Di Fabrizio (del 26/06/2009 @ 09:46:01, in Europa, visitato 2181 volte)
Da
Roma_Daily_News [Non entro nei giudizi politici dell'articolo (se non si
capisce il giornale The Post è della Repubblica Irlandese), ma i recenti fatti
di violenza a
Belfast contro la comunità rom rumena, risvegliano un passato che si
voleva dimenticare. Si ripropone anche la questione della fallita
integrazione nelle aree ghetto cittadine - PS chiedo scusa per alcune
imprecisioni nella traduzione]
L'attacco razzista alla comunità rom nell'area Village di Belfast è arrivata
senza sorpresa a chi conosce il luogo.
Per anni, è stata un sinonimo degli elementi degli elementi lealisti più
estremi e, durante i Disordini, era dominata dal paramilitarismo lealista.
Durante i peggiori giorni degli assassinii settari a Belfast, il Village era il
quartier generale per alcune delle più sanguinarie bande lealiste.
Situato proprio sotto Falls Road presso l'autostrada M1 e vicino al centro
cittadino, era posizionato idealmente per le uscite delle bande di assassini
verso le adiacenti aree cattoliche per rapire le vittime.
Per anni, molti dei corpi delle persone che uccidevano sarebbero state
trovate alla luce del mattino nelle vaste aree delle discariche che circondavano
il Village.
Sempre più decrepito ed in rovina, il Village è oggi simbolico di quello che
è accaduto a vaste sezioni delle comunità della classe operaia unionista del
Nord, con enormi livelli di disoccupazione, bassi livelli di successo scolastico
e seri abusi di alcool e droga.
Negli anni recenti, quanti potevano lasciavano il Village, col risultato che
molti edifici sono stati comprati a poco prezzo dalle immobiliari per
affittarli. Questo a sua volta ha portato ad un afflusso di immigrati nell'area.
Qui allora è il vecchio territorio della classe operaia unionista che,
semmai, approfondisce le incertezze nella nuova dispensa politica del Nord.
Sospetto che gli attacchi ai Rom a lungo perseguitati, vengano come una
sorpresa, [Rom] che hanno la più grande percentuale di vittime uccise nei campi
di sterminio nazisti.
D'altra parte, sono soltanto le ultime vittime degli attacchi settari nel
Nord, che ha il più alto livello di crimini razziali in queste isole. Negli
anni, ci sono stati persistenti attacchi alla comunità cinese a Belfast sud, ed
in altri posti a Polacchi e Portoghesi.
Le origini degli ultimi attacchi risiedono nei tumulti attorno alla partita
Irlanda del Nord - Polonia a marzo nel vicino Windsor Park. Dato che la comunità
polacca è soprattutto cattolica, c'è voluto davvero poco per far esplodere le
violenze.
Da marzo, sembra esserci stata una sistematica, se non spasmodica, campagna
per "liberare" l'area del Village dagli stranieri, culminata negli attacchi di
questa settimana ai Rom.
Una recente indagine del giornale The Observer puntualizza che circa il 90%
dei crimini razziali nel Nord sono avvenuti nelle aree lealiste,un segnale
significativo sull'eredità di cui il lealismo paramilitare, ufficiale o meno, è
largamente responsabile.
Ha scritto The Observer che "questi assalti variano dalle bombe molotov
contro le case dei lavoratori migranti agli sgomberi forzati delle donne di
colore dalle case lealiste. In un caso i razzisti hanno sparso escrementi su una
chiesa cattolica in Upper Newtownards Road a Belfast est, che era diventata il
tempio per le infermiere filippine che lavorano nel vicino Ulster Hospital."
[...] Possiamo solo essere testimoni che gli spasmi morenti del bigottismo
raddoppiano il cosiddetto Protestantesimo-Anglo-Sassone nel Nord e la sua infame
intolleranza verso chi è diverso da sé.
Ma forse quello che è successo a Belfast settimana scorsa è ancora un altro
segnale delle crescenti preoccupazioni e dello scontento sociale sulle politiche
migratorie multi-razziali e multi-etniche della UE?
In tutta Europa, nelle recenti elezioni, ci sono stati significativi segnali
che la razza e la migrazione stanno entrambe assumendo importanza politica, non
ultima in Bretagna.
Là, migliaia di votanti laburisti della classe operaia hanno abbandonato il
loro partito per eleggere due membri del Partito Nazionale Britannico (BNP).
Altre migliaia si sono affollate nel Partito dell'Indipendenza del Regno Unito (UKIP).
Pochi commentatori l'hanno menzionato, ma il voto combinato di UKIP e BNP al
22,7% è stato superiore a quello che hanno preso tanto i Laburisti che i
Liberali presi singolarmente, mentre è solo del 5% inferiore a quello dei
Conservatori che sono al 27,7%.
Il crescente voto britannico per gli Euroscettici ora eguaglia metà
dell'elettorato, con le preoccupazioni sull'immigrazione al suo centro. (Nessuna
meraviglia che ci siano preoccupazioni europee e a Downing Street sul ripassare
all'Irlanda i protocolli del Trattato di Lisbona sul percorso che potrebbe aver
bisogno di ritornare a Westminster).
Infatti, in tutta Europa (dove soltanto due elettori su cinque hanno votato)
ci sono stati spostamenti significativi verso i partiti anti-immigrazione di
destra in Danimarca, Olanda, Belgio, Austria ed Italia. Partiti stridentemente
nazisti hanno registrati successi in Ungheria e negli stati Baltici.
