Strill.it di Anna Foti - Mercoledì 16 Giugno 2010 15:31
Volgerebbe al termine nel peggiore dei modi la vicenda della cooperativa Rom
1995, per la quale non è stata prevista la condizione di subappalto dello
smaltimento dei rifiuti ingombranti nell’ultimo bando del comune di Reggio
Calabria.
Solo rassicurazioni verbali e buoni propositi da parte delle istituzioni,
anche consacrate in atti ufficiali, ma nessun intervento concreto. Addirittura,
oggi arriva l’ufficialità dell’affidamento formale, oltre che sostanziale, del
servizio alla società Leonia che dunque non si occuperà più solo dello
smaltimento dei rifiuti solidi urbani. Ma riferiamo un po’ di storia per
comprendere cosa significherebbe la fine della cooperativa Rom 1995 e che cosa
la città di Reggio Calabria stia realmente perdendo. Non solo licenziamenti, che
già di per sé sarebbero gravi, ma molto, molto di più.
Confiscato a Paolo Aquilino nel 1997, il fabbricato a due piani con cortile,
ubicato nella zona di Condera a Reggio Calabria, è stato destinato all’omonimo
Comune nel 1999 ed assegnato nel 2000 alla Cooperativa sociale Rom 1995, nata
dalla motivazione di giovani volontari dell’Opera Nomadi e presieduta da
Domenico Modafferi. Ristrutturato con il contributo della Regione Calabria,
l’immobile, il primo destinato all’amministrazione comunale di Reggio Calabria,
ospita quella che è stata fino ad alcuni mesi la virtuosa attività di raccolta
differenziata di rifiuti a domicilio e su strada e di deposito diretto degli
stessi, avendo la stessa gestito anche il servizio di spazzamento manuale
stradale nel comune di Melito Porto Salvo e quello di pulizia di servizi
igienici pubblici. La Cooperativa Rom 1995 impiegava quasi trenta persone, tra
cui la maggior parte di etnia Rom, di età compresa tra i 25 e i 30 anni, che
adesso potrebbero rimanere senza lavoro. Costoro erano stati formati e avviati
al lavoro grazie ad un corso di formazione intitolato “Lacio Grave” che in
lingua romanes significa “buona città”, curato proprio dalla cooperativa tra il
1999 e il 2000.
Positiva la risposta della cittadinanza che contattava la cooperativa per
richiedere il loro intervento, associando a questo servizio prezioso, serio e
puntuale, il volto spesso discriminato delle persone di etnia rom. Ma accanto a
questo anche una realtà formativa ed educativa sul riciclo, sull’integrazione e
sul rispetto dell’ambiente aperta costantemente alle scuole e alle giovani
generazioni.
Un’esperienza tanto positiva, quanto amaro è l’epilogo annunciato da mesi e
che oggi, dopo una lunga agonia, giunge a quel traguardo che avrebbe dovuto
essere evitato. Integrazione sul territorio della comunità Rom nel segno del
lavoro e della qualificazione e rispetto dell’ambiente attraverso la raccolta
differenziata dei rifiuti e l’avvio al loro corretto smaltimento, un binomio
pregno di senso civico che aveva anche il valore aggiunto di essere ubicato nel
primo bene confiscato alle ndrine destinato e riutilizzato a Reggio Calabria. Un
emblema le legalità ed un esempio su scala nazionale dell’uso sociale dei beni
parte di un patrimonio illecitamente accumulato adesso al servizio di quella
stessa collettività prima defraudata.
Un progetto che, come tale, guardava anche al futuro con iniziative che hanno
condotto all’istituzione dell’isola ecologica nel 2007 e più recentemente
all’avvio dei lavori per la costruzione della ricicleria al piano superiore. Ma
tutto questo adesso potrebbe essere passato. Forse, anzì sicuramente, avrà
seminato qualcosa di buono, ma perché accontentarsi di un rimpianto quando
avremmo ancora potuto vedere la cooperativa Rom 1995, segno di grande speranza
di cambiamento, crescere e operare a Reggio Calabria?