Di Fabrizio (del 29/03/2012 @ 09:42:21, in Europa, visitato 1924 volte)
Segnalazione e traduzione di Silvia Gobbo
25 marzo - 8 aprile
Apertura 25 marzo ore 18.00 L'Ambasciata Rom Norvegese con mostra "Dall'album di
famiglia della gente rom", è uno spazio culturale temporaneo messo in scena a
Tullinlřkka ad Oslo. L'ambasciata funzionerà come allestimento culturale aperto
nel periodo dal 25 marzo fino alla giornata internazionale dei rom dell'8
aprile. L'ambasciata rom norvegese punta i riflettori sul fatto che la gente rom
non ha un luogo d'incontro ufficiale ad Oslo e in Norvegia. Il progetto è stato
sviluppato dal gruppo di architetti del Progetto di Comunità Rendere Compatta la
Città in collaborazione con Cultura Romanì, Associazione Norvegese dei Rom,
Popolazione Rom Novegese, Sjuvlliano Kerr, rappresentante dell'unione
internazionale dei rom in Norvegia, Misure per i rom, Anne-Stine Johnsbrĺten,
Lowri Rees e radiOrakel. Il progetto è supportato da: Fondazione Parola Libera,
Consiglio per gli Affari Culturali Norvegese e Museo di Storia della Cultura.
Domenica 25.03 h.18.00
Apertura dell'Ambasciata dei Rom Norvegese con la mostra "Dall'album di famiglia
della gente rom". (Anne-Stine Johnsbrĺten). Semplice rinfresco tradizionale,
interventi, appelli e intrattenimento culturale.
Lunedì 25.03 h.13.00
Prima trasmissione della radioRomano (trasmissioni quotidiane tutti i giorni
feriali) - prodotto da radiOrakel (FM: 99,3)
Mercoledì 28.03 h.20.00
Serata cinematografica: "Korkoro" di Tony Gatlif, con introduzione di Raya
Bielenberg.
Venerdì 30.03 h.17.00
Incontro aperto da Sjuvlliano Kerr - Donne rom unite
Sabato 31.03 h.14.00
Storia dei rom norvegesi - Seminario aperto. Proiezione del video di Natalia
Lund, intervento di Chalak Kaveh. Conduce: Maria Rosvoll (HL-senteret)
Domenica 01.04 h.16.00
Uno spazio per i rom - seminario aperto. Interventi di: Jan Jansen (Cultura
Romanì), Andreas Müller (Associazione Rom Norvegesi), Lars Demetri (Centro di
Cultura Rom Stoccolma), Erland Kaldaras (Centro di Cultura Rom Malmř). Conduce:
Harald Nissen (Consigliere Comunale).
Lunedì 02.04 h.19.00
Romanes - simposio della lingua. Linda Gabrielsen e Hanne Ramsdal ( Dizionario
fraseologico Norvegese - Romanes), Stefan Palison (dizionario Svedese - Romanes),
Jamanda Zedra Jansen.
Corso di scrittura in romanes 4-5-6-7 aprile 14.00-15.30.
Martedì 03.04 h.18.00
Foto di Rom - serata di presentazione
Progetti fotografici: Harald Medbře e Anne-Stine Johnsbrĺten
Proiezione dei film: "Samson pĺ reise" (Sansone in viaggio) di Lowri Rees, "Arven"
(L'eredità) di Svein Ove Hansli.
Giovedì 05.04 h.18.00
Serata grigliata rom. Grigliata di maiale intero e agnello, assaggi di diversi
cibi tradizionali rom.
Domenica 08.04 h. 14.00
Celebrazione della giornata internazionale dei rom PARTE PRIMA
Festeggiamenti con discorsi, rinfreschi e dolci al Museo di Storia.
h.15.00
Celebrazione della giornata internazionale dei rom PARTE SECONDA
Musica, canzoni e ballo nell'Ambasciata Rom Norvegese a Tullinlřkka.
h.16.30
Celebrazione della giornata internazionale dei rom PARTE TERZA + Pasqua rom.
Festa al Nordi Black Theatre con servizio e musica dal vivo.
Indirizzo: Hollendergata 8 (Grřnland, di fronte alla caserma della polizia).
Di Fabrizio (del 12/04/2012 @ 09:21:21, in Europa, visitato 1549 volte)
TicinonlineDenunce penali contro Weltowoche per presunto razzismo anti-rom Il settimanale uscito giovedì, titola: "Arrivano i rom: razzie in Svizzera"
BERNA - La fotografia sulla copertina dell'ultima edizione della Weltwoche di un
bimbo di etnia rom che punta una pistola in direzione del lettore sta suscitando
aspre reazioni. A livello penale sono state inoltrate denunce in Svizzera,
Austria e, stando a informazioni diffuse su Twitter, anche Germania.
