ad es. micro aree abitative), il recupero e la trasformazione ad uso residenziale di spazi inutilizzati, l’accesso alla casa, il sostegno all’affitto. Le condizioni degradanti in cui sono costretti a vivere i popoli Rom e Sinti producono a loro volta solo degrado sociale e culturale, non solo rischi per l’igiene e l’incolumità delle persone. Queste politiche vanno promosse con l’obiettivo principale di sostenere non solo l’autonomia individuale, ma anche la capacità di accesso ai servizi e alle risorse, attraverso pratiche di autogestione già in uso presso le comunità. L’uscita dai campi deve avvenire compatibilmente con il rispetto della struttura della famiglia allargata, investendo sulle comunità in questo risorse e promuovendo, a questo proposito, le pratiche di autogestione, autocostruzione già in atto nelle comunità, favorendo e incentivando le formule di mutuo aiuto esistenti tra le famiglie.
Questione scolastica A fronte di un aumento dei dati riferiti alla frequenza, non corrisponde ancora un esito positivo del processo formativo scolastico, non solo in termini dispersione scolastica, ma anche di esito formativo. Rendere affettivamente accessibili e fruibili i servizi fin dalla scuola materna, sostenere adeguatamente in termini di risorse materiali e umane i percorsi scolastici nella scuola dell’obbligo, incrementare le forme di sostegno e promozione alla formazione professionale e alla scolarizzazione superiore. La mediazione culturale e’ lo strumento privilegiato attraverso cui superare le criticità in ambito scolastico e nel lavoro sociale all’interno delle comunità. È quindi necessario investire su mediatori culturali rom, sulla loro formazione e la possibilità di svolgere un lavoro all’interno dei servizi del territorio, come forma più generale di investimento sulla comunità intesa come risorsa. Importante anche svolgere campagne informative nelle scuole, creare momenti di socialità, investire fortemente sulla formazione del personale docente e non docente.
Servizi socio sanitari Promuovere l’effettiva presa in carico da parte dei servizi delle esigenze e delle problematiche espresse dai cittadini rom, estendendo l’applicazione di pari opportunità generalmente riconosciute alla maggioranza dei cittadini.
Mediazione culturale La partecipazione effettiva dei cittadini rom alle diverse forme di promozione sociale agite dall’ente pubblico può trovare nei mediatori culturali rom la forma più avanzata di comunicazione e di attivazione con le comunità rom per un processo decisionale non escludente e più partecipato. La mediazione culturale in ambito scolastico e sanitario merita un capitolo a parte per il valore che riveste dentro e fuori le comunità: essa favorisce delle forme positive di riconoscimento, da parte dei Rom e dei Sinti che non si vedono più come figure marginali, da parte degli italiani che vengono costretti a rivedere i propri pregiudizi. Il fatto che le mediatrici abitino nei campi e a stretto contatto con le altre famiglie consente di sviluppare delle forme effettive di tutoraggio delle famiglie più bisognose di accompagnamento nelle struttura scolastiche e sanitarie italiane, soprattutto nei consultori familiari, nel sostegno alla genitorialità, nell’assistenza alle partorienti. Ciò consente anche di promuovere dei modelli di vita alternativi all’interno della comunità Rom e Sinti, agendo sull’autonomia economica dei soggetti che lavorano nella mediazione (soprattutto donne).
Lavoro Potenziamento delle forme cooperativistiche rom sorte in questi anni a Milano, per la gestione di interventi specifici rivolti all’accoglienza abitativa dei rom e la promozione di percorsi di formazione e inserimento lavorativi delle giovani generazioni, con l’affidamento di nuovi servizi di utilità sociale. Riconoscimento e certificazione delle competenze sorte nelle comunità e loro utilizzo a fini professionali. Aprire nuove opportunità di lavoro legate all’effettivo recupero e investimento delle capacità autoimprenditoriali e artigianali, sia attraverso l’accesso alle “piazze di mercato”.
[1] Fonti ISMU e CARITAS 2005 [2] I censimenti delle popolazioni Rom e Sinti in Italia sono aleatori (approssimativi e in continua evoluzione) e generali, ciò è dovuto al fatto che queste popolazioni non sono riconosciute dallo Stato come minoranza linguistica. Si parla di circa 150.000 presenze in Italia, di cui circa 70.000-80.000 (50%) cittadini italiani, di cui Sinti sono circa 35.000. I non italiani sono soprattutto Rumeni, Kanjarja, Xoraxanè, Rudari, Kaulija e ora anche della Bulgaria, la cui presenza pare superare, in questi ultimi anni, quella dei titolari di cittadinanza italiana. Fonte Maurizio Pagani, Opera Nomadi Milano.
