Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Lettera aperta da ROMEA ai manifestanti non-estremisti anti-romanì nella
Repubblica Ceca
Prague, 9.7.2013 21:51, (ROMEA)
fk, translated by Gwendolyn Albert
I lavoratori dell'associazione civica ROMEA hanno deciso di tendere la mano a
quanti hanno partecipato alle recenti manifestazioni anti-rom e che non siano
estremisti. L'associazione spera di iniziare un dialogo con almeno qualcuno
di voi, che potrebbe portare a proposte specifiche per le soluzioni e quindi ad
una maggiore tranquillità nella nostra convivenza.
ROMEA renderà pubbliche le idee e proposte che giungeranno in risposta a questa
lettera aperta, e poi le girerà ai politici al massimo livello, chiedendo loro
di farci sapere se intendono utilizzare le vostre idee al momento di predisporre
decreti, legislazioni ed altri regolamenti, o se vogliono beneficiare in altro
modo di questo miglioramento di relazioni. L'associazione ROMEA ringrazia
tutti in anticipo per i vostri commenti e risposte costruttive.
L'associazione ROMEA ringrazia anche ognuno per la pazienza dato che non sarà
possibile rispondere immediatamente a tutte le lettere ricevute. Naturalmente,
non risponderemo a quelle lettere che non saranno costruttive o rispettose.
Lettera aperta ai manifestanti non-estremisti anti-romnella
Repubblica Ceca
A quanti interessati:
Ci rivolgiamo a voi con domande a cui neanche noi sappiamo rispondere. Speriamo
di esse3re capaci di rifletterci assieme a voi, senza recriminazioni reciproche
e in maniera costruttiva, se possibile, nell'interesse del mutuo intendimento e
di aiutare a risolvere questi problemi se malignità reciproche.
Nelle discussioni portate a commento dei nostri articoli, riguardo le
manifestazioni anti-romanì a Rumburk e a Varnsdorf alla fine del 2011, come pure
riguardo i nostri articoli di quest'anno su Cheské Budzejovice e Duchcov, è stata
espressa l'opinione che l'agenzia telematica Romea.cz tratta i manifestanti
anti-rom dipingendoli indistintamente come razzisti o neonazisti. Questa
è, ovviamente, un'impressione sbagliata. Non crediamo una cosa simile e siamo
sempre stati attenti a distinguere nelle nostre cronache i vari tipi di persone
che andavano manifestando.
Condanniamo le generalizzazioni che sono fatte su Romanì da ogni angolo della
società, ed è per questo che facciamo del nostro meglio per evitare noi stessi
di generalizzare. Ciò non significa che ci riesca sempre, almeno dalla
prospettiva altrui, ma su questo stiamo discutendo nell'associazione ROMEA e
cercando, realmente, onestamente di fare del nostro meglio.
Abbiamo parlato con molti di voi, che avete manifestato contro i Romanì in
diverse città del paese, ed abbiamo imparato che tra di voi c'è gente che ha
(alcuni) amici Rom nella vita di ogni giorno. Abbiamo anche imparato che alcuni
di voi sono frustrati per la situazione di deterioramento sociale del paese - ad
esempio, anche voi potreste essere da tempo senza lavoro. Ovviamente, ci siamo
imbattuti anche nei razzisti e gli xenofobi che hanno guidato queste proteste di
odio contro l'etnia rom nel suo complesso.
C' una differenza tra come le persone si comportano nella vita quotidiana e come
si comportano durante queste manifestazioni. A Breclav, Cheské Budzejovice, Duchcov,
Krupka, Novy Bydzhov, Rumburk e Varnsdorf (o almeno durante quelle
manifestazioni), alcuni di voi hanno marciato fianco a fianco con estremisti -
nazionalisti sciovinisti, nazIsti, razzisti e xenofobi.
A Varnsdorf, avete marciato verso lo Sport residential hotel, dove gli
estremisti hanno dato inizio a scontri per strada, ritirandosi in seguito e
lasciandovi preda dell'intervento della polizia. Forse avete imparato qualcosa e
rifiutato di accogliere estremisti sul palco nelle vostre proteste successive.
Da altre parti, ovviamente, è stato differente - non soltanto non vi siete
vergognati di partecipare ad un'azione assieme agli estremisti, qualcuno di voi
li ha anche ospitati, che ne fosse cosciente o meno. E' gente conosciuta per le
motivazioni ideologiche del loro comportamento e della loro violenza primitive,
e molti sono recidivi (e non solo per questo tipo di reato).
Un gran numero di questi estremisti non lavora, spesso sono meno istruiti,
il loro comportamento mostra segni di aggressività e tendenze sociopatologiche.
Criticano le minoranze e i romanì per quello che sono loro stessi, in gran
parte: problematici, ignoranti e disoccupati.
Questa gente vi sta sfruttando per i suoi propri scopi e finalità. Stanno
manipolando la vostra disaffezione per quanto succede nel nostro paese. Vi
stanno manipolando anche perché ogni cosa che abbia a che fare con la
coesistenza - ghetti, edilizia sociale, disoccupazione, ecc. - da tempo è
irrisolto.
Gli estremisti non offrono soluzioni. Offrono conflitti, odio che porta a
brutali aggressioni contro chiunque (ad es. contro gli agenti di polizia).
In ultima analisi, gli interventi della polizia in queste situazioni costano una
somma enorme di denaro, che si potrebbe usare per tenere i cittadini sicuri con
un servizio di pattuglie quotidiane. I comuni potrebbero usare quei soldi per
finanziare piattaforme dove tutti i cittadini potrebbero incontrarsi, al di là
delle rispettive differenze, per parlarsi e condividere esperienze. Forse avete
la sensazione che solo gli estremisti abbiano interesse nei vostri problemi, ma
vi rendete conto di dove potrebbe portare tutto ciò?
