Rom e Sinti da tutto il mondo

Ma che ci fa quell'orologio?
L'ora si puo' vedere dovunque, persino sul desktop.
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La redazione
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\\ Mahalla : VAI : Europa (inverti l'ordine)
Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 22/08/2011 @ 09:57:46, in Europa, visitato 2624 volte)

C'è un articolo di venerdì scorso de Il Piccolo che rapidamente ha fatto il giro del web italiano. Qualcuno mi ha segnalato anche questo, e poi Adriano Sofri su Repubblica, oppure QUA. Per mia deformazione ho dato un occhio anche alla stampa estera e, posso almeno assicurarvi che è tutto vero.

La notizia sta sollevando grande scandalo ed indignazione; un po' come quando, perdonate il paragone, si scoperchia un bidone e la spazzatura è rimasta "nascosta" lì troppo tempo. CERTO CHE SENTI LA PUZZA, DOVEVI INTERVENIRE PRIMA! Insomma, succede che della Slovacchia sappiamo mediamente poco (figuriamoci dei Rom che stanno lì), anche se è a poche ore dall'Italia, e varrebbe la visita di noi turisti. Cose da non perdere: sicuramente tante città che mantengono un'impronta centroeuropea che altrove s'è persa, boschi, montagne e poi la birra.

Quello che gli Slovacchi non vorrebbero farvi vedere sono i ghetti dove vivono buona parte dei Rom: se in Italia ci vergogniamo dell'abbandono dei campi sosta, lì ci sono insediamenti di legno, pietre e fango ai margini dei comuni più piccoli, o enormi ghetti urbani di edilizia degli anni '50-'60, che da decenni necessiterebbero di interventi di risanamento.

L'ingresso della Slovacchia nella UE, come in altri paesi dell'ex blocco sovietico, era subordinato al ripianamento della situazione di grave esclusione sociale di buona parte della minoranza rom. In realtà ha provocato il fenomeno opposto, con aumento di prezzi e taglio dei servizi sociali, che hanno portato a ricorrenti rivolte urbane e disordini nel febbraio 2004, ripetutisi nel 2006.

Quindi una minoranza rom che non si rassegna ed è anche pronta a scendere in piazza, in maniera violenta se è il caso. Diciamo che da questo punto di vista, è perfettamente parte integrante della UE; dopo la GB potrebbe succedere anche nella vicina Repubblica Ceca. In Slovacchia, accanto a situazioni di estrema marginalità e devianza, convive una presenza di intellettuali rom impegnati in politica (sempre in polemica tra loro), nei media, nel campo della musica e dello spettacolo, nell'imprenditoria e manovalanza edile. Quindi la situazione è parecchio sfaccettata.

L'altra faccia della medaglia è un razzismo anti-rom sempre più esplicito e violento, con scontri ed attentati. Specchio di questo razzismo è l'atteggiamento delle autorità, riassunto nell'articolo iniziale de Il Piccolo. ATTENZIONE PERO': un atteggiamento simile, soprattutto da parte dello stato e degli intellettuali slovacchi, non nasce dall'oggi al domani, ma è saldamente radicato nel passato. Il caso delle sterilizzazioni forzate, nasce negli anni '70, ancora al periodo della Cecoslovacchia-dopo primavera di Praga, e lo scandalo scoppiò nel 2004 nella Repubblica Ceca grazie all'ERRC. In seguito le indagini raggiunsero anche la Slovacchia. Sembra (ma le ricerche sono ancora in corso) che l'ultimo caso sia avvenuto nel 2007. Nella Mahalla potete trovare diverse notizie sugli ultimi 6 anni; ECCO PERCHE' MI STUPISCE IL VOSTRO STUPORE.

Un altro fenomeno preoccupante di razzismo istituzionale, che riguarda diversi paesi dell'Europa centro-orientale, è quello della segregazione scolastica dei bambini rom posti, senza ragione alcuna, in classi differenziali. Sarebbe un discorso molto lungo, che si potrebbe riprendere in seguito (magari prima di farvi stupire da un ennesimo articolo che troverete in rete), se nel frattempo volete informarvi leggete, prendendovi il tempo che vi necessita, QUI.

Se invece cercaste altre notizie sulla Slovacchia, QUI. Buona lettura.

PS: e se volete avere un'idea di quale possa essere il dibattito pubblico in Slovacchia a proposito di questi temi, ma avete ovvie difficoltà con la lingua locale, date una scorsa a questa fila di commenti. Dove, ma sul Giornale, naturalmente...