Di Fabrizio (del 07/04/2006 @ 11:48:32, in Italia, visitato 1922 volte)
Ciao Fabrizio,
ti mandiamo un comunicato molto importante e speriamo che lo prenderai in
considerazione.
Saluti,
Giulia e Valeria
W.A.M.
WE ARE ALL MIGRANTS!
Siamo tutti migranti!
Viale Giustiniano Imperatore 272
(Metro B – San Paolo)
Comunicato Stampa n°1
Dalla presa di coscienza della violazione dei diritti fondamentali dell’uomo;
dalla consapevolezza che nella vita di ogni persona la condizione di migrante è
sempre possibile; dalla voglia di reagire per la riaffermazione dello Stato di
diritto, rimanendo nella legalità;
NASCE W.A.M., UN’ASSOCIAZIONE, UN MOVIMENTO PER LA TUTELA, LA PROMOZIONE E
LA SALVAGUARDIA DEI DIRITTI UMANI FONDAMENTALI!
Sono Jsac, Kawa, Suliman, Daniel. Ognuno ha con sé la sua valigia:
all’interno il proprio dramma da raccontare.
Tutto ha inizio una settimana fa, quando a Daniel Osis Chuta viene
consegnata da parte della Cooperativa Sociale a.r.l. “Programma Integra”
una lettera per il Prof. Mati dove gli viene chiesto di lasciare
l’appartamento “CASA DI INTEGRA” viale Giustiniano Imperatore 272. A
Daniel invece la lettera con il medesimo contenuto viene consegnata dal Prof.
Saber socio e collaboratore della suddetta cooperativa.
Al portavoce del SLM (ITALIA) Suliman Ahmed non è stata necessaria
neanche la lettera di preavviso. Prima della sua partenza in CIAD (13 SETT
2005), per le elezioni del presidente del Darfur e dei portavoce del
Movimento di Liberazione del Sudan (SLM), il presidente della suddetta
cooperativa gli aveva assicurato la permanenza nella “Casa d’integra” al
suo rientro in Italia; ma al suo ritorno Suliman viene trasferito nel CENTRO
DI ACCOGLIENZA di SCORTICA BOVE n° 151 ROMA.
Hanno ricevuto l’ultimo invito a lasciare l’appartamento di viale Giustiniano
Imperatore, 272 in Roma che gli era stato “concesso” da istituzioni locali,
nazionali ed europee attraverso progetti individuali di “integrazione”.
Li avevano riappropriati della speranza di una vita migliore di quella da cui
erano fuggiti.
E, invece, ancora una volta, si ritrovano sull’orlo della precarietà
esistenziale. Raggirati da false promesse, che presagivano una tranquillità
tanto agognata, hanno ricevuto un invito ad abbandonare la casa, che finalmente
li aveva tolti dalle fredde strade capitoline, dagli stenti che questa città
impone a coloro che arrivano in clandestinità solo per
reclamare i diritti fondamentali, a cui ogni essere umano “dovrebbe” essere
ammesso a godere.
Gli avevano promesso il sostegno lavorativo ed abitativo che tutti gli Stati
democratici occidentali mirano a garantire sulle solenni carte.
Jsac, Kawa, Suliman, Daniel, e tanti altri non vogliono tornare a vivere nel
Parco delle Farfalle – Colle Oppio – né nei freddi e fetidi centri di
accoglienza del Comune di Roma. Alcuni di loro collaboravano per progetti
d’integrazione del Comune di Roma, che prevedevano la garanzia di un alloggio:
sono stati “licenziati” e invitati a lasciare l’appartamento concesso. Ad altri
era stata promessa la collaborazione continuata nel tempo: sono stati illusi!
Altri ancora, che attualmente collaborano come i primi e i secondi, hanno paura
di fare la stessa fine. Fuggivano da guerre fisiche e si ritrovano a combattere
con noi la guerra alla precarietà che risucchia sempre più persone.
Vorrebbero affrancarsi da un modello assistenziale che li sfrutta fino al
limite, ma il loro scarso potere economico non gli consente indipendenza.
Hanno cercato modesti alloggi da affittare, ma quando l’interlocutore sente
la loro voce straniera, diventa sordo.