Sotto la fotografia, il settimanale uscito giovedì, titola: "Arrivano i rom:
razzie in Svizzera". Giovedì pomeriggio una donna domiciliata nel cantone di
Basilea Campagna ha inoltrato denuncia perché a suo avviso immagine e titolo
ledono la norma antirazzista (articolo 261 del Codice penale), ha spiegato oggi
all'ats.
Dal canto suo il giornalista austriaco Klaus Kamolz ha sporto querela per
istigazione al razzismo nel suo paese, dove la Weltwoche è pure distribuita. La
denuncia va intesa come un "atto simbolico", ha detto all'ats facendo
riferimento all'informazione pubblicata oggi da Bund e Tages-Anzeiger. Il
settimanale diffonde "l'idea che l'intero popolo rom sia costituito di
criminali".
Kamholz auspica che le autorità del suo paese prendano finalmente l'iniziativa
dato che l'istigazione al razzismo ("Verhetzung" nel codice penale austriaco)
per Vienna è un reato perseguito d'ufficio, ha detto. Il giornalista spera però
che anche le autorità penali elvetiche si decidano a perseguire il settimanale.
Stando ad un'informazione pubblicata oggi sulla rete sociale Twitter una
denuncia in relazione all'ultima edizione della Weltwoche sarebbe stata
inoltrata anche in Germania.
L'immagine incriminata è stata realizzata dal fotografo italiano Livio Mancini,
che sul suo sito internet spiega di averla scattata nel 2008 ai margini di una
discarica non lontano dalla città di Gjakova, in Kosovo. Sul sito vivono varie
famiglie rom e i bambini giocano tra i rifiuti.
L'illustrazione ha scioccato anche i giovani del Partito ecologista, che in una
lettera aperta hanno manifestato la loro indignazione a Roger Köppel, redattore
capo della Weltwochwe.
La fotografia indispone anche l'esperto di media Peter Studer, che sulle onde
dell'emittente zurighese Radio 1 ne ha denunciato il carattere razzista. Studer
precisa però che la pubblicazione è "molto ben documentata".
Philipp Gut, vice del caporedattore e coautore dell'articolo, fatica a capire il
malumore sollevato dalla foto, ha indicato per iscritto all'ats. L'immagine
simbolizza il fatto che "bande rom abusano dei loro bambini per scopi
criminali".
Non è la prima volta che la Weltwoche è oggetto di denuncia. Nel 2009 la
Gioventù socialista svizzera (GISO) aveva sporto una querela contro Köppel per
violazione della norma antirazzismo. La GISO aveva giudicato illegali le
affermazioni che il caporedattore aveva fatto attorno a islam e iniziativa
"Contro l'edificazione di minareti". Il ministero pubblico zurighese ha
archiviato il dossier poche settimane fa.
Antropologo, poeta e scrittore, già intermediario in Kossovo per le Nazioni
Unite, Paul Polansky è noto per il suo impegno nella difesa dei diritti umani
del popolo Rom.
A vent'anni circa scappa dagli Stati Uniti, dove è nato, per evitare il
reclutamento nella guerra del Vietnam. Approda così in Europa, dove avrà i primi
contatti con la cultura Rom.
Ha vissuto per anni nei campi, raccogliendo storie, narrazioni orali, disegni
e musiche della cultura Rom. ŤQuesto popolo è custode di tradizioni antiche 5
mila anni, che sono alla base della nostra cultura. Eppure noi riusciamo a
chiamare i Rom "ignoranti" e "incivili". Loro, a cui invece dovremmo essere
estremamente gratiť.
MilanoInMovimento, con la collaborazione di Mahalla, vi regala un viaggio nella
cultura Rom attraverso lo sguardo di Paul Polansky. Senza risparmiare critiche
alla comunità internazionale nella gestione del cosiddetto "gipsy problem".
"I heard Italians Used to be called Parasites, thieves,
Mafia, uneducated With no culture When they escaped From Italy to NY
A hundred years ago.
Why can't Italians see
The Balkan Roma today
Are off the same boat?" P.P.
Analisi: l'estrema destra ceca odia gli immigrati - tranne quando può
usarli contro i Rom - Praga, 21.4.2012 21:16, (ROMEA)
L'organizzatore della manifestazione [...] a Břeclav, Erik Lamprecht (...),
qui con Jiří Dudák e altri neonazisti moravi. Il saluto nazista è prassi comune. Photo: Antifa.cz
- Frantiek Kostlán, translated by Gwendolyn Albert
Non ci sono dubbi che il Partito della Giustizia Sociale dei Lavoratori (Dělnická strana
sociální spravedlnosti - DSSS) e relativi affiliati, la Gioventù Lavoratrice (Dělnická
mláde - DM), siano nella Repubblica Ceca una forza politica contro
immigrati, migranti e rifugiati. Anche se il partito ha condotto per anni una
campagna d'odio contro i migranti, ora ha deciso di fare un uso propagandistico
di una famiglia ucraina a Břeclav, sfruttando le loro recenti disgrazie per
fomentare l'odio contro i Rom nel loro complesso. Domani DM ha intenzione di
manifestare a Břeclav, assieme al DSSS.