A Rumburk e da altre parti, avete urlato slogan razzisti assieme agli
estremisti, e li avete uditi chiamare alla violenza contro l'altra gente. La
stessa cosa è successa a Duchkov, dove due neonazisti hanno organizzato
un'azione anti-romanì che in seguito lodava l'uccisione dei Rom.
A Cheské Budzejovice, in piazza avete intonato il grido razzista di "porci neri"
contro i Romanì. Poi avete marciato con i neonazisti mentre facevano il saluto a
mano tesa (gridando "Heil Hitler") gridando altri slogan razzisti.
In ognuno di questi casi, la situazione ha rischiato di degenerare in violenza
fisica contro i Romanì. Era rivolta a tutta i Romanì, perché la colpa collettiva
che voi ascrivete loro, combinata alla psicosi della folla, comanda di non fare
distinzione tra i destinatari.
Vogliamo porvi le seguenti domande e cercare con voi un dialogo costruttivo. Vi
saremo molto grati per le vostre risposte:
- Comprendiamo che abbia dei problemi con
alcune persone, alcune delle quali romanì. Cosa possiamo fare
assieme nel chiedere ai responsabili di affrontare il problema
reale?
- Esattamente, cosa vi disturba, e dove, nello
specifico? Vi preghiamo di descrivere i vostri problemi
specifici - non andremo da nessuna parte con le generalizzazioni
e con quelle non faremo altro che il gioco degli estremisti.
- Credete sia possibile impedire agli individui
- qualsiasi individuo, sia della società maggioritaria o di una
minoranza - di commettere violenze contro gli altri? Può un
uomo, il presidente della Repubblica - per esempio, impedire che
un altro uomo picchi brutalmente e violenti una donna? Può una
donna, madre Teresa - per esempio, impedire che una donna uccida
il suo proprio figlio? La maggior parte dei Romanì non approvano
le azioni ingiuste di individui specifici, di cui condividono
l'etnia, ma non sono in grado di fermarli.
- Possiamo disquisire sul se e il perché i
Romanì provenienti dai ghetti siano, in misura maggiore di
quanto è consuetudine altrove, non istruiti, disoccupati e non
qualificati. Possiamo anche discutere su come questa gente debba
affrontare i problemi causati da una cultura della povertà.
Possiamo cercare assieme soluzioni, ma che non siano l'odio o la
vendetta contro un'intera minoranza.
- Stiamo dimenticando la nostra storia. Cosa
significano oggigiorno per voi gli orrori del nazismo e della II
guerra mondiale, scatenata dai nazisti?
- Questi "problemi con i Rom" che vi portano a
manifestare, sono per voi meno accettabili dei metodi che una
volta usavano i nazisti contro i membri della società ceca?
- Qualcuno di voi dice di avere avuto brutte
esperienze personali con i Romanì. Queste brutte esperienze
riguardano tutti i Romanì, o solo qualcuno di loro? Davvero
state protestando sulla base di vostre esperienze? Nella vostra
decisione che ruolo giocano le manipolazioni, le bugie, gli
stereotipi su internet?
- Non sarebbe più ragionevole fare del vostro
meglio per risolvere questi problemi con la coesistenza
pacifica, per esempio, negoziando con pazienza con le autorità
romanì locali, attraverso il lavoro di comunità, contribuendo
alla formazione infantile, ecc.?
- Secondo voi, è meglio risolvere i problemi di
coesistenza attraverso le proteste di piazza? Che risultato vi
aspettate? Credete che i Romanì faranno i bagagli e se ne
andranno? Se approvate questo modo di espellere la gente, lo
chiamate un metodo per "risolvere i problemi"?Come altrimenti
queste proteste di piazza contribuiranno a risolvere
effettivamente i problemi di coesistenza, sapreste descriverlo?
- Avete intenzione di usare violenza contro i
vostri vicini romanì? Vi chiediamo di immaginare la seguente
situazione: voi assieme a qualche estremista fate irruzione
nell'appartamento del vostro vicino e spaventate tutta la
famiglia che si accuccia in un angolo. Cosa farete,
parteciperete nel maltrattare quelle persone?
- Non credete che gli estremisti avrebbero
attaccato recentemente alcune persone romanì, anche se le
polizia non avesse bloccato i loro cortei? Non credete che i Rom
avrebbero tentato di difendere le loro famiglie da questi
attacchi?
- Vi rendete conto che fu proclamando il
principio di colpa collettiva che i nazisti diedero inizio de
facto all'Olocausto?
- Voi marciate con gli estremisti, e molto
spesso gridate slogan razzisti assieme a loro. [...] Non vi
importa se stanno facendo appello alla violenza, commettono
violenza contro gli agenti di polizia, o la violenza che può
risultarne contro i Romanì. Non siete infastiditi dai saluti
nazisti o da altre manifestazioni di estremismo... O lo siete?
Perché non avete preso le distanze dagli estremisti?
- Voi non siete estremisti, ma avete pensato a
cosa state avallando e cosa realmente volete, in questo
contesto? Potete raggiungerlo marciando con gli estremisti?
Siamo interessati nelle vostre proposte costruttive, per risolvere questa
situazione. Proveremo a rivederle e trovare una risposta o un partnernella
vostra area particolare per discuterne assieme a voi.
