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\\ Mahalla : VAI : lavoro (inverti l'ordine)
Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 16/07/2010 @ 09:51:54, in lavoro, visitato 1468 volte)

Da Czech_Roma (alcuni link sono in lingua ceca)

The Advocacy Project - Tereza Bottman

01/07/2010 - "Sono molto arrabbiato," dice Milan Kováč, in visita agli uffici dell'associazione Dženo.

"Devi impegnarti di più," lo prende sarcasticamente in giro una mia collega d'ufficio e ridiamo tutti, ma la risata si tinge di un senso di delusione.

Kováč, con una laurea in economia, conosce cinque lingue e ha molti anni di esperienza professionale in contesti che vanno dal non-profit al governo al settore privato. Per esempio, ha lavorato come project manager sia al Ministero della Gioventù e dello Sport sia nella non-profit Athinganoi, organizzazione specializzata nel sostenere gli studenti romanì ad ottenere istruzione secondaria e post-secondaria.

Da quando ha perso il lavoro otto mesi fa, sta cercando un'occupazione. Ha fatto oltre sessanta domande ed è passato per una media di sette colloqui di lavoro a settimana, senza alcun risultato.

Recentemente, ha fatto domanda per la posizione di Coordinatore Locale all'Agenzia governativa per l'Inclusione Sociale nelle Località Rom, che su 25 dipendenti impiega un solo Rom. Col suo curriculum e Rom lui stesso, era convinto che le sue possibilità fossero alte, specialmente considerando il fatto che il ruolo dell'agenzia, tra l'altro, è di promuovere l'integrazione dei Rom nelle regioni socialmente escluse dal mercato del lavoro.

Dopo avere completato con successo la prima fase delle interviste, Kováč fu verbalmente invitato di nuovo. Ma venne presto a conoscenza di non essere stato selezionato per il secondo turno di interviste.

L'esperienza di Kováč non è la sola. Uno studio su diversi paesi dell'European Roma Rights Center, condotto in parte nella Repubblica Ceca, ha scoperto che questo era il caso:

La maggiore incidenza della discriminazione nell'impiego contro i Rom è nella fase della ricerca lavoro e nelle pratiche di assunzione applicate dalle aziende. In pratica,una discriminazione diretta impedisce ai candidati di raggiungere già la fase del colloquio. Molte compagnie hanno una politica di esclusione totale riguardo l'impiego dei Rom e di distinzione assoluta generale di pratica contro i candidati romanì. Come risultato, i Rom in cerca di lavoro sono eliminati ed esclusi sin dall'inizio dal processo di applicazione, a prescindere dall'istruzione, dalle qualifiche e dalle competenze nel lavoro.

Nella sua lettera-appello, inviata nell'agenzia che l'ha rifiutato dopo il primo turno di interviste, Kováč si chiede se le organizzazioni incaricate di eliminare le barriere alla pari partecipazione nella società ceca affrontate dai Rom, siano davvero [organizzazioni] "pro-Rom". Scrive:

L'Agenzia per l'Inclusione Sociale nelle Località Rom è stata fondata per sostenere l'inclusione sociale dei Rom... Uno dei suoi ruoli è promuovere l'inclusione dei Rom dalle comunità socialmente escluse nel mercato lavorale. Ci sono anche tutta una serie di OnG ed organizzazioni non-profit che si presentano come "pro-Rom". Si presentano con un atteggiamento aperto da parte dei suoi operatori verso i Rom, con il generoso supporto del Fondo Sociale Europeo. Queste stesse organizzazioni sono realmente aperte ad impiegare Rom e stanno praticando nella realtà quanto predicano?

Quando venne criticato il fatto che non un solo Rom arrivò al secondo turno delle interviste, Michael Kocáb, commissario ai diritti umani, che presiede il Comitato di Controllo dell'Agenzia per l'Inclusione Sociale nelle Località Rom, ha risposto di non essere a conoscenza che c'erano dei richiedenti rom tra gli intervistati. Kocáb in passato aveva detto di essersi impegnato ad aumentare il numero dei Rom impiegati nelle agenzie governative. Inoltre, a Kováč fu promesso un appuntamento dove avrebbe potuto presentare il suo caso, ma questo incontro non ha mai avuto luogo. Invece in passato, gli fu detto nella sala dell'Ufficio del Governo gli fu detto dal direttore dell'agenzia che lui non era stato scelto perché mancava delle qualificazioni necessarie, anche se prima era stato chiaramente selezionato in quanto candidato promettente.