Negli ultimi anni, DM e DSSS hanno fatto innumerevoli dichiarazioni d'odio su
immigrati e richiedenti asilo. Diamo uno sguardo a qualcuno degli esempi più
estremi.
"La nostra bellissima terra ceca è stata sommersa da un'onda distruttiva di
immigrazione che sta distruggendo quanto qui c'è di bello. Non intendiamo
tollerare questo schifo," ha detto Vandas in uno dei suoi comizi. La
registrazione della dichiarazione è stata ripresa da TV Nova nel suo notiziario
del 18 aprile.
Settimana scorsa Vandas ha telefonato a Oxana ivačovská, , madre del
quindicenne Piter (la forma ucraina del ceco Petr), assalito e ferito a Břeclav
domenica scorsa. Vandas le ha assicurato che il DSSS avrebbe dato appoggio alla
sua famiglia.
ivačovská - che non ha idea di cosa sia il DSSS - e suo figlio sono Ucraini.
Lei lavora come interprete e traduttrice, in tribunale e altrove.
Il programma politico del DSSS non è favorevole ai migranti, ed afferma: "Non
vogliamo un paese pieno di immigrati, migranti dagli stati dell'ex Unione
Sovietica, dai Balcani, dall'Asia, dall'Estremo Oriente, ecc. L'asilo
politico o i permessi di soggiorno dovrebbero essere garantiti solo a quanti
incontrano criteri di qualità morali e conoscenze professionali, persone che si
presume possano adattarsi agli usi e tradizioni nazionali dei cittadini della
Repubblica Ceca, persone per cui ci sia garanzia che si assimileranno totalmente
nella società maggioritaria."
Robin Siener, del partito neonazista tedesco NPD, con cui Vandas coopera
strettamente,riguardo ai migranti l'anno scorso a Brno durante la manifestazione
del DSSS del 1 maggio, ha detto: "Guardiamo alle grandi città europee, dove le
donne sono violentate nel centro delle piazze... dove questa spazzatura umana
può commettere crimini senza che la popolazione locale intervenga... Quando
finalmente la nazione riceverà i suoi diritti?... Mandiamo il nostro sangue in
Libano, Iraq o Afghanistan, ed in cambio riceviamo spazzatura umana a cui
nessuno è interessato... Chiedo ad ognuno di voi, sino a quando durerà tutto ciò
prima che prenderemo torce e bastoni ed inseguiremo chi ci opprime, per
rispedire la loro spazzatura umana fuori dalla fortezza europea, da dove
vengono? Sarebbe meglio se li rimandassimo subito in Israele o negli USA con un
biglietto di sola andata... Ci sono solo due cose che ci separano, il confine e
la lingua, nient'altro..."
Vandas ed i suoi compagni di viaggio vennero condannati a novembre 20101 dal
tribunale cittadino di Brno, per i loro discorsi razzisti e xenofobi contro i
migranti. Quando Vandas era presidente del recentemente disciolto Partito dei
Lavoratori (Dělnická strana - DS),
durante il corteo del 1 maggio a Brno parlò di "onda distruttiva di immigrati,
uno tsunami che sta inondando la nostra bella terra ceca e distruggendo tutto
ciò che abbiamo di caro." Venne condannato, sentenza poi sospesa, per aver
diffamato una nazione, incitando all'odio e sostenendo il neonazismo.
Nella stessa manifestazione, il vice presidente DS Jiří těpánek disse: "In
molte professioni gli stranieri hanno rovinato gli stipendi, dato che oggi un
Ceco viene assunto col medesimo salario di uno appena arrivato dalle trincee...
Chi sta lavorando oggi nelle grosse fabbriche? I Cechi? No, soltanto stranieri
che continuano ad aumentare la somma dei crimini commessi. Non dimentichiamo le
malattie che queste orde dalle steppe portano con loro... Possiamo vederlo con
l'esempio dei Vietnamiti come sarà il paese quando comanderanno loro. Quella
comunità, cercando di evitare di pagare le tasse, si è data allo spaccio di
droga. Stanno iniziando a coltivare marijuana su larga scala ed a venderla qui,
ma non ai loro figli, che vengono mandati all'università, ma ai bambini cechi.
