Il Centro Europeo per i Diritti dei Rom (European Roma Rights Centre, ERRC)1,
l'Associazione
21 luglio2, la Consulta Rom e Sinti della Città di Milano3, il Gruppo di
Sostegno Forlanini4, il
NAGA5 e UPRE ROMA6 scrivono alle autorità italiane al fine di sottolineare la
forte discrepanza
esistente tra gli impegni recentemente assunti dal governo in seguito
all'adozione della
Strategia di Inclusione di Rom, Sinti e Caminanti (RSC) e quanto invece avviene
a livello locale,
con particolare riferimento alle città di Milano e Roma.
In data 24 Febbraio 2012 il governo italiano ha approvato la Strategia Nazionale
di Inclusione di
RSC7 elaborata dall'UNAR con la partecipazione delle federazioni italiane di
RSC, di alcune
organizzazioni internazionali di diritti umani nonché delle associazioni che a
vario titolo si
occupano di RSC in Italia. La Strategia italiana adempiendo alla comunicazione
europea n. 173
del 5 Aprile 2011 dal titolo "Quadro dell'UE per le strategie nazionali di
integrazione dei Rom
fino al 2020"8 segue i quattro assi da essa indicati, ovvero istruzione, lavoro,
casa e salute. Il
merito coralmente riconosciuto alla Strategia è stato quello di aver
sottolineato ed enfatizzato
più volte la necessità di superare "definitivamente la fase emergenziale che,
negli anni passati,
ha caratterizzato l'azione soprattutto nelle gradi aree urbane. D'altra parte, -
continua il testo -
gli assi di intervento, investono ruoli, funzioni e competenze di
Amministrazioni diverse, che
devono concorrere in maniera coordinata all'obiettivo che il governo si è
prefissato nella cornice
comunitaria"9.
Il 15 Giugno 2012 il Ministro dell'Integrazione e della Cooperazione
Internazionale Andrea
Riccardi ha inviato ai prefetti della Repubblica Italiana ed altre autorità
locali la missiva n. 3014
con la quale comunicava ai destinatari i contenuti della Strategia e
l'articolazione della stessa,
ovvero la predisposizione di tavoli tematici nazionali con competenze nei
diversi settori
d'intervento e la costituzione di tavoli regionali/locali a livello locale.
Questi ultimi, si sottolinea
nella comunicazione del Ministro, si caratterizzano per "la partecipazione di
rappresentanti delle
Amministrazioni periferiche statali, delle regioni, delle province e dei comuni,
nonché il
coinvolgimento delle associazioni e degli enti della società civile impegnate
nella tutela delle
comunità RSC e di rappresentanti delle medesime comunità. I tavoli regionali
avranno il
compito di sensibilizzare e monitorare l'attuazione della strategia a livello
locale e costituiranno
il luogo di elaborazione dei Piani locali che verranno prioritariamente
sperimentati nelle regioni
in passato ricomprese nella gestione emergenziale (Lazio, Campania, Lombardia,
Piemonte e
Veneto)"10.
A tutt'oggi rimane uno stridente contrasto tra gli scopi enunciati dalla
Strategia e le azioni
intraprese dalle autorità a livello locale e che coinvolgono RSC nelle città di
Roma e Milano.
Nella città di Roma non risulta al momento l'elaborazione di alcuna Strategia
locale per RSC e
l'unico piano che va avanti è il cosiddetto "Piano Nomadi" adottato dall'allora
Commissario
Straordinario per l'Emergenza Nomadi11 della regione Lazio il 31 Luglio 2009.
Emergenza che è
poi stata dichiarata illegittima dalla sentenza n. 6050 del Consiglio di
Stato12. Come
conseguenza del Piano Nomadi il 18 Giugno 2012 è stato ufficialmente aperto il
campo formale
segregante de La Barbuta. Tra il 5 e il 13 Luglio 2012 il campo tollerato di via
del Baiardo è
stato invece chiuso e i suoi abitanti censiti. In questo campo rom di origine
serba e macedone
hanno vissuto per circa 20 anni. Da diversi anni il comune di Roma non ha più
eseguito lavori di
ristrutturazione e mantenimento nel campo, il quale versava in effettive
condizioni di degrado.
Operatori dell'ERRC e dell'Associazione 21 luglio erano presenti al campo
durante i giorni dello
sgombero. E' significativo notare che solo alcune decine dei rom di via de Baiardo (circa 30
persone in tutto) hanno accettato di andare nel nuovo campo de La Barbuta in
quanto non
ritenuto un luogo adeguato. Soltanto le famiglie con bambini hanno ricevuto
l'offerta del centro
di accoglienza per un massimo di 90 giorni dopo di che secondo il sindaco Gianni
Alemanno "dovranno tornare nel loro Paese"13.
Il 6 Luglio 2012 la città di Milano ha presentato "Il Progetto Rom, Sinti e
Caminanti 2012 - 2015.
Proposta del Comune di Milano". Gli assessori Marco Granelli e Pierfrancesco Majorino hanno
illustrato "le linee guida dell'intervento dell'Amministrazione comunale sul
tema delle
popolazioni RSC presenti a Milano e la base per l'elaborazione del Progetto
definitivo che
necessita di una fase di confronto con le diverse istituzioni interessate e con
le diverse forme di
rappresentanza associative e delle popolazioni RSC attualmente presenti e
organizzate […]. Il
Progetto RSC di Milano - continua il documento - intende inserirsi nel quadro
tracciato a livello
nazionale dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri con il documento Strategia
Nazionale
d'Inclusione dei RSC"14. Gli assessori hanno affermato che gli sgomberi dei
campi informali
andranno avanti e di non voler sospendere quelli già programmati. D'altronde il
giorno prima
della presentazione della bozza di piano, ovvero il 5 Luglio, il comune di
Milano ha sgomberato
due insediamenti abusivi per un totale di circa 300 rom rumeni nonostante ci
fossero soltanto 85
posti disponibili nei centri di accoglienza comunale. Il Piano inoltre contiene
delle misure,
sgomberi forzati e, se disponibili, centri di accoglienza soltanto per brevi
periodi, volte ai rom dei
campi informali la cui applicazione finora praticata non ha portato a reali
percorsi di inclusione.