L'austriaco Partito della Libertà ha oltre che raddoppiato i suoi voti,
ottenendo il 13,1%, con una piattaforma anti-islam. Nei Paesi Bassi, il partito
anti-islamico di Geert Wilders ha ottenuto il 17% dei voti, con quattro seggi e
tre ne ha portati a casa l'ungherese Jobbik.
Jobbik si descrive come Euroscettico ed anti-immigrazione e vuole che la
polizia ponga termine ai piccoli crimini commessi dagli zingari - ironicamente
gli stessi Rom che sono sotto attacco a Belfast. I critici definiscono il
partito come razzista e antisemita.
Mentre si approfondisce le recessione economica europea, creando sempre più
disoccupazione e code crescenti per l'assistenza sociale, il dibattito
sull'immigrazione può dirsi sospeso come importanza politica.
L'elefante nella cristalleria è che l'ampio voto anti-Lisbona dell'anno
scorso da parte della classe operaia irlandese, può ben essere stato influenzato
dall'immigrazione, ma tali sono le limitazioni che ci sono imposte dagli zar del
politicamente corretto, che la cosa non può essere ammessa pubblicamente. In
effetti, ogni domanda riguardo le più ampie implicazioni dell'immigrazione porta
al riflesso pavloviano dell'accusa di razzismo.
La criminalità politica, ovviamente, cercherà sempre il punto di minor
resistenza e gli sfortunati Rom di Belfast settimana scorsa sono serviti allo
scopo. Ma possiamo appena ignorare il potenziale sfruttamento della destra su
questo tema, non ascoltando le preoccupazioni della gente?
Per esempio, non tenere in conto del giudizio dell'Irlanda sul Trattato di
Lisbona è tornare al gioco delle tre carte di Bruxelles, o, come ha scritto
elegantemente sul Guardian un diplomatico UE: "Vogliamo il massimo impatto in
Irlanda e il danno minimo per tutti gli altri". Vediamo qui il malessere
democratico europeo in tutto il suo genio furtivo, tessere un muro di parole
attorno al fatto non modificabile che lo stesso Trattato di Lisbona può essere
soltanto rivotato.
Come nelle sue ambizioni multiculturali, il diritto di voto dei cittadini non
è richiesto. Talvolta ci si domanda se la questione che pende sul programma
europeo porti al XXI secolo, o indietro agli anni'30.
22/06/09 - Uomini con cappelli e baffi e donne con gonne colorate. Non più
giovani, ma determinati. Chiedono i loro diritti e non mendicano una grazia.
Questo è come questa settimana si è manifestata davanti al Governo la protesta
dei Rom tradizionali.
Martedì 16 giugno, circa 200 Rom tradizionali sono scesi in strada,
protestando contro le politiche sulle minoranze del governo rumeno. In un
promemoria indirizzato al Primo Ministro Emil Boc, i Rom hanno chiesto il
rispetto dei diritti del gruppo etnico, e nel contempo hanno chiesto la
restituzione dei beni confiscati alle famiglie deportate in Transnistria (vedi
QUI ndr).
"A partire dal 2001, i Rom sono stati oggetto di diverse politiche pubbliche:
le strategie del Governo, il Programma Nazionale contro l'Impoverimento e per
l'Inclusione Sociali ed il Promemoria Comune per l'Inclusione Sociale," dice il
documento rilasciato dal Comitato Europeo dei Rom Krisinitor (giudici ndr),
iniziatori della protesta.
Le mete di queste politiche sono il miglioramento della situazione dei Rom,
la riduzione dell'impoverimento e dell'esclusione sociale, la promozione
continua della società coesiva ed inclusiva, tutte collegate al Piano Nazionale
di Sviluppo 2007 - 2013.
Ma "dopo 17 anni di strategie, politiche di inclusione per i Rom, programmi
di azione e progetti per migliorare la loro situazione, la minoranza rom
continua ad affondare nel circolo vizioso dell'esclusione sociale," hanno
dichiarato i sottoscrittori del Promemoria.
Così è successo che il 16 giugno, quando vengono ricordati i 67 anni
dell'Olocausto Rom in Romania, circa 200 rappresentanti delle comunità
tradizionali di questa minoranza etnica, si sono riuniti per protestare di
fronte al Museo Grigore Antipa di Bucarest.
Le richieste dei Rom: strade, elettricità, lavoro...
Spiega Istrate Bratianu, un anziano Rom di Matasari: "Ha detto che andranno
dal sindaco, installeranno l'elettricità, ci daranno assistenza per la
disoccupazione, ci ritorneranno l'oro che non è stato pagato."
"Il nostro oro che è rimasto là, perché non ce lo ridanno? Era dei
nostri antenati che hanno sofferto..." geme una donna vicino lui.
I Rom dicono di non avere bisogno di lavoro, ma vogliono che le loro
richieste vengano prese in considerazione. "Non abbiamo bisogno di lavoro,
abbiamo da lavorare. Lavoriamo il rame, facciamo pentole, ma abbiamo bisogno di
aiuti per la disoccupazione. Per cinque anni non l'abbiamo ricevuta. E
poi nel nostro villaggio non c'è una strada," spiega Istrate Bratianu.