Stanno creando qui una sorta di ghetto vietnamita e non sono lontani i tempi in
cui i Vietnamiti cacceranno dal lavoro la nostra gente... la nostra gente è da
sola... Hanno la sfortuna di essere bianchi qui."
DM sta organizzando una manifestazione a Břeclav "contro la violenza". Questo
violento gruppo militante di giovani del DSSS è attualmente presieduto da Erik Lamprecht,
che ha già un notevole curriculum come ex presidente dell'organizzazione Zbelo
(Ultra Bianchi). Come riportato dal sito Anti-Fascist Action, Lamprecht iniziò
la sua carriera come hooligan di calcio, ed ora è attivista della neonazista
Resistenza Nazionale (Národní odpor - NO) a Brno. Inoltre ha recentemente
organizzato la manifestazione neonazista di Jihlava.
Il sito Antifa.cz riferisce per la prima volta di Lamprecht a maggio 2010, come
compagno di viaggio di un altro significativo neonazista moravo, Jiří Dudák. Nel
profilo di Dudák pubblicato sul sito, ci sono fotografie di lui assieme a
Lamprecht, ed anche foto di Dudák col veterano della divisione SS Liebstandarte Adolf Hitler, Herbert Schweiger. Lamprecht
è in contatto attivo con la scena neonazista tedesca, soprattutto con la
struttura del NPD in Sassonia. (Dettagli e foto in
questo articolo, solo in ceco).
Vandas ha presieduto tanto il DSSS che il suo predecessore, il DS, che nel 2007
fondò uno "Squadrone Protezione". Questo squadrone, oltre a convocare
ufficialmente gli eventi di partito, monitorava i "problemi con gli immigrati".
"Di sicuro non intendono provocare paura per le strade, sono solo dei giovani
che vogliono contribuire a risolvere la triste situazione in alcune delle aree
di crisi, come pure l'afflusso degli immigrati", disse allora Vandas ai media.
"Squadrone Protezione" è la traduzione dal tedesco Schutzstaffel, o SS, il nome
dato dai tedeschi alle loro forze armate più sadiche.
La Corte Amministrativa Suprema sciolse il Partito dei Lavoratori nel febbraio
2010. Il tribunale trovò che l'ideologia, il programma ed i simboli del partito
includevano elementi sciovinisti e xenofobi, ed anche tracce di razzismo. La
sentenza diceva che il partito incitava all'odio e lottava per una
trasformazione radicale dell'ordine democratico. Secondo il verdetto, il partito
intendeva creare artificialmente la sensazione che stranieri e immigrati
rappresentassero una minaccia per gli altri. La decisione del tribunale
assegnava al partito il suo vero nome: "Il nazionalsocialismo del Partito dei
Lavoratori sta portando avanti l'eredità del nazionalsocialismo di Hitler, vale
a dire, il neonazismo."
Miroslav Mare, un esperto di estremismo che in precedenza aveva lavorato in
questo settore come perito in tribunale, scrive quanto segue nel suo studio
"Movimenti neonazisti Cechi" (2011): "La retorica anti-stranieri e
anti-immigrati viene di fatto mantenuta dal partito successore del DS, il
Partito della Giustizia Sociale dei Lavoratori (DSSS). I rappresentanti del DSSS
non hanno mai preso le distanze dalle dichiarazioni precedenti - anzi, hanno
fatto l'opposto. Nel 2010, per esempio, il DSSS si è profilato come un partito
di resistenza alla comunità vietnamita nel quartiere praghese di Libue,
arrivando ad installare una milizia in loco. Tale cruda retorica anti-immigrati
era in grado di mobilitare membri e simpatizzanti del partito a commettere
eccessi."
Si può essere d'accordo con questa sintesi. Naturalmente, vale sin quando gli
immigrati e i migranti non possano essere usati per incitare ad una campagna
d'odio contro i Rom. Vandas ed i suoi camerati non saranno mai soddisfatti per
la pura condanna di un crimine specifico. Sfrutteranno ogni situazione simile,
per sposare la colpevolizzazione collettiva dei Rom, e per spargere
disinformazione, generalizzazioni e menzogne.
Břeclav, 25.4.2012 18:30, (ROMEA)
- Il discorso di
Tomá Skyba alla manifestazione a Břeclav, 22 aprile 2012 -
ryz, translated by Gwendolyn Albert
Nella riunione di domenica scorsa a Břeclav, ufficialmente come manifestazione
"contro la violenza" ed in solidarietà ad un quindicenne brutalmente aggredito
da tre uomini, uno degli oratori era Tomá Skyba, violento razzista già
condannato in passato e vicepresidente della Gioventù Lavoratrice (Dělnická
mláde - DM). Alla riunione hanno preso parte circa 2.000 persone. Gli autori
dell'aggressione sono stati identificati dalla stampa come Rom, ma non ci sono
stati ancora arresti.