Per quanto riguarda invece i campi formali vi sono alcuni elementi di continuità
con l'Emergenza
Nomadi dichiarata illegale dal Consiglio di Stato nel Novembre 2011. I
rappresentanti delle
popolazioni RSC e le associazioni non sono stati coinvolti nell'elaborazione
delle linee guida ed
è stato soltanto chiesto loro di esprimersi su di esse.
Infine le organizzazioni scriventi sono preoccupate per la notizia del notevole
ridimensionamento del personale dell'UNAR, il quale oltre a svolgere
l'importante funzione di
garante della parità di trattamento in Italia è anche Punto di Contatto
Nazionale della Strategia
di Inclusione di RSC. La riduzione del suo staff pregiudicherebbe la già debole
applicazione
della Strategia.
Le organizzazioni scriventi chiedono che il governo italiano verifichi e
promuova azioni
adeguate affinché la Strategia nazionale venga rispettata e applicata in tutto
il territorio italiano.
Vi ringraziamo per l'attenzione alla presente lettera e ci rendiamo disponibili
per eventuali
incontri volti a discutere l'effettiva implementazione della Strategia a tutti i
livelli.
Distinti saluti
Dezideriu Gergely, Direttore Esecutivo ERRC
Carlo Stasolla, Presidente Associazione 21 luglio
Pietro Massarotto, Presidente Associazione Naga
Stefano Nutini,
Gruppo di Sostegno Forlanini
Djiana Pavlovic, Consulta Rom e Sinti di Milano
Paolo Cagna Ninchi, UPRE ROMA
Note:
Dott. Mario Monti, Presidente del Consiglio dei Ministri
Dott.ssa Annamaria Cancellieri, Ministro dell'Interno
Dott.ssa Elsa Fornero, Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali
Dott. Andrea Riccardi, Ministro dell'Integrazione e della Cooperazione
Internazionale
Ufficio di Presidenza dell'Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali
Dott. Giuliano Pisapia, Sindaco di Milano
Dott. Gianni Alemanno, Sindaco di Roma
L'ERRC è un'organizzazione legale internazionale di pubblico interesse che
combatte il razzismo contro i Rom e
l'abuso dei diritti umani. Le attività dell'ERRC includono contenziosi
strategici nell'ambito del diritto, assistenza legale
internazionale, sviluppo delle ricerche e delle politiche relative, nonché la
formazione di attivisti Rom. Maggiori
informazioni sono disponibili al sito
www.errc.org
L'Associazione 21 luglio è un'organizzazione che promuove e difende i diritti
dell'infanzia e rivolge una particolare
attenzione ai bambini rom che vivono in Italia. La mission dell'organizzazione è
salvaguardare i bambini rom,
combattere ogni forma di discriminazione, promuovere campagne e appelli al fine
di porre fine alla violazione dei diritti
dei bambini rom. Maggiori informazioni sono disponibili al sito
http://www.21luglio.com
La Consulta Rom e Sinti di Milano è stata costituita con atto presentato al
sindaco di Milano, Giuliano Pisapia il 17
giugno 2011 in rappresentanza delle comunità rom e sinte regolari e irregolari
presenti sul territorio comunale
Il Gruppo Sostegno Forlanini è formato da volontari, da quattro anni opera
nell'aiuto materiale, nell'accompagnamento
sociale e nella mobilitazione per e con gli abitanti di alcuni campi informali
della zona est di Milano
Il Naga è un'associazione di volontariato laica e apartitica che si è
costituita a Milano nel 1987 allo scopo di
promuovere e di tutelare i diritti di tutti i cittadini stranieri, rom e sinti
senza discriminazione alcuna. Gli oltre 300
volontari del Naga garantiscono assistenza sanitaria, legale e sociale gratuita
a cittadini stranieri irregolari e non, a rom,
sinti, richiedenti asilo, rifugiati e vittime della tortura oltre a portare
avanti attività di formazione, documentazione
e lobbying sulle Istituzioni. Maggiori informazioni al sito
www.naga.it
L'associazione UPRE ROMA è una delle 16 associazioni a prevalente composizione
rom, sinta e caminanti che ha
formalmente aderito alla procedura di evidenza pubblica definita dal PCN per la
partecipazione alle diverse fasi attuative
della Strategia
La Strategia di Inclusione di RSC è disponibile sul sito
http://www.unar.it/
Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al
Comitato economico e sociale europeo e
al Comitato delle regioni del 5 aprile 2011 «Quadro dell'UE per le strategie
nazionali di integrazione dei Rom fino al
2020», disponibile al sito
http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=CELEX:52011DC0173:IT:NOT
UNAR, Strategia Nazionale d'Inclusione dei Rom dei Sinti dei Caminanti, Roma,
Febbraio 2012, 5
Presidenza del Consiglio dei Ministri, Ministro per la Cooperazione
Internazionale e l'Integrazione, Strategia nazionale
di inclusione dei Rom, Sinti e Caminanti - Iniziative, 15 Giugno 2012
Nuove Tribù Zulu & Gypsies from Rajasthan [NOW] in "Damu Damu Dindindara"
"Banjara!"il nuovo cd delle NTZ con i nomadi del Rajasthan!
