Bologna, piano per fotovoltaico nei campi nomadi
Di Fabrizio (del 23/07/2013 @ 09:06:08, in casa, visitato 1769 volte)
19-07-2013
di Angela Sannai
ROMA - Energia pulita e a basso costo per rom e sinti, che oggi si trovano di
fronte a bollette da 6-700 euro al mese, troppi per le loro tasche. Il Comune di
Bologna vuole riconvertire l'energia nei campi nomadi, magari coi pannelli
fotovoltaici. Lo annuncia questa mattina in question time l'assessore al
Welfare, Amelia Frascaroli, rispondendo a una domanda della consigliera della
Lega Nord, Lucia Borgonzoni, che accusa l'amministrazione "di aver elargito
somme pubbliche", ai nomadi, "continuando in tale politica di donazione con
poche speranze di riavere quanto anticipato".
Il fatto è, precisa l'assessore, che tutte e tre le aree sosta del Comune sono
alimentate con energia elettrica che viene usata per ogni cosa, dal
riscaldamento durante l'inverno, alle piastre per cucinare fino agli
scaldabagno, e quindi alle famiglie arrivano bollette da 6-700 euro mediamente,
una spesa alla quale non possono fare fronte. "La prima cosa da fare, quindi,
sarebbe mettere le persone in condizioni di non pagare somme che incidono così
tanto sulla loro spesa mensile". Ed è per questo che "stiamo perseguendo l'idea
di una riconversione energetica delle aree sosta che ricondurrebbe i costi a
delle cifre sostenibili anche per chi ha un'economia famigliare di reddito medio-basso o basso". Detto questo, "credo si debba andare sempre più verso una
responsabilizzazione o quantomeno una responsabilità condivisa nei confronti di
queste persone".
Quanto ai kosovari di via della Canapa, gli stessi che lunedì scorso hanno fatto
irruzione in Consiglio comunale, e sui quali Borgonzoni chiede chiarimenti,
l'assessore comunica che negli anni hanno accumulato morosità per 59.000 euro.
Rispetto poi ad eventuali aiuti, "invece voglio ribadire che l'aiuto è stato già
ampiamente dato in questi anni", sottolinea Frascaroli suscitando l'entusiasmo
della leghista. "E' evidente- prosegue l'assessore- che le situazioni sono già
ampiamente conosciute, quindi non hanno bisogno di essere conosciute adesso".
Poi, se nel momento dello sfratto, dell'allontanamento delle persone dagli
stabili di via della Canapa, "si verificassero situazioni di particolare
fragilità, soprattutto dove ci sono minori, è evidente che prenderemo misure di
protezione". Ma questo "non significa che andiamo a mettere in atto chi sa quale
sostegni, ché appunto credo che siano stati già tutti giocati".
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