Molti studi, inclusa una relazione del 2008 preparata congiuntamente dal Governo e dalla Banca Mondiale, concludono che per i Rom le barriere nel mercato del lavoro sono largamente dovute alla mancanza di capacità e qualificazione. Ma che dire dei Rom che possiedono esperienze e competenze corrispondenti alla posizione ricercata?

Il summenzionato studio ERRC del 2006, "Esclusione Sistematica dei Rom dall'Impiego", recita così:

La disoccupazione di massa dei Rom in età da lavoro è spesso percepita come una questione riferita al mercato del lavoro, e l'alto livello di disoccupazione è attribuito all'incapacità dei Rom a trovare un impiego, a causa del loro basso livello di istruzione; capacità lavorative non aggiornate e distacco dal mercato lavorale. Anche perché vasti segmenti della comunità sono rimasti indietro durante la ristrutturazione economica ed industriale avvenuta durante la transizione dal comunismo. Senza dubbio, questi fattori creano barriere reali che riducono la possibilità di occupazione ed escludono molti Rom dal lavoro, ma c'è un'altra dimensione - la discriminazione - che aggrava significativamente la situazione e le cause di esclusione sistematica dall'impiego per un gran numero di Rom in età da lavoro.

Nella sua lettera, Kováč tocca la reale questione della discriminazione anti-Rom:

Voglio che la società sappia che i Rom stanno continuando la loro istruzione, crescendo le loro qualifiche, chiedendo un lavoro di qualità, ma che esistono ancora barriere, fattori ed influenze che rendono impossibile raggiungere il successo.

Disgraziatamente, tanto il clientelismo che il razzismo giocano ancora un ruolo determinante nel processo decisionale in questo paese. Quelli con cui ho parlato, che sono stati attivi per anni nella difesa dei diritti dei Rom, confermano questa realtà, enumerata nello studio ERRC e illustrata da Kováč.

Un modo per combattere la discriminazione nella ricerca del lavoro e nella fase di reclutamento, suggerisce l'ERRC, è dare mandato per la raccolta dei dati disaggregati per etnia e di monitorare e rispondere, in maniera strutturale, alle iniquità alla base di questi dati, per migliorare l'accesso al lavoro per i richiedenti Rom qualificati. Questo ora non accade. Dichiara ERRC:

Risulta evidente, dall'esperienza di paesi con le misure più efficaci nel combattere la discriminazione razziale nell'impiego, che il monitoraggio della forza lavoro, inclusa la raccolta di dati sull'etnia, è uno strumento chiave per ottenere prove statistiche a sostenere le azioni positive per affrontare la sotto-rappresentazione di gruppi etnici nei posti di lavoro e più in generale, in professioni e settori specifici del mercato del lavoro. Il monitoraggio, la registrazione, la notifica e la risposta alla composizione etnica sul posto di lavoro sono fattori chiave che garantiscono l'efficacia e l'efficienza delle politiche sulle pari opportunità. [...]

 
Di Fabrizio (del 21/06/2010 @ 09:34:28, in lavoro, visitato 2033 volte)

Segnalazione di Paolo Teruzzi

Progetto Cuccagna

Tutto ha inizio da un vino un po' speciale... vino R.O.M. per l'appunto, ovvero Rosso di Origine Migrante. Da qualche settimana i restauratori del Consorzio hanno dei nuovi collaboratori: tre papà rom, il cui lavoro è stato reso possibile grazie all'encomiabile impegno di un gruppo di genitori e maestre di alcune scuole primarie di Zona Rubattino e della Comunità di Sant'Egidio di Milano che hanno finanziato borse di avviamento al lavoro attraverso la vendita del vino. Un'esperienza che per Sandu, Marco e Christian porta la speranza di una vita diversa: la possibilità di avere una fissa dimora e di mandare finalmente i propri figli a scuola