 
Di Fabrizio (del 26/08/2011 @ 09:04:38, in Europa, visitato 1661 volte)

La rinomata affidabilità tedesca non esce bene da questa storia: un progetto che si trascina da anni, costi che lievitano... Ogni tanto sulla stampa europea esce un articolo che ci aggiorna sull'ennesimo ritardo o lite tra i committenti. Ne scrissi a gennaio 2008 e a gennaio 2011

Il Sole - 24 Ore Il memoriale della vergogna di Giulio Busi - 21 agosto 2011

I grandi cartelloni in bianco e nero, che costeggiano i viali alberati della città, lo promettono a lettere cubitali: «Berlin verstehen», «Capire Berlino».Ormai le elezioni del prossimo 18 settembre si avvicinano, e il partito socialdemocratico del sindaco uscente, Klaus Wowereit, ha scelto un motto eloquente. Non basta conoscere Berlino. Per governarla è indispensabile comprendere le infinite contraddizioni che ribollono nel crogiuolo dei quartieri difficili, tra le vetrine di lusso di Friedrichstrasse e di Ku'damm, o nei palazzi del potere. In fatto di paradossi, la capitale della prima potenza economica d'Europa non teme confronti. Nonostante sia il cuore della virtuosa Germania, Berlino è la città più indebitata del mondo: 62 miliardi di euro è il deficit attuale, destinato a crescere ancora nei prossimi anni. In gran parte, il buco è dovuto ai costi della riunificazione, che nel luogo simbolo della frattura tra Est e Ovest sono stati molto più alti che altrove. Oneri che il resto del Paese ha volentieri scaricato sull'amata-odiata capitale. Ma la città non primeggia solo nelle classifiche della miseria pubblica. Anche la povertà dei singoli è qui tangibile. Un quinto dei berlinesi vive di sussidi pubblici, e il tasso di disoccupazione è il doppio della media tedesca.

Allo stesso tempo, le contraddizioni sono anche il segreto del successo della città, che è al terzo posto in Europa per flussi turistici, dopo Londra e Parigi e prima di Roma. Con una vitalità forse oggi ineguagliata, la città ha voluto promuovere una rete di luoghi della memoria, aggregati tangibili di pietre, marmi, lamiere e alberi, che cercano di catturare la trama dei ricordi. È appena il caso di menzionare il Memoriale dell'Olocausto, con le steli di cemento ideate da Peter Eisenman e Richard Serra, aperto nel 2005, e subito divenuto una delle principali tappe del tour berlinese. Sfruttamento commerciale della Shoah, come accusano i critici, e come dimostrano i negozietti di souvenir e i bar che si allineano lungo il perimetro dell'area-monumento. Ma anche progetto faraonico (70 milioni di euro tra valore del terreno e opere eseguite) per esorcizzare e, in qualche modo, oggettivare il passato.

Con puntigliosa precisione, Berlino ha tentato del resto di render conto anche delle persecuzioni "in margine" alla Shoah, dettate dall'incubo feroce di annullamento di ogni devianza e presunta macchia della purezza ariana. Pochi turisti si accorgono che a qualche decina di metri dal luogo dedicato all'Olocausto si trova una stele per gli omosessuali perseguitati dal Terzo Reich. Inaugurato nel 2008 alla presenza di Wowereit, omosessuale dichiarato, il manufatto di cemento ha una fessura in cui viene proiettato il filmato di un lungo bacio tra due uomini. Molto più travagliata è la vicenda del monumento ai circa 500mila sinti e Roma assassinati dai nazisti. Una storia che si trascina ormai da quasi vent'anni, e che minaccia ora di concludersi in un fragoroso insuccesso, con grave imbarazzo dell'amministrazione berlinese.

Già nel 1992 infatti, il Governo federale, in piena era Kohl, si era impegnato a commemorare il "Porajmos", l'annientamento della popolazione romaní. Fu scelto uno spiazzo vicino al Reichstag, una sorta di terzo vertice di un ideale triangolo del ricordo. Dopo lunghe diatribe tra le organizzazioni che rappresentano sinti e Roma in Germania, il lavoro è stato affidato all'artista israeliano, Dani Karavan. Per un costo di 2 milioni di euro, si sarebbe dovuto realizzare uno scuro specchio d'acqua di 12 metri di diametro, con al centro una colonna e, su questa, un fiore selvatico, da cambiarsi ogni giorno, al calare del pilastro nell'acqua. Sul manufatto si sarebbe poi dovuta incidere la poesia Auschwitz di Santino Spinelli, poeta e musicista rom italiano.

I dissidi tra Karavan e le autorità locali sono cominciati quasi subito. Prima sulla qualità dei materiali e sulla ditta esecutrice, poi, più in generale, sull'atteggiamento dei committenti, che Karavan – un ottantenne tenace e combattivo – considera ottusamente burocratico e poco consapevole dell'importanza dell'impresa. Insomma, una guerra di nervi, costellata di lettere di avvocati e culminata, qualche giorno fa, nella minaccia di Karavan di abbandonare l'opera. Del resto è stato finora costruito ben poco: solo una struttura circolare che pare già desolantemente in rovina.

Che le vicende dei monumenti berlinesi siano accompagnate da polemiche non è certo fatto nuovo. Basti pensare a quelle, violente, sull'opportunità e sul modo di realizzare il Memoriale dell'Olocausto, con l'americano Serra che ritirò il proprio nome a causa delle modifiche imposte dai politici. Ma se l'impatto mediatico e culturale della Shoah è comunque servito a proteggerne il ricordo, la sorte del monumento a sinti e Roma mostra come lo sterminio di questa etnia stenti ancora a ottenere un adeguato riconoscimento collettivo. È certo un caso che il progetto si debba arenare per una disputa tra un artista israeliano e le autorità berlinesi, ma è difficile sottrarsi all'impressione che la pratica della memoria viva, in qualche modo, all'ombra di una specificità ebraica. È stato opportuno dedicare il grande memoriale "solo" agli ebrei, e prevedere monumenti diversi per gli altri perseguitati? Non sarebbe stato più giusto un unico luogo commemorativo per tutte le vittime, come si era pensato all'inizio degli anni Novanta? Chi oggi torna a chiederselo si domanda anche se ci possa essere un'alternativa alla monumentalizzazione del passato, sia a quella efficiente e "vendibile" sia a quella velleitaria e fallita. Capire Berlino per governarla. Ma Berlino capisce veramente se stessa? E l'Europa, di cui questa metropoli a un tempo ordinata e ribelle è componente fondamentale, sa rappresentare le proprie angosce, passate e presenti?