Frantishek Kostlàn
Jarmila Balàzhovà
Zdenehk Ryshavý
Frantishek Bikàr
Renàta Berkyovà
Jitka Votavovà
Jana Baudyshovà
Petra Zahradníkovà
the ROMEA civic association
Di Fabrizio (del 21/07/2013 @ 09:09:25, in media, visitato 1374 volte)
Pubblicato Martedì, 16 Luglio 2013 14:29
Egregio dottor Ezio Mauro, direttore de La Repubblica
Le chiediamo la cortesia di leggere i commenti dei vostri lettori all'articolo
di Franco Vanni "Sul villaggio abusivo arriva l'Expo: maxi risarcimenti alle
famiglie rom - Infrastrutture Lombarde (con la mediazione del Comune di Milano)
paga fino a 50mila euro per liberare i terreni in via Monte Bisbino: l'area è
occupata da decenni da costruzioni che sono state edificate senza licenza"
apparso sul sito on-line il 16 luglio 2013, perché le sia facile capire come
persino un giornale come il suo favorisce, se non addirittura fomenta, il
pregiudizio e la discriminazione nei confronti delle comunità rom. Le fornisco
delle informazioni che la possono aiutare a capire quanto sia grave e offensivo
il modo con il quale sono state date le notizie in questa occasione.
In primo luogo i terreni sui quali sono state costruite le case sono stati
acquistati nei primi anni 90 - ricorda la guerra in Jugoslavia? - dai rom a
prezzi salati nonostante fossero terreni qualificati come seminativi-irrigui
cioè agricoli. Da qui l'abuso per aver costruito edifici su terreno
inedificabile, abuso peraltro rimasto a lungo tollerato dalle precedenti
amministrazioni.
Dal momento che l'area di via Monte Bisbino è interessata ai lavori Expo sono
iniziate le procedure per l'esproprio dei terreni (non delle case!).
Infrastrutture lombarde negli atti formali per l'esproprio offriva 7€ (sette
euro) per metro quadro di terreno e nessun indennizzo per i beni che insistevano
sui terreni. Si parla di indennizzi di qualche centinaio di euro, dal momento
che pochi terreni sono superiori ai 1000 mq!
In questa situazione la Consulta rom e sinti di Milano ha aperto un confronto
con l'amministrazione e con Infrastrutture lombarde per una soluzione pacifica e
possibilmente positiva per le famiglie coinvolte e destinate a perdere tutto
(tra l'altro questa comunità vede la più alta frequenza scolastica di minori rom
a Milano), trovando la disponibilità di entrambi gli interlocutori. Con
un'azione su più piani: è stata chiesta e ottenuta da Infrastrutture lombarde
una piccola variante al tracciato della nuova strada che ha consentito di
ridurre il numero di terreni da espropriare; è stato verificato che in base al
nuovo PGT i terreni da agricoli passano ad ARU (Area di riqualificazione
urbana), quindi edificabili e quindi gli abusi diventano sanabili; è stato
raggiunto quindi un accordo con Infrastrutture sull'entità del risarcimento in
una misura che consente un decoroso risarcimento a chi perde tutto, non solo il
terreno ma la casa e tutto ciò che vi ha investito in oltre 20 anni; infine per
il gruppo di famiglie più fragili è stata raggiunta un'intesa con
l'amministrazione per una soluzione.
Se fossero state fornite queste informazioni, non molto difficili da ottenere,
non crede lei che forse qualche lettore avrebbe avuto un'occasione in più per
farsi un'opinione non a senso unico? Qual è la differenza tra i manifesti di
Lega e PdL condannati a Pescara per istigazione all'odio, o quelli della Lega
sulla Zingaropoli di Pisapia e questi messaggi, dal momento che entrambi sono
discriminatori e favoriscono il pregiudizio e l'odio antizigano?
Per questa ragione, dal momento che l'effetto di questo modo di fare
informazione è quello che i suoi lettori esprimono con dovizia nei commenti che,
ripeto, la invito a leggere, siamo costretti non solo a chiedere che il suo
giornale almeno completi l'informazione fornita, ma anche a verificare se non
sia il caso di procedere contro il suo giornale per istigazione all'odio
razziale, ragione per la quale ci legge in copia l'avvocato della Consulta.
Cordiali saluti Milano, 16 luglio 2013
Dijana Pavlovic, portavoce della Consulta Rom e Sinti di Milano - tel.
3397608728
Paolo Cagna Ninchi, presidente associazione UPRE ROMA - tel. 3391170311
Di Sucar Drom (del 22/07/2013 @ 09:09:34, in blog, visitato 1664 volte)
Di Fabrizio (del 23/07/2013 @ 09:06:08, in casa, visitato 1769 volte)
19-07-2013
di Angela Sannai
ROMA - Energia pulita e a basso costo per rom e sinti, che oggi si trovano di
fronte a bollette da 6-700 euro al mese, troppi per le loro tasche. Il Comune di
Bologna vuole riconvertire l'energia nei campi nomadi, magari coi pannelli
fotovoltaici. Lo annuncia questa mattina in question time l'assessore al
Welfare, Amelia Frascaroli, rispondendo a una domanda della consigliera della
Lega Nord, Lucia Borgonzoni, che accusa l'amministrazione "di aver elargito
somme pubbliche", ai nomadi, "continuando in tale politica di donazione con
poche speranze di riavere quanto anticipato".
Il fatto è, precisa l'assessore, che tutte e tre le aree sosta del Comune sono
alimentate con energia elettrica che viene usata per ogni cosa, dal
riscaldamento durante l'inverno, alle piastre per cucinare fino agli
scaldabagno, e quindi alle famiglie arrivano bollette da 6-700 euro mediamente,
una spesa alla quale non possono fare fronte. "La prima cosa da fare, quindi,
sarebbe mettere le persone in condizioni di non pagare somme che incidono così
tanto sulla loro spesa mensile". Ed è per questo che "stiamo perseguendo l'idea
di una riconversione energetica delle aree sosta che ricondurrebbe i costi a
delle cifre sostenibili anche per chi ha un'economia famigliare di reddito medio-basso o basso". Detto questo, "credo si debba andare sempre più verso una
responsabilizzazione o quantomeno una responsabilità condivisa nei confronti di
queste persone".