"Questo è il primo vero incontro artistico tra rock italiano e folk
rajasthani: un messaggio di pace e unione oltre le diversità. L’obiettivo di NOW
è promuovere i diritti civili delle comunità nomadi e valorizzarne il patrimonio
musicale integrandolo con il linguaggio moderno del rock. Il ponte fra oriente e
occidente..." continua su
Nuove
Tribu Zulu
Di Fabrizio (del 05/08/2012 @ 09:17:03, in Italia, visitato 1292 volte)
Torino, 31 lug. (Repubblica
- Adnkronos) - Costituire un 'Tavolo di lavoro' per individuare linee
strategiche condivise da istituzioni pubbliche, enti e organizzazioni del Terzo
settore, allo scopo, seppure in un quadro di risorse finanziarie insufficienti,
di favorire la conoscenza e la convivenza con le comunita' Rom, Sinti e
Camminanti. Una proposta avanzata dall'assessore alle Politiche sociali, Elide
Tisi, e che oggi ha ottenuto il si' della Giunta comunale con l'approvazione
della relativa delibera. ''Il tavolo - spiega l'assessore Tisi - si propone come
luogo per elaborare gli interventi di sensibilizzazione sul territorio e per
accrescere la conoscenza del fenomeno delle comunita' Rom, Sinti e Camminanti,
creando momenti pubblici per aumentare il coinvolgimento dei beneficiari, della
rete di volontariato e dei diversi comparti della pubblica amministrazione,
fornendo possibilita' di incontro e verifica di buone prassi. L'iniziativa -
conclude - punta inoltre ad accrescere il livello di collaborazione tra i vari
enti, rendendo ognuno protagonista di un progetto piu' ampio e condiviso, che
sviluppi sinergie tra i soggetti coinvolti e i cittadini''. Faranno parte del
tavolo, insieme ai diversi settori Comune di Torino che si occupano dei nomadi,
la cooperativa Valdocco, le associazioni Zingari Oggi e Idea Rom, la Croce Rossa
Italiana, l'associazione Terra del Fuoco, le cooperative Stranidea e Liberitutti,
l'Opera Nomadi, l'Ufficio Pastorale Migranti dell'Arcidiocesi di Torino,
l'Ufficio Pio della Compagnia di San Paolo, la Comunita' Sant'Egidio, il Gruppo
Abele, le associazioni Animazione Interculturale, Il Nostro Pianeta, I Rom per
il futuro, Archimente, Romano' Ilo e l'Associazione Studi Giuridici
sull'Immigrazione.
MEDIAROMALa difficile vita dei portatori a Gazibey
Quasi 400 famiglie rom vivono nel quartiere di Gazibey a Tekirdağ (Tracia, Turchia).
La maggior parte di loro si è insediata lì da migrazioni dall'Albania, Grecia,
Bulgaria e Romania, ed in difficili circostanze lavora come facchini.
Tra queste 400 famiglie rom, circa 150-200 vivono di facchinaggio. Ci sono
anche famiglie che sopravvivono col commercio ambulante (50-60), guidando carri
a cavallo (20-25), con attività di quartiere (drogherie, barbieri ecc. 10-15),
con la vendita del pesce (5), lustrascarpe (8). Oltre 20 donne sono impiegate
nelle pulizie domestiche.
Il problema più grave tra i facchini rom che vivono a Gazibey è l'incapacità
di trovare laqvoro regolarmente. I portatori rom che di solito lavorano
intensamente tra giugno e agosto, trasportano riso a settembre ed ottobre. I
trasportatori di riso che lavorano nella città di Karpuzlu (İpsala distretto di Edirne),
imbustano e portano il riso grezzo uscito dalle mietitrebbie. Quando termina il
periodo del riso, inizia quello della disoccupazione.
Ci sono 25 famiglie che per guadagnare qualcosa, preparano caldaie nei loro
appartamenti di Malkara. Il resto in inverno non ha praticamente altre fonti di
reddito. Cercano di sopravvivere con i guadagni dell'estate. Ma la maggior parte
di loro non ha abbastanza soldi per sopravvivere d'inverno, e sono costretti ad
indebitarsi. In molte famiglie di portatori, le generazioni lavorano assieme.
Tra loro ci sono anche giovani diplomati alle superiori. Quelli senza
assicurazione sociale si trovano in difficoltà in caso di incidenti sul lavoro.
Le famiglie rom di Gazibey si guadagnano duramente da vivere. Sognano una
vita migliore per i loro figli. sperano che i loro figli possano essere istruiti
e che abbiano la possibilità di un lavoro regolare.
Direttore di tabloid ceco all'attacco!Un'intervista prova
il ruolo del più venduto giornale del paese nell'istigare il sentimento
anti-rom. Da
Romea.cz - 27 luglio 2012
Translated by Gwendolyn Albert
Pavel Safr
Pavel Safr, caporedattore del tabloid Blesk, respinge la critica che
il suo giornale, che vanta la più ampia circolazione nella Repubblica Ceca,
abbia pubblicato intenzionalmente storie anti-rom, incoraggiando così la
crescita del razzismo nella società. Safr ritiene che i Rom siano stati
trapiantati in Repubblica Ceca e che il loro stile di vita metta in pericolo
sotto molti aspetti la popolazione maggioritaria. Di seguito le sue
dichiarazioni in un'intervista per il newserver
Mediar.cz (link in lingua ceca).
Un pezzo particolarmente tempestoso dell'intervista è stato provocato da una
domanda su Twitter inoltrata a Safr dall'intervistatore Petr Koci. Un lettore
dal nome di @sampon ha chiesto al caporedattore se fosse consapevole della sua
influenza diretta sulla crescita del razzismo nella società. "In nessuna
circostanza, una delle nostre regole è di essere assolutamente contro il
razzismo. Assolutamente. Se esiste una regola fondamentale, è che siamo contro
il razzismo e contro l'intolleranza di religione o di credo," ha risposto Safr.
Questo è un estratto da quell'intervista, in cui si discute il rapporto di
Blesk con i Rom.
Da @sampon: vorrei sapere se lei è consapevole della sua influenza
diretta sulla crescita del razzismo nella società.
In nessuna circostanza, una delle nostre regole è di essere assolutamente
contro il razzismo. Assolutamente. Se esiste una regola fondamentale, è che
siamo contro il razzismo e contro l'intolleranza di religione o di credo.
