Conoscere non significa limitarsi ad accennare ai Rom e ai Sinti quando c'è di mezzo una disgrazia, ma accompagnarvi passo-passo alla scoperta della nostra cultura secolare. Senza nessuna indulgenza.
Di Fabrizio (del 14/04/2013 @ 09:01:51, in Regole, visitato 2116 volte)
Scritto da: Pierpaolo Farina, 11 aprile 2013
Pisapia dà 30mila euro ad ogni famiglia rom. Questo, in soldoni, il messaggio
che nelle ultime ore è rimbalzato per tutti i social networks, facebook in
primis. La notizia, ovviamente, l'ha data Libero, che parla anche di 20 case
prefabbricate, per una spesa complessiva di 700mila euro.
Peccato che non sia vero. Perché il Piano Rom varato dalla giunta Pisapia a
luglio non prevede affatto di dare contributi di natura economica a ciascuna
famiglia rom, come invece prevedeva quello varato dalla giunta Moratti nel 2008:
furono spesi 8 milioni di euro, (15mila euro a ciascuna famiglia), ma il problema
non fu risolto, perché dopo un breve soggiorno nei paesi d'origine, i Rom
lautamente pagati dalla Moratti tornarono in città.
Per inciso, poi il Piano Rom della Moratti fu bocciato il 6 novembre 2011 dal
Consiglio di Stato, in quanto la presenza Rom non è straordinaria, e quindi di
natura emergenziale, bensì ordinaria.
Il Piano Rom varato dalla giunta Pisapia il mese scorso ha sbloccato
5 milioni
di euro di fondi statali, vincolati dalla legge Maroni del 2008 ad azioni per la
gestione della presenza rom sul territorio milanese (dunque, se non si possono
utilizzare per fare altro, il centrodestra se la prendesse con il proprio
ex-ministro e attuale presidente della Lombardia).
In ogni caso, per rassicurare i patiti dello slogan "L'Italia agli italiani", il
piano Rom della giunta Pisapia prevede tre tappe, tutte finanziate dallo Stato:
Allontanamenti programmati dai campi abusivi e messa in sicurezza dei terreni
per impedire la rioccupazione;
Ospitalità nei centri di emergenza sociale, nei dormitori gestiti dalla
Protezione civile, Terzo settore e controllati dalla Polizia locale;
Un percorso di integrazione proposto dal "Piano Rom" che prevede, a fronte
dell'assistenza, l'obbligo a mandare i figli a scuola, seguire un percorso di
formazione professionale e la disponibilità a collaborare con i servizi sociali.
Ora, non è Pisapia che decide di dare i soldi alle famiglie Rom: è la
legge
Maroni che vincola quei 5 milioni di euro. E in ogni caso, il Piano Rom
approvato dalla giunta non prevede l'erogazione di contributi nella misura di
30mila euro per ogni famiglia rom. E dunque? E dunque, smettete di leggere
Libero, se mai foste talmente masochisti da spendere soldi per restare
disinformati.
Il "caso Alicata" riapre una vecchia questione: lottare contro omofobia e
discriminazioni immunizza dal razzismo? Si può essere razzisti e democratici?
A Roma, nessuno avrebbe mai pensato di associare il nome di Cristiana Alicata a
un episodio di razzismo, vero o presunto. Dirigente Pd di osservanza "renziana", Alicata è nota per le sue battaglie a favore delle comunità gay, lesbiche e Lgbt.
Ma pochi giorni fa una sua dichiarazione sui rom ha fatto il giro della rete. E
ha provocato un terremoto.
Riassumiamo ad uso dei distratti. Domenica scorsa gli elettori del Pd erano
chiamati a scegliere, nelle elezioni primarie, il loro candidato sindaco. Ne è
uscito vincitore Ignazio Marino, che ha battuto il principale avversario, David
Sassoli. Commentando l'esito del voto, Cristiana Alicata ha accusato il
vincitore di brogli: "Le solite file di rom", ha scritto su Facebook, "che
quando ci sono le primarie si scoprono appassionati di politica...".
Parole forti, che non sono piaciute al gruppo dirigente del Pd. E che hanno
sollevato accuse esplicite di razzismo. Alla fine, Alicata ha rassegnato le
dimissioni da tutti gli incarichi di partito, ma ha voluto anche precisare la
sua posizione: "Dare a me, donna e lesbica, della razzista mi sembra un
paradosso", ha dichiarato all'Huffington Post, "capisco che, così come l'ho
scritto, il mio post può sembrare brutale, ma ho registrato quello che stava
succedendo. Non c'entra niente col razzismo".