Quanto ai kosovari di via della Canapa, gli stessi che lunedì scorso hanno fatto
irruzione in Consiglio comunale, e sui quali Borgonzoni chiede chiarimenti,
l'assessore comunica che negli anni hanno accumulato morosità per 59.000 euro.
Rispetto poi ad eventuali aiuti, "invece voglio ribadire che l'aiuto è stato già
ampiamente dato in questi anni", sottolinea Frascaroli suscitando l'entusiasmo
della leghista. "E' evidente- prosegue l'assessore- che le situazioni sono già
ampiamente conosciute, quindi non hanno bisogno di essere conosciute adesso".
Poi, se nel momento dello sfratto, dell'allontanamento delle persone dagli
stabili di via della Canapa, "si verificassero situazioni di particolare
fragilità, soprattutto dove ci sono minori, è evidente che prenderemo misure di
protezione". Ma questo "non significa che andiamo a mettere in atto chi sa quale
sostegni, ché appunto credo che siano stati già tutti giocati".
Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e
riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte «Agenzia Dire» e
l'indirizzo «www.dire.it»
Amo i francesi perché dietro la loro boria e sciovinismo, si cela la
coscienza di essere popolo. E popolo, significa far parte di una comunità, a cui
vengono riconosciuti diritti, e non gentili concessioni. Dove il diritto non ha
bisogno di essere declinato con l'aggettivo "civile", ma è quasi un comandamento
religioso. Ovvio, anche lì i diritti vengono bellamente infranti, ma la cosa
difficilmente passa sotto silenzio.
Accade nella terra delle baguettes che
un deputato si lasci andare a commenti poco corretti. In Italia la notizia viene
ripresa dal
Corriere della Sera. Poteva succedere
dovunque, ma in quattro e quattr'otto il francese è stato costretto a
dimettersi. QUESTA LA DIFFERENZA FONDAMENTALE.
Indignez-vous
nasce 3 anni fa come libriccino che presto spopola in Francia. L'autore è un
autore tedesco che ne ha viste di tutti di colori.
Il libro vende bene anche da noi, ma rimane il problema di mettere assieme il
nostro tradizionale menefreghismo con i valori dell'indignarsi. Paese il nostro
di guelfi e ghibellini, metà della popolazione lo ignora, l'altra metà scopre lo
slogan INDIGNATEVI, evidentemente lo trova di suo gusto, e da quel momento
nessuno ha più avuto scampo: ci si indigna nella chiacchiere da bar, su FB, i
siti di petizioni fanno affari, per non parlare dello spam... tanto,
tutto resta come prima, visto che i nostri colpevoli hanno pelle (e lacrime) da
coccodrilli. MODA. Innocua (e funzionale) che può adattarsi all'antirazzista da
tastiera, al legaiolo, alla grande firma da giornale, al grillino che sino a due
anni fa era un servetto compiacente, al sinistro che invidia la destra.
Indignarsi: Ingenuamente mi chiedo cosa possa aver detto quel
deputato francese di così scandaloso. Niente di differente da quel che pensa (di
nascosto) buona parte della popolazione che i Rom li conosce solo attraverso i
mezzi di informazione (buoni quelli! Prima istigano e poi scrivono
articoli indignati contro il razzismo).
Ci indigniamo perché NON E' BELLO prendersela con degli sfigati a vita (poveriiiini)?
O ancora perché NON STA BENE tirare nuovamente in ballo zio Adolfo? O perché
"PRIMA VENNERO A PRENDERE GLI ZINGARI..."?
A tutto c'è rimedio, m'hanno sempre insegnato i Rom, vediamo però di
capirci:
- SFIGATI: Ricordavo all'inizio che neanche la Francia è il
paradiso, anzi quanto a razzismo neanche lì si scherza. Come da
noi, le radici del razzismo stanno nella legge e nella sua
interpretazione. Ad esempio,
la legge obbliga i comuni francesi sopra i 5.000 abitanti a
predisporre aree attrezzate per accoglienza delle popolazioni
vacanti. Buona parte dei comuni interessati preferisce pagare
multe salate (siamo in Francia!) piuttosto che rispettare la
legge ma inimicarsi i votanti. Ai Rom, alla gens de voyage,
non resta quindi che sistemarsi dove e come possibile, preda
delle stigmatizzazioni del deputato di turno (di solito MP o FN,
ma qualche volta si intrufolano anche i socialisti).
- ZIO ADOLFO: Rileggevo una recente lettera aperta dalla
Repubblica Ceca. Se lo zietto non è riuscito lui, con tutto
l'apparato che aveva a disposizione, a sterminare I ZINGARI,
pensate che qualcun altro possa farcela? E come, di grazia? I
Francesi, come gli Italiani del resto, l'hanno provato il
tallone nazista, e non è che quell'ideologia si è fermata a
Rom, Ebrei, oppositori politici o religiosi... Iniziato con
qualcuno (l'appetito vien mangiando), ha proseguito fino a
volersi pappare l'Europa intera. Secondo voi, è possibile un
nazismo democratico e selettivo, che se la prenda con I ZINGARI ma che non tocchi il buon padre di famiglia, timorato di dio e
della polizia? Forse dobbiamo ripartire dagli anni '40?
Altrimenti,
da dove si riparte? Vi propongo un esame: in quella frase su
Hitler che non sterminò abbastanza zingari, cosa avete inteso?
Cosa sareste disposti a tollerare? Cioè: i nazisti avrebbero
dovuto sterminare l'etnia (che vivesse in casa o nei carri) e/o
chi viveva in determinate condizioni (cioè, indipendentemente
dall'etnia, fuori dai nostri canoni)? Capiremmo meglio
1) sin
dove saremmo in grado di tollerare (quanto il nazismo può essere
accettabile) 2) ci daremmo nel contempo una definizione, magari
approssimativa, di cosa NOI intendiamo per zingaro (cosa noi ne
conosciamo), senza la quale brancoleremo nella pura accademia,
3) definiti i punti 1 e 2 e NON PRIMA, potremmo forse
dedicarci alle possibili soluzioni.