Il titolo d'apertura di Blesk
di sabato 28 aprile violava questa regola? "Bambini romanì all'assalto!" non è
esattamente un titolo che irradia tolleranza. [Il titolo si
riferiva al caso di Petr Zhyvachivsky, quindicenne nella città meridionale di Breclav,
che sosteneva di essere stato picchiato da tre Rom dopo che gli aveva rifiutato
una sigaretta. Il caso aveva generato enorme interesse ed esacerbato le tensioni
razziali a Breclav ed altrove. In seguito la polizia aveva scoperto che Zhyvachivsky
si era inventato la storia, confessando infine che si era ferito in una caduta -
TOL (vedi anche
Mahalla, ndr.)]
In una certa parte dell'elite della società, esiste un'idea completamente
confusa su come affrontare i complicati problemi riguardo all'odio razziale. Lì
vediamo la tristissima influenza dell'ideologia del multiculturalismo. Di per
sé, è una grande idea, ma nella forma estrema della correttezza politica ci
impedisce di scrivere le cose come sono. La società lo sente.
Naturalmente, nel caso in questione, si è scoperto che i fatti non
erano come li avevate descritti, correttezza politica a parte.
Sì, ed anche quello è stato assolutamente corretto e sottolineato su
Blesk. Abbiamo messo tutta l'enfasi su ciò. Ne sono sicuro. Bisogna
scrivere le cose come sono. In entrambe i casi, non importa da che parte. L'idea
che potremo ottenere un'atmosfera di tolleranza per le nazionalità falsificando
la realtà, è totalmente falsa. Al contrario, porta al fatto che la gente comune
ha la tendenza a focalizzarsi su questi problemi, per vederli ancora più
crudamente e soccombere all'odio razziale.
Tuttavia, i media tutti, e non solo Blesk,
hanno esagerato e falsificato la realtà in maniera tale da fomentare
l'intolleranza sotto ogni aspetto. La gente ha marciato attraverso Breclav
cantando "Fermiamo il terrore zingaro!"
Assolutamente gratuito. Se salta fuori la notizia e viene ripresa da tutti i
media che un quindicenne è caduto vittima di un gruppo di persone, e che queste
persone erano romanì, allora questo è ciò che verrà scritto. Se durante le
susseguenti indagini si scopre che non è stato così, che c'è stata una frode,
allora si scriverà anche questo. Si scriverà che c'è stata una frode.
Una cosa è prendere un rapporto di polizia e citarlo con distacco,
un'altra è trasformarlo in una minaccia a-tutta-la-società e scrivere "Bambini
romanì all'assalto! riempiendo tutta la prima pagina.
In quel momento, quella era la vera notizia. Il problema non è se Blesk
ha scritto che i bambini romanì stessero o non stessero attaccando in un periodo
particolare. Il problema è che i Tedeschi dei Sudeti furono cacciati da questo
paese in un'operazione nauseante diretta dal presidente Benes, ammirato come
genio dal nostro attuale presidente. Ricade nei metodi di Stalin nell'affrontare
le questioni delle nazionalità: l'unica cosa che importava era se avessimo
abbastanza vagoni ferroviari. Abbiamo mandato via da questo paese una minoranza
di tre milioni e mezzo di persone, che erano qui da sette o otto secoli. Erano
una comunità civilizzata e laboriosa.
Stavamo parlando di qualcos'altro - di come
Blesk ha riportato il caso di Breclav.
Gesù Cristo! Quando si prende questa gente sfortunata, meno civilizzata, da
qualche parte in Romania o ancora più ad oriente e la si trasporta in un posto
che è stato vandalizzato durante la cacciata dei Tedeschi... Qui non parliamo di
questo! Quando si importano qui quegli sfortunati Rom, come possono vivere
assieme alla popolazione maggioritaria? Naturalmente, vivono in un modo che
mette a repentaglio sotto molti aspetti la maggioranza della popolazione.
Bene, ma qui stiamo parlando di come Blesk
fa i suoi articoli e su cosa scrive, non di quanto è accaduto nei Sudeti.
Blesk ha avuto un articolo d'apertura su questo e 50 stupidi
sciocchi di Praga per questo ne fanno una conferenza intellettuale.
Non è soltanto la prima pagina, Blesk ha scritto sullo
scandalo di Breclav in altre pagie: "Paura in Cechia! Ragazzi romanì attaccano
coetanei!" (anche il 28 aprile, a pagina 2 e 3), "Marcia a Breclav per Petr
ferito" (23 aprile, pagina 5), "Orde di zingari ci terrorizzano!" (18 aprile,
pagina 8)...
Va al diavolo! Queste cose non mi interessano. Sono interessato ai profondi
problemi sociali. Sono interessato in ciò che davvero è profondo, è serio.
Quando ci si rende conto di tutte le cause e dei collegamenti attorno a questo
pasticcio, allora si comprende perché la popolazione maggioritaria stia
soffrendo la presenza di quella gente sfortunata che è stata introdotta qui.
Anche loro, chi è stato portato qui da un regime comunista innaturale, stanno
soffrendo. La sofferenza sta dando i suoi frutti. Significa che dobbiamo
comprendere che queste entità sono ad un livello di civilizzazione differente e
chiederci se siamo in grado di vivere assieme. Non si può! Ne viene fuori un
caos assoluto, ed è soltanto per l'ideologia della correttezza politica che in
questo momento mi state molestando...
Io non molesto nessuno. Sono un giornalista, questa è un'intervista e
per questo le sto facendo delle domande.