Una donna, lesbica, attivista contro le discriminazioni, non può pronunciare
frasi razziste. Sarebbe una contraddizione in termini. Questa la tesi della
Alicata. Noi di Corriere Immigrazione, al di là dell'episodio di cronaca,
abbiamo deciso di soffermarci proprio su questo punto. E abbiamo provato a
rifletterne assieme a due esperti, entrambi romani: Marco Brazzoduro, docente
universitario (in pensione) di Politiche Sociali, e Ulderico Daniele,
ricercatore dell'Osservatorio Razzismo e Diversità dell'Ateneo di Roma Tre, e
dirigente della ong "Osservazione".
Razzisti e democratici: Quando leggiamo a voce alta le parole della Alicata,
Marco Brazzoduro si inalbera. E alza la voce. "È una sciocchezza questa", dice,
"l'antiziganismo, cioè la forma specifica di razzismo che si rivolge contro i
rom, è diffuso ben al di là degli ambienti di destra. Purtroppo abbiamo fior di
esempi, proprio qui a Roma, di antiziganismo "democratico"".
Chiediamo qualche spiegazione, e Brazzoduro non si fa pregare. "In Italia la
forma più odiosa di discriminazione sono i "campi nomadi"", spiega. "Sono veri e
propri ghetti. E i campi, a Roma, li hanno costruiti Rutelli e Veltroni, ben
prima di Alemanno. O sbaglio?".
Brazzoduro si sofferma anche sugli sgomberi: "Smantellare un insediamento senza
dare soluzioni alternative è una cosa gravissima, perché priva intere comunità –
uomini, donne e bambini – del diritto ad un'abitazione. Guardiamo cosa è
successo a Roma: gli sgomberi li ha fatti Alemanno, ma prima li hanno fatti
Veltroni e Rutelli. O no?".
Una forma specifica di razzismo? D'accordo, essere "democratici" e magari
"di
sinistra" non è una garanzia. Ma forse il discorso di Cristiana Alicata era più
complesso. La dirigente del Pd non si riferiva all'appartenenza ad uno
schieramento politico, ma ad un impegno personale e diretto contro le
discriminazioni. Forse un sindaco di centro-sinistra può essere razzista, ma
come può esserlo una che vive sulla propria pelle i pregiudizi contro le persone
omosessuali?
Marco Brazzoduro si ferma un attimo. "Le modalità con cui il razzismo si esprime
possono essere diverse", spiega. "C'è un razzismo più rozzo, quello che dice che
i rom sono ladri e delinquenti, sfruttano i bambini, rubano nelle case e così
via. E poi esiste un razzismo "rispettabile", democratico... è il razzismo dei
distinguo, di quelli che dicono "io non ce l'ho con i rom, però anche loro...". Il
razzismo di chi magari vuole lo sgombero "per il loro bene", "perché non è
giusto che vivano in condizioni inumane". Come se buttare le persone in mezzo a
una strada fosse una soluzione...".
Esiste insomma, dice Brazzoduro, un pregiudizio più difficile da decifrare, e
per questo più diffuso anche in ambienti "insospettabili". "Per esempio esiste
il razzismo del merito", spiega, "quello che dice "io ai rom voglio dare la
casa, ma loro se la devono meritare". Non ci si accorge che anche questa è una
forma di discriminazione. Se un italiano non-rom commette un reato, nessuno si
sogna di levargli la casa: subirà un processo, andrà in carcere, ma poi quando
esce tornerà a casa sua. Per i rom invece si prevede una doppia pena, vai in
galera e nel frattempo ti revoco l'assegnazione della piazzola al campo...".
Lo stereotipo della vittima: "Razzismo democratico", "razzismo del merito".
"Sgomberiamoli per il loro bene". Stereotipi "gentili", pronunciati da persone
che usano il termine "rom" per evitare gli epiteti più offensivi ("zingari", "nomadi"). Ulderico Daniele condivide questa analisi, e aggiunge un altro
elemento: "nel caso specifico della Alicata mi sembra che sia all'opera anche un
altro meccanismo, quello che definirei lo "stereotipo della vittima"".
Daniele si ferma un attimo per raccogliere le idee. Poi prosegue: "il razzismo
non è fatto solo di toni offensivi e brutali. Al contrario. I pregiudizi si
nutrono spesso di parole accoglienti, protettive. Il colonialismo europeo, per
esempio, ha sempre affermato la necessità di "aiutare" i popoli considerati meno
evoluti: non date il pesce, si diceva, insegnate loro a pescare. Il sottinteso
era che i "primitivi" non sapessero pescare da soli, cioè non fossero capaci di
vivere autonomamente, di fare le loro scelte".