- POI VENNERO A PRENDERE...: Non si tratta di difendere (a
prescindere) gli insediamenti abusivi, altrimenti la situazione
diverrà comunque invivibile per tutti. Ma di riconoscere a chi vi abita
gli stessi diritti e lo stesso rispetto di qualsiasi altro
cittadino. Perché i diritti (ed il rispetto) o sono di tutti,
oppure sono privilegi. E poi per una ragione molto più
egoistica: le botte di Genova alla caserma di Bolzaneto, certe
cariche di polizia, per non parlare dell'imbarbarimento del
linguaggio politico, lo squilibrio dell'informazione sulla Val
di Susa, sono anche il risultato di quel "nazismo
democratico e selettivo" applicato lontano dai riflettori e
dai registratori, in quella terra di nessuno che sono i campi
rom. Dato che la sperimentazione ha dato buoni frutti, se non
altro a livello di reazione di massa, ecco che la stessa peste
può dilagare. SIETE AVVERTITI.
Martedì scorso a Milano è stato sgomberato il cinema occupato Maestoso.
- Non mi interessano tanto le ragioni di quest'operazione,
giusta o sbagliata che sia, ma vorrei sapere se
le modalità di
questo sgombero non debbano preoccupare (stavo per scrivere INDIGNARE) di più un LIBERALE
(ammesso che esistano ancora) piuttosto che uno STALINISTA
(ammesso che esistano ancora).
- Sono solo io a notare che tra uno sgombero "civile" e quello
di un campo, non ci sono solo affinità nei metodi, nella
"marginalità" dei soggetti coinvolti, ma anche sulle aree
coinvolte? Terreni, edifici, abbandonati e tolti al bene comune,
di cui qualcuno d'improvviso si riappropria in modalità più o
meno ufficiali, più o meno d'emergenza, per ritornare NON LUOGHI
a sgombero avvenuto. Sapendo, che ad ogni sgombero segue una
nuova occupazione.
Di Fabrizio (del 25/07/2013 @ 09:09:12, in media, visitato 1792 volte)
MEDIAROMA I mass media non dovrebbero provocare odio a Bursa
22 luglio - I cittadini questa mattina si sono svegliati questa mattina leggendo
notizie riguardo a tensioni a Bursa (nella regione di Marmara). Secondo quanto
pubblicato "un giovane rom ha ferito una ragazza con un fucile", e la famiglia
di lei ha assaltato l'insediamento rom e dato fuoco ai loro mezzi di trasporto.
I media non sottolineano l'origine etnica dell'altra parte, ma soltanto quella
dei Rom. Anche se enfatizzano che una delle parti in causa è rom, nessuno di
loro è stata chiamato a testimonianza, dando un'informazione
pregiudizievole.
Non abbiamo la possibilità di sapere cos'è realmente accaduto nel quartiere Osmangazi Gueneshtepe
di Bursa, causa il solito modo dei media di fare notizia. Non siamo stati in
grado di contattare chi vive laggiù. Quindi non conosciamo i dettagli
dell'incidente e la sua reale portata. D'altra parte, è lampante che i mass
media vogliano legittimare quanto è accaduto. Vogliono cioè legittimare gli
attacchi alle case rom e l'aver bruciato i loro mezzi di trasporto. Nelle
cronache, incolpano i Rom di rubare e i loro cavalli di sporcare le strade,
usando questi dettagli per giustificare il comportamento di una folla aggressiva
che si può vedere nel loro video. Non c'è tuttavia nessuna ragione per
giustificare un linciaggio.
Quando riceveremo i dettagli sull'incidente, li diffonderemo. A questo punto,
censuriamo le provocazioni e l'approccio unilaterale dei media. Non è
giornalismo usare argomenti che possono portare a gravi tensioni tra cittadini
Rom e non-Rom. Ci auguriamo che che simili discorsi separatisti e provocatori
terminino presto.
Di Fabrizio (del 26/07/2013 @ 09:02:30, in scuola, visitato 1705 volte)
21 luglio 2013 | Sergio Bontempelli -
CORRIEREIMMIGRAZIONE
Il comune nega ai bambini del campo rom un mezzo per raggiungere la scuola. Ma
la città insorge.
Ma i bambini rom a scuola ci vogliono andare? Secondo un antico stereotipo, la
"cultura" dei rom e dei sinti non vedrebbe di buon occhio le "nostre"
istituzioni educative. Ricerche più documentate,
come quelle dell'Associazione
21 Luglio di Roma, mostrano invece le numerose forme di discriminazione e di
esclusione nell'accesso alla scuola dell'obbligo (e non solo a quella).
A Pisa, però, è successo qualcosa che rovescia i pregiudizi diffusi: perché qui
è il Comune che ha cercato di impedire la scolarizzazione dei rom, cancellando
il servizio di scuolabus per i bambini del campo "Bigattiera". La vicenda ha
suscitato un'imprevista mobilitazione di associazioni, famiglie e insegnanti.
Vale la pena, dunque, vedere più da vicino quel che è successo.
Il campo della Bigattiera
La "Bigattiera" è la strada che congiunge la città di Pisa al litorale. D'Estate
è molto trafficata, soprattutto nel week-end: le famiglie che non possono
permettersi una vacanza prendono la macchina e se ne vanno sulla spiaggia a
prendere un po' di sole. Con l'arrivo della stagione più fredda, la strada
diventa deserta: anche perché siamo lontani dai centri abitati, non ci sono
negozi né case, tutto intorno si vedono solo campi e terreni coltivati. A
perdita d'occhio.