 
Di Fabrizio (del 26/08/2011 @ 09:41:20, in Europa, visitato 1779 volte)

Da Bulgarian_Roma

23 agosto 2011

Cittadini bulgari di minoranza rom, hanno attaccato un'ambulanza lanciando pietre nel distretto di Stolipinovo della città meridionale di Plovdiv.

I Rom erano spaventati da recenti notizie di stampa su una "misteriosa ambulanza" che girava nei villaggi vicini per raccogliere organi da mamme e bambini.

I rapporti sostengono che nella zona sono state avvistate ambulanze che trasportavano persone "senza organi".

Parlando a radio Darik, Kostadin Bakov, ufficiale della polizia locale, ha negato ogni ipotesi sull'esistenza di un'ambulanza che raccoglierebbe organi.

Il panico creato da voci simili ha portato le ambulanze in quella zona ad andare distrutte, ha sottolineato Bakov.

Stolipinovo è una delle più grandi comunità rom nell'Europa sud-orientale.


Comunque anche in Italia siamo messi bene! : - D

LA SPEZIA Finanzieri scambiati per zingari rischiano il linciaggio
I retroscena dell'inchiesta sul maxisequestro di cocaina

La Spezia, 25 agosto 2011 - L'INCHIESTA da manuale della Guardia di Finanza per risalire ai trafficanti internazionali di cocaina - dopo la scoperta in porto del maxi carico da una tonnellata occultato dietro lo schermo di una paratia approntata in un container - è passata anche dal rischio degli investigatori di essere... presi a bastonate. Sangue freddo e una eccellente capacità di recitazione hanno evitato che venisse compresa la loro effettiva attività in quel di Pallerone, quando preparavano il blitz che ha portato agli arresti.

Sì, c'è stato chi, vedendoli armeggiare nei pressi di una cabina dell'Enel - con barba lunga e vestiti qua e là sdruciti - li ha scambiati per degli zingari ed è sceso in strada con una mazza sollecitandoli a prendere il largo dal paese. «Che fate lì?Volete rubare il rame come fate spesso? Andate via, qui non vi vogliamo». Ha detto un abitante del luogo che risiede in una casa nei pressi della cabina dell'Enel. I finanzieri, in quel momento, stavano approntando un sistema per l'effettuazione delle intercettazioni telefoniche e delle riprese video per immortalare chi si sarebbe introdotto nel capannone dei mobilifici Gargiolli dove, l'11 agosto, erano giunti i quattro container accompagnati dai documenti di spedizione che attestavano la presenza all'interno di mattonelle. Gli investigatori, col bastone che roteava davanti ai loro occhi, non hanno battuto ciglio.

«TRANQUILLO, siamo degli operai dell'Enel; stiamo facendo un controllo alla linea...». Così hanno rassicurato l'uomo che li aveva scambiati per dei nomadi in 'missione' a Pallerone per compiere dei furti. Lui, tra sfida e opportunità, ha colto la palla al balzo: «Se siete davvero dei tecnici dell'Enel, potreste darmi una controllata all'impianto elettrico di casa, ogni tanto fa cilecca...».

CHE FARE? Stare al gioco, ovviamente. I finanzieri sotto mentite spoglie hanno continuato a recitare la parte. «Ma certo... facciamo un sopralluogo». Detto, fatto, con rassicurazione di rito, al termine della verifica: «Niente di grave, ora facciamo un rapporto agli uffici centrali dell'Enel... stia tranquillo, i problemi saranno risolti». Stretta di mano e via. Nei giorni successivi i finanzieri si sono presentati a Pallerone con le tute degli operai dell'Enel e furgoncino dotato di logo dell'ente elettrico. Tanto per non destare sospetti.

E hanno proseguito il lavoro che poi, il 17 agosto, li ha portati a coronare l'investigazione con i fermi di Giordano Gargiolli, Juan Carlos Romero Pereze, Juan, Pablo Ramirez Carnival e Alessandro Bernucci; questo, giunti nel capannone con l'obiettivo di prelevare i carico di cocaina per distribuirlo sulle auto dotate di apposito doppio fondo, hanno avuto la sorpresa di trovare i finanzieri con le armi spianate. Questa volta in divisa.

di CORRADO RICCI

 
Di Marylise Veillon (del 27/08/2011 @ 09:21:24, in Europa, visitato 1696 volte)

Da Mundo_Gitano

ALLARME IN FRANCIA Il governo Sarkozy prepara una nuova ondata di espulsioni di gitani rumeni e bulgari.