Il promemoria ha proposto al governo rumeno una lista di azioni
urgenti per indirizzare i problemi delle comunità tradizionali e semi-nomadi,
specificando che i problemi di queste comunità non sono affrontati da nessun
programma di inclusione sociale. Le richieste sono:
La creazione di una Commissione Nazionale per i Rom, che dovrebbe
adottare un Rapporto annuale di Monitoraggio sull'Inclusione delle Comunità
Tradizionali e Semi-Nomadi nelle azioni delle politiche pubbliche per i
prossimi anni.
Trovare soluzioni per la migrazione dei Rom in Europa, installando
alcuni Centri di Documentazione nei paesi dove sono emigrati dalla Romania
un significativo numero di Rom, e pure alcuni Osservatori Regionali di
Controllo sulla Migrazione.
Promulgare lo status ed il ruolo dell'istituzione del Krisinator
(giudice nella "Legge Zingara"/Rromanipen), adottando l'Ordinanza di Legge
n. 192/16.05.2006 sulla mediazione e la professione del mediatore.
Favorire il viaggiare stagionale dei Rom nomadi per le attività di
artigianato, così pure il funzionamento flessibile delle fiere e la
creazione di un circuito di "commercio equo" ad hoc.
Adattare il sistema d'istruzione rumeno ai metodi specifici per le
comunità bilingue, secondo gli standard internazionali.
Iniziare un programma nazionale che consideri la situazione dei Rom
senza casa, che comprenda la registrazione catastale delle case nei campi
rom e la creazione di una rete di camping temporanei
Organizzare presidi medici mobili nelle comunità tradizionali e
semi-nomadi.
The Prague PostLe vittime dell'incendio doloso ancora senza casa - La
burocrazia impedisce alle famiglie rom di accedere ai fondi pubblici
Posted: June 24, 2009 By Wency Leung, Staff Writer
Kudrik, sua madre Božena Bandurová, la figlia Pavlína ed altri
quattro dividono un piccolo riparo temporaneo. (foto di Vladimir Weiss)
Anna Siváková è scoppiata in lacrime quando ha visto le due stanze che la
città di Vítkov ha assegnato alla sua famiglia.
La famiglia rom aveva perso la sua casa in un incendio apparentemente a
sfondo razziale il 19 aprile. Siváková e suo marito, Pavel Kudrik, hanno avuto
diverse ustioni che li hanno tenuti in ospedale nella vicina Ostrava per quasi
due settimane, mentre la figlia più piccola, Natálka di 2 anni, rimane in cura
intensiva, lottando per sopravvivere.
Per Siváková, è stato come un altro incendio ritornare a Vítkov dopo il
rilascio ospedaliero del 2 maggio, soltanto per raggiungere suo marito, gli
altri tre bambini ed i genitori nell'affollato e misero riparo, situato dietro
una clinica veterinaria accanto allo scolo dei rifiuti canini. Con i suoi letti
metallici a castello e nessuno spazio per muoversi - tantomeno per far giocare i
bambini o per fare i loro compiti - il posto sembra, come dice un membro della
famiglia, "come una prigione".
Dopo più di un mese, la famiglia rimane nel riparo temporaneo, incapace di
trovare una nuova casa, nonostante i versamenti di donazioni per aiutarla a
ricostruirsi una vita. A causa della burocrazia, la famiglia deve ancora
ricevere i fondi donati, e se non ci fossero determinate condizioni, questo
potrebbe anche non avvenire mai.
I funzionari del municipio di Vítkov, che gestisce le donazioni, dicono che
le esigenze giuridiche impediscono alla famiglia di accedere ai soldi tranne che
per l'assistenza medica di Natálka e la nuova sistemazione. Inoltre, se la
famiglia non dovesse trovare una sistemazione adatta entro la fine dell'anno, il
consiglio comunale sarebbe tenuto, secondo la legge, a cedere i fondi al
distretto della Moravia Settentrionale.
Anche se i funzionari sottolineano che ciò è improbabile, è una prospettiva
che alcuni attivisti trovano oltraggiosa.
"Il conto è [inteso] solo per questa famiglia," ha detto Zdeněk Ryšavý,
direttore esecutivo dell'OnG Romea, che ha trasferito le donazioni da tutto il
mondo alla raccolta pubblica gestita dal comune di Vítkov. Trattenere quei fondi
"non è civile", dice.
Gwendolyn Albert, attivista per i diritti umani, ha aggiunto che di essere
rimasta inascoltata per una raccolta raccolta da spendere in qualcosa che non
fosse lo scopo preposto: "La sola ipotesi è insultante per la famiglia e per
tutti quanti abbiano donato in buona fede fondi per assistere questa gente," ha
detto.
Non solo la sua famiglia non ha visto un soldo delle donazioni, Siváková ha
detto che non è chiaro chi realmente li gestisca.
"Non so chi li controlli. Di certo non noi," ha detto, aggiungendo di non
sapere neanche quanti soldi sono stati raccolti. "[I funzionari cittadini] non
vogliono dirci l'importo esatto".
Da quanto risulta, la raccolta è ora di 757.000 Kč, ha detto Hana
Klapetková, a capo del dipartimento cittadino per gli affari sociali. Secondo la
legge sulle raccolte pubbliche, le autorità della città sono incaricate della
gestione dei fondi.