"Questo in fondo", prosegue Daniele, "era il sottinteso delle parole pronunciate
dalla Alicata: se i rom vanno ai seggi per le primarie non è per una loro scelta
autonoma, che ovviamente può essere giusta o sbagliata, condivisibile o non
condivisibile, ma perché sono manipolati da altri. Sono vittime di macchinazioni
esterne, non esseri umani che scelgono, partecipano, dicono la loro, elaborano
le proprie strategie. I rom sarebbero soggetti passivi, capaci solo di
subire...".
Se i rom non possono avere un conto in banca "Voglio farvi un esempio", prosegue
Daniele. "Qui a Roma sono state fatte delle indagini patrimoniali, da cui è
emerso che alcuni rom dei campi possedevano proprie ricchezze: conti in banca,
proprietà immobiliari, risparmi nascosti sotto il materasso... Apriti cielo! Si è
scatenata la solita canea dei rom con la Mercedes, che fingono di essere poveri
per elemosinare un po' di aiuti al Comune...".
Ma cosa c'entrano le Mercedes con il razzismo democratico? "C'entrano", spiega
Ulderico Daniele, "per vari motivi. Anzitutto, per questo modo di vedere i rom
come un'entità unica e monolitica. Il mondo dei rom e dei sinti è fatto di
migliaia di persone: che tra di loro ci siano anche delinquenti, truffatori e
"furbi" di vario tipo non dovrebbe stupire. E invece l'approccio è sempre il
solito: i rom devono essere per forza tutti ladri o tutti santi. Se uno di loro
viene sorpreso a rubare, se ne deduce che sono tutti ladri. Se si scopre che una
famiglia è ricca, tutti i rom diventano proprietari di Mercedes...".
Ma il punto, per Ulderico Daniele, non è solo questo. "Non si è fatta nessuna
distinzione tra le famiglie che erano effettivamente ricche, e quelle che invece
avevano accumulato qualche risparmio. Avere un piccolo conto in banca, magari
per far fronte a spese impreviste, o per aiutare un familiare in difficoltà, è
cosa diversa dall'essere ricchi sfondati. L'accumulazione di risparmi è da
sempre una strategia di sopravvivenza dei ceti sociali più poveri: si pensi a
quel che facevano gli emigranti italiani qualche decennio fa, alle rimesse che
inviavano ai familiari rimasti in patria... e loro mica erano ricchi".
"Ecco", conclude Daniele, "qui vediamo all'opera lo stereotipo della vittima. I
rom devono essere per forza tutti indifesi, inermi, passivi. L'idea che possano
elaborare proprie strategie per resistere a condizioni di segregazione, non
passa per la mente a nessuno: così, quando si scopre che una famiglia ha un
piccolo conto in banca, non si pensa a persone che faticosamente, mese dopo
mese, hanno messo da parte qualche risparmio per i periodi peggiori. Si pensa
subito allo zingaro con la Mercedes. E non si fanno distinzioni".
Il razzismo, ci dicono insomma i nostri interlocutori, è un fenomeno complesso e
multiforme. Non assume sempre i toni dell'aggressione verbale o fisica, ma è più
spesso un insieme di associazioni mentali, di presupposti dati per scontati, di
generalizzazioni arbitrarie che appaiono plausibili e ovvie. Che possono
albergare anche negli spiriti più "tolleranti".
Questo pomeriggio, alle 18,30, si è tenuta una seconda manifestazione
promossa ancora una volta da organizzazioni collaterali alla Fiamma Tricolore in
prossimità dell'insediamento di via Dione Cassio, sul lato di viale Ungheria,
dopo quella di venerdì scorso.
La manifestazione non era stata autorizzata, ma è di fatto stata esplicitamente
tollerata dalle forze dell'ordine nel suo avvio e nel suo sviluppo (prima con un
blocco stradale, poi con vari tentativi di corteo, poi con le scorribande
isolate verso il campo dal lato di viale Ungheria e successivamente con un vero
e proprio assalto fino ai confini dell'insediamento, con il lancio di sassi
all'interno del campo, che ha causato il ferimento di un abitante e
comprensibile ansia negli abitanti).
La gestione della piazza da parte delle forze dell'ordine è stata assolutamente
approssimativa e insipiente, lasciando ampio varco alle iniziative dei
manifestanti, tra i quali stavolta hanno fatto ampia mostra di sé slogan
fascisti (“Boia chi molla” ecc.), saluti romani, esibizione di magliette
coll'effigie del duce.