La maggior parte dei manifestanti ha finito per tenere una discussione piuttosto
burrascosa col sindaco Oldřich Ryavý (Socialdemocratici - ČSSD) sui gradini
d'ingresso del municipio. Una pafrte più piccola della folla ha ascoltato i
discorsi degli estremisti di destra del DM e del Partito della Giustizia Sociale
dei Lavoratori (Dělnická strana
sociální spravedlnosti - DSSS), che hanno parlato da un podio organizzato dagli
amici del quindicenne. Si può vedere
QUI (solo in ceco) mezzora di registrazione della manifestazione, che si è
trasformata presto in una protesta anti-Rom.
Skyba ha fatto un discorso ai manifestanti di DM. Un anno fa, il tribunale
regionale di Zlín lo condannò a cinque anni di libertà vigilante, dopo che aveva
preso a calci in testa e senza ragione una persona di 62 anni, fuggendo poi e
lasciando la vittima svenuta in una pozza di sangue. All'inizio del processo, Skyba
me3ntì in tribunale dicendo di non aver commesso il crimine, confessando solo
dopo un'ora di interrogatorio.
L'aggressione ebbe diversi testimoni. "Stavamo scegliendo da mangiare, quando
vidi qualcuno spingere l'uomo a terra e poi prenderlo a calci in testa, gli
saltò addosso diverse volte e lo picchio con un ombrello," disse un testimone.
Anche se Skyba avrebbe potuto finire in prigione per 12 anni, gli venne
garantita la libertà vigilata. Al momento del verdetto, il giudice disse che la
sospensione condizionale della pena era un ultimo avvertimento: "Se andrà ancora
in contrasto con la legge, la corte non concederà più compromessi." Skyda aveva
già avuto diversi problemi legali in precedenza. A 17 anni gli venne data la
sospensione condizionale della pena, dopo aver aggredito uno studente dello Sri
Lanka. Era già stato arrestato diverse volte - una volta durante una
manifestazione del Partito Operaio, una volta per guido in stato di ubriachezza
ed un'altra quando la polizia lo trovò ubriaco mentre spaccava i finestrini
delle macchine parcheggiate. Allora il tribunale gli impose di sottoporsi a cure
contro l'alcolismo.
Gli amici del ragazzo aggredito probabilmente hanno condiviso il podio con
Skyba per pura ingenuità. In una discussione in Facebook sulla piccola Natálie,
la bimba rom quasi bruciata a morte con tutta la famiglia in un assalto
incendiario a Vitkov nel 2009 (vedi
QUI ndr), Skyba scriveva: "Le regalerei una lattina di Zyklon B per
Natale."
Non ci sono dubbi che il DSSS e la sua propaggine, il DM, sina una forza
politica volta contro immigrati, migranti e rifugiati. Anche se il partito ha
condotto per anni una campagna d'odio contro i migranti, la famiglia ucraina di Břeclav
il cui figlio è stato ferito, serve ora i suoi interessi, per sfruttare le loro
disgrazie nel fomentare sentimenti anti rom.
Paradossalmente gli estremisti del DM ed i neonazisti hanno chiaramente
espresso la loro opinione sugli stranieri durante la manifestazione di Břeclav.
Nel corteo tornando dalla piazza alla stazione, sono risuonati più volte gli
slogan "La Boemia ai Cechi" e "Nient'altro che la nazione".
Andrea Mochi Sismondi Confini diamanti Viaggio ai margini d'Europa, ospiti dei rom
pp. 254
€ 20,00
isbn 978-88-97522-21-8
il libro
Sutka, in Macedonia, è l'unica Municipalità al mondo in cui i rom sono in
maggioranza. Hanno un loro Sindaco e un loro canale televisivo. Una coppia di
italiani si imbatte nella comunità, si trovano a camminare per i suoi vicoli
dissestati con il fiato sospeso, si sentono ridicoli e fuori luogo spingendo a
fatica il loro passeggino Chicco con gli occhi sgranati. Eppure decidono di
tornare. Per viverci. Insieme al loro bimbo ribaltano il rapporto: come migranti
al contrario si fanno stranieri tra chi ovunque è straniero. Questa inversione
permette loro di partecipare alle lunghe discussioni tra i membri della
comunità, seguirne i rituali, confrontare i paradigmi, cercare di capire, fino a
essere sostanzialmente adottati da una famiglia rom. L'autore racconta in prima
persona l'evolversi di questo percorso, il progressivo svelarsi davanti ai suoi
occhi di quella human network che da Sutka si dirama in tutta Europa lungo le
strade dei familiari partiti. Incontro dopo incontro, i preconcetti portati
inconsapevolmente dall'Italia - buonisti o razzisti che siano - sbattono contro
la realtà, dimostrandosi insufficienti a comprendere la complessità di ciò che
si mostra. Ciò che traspare è un'opzione aperta: la possibilità di concepire
l'esistenza individuale, la pratica politica e la stessa Storia in un altro
modo. Un modo diverso, che non nasconde le sue contraddizioni e le sue miserie,
ma evoca potenzialità spesso inespresse o in molti modi tarpate.