Non si può continuare a causa di quell'ideologia. A causa della tua imbecille
ideologia di rendere tabù i problemi seri, un enorme problema sociale non può
essere visto nella sua nudità integrale. E' un enorme dramma sociale. A causa
dell'ideologia della correttezza politica e del 100% di ipocrisia, che è
totalmente inappropriata, il problema è irrisolvibile. I tabù portano a grandi
tragedie. Quando una notizia viene lanciata, e viene ritenuta attendibile da
tutte le fonti disponibili, cioè sembra che un gruppo di ragazzi romanì abbia
attaccato qualcuno, non vedo la ragione di tenerla segreta. Quando poi viene
provato che si è trattato di una bugia, dev'essere riportato, con la massima
apertura, che era una bugia.
Nessuno dice di tenerla segreta. La questione è su come vada
pubblicizzata e che tipo di attenzione dedicargli.
Riguardo a questo articolo - anche se non ero presente, ma ero a Londra e fui
semplicemente informato che sarebbe uscito - stavo controllando una sola cosa:
se nell'articolo fossero stati ricordati i recenti attacchi commessi dai
razzisti cechi contro i Rom. Mi riferisco al caso scioccante di Vitkov, che noi
di Blesk abbiamo seguito a fondo (anche Mahalla, ndr.) [Nota di redazione: il verdetto contro
gli incendiari di Vitkov risale all'ottobre 2010, sei mesi prima che Pavel Safr
diventasse redattore capo di Blesk. Ad aprile 2009, quattro cechi
gettarono una molotov in una casa nella città orientale di Vitkov abitata da una
famiglia romanì. Tra i feriti una bambina di tre anni, che ebbe gravi ustioni su
quasi tutto il corpo. - TOL]
Altro esempio, che persone del calibro di Jindrich Sidlo, Petr
Fischer, Daniel Kaiser, o Filip Rozanek [rispettati
giornalisti e scrittori cechi - TOL] hanno criticato...
Tutta quella banda è coinvolta in questa correttezza politica e non
comprendono questo problema assolutamente cruciale. Dietro ciò c'è il totale
fallimento dell'elite ceca, ed inizia col bestiale concetto di Benes che una
rivoluzione nazionalista dovrebbe evolvere in una sociale. Benes stava
preparando la strada ad un regime totalitario. L'espulsione dei Tedeschi dai
Sudeti fu una componente integrale di quel percorso catastrofico. Sino ad oggi
l'elite societaria e politica ha adottato acriticamente quell'ideologia. Per
questo è impossibile dire ad alta voce come stanno realmente le cose qui, chi è
il responsabile e di chi è la colpa.
D'accordo, ma volevo finire la domanda. Quelle persone criticavano un
commento scritto da Oldrich Tichy, intitolato "Welfare per imbroglioni" (Davky
pro sejdire). Cosa pensa di quell'editoriale? Lo trova problematico?
Cosa intende esattamente?
Oldrich Tichy ha scritto che il miglior welfare per i socialmente
deprivati sarebbe una sventagliata di mitragliatrice.
Da quanto ricordo, il contesto era diverso. Devi manipolarlo per criticarlo.
Prima di giudicarlo bisogna leggere l'articolo. Il contesto è differente da
quanto dici. La parte della mitragliatrice è uno scherzo inaccettabile che ora
sta circolando. Il problema di quel testo è che può essere letto in differenti
maniere. Devo dire, non è una frase fortunata.
Quindi tutti questi critici e, per esempio, la commissione etica del
Sindacato della stampa (Syndikat novinaru) non ha compreso il testo? Il
Sindacato della stampa dice che Blesk "ha passato il confine dei
principi etici a cui i media devono attenersi."
Che importanza ha il Sindacato della stampa (Syndikat novinaru)?
Qui non c'è nessun'altra organizzazione che si occupi del livello dei
media di stampa nel loro complesso.
Nuovamente, ripeto: ipocrisia assolutamente falsa, di gente che in realtà non
affronta niente di quanto è essenziale in questo paese dal punto di vista
dell'etica e della moralità.
Qual è il coraggio di Blesk nell'affrontare "argomenti tabù"
come "Bambini romanì all'assalto!" in prima pagina per far salire le vendite?
Sai quali sono gli argomenti tabù che copriamo più di tutti? Quali sono stati
gli argomenti che quest'anno sono andati alla maggiore su Blesk?
Mi manca un'analisi precisa, ma come lettore occasione del vostro
giornale, direi: celebrità, sicurezza, salute e, durante il caso di Breclav,
coesistenza con i Rom. E' per questo che glielo sto chiedendo.
Sai una cosa? Torna quando avrai iniziato a leggerci.
Come ho detto, a volte leggo Blesk.
Non è così. Non ti sei accorto che durante il passato semestre, l'argomento
più trattato da Blesk è stata la corruzione politica. Se qui ho fatto
qualcosa, è stato trasformare un giornale che si occupava solo delle vite delle
star in TV, in un giornale che tratta di corruzione politica e di abuso di
potere. Questo è quanto faccio e quelli sono gli argomenti più importanti in
questa società. Se per uno o due giorni salta fuori qualcosa sui Rom di qui, che
non piace alla commissione etica del Sindacato della stampa, è assolutamente
irrilevante rispetto a quanto trattiamo, e tu hai il coraggio di chiedermi se
gli argomenti che trattano di Rom influenzano le nostre vendite? Non è ciò che
facciamo! Si è trattato di un singolo caso. Queste domande mi fanno arrabbiare.
Di Sucar Drom (del 08/08/2012 @ 09:11:23, in blog, visitato 1332 volte)
Milano, piano rom della Giunta Piasapia? Si! No! Forse...
Agenzie stampa e quotidiani si sono lanciati sulla notizia che arriva da Milano,
dove la Giunta comunale dovrebbe presentare, entro la fine del mese, un "piano
rom". Il titolo che più potrete leggere è: "ottomila euro ai rom per la casa".
Il Comune di Milan...
Milano, hai mai provato in via Idro?
Salve a tutti, signore, signori ed infanti. Volevamo dirvi che anche quest'anno
non andremo in ferie, perché alle Maldive è tutto esaurito, e dopo il freddo
patito quest'inverno la montagna non ci ispira. Siamo ancora qua, aspettando che
il comune mantenga le promesse, per non annoiarvi elenchiamo solo quelle
dell'anno scorso:...