Stigmatizziamo fortemente questa pessima gestione dell'ordine pubblico: ci era
stato assicurato che non sarebbe stata autorizzata alcuna manifestazione, specie
dopo la prima, del 12, che aveva già avuto caratteri molto preoccupanti già
segnalati, e dopo in particolare il tentativo di attacco al campo, con bottiglie
incendiarie, verificatosi nella notte tra il 12 e il 13 aprile, che abbiamo
denunciato.
Ci preoccupa molto la sottovalutazione di questo evento, che sappiamo esser
stato attribuito da alcune interpretazioni, anche delle forze dell'ordine - più
che agli esiti della manifestazione neofascista di poche ore prima, in cui si
era invocato il diritto dei cittadini a farsi giustizia da soli - agli
strascichi di un incidente stradale pur grave che era avvenuto nei pressi del
campo in via Dione Cassio il pomeriggio del 12 e che è stato pretestuosamente
messo a carico di ospiti del campo, mentre neanche dai controlli della Polizia
locale risulta un loro reale coinvolgimento.
Il ripetersi di episodi in cui si tenta, si esibisce o si mette in opera
l'attacco violento fa capire da quale parte, in realtà, vengono l'insicurezza e
la minaccia che si addebitano agli abitanti del campo; ci sono forze razziste e
neofasciste che stanno investendo potentemente sulla questione, soffiando sul
fuoco del disagio e dell'emarginazione, e che non sono adeguatamente contrastate
dalle forze dell'ordine, che pure avrebbero tutti i titoli per intervenire e
prevenire, come anche oggi sarebbe potuto succedere, con la proibizione della
manifestazione.
Ci è giunta notizia che nella giornata del 16 potrebbero ripetersi, anche in
prossimità del campo, nuove manifestazioni. Chiediamo che non vengano
assolutamente autorizzate né tollerate, per evidentissimi motivi.
Per parte nostra, insisteremo - insieme colle altre associazioni che lavorano
nel campo - sulla strada dell'inclusione sociale, della democrazia e
dell'antirazzismo, che sappiamo essere quella che meglio tutela i diritti civili
e sociali di chiunque viva in un territorio, sia esso italiano o straniero.
Sollecitiamo i poteri pubblici - a partire dal Comune, i cui progetti di
inclusione sociale, che stanno per avviarsi, ci sembrano muoversi nella
direzione giusta -, le forze politiche e sociali e i titolari della gestione
dell'ordine pubblico e della convivenza a perseguire insieme a noi, con
fermezza, quella strada.
Di Fabrizio (del 17/04/2013 @ 09:09:09, in conflitti, visitato 2717 volte)
Operazione prevenzione: controllati i campi nomadi
- I Carabinieri hanno identificato 300 persone. Multe per motivi
igienici e una denuncia Segnalate all'Ipes due famiglie in roulottes che risultano titolari
di alloggi sociali [local
ALTO ADIGE]
Ci sembrava un film degli anni '70 dove per catturare una banda di criminali
circondavano un intero rione per non lasciare fuggire nessuno.
Ancora oggi che siamo nell'anno 2013, quando in Europa si parla di pari diritti
e pari opportunità per tutti, Bolzano, nell'area di sosta in via Trento 50 (ma
non solo), dove la maggioranza di persone che ci abitano sono anziani, bambini e
ragazzi, le forze dell'ordine sono intervenute in massa per "un controllo di
routine" secondo loro, identificando tutti gli abitanti senza dare ulteriori
spiegazioni, come se nessuno sapesse che in via Trento 50 ci abitiamo solo noi,
famiglia Gabrielli, nati e residenti a Bolzano da sempre.
Ovviamente non c'era nulla di cui le forze dell'ordine potessero accusarci, in
compenso questo dispiegamento impressionante di forse dell'ordine è riuscito a
spaventare i bambini e anziani. Questo, che è un vero e proprio atto di forza
solo "per un controllo di routine", è oltraggioso e vergognoso per tutti noi che
con tutte le nostre forze stiamo cercando di farci conoscere dai nuovi vicini
per riuscire a convivere in pace e armonia con tutti. Dopo questo raid delle
forze d'ordine che cosa penseranno i nostri vicini? Che cosa diranno vedendo
tutti quei carabinieri!