l'autore
Andrea Mochi Sismondi (1977) lavora come attore e drammaturgo. Parallelamente
collabora allo sviluppo di forme innovative di comunicazione pubblica con il
Forum della Pubblica Amministrazione di Roma. Ha trattato il tema dei rom e
dell'identità europea negli spettacoli - scritti con Fiorenza Menni - Comune
Spazio Problematico e Hello Austria. Europa 2011.
Deutsche WelleLa deportazione in Kosovo significa una vita di
miseria
La deportazione in Kosovo dalla Germania spesso minaccia la salute fisica
e mentale dei giovani, recita un nuovo rapporto UNICEF. Ardian Canaj è stato
rimpatriato contro la sua volontà e, dice, ora vive in miseria.
17/04/2012 - Peja nel Kosovo occidentale è una miserabile baraccopoli che
affoga nell'immondizia, cumuli di spazzatura vengono bruciati senza cura per
le strade. Qui è dove
Ardian Canaj dovrebbe sentirsi a casa. Il ventenne è nato e cresciuto in
Germania, ma sette mesi fa è stato deportato nel paese natale dei suoi genitori.
"Sono andato a scuola in Germania, ma ora è finita. Devo lavorare per pagare
l'affitto," spiega Canaj. Guadagna appena 100 euro al mese - un affitto ne costa
120. "Qui mi sento terribilmente. Non ho una famiglia, nessuno vicino. Non vedo
un futuro per me," dice.
Un adolescente su quattro vorrebbe uccidersi
Nel 2009 la Germania ha ottenuto il permesso di deportare i Kosovari. Il
Kosovo era considerato sicuro a sufficienza per il ritorno. Così, nel 2010, il
ministro tedesco degli interni
Thomas de Maizière firmò un accordo di rimpatrio con la repubblica del Kosovo,
che prevedeva il ritorno di circa 12.000 membri di gruppi di minoranza nei
Balcani - tra cui 6.000 bambini e ragazzi. L'UNICEF, l'organizzazione dell'ONU
per la protezione dell'infanzia, afferma che la deportazione dei giovani va
fermata se si minaccia la loro salute fisica e mentale.
E' quasi sempre questo il caso, secondo il rapporto UNICEF "Male silenzioso",
uscito a Berlino a marzo di quest'anno. "Molti adolescenti soffrono di
depressione," dice Verena Knaus, sociologa dell'UNICEF. "Ci sono bambini che
sono in stati d'ansia e che addirittura contemplano il suicidio. Un adolescente
su quattro vorrebbe uccidersi."
I problemi sono visibili
Shkëlzen Rama si chiede cosa può offrire il Kosovo a quanti sono stati
rimpatriati
Shkëlzen Rama, 52 anni, proviene dalla zona dove ora vive Canaj ed è stato
spesso testimone delle sofferenze dei bambini deportati. "Difficilmente possono
integrarsi nella società. Se sei nato e cresciuto in Germania, semplicemente non
parli albanese." E poi ci sono le differenze degli standard di vita, dice. "I
nostri figli non chiedono che una fetta di pane e peperoni dolci, ma cosa
possiamo offrire ai giovani cresciuti in occidente, abituati a pizza e gelato?"
Povertà e discriminazione
Il Kosovo è il paese più povero d'Europa, con un tasso di disoccupazione del
40%. Ma non è soltanto la povertà a rendere difficile la vita di Canaj - la sua
situazione è resa più grave dal fatto di essere un Egizio kosovaro. Serbi ed
Albanesi li chiamano zingari - un termine adoperato anche per le comunità Rom e
Askali. Gli Egizi kosovari ritengono di essere originari dell'Egitto, mentre gli
Askali dicono di essere venuti dalla Persia. Poco dopo la guerra tra Serbia e
Kosovo, i membri di tutti e tre i gruppi furono espulsi dagli Albanesi, che li
accusavano di aver collaborato con i Serbi. Oggi, Rom, Askali ed Egizi kosovari
sono ancora oggetto di discriminazioni nella loro vita quotidiana.
La deportazione distrugge le famiglie
Faruk Kelmendi ora vive senza la sua famiglia
Si aggiunga che molti di quanti sono stati deporatti, come il ventottenne Faruk Kelmendi,
trovano difficile affrontare la separazione dalle loro famiglie. Arrivò nin
Germania che aveva otto anni, assieme ai suoi genitori.