Il campo rom di Rubattino

Tutto ha inizio due anni fa nel campo rom di via Rubattino, una vera e propria favela cresciuta ed rganizzatasi autonomamente negli spazi di in un ex centrale Enel abbandonata. Le famiglie di rom romeni sono molte, moltissimi i bambini in età scolare che non hanno accesso alla scuola.
Vista la stabilità del campo di Rubattino, la Comunità di Sant’Egidio prende l’iniziativa ed iscrive una trentina di bambini in tre scuole primarie della zona: Toti, Morante e Munari.
Per i bambini è la prima volta a stretto contatto tra i “gagè”, sconosciuti e temuti. Anche per le famiglie italiane è il primo incontro con i bimbi rom e le loro famiglie, altrettanto sconosciute e temute. Questa semplice esperienza da subito sovverte i pregiudizi: i bambini rom ora hanno nomi, storie, sorrisi, si sentono parte dell’esperienza scolastica, nasce un rapporto di amicizia con maestre e compagni di classe.
Lo scorso novembre, poi, arriva lo sgombero. Per un mese oltre settanta bambini sono costretti a vivere per strada con le rispettive famiglie, senza neanche più il tetto di una baracca sulla testa: molti spariscono da scuola per intere settimane.
Un gruppo di genitori italiani e di maestre affezionati ai piccoli alunni e compagni di gioco dei figli prendono in mano la situazione, aprendo le loro case e ospitando le famiglie rom per periodi più o meno lunghi.

Rosso di origine migrante

Negli ultimi mesi, lo stesso gruppo di genitori e maestre hanno fatto il possibile per sostenere le famiglie dei bambini rom e permettere a questi ultimi di tornare a scuola. Con l’appoggio di Gas Feltre e Intergas hanno progettato un’iniziativa per raccoglie fondi e sostenere con borse di studio e lavoro le famiglie rom. Un viticoltore toscano, che con i rom avevano in comune una storia di sgombri, mette a disposizione del vino: da questa iniziativa il vino prende il nome di "R.O.M.", Rosso di Origine Migrante. Il vino "R.O.M." ha raccolto la solidarietà di tantissime persone, tanto che gli incassi hanno consentito di approntare le prime borse-lavoro, grazie anche al supporto della Comunità di Sant’Egidio e alla sua esperienza nell'ambito di percorsi di integrazione e di autonomia per le persone rom senza tetto in Italia.

Le borse lavoro al Cantiere Cuccagna

Ed è proprio nel cantiere Cuccagna che da qualche settimana hanno iniziato a lavorare due papà rom, un terzo invece arriverà a giugno. Si tratta di una collaborazione lavorativa part time della durata di due mesi.
Se l'esperienza sarà positiva, il responsabile del restauro, Juan Carlos Usellini, ha dato la disponibilità nel riconfermare la collaborazione in cantiere.
Per Christian, Garofita e i loro tre bambini che da un anno sono ospiti di una comunità, questo lavoro rappresenta un reale percorso verso l’autonomia. Per Sandu, che insieme ad Alina - donna molto coraggiosa ed intelligente - ha quattro figli, è l’inizio di una nuova vita. Pochi giorni fa ha firmato un contratto per una casa a Truccazzano. Finalmente non dovranno più dormire per strada: il lavoro gli permetterà di ottenere la residenza e di mandare i due bimbi più piccoli a scuola l'anno prossimo. Per Marco l'esperienza in Cuccagna è la speranza di una vita diversa: da anni vive per strada con moglie e figli, costretti a frequenti sgomberi e con il dolore di una bambina di quattro anni persa in una roggia di Chiaravalle.

 
Di Fabrizio (del 20/06/2010 @ 09:44:33, in lavoro, visitato 1965 volte)

Strill.it di Anna Foti - Mercoledì 16 Giugno 2010 15:31

Volgerebbe al termine nel peggiore dei modi la vicenda della cooperativa Rom 1995, per la quale non è stata prevista la condizione di subappalto dello smaltimento dei rifiuti ingombranti nell’ultimo bando del comune di Reggio Calabria.

Solo rassicurazioni verbali e buoni propositi da parte delle istituzioni, anche consacrate in atti ufficiali, ma nessun intervento concreto. Addirittura, oggi arriva l’ufficialità dell’affidamento formale, oltre che sostanziale, del servizio alla società Leonia che dunque non si occuperà più solo dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani. Ma riferiamo un po’ di storia per comprendere cosa significherebbe la fine della cooperativa Rom 1995 e che cosa la città di Reggio Calabria stia realmente perdendo. Non solo licenziamenti, che già di per sé sarebbero gravi, ma molto, molto di più.