A quanto mi risulta, i controlli sono stati fatti in vari insediamenti di
"zingari", ma tutt'ora non ne sappiamo il motivo. Mi rivolgo ai cittadini di
Bolzano: pensate se un giorno le forze d'ordine, polizia o i carabinieri, con un
dispiegamento impressionante di forze arrivassero a casa vostra vi chiedessero i
documenti per identificarvi, trattandovi come delinquenti e senza darvi nessuna
spiegazione. Voi che fareste?
Mia madre che ha vissuto i tempi delle deportazioni hitleriane e ne ha ancora
vivo il ricordo, ha detto che le sembrava di essere tornata in dietro nel tempo,
all'epoca dei raid che rastrellavano sinti e rom per portarli a morire nei campi
di concentramento.Come presidente dell'Associazione Nevo Drom, mi sento obbligato a condannare
questi atti di forza e auspico che in avvenire nel Trentino Alto Adige e in
tutta l'Italia, non si ripetano mai più episodi ingiustificati di questo genere
che trattano i Sinti come cittadini senza diritti.
Di Fabrizio (del 18/04/2013 @ 09:04:04, in media, visitato 1196 volte)
La cronaca è di una settimana fa, ma vale la pena rileggerla: Tenta
di strappare Bambina dalle braccia della madre, Arrestato "Prova a rapire una
bambina di 5 anni, ma i passanti intervengono" da
MILANOTODAY
Un episodio di (probabile) follia, per fortuna terminato bene.
Quello che mi colpisce, sono una serie di considerazioni fornite dall'autore
del pezzo ("...senza ragione", "...si sospetta abbia problemi psichici",
"...Secondo quanto raccontato dalla donna"), magari giustificate, ma senza
uno straccio di prova oggettiva.
Sarò sfigato o distratto, ma non le ho mai trovate in nessun articolo, di destra o
sinistra, quando viene accusata una romnì per lo stesso (tentato) crimine.
Di Sucar Drom (del 19/04/2013 @ 09:04:42, in Italia, visitato 1630 volte)
Le associazioni rom e sinte UPRE ROMA, SUCAR DROM e
NEVO DROM
hanno deciso di avviare un'azione penale e civile contro l'eurodeputato Mario
Borghezio per istigazione all'odio razziale e accuse infamanti alla minoranza
rom e sinta e a singoli loro esponenti.
La puntata de "La zanzara" di Radio 24 dell'8 aprile 2013 in occasione della
Giornata internazionale del popolo rom riconosciuta dall'ONU sin dal 1979 ha
ospitato un "esperto" del tema, appunto l'eurodeputato Mario Borghezio.
Riferendosi all'incontro che si è avuto in questa occasione di una delegazione
di giovani rom con la presidente della Camera dei deputati, Laura Boldrini,
Mario Borghezio l'ha definita la "giornata del fancazzismo con contorno del
festival dei ladri", aggiungendo poi altri insulti e volgarità.
Questo signore, passato dalle camicie nere di Ordine Nuovo a quelle verdi della
Lega Nord, pagato con i soldi dei contribuenti, quindi anche dei rom e dei sinti
che lavorano e pagano le tasse, non è nuovo a exploit del genere (difficile
dimenticare la sua lezione ai fascisti francesi su come ci si infiltra nello
Stato, il suo coinvolgimento in pestaggi e roghi di immigrati a Torino, gli
insulti al nero Obama appena eletto, le volgarità contro i musulmani, per
finire, trascurando i suoi prediletti "zingari", con l'insulto alla
neopresidente della Camera definita la "Boldrini fancazzista"). Purtroppo per
noi questa persona ricopre cariche pubbliche e come tale non rappresenta solo i
suoi sfortunati elettori ma l'istituzione nella quale è stato eletto e questo
rende le sue parole cariche di una responsabilità diversa da quelle stesse dette
in una qualche osteria di allegri ubriaconi.
All'offesa alle istituzioni si somma l'offesa e l'istigazione all'odio contro
una comunità da sempre vittima di pregiudizi, discriminazioni e persecuzioni e
il danno personale dei giovani rom e sinti presenti all'incontro, tra i quali
nostri associati.
Stanchi di tollerare questi atti e il silenzio che li accompagna le sottoscritte
organizzazioni rom e sinte hanno dato incarico all'avvocato Gilberto Pagani di
procedere in tutte le sedi necessarie per ottenere la condanna dell'azione
odiosa e il risarcimento dei danni perché si considerino Rom e Sinti cittadini
come tutti gli altri.
E' in corso in queste ore lo sgombero del campo rom di via Dione Cassio, a
Milano.