In fondo alla "Bigattiera" c'è il vecchio campeggio della Polizia di Stato: un
tempo serviva agli agenti delle forze dell'ordine per farsi un po' di ferie.
Poi, alla fine degli anni Novanta, è stato adibito a centro di accoglienza per i
migranti albanesi. Rimasto vuoto per anni, nel 2007 è stato utilizzato dal
Comune per collocarvi alcune famiglie rom, in attesa di una sistemazione
migliore.
Doveva essere un campo temporaneo - "di transito", si diceva - ma come spesso
accade (almeno in Italia) il provvisorio è diventato definitivo. E i rom sono
rimasti lì fino ad oggi.
Nel frattempo lo "statuto" del campo è diventato oggetto di uno strano
dibattito. Il Comune, che pochi anni prima aveva aperto l'insediamento, adesso
lo considera "abusivo". La Regione, nella sua mappatura ufficiale, lo classifica
invece come "ufficiale o riconosciuto". Un pasticcio terminologico che copre
finalità diverse: perché l'Amministrazione comunale, fino a poco tempo fa, non
faceva mistero di voler sgomberare il campo, mentre a Firenze si elaboravano
progetti di inserimento abitativo graduale delle famiglie. Ma non divaghiamo, e
torniamo alla vicenda dello scuolabus.
La soppressione dello scuolabus
Alla fine di ottobre 2011 Guia Giannessi, insegnante nelle scuole dell'obbligo,
si rivolge alla stampa locale per denunciare un fatto che giudica molto grave:
il piccolo autobus (il "pulmino", come lo chiamano i pisani), che accompagnava a
scuola i bambini della Bigattiera, è stato soppresso. "Negli anni",
spiega la Giannessi ad un giornale locale,
"eravamo riusciti a portare i bambini rom a
scuola. Ora gli sforzi degli insegnanti e dei genitori rischiano di andare
perduti".
In effetti, per le combattive maestre del complesso scolastico "Niccolò Pisano"
l'inserimento dei bambini della Bigattiera era un vero e proprio vanto. "I
bambini avevano cominciato a frequentare con continuità", ci racconta Cristina Fontanelli,
"molti avevano ottimi voti, e si era creato un clima di amicizia con
i loro compagni di classe...".
Dopo la denuncia della Giannessi, la Giunta comunale interviene per spiegare i
motivi della sua decisione. "Nel momento in cui avevamo detto che il campo sulla
Bigattiera doveva essere chiuso -
dice l'assessore alle politiche sociali, Maria
Paola Ciccone, alla fine di ottobre 2011 - non potevamo attivare il servizio,
sarebbe servito solo ad illudere chi invece deve andarsene". Per "non illudere",
insomma, è meglio impedire ai bambini di andare a scuola...
Una "gara di solidarietà"
Non basta. Nell'Estate 2012, il Comune taglia la luce e l'acqua corrente: il
campo rimane al buio, privo dei servizi essenziali che consentono la
sopravvivenza. La situazione delle famiglie, che tra l'altro restano sotto
minaccia di sgombero, è letteralmente disperata.
Per loro fortuna, però, i rom non sono soli: l'accorata denuncia delle maestre e
la mobilitazione dei genitori lasciano il segno nell'opinione pubblica. Molte
associazioni e volontari si mobilitano. E così, per un intero anno succede
quello che difficilmente accade quando si parla di rom. I compagni di classe
vanno a trovare i bambini al campo, i genitori portano la loro solidarietà alle
famiglie, mentre la Pubblica Assistenza del Litorale Pisano organizza uno
"scuolabus autogestito" con i propri volontari. Tutto questo non risolve i
problemi, ma è un sostegno concreto a famiglie in difficoltà.
Ritorno di fiamma
Il resto è cronaca dell'oggi. Il 26 e 27 maggio 2013 si tengono anche a Pisa le
elezioni amministrative. Il Sindaco uscente Marco Filippeschi - di
centro-sinistra - viene riconfermato, ma qualche volto nuovo fa capolino nel
Palazzo Comunale. L'assessore Ciccone - quella che aveva cancellato lo scuolabus
- non c'è più, e tra i nuovi consiglieri comunali vi sono alcuni che hanno
seguito da vicino la vicenda della Bigattiera.
Pochi giorni dopo le elezioni, arriva però una notizia che sa di beffa: i
Carabinieri hanno aperto un'indagine contro alcune famiglie della Bigattiera,
per evasione dell'obbligo scolastico. Come dire: prima si impedisce la
scolarizzazione dei bambini, poi si denunciano le mamme perché non portano i
figli a scuola... Ed è proprio questa notizia che riattiva la mobilitazione di
associazioni, insegnanti e volontari.
Comincia così a circolare un appello che chiede l'immediato ripristino
dell'energia elettrica, dell'acqua corrente e dello scuolabus: nel giro di poche
ore, vengono raccolte 250 firme di altrettante personalità note a livello locale
(tra cui quella dell'allenatore della squadra di calcio cittadina).
Incoraggiati da questo primo successo, i promotori dell'iniziativa decidono di
fare il secondo passo:
scrivono una mozione che obbliga il Sindaco a riattivare
i servizi tagliati, e la consegnano al Consiglio Comunale, chiedendone
l'approvazione. Due gruppi di minoranza - il Movimento Cinque Stelle e la lista
civica di sinistra "Una Città in Comune", in coalizione con Rifondazione -
firmano il testo e lo presentano formalmente al Consiglio. I gruppi della
maggioranza, pur non firmando la mozione, si dicono interessati a muoversi: e la
Presidente della Commissione sociale convoca un'audizione con le associazioni
promotrici.