Nota che il fallimento della famiglia nel trovare una nuova casa non dipenda
dalla mancanza di sforzi dei funzionari.
"Abbiamo trovato diverse soluzioni accettabili che loro hanno rifiutato
perché ritenevano la casa o troppo piccola o troppo grande. Altre volte, prima
che prendessero una decisione, un altro compratore riservava la casa," dice Klapetková.
"La città li sta aiutando, per quanto può".
Šarka Petrtýlová, segretaria del sindaco, ha aggiunto di essere certa che un
alloggio adeguato per la famiglia può essere trovato, a Vítkov o altrove, prima
della fine dell'anno. Altrimenti, ha detto, il consiglio comunale estenderà di
un anno la scadenza, che riconosce essere stata stabilita arbitrariamente
durante un'affrettata riunione all'inizio del mese.
"In realtà non abbiamo ponderato sul termine, che doveva essere a tre mesi da
adesso, così l'abbiamo lasciato sino alla fine dell'anno," ha detto Petrtýlová.
Tuttavia ha notato che, secondo la legge, il consiglio comunale ha dovuto
stabilire un termine, dopo il quale ogni somma non impiegata finirà negli uffici
distrettuali.
Kumar Vishwanathan dell'OnG Vita Insieme, che è stato in stretto contatto con
al famiglia, ha detto di credere che le donazioni non saranno mai trasferite
negli uffici distrettuali.
Anche se concorda sul fatto che i funzionari stiano facendo del loro meglio
per trovare alloggio alla famiglia, ha detto che non è stato facile a causa
dell'opposizione dei futuri vicini e proprietari.
"Penso che ci siano molti pregiudizi sul vivere accanto ai Rom. La gente non
vuole vivere vicino ad una famiglia rom," ha detto Vishwanathan.
Ha aggiunto che, mentre non ha obiezioni sulla gestione cittadina delle
donazioni, la famiglia rimane in difficoltà finanziarie, dato che i genitori
hanno bisogno di denaro per andare e tornare dall'ospedale di Ostrava per
visitare Natálka. Secondo i funzionari cittadini, la famiglia vive di previdenza
sociale.
"Sinora hanno sostenuto un sacco di spese," ha detto Vishwanathan. "Per loro
è un drenaggio di risorse."
Nel contempo Kudrik, il padre di Natálka, ha detto che la sua preoccupazione
più grande è di curare la figlia, che avrà bisogno di trattamenti medici per il
resto della vita. L'assicurazione di stato sta coprendo la maggior parte delle
spese mediche per Natálka.
Gli attentatori non sono ancora stati identificati. Ciononostante, Kudrik
dice di volere che la famiglia resti a Vítkov, dove i suoi bambini vanno a
scuola. D'altra parte è a conoscenza che se non verrà trovato nessun alloggio in
città, la famiglia dovrà cercare una sistemazione da qualche altra parte.
Quest'anno il 2 agosto diverrà il Giorno Internazionale del Ricordo delle
Vittime Rom del Porraimos (Olocausto). Il
2 agosto 1944 oltre 3.000 Rom e Sinti ad Auschwitz-Birkenau furono gasati e
poi cremati.
Questo giorno di azione è stato suggerito dal Congresso Nazionale Rom e
dall'Unione Internazionale Rom, da un'udienza del Forum Rom e Viaggianti Europei
nel Consiglio d'Europa, tenutasi a Strasburgo il 29 giugno 2009. E' stata
adottata da tutti i partecipanti all'iniziativa "Assieme contro l'Antiziganismo
in Europa", che suggeriscono il 2 agosto alle ore 12.00 di scendere per cinque
minuti nelle strade, ovunque in Europa, e farsi vedere con una candela accesa
pregando per i morti.
SIATE VISIBILI!
Quest'anno il Giorno del Ricordo sarà dedicato ai bambini Rom e Sinti che
hanno subito abusi o sono stati uccisi in Europa.
Mi è stata consegnata anche la versione in romanes (qui di
seguito), gli ho dato un'occhiata, in alcuni punti mi suona strana e non mi sento di garantire sulla traduzione
Internacijonalno Djes le Murdarde Romenge ando Pharraimos (Holocaust)
Kado bersh po 2.to Augusto avela o Internacijonalno Djes le Murdarde Romenge
ando Pharraimos (Holocaust). O Dujto Augusto sas o djes ando 1944 bersh kaj maj
but sar 3.000 Rom thaj Sintura sas murdarde ando Ausschwitz-Birkenau, kothe von
sas bishade ando Gaso thaj pala kodo pabarde. Kerde ande amare manush Pharra.
Kado djes pe Akcija sas akardo kathar o Roma National Congress thaj e
Intrenational Romani Union, pe jekh hearingo kaj akardas o European Roma and
Travellers Forum, ando Konzilo la Europako ando Strasurgo po 29. Juni 2009. Sa e
participantura pende mishto pe kadi Akcija. E paritcipantura po kidipe “Khetane
kontra/mamuj o Antiziganismo ande Europa” dine suggestija
Po Dujto August kal 12:00 chasura
Te djal pe avri pe Droma pe 5 minuti, te sikadjuvas, te mangas amen anda e Mule,
te aven Jerthe, te pabaras lenge jekh momeli po drom,
TE SIKAVAS AMEN, KE KATHE SAM !