Lo sgombero, che era stato annunciato entro la fine del mese, ha subito una
forte accelerata in seguito alle minacce e alle aggressioni di stampo
marcatamente fascista avvenute nei giorni scorsi da parte di gruppi organizzati
di estrema destra tra cui Fiamma Tricolore.
Gli abitanti del campo che, stando agli accordi con il Comune, dovrebbero essere
ospitati presso una struttura della Sogemi ad ora in ristrutturazione in viale
Lombroso, saranno provvisoriamente trasferiti in via Barzaghi, in strutture
container. Ma i posti disponibili in tali strutture sono fortemente inferiori
rispetto alle necessità: solo una parte degli abitanti del campo troverà infatti
sistemazione nei container messi a disposizione dalle istituzioni. E gli altri?
Secondo quanto riferisce Stefano Nutini, del Gruppo di Sostegno Forlanini,
proprio in queste ore gli attori coinvolti nella vicenda stanno vagliando alcune
ipotesi di soluzione. Ma ci chiediamo: possibile che si sia arrivati al giorno
dello sgombero senza una soluzione per queste famiglie?
L'escalation di violenze razziste dei giorni scorsi aveva portato gli abitanti
del campo ad accogliere con favore la proposta di una collocazione provvisoria
avanzata dal Comune. I rom di via Dione Cassio sentivano infatti minata la
propria sicurezza anche in seguito a una gestione quantomeno approssimativa
della vicenda da parte delle forze dell'ordine.
Secondo la testimonianza di Fausto del Naga si è assistito in questi giorni ad
una “mancanza di coordinazione tra la polizia locale, che era presente sul
territorio, e la polizia statale”, che ha ampiamente consentito lo svolgersi di
manifestazioni spiccatamente violente. Ci chiediamo quali siano le ragioni che
portano la polizia ad usare due pesi e due misure: la sicurezza dei rom non è
una priorità?
Forse, banalmente, la maggior parte dei milanesi fatica ad accettare che spesso
i rom abbiano a che fare con la sicurezza non perché la minacciano, ma perché ne
sono privati.
Crediamo sia necessario ragionare con serietà sui temi dell'integrazione, dei
campi rom e della c.s. sicurezza a maggior ragione oggi, giornata in cui dietro
all'accelerazione di uno sgombero si cela nemmeno troppo velatamente la presenza
e l'influenza di gruppi organizzati e violenti di estrema destra.
Di Fabrizio (del 21/04/2013 @ 09:01:46, in Kumpanija, visitato 2180 volte)
Per la semplice ragione che in quest'Italia che affonda, abbiamo TUTTI
problemi più seri. E gli zingari sono nelle nostre stesse peste: qua siamo messi
talmente male, che sta diventando difficile anche rubare.
La conta dei corpi
Molti bambini nel campo morivano
di avvelenamento da piombo.
Il dottore locale
disse che l'avvelenamento da piombo
impediva lo sviluppo
del sistema immunitario dei bambini.
La gente più anziana che soffriva di avvelenamento da piombo
finiva soltanto col cervello più lento.
Senza sistema immunitario
i bambini piccoli morivano di continuo:
raffreddore, influenza, herpes, pidocchi
e morsi nel letto dalle cimici.
Temevo per Anna
la mia sorellina di sette anni.
Iniziava a dimenticare le cose.
Poi non riuscì più a camminare dritta.
Il dottore disse che
aveva bisogno di una dieta migliore.
Fu allora che mio padre
iniziò a rubare.
E anch'io.
Ma lasciamo perdere le questioni complicate, come la pancia ed il portafogli
che sono vuoti, se apri la finestra virtuale del tuo computer, ti accorgi
che c'è anche una tristezza ideale, o di valori. Faccio un esempio: qualcuno s'è
accorto che tra un po' ricorre il 25 aprile? Dalla metà degli anni '70 non mi
son perso una manifestazione, eppure due sere fa mi sono scoperto a pensare: ma
che cos'è questa festa?
Sono domande da non farsi...
Perché io non voglio ASSOLUTAMENTE parlare di Rom e Sinti, che quando c'è una
festa non sta mai bene nominare i parenti con le pezze al culo e che puzzano di
pecora... Ma tu, metti caso, sapresti festeggiare la liberazione dal fascismo,
sapendo che sono passati quasi 70 anni, e che a Milano (questa grande e
benemerita città medaglia d'oro e tanto altro) succede che
i
fascisti non solo ci siano ancora. ma ancora agiscano come squadristi?