L'Italia razzista è contrastata dall'UNAR
Nei primi sei mesi del 2012 il Contact Center antidiscriminazioni dell'UNAR,
guidato dal dott. Massimiliano Monnanni (in foto), ha gestito complessivamente
14.179 contatti (rispetto agli 8.952 del primo semestre 2011) e trattato 876
istruttorie, quasi il...
Appello a Governo e Partiti: Non cancellate UNAR
Numerose sigle dell'associazionismo italiano, tutte impegnate nell'affermazione
dei diritti e della dignità delle persone e contro ogni violenza e
discriminazione, hanno condiviso un percorso di crescita, conoscenza reciproca,
condivisione di obiettivi che ha visto nell'attività svolta da UNAR, negli
ultimi tre anni, un motore importante e un punto di riferimento...
Le Reti territoriali antidiscriminazioni al Governo: non smantellate l'UNAR
I partecipanti all'incontro nazionale delle Reti territoriali
antidiscriminazioni, organizzato dall'UNAR a Roma - 10 e 11 luglio 2012.
Premesso che: La nascita delle Reti territoriali contro le discriminazioni -
composte da Regioni, Province, Comuni e organizzazioni del terzo settore - ha
segnato un passo concreto nella difesa dei diritti fondamenta...
Torino, pestaggi omofobici ma tra i rom c'è chi reagisce
"Entrano nella mia roulotte, se lo tirano fuori e mi dicono di succhiarli se non
voglio le botte". La prima volta che ha sentito questa storia, Valter Halilovic,
mediatore culturale e animatore della comunità rom di Torino, quasi non ci
voleva credere. Ma, nel corso delle ultime settimane, le testimoni...
Memors: la persecuzione dei sinti e dei rom durante il fascismo
Nella notte tra il due e il tre agosto del 1944 si consumò l'ultima liquidazione
del “Familienzigeunerlager" o più semplicemente "Zigeunerlager" di
Auschwitz-Birkenau. Oggi, dopo settantotto anni, ricordia...
Premessa: scrive
il Giorno, riprendendo una velina del Comune di Milano che l'altroieri, "E' stato smantellato dalla Polizia locale di Milano
un insediamento abusivo di rom all'interno del campo autorizzato in via Idro..."
ma, l'insediamento non si trovava all'interno del campo, ma a 100 m. di
distanza. Lo stesso insediamento era già stato svuotato proprio un mese fa, e
già due giorni dopo si era riformato, anzi era raddoppiato. In compenso, il capo
dei vigili ne ha approfittato per fare una visita anche nel "campo autorizzato".
Così si è recata nella piazzola dove sinora si era mangiato, nel corso delle
iniziative di
HAI MAI PROVATO IN VIA IDRO?(immagino che non si sia bevuta neanche un caffè), dicendo che era
illegale svolgere attività simili senza permesso del comune. Ha detto che si
sarebbe dovuto chiedere questo permesso all'assessore Pierfrancesco Majorino (assessore.majorino@comune.milano.it)
ed al suo collaboratore Cosimo Palazzo (cosimo.palazzo@comune.milano.it).
Ha aggiunto che una risposta sarebbe arrivata ieri mattina stessa
e che lei comunque sarebbe tornata giovedì sera al campo assieme alla
Guardia di Finanza.
Martedì notte ho inviato una mail e mercoledì mattina una signora del campo
era in Largo Treves a compilare i documenti del caso. La risposta arriva, alle
17.30 di ieri: "si esprime parere favorevole alle seguenti condizioni:
siano rispettate le normative vigenti relative ai campi e
in generale siano rispettate le norme per le iniziative svolte in luogo pubblico.
La presente nota è indirizzata anche alla Polizia Locale per conoscenza e per
quanto di competenza."
La cuoca a questo punto è dell'idea di farlo lo stesso, io sono con
lei, ma gli altri (soprattutto gli uomini, va detto) hanno paura di qualche "tiro mancino". Ne discutiamo sino alle
19.30, la maggioranza decide di NO.
Ovviamente dispiace moltissimo, più a me che a voi, però a botta calda
preferisco limitarmi a questo noioso elenco di cosa è successo a poco meno di
due giorni dell'iniziativa. Ci sarà tempo per risposte più ragionate, a mente
fredda.
Mi limito a ricordare che resta valido
quanto scritto un mese fa, nel comunicato che annunciava la serie di iniziative
proposte alla città:
Siamo ancora qua, aspettando che il comune mantenga le promesse, per non
annoiarvi elenchiamo solo quelle dell'anno scorso
ripristino di un servizio elettrico a norma;
incontro con la cooperativa LACI BUTI sulle opportunità
lavorative;
incontro con i singoli nuclei famigliari per definire la
situazione alloggiativa.
Orly, giovedì. Maria ed i suoi figli fanno parte dei 74 Rom accolti nel
primo villaggio d'inserimento in Francia, finanziato principalmente dall'Unione
Europea. Mala giovane lotta per trovare un lavoro | (lp/florian dèbes) Rom, il villaggio test non accoglie nessuno - A quasi otto mesi
dall'apertura, il villaggio d'inserimento dei Rom, un esperimento europeo, è
ancora lontano dal compiere la propria missione. Lì cresce l'impazienza.
leParisien.fr par
Florian Dèbes -
Publié le 30.07.2012, 06h17
E' un luogo unico in Francia, quello che visiterà questo pomeriggio ad Orly Jean-Yves Leconte,
senatore dei francesi dell'estero. Recandosi nel villaggio d'inserimento delle
famiglie rumene, potrà incontrare Maria ed i suoi 73 vicini. Per loro
l'emergenza è terminata grazie al dispositivo installato non lontano dalla
stazione di Saules.