Confiscato a Paolo Aquilino nel 1997, il fabbricato a due piani con cortile, ubicato nella zona di Condera a Reggio Calabria, è stato destinato all’omonimo Comune nel 1999 ed assegnato nel 2000 alla Cooperativa sociale Rom 1995, nata dalla motivazione di giovani volontari dell’Opera Nomadi e presieduta da Domenico Modafferi. Ristrutturato con il contributo della Regione Calabria, l’immobile, il primo destinato all’amministrazione comunale di Reggio Calabria, ospita quella che è stata fino ad alcuni mesi la virtuosa attività di raccolta differenziata di rifiuti a domicilio e su strada e di deposito diretto degli stessi, avendo la stessa gestito anche il servizio di spazzamento manuale stradale nel comune di Melito Porto Salvo e quello di pulizia di servizi igienici pubblici. La Cooperativa Rom 1995 impiegava quasi trenta persone, tra cui la maggior parte di etnia Rom, di età compresa tra i 25 e i 30 anni, che adesso potrebbero rimanere senza lavoro. Costoro erano stati formati e avviati al lavoro grazie ad un corso di formazione intitolato “Lacio Grave” che in lingua romanes significa “buona città”, curato proprio dalla cooperativa tra il 1999 e il 2000.

Positiva la risposta della cittadinanza che contattava la cooperativa per richiedere il loro intervento, associando a questo servizio prezioso, serio e puntuale, il volto spesso discriminato delle persone di etnia rom. Ma accanto a questo anche una realtà formativa ed educativa sul riciclo, sull’integrazione e sul rispetto dell’ambiente aperta costantemente alle scuole e alle giovani generazioni.

Un’esperienza tanto positiva, quanto amaro è l’epilogo annunciato da mesi e che oggi, dopo una lunga agonia, giunge a quel traguardo che avrebbe dovuto essere evitato. Integrazione sul territorio della comunità Rom nel segno del lavoro e della qualificazione e rispetto dell’ambiente attraverso la raccolta differenziata dei rifiuti e l’avvio al loro corretto smaltimento, un binomio pregno di senso civico che aveva anche il valore aggiunto di essere ubicato nel primo bene confiscato alle ndrine destinato e riutilizzato a Reggio Calabria. Un emblema le legalità ed un esempio su scala nazionale dell’uso sociale dei beni parte di un patrimonio illecitamente accumulato adesso al servizio di quella stessa collettività prima defraudata.

Un progetto che, come tale, guardava anche al futuro con iniziative che hanno condotto all’istituzione dell’isola ecologica nel 2007 e più recentemente all’avvio dei lavori per la costruzione della ricicleria al piano superiore. Ma tutto questo adesso potrebbe essere passato. Forse, anzì sicuramente, avrà seminato qualcosa di buono, ma perché accontentarsi di un rimpianto quando avremmo ancora potuto vedere la cooperativa Rom 1995, segno di grande speranza di cambiamento, crescere e operare a Reggio Calabria?

 
Di Fabrizio (del 17/06/2010 @ 09:34:26, in lavoro, visitato 1799 volte)

Venerdì 18 giugno, alle ore 18 presso la Città dell’Altra Economia in Largo Frisullo (portico della Pelanda)
nell’ambito di Geografie Extravaganti – Passaggi ad Ovest : luoghi di incontro con e tra donne migranti,

il Laboratorio Manufatti Donne Rom presenterà una relazione su Formazione, lavoro e integrazione tra donne Rom e italiane (relatrice Cristina Rosselli Del Turco)

Gli interventi saranno accompagnati dalla lettura di poesie e testi tratti da:
"Passaggi a Ovest" a cura di Paola Splendore, "Il colore della solitudine" di Sujata Bhatt, "Quelle voci dal vuoto" di Guido Tassinari e da cantiin lingua madre

Canti: Sushmita Sultana, Monserrat Olavarria

A seguire catering "Il mondo nel piatto"

http://geografieextravaganti.blogspot.com - contatti@asinitas.org

 
Di Fabrizio (del 25/04/2010 @ 09:31:32, in lavoro, visitato 2077 volte)

Segnalazione di Ilenia Modafferi

 (il link per chi legge da Facebook)

 
Di Fabrizio (del 15/04/2010 @ 09:22:20, in lavoro, visitato 1607 volte)

Ricevo da Maurizio Pagani

Fare di una tradizione famigliare un lavoro: è la Sartoria Romanì, un progetto tutto al femminile che offre una via creativa all’integrazione di un gruppo di donne rom.