Come celebriamo il Natale
Due giorni prima di Natale
Il nonno ci conduce
Al vecchio campo, in una
Fabbrica di mattina abbandonata
Vicino al centro di Bologna,
Per mettere dei fiori
Sotto una lapide di marmo
Dedicata ai nostri parenti
Che furono ammazzati
Il 23 dicembre 1990
Quando alcuni poliziotti fuori servizio
Fecero fuoco contro le nostre baracche.
Eravamo cattolici quando vivevamo
Vicino al centro città,
Oggi siamo evangelici.
E' per questo che non siamo più stati
Attaccati?
O è perché adesso siamo
20 chilometri lontano
Dall'abitato?
Una cosa è certa:
Gli assassini non sono più in prigione,
Ma noi siamo ancora in un campo.
Oppure, che negli stessi giorni a
Bolzano (e in
cento situazioni simili sconosciute e non denunciate) ci sono quelle che
chiameremmo retate?
La sopravvissuta all'Olocausto
Una donna anziana
Si è intrufolata nel nostro campo
La notte scorsa.
Il nonno la conosce
Dai tempi della Seconda guerra mondiale.
Nel 1943 era in un lager fascista
Ad Agnone, nel centro Italia,
Dove perse 15 parenti.
Ha detto che ricevevano solo 100 grammi
Di pane al giorno.
Dopo la guerra è stata trasferita
In un campo vicino a Roma.
La settimana scorsa le autorità
Hanno abbattuto con le ruspe la baracca
Dove aveva vissuto per 60 anni.
Non sa più dove siano
i suoi figli, i nipoti,
i pronipoti.
Li ha perduti quando la polizia
Ha lanciato i gas lacrimogeni.
Quando gli ispettori vengono da noi
Speriamo che non la trovino.
Se lo faranno, il nonno
Dirà loro
Che lei è un mulo,
Un fantasma zingaro
Che è venuto da noi
Per una breve visita.
E chissenefrega! direte. Perché anche nell'Italietta pre-guerra, queste cose
succedevano, ma chi volevi che ci facesse caso... succedeva sempre (o quasi
sempre) a qualcun altro, e magari pure a qualcuno che ti stava antipatico.
Certo, non mi stupisco se poi, a furia di non protestare e mandare giù tutto,
prima o poi qualche capoccia ne approfittò, ed il risveglio fu tragico per i
poveri Italiani belli e addormentati.
Oggi, se dovessi festeggiare il 25 aprile, lo farei con i Rom di Dione Cassio,
tanto saremmo i soliti 4 gatti, e loro che ci guarderebbero con un misto di
compatimento e presa in giro. Ma almeno, saprei che quella è la gente giusta.
Pensate che i partigiani, quelli veri, siano saliti in montagna con l'Iphone?
Erano gente affamata, stracciata, con le scarpe rotte (eppur bisogna andare),
spesso ladruncoli o gente senza arte né parte (chi si ricorda di
Nino?),
di sicuro non avrebbero capito una generazione che si crede giovane a 40 anni
suonati, e che il massimo della protesta che sa fare è postare la propria
insoddisfazione su FB (credendo magari che ci sia pure qualcuno che lo legga)?
A me quest'Italia fa male, non tanto perché si spacca tra Rodotà e Marini
(sapendo che comunque la vostra opinione non conta più niente), ma perché se io
per caso fossi una ragazzina rom appena arrivata in Italia, mio padre non mi
farebbe girare da sola per strada, per non parlare della notte. E non c'entra
niente il LORO problema culturale, à un problema nostro e democratico: perché
quella ragazzina da sola rischierebbe di essere aggredita, violentata, o
quantomeno presa a sputi e male parole da NOI, o da chi assomiglia a noi. Non è
neanche fascismo, è quasi Medio Evo.
Pensavo di essere sopravvissuta
Sono sopravvissuta alle bande della gioventù hitleriana
scappando a Praga.
Dopo che mi hanno portato a Lety,
sono sopravvissuta:
fame,
fucilazioni,
iniezioni letali,
squadre di lavoro,
pestaggi
stupri
tifo
e annegamenti
nel fusto di acqua piovana.
Dopo la guerra
volevo una vita migliore
ed ho sposato un uomo bianco.
Solo uno dei miei otto figli
ha ereditato la mia pelle scura di zingara.
Ora lui è in ospedale
a riprendersi da due operazioni
dopo che gli skinheads
lo hanno impalato su un palo metallico.
Non so se sto vivendo
nel 1939 o nel 1995.
Pensavo di essere sopravvissuta,
ma credo di aver solo
barcollato senza arrivare da nessuna parte.