In bilico
La vicenda non è ancora chiusa, e i suoi esiti sono tutt'altro che scontati. La
prossima settimana la mozione approderà in Consiglio Comunale, e le intenzioni
della maggioranza non sono ben chiare. Da una parte, sono molti i sostenitori
del Sindaco che intendono voltare pagina rispetto al passato, e che sono decisi
a garantire almeno i diritti fondamentali alle famiglie rom. Dall'altra parte,
vi sono fortissime resistenze: la riattivazione dei servizi al campo della
Bigattiera viene interpretata da alcuni come una pericolosa delegittimazione
dell'operato della "vecchia" Giunta.
Intanto, fuori da Pisa si discute di "strategia nazionale di inclusione dei
rom", e in alcune città toscane si sperimentano forme innovative di superamento
dei campi. Può darsi che questo vento di novità porti qualche folata anche nei
pressi della Torre Pendente. Staremo a vedere.
Di Fabrizio (del 27/07/2013 @ 09:08:59, in Europa, visitato 1688 volte)
Cosmopolitan
Contest:
FUN FEARLESS FEMALE
Nome: Sabiha
Cognome: Suleiman
Età: 36
Perché è candidata?
Nata nel villaggio di Xanthi, proviene da un gruppo rom. Fino all'età di 14
anni - quando si è sposata - Sabiha ha percorso tutta la Grecia, vendendo
fiori a celebrazioni e festival stagionali. Però, già in età giovanile ha
asserito fortemente il suo diritto all'istruzione, nonostante le varie
difficoltà. Nel 2006, ha deciso di istituire la "Associazione Educativa e
Culturale Speranza di Donne Rom", per il diritto all'istruzione infantile, ma
anche con l'obiettivo generale di miglkiorare le condizioni di vita dei
residenti. Da allora ha partecipato a
conferenze e forum europei in difesa dei diritti delle donne rom per una vita
migliore e più dignitosa, e nel 2009 ha vinto il Premio Internazionale Coraggio per le
Donne, per la sua presenza ricorrente nel mettere in luce e affrontare i
problemi della comunità rom. In questo momento, oltre che attivista è studente
di secondo grado.
Di Fabrizio (del 28/07/2013 @ 09:04:21, in scuola, visitato 1746 volte)
di Emilia Trevisani | 24 luglio 2013
Il Fatto Quotidiano
Associazioni e volontari presentano una mozione. Il Comune chiede che
alle famiglie di impegnarsi di più a mandare i figli a scuola. L'assessore al
sociale: "I bambini non devono fare le spese dell'insolvenza degli adulti"
A meno di due mesi dall'inizio dell'anno scolastico 47 bambini rischiano di non
poter andare a scuola perché non esiste più un servizio di scuolabus. Succede
alla periferia di Pisa: i bimbi coinvolti fanno parte della
comunità rom del
campo di via della Bigattiera, strada che congiunge la città con il litorale.
Non mancano solo gli scuolabus: al campo rom non c'è acqua corrente e luce dal
2012. "Il diritto alla sopravvivenza viene ancora prima del diritto allo studio,
alla Bigattiera abbiamo fatto un salto all'indietro di 20 anni" denuncia padre
Agostino Rota Martir, sacerdote del campo di Coltano. Associazioni cittadine,
volontari e insegnanti hanno dato la loro solidarietà alla comunità rom della
Bigattiera attraverso una mozione dove si chiede al Comune di Pisa di
ripristinare al più presto il servizio di scuolabus e fare in modo che il
diritto allo studio non venga negato ai bambini del campo rom. Dal canto suo
l'amministrazione comunale chiede alle famiglie rom di impegnarsi maggiormente
nel mandare i figli a scuola. "I bambini non devono fare le spese
dell'insolvenza di nessun adulto - afferma Maria Luisa Chiofalo, assessora
comunale al Sociale e all'Istruzione - Il problema deve essere risolto entro
settembre, per questo è stato aperto un tavolo con la Regione Toscana per
gestire quella che per noi è un'emergenza".
Lo scuolabus che non c'è più
Il servizio attuale prevede tre pulmini impegnati nel trasporto degli studenti
provenienti dai campi rom di Coltano e Oratoio. Ma dal 2011 non è più previsto
il collegamento con la Bigattiera: il Comune lo ha tagliato perché classifica il
campo rom e i suoi abitanti come "abusivi". Ma la storia appare più complessa.
Di proprietà del Demanio l'area era stata data in concessione al Comune con un
contratto di tre anni (dal 2007 al 2010) affinché fossero regolarizzate le
posizioni abitative di 8 nuclei familiari. Circa 40 persone che, secondo il
Comune, non potevano usufruire delle abitazioni consegnate alla comunità rom di
Coltano nell'ambito del progetto per l'integrazione creato dalla municipalità
pisana "Città Sottili".
Allo scadere del triennio la concessione non è stata rinnovata e il numero degli
abitanti del campo è cresciuto: ad oggi vivono alla Bigattiera 150 persone, un
terzo sono bambini. "Per quanto riguarda le bimbe e i bimbi al campo non
autorizzato della Bigattiera - si legge in una nota del Comune di Pisa - solo
tre dei circa 50 appartengono a famiglie che sono residenti a Pisa e che
contemporaneamente sono nel comprensorio della scuola scelta: a questi è stato
regolarmente assegnato il servizio come in tutti gli altri casi cittadini (il
regolamento approvato dal consiglio comunale prevede che le famiglie richiedenti
debbano essere residenti a Pisa e coloro che scelgono la scuola fuori dal
comprensorio di residenza vengono serviti solo a riempimento di scuolabus
parzialmente pieni). Quella delle bimbe e dei bimbi del campo della Bigattiera,
che lo scorso anno hanno avuto frequenze in larga prevalenza basse o nulle,
assume dunque i contorni di un'emergenza".