E' quello che è stato reso pubblico da diverse personalità francesi, e alcune delle organizzazioni maggiormente coinvolte nella difesa dei nostri fratelli. Il governo francese, capeggiato da Nicolas Sarkozy ha continuato a mettere in atto, dall'estate dell'anno scorso, ogni sorta di pressione, per far si che i gitani rumeni e bulgari, cittadini comunitari come ciascuno di noi, escano definitivamente dalla Francia. Per questo, viene utilizzato ogni mezzo immaginabile di pressione sociale.

Meno di una settimana fa, a Marsiglia, circa 100 gitani, tra i quali 30 bambini, stabiliti all'esterno del centro urbano, all'ingresso della città, sono stati sloggiati dalla polizia. L'ordine è stato eseguito in seguito ad una petizione del sindaco di Marsiglia, il quale appartiene allo stesso partito del presidente francese. Nell'ordinanza di evacuazione delle famiglie, si dice che costituivano una "minaccia seria contro l'ordine pubblico".

Ma siccome la repressione non conosce limiti, nel nord della Francia, dalle parti della città di Lille, il sindaco de La Madeleine, Sebastien Laprètre, ha emesso due ordinanze: una che vieta la mendicità, e un'altra che vieta ai mendicanti di cercare cibo o qualsiasi altra cosa, nei cassonetti dell'immondizia installati nelle vie della città. Inoltre, affinché non ci siano minimamente dubbi quanto ai destinatari di queste due ordinanze, sono state redatte anche in rumeno e bulgaro. (Supponiamo che nessuno abbia fatto presente al sindaco, che la maggioranza di questi disperati che cercano cibo nelle pattumiere, non sanno né leggere né scrivere).
 
Ci è capitato di avere accesso al rapporto realizzato da Medici del Mondo (MDM), in relazione alle tragiche conseguenze della politica di deportazione del governo francese. Questi sono alcuni dati:

Jean-François Corty, direttore del progetto MDM francese, ha dichiarato che "in alcuni campi si sono svolte azioni simili a quelle messe in atto nelle zone in guerra. Per esempio in Seine-Saint-Denis, abbiamo distribuito beni di prima necessità, in quanto le loro esigenze vitali, come l'accesso all'acqua potabile, non erano rispettate".

I poveri gitani rumeni e bulgari hanno paura, tanta paura di essere espulsi. Per questo hanno rinunciato all'assistenza sanitaria. Dall'anno scorso, in questo periodo, cioè da quando iniziarono le persecuzioni contro di loro, hanno cessato di andare dal medico. Il risultato è che a Nantes, Bordeaux, Marsiglia e Strasburgo, solo l'8% è in possesso di un libretto sanitario, che certifica che hanno fatto le vaccinazioni necessarie. La schiacciante maggioranza del gruppo preso in esame, non è quindi protetta né contro le malattie comuni, né contro quelle mortali. "La violenza delle espulsioni produce una soppressione dell'assistenza sanitaria", ha dichiarato Jean-François Corty.

Le gitane soffrono in modo molto particolare questa persecuzione. Lo afferma Medici del Mondo: solo una donna su dieci usufruisce di assistenza durante la gravidanza, motivo per il quale la mortalità neonatale, cioè la frequenza con la quale i bambini rom muoiono durante il primo mese di vita, è nove volte superiore alla media dei bambini "gadjé" francesi.

Il governo francese sta utilizzando la medicina come arma politica di repressione dei gitani, il che costituisce, secondo Jean-François Corty, "un paradosso dal punto di vista dell'etica medica". In Francia, esiste l'assistenza sanitaria statale, dalla quale dipendono la maggiore parte dei gitani. A partire dal primo marzo, questo aiuto è diventato soggetto a un costo annuo. Il risultato è stato devastante: tra tutti i gitani intervistati da Medici del Mondo, il 77% non ha accesso all'assistenza sanitaria statale. E le conseguenze non si sono fatte attendere: i casi di tubercolosi sono estremamente numerosi. L'ha detto Jean-François Corty: "le espulsioni ripetute, rendono il lavoro dei medici praticamente impossibile"

Crediamo che questo mese di agosto sarà più tranquillo di quello dell'anno scorso, però ora vediamo qual è il panorama futuro:

  • "Menti Criminali", programma TV della quarta rete, il quale come il nome della serie fa comprendere, ci presenta come veri demoni (vedi QUI ndr).
  • "Mi gran boda gitana" (vedi QUI ndr) di pessimo gusto, razzista e offensivo, trasmesso dal terzo canale, un film del quale alcune sequenze costituiscono chiaramente un reato, codice penale alla mano.
  • A tutto ciò bisogna aggiungere alcune informazioni apparse nella stampa spagnola, come quella che abbiamo denunciato qualche giorno fa, in relazione alla sparatoria di Merida nell'Extremadura, o il presunto stupro di una giovane a Lérida, alcune settimane fa.

Ci sono pessimi venti che corrono, amici, attraverso questa nostra Europa, vittima della crisi, dello sciopero, dell'economia senza coscienza, e di una parte della classe politica così lontana dalla cruda realtà quotidiana. E' un profondo impegno, l'essere presidente di questo grande paese, il quale fu la culla dell'illuminismo, e che oggi getta in mare tutti quei luminosi principi, che proclamarono i pensieri basilari, in merito ai quali il diritto naturale è fondato sui diritti di tutti gli uomini, dando vita alla libertà.