E' fascismo o non lo è? C'è chi afferma che dopo tanti anni anche i fascisti
devono avere la libertà di manifestare le loro opinioni. Non mi scandalizzerebbe
più di tanto, se non fosse per il vecchio vizio di manifestarle con l'ausilio di
sassi, bastoni e tirapugni. Ma non è uno scandalo, perché per esprimere quelle
stesse opinioni, oggi non è più necessario essere fascisti.
Siamo alle
cronache recenti, e qua occorre SOSTARE UN POCO. Non è più necessario essere
fascisti, la china è in discesa anche per chi è democratico e antirazzista. Nel
momento che non si ha più la capacità antifascista di indignarsi per Dione
Cassio, "può capitare" a tutti (sottolineo: a tutti) di scivolare su un assunto
del tipo: se i Rom partecipano alle nostre manifestazioni di vita democratica,
dev'esserci qualcuno che ne trae vantaggio. Sanzionando una separazione tra noi
e loro, ma anche tra di noi (chi ne trae vantaggio e chi no). Perché i Rom non
dovrebbero partecipare alla società come tutti gli altri? E se qualcosa partisse
da loro, perché questi stessi democratici e antirazzisti non se ne accorgono
mai? Se non si riconosce loro il diritto a far parte della nostra società e dei
suoi riti (buoni o cattivi che siano), il campo, il ghetto (dove accadono le
peggiori cose), diventano PER FORZA la logica soluzione. Da democratici e
antirazzisti (a maggior ragione se con responsabilità politiche) mi aspetterei
ragionamenti politici e non di pancia, qual è il dito e quale la luna? Chi fa
politica, si deve scandalizzare per una compravendita (ipotetica, non provata)
di voti, o per le condizioni materiali in cui questa gente è tuttora costretta?
Da dove iniziereste? DOV'E' LA POLITICA E DOVE LO STRABISMO?
Eros
Gli ispettori vengono da noi
Ogni settimana,
Per assicurarsi
Che non infrangiamo nessuna
regola del campo.
Siccome è un campo
Per nomadi
Non ci è concesso avere
Strutture permanenti.
Neanche un traliccio
Per le rose di mia nonna.
Neanche una tenda fissa
che in estate ci ripari dal sole.
Neanche due pali
Cementati al suolo
Per sostenere
I fili per la biancheria
E asciugare i nostri vestiti.
La sola struttura permanente
Che alla fine ci hanno concesso
E' la gabbia attorno
alla cuccia di Eros
Perché è un pitbull.
Oggi Eros sembra
Uno di noi
E sta lì accovacciato
Senza niente da fare.
Non dobbiamo prendercela con questi Rom e Sinti, che non capiscono e
continuano a chiamare tutto ciò fascismo. Non hanno studiato, la complessità non
sempre è nelle loro cifre, ma questa cosa l'hanno chiara, come i nostri nonni:
fascismo era
fame, violenza, esclusione, dover scappare. Il resto, era roba da
carta stampata, o da tastiera, virtuale insomma.
E' vietato sedere all'ombra.
E' vietato ridere, cantare, ballare.
E' vietato fumare, mangiare, bere.
E' vietato cucinare, lavarsi, farsi belli.
E' vietato sputare, cacare, scopare.
E' vietato lamentarsi, piangere, urlare.
E' vietato pregare, chiedere l'elemosina, rubare.
e' vietato correre dall'altra parte del confine.
Cercare la libertà è assolutamente proibito.
e allora, ripeto, non voglio ASSOLUTAMENTE parlare di Rom e Sinti,
ma nel loro inno c'è una NERA LEGIONE, ed ancora oggi - mentre festeggiamo
la libertà ritrovata, gli
zoccoli dei cavalli della nera legione corrono per le pianure d'Europa. Una
legione con volti da bambino,
berretti da basket e maglie alla moda: non sapremmo riconoscere le differenze tra
noi e loro. Sono lì per rassicurarci...
Comunque: se il 25 aprile non è una festa, cosa resta? La capacità di
scandalizzarsi per cosa succede ancora? Ma se oggi la capacità di scandalizzarsi
e di scendere in piazza a protestare (cioè: RENDERSI VISIBILI, CONDIVIDERE FISICAMENTE LA POLITICA) resta ai soli fascisti e al M5S (per
ragioni ovviamente diverse), continuo a chiedermi: COSA RESTA???
Di Sucar Drom (del 22/04/2013 @ 09:06:02, in blog, visitato 1356 volte)
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