Il laboratorio, avviato tre anni fa dall’Opera Nomadi, oggi ha anche il sostegno della Fondazione Ismu.

Coinvolge una quindicina di donne dei campi alla periferia di Milano: si inizia con un corso per imparare i segreti di ago e forbici, quindi si avvia la produzione dei pezzi più semplici, come grembiuli e tessili per la casa. Ma oggi le più brave confezionano anche borse e abiti, che rivendono in fiere e negozi. Quale miglior tentativo di inserimento sociale in quella che, per eccellenza, è considerata la Città della Moda?!

guarda il servizio (00:04:15)

 
Di Fabrizio (del 19/03/2010 @ 09:00:34, in lavoro, visitato 1681 volte)

Sono seriamente indeciso: un caso di ignoranza o di malafede? Lavoravano (con tutto ciò che comporta per una popolazione che storicamente ha avuto difficoltà nell'accesso al mercato del lavoro), spesso pagati in ritardo, anche di mesi e mesi. Avevano la pretesa di essere pagati per il loro lavoro! Ed osano lamentarsi per essere stati lasciati a casa (se di casa si può parlare...)

Il Giornale Ora i rom si lamentano perché il Comune non li vuole pagare più
di Redazione

Quando ha dovuto affrontare l’emergenza rom, l’assessore alle Politiche sociali del Comune si è messa le mani nei capelli. «Era fuori controllo. Noi abbiamo preso in gestione una situazione abbandonata a se stessa», racconta Mariolina Moioli. Era il 2006 e l’amministrazione aveva da anni una convenzione con l’Opera Nomadi per gli interventi di mediazione culturale nelle scuole elementari da 100mila euro. Più un secondo contratto di 125mila euro annui con la cooperativa sociale di romeni Romano Drom, fondata dal segretario dell’Opera Nomadi, Giorgio Bezzecchi. Ma poco dopo il suo arrivo la Moioli ha deciso di rescindere i contratti: «All’inizio ho lasciato fare, poi ho verificato e le cose non corrispondevano. Vedevo che non c’era un’equa distribuzione dei bimbi rom: una scuola ne aveva 5 e un’altra ne aveva 50. Abbiamo cambiato sistema e i presidi sociali ho pensato di farli nei campi». E da quando ci sono loro, assicura l’assessore, il numero dei rom che vanno a scuola è aumentato di molto.
L’Opera Nomadi come spiega il vicepresidente Maurizio Pagani «è una onlus, senza fini di lucro. Non percepiamo uno stipendio, e ora i soldi sono sempre meno. Il nostro bilancio è di 30mila euro». Giura Pagani che chi lavora per l’associazione è volontario e l’obiettivo è solo quello di promuovere attività di mediazione culturale e sociale per il riconoscimento delle comunità rom e sinti. Ma come ammette lo stesso Pagani, le mediatrici che hanno lavorato fino al 2007 con il Comune percepivano uno stipendio: «Dieci euro netti all’ora, con un contratto cocopro che veniva rinnovato di anno in anno».

 
Di Fabrizio (del 17/03/2010 @ 09:23:27, in lavoro, visitato 1505 volte)

VERGOGNA!
Nella città delle bombe, I BRAVI RAGAZZI ROM DIVENTANO … INGOMBRANTI

E’ l’esperienza di imprenditoria Economica, Ambientale e Sociale più significativa di Reggio Calabria e probabilmente dell’intero sud.
Un fiore all’occhiello – come in tanti si sono sempre affrettati sempre a dire nei convegni o di fronte alle telecamere locali e nazionali –

Hanno deciso di ucciderla, cancellarla. Con un atto di sfrontato, calcolato cinismo.

La cooperativa Rom 1995 la conoscono e l’apprezzano tutti.
Dal 1999 – epoca lontana della giunta Falcomatà – ha gestito in città il servizio di raccolta dei rifiuti ingombranti e beni durevoli. Lo ha fatto anche nell’era Scopelliti.

