Una "cadena" di solidarietà
Di Fabrizio (del 12/11/2009 @ 09:11:13, in lavoro, visitato 1474 volte)
La Repubblica Genova.it
Hanno tra i 23 e i 50 anni, e provengono da Molassana e Bolzaneto: "Vorremmo
creare una cooperativa". Boom di iscrizioni al corso della Provincia: "Così
cambiamo il nostro futuro"
di Domenica Canchano
Al corso professionale di sartoria aderiscono tredici donne di etnia rom e sinti.
Hanno tra i 23 e i 50 anni, provengono dai campi nomadi di via Adamoli a
Molassana, dove risiedono i rom di origine bosniaca, e di via Nostra Signora
della Guardia a Bolzaneto, dove i nomadi sono sinti, italiani, di origine
piemontese. Il corso è promosso dalla sezione genovese dall'Opera Nomadi in
collaborazione con la Provincia. L'appuntamento è presso la sede del Cna. Le
presentazioni sembrano un momento liberatorio: «Io mi chiamo Margherita», dice
una. «Mezza storta, mezza dritta», aggiunge con tono scherzoso la nipote Silvia,
di 26 anni. L'insegnante la riprende, scatenando l'ilarità dei presenti: «Eh no,
quando si ha una forbice in mano bisogna andare sempre dritta». Silvia racconta:
«Noi siamo italiani di origine piemontese che abitiamo in un campo. Anche per
noi è difficile trovare lavoro. Questo progetto ci offre l'opportunità di
specializzarci in un mestiere. Ho una bambina di sei anni e solo mio marito
lavora. Mia zia fa i panini per la nostra comunità nel campo di Bolzanet».
Zekija invece è una donna di 52 anni che proviene dalla Bosnia. E' in Italia da
18 anni, e a Genova sono nati i suoi figli. «La più piccola dei miei sei figli
ha 17 anni e fra poco potrà chiedere la cittadinanza italiana. Anche se ho molti
dubbi sui tempi di consegna. Due anni fa ho fatto domanda per ottenere la carta
di soggiorno e ad oggi non ho avuto risposta».
Fino a poco tempo fa lavorava come bidella, oggi si ritrova ad imparare un nuovo
mestiere per diventare economicamente indipendente. Quasi tutte stentano a
trovare un impiego e sebbene abbiano altre, Genova è la loro casa: i loro figli
e i loro nipoti sono i nuovi genovesi. Salmira, per esempio, ha 23 anni ed è
arrivata dalla Bosnia quando era appena una neonata. «Per la precisione avevo
poche settimane. Dico sempre che sono bosniaca, ma in realtà tutta la mia vita
l'ho vissuta qui». Serena Camedda dell'Opera Nomadi spiega: «Chi frequenta il
corso è perché intende proporsi al mondo del lavoro con una base di conoscenza
reale della sartoria. La speranza è quello di riuscire ad aprire una cooperativa
dove le donne possano svolgere questo lavoro. Sarebbe un ulteriore passaggio
all'autonomia». Quello che è certo è che alla fine del corso, previsto per la
prossima settimana, le "nuove" sarte otterranno un attestato di frequenza. «In
questi cinque mesi ho imparato a fare la gonna - racconta con un filo di
orgoglio Semsa, 42 anni - . Pulivo le scale dei palazzi, l'idea di fare la sarta
non mi dispiace. Anzi non vedo l'ora che le italiane indossino le mie gonne. La
gente onesta esiste, ed è anche fra di noi».
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