Kado bersh o djes, Djes le Murdarde Romenge ando Pharraimos avela spezialno le
Romane chavorenge kaj keren lenge bislashimo thaj mudaren len ando Europa.
ZAGABRIA (AFP)
- Il presidente croato Stipe Mesic ha parlato all'inizio della settimana contro
la crescita di "aggressioni" dei nostalgici del regime pro-nazista instauratosi
nel paese durante la II Guerra Mondiale.
Mesic ha anche criticato il fallimento dello stato croato nel confrontarsi
con la crescita dei simpatizzanti del nazismo.
"Dobbiamo essere pronti a reagire alle aggressioni dei revisionisti, che
stanno diventando sempre più brutali," ha sollecitato martedì per sottolineare
la giornata nazionale antifascista della Croazia.
"Dobbiamo difendere la verità storica. Se non lo facciamo oggi, domani sarà
troppo tardi," ha aggiunto.
L'ammonimento di Mesic è arrivato in una cerimonia nella centrale città di
Brezovica per ricordare la fondazione, il 22 giugno 1941, della prima unità di
partigiani croati che si opponevano allo stato Ustascia pro-nazista, che venne
sconfitto quattro anni dopo.
Il capo di stato ha anche denunciato un'atmosfera in Croazia che dice di
averlo obbligato a richiamare gli sforzi per difendere la lotta conto il
fascismo.
Mesic ha aggiunto che la lotta è stata "appannata" da quei nostalgici del
regime pro-nazista.
"Invidio il cancelliere tedesco, il primo ministro britannico ed il
presidente francese, che non hanno da lottare contro i revisionisti," ha detto.
"In quei paesi, la battaglia è guidata dallo stato che reagisce ad ogni
livello" contro gli incidenti neo-nazisti.
"A volte ho l'impressione di essere solo in questa lotta, e quel che manca è
il supporto dello stato," ha aggiunto Mesic.
Mesic si è spesso espresso contro i simpatizzanti nazisti in Croazia, ma si è
trovato in una situazione imbarazzante nel 2006 quando furono pubblicati suoi
commenti dove apparentemente approvava il regime pro-nazista.
Ancora chiese scusa a seguito della pubblicazione di alcune sue opinioni in
un discorso del 1992 in Australia.
Nel discorso, Mesic disse che i Croati avevano segnato due vittorie storiche
- una quando venne fondato lo stato Ustascia pro-nazista nel 1941 e l'altra
quando gli antifascisti vinsero alla fine della II guerra mondiale. Centinaia di
migliaia di Ebrei, Serbi, Rom ed antifascisti Croati perirono nei campi di
concentramento installati dal regime croato durante la II guerra mondiale.
Mentre i problemi della più grande minoranza europea sembrano non finire,
la UE vorrebbe offrire qualche speranza nonostante "molte chiacchiere e poca
azione". Testimonianze dai Rom europei
Verso la fine di maggio, un gruppo di famiglie rom, circa 90 persone, si
accamparono in un parco di Berlino per scappare alla miseria di cui soffrivano
nel loro paese, la Romania. Subito scattarono le polemiche - la polizia
tentò ripetutamente di sgomberarli e diverse associazioni riportarono la
mancanza di rispetto dei diritti umani di base di questi cittadini a pieno
titolo della UE.
(video in inglese: Europe's young Roma speak)
Situazioni simili sono comuni in Europa e colpiscono i membri della comunità
rom, che consiste in circa 9/12 milioni di persone. Mentre la UE continua la sua
espansione e cerca soluzioni (migliori o peggiori) alle questioni identitarie ed
ai problemi sociali che ne sono al cuore, la tematica rom è ancora aperta da
discutere. Questo è corroborato da rapporti come quelli di Amnesty International
e delle Nazioni Unite. Queste organizzazioni condannano il razzismo e la
violazione dei diritti umani che questo gruppo etnico continua a soffrire, e che
non sempre riceve una risposta politica convincente.
Incontro di Berlino
Tre settimane prima dell'arrivo a Berlino delle famiglie zingare rumene, un
altro gruppo di zingari da tutta Europa si è incontrato nella capitale tedesca,
anche se hanno ricevuto un'attenzione totalmente differente. Cinquanta giovani
rom ed operatori sociali che lavorano con le organizzazioni giovanili in
quattordici paesi europei, hanno partecipato ad un seminario organizzato
dall'associazione tedesca "Amaro Drom e Roma Active Albania", con l'appoggio
della commissione europea. L'incontro è servito a condividere le esperienze e
sottolineare i piani futuri. Parliamo con sei dei partecipanti sui punti di
vista generali della gioventù zigana europea, prospettive, paure e speranze.
Hamze Bytyci, 27 anni, tedesco kosovaro, lavora per Amaro Drom
Hamze si sente "metropolitano, europeo e zingaro". Per lui, il futuro della
comunità rom ha due uscite. "Ora stiamo facendo i primi passi per migliorare la
situazione. E' come la partenza di una rivoluzione pacifica. D'altra parte,
sappiamo tutti cosa sta succedendo alla minoranza rom in paesi come l'Italia e
la Repubblica Ceca.. Abbiamo bisogno di più fondi e più tempo".