"Da quando sono dovuto tornare in Kosovo, semplicemente non ho potuto fare
niente. Non avevo lavoro o un tetto e ho dovuto dormire ogni volta nei posti più
strani," dice. "All'inizio, mia moglie mi ha aiutato finanziariamente, ma alla
fine ci siamo lasciati. Lei è ancora in Germania con nostra figlia e io sono qui
- la distanza era semplicemente troppa per mantenere il nostro rapporto." Ora
Kelmendi è completamente solo.
Povertà e solitudine - questi sentimenti dominano le vite di molti che sono
stati deportati dalla Germania. Anche Canaj le conosce bene. "Darei qualsiasi
cosa per poter tornare in Germania," dice. "Là ho lasciato dietro tutta la mia
vita."
Author: Ajete Beqiraj / nh Editor: Andreas Illmer / mll
The Jewish ChronicleGruppo giovanile neonazista finanziato dal
Consiglio d'Europa - By Marcus Dysch
02/05/2012 - Un gruppo neonazista lituano è stato adottato in un consiglio che
riceve fondi dall'Unione Europea.
L'Unione della Gioventù Nazionalista Lituana (ULNY) è stata eletta all'unanimità
nel Consiglio delle Organizzazioni Giovanili Lituane (LCYO), durante la
conferenza nazionale dello scorso fine settimana.
L'ULNY è una dei principali organizzatori della marcia neonazista che si tiene
annualmente a Vilnius durante il Giorno dell'Indipendenza. Sono state lanciate
petizioni internazionali perché l'evento di quest'anno, che ha avuto luogo l'11
marzo, fosse cancellata.
Il gruppo ombrello LCYO è la più grande OnG giovanile in Lituania, ed è
sostenuta finanziariamente tanto dal governo che dalla UE. E' composta da 64
gruppi ed oltre 200.000 aderenti.
Tutto ciò significa che la fascista ULNY è su un piano di parità con gruppi
studenteschi ed organizzazioni sociali.
La presidente della LCYO, Loreta Senkutė, ha detto ai media che l'ULNY ha
spiegato il suo lavoro prima che il voto avesse luogo, ricevendo "grande
supporto".
La votazione per l'adesione dell'ULNY ha visto 19 voti a favore, nessuno
contrario e sette astensioni.
Toma Nikolaev è un rispettato attivista dei diritti rom, ed ex candidato al
Parlamento. Perseguitato in Bulgaria a causa delle sue critiche all'apartheid
che esclude la maggior parte dei 700.000 Rom di Bulgaria, è stato direttore
del giornale bilingue
DeFacto sino alla chiusura.
Temendo per la propria vita, dopo che una bomba era stata posta vicino a casa
sua, Nikolaev chiese asilo in Gran Bretagna. Ne seguì un lungo processo, mai
terminato, durante qwuel periodo Nikolaev continuò ad aiutare i Rom. Si unì alla
campagna per salvare la comunità di Dale Farm, interrotta dall'assalto della
polizia antisommossa il 19 ottobre 2011.
L'8 aprile 2012, giorno della nazione rom, Toma Nikolaev ha partecipato ad un
sit-in di fronte all'ambasciata bulgara a Londra. Poco dopo venne arrestato su
mandato europeo e passò tre giorni in custodia prima di essere rilasciato su
cauzione. E' stato convocato al tribunale dei magistrati di Westminster alle
9.30 del 22 maggio.
E' la prima volta che un importante attivista politico rom viene portato
davanti a questo tribunale, di solito riservato alle estradizioni e ai casi di
terrorismo.
Nikolaev potrebbe essere estradato in Bulgaria, dove lo attende una condanna
al carcere, imposta per le sue critiche al governo.
I Rom in Bulgaria costituiscono l'8% della popolazione, vivono soprattutto in
quartieri isolati e soffrono il 70% di disoccupazione. In questa condizione di
esclusione sociale, gli attivisti rom sono oggetto di persecuzione giudiziaria e
poliziesca, e anche di violenza da parte dei movimenti nazionalisti e razzisti,
in particolare del partito Ataka. Questo il motivo per cui non è sicuro per
Nikolaev, sua moglie ed i suoi figli di tornare in Bulgaria. Ci appelliamo
quindi al tribunale dei magistrati di Westminster per impedire il procedimento
di espulsione richiesto dallo stato bulgaro, e permettere a Toma Nikolaev di
rimanere in Gran Bretagna, dove gli sia concesso di richiedere asilo politico.