E' per questo che restiamo profondamente scioccati, nel prendere atto che la fame che attanaglia la Somalia e la mancanza di acqua potabile, possano essere così vicino a casa nostra.

Juan de Dios Ramírez-Heredia
Abogado y periodista
Presidente de Unión Romani
Barcelona, 18 de agosto de 2011

 
Di Fabrizio (del 06/09/2011 @ 09:11:36, in Europa, visitato 1526 volte)

Da Roma_und_Sinti 

FOCUS Information Agency - Die Welt: Duisburg integrerà i Rom bulgari

Duisburg, 30/08/2011 - Circa 4.000 Bulgari e Rumeni sono arrivati nei mesi recenti nella città tedesca di Duisburg. Invece di protestare la città si prepara per l'integrazione, riporta il giornale Die Welt.

"Sono Europei come noi e devono essere trattati correttamente," ha detto Karl Janssen, capo della Gioventù e Cultura di Duisburg. Quelli di cui sta parlando, sono circa 4.000 Rumeni e Bulgari, che recentemente si sono spostati nella città. Nessuno ne conosce il numero esatto. La maggior parte dei Bulgari e Rumeni si sono insediati nelle aree di Marksloh e Hohfeld.

Questi quartieri sono conosciuti da anni per gli alti tassi di disoccupazione, gli affitti bassi e la presenza di immigrati. Molti di loro vengono dal gruppo etnico discriminato dei Rom dell'Europa dell'est.

Le autorità di Duisburg hanno pianificato un programma speciale di attuazione per l'integrazione dei Rom, a cui sono è stato assegnato un budget di 1,5 milioni di euro.

 
Di Fabrizio (del 07/09/2011 @ 09:21:07, in Europa, visitato 1824 volte)

Da Roma_Daily_News

Dalefarm.wordpress.com

La data dello sgombero da 18 milioni di sterline di Dale Farm, un'ex discarica che ora ospita 90 famiglia, è stata rivelata per lunedì 19 settembre (vedi QUI ndr). La data è trapelata alla stampa tramite una sorgente nel consiglio [comunale].

I residenti di Dale Farm chiedono ai loro sostenitori di recarsi in loco per aiutarli a fermare lo sgombero. Chiedono anche agli osservatori legali e dei diritti umani ad essere presenti come testimoni. Dale Farm è solo ad una mezzora di treno dalla stazione di Liverpool Street a Londra.

Il consiglio [comunale] ha minacciato di bloccare le strade attorno a Dale Farm prima dello sgombero, così raccomandiamo di arrivare quanti più giorni prima possibile. Inoltre, c'è una gran mole di lavoro da svolgere in anticipo. Sono disponibili posti letto  in casa, ma se possibile vi chiediamo di portare una tenda con voi, perché gli spazi disponibili sono riservati a chi ne avesse bisogno. Siete tutti benvenuti in qualsiasi momento. Per dettagli, QUI.

Si prega far circolare ampliamente questo appello, e promuovere l'evento su Facebook attraverso i siti di social network.

Vi invitiamo ad iscrivervi all'avviso via SMS (NON ESTERO - solo per la GB ndr)ed alla nostro bollettino, perché non siamo sicuri che il consiglio [comunale] non voglia inviare gli ufficiali giudiziari in anticipo sulla data del 19 settembre.

Il 19 settembre il Consiglio di Basildon e la coalizione di governo che finanziano ciò, dovranno affrontare una sfida morale per spiegare a migliaia di persone ed ai mezzi di comunicazione mondiali perché abbiano scelto di lasciare oltre 100 bambini senza casa ed allontanarli da scuola. L'ONU ha chiesto al governo di sospendere questo sfratto "immaturo e imprudente", dicendo che "condizionerebbe in maniera spropositata le vite delle famiglie di zingari e viaggianti, in particolare donne, bambini ed anziani". Lo sgombero è stata condannato da un'ampia coalizione che comprende Amnesty International, sindacalisti e gruppi antirazzisti.

Ci vediamo lì! No Pasaran!

(link su Facebook)

Aggiornamento:

Rivelata la data dello sgombero, gli ufficiali giudiziari e la polizia inizieranno a chiudere gli accessi al sito la settimana del 12 settembre, ed a portare via le carovane dal 19 settembre. Abbiamo quidi urgente bisogno di persone che raggiungano Dale Farm dal 12 settembre, per sostenere la comunità dal tentativo di sgombero. La data comunicata pubblicamente è il 19, ma nelle lettere di sfratto è scritta l'intenzione di procedere anche in anticipo.

 
Di Fabrizio (del 12/09/2011 @ 09:04:01, in Europa, visitato 2817 volte)

Diverse notizie provenienti dalla Romania. Nella prima torna la città di Baia Mare: non contente di isolare l'insediamento dei Rom con un muro di cinta (ma in Italia non siamo messi meglio), le autorità stanno provvedendo alla demolizione e allo sgombero di parte della comunità; la notizia arriva da Romanian_Roma. Nella seconda, un appello di Amnesty International dell'agosto scorso. Nella terza, ancora da Romanian_Roma, una singolare iniziativa in Transilvania.

BalkanInsight di Marian Chiriac

Bucarest, 02/09/2011 - I gruppi per i diritti umani stanno protestando contro i piani del sindaco Constantin Chereches volti allo sgombero di centinaia di Rom dalle case di Baia Mare, nella Romania nord occidentale, ed alla demolizione degli edifici.