Admir Biberovic, 25 anni, bosniaco laureato in legge
Admir è positivo sul futuro della sua comunità in Bosnia. "Il governo del mio
paese è membro del progetto Decennio dell'Inclusione Rom (2005-2015). Cerca
l'inclusione della comunità rom europea, dove ha già investito 3 milioni di
euro". Admir è ottimista perché ritiene che se qualcuno è persuaso di cambiare
qualcosa, è possibile farlo.
Ionut Stan, 24 anni, poliziotto dalla Romania
Ionut si sente Rom perché "non può essere niente altro". E' cosciente del
fatto che la sua comunità continua ad essere discriminata, anche se nota una
differenza: "Mentre è sicuro che in alcune regioni della Romania le comunità rom
sono molto povere, ci sono anche membri della mia comunità che sono molto ben
integrati sia nel lavoro che negli studi." Ionut ha ricevuto un'opportunità di
lavoro per sei mesi a Bruxelles, quindi apprezza gli sforzi UE. Ionut è
ottimista sul futuro: "La vita dei miei figli sarà migliore della mia".
Karolina Mirga, 26 anni, studentessa polacca
"La mia nazionalità ufficiale è polacca, ma nel mio cuore sono zingara - sono
una zingara polacca". Karolina ha qualche incertezza sul futuro, ma è
consapevole che la sfida "è già iniziata. Forse tra cinquant'anni ci sarà un
presidente zingaro negli USA," ride.
Kike Jiménez, 24 anni, operatore sociale spagnolo
Kike lavora nell'associazione Kale dor Kayiko, che ha sede nei Paesi Baschi.
Definire la propria identità non è un compito facile: "Uff, è un po' difficile
rispondere data la situazione politica nei Paesi Baschi. Se ha ciò aggiungiamo
la mia identità gitana, la questione sembra essere un po' complicata. Mi sento
ugualmente gitano, basco e spagnolo, e pure europeo." Kike dice che i Rom nel
nord della Spagna sono un po' indietro sui temi dell'istruzione, rispetto ai Rom
che vivono in altre regioni come la Catalogna, l'Andalusia o Madrid. "Negli
ultimi cinquant'anni la società rom è cambiata notevolmente," conclude. "Tra
cinquant'anni, penso che saremo dappertutto, dovunque vorremo essere."
Nesime Salioska, 27 anni, coordinatrice
dell'associazione rom per l'affermazione multiculturale di organizzazione - SOS
di Prilep, Macedonia
Nesime ha un punto di vista piuttosto pessimista: "Molti paesi UE fanno
soltanto chiacchiere sulla situazione della comunità Rom, ma non agiscono.
Germania e Spagna ne sono due buoni esempi. Parlano costantemente sulla
necessità di migliorare la situazione dei Rom negli altri paesi, come la
Macedonia. Invece, né la Germania né la Spagna hanno fatto alcun passo concreto
per trovare soluzioni ai problemi con le comunità rom nei loro paesi."
Un gruppo paramilitare neonazista si rilancia sotto nuovo nome in un raduno
di massa a Budapest.
La Guardia Ungherese (Magyar
Gárdandr) si è anche rilanciata come Movimento Guardia Ungherese in
diversi incontri più piccoli presentati in più parti del paese.
Circa 3.000 aderenti si sono riuniti domenica a Budapest, mentre diverse
centinaia hanno manifestato a Bekescsaba, Szolnok e Mezotur. I
partecipanti alle manifestazioni sventolavano bandiere ed insegne che
ricordavano quelle famigerate delle Frecce Uncinate Ungheresi del periodo di
guerra. Una dimostrazione separata, sempre a Budapest, chiedeva il rilascio di
Gyorgy Budahazy, attivista radicale di destra trattenuto con l'accusa di
terrorismo.
Sempre domenica, circa 400 dimostranti, per lo più anziani, hanno manifestato
a favore del governo e contro la Guardia.
Recentemente i tribunali ungheresi avevano ordinato lo smantellamento della
Guardia con l'accusa di generare tensioni etniche e di minaccia all'ordine
pubblico. Tuttavia, l'ultima sentenza non interferisce sul diritto di adunarsi
pacificamente. Ora la Guardia rivendica di essere un movimento.
Gli esperti legali dicono che questo contravviene alla volontà ed agli scopi
dei tribunali.
I manifestanti a Budapest sono arrivati in abiti civili e solo dopo molti
hanno indossato le uniformi della Guardia. Tra di loro Gabor Vona, presidente
del neonazista
Jobbik, e Lajor Fur, ex ministro della difesa. Vona ha annunciato che se
dovesse ottenere un seggio alle prossime elezioni nazionali, come ci si aspetta,
entrerebbe in Parlamento indossando l'uniforme della Guardia.
Viktor Orban, leader del Fidezs, il partito dominante nell'opposizione e che
probabilmente formerà il governo l'anno prossimo, ha detto che il suo partito
non entrerà mai in coalizione con Jobbik.
Strasburgo, 16/07/09 - La parlamentare Rom ungherese Lívia Járóka è
stata eletta vice presidente del Comitato Parlamentare per i Diritti Femminili.
Ieri (16 luglio ndr) i deputati hanno eletti i presidenti e vice
presidenti di 12 comitati parlamentari. Le votazioni termineranno lunedì con i
rimanenti dieci comitati, incluse due sotto-commissioni.