Spostatasi a metà dicembre in una casa provvisoria, la giovane aveva posto fine
ad un percorso fatto di produzione di mattoni in Romania, di bracciante agricola
in Italia e di elemosine a Parigi. Nella baraccopoli che occupava
precedentemente a Orly, a febbraio 2010 sono morti in un incendio due bambini di
15 mesi e 3 anni. Oggi la pulizia del sito è da considerarsi un imperativo.
Maria spera di iniziare un tirocinio in una struttura per la prima infanzia. Ma
questo è ancora una speranza.
Il programma d'inserimento, finanziato dall'Unione Europea per un importo di
250.000 €, e dal consiglio generale Val-de-Marne, ha davanti a sé
ancora numerosi ostacoli, malgrado gli sforzi di Habitat et soins,
l'organizzazione che quotidianamente gestisce il sito. "Non è ancora tutto
bene", riassume Maria in un francese incerto.
I 74 abitanti vivono di vendita di rottami ed accattonaggio
L'obiettivo di dare alloggio alle famiglie è comunque soddisfatto. Ma vivono
ancora di rivendita di rottami e di accattonaggio. Gli adulti sono sempre
sottomessi al regime derogatorio che limita l'accesso dei cittadini rumeni
l'accesso al mercato del lavoro. Viene additata la lentezza amministrativa. "In
autunno depositeremo in prefettura sette dossier completi per le domande
d'autorizzazione al lavoro," spiega Laurence Potte-Bonneville, direttrice
regionale dell'associazione.
Si complica la scolarità degli adolescenti
Nessun problema da segnalare nella scuola primaria Marcel-Cachin.
Invece per gli studenti delle superiori ci sono maggiori difficoltà. Mescolati
in tre diversi istituti durante l'anno, per integrare in classi specializzate
chi ha potuto andare poco a scuola, gli studenti faticano ad adattarsi allo
stress. "Per qualcuno non è automatico alzarsi tutti i giorni per ascoltare un
prof. Non l'hanno mai fatto," riconosce Elsa, l'educatrice specializzata del
sito.
Corsi di francese per adulti offerti solo ora
Otto mesi dopo il loro insediamento lì, gli adulti potranno finalmente seguire,
prima della partenza, laboratori sociolinguistici orientati alla ricerca di
lavoro. "E' una richiesta insistente da parte loro," rileva Laurence Potte-Bonneville.
Abitanti ed associazioni hanno faticato ad assumere un insegnante. Tre hanno
declinato l'offerta all'ultimo momento. Una quarta ha infine incontrato le
famiglie a inizio luglio. E così, se per il momento il villaggio di inserimento
non è ancora un successo, c'è ancora tempo, le parti si son date tre mesi, per
fare un bilancio.
IL
MATTINO
di Leandro Del Gaudio
Venerdì 10 Agosto 2012
NAPOLI - Il suo nome è entrato negli annali come esempio - più unico che raro -
di cittadina rom condannata per sequestro di persona. Si chiama Angelica Varga,
sta per compiere venti anni, gli ultimi quattro trascorsi in cella: una vicenda
personale legata a un pezzo di storia di Napoli, con tanto di attenzione
mediatica nazionale.
Ricordate? Metà maggio del 2008, sabato mattina, una stradina di Ponticelli.
Poi: la ragazzina arrestata per sequestro di persona, la rabbia popolare,
l'espulsione di oltre ottocento rom dal quartiere orientale. E ancora: un
giudice che non scarcera Angelica, perché di "etnia rom", quindi incline a
compiere delitti analoghi", la sentenza definitiva e il suo caso diventa un
primato da giurisprudenza: una ladra di bambini, l'incubo metropolitano messo su
carta bollata, con tanto di firma di un giudice. Un caso chiuso.
Quattro anni e mezzo dopo, Angelica si racconta. È stata scarcerata da poco,
proprio negli stessi giorni in cui a Ponticelli venivano arrestati alcuni
presunti camorristi che "con odio razziale" incendiavano i campi rom (storia del
2010) per impedire che i piccoli zingari frequentassero le scuole del quartiere.
Storie simili, anche secondo Angelica Varga, che su una panchina del centro di
Napoli si racconta: "Desidero cose elementari: la verità, poi un lavoro qui a
Napoli, una famiglia, l'integrazione. Ma anche una cultura dell'integrazione a
Napoli, che - come la mia storia insegna - non esiste ancora".
C'è una sentenza, una verità giudiziaria, lei ha rapito una bambina in fasce,
punto. Qual è la sua versione?
"Ero a Napoli da un mese e mezzo, ero da poco arrivata da Bistrita
(Transilvania, Romania), la mia città natale. La mattina uscivo con una mia
amica di poco più grande, che faceva piccoli sbagli. Mi portò con lei in una
casa, voleva rubare qualche oggetto di valore. Facemmo appena in tempo a salire
una rampa di scale, che venimmo bloccati da un uomo. La mia compagna riuscì a
scappare, io finii in cella. Non parlavo italiano, ma ero tranquilla, mi dicevo:
non ho portato via niente, ora mi rilasciano. Invece, quindici giorni di cella e
ho capito: sequestro di persona, rapimento, stavo impazzendo".
Eppure, lei in quella stanza ci è entrata. Ha accarezzato quella bimba nel
carrozzino, l'ha abbracciata?
"Mai. Non l'ho neppure vista quella bambina. Non siamo entrate in casa, non ci
riuscimmo. Facemmo appena in tempo a salire una rampa di scale che fummo
bloccate, la mia compagna scappò via, io rimasi lì senza immaginare cosa mi
sarebbe toccato vivere".
Poi, mentre lei era in cella, a Ponticelli è scoppiato il finimondo: un
quartiere in fiamme, raid incendiari, un popolo in fuga. Venne a sapere cosa
stava accadendo?