Rappresenta un piccolo, grande miracolo; un mix riuscito di efficienza, professionalità, disponibilità, solidarietà.
E’ un esempio raro ,soprattutto a queste latitudini, di integrazione umana e sociale dimostrato dal fatto che per servizio di raccolta degli ingombranti sono regolarmente impiegati dieci ragazzi Rom. Nomadi, zingari, insomma.

Hanno vinto e hanno fatto vincere una scommessa difficile. Contro ogni scetticismo. Roba da non crederci -

Ora avranno un premio: saranno giocoforza licenziati. Ricacciati nel ghetto e nella strada. Dove però loro, persone capaci e responsabili, non intendono andare.

La cooperativa ROM 1995 è un frutto di Legalità, ama la Legalità. Gestisce un bene confiscato alla ‘ndrangheta che con un duro e paziente lavoro è stato ristrutturato. Ora la Legalità è tradita e ferita.
La cooperativa Rom è amica dell’Ambiente. Gestisce un servizio di alto valore ecologico. Incalcolabile il numero di rifiuti ingombranti (dai vecchi televisori ai frigoriferi, dai materassi alle scaffalature) strappati alle fiumare e ai cassonetti in questi oltre dieci anni di lavoro.

La cooperativa ROM 1995 è evidentemente un lusso per la nostra città, un’anomalia. Non è incline alle mediazioni di basso profilo. Perciò si è deciso di spazzarla via?
Se motivi ragionevoli non ce ne sono,le ragioni vanno cercate, come spesso accade, dietro le quinte.
I fatti sono quelli raccontati dai responsabili della stessa cooperativa in conferenza stampa. Incontestabili. Leggere per capire.
Dopo il bando per la gestione del servizio di raccolta differenziata, il gioco passa in mano alla Leonia. Per la cooperativa Rom 1995 non c’è posto. Il bando prevederebbe la possibilità di subappaltare, ma si scopre a giochi fatti, che la Leonia (Società a maggioranza del Comune) aveva dichiarato di non volersi avvalere di questa possibilità. Scopelliti e la sua Amministrazione avevano rassicurato: state tranquilli, vi sarà la continuità del vostro prezioso servizio, sarà prevista una nuova convenzione con voi. Tutte bugie. La possibilità di affidamento alla cooperativa nel bando non ci sarà. Non la si è voluta inserire (l’Amministrazione avrebbe potuto disporre preventivamente in tal senso) né è stata prevista la gestione diretta del servizio da parte dello stesso Comune. Un motivo ci sarà.
Quello che è accaduto è un fatto gravissimo e vergognoso. Una vera ingiustizia che ci tocca direttamente, tocca direttamente tutta la città e non solo-
DOBBIAMO MOBILITARCI, FARE QUALCOSA
Chiediamo una soluzione immediata e convincente affinché il servizio di raccolta di rifiuti ingombranti e di gestione della ricicleria che sta per essere aperta sia affidato, come per il passato, alla cooperativa Rom 1995.
Se c’è la volontà questo è ancora possibile. Deve essere possibile.
O forse i ROM che gestiscono un bene confiscato danno un cattivo esempio. E’ un’onta, un fatto insopportabile da restituire alla “normalità”.
Dobbiamo decidere cosa fare e da che parte stare. Per questi motivi chiediamo a tutti di aderire al nostro appello.

Legambiente sta dalla parte dei ragazzi della Cooperativa ROM 1995. E voi?

SCHIERIAMOCI.
ANCHE NOI SCEGLIAMO ALMENO PER UNA VOLTA DI DIVENTARE INGOMBRANTI!