L'assessora Chiofalo assicura: "Città Sottili è un progetto che ha prodotto
buoni risultati. I suoi limiti sono dovuti al fatto che non sempre c'è stata
collaborazione da parte delle famiglie per il proprio inserimento sociale e
lavorativo e soprattutto per l'impegno riguardo all'inserimento scolastico dei
proprio figli. In ogni caso l'equazione scuolabus-scolarizzazione non esiste".
Peraltro, nel caso della Bigattiera, a causa della scarsa frequenza degli alunni
i carabinieri hanno fatto scattare una denuncia per abbandono scolastico nei
confronti dei genitori e questo ha scatenato l'indignazione di associazioni e
volontari. Alcuni cittadini hanno deciso di presentare una mozione per il
ripristino del servizio di scuolabus che sarà discussa dal consiglio comunale di
Pisa nei prossimi giorni con il sostegno di alcuni gruppi consiliari.
Un campo senza acqua ed elettricità
Ma alla Bigattiera c'è un problema ancora più grave della mancanza dello
scuolabus: mancano acqua ed elettricità. Di fatto si va avanti con i generatori
e l'acqua corrente, anche se il sistema idrico è stato riallacciato
all'autoclave, è scarsissima. Come fanno sapere dalla direzione della Società
della Salute di Pisa entrambi i servizi sono stati tagliati nel 2012 in seguito
alle segnalazioni della Protezione Civile e dei vigili del fuoco che avevano
denunciato il deterioramento (anche a causa di manomissioni) e la pericolosità
degli impianti. E anche in questo caso a farne le spese sono soprattutto i
bambini.
Come spiega Milorad Petroski dell'Asifar, associazione per lo sviluppo
interculturale dei rom: "I bambini hanno detto di vergognarsi quando sono in
classe con i loro compagni perché sono sporchi, non possono lavarsi. Le madri
stesse non vogliono che vadano a scuola in quelle condizioni e mi hanno anche
detto che sarebbero disposte a farli andare a scuola a piedi se prima almeno
potessero lavarli. Qui non c'è nemmeno la possibilità di avere un frigorigero e
ogni volta che piove il campo si trasforma in un lago di fango". Sara Cozzani,
insegnante e presidente della sezione pisana di Opera Nomadi, aggiunge: "Come si
fa a vivere senza luce e acqua? Questa è un'emergenza umanitaria. Il Comune
insiste sull'autonomia delle famiglie ma in molti casi non è possibile. Oltre a
mancare lo scuolabus i bambini sono costretti ad andare a scuola sporchi. E'
degradante ed in alcuni casi, anche se isolati, perfino le insegnanti hanno
fatto degli apprezzamenti sull'odore dei bambini".
Anche se di elettricità e scuolabus ancora non si parla, l'amministrazione
comunale ha aperto un tavolo di confronto con la Regione Toscana per dare il via
ad un micro finanziamento finalizzato alla scolarizzazione dei bimbi rom della
Bigattiera che dovrebbe garantire la frequenza scolastica a settembre ma di
deciso non c'è ancora niente. "Sono stato al campo della Bigattiera venti giorni
fa - spiega l'assessore regionale al Sociale Salvatore Allocca - Queste persone
vivono senza i mezzi minimi. La Regione deve occuparsi di tutti e non lasciare
indietro nessuno. Per quanto riguarda il campo della Bigattiera stiamo pensando
ad un progetto di finanziamento leggero". Nel frattempo a pagare il prezzo più
alto sono i bambini.
Di Fabrizio (del 29/07/2013 @ 09:01:14, in casa, visitato 1824 volte)
Nicola Negrin -
Il Giornale di Vicenza 26-7-13
L'APPELLO. Replica all'assessore Sala sul progetto per l'area Cricoli. Il
presidente dell'associazione rom-sinti annuncia l'appoggio al sindaco e chiede
di essere coinvolto "Prima di sistemare il campo serve un confronto"
VICENZA. "Ora basta, vogliamo partecipare anche noi alle decisioni che ci
riguardano". Il messaggio è chiaro. Il mittente è Davide Casadio, presidente
dell'associazione sinti italiani e vicepresidente della Federazione rom sinti
insieme. Il destinatario è il Comune e l'oggetto della missiva è ormai noto: la
riqualificazione del campo nomadi di viale Cricoli.
"PAROLA A NOI". Non sono passate nemmeno 48 ore da quando Isabella Sala ha
assicurato che l'intervento "sarà eseguito al massimo entro un anno". Eppure Casadio frena l'assessore alla comunità e alle famiglie. "Prima di prendere
qualsiasi scelta - ammette - dobbiamo essere coinvolti. Se si vuole fare
qualcosa in nome dell'integrazione bisogna deciderlo assieme".
"ABBIAMO VOTATO VARIATI". Il presidente dell'associazione sinti italiani parte
da una premessa. O meglio, da un precedente. "Quando Achille Variati ha lanciato
la sua ricandidatura - commenta - siamo stati invitati a partecipare dall'allora
assessore Giovanni Giuliari. Abbiamo accettato e abbiamo anche votato il sindaco
alle elezioni di fine maggio. Per questo motivo crediamo che l'amministrazione
comunale debba ascoltarci".
TAVOLO TECNICO. Rom e sinti si dicono pronti a collaborare. "Anzi - continua
Davide Casadio - nei prossimi giorni chiederò un incontro con il prefetto, il
sindaco e gli assessori. Ci sono numerosi sinti nel Vicentino e il Comune
capoluogo deve attivare delle strategie di inclusione". Quelle che ha messo in
piedi da qualche anno l'Amministrazione. E lo dimostra la volontà di proseguire
con il progetto di riqualificazione del campo di viale Cricoli. "Tuttavia - fa
sapere il presidente - senza un vero dialogo non si va da nessuna parte".
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