"Lo seppi in cella, me lo dissero le altre ragazze, che
provavano a sostenermi. È stato orribile e assurdo. Sono stati espulsi tutti, in
una notte è stato spezzato il progetto di integrazione che tante famiglie
avevano intrapreso. Non c'erano solo ladri in quegli accampamenti, ma anche
ragazzi che andavano a scuola, c'era mio fratello, i miei parenti: via tutti,
dalla notte al giorno. Hanno trovato una scusa orribile per cacciarci, per
allontanarci. E io sono stata quattro anni e mezzo in cella".
Un mese fa sono stati arrestati alcuni presunti camorristi di Ponticelli: per
"odio razziale" hanno scatenato incendi nel 2010, non volevano gli zingari a
scuola dei loro figli.
"Conosco questa storia. Credo sia molto simile alla mia, perché al di là
dell'episodio che mi ha visto condannata, credo che qualcuno abbia soffiato sul
fuoco, credo che qualcuno aspettasse un pretesto - come il rapimento di un
bambino - per scatenare la guerriglia contro di noi".
Ripetiamo: per i giudici lei è responsabile di quel rapimento, la sentenza è
definitiva, se potesse incontrare la mamma della bimba rapita per pochi minuti,
cosa le direbbe?
"Nutro ancora troppa rabbia per quello che mi è successo, voglio guardare
avanti, niente polveroni polemici".
Cosa fa da quando è libera?
"Voglio ringraziare i miei legali, gli avvocati Liana Nesta e Cristian Valle che
hanno creduto in me e hanno provato a difendermi anche contro i pregiudizi. Ho
trovato attorno a me tanta solidarietà, ora provo a ripartire. Ho vent'anni,
vorrei un lavoro (so fare la parrucchiera), una vita normale da cittadina
napoletana. Nel frattempo, quando posso, faccio anche un po' di volontariato".
In che senso?
"Parlo bene italiano, spesso mi reco in alcuni campi rom dell'hinterland assieme
ad altri volontari, dove cerco di svolgere un ruolo in un più ampio progetto di
integrazione".
È andata anche a Ponticelli?
"No, lì non sono mai tornata. Mi fa troppo male rivedere quei posti, per anni ho
rivissuto dentro di me quella scena, quel cancello che si apre, gli scalini,
l'uomo che mi afferra il braccio, qualcuno che mi chiede di firmare carte che ho
fatto bene a non firmare: perché io quella piccola nel carrozzino, non l'ho
neppure vista una volta in vita mia".
Il comune pagherà l'affitto per almeno un anno, ma la convenzione potrebbe
prolungarsi
12:30 - Non è andata male a due famiglie di rom che a fine giugno hanno dovuto
abbandonare il campo nomadi nel Cagliaritano, sulla Ss554, chiuso dal sindaco
Massimo Zedda per gravi problemi igienici. Sono infatti state alloggiate in una
villa sul litorale con pavimenti in marmo, grande caminetto al centro del
salone, bagno con idromassaggio e aria condizionata in ognuna delle quattro
camere da letto. L'affitto? Paga il comune di Cagliari.
Come riporta il quotidiano 'L'Unione sarda', d fronte alla prima villa sul
litorale, a pochi metri, c'è quella che diventerà la nuova casa per altri tre
nuclei familiari: un vecchio ristorante che si affaccia su una grande piscina,
patio in cotto e centinaia di metri quadri di terreno, fino a pochi giorni fa
completamente incolto.
Sono due delle ville sul litorale che il Comune, tramite la Caritas, ha messo a
disposizione delle famiglie bosniache allontanate dalle baracche e dai terreni
inquinati stretti tra la Statale 554 e il quartiere di Mulinu Becciu. Sarà il
Comune a pagare, almeno per i primi dodici mesi l'affitto delle case, ma il
sostegno potrebbe arrivare fino a due o tre anni.
di Jacopo Norfo
"Ma quale piscina di lusso per gli zingari, al massimo è una bagnarola". Di
fronte a quello che è soltanto un casolare diroccato sul litorale di Flumini, un
ex ristorante abbandonato da anni che il titolare non era mai riuscito a
riutilizzare o a dare in affitto, e che è tutto tranne che una villa lussuosa,
viene da sorridere davanti ai finti scoop di qualche giornale. Fabrizio Rodin,
presidente della commissione Politiche Sociali del Comune di Cagliari, spiega:
"Si tratta di un locale dove vivono due famiglie di nomadi, una struttura
vecchia da risistemare, un'abitazione provvisoria. Insomma tutto tranne che una
residenza di lusso con piscina". La piscina c'è, ma non sembra affatto in stile
Hilton. In atto c'è una chiara strumentalizzazione che potrebbe portare a
tensioni sociali. La verità è un'altra. Va detto poi che è la Caritas a
occuparsi delle case per i nomadi in prima persona. Rodin spiega: "Il Comune non
regala affatto case agli zingari, questo sarebbe proibito perchè
sull'assegnazione delle case esistono specifiche graduatorie. Si sta utilizzando
una precisa legge regionale che costa 90 euro a persona per chi è andato via dal
campo Rom sulla statale 554. In tutto spenderemo circa 200 mila euro, per un
solo anno di affitto e non per sempre, utilizzando un finanziamento che
riguardava il campo Rom che invece è di 700 mila euro. Facciamo un conto facile
facile: significa che il Comune, e quindi i cagliaritani, risparmieranno
rispetto agli anni scorsi la bellezza di mezzo milione di euro all'anno".
Fabrizio Rodin spiega poi come in passato, quando al timone c'era
l'amministrazione di centrodestra, non siano state trovate soluzioni: "I fondi
relativi all'anno 2007 stavano per andare persi del tutto e li abbiamo salvati
in extremis. Mi chiedo poi come mai il consigliere Porcelli, che ha proposto un
altro campo Rom a Giorgino, non sia invece riuscito a trovare un piano
alternativo quando era lui il presidente della commissione Cultura". Nella foto,
Fabrizio Rodin. jacopo.norfo@castedduonline.it
twitter@JacopoNorfo
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