"Il mio progetto è perfettamente legale, dato che i Rom hanno costruito queste case senza alcun rispetto della legge", ha detto giovedì il sindaco.

"La misura si applicherà a diverse centinaia di persone che non hanno documenti d'identità e residenza registrata a Baia Mare," ha aggiunto Chereches. "Nessuno dovrebbe dirmi che non rispetta la legge."

L'ambasciata USA a Bucarest e diverse OnG, compresa Amnesty International, hanno espresso il proprio sgomento.

L'ambasciatore USA Mark Gitenstein ha detto che alle famiglie dei Rom non sono state notificati i previsti lavori di demolizione, che dovrebbero iniziare il 5 settembre, e che il piano di sgombero ignorerebbe le loro preoccupazioni sulla salute e sulla sicurezza.

"Facciamo eco ai sentimenti da Amnesty International ed a quanti altri hanno dichiarato che questi sfratti e demolizioni non devono effettuarsi," ha continuato l'ambasciatore.

Mercoledì, Amnesty International ha emesso un comunicato stampa, dicendo che: "Ancora una volta, le autorità rumene stanno apertamente discriminando i membri della comunità rom. Quando le autorità sgomberano le comunità rom contro la loro volontà, senza un'adeguata consultazione, opportuno preavviso o adeguate soluzioni abitative, violano le leggi internazionali e regionali sui diritti umani che il governo della Romania ha sottoscritto," ha detto Jezerca Tigani, vicedirettore di Amnesty per l'Europa.

Chereches ha reagito giovedì, dicendo che tanto l'ambasciata USA che i gruppi dei diritti umani erano stati "male informati" e ha condannato un "tentativo inaccettabile di porre pressione alle autorità locali."

A giugno, Chereches aveva suscitato polemiche ordinando la costruzione di un muro cintato di tre metri di altezza e lungo 100 metri, tutto attorno agli edifici in ci i Rom vivono in città.

Ufficialmente, la misura era per proteggere i bambini da incidenti stradali, ma qualcuno l'ha visto come parte di una politica di ghettizzazione forzata.

La comunità rom in Romania sta lottando contro discriminazione, bassi tassi di alfabetizzazione e disoccupazione massiccia. Ufficialmente conta circa 550.000 componenti in un paese di 21 milioni, ma è opinione diffusa che siano almeno il doppio nel paese.

Molti di origine rom non dichiarano la loro etnia nei censimenti, a causa dei diffusi pregiudizi che devono affrontare.

Raramente i Rom possiedono terreni e proprietà, e sono ulteriormente svantaggiati dalla mancanza di alloggi sociali in un paese dove ormai il 97% degli alloggi è privato.


Appelli - Proteggere il diritto all'alloggio nella nuova legislazione della Romania

In Romania le persone più povere e svantaggiate non possono accedere a un alloggio adeguato a causa del sistema giuridico vigente nel paese. Il diritto a un pieno accesso a un alloggio adeguato non è riconosciuto o adeguatamente protetto dall'attuale legislazione romena.

In tutto il paese, il modo in cui vengono condotti gli sgomberi forzati dei rom e le minacce di sgomberi che i rom subiscono continuamente perpetuano la segregazione razziale. Negli ultimi anni, le comunità rom sono state sgomberate e trasferite vicino a discariche, impianti di depurazione o in aree industriali alla periferia delle città. Quando questo accade, i rom non solo perdono le loro case e i loro averi, ma anche le loro reti sociali, l'accesso al lavoro e ai servizi statali.

Quando le autorità sgomberano le comunità rom contro la loro volontà, senza un'adeguata consultazione, opportuno preavviso o adeguate soluzioni abitative, violano le leggi internazionali e regionali sui diritti umani che il governo della Romania ha sottoscritto, quali il Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali e la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali.

Attualmente, il ministero dello Sviluppo regionale e del turismo sta rivedendo la legislazione nazionale sull'alloggio. La prevista riforma della legge è un'occasione per il governo della Romania per portare il proprio quadro normativo nazionale in materia di alloggio, in linea con gli standard internazionali e regionali sui diritti umani.

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SOLAR NOVUS TODAY

I distributori di energia solare Phaesun GmbH di Memmingen (Germania) ad agosto 2011 hanno portato a termine un progetto Green Power, assieme all'iniziativa "Students in Free Enterprise" (SIFE) dell'Università di Regensburg.

Il progetto sostiene la popolazione rom in Romania, fornendo a 30 famiglie nei villaggi di Rosia, Nou e Daia in Transylvania di sistemi PicoPV per fornitura di corrente elettrica fuori rete. Phaesun ha donato i sistemi PicoPV. Forniscono un'illuminazione elettrica affidabile e la possibilità di caricare i telefoni cellulari e gestire altri piccoli apparecchi elettrici. Gli studenti FISE sono stati addestrati al montaggio e alla riparazione dei sistemi Phaesun ed hanno immediatamente trasmesso le loro conoscenze ai gestori locali del progetto in Romania, che potranno impratichirsi sul posto.

"In Romania la popolazione rom è tuttora discriminata. Molti insediamenti non sono collegati alla rete elettrica ed ai bambini spesso è negato l'accesso all'istruzione, che si traduce in problemi come alti tassi di disoccupazione ed alcolismo.", spiega Daniel Kaiser, responsabile del progetto SIFE. "Abbiamo sviluppato un concetto olistico per sostenere le famiglie rom, incentrato su istruzione, elettrificazione e generazione di reddito, iniziando nel marzo 2011 a realizzare il progetto. Così, siamo in grado di dare un contributo al miglioramento a lungo termine delle condizioni di vita delle famiglie rom."

Il mantenimento del sistema è portato avanti da partner di progetto locali. Questi includono l'amministrazione locale, l'ideatore Eginald Schlattner, come pure due studenti di Rosia, laureandi in ingegneria elettrica, che ora sono in grado di finanziarsi tramite una borsa di studio e la gestione di una stazione di ricarica. Sono responsabili del buon funzionamento dei sistemi nel villaggio e di una convenzione tra la stazione di ricarica ed i negozi di alimentari, dove con un piccolo supplemento è possibile per le famiglie senza corrente elettrica è possibile ricaricare i telefoni cellulari e le lampade con batterie integrate.

Spiega Tobias Zwirner, amministratore delegato di Phaesun GmbH: "Conosciamo i problemi che si verificano in Romania, dato che abbiamo lì già realizzato diversi progetti relativi alla fornitura di corrente elettrica fuori rete, in collaborazione con partner locali. La popolazione rom è spesso esclusa dai servizi al pubblico e gli insediamenti spesso non hanno accesso alla rete elettrica. I sistemi PicoPV per l'efficiente fornitura di piccoli carichi offrono una buona possibilità per coprire il fabbisogno basico di elettricità de può essere esteso secondo le richieste degli utenti."

SIFE sta per Studenti in Libera Impresa ed è un'organizzazione internazionale di studenti che cercano di collegare l'impegno sociale con l'attività imprenditoriale. Il gruppo SIFE dell'università di Regensburg è attiva dal 2009 principalmente nell'Europa orientale.

 
Di Fabrizio (del 12/09/2011 @ 09:22:31, in Europa, visitato 1850 volte)

La manifestazione di sabato scorso a Dale Farm

Yfrog: Bambini davanti alla loro scuola di Crays Hill, chiedono di non essere sgomberati e di poter continuare a frequentarla. 

La manifestazione sul canale youtube del Gipsy Council. Alcune immagini su flickr.

Da Twitter:

  • Basildon è stata costruita per dare casa a chi non l'aveva - ora sta creando centinaia di homeless. Grattan Puxon, segretario, Dale Farm Housing Association
  • I diritti umani sono popolari quando riguardano altri paesi, ma non quando si tratta di assicurarli a casa propria. Richard Howitt, parlamentare europeo

Altre immagini

E per terminare:

sospesi tra passato e presente

 
Di Fabrizio (del 19/09/2011 @ 09:57:15, in Europa, visitato 1926 volte)

Una breve cronologia che forse potrà interessarvi:
La prima notizia è di fine agosto dalla Bulgaria, allora non la ripresi su Mahalla perché temevo che finisse in una bolla di sapone. Circa 10 giorni dopo, la notizia arriva in Italia tramite PeaceReporter, che se ne fa anche promotrice.

Nel frattempo in Spagna ci sono lamentele sull'incontro tra Rom, Sinti e gli amministratori comunali europei, previsto a Strasburgo il 22 settembre.

Ancora una volta ... Chi sa perché? Venerdì, 16 Settembre 2011 alle ore 12:54
Apprendiamo dalla rete che il giorno 01 Ottobre 2011 in molte capitali europee si svolgerà la prima giornata per l'orgoglio rom, il Pride rom, l'iniziativa in Italia è stata promossa da SOS razzismo e da Partida romilor.
In Italia non sono state coinvolte organizzazioni romanì nella promozione di questa mobilitazione. Chi sa perché?
La Federazione romanì NON è stata interpellata e coinvolta, attivamente e propositivamente, per la realizzazione di questa manifestazione.
Chi sa perché?
Scrivono gli organizzatori italiani che si tratta di una mobilitazione "per denunciare le discriminazioni razziali di cui sono vittime i rom, gli zigani e i gitani di tutta Europa" e già i termini utilizzati dalla comunicazione dei promotori italiani (rom, zingari e gitani!) fanno presagire gli effetti collaterali per la popolazione romanì.
E' possibile promuovere una manifestazione senza il coinvolgimento attivo e propositivo della rappresentatività (credibile e documentata) dei diretti interessati?
Quando si tratta di popolazione romanì tutto diventa possibile, anche quello di violare la regola più elementare della discriminazione: la partecipazione attiva e propositiva, credibile e qualificata, dei diretti interessati.
La Federazione romanì denuncia che ancora una volta il disagio della nostra popolazione è utilizzato per perseguire finalità diverse dai bisogni delle comunità Rom, Sinti, Kalè, Manousches, Romanichals, cioè la popolazione romanì.

Dott. Nazzareno Guarnieri – Presidente Federazione romanì


A cui segue questa comunicazione da parte del presidente della Federazione Rom e Sinti Insieme di venerdì 16 settembre 2011 alle 14:00:

Dopo aver appreso da un nostro associato dell'iniziativa denominata Pride Rom, mi sono messo in contatto con la responsabile di Sos Razzismo Italia che non ha risposto in maniera soddisfacente a semplici domande sull'iniziativa. In particolare è evidente che le associazioni sinte e rom italiane (ma anche molte altre associazioni rom e sinte europee) non sono state coinvolte in nessun modo alla preparazione dell'iniziativa e questo lo ritengo un grave errore. Per questa ragione appoggio, a nome della Federazione Rom e Sinti Insieme, il comunicato di Nazzareno Guarnieri, Presidente della Federazione Romanì.

Distinti saluti
Presidente Federazione Rom e Sinti Insieme
Radames Gabrielli


Ultime notizie: la Federazione Romanì organizzerà qualche giorno prima del 1 ottobre una conferenza stampa per far conoscere la propria posizione sulla manifestazione. Questa conferenza stampa ha anche l'appoggio della Federazione Rom e Sinti Insieme.

 
Di Fabrizio (del 22/09/2011 @ 09:38:04, in Europa, visitato 1427 volte)

Un articolo dal Canton Ticino di giovedì scorso, con una breve nota di Silvana Calvo

Ticinonline GALBISIO Digiunare per i nomadi
E' quanto propone Edouard Wahl in occasione del digiuno federale di domenica

GALBISIO - In difesa dei nomadi si erge una voce e lo fa organizzando un sit-in silenzioso per difenderne i diritti.

La voce è quella flebile dell'anziano combattente di Brissago, Edouard Wahl, oggi 88enne ma sempre in prima linea per difendere i diritti delle minoranze.

Wahl, che fa parte della Commissione cantonale nomadi, ha preso a cuore i problemi degli zingari e vuole farne partecipe l'opinione pubblica tramite questa iniziativa.

Niente più aree - Zingari che non se la passano tanto bene in Ticino. I problemi erano cominciati in giugno, quando il Consigliere di Stato Norman Gobbi aveva annunciato la fine della messa a disposizione di aree per nomadi, visto che nessun Comune ticinese si era detto disponibile ad accoglierli. Proprio oggi è giunta la notizia che nel frattempo sarebbe spuntata un'opzione Monte Ceneri: ma la voce di corridoio ha già provocato la pronta reazione di rigetto del Comune interessato. Difficile che la soluzione vada in porto.

Anche la Commissione nomadi è finita sotto la scure del ministro leghista. Fondata nel 1996 e composta da 11 membri, la commissione aveva l'obiettivo di fare da tramite tra i nomadi e le autorità, favorire la messa a disposizione di aree di sosta e sensibilizzare l'opinione pubblica sul tema.

"Commissione inutile" - Norman Gobbi ritiene che la commissione abbia fallito nel suo intento, visto che in 15 anni di esistenza non avrebbe raggiunto nessun risultato concreto. "Non voglio sminuire le persone che vi siedono, ma mi chiedo quale sia il ruolo di una commissione che non arriva a formulare proposte e spesso rappresenta un esercizio fine a sé stesso."

Gobbi ha pure giustificato la sua decisione di non concedere più aree di sosta con l'assenza di convenzioni o obblighi internazionali che obblighino il cantone a farlo. Esiste solo l'invito della Confederazione a realizzarle, invito accolto però da meno della metà dei Cantoni svizzeri. Il Ticino potrebbe quindi privarsene senza particolari sensi di colpa.

Obbligo morale - Propositi e affermazioni che hanno fatto sobbalzare Edouard Wahl. "Dire che eliminando le aree di sosta la questione dei nomadi è risolta non rispecchia la realtà. Abbiamo l'obbligo morale di sostenere questa popolazione reduce dall'Olocausto" tuona l'arzillo vecchietto.

"I nomadi dei paesi dell'Europa unita possono stare in Svizzera per 3 mesi, come ogni cittadino, e sono liberi di coltivare il loro modo di vita, legale come il nostro."

Sit-in silenzioso - Per difendere i diritti dei nomadi Edouard Wahl invita quindi tutti quanti hanno a cuore il tema a partecipare al sit-in silenzioso che si terrà a Galbisio in occasione del digiuno federale, domenica 18 settembre, tra le 16 e le 17.

Si tratta di un'iniziativa personale di Edouard Wahl, che dice di aver ricevuto parecchi complimenti per la nobile iniziativa, ma di non sapere se altri esponenti politici saranno presenti. Neanche la presenza degli zingari pare certa.

"Gli zingari sono nell'area di Galbisio fino al 15 ottobre, ma non li ho ancora contattati, non so se parteciperanno. Magari lo faranno dopo averne letto sulla stampa. Comunque la mia è un'azione simbolica, non farò nessun discorso, risponderò solo ad eventuali domande."



Silvana Calvo 18 settembre 2010: Oggi insieme a Edouard Wahl, abbiamo protestato perché il nuovo Consigliere di Stato Norman Gobbi sta tentando (ahimè con successo!) di impedire ai nomadi che tra transitano di fermarsi nel canton Ticino. Abbiamo chiesto che finalmente vengano finalmente messe a disposizione delle aree di sosta attrezzate e dignitose. Abbiamo anche chiesto che si faccia una seria sensibilizzazione della popolazione la quale viene invece da più parti incitata a pensare dei nomadi in base ai più triti stereotipi e pregiudizi.

 

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