La pagina su Facebook

 
Di Fabrizio (del 12/03/2010 @ 09:49:52, in lavoro, visitato 1586 volte)

Sono iniziate questa mattina, negli insediamenti di via Candoni e via di Salone, le preselezioni tra i residenti di cinque campi nomadi autorizzati della capitale per svolgere dei tirocini formativi nel settore del decoro urbano. Attualmente sono 105 i posti a disposizione dei rom della capitale, 80 nelle cooperative che operano alle dipendenze del Servizio Giardini nel decoro urbano e 25 all'Ama nei servizi di recupero di materiali ed elettrodomestici abbandonati. Quattro mesi di apprendistato, retribuito 450 euro al mese grazie ad uno stanziamento di 500mila euro messo a disposizione dal Comune di Roma, potrebbero aprire ai nomadi selezionati le porte del mondo del lavoro. L'iniziativa fa parte del programma Retis, voluto dall'assessorato alle Politiche sociali del Comune di Roma per favorire l'integrazione sociale dei rom attraverso il lavoro. La prossima settimana le preselezioni proseguiranno: lunedì al Roman River, mercoledì al campo di via dei Gordiani e venerdì in quello di via Pontina. Dopo una prima selezione, che privilegerà i più giovani e coloro che hanno già svolto esperienze lavorative, i rom svolgeranno dei colloqui individuali per delineare assieme ad un tutor un profilo personale che evidenzi le proprie competenze. (omniroma.it)

(11 marzo 2010 ore 13:13)

 
Di Fabrizio (del 12/11/2009 @ 09:11:13, in lavoro, visitato 1473 volte)

La Repubblica Genova.it
Hanno tra i 23 e i 50 anni, e provengono da Molassana e Bolzaneto: "Vorremmo creare una cooperativa". Boom di iscrizioni al corso della Provincia: "Così cambiamo il nostro futuro"
di Domenica Canchano

Al corso professionale di sartoria aderiscono tredici donne di etnia rom e sinti. Hanno tra i 23 e i 50 anni, provengono dai campi nomadi di via Adamoli a Molassana, dove risiedono i rom di origine bosniaca, e di via Nostra Signora della Guardia a Bolzaneto, dove i nomadi sono sinti, italiani, di origine piemontese. Il corso è promosso dalla sezione genovese dall'Opera Nomadi in collaborazione con la Provincia. L'appuntamento è presso la sede del Cna. Le presentazioni sembrano un momento liberatorio: «Io mi chiamo Margherita», dice una. «Mezza storta, mezza dritta», aggiunge con tono scherzoso la nipote Silvia, di 26 anni. L'insegnante la riprende, scatenando l'ilarità dei presenti: «Eh no, quando si ha una forbice in mano bisogna andare sempre dritta». Silvia racconta: «Noi siamo italiani di origine piemontese che abitiamo in un campo. Anche per noi è difficile trovare lavoro. Questo progetto ci offre l'opportunità di specializzarci in un mestiere. Ho una bambina di sei anni e solo mio marito lavora. Mia zia fa i panini per la nostra comunità nel campo di Bolzanet». Zekija invece è una donna di 52 anni che proviene dalla Bosnia. E' in Italia da 18 anni, e a Genova sono nati i suoi figli. «La più piccola dei miei sei figli ha 17 anni e fra poco potrà chiedere la cittadinanza italiana. Anche se ho molti dubbi sui tempi di consegna. Due anni fa ho fatto domanda per ottenere la carta di soggiorno e ad oggi non ho avuto risposta».

Fino a poco tempo fa lavorava come bidella, oggi si ritrova ad imparare un nuovo mestiere per diventare economicamente indipendente. Quasi tutte stentano a trovare un impiego e sebbene abbiano altre, Genova è la loro casa: i loro figli e i loro nipoti sono i nuovi genovesi. Salmira, per esempio, ha 23 anni ed è arrivata dalla Bosnia quando era appena una neonata. «Per la precisione avevo poche settimane. Dico sempre che sono bosniaca, ma in realtà tutta la mia vita l'ho vissuta qui». Serena Camedda dell'Opera Nomadi spiega: «Chi frequenta il corso è perché intende proporsi al mondo del lavoro con una base di conoscenza reale della sartoria. La speranza è quello di riuscire ad aprire una cooperativa dove le donne possano svolgere questo lavoro. Sarebbe un ulteriore passaggio all'autonomia». Quello che è certo è che alla fine del corso, previsto per la prossima settimana, le "nuove" sarte otterranno un attestato di frequenza. «In questi cinque mesi ho imparato a fare la gonna - racconta con un filo di orgoglio Semsa, 42 anni - . Pulivo le scale dei palazzi, l'idea di fare la sarta non mi dispiace. Anzi non vedo l'ora che le italiane indossino le mie gonne. La gente onesta esiste, ed è anche fra di noi».

 
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