I Rom russi hanno un problema di immagineCome parte di una serie
sugli Zingari in Europa, Yuri Maloveriyan della BBC russa esamina come è
cambiata la loro reputazione nella Russia moderna
11/07/2009 - I Russi tradizionalmente tendevano a pensare ai Rom in due
maniere: commercianti e ladri di cavalli, o pietre rotolanti, vagabondi per il
mondo in costumi colorati che cantavano canzoni romantiche.
Ma nella nuova Russia questa vecchia immagine è stata rimpiazzata da una
differente - generata dai racconti dei media sui villaggi dove gli spacciatori
rom vendono eroina.
Ed anche se le organizzazioni pro-Rom provano ad argomentare che questa
foto non si applica a tutti i Rom, la loro voce è affogata dai media.
"Le case iniziarono a bruciare": casa di uno spacciatore
rom
"D'improvviso, le loro case iniziarono a bruciare a causa di qualche guasto
elettrico, e tutto il clan dovette andarsene," ricorda Yevgenii Malenkin dell'OnG
russa Città Senza Droghe, indicando una casa bruciata non lontano da
Yekaterinburg, nella Russia centrale.
Malenkin dice che circa sette anni fa i Rom che vivevano in quella casa
vendevano eroina apertamente.
Dice: "Proprio qui all'incrocio si radunavano, in attesa che arrivasse la
droga. Chi riceveva la sua dose andava nei cespugli qui attorno. E c'erano anche
le macchine della polizia, per fornire sicurezza agli Zingari."
Città Senza Droghe iniziò a combattere il consumo e lo spaccio di droga a
Yekaterinburg 10 anni fa.
Ma ci pare che l'attitudine di Malenkin verso i Rom sia stata alterata dalla
sua esperienza.
"Non ci sono Rom ingegneri, né dottori, sono tutti spacciatori. Ci sono
cinque villaggi rom a Yekaterinburg e in tutti e cinque si commercia droga,"
dice.
Travisati
Nikolai Bessonov, uno dei più conosciuti specialisti russi sui Rom, ritiene
che in Russia siano travisati.
"Il numero esatto degli spacciatori tra i Rom è esagerato. Le notizie
mostrano solo loro. Non veniamo mai a conoscenza di Rom che studiano
all'università, lavorano in fattoria, non vediamo i Rom ingegneri o dottori,"
dice Bessonov, la cui figlia e genero sono attori nel famoso teatro Rom di
Mosca, il Roman.
Bessonov vive in un villaggio vicino a Mosca dove, dice, ci sono molti Rom
con professioni "rispettabili": un avvocato, un gioielliere ed un numero di
commercianti regolari.
Ma i media tendono ad ignorarli e questo porta a fraintendimenti.
Un recente sondaggio dell'indipendente Centro Levada ha trovato che il 52%
dei Russi pensa negativamente dei Rom.
Secondo il censimento del 2002, ci sono 183.000 Rom nel paese.
Ma Bessanov stima che il numero si avvicini a 250.000.
Identità segreta
Nikolai Bugai, consigliere per le relazioni esterne al ministero dello
sviluppo regionale, dice che i Rom sono in grado di vivere in armonia col resto
della comunità.
Ha recentemente visitato un villaggio nella regione di Krasnodar nel sud
della Russia, dove su una popolazione di 13.000, almeno 5.000 erano Rom.
"C'è là una fattoria di 220 ettari, guidata da un Rom ed anche i lavoratori
sono Rom," dice Bugai.
Rivivere le tradizioni può migliorare l'immagine dei Rom?
Nikolai Bessonov ritiene che i Rom stessi siano parzialmente responsabili
della loro immagine negativa, in quanto preferiscono tenere segreta le loro
identità.
"Quando ho provato a scrivere sui Rom che lavoravano, chiesi ad un dottore
rom se poteva parlare di sé, ma rifiutò, dicendo che non voleva che i suoi
pazienti scoprissero chi era realmente, perché questo gli avrebbe creato
problemi sul lavoro. Avvicinai un insegnante e mi disse la stessa cosa," dice.
Si dice che questi Rom si sono assimilati nella società e perciò hanno
parzialmente perso la loro identità.
Ma Bessonov non concorda.
"Quando i Russi smisero di portare lunghe barbe o stivali da neve, smisero di
lavorare la campagna per andare a lavorare in fabbrica o diventare, per
esempio, ingegneri, nessuno li chiamò ASSIMILATI. Così quando un Rom va a
lavorare in miniera o studia all'università, perché la gente dice che si è
assimilato?" chiede lo storico.
Dice che è importante che i Rom continuino a rispettare le loro tradizioni,
non importa cosa facciano nella vita.
Molti Rom hanno paura di assimilarsi e così non mandano i figli a scuola. E
se lo fanno, è solo per un anno o due, perché i bambini imparino a leggere e
scrivere.
Ma la mancanza di un'istruzione completa rende difficile a questi bambini di
trovare poi un lavoro nella vita.
"Le nostre donne vogliono lavorare, ma non trovano niente perché sono
illetterate," dice Elza Mihai, un'insegnante di un villaggio Rom nella regione
di Leningrado.
Miti e pregiudizi
Mihai spera che con queste difficoltà nel trovare un impiego, i Rom possano
eventualmente convincersi a mandare i bambini a scuola per un tempo maggiore di
un paio d'anni.
Ma la sola istruzione non migliorerà l'immagine negativa dei Rom in Russia.
Dopo tutto, ci sono molti miti e pregiudizi su di loro, anche tra la gente
istruita.