Jsac Mati. Iracheno, oppositore del regime di Saddam Hussein, professore
all’Università di Mosul, fondatore di “Justice now” Responsabile dei diritti
umani per la Free Lance International Press . Torturato. Richiedente asilo. In
Italia dal 2003.
Kawa Saber Said. Curdo iracheno, oppositore del regime di Saddam Hussein,
professore all’Università di Soulemaniya. Minacciato dai fanatici musulmani.
Torturato. Imprigionato. Rifugiato politico. In Italia dal 2002.
Suliman Ahmed Hamed. Sudanese. Membro fondatore e portavoce in Italia del
“Movimento di Liberazione del Sudan” (S.L.M.). Presidente dell’Associazione
“Figli di Darfur”. Torturato. Rifugiato politico. In Italia dal 2003.
Per questi motivi “il fuggitivo e il privilegiato” decidono di camminare
insieme, stretti in un abbraccio lungo un progetto senza fine. Un percorso in
continua evoluzione, nell’intreccio della conoscenza dei propri compagni di
viaggio. L’insoddisfazione verso ciò che già è stato precostituito dall’alto
spinge queste persone
all’AUTO-ORGANIZZAZIONE e all’AUTO -DETERMINAZIONE
per il perseguimento di uno scopo genuino.
DIRITTO AD UNO SPAZIO DIGNITOSO ED ADEGUATO IN CUI VIVERE, LAVORARE, ESPRIMERSI.
Realtà migranti si mescolano, mantenendo la propria identità.
Rifugiati politici, italiani, studenti, torturati, oppositori a regimi politici,
storici ed ideologici, uniti nella concretizzazione di un modello alternativo di
Intercultura.
Perché un’alternativa è possibile.
ORA!
Roma 31 Marzo 2006
Info: Prof. Saber - 338.8103338, Prof. Mati 333.3898386,
Najo Azdovic
340.9756277
Nicola Depalo – 388.3609410, Francesco Palazzo – 393.2167026
Di Sucar Drom (del 06/04/2006 @ 00:36:26, in Italia, visitato 1835 volte)
In questi giorni sono iniziate ad arrivare le adesioni dei singoli candidati alla lettera che abbiamo inviato a tutte le forze politiche impegnate nella campagna elettorale per le elezioni del 9 e 10 aprile 2006.
Siamo consapevoli del ritardo con cui è stata promossa l’iniziativa e sicuramente non siamo riusciti a raggiungere tutte le candidate e tutti i candidati ma pensiamo che questo sia un primo passo per offrire ai novantamila Sinti e Rom Italiani la possibilità per essere protagonisti nelle scelte del Paese.
Abbiamo ricevuto il sostegno di alcune forze politiche nazionali.
Il Partito di Rifondazione Comunista – Sinistra Europea da alcuni anni si distingue per le iniziative a favore delle Minoranze Nazionali ed Europee Sinte e Rom, tra cui la disponibilità a candidare nelle realtà locali Sinti e Rom Italiani nelle elezioni amministrative. Ricordiamo che alcuni giorni fa a Mantova c’è stato l’incontro tra Fausto Bertinotti, Segretario di Rifondazione Comunista e Yuri Del Bar, primo Sinto Italiano eletto in un Consiglio Comunale. Inoltre, dobbiamo ringraziare Sergio Boccadutri della Segreteria Nazionale che ha personalmente favorito la nostra proposta.
Il Movimento per l’Autonomia con un intervento diretto dell’Onorevole Raffaele Lombardo ha aderito alla nostra iniziativa.
Di seguito l’elenco in ordine alfabetico, che giornalmente aggiorneremo, delle candidate e dei candidati che hanno aderito formalmente alla nostra iniziativa, impegnandosi a promuovere provvedimenti legislativi che facciano proprie le disposizioni della Raccomandazione n.1557/2002 del Consiglio d’Europa.
Daniela Alfonzi Rifondazione Comunista – Sinistra Europea candidata al Senato della Repubblica nella Regione Piemonte
Matteo Gaddi Rifondazione Comunista – Sinistra Europea candidato alla Camera dei Deputati nei collegi di Mantova, Cremona, Pavia e Lodi
Patrizia Sentinelli Rifondazione Comunista – Sinistra Europea candidata alla Camera dei Deputati nei collegi Veneto 1 e Lazio 1
Livio Togni Movimento per l’Autonomia – Ricominciamo dal Sud candidato alla Camera dei Deputati nella Regione Molise
Ruggero Ruggeri L'Ulivo (Margherita) candidato alla Camera dei Deputati nei collegi di Mantova, Cremona, Pavia e Lodi
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