Il nostro appello è rivolto alla regina Elisabetta II, al Governo e al
Parlamento del Regno Unito. Chiediamo loro di intervenire nel caso di Toma
Nikolaev, offrendo così all'Unione Europea e al mondo un esempio di civiltà e
rispetto per i diritti umani. Facciamo anche pressione all'Alto Commissario per
i Rifugiati delle Nazioni Unite, Antonio Guterres; all'Alto Commissario ONU per
i Diritti Umani, Navi Pillay; il Commissario Europeo per i Diritti Umani, Nils Muiznieks;
il Presidente del Parlamento Europeo, Martin Schulz, e a tutta la società civile
perché non rimangano indifferenti ad un caso paradigmatico delle attuali
condizioni dei Rom e di quanti difendono i loro diritti.
Speriamo in un verdetto giusto ed umanitario nel caso di Toma Nikolaev, ed
estendiamo a quanti risponderanno a questo appello i nostri migliori
ringraziamenti.
Chiediamo che Toma Nikolaev ottenga il diritto di rimanere in Gran Bretagna e
non venga estradato in Bulgaria, dove la sua vita e la sua libertà son in
pericolo.
We appeal to:
- the Westminster Magistrates' Court
- Queen Elizabeth II
- the Government and Parliament of the United Kingdom
- the United Nations High Commissioner for Refugees, Antonio Guterres
- the UN High Commissioner for Human Rights, Ms. Navi Pillay
- the European Commissioner for Human Rights, Nils Muiznieks
- the President of the European Parliament, Martin Schulz
alle bleiben!
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BLZ 260 500 01 Verwendungszweck: alle bleiben
Nell'aspettativa di un'espulsione, la quarantina di rom installati nei pressi di
Créteil L'Echat, vicino all'A86, sperano in un ulteriore prolungamento di
scadenza, sostenuti dall'avvocato Jérome Karsenti, che difende anche i
rom di Sucy-en-Brie. La loro storia è da una parte singolare e dall'altra
similare a quelle degli altri rom installati di qua e di là nel dipartimento.
Testimonianza: 2La mia famiglia è arrivata in più momenti. Mio padre è partito dal nostro
villaggio che si trova a pochi chilometri da Timisoara, da ormai 20 anni. Io e i
miei fratelli, l'abbiamo raggiunto dopo. Poi abbiamo avuto figli. Mio padre ha
provato a ottenere documenti. E' andato al tribunale, ma la sua richiesta non ha
ottenuto nessuna risposta positiva," racconta Christi, padre di due bambini.
Christi, a destra della foto, con suo padre, a sinistra
La scuola gratuita
La scuola gratuita francese è una delle loro motivazioni per restare qui. Delle
43 persone che hanno stabilito il proprio domicilio su questo terreno dismesso,
i sei bambini (tra i 4 e i 9 anni) vanno a scuola. Cinque fratelli provengono
dalla stessa famiglia. "In Romania, lo studio è a pagamento. Siamo qui per dare
la possibilità ai nostri bambini di andare a scuola. Certo, i bambini
percepiscono la differenza con i loro compagni che vivono in appartamenti, ma
sanno anche di non avere la scelta. Mio fratellino che studia al liceo Victor
Hugo è il primo della classe, anche se sono soltanto due anni che si trova in
Francia. Vuole diventare avvocato. Non so se potrà farcela. Ma lo spero."
A Maria e Cassandra, che hanno 10 e 11 anni e che hanno lasciato il loro paese
soltanto due anni fa, la Romania manca, benché dicono di amare anche la Francia.
Mona, 38 anni, sembra persa. E' arrivata in Francia due settimane fa, conosce
soltanto due-tre parole di francese, e non ha lavoro. Marish, 60 anni, è stufa.
"E' la vita che mi ha invecchiata prematuramente. Ho lasciato la Romania dieci
anni fa, a causa della crisi. Guardate dove viviamo... Trovate queste condizioni
decenti? Ho passato la mia vita a elemosinare, e sono passata per una decina di
campi... mi sento stanca di questa vita errabonda!"
E' più di un anno che la famiglia si è sistemata qui. Prima, stavano vicino
all'incrocio di Créteil, nella zona industriale. A ottobre hanno ricevuto un
avviso di espulsione, ma è stato aggiornato. Non hanno ricevuto nessun avviso
fino a questo martedì 15 maggio. "In tribunale, c'è un uomo che dice di averci
visti saltare il muro per andare nel deposito che si trova accanto. Mi ha fatto
ridere. Non siamo mica dei Ninja! Si, c'è gente che chiede l'elemosina, ma
facciamo quel che possiamo. Visto che siamo senza documenti, bisogna lavorare al
nero. La maggior parte degli uomini lavorano con i rottami. Alcuni sono
musicisti di strada. A volte le donne fanno le pulizie a casa della gente, a
volte chiedono l'elemosina. Due settimane fa, quattro di loro sono ritornate in
Romania, mendicavano spesso con i loro bambini. Questo non ci piace, ma è così,"
aggiunge Christi.
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