Nikolai Bessonov spera che il revival del folklore aiutare a migliorare
l'immagine dei Rom in Russia.
Insieme a sua figlia e al genero rom, Bessonov ha creato il gruppo folklorico
"Svenko", dove artisti in tipici costumi colorati danzano e suonano romanze rom.
IL CONTRATTO DELLO SGOMBERO DI DALE FARM ATTRAE GLI UFFICIALI
GIUDIZIARIBy Grattan Puxon
La più conosciuta impresa di "sicurezza" antizigana della GB, responsabile
del brutale sgombero di Twin Oaks nel 2004, dice di essere pronta alla più
grande operazione di rimozione mai avuta contro un villaggio comunitario in
Bretagna nei tempi moderni.
Constant & Co., che ha incamerato decine di milioni di euro sgomberando gli
Zingari dalla loro terra, con maniere forti e a mala pena legali, ora vuole il
contratto per demolire Dale Farm, che vicino a Crays Hill, Essex, ospita 500
Viaggianti.
Il lavoro, che vale tre milioni di euro, comprenderebbe la rimozione, e in
alcuni casi la distruzione, di chalet e case mobili, e lo sgombero fisico di 90
famiglie, inclusi bambini, anziani ed infermi, a lasciare il distretto,
impoveriti e senza un posto legale dove vivere.
"Questa è pulizia etnica," dice uno dei volontari che ha visitato Dale Farm.
"Ma il consiglio comunale sta tentando di mascherare questo fatto con molto
linguaggio politicamente corretto."
A causa dell'alto costo del lavoro, il comune di Basildon è stato costretto a
pubblicare un bando sulla Gazzetta Ufficiale dell'Unione Europea. La data di
chiusura per le offerte è a metà agosto.
Nell'annuncio il consiglio comunale dichiara che l'offerta vincitrice deve
"dimostrare l'impegno a sostenere i principi di uguaglianza e della legislazione
sulla differenza e dimostrarsi sensibile e reattivo ai bisogni della gente."
D'altra parte, Basildon ha già indicato le sue preferenze nel re-ingaggio di
Constant, una ditta che il consiglio ha già impiegato per diversi piccoli
sgomberi. I critici dicono che sono stati condotti in maniera da ostentare i
regolamenti UE sulla salute e la sicurezza, avendo come risultato l'inutile
distruzione di enormi quantità di proprietà private.
Durante le azioni sono state perse preziose porcellane Crown Derby ed altri
oggetti.
Fotografie mostrano come ad Hovefields non sia stata messa in sicurezza
l'area di sgombero, con i bambini che stazionavano in prossimità quando le
macchine pesanti erano in azione.
Mentre il consiglio comunale ha giustificato l'uso del comma 178 dell'Atto di
Pianificazione Cittadino e Ambientale per restaurare la cintura verde, il
terreno a Hovefields è stato lasciato brullo e abbandonato. La vegetazione
superficiale è stata distrutta ed il terreno è stato circondato da alte banchine
di terra.
La maggior parte del terreno è ora inondato da acqua contaminata delle
fognature rotte dei servizi igienici, costituendo un pericolo alla salute di
bambini e adulti che continuano a vivere lì attorno aspettando nuove incursioni
di Constant.
CAROVANE IN FIAMME
Un film prodotto dalla Dale Farm
Housing Association mostra carovane in fiamme mentre gli ufficiali giudiziari
maltrattano bambini che stanno gridando. Constant è la compagnia che ha
mantenuto sinora questo compito, con un approccio brutale.
Riferendosi allo sgombero di Twin Oaks, Justice Collins ha detto al Tribunale
Supremo di aver visionato un video su Constant all'opera, dove lei considera la
condotta dei suoi dipendenti inaccettabile in quanto porta inevitabilmente a
condizioni di pericolo.
"Il consiglio deve riconsiderare l'uso di questa compagnia," ha dichiarato
Justice Collins. Ha anche notato che la polizia ha mancato di controllare gli
eccessi degli incaricati di Constant.
Collins ha aggiunto che in caso di seria malattia o di esigenze dei bambini,
lo sgombero sarebbe sproporzionato. Anche se il diritto di sgomberare è stato
sinora sostenuto, le condizioni relative sono state adottate in una complessa
decisione della Corte d'Appello all'inizio dell'anno.
Richiesto dall'Atto sulla Libertà d'Informazione di fornire copia dei
rapporti sui rischi connessi agli sgomberi di Hovefields e Dale Farm, Basildono
ha dovuto ammettere di non aver svolto alcuna ricerca in questo senso.
Jean Sheridan, madre di tre gemelli a Dale Farm, ha timore del trauma che gli
incaricati dello sgombero possono causare ai suoi figli. Spera che prima che
Constant entri in azione, lei possa portare il caso alla Corte Europea dei
Diritti Umani.
"Non abbiamo nessun altro posto dove andare ed i miei figli hanno bisogno di
trattamenti medici," dice Jean. "Sono nati prematuri e sono fortunati a vivere.
Come sopravviveranno al terrore che porterà Constant?"
Il Commissario britannico dell'Infanzia ha chiesto a Basildon cosa intende
fare per salvaguardare la sicurezza dei bambini durante la demolizione e quale
sistemazione alternativa venga offerta loro. Sinora non ha ricevuto nessuna
risposta